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§ 111. Come si è già detto a p. 82, l’influenza dell’italiano sul dialetto moli-
sano è particolarmente forte nel vocabolario. Già da tempo è noto peraltro
quanti elementi italiani si trovino anche nei dialetti serbocroati della Dalmazia e
dell’Istria, soprattutto come conseguenza del secolare dominio veneziano, ma
anche in generale come conseguenza del traffico intenso con l’Italia, sebbene il
legame tra la popolazione della Dalmazia, e in parte anche quella dell’Istria, con
il restante territorio linguistico serbocroato sia rimasto molto stretto. Dunque ci
si può immaginare facilmente come debbano essere andate le cose a questo ri-
guardo con i coloni molisani, che al contrario sono totalmente isolati dalla loro
madrepatria da alcuni secoli e possono soddisfare tutti i bisogni della loro cultu-
ra materiale e spirituale solo nel mondo italiano che li circonda. Si trattò quindi
di autosuggestione quando De Rubertis affermò (p. 28) che il dialetto molisano
aveva perduto solo “una cinquantina” di vocaboli slavi, per i quali sperava che
venissero presto reintrodotti grazie al suo impegno. In verità la perdita è molto
più grande, poiché tutto ciò che va oltre il livello intellettuale e i limiti del di-
scorso quotidiano di un semplice contadino incolto d e v e essere espresso con
l’aiuto di vocaboli italiani. E anche entro questi limiti così stretti qualche espres-
sione molto comune è già stata sostituita dalla corrispondente italiana. Basta
leggere uno qualsiasi dei testi riportati qui per convincersene. Voglio perciò
ricordare solo che le parole slave non sono più in uso per concetti tanto comuni
come per esempio ‘rispondere’ (rispunit), ‘promettere’ (prmetit), ‘inviare’ (bi-
jat), ‘finire’ (furt), ‘anche’ (pur), ‘di fronte’ (mba³a), ‘il (giorno) seguente’ (se-
kon-[dan]), ‘una volta’ (nu votu), ‘nemmeno’ (mango) ecc. oppure per oggetti
nominati tanto frequentemente come ‘la mano sinistra’ (ruka man$ina), ‘piccio-
ne’ (pi³un), ‘vestito’ (vešta), ‘sedia’ (se$), ‘pagnotta’ (paneja), ‘prigione’
(prµun) ecc. In alcuni casi si hanno anche curiose anomalie: per esempio per la
forma dell’infinito del verbo ‘inviare’ si ha normalmente l’italiano (in)viare, ma
nelle forme del presente si preferisce usare lo slavo ša#em, oppure delle due ma-
ni la destra è restata slava (ruka desna), la sinistra è già diventata italiana! Dal
punto di vista della storia culturale è inoltre interessante che per ‘scrivere’ ci sia
la parola di slavo comune (pisati), mentre per ‘leggere’ ci sia solo l’italiano lejit
(lo stesso vale del resto anche per esempio a Ragusa: písat – lègat). Ci si atten-
derebbe piuttosto il contrario, dato che lo scrivere presuppone un livello più alto
di istruzione.
Nei prestiti italiani si devono distinguere due livelli: gli uni risalgono alla lin-
gua italiana letteraria e gli altri invece ai dialetti popolari limitrofi. I primi si tro-
vano assai raramente nella lingua della gente semplice, molto più spesso invece
in quella delle persone istruite e semi-istruite, poiché il processo di italianizza-

