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a cura di
Elena Pȋrvu
EDITURA UNIVERSITARIA
Craiova, 2013
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con la struttura linguistica in cui è inserito e finisce quindi con l’ambientarsi, cioè col
diventare parte costitutiva del patrimonio lessicale del sistema” (Gusmani, cit.: 24). In tale
processo, che viene chiamato acclimatamento, la misura è data “non dagli aspetti formali,
bensì dall'uso che ne fa il parlante: quanto più egli si familiarizza col neologismo, tanto più
quest’ultimo risulterà acclimatato”. Esso, “che è un fatto che riguarda unicamente la sfera
lessicale” e che “può non comportare alcuna sensibile alterazione”, va distinto dalla cosiddetta
integrazione che viene definita come “l’influsso esercitato dalla lingua ricevente nello sforzo
di adeguare il termine di tradizione straniera alle sue strutture fonematiche, morfologiche
ecc.” (ib.: 25). Nonostante la distinzione, questi due fenomeni fanno parte, insieme, del
processo di assimilazione, procedendo, spesso, di pari passo. È così che la tradizione indigena
fa sentire il suo influsso.
Il modo in cui l’adattamento semantico avvenga nella prassi, costituisce l’argomento
di questa relazione, dove verrà esaminato il caso degli italianismi presenti nel neogreco (d’ora
in poi: Ngr). Quanto esporremo nei limiti consentiti da un intervento orale, non costituisce che
una prima riflessione, scaturita da un nostro studio più vasto che è tuttora in corso e che ha
come oggetto l’influsso lessicale esercitato dall’italiano in Grecia. Riteniamo utile qui di
seguito presentare il piano generale del lavoro, sia per darne annuncio, che per segnalare
alcune problematiche inerenti a tali prestiti, presumibilmente sconosciute ai meno edotti sulla
lessicografia italo-greca. Nel paragrafo successivo, poi, ci soffermeremo sulle modalità con
cui le parole italiane si sono inserite nel lessico del Ngr, osservando in particolare i mutamenti
di significato che si sono verificati nel loro passaggio dall’ambiente di provenienza a quello di
arrivo.
palatium, σαπούνι < sapo, στράτα < strata, φασόλια < phasēlus ‘fagiolo’, φούρνος < furnus,
ecc.)?3 D’altra parte, quali parole derivano propriamente dall’italiano e quali invece dai suoi
due dialetti presenti in ambito greco, il veneziano e, in minor misura, il genovese? E ancora:
quando si parla di prestito, ci si riferisce di solito ai materiali lessicali; che dire allora dei
prestiti morfosintattici e fonetici? Basti pensare ai suffissi -ισσα, -άρω, -αρία, elementi ad alta
frequenza nel Ngr, di origine rispettivamente latina, italiana e veneziana, ed alla loro capacità
di “proliferare” come base nella formazione di composti e derivati (Petrounias 1991).
A tali quesiti, la ricerca lessicografica ha tentato di rispondere, non sempre in maniera
sistematica, come si evince da un rapido sguardo agli studi finora pubblicati. Specialmente sul
versante greco, essa resta limitata a cataloghi di parole italiane (e latine) presenti nella lingua
comune (koinì nea ellinikì), i quali compaiono nelle grammatiche descrittive come quella di
Triandafyllidis (2000) e Tsopanakis (1998), con regolare distinzione fra prestiti latini e
prestiti italiani (specificamente, “veneziani”). Le parole italiane più comuni, inoltre, sono
riportate nei dizionari dell’uso maggiormente diffusi (Babiniotis 1998, Lexikò tis Koinìs
Ellinikìs 2005), e nei dizionari etimologici (Andriotis 1992, Babiniotis 2010, cit.). Per i
prestiti italo-romanzi nei dialetti, esistono alcuni glossari specifici per le parlate dell’Eptaneso
(v. bibliografia in Minniti 2007 e 2009) e di Creta (2007a). Una fonte preziosa di
informazioni lessicali è costituita dal monumentale Lexikòn della letteratura greca medievale
di Kriaràs (1968-1994), che in 17 volumi elabora gran parte della produzione letteraria del
Medioevo e dei secoli successivi ma è tuttora incompleto4. È naturale che, nonostante gli
sforzi della ricerca lessicografica, restino ancora lacune che uno studio complessivo potrebbe
eventualmente colmare. Si rende quindi necessaria la realizzazione di studi preliminari come:
trascrizione metodica dei prestiti italiani in tutti i repertori già esistenti (dizionari,
glossari, ecc.);
ricognizione di parole in opere non ancora studiate dal punto di vista degli
italianismi;5
correzioni e aggiunte in glossari e repertori nei quali sono stati segnalati errori
etimologici e sviste, che talvolta rappresentano altrettanti desiderata della lessicografia italo-
greca.
Come si può constatare, si tratta di un piano di lavoro molto vasto, ancor più se si
considerano le varietà linguistiche interessate: la lingua comune, i dialetti degli antichi domini
veneziani (Creta, Isole Egee, Isole Ionie, Cipro), la lingua parlata (ad es. i gerghi: Minniti
2009).
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termine più antico μορόζα che troviamo in Makrijànnis è il reale prestito italiano (dialettale)
per designare il ‘moroso’, il ‘fidanzato’ (qui al femminile; cfr. lemma in Minniti 2006).
L’analisi contrastiva delle due parole non è sempre sufficiente a rendere spiegazione
dei mutamenti o aggiustamenti di significato, provocati dall’interferenza tra le due lingue. Le
leggi sul cambio linguistico (Bréal, cit; Ullmann 1951: 171-257; Coseriu 1978) procedono
altresì dall’osservazione della parola imprestata nel contesto, tenendo quindi conto della sua
integrazione, ovvero del posto che essa viene ad occupare fra le altre parole del lessico di una
lingua a seconda dell’uso che ne fanno i parlanti.8 Così, è possibile ad esempio che il prestito
si venga a sostituire ad un termine indigeno, senza conseguenze importanti nel sistema dei
significati della nuova lingua, oppure che ambedue i termini coesistano, eventualmente come
varianti stilistiche (Weinreich, cit.: 82-3): ad es. αρτοπωλείο ‘panificio’ è stato rimpiazzato da
φούρνος ‘forno’, anch’esso di epoca ellenistica ma di provenienza latina, mentre ανθοδοχείο
‘fioriera’ resiste accanto al prestito ital. βάζο ‘vaso’, che appartiene al linguaggio quotidiano;
si vedano anche le seguenti opposizioni:
βαπόρι [va'pori] < ven. vapòr / καράβι [ka'ravi] ‘battello’,
βόλτα ['volta] < ven. volta / περίπατος [pe'ripatos] ‘passeggiata’
γουστάρω [γu'staro] / προτιμώ [proti'mo] ‘avere preferenza’,
κορνίζα [ko'rniza] / πλαίσιο ['plesio] ‘cornice’,
νούμερο ['numero] / αριθμός ari'θmos] ‘numero,
σίγουρος ['siguros] / βέβαιος ['veveos] ‘sicuro’,
σπάλα ['spala] / πλάτη ['plati] ‘spalla’
e via di seguito.10 Gli esempi mostrano chiaramente che l’affiancamento del prestito al
termine indigeno non sempre avviene a pari merito: non di rado i prestiti italiani sussistono,
“ricaduti” per così dire in varietà diatopiche (p. es. γκουβέρνο ‘governo’, νιτερέσσο
‘interesse’, καρτούτσο ‘quartuccio (di vino)’, ομπλιγάδο ‘obbligato’, ecc.: Minniti 2007a,
2009) o di registro (κάδρο ‘quadro’ è indubbiamente forma meno elegante dell’omonimo
πίνακας).
Un ambito particolare di uso, infine, è quello degli “italianismi” del greco popolare e
dei gerghi (ad es. il linguaggio dei “dritti”, τα μάγκικα e degli omosessuali, τα καλιαρντά),
evidentemente delimitato ma non per questo privo di interesse (Minniti 2007c, 2009). I
linguaggi di questi gerganti “riciclano” prestiti italiani già assimilati nei dialetti dell’Eptaneso
o delle regioni settentrionali confinanti con l’Italia (Epiro), oppure ne introducono di nuovi,
che portano con sé reduci dal loro girovagare. In questi sottocodici si viene a creare una
radicale trasformazione sia di struttura che di senso, secondo un fenomeno noto come
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rilessificazione (Wittmann & Fournier 1996: 245-280), in virtù del quale la grammatica resta
quella del neogreco, mentre il lessico viene quasi completamente sostituito o comunque
“criptato”. Ci limitiamo a segnalare alcuni esempi caratteristici della kaliardà: αβρακιάζομαι
‘sbracarsi’ (braghe + desinenza del v. riflessivo -αζομαι), βιδάρω ‘avvitarsi’ (restare fermo in
un posto), κομάντο στρίγκουλα ‘comando di polizia’ (comando + stringa; cfr. stringere =
‘interrogare’ anche nei gerghi dell’italiano), κουτζίνος ‘fratello’ (nei gerghi italiani, cugino
vale ‘affiliato’), κογιόνα ‘commedia’ (< κογιονάρω ‘coglionare’, ‘scherzare’), ecc.
Queste ultime osservazioni, pur applicate a casi limite come i gerghi, ci riportano al punto di
partenza, ossia alla necessità della giusta comprensione dell’accezione del termine (quella che
Gusmani definisce Redebedeutung)11 tanto nel sistema di origine (nel caso dei prestiti
italogreci, il sistema dell’italiano e delle sue varietà diatopiche presenti in Grecia) quanto in
fase di interferenza. Crediamo allora che, aldilà dei risultati che riuscirà produrre la nostra
ricerca lessicografica, è proprio in questo àmbito semantico di intersezione – forse l’aspetto
più interessante del prestito – che si possa collocare in maniera originale il nostro contributo
allo studio degli italianismi nel neogreco.
NOTE
1. Esistono varie indicazioni sui termini più appropriati per indicare tali condizioni e i diversi stadi
dell’inserimento della parola “straniera” nella lingua che la accoglie. La terminologia usata al riguardo è spesso
dovuta al differente punto di vista dello studioso che se ne occupa. Per la linguistica italiana, il rimando
d’obbligo è al fondamentale studio sul contatto linguistico del compianto Roberto Gusmani (Minniti 2010: 52).
Ma la bibliografia sull’argomento è piuttosto vasta; valgano per tutti quindi gli studi di Haugen 1950, Weinreich
1953, Deroy 1956, Oksaar 1984, Sankoff, Poplack & Vanniarajan 1990 e, per il neogreco, di Anastassiadis
Syméonidis 1994. Una citazione a parte merita il già citato Il prestito linguistico dell’insigne glottologo
Giovanni Alessio, un saggio storico, a cui si richiamano studî successivi, per es. quello di Deroy.
2. I prestiti in questa lingua sono prodotti di regola per contatto diretto dal latino e da lingue neolatine
quali l’italiano e il francese, dal turco, dallo slavo e dall’albanese, e per contatto indiretto da altre lingue, come
l’inglese (Triandafyllidis, cit.: 94-103, Tsopanakis, cit.: 747-812).
3. Per le etimologie v. Babiniotis 2010.
4. Alcune aggiunte abbiamo ritenuto di poter fare noi con alcuni contributi sul lessico della letteratura
cretese (Minniti 2007a, 2011a) e del linguaggio amministrativo adottato durante il dominio veneziano dell’Egeo
(2007b).
5. Si veda ad es. il nostro Glossario delle parole italiane negli scritti del Generale Makrijannis (Minniti
2006).
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6. Lo studio dell’etimo di una parola ci consente di identificare la sua eventuale natura di prestito
(Minniti 2010: 38); vale a dire, se essa sia il risultato di innovazione e, di conseguenza, derivata per tradizione
ininterrotta e diretta da un altro stadio della stessa lingua (per es. una parola italiana dal latino), oppure se vi è
penetrata in epoca posteriore da una lingua diversa. Nel caso del neogreco, il riconoscimento dei prestiti è
agevolato dalla sua natura di lingua “unica” fra le indeuropee, per cui è possibile discernere senza particolari
difficoltà le parole originarie da quelle importate. Inoltre, nella analisi contrastiva fra italiano e greco, la quasi
perfetta aderenza fonematica dei rispettivi sistemi vocalici è determinante (si sa che il prestito ha tanto più
facilmente luogo quando le due lingue in questione si assomigliano; cfr. Simeonidou Christidou 1957).
7. Vanno segnalati gli approcci di tipo strutturale di Kahane (1938), Newton (1961), Petrounias (1991,
1996) e Minniti (2007c).
8. “When the innovation passes (…) from one or countless acts of speech into the language system, the
forces of social imitation will be at work”. I parlanti di L2 deliberatamente adottano il nuovo elemento “partly on
account of its intrinsec merits, partly because its use might confer them some kind of distinction, an
advantageous social connotation…” (Ullmann, cit.: 178-9).
9. “A semantic change will occur whenever a new name becomes attached to a sense and/or a new
sense to a name” (Ullmann, cit.: 171).
10. Per le etimologie dal veneziano, si v. lo storico vocabolario del Boerio, cit.
11. Gusmani sottolinea infatti che nel prestito non si riproduce “l’astratta funzione semantica” del
termine (la valeur saussuriana, dipendente esclusivamente dal sistema a cui appartiene), bensì la Redebedeutung
cioè “il senso assunto in un ben definito contesto, che il parlante ha presente al momento dell’interferenza” (cit.:
182).
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ABSTRACT
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Keywords
Interference = Process activated by the contact among two languages, which generates a
borrowing.
Borrowing = Taking some of the words used by neighbours into one’s own language during
the contact between two languages.
Italian loanwords = Words taken into Modern Greek language from the Italian and Venetian
dialect.
Semantic acclimation = Gradual adaptation of a word from one language into the lexicon of
the other.
Language change = Phenomenon of the evolution of language, whereby phonetic,
morphological, semantic, syntactic, and other features of language vary over time.
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