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zione viene da questa parte. La gente semplice al contrario, che impara l’italiano
nei contatti con i suoi vicini italiani, prende a prestito di regola solo parole dia-
lettali e più precisamente soprattutto da quel dialetto napoletano che si parla in
Molise, ma probabilmente anche dai dialetti abruzzesi limitrofi. Vegezzi-Ruscal-
la (p. 22) afferma tuttavia che solo poche sono le parole prese dal napoletano e
ne cita alcune: mpigna ‘tomaio’ = napol. mpigna, chianoz ‘pialla’ = napol.
chianozza, pulzunet ‘paiuolo’ = napol. puzonetto, mentre altre hanno solo una
forma che si avvicina a quella napoletana: pizié ‘pisello’ = napol. pesiello, freba
‘febbre’ = napol. freva ecc. Nella realtà però il numero di questi prestiti napole-
tani (abruzzesi) è molto più alto di quanto pensasse Vegezzi-Ruscalla (e con lui
De Rubertis!), come si può vedere dal seguente glossario in cui si trovano con-
tinuamente quei prestiti italiani che senza alcun dubbio vanno ricondotti alle
forme dei dialetti italiani limitrofi e non a quelle della lingua letteraria. Pur-
troppo i dialetti italiani del Molise sono ancora assai poco studiati e l’unico la-
voro che esiste in questo ambito, cioè quello di D’Ovidio1 nell’Archivio glotto-
logico, vol. IV, è di pochissimo aiuto per il glossario. Perciò ho dovuto riferirmi
per quanto segue all’opera eccellente di Gennaro Finamore, Vocabolario del-
l’uso abruzzese (2a edizione, Città di Castello, 1893), dalla quale ho preso an-
che la maggior parte delle parole considerate. Quando tuttavia, nei riferimenti
alle forme italiane dialettali, dico che un determinato prestito nel dialetto moli-
sano (serbocroato) deriva dal dialetto “abruzz.”, cioè da una certa parola abruz-
zese, non intendo con ciò dire che il prestito in questione derivi direttamente da
questa parola abruzzese: piuttosto si deve tener presente che nella maggior
parte dei casi la forma dialettale italiana più vicina al prestito serbocroato va
cercata nei dialetti italiani del M o l i s e . Tra tutti i dialetti abruzzesi si deve
considerare prima di tutto quello di V a s t o , perché la città di Vasto con il
suo territorio è la più vicina alle nostre colonie e inoltre si trova in comunicazio-
ne con queste (cf. p. 63, nota 46). Perciò, ancora di più dell’opera di Finamore
avrebbe dovuto essere utilizzato con profitto per questo scopo speciale il Voca-
bolario vastese del prof. Luigi Anelli (Vasto 1901), ma il bel lavoro è rimasto
incompleto e il suo primo fascicolo comprende solo le lettere A – D. Per quanto
fu dunque possibile ho consultato anche questo dizionario e ho indicato le paro-
le prese da esso con “vastese” – un termine che va interpretato in modo analogo
a quello di “abruzz.” citato sopra. Solo per singoli prestiti potei venire a cono-
scenza di forme dialettali in uso in Molise specialmente ad Acquaviva, forme
che cito con “molis.”, cioè molisano. Rarissimamente si trovano infine prestiti
italiani risalenti al dialetto veneziano e dunque portati dalla Dalmazia dagli slavi
molisani (cf. p. 55). Oltre a grâbeše, citato in quella sede, si potrebbe anche
nominare màneštra ‘minestra’ e vÈrica ‘anello’ (v. il glossario).

1 Ricevetti purtroppo questo saggio di D’Ovidio e i dizionari di Finamore e Anelli solo


quando la parte grammaticale del mio lavoro era già stata terminata, cosicché li potei
usare solo parzialmente in quella sede.

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§ 112. È molto importante, per la definizione della zona di provenienza e del


periodo in cui gli slavi molisani emigrarono, il fatto già riportato (p. 32) che nel
loro dialetto non ci sono prestiti t u r c h i (termine con cui indico tutte quelle
parole straniere che i serbocroati hanno assunto tanto copiosamente dai turchi
senza considerare se esse siano genuinamente turche o arabe, persiane oppure di
altra origine). Per esempio non si può considerare prestito turco dÚhan ‘tabac-
co’, che ho sentito da qualcuno come espressione di gergo accanto all’usuale
(italiano) tÁbak. Proprio questa parola – è l’arabo-turco duh²ân – non dimostra
niente, perché i turchi hanno cominciato a fumare il tabacco solo agli inizi del
secolo XVII e perciò la parola compare anche nel serbocroato solo a partire
dalla fine dello stesso secolo. Gli slavi molisani d e v o n o dunque aver assun-
to la parola nella nuova patria e più precisamente o tramite degli slavi dalmati
che incontrarono a Termoli (cf. p. 63) o – cosa ancora più probabile! – la senti-
rono da Drinov o Kova³i™! Forse però l’espressione fa parte di quelle che De
Rubertis (v. s.) voleva introdurre come neologismi, così come egli ha usato al
verso 14 della sua traduzione della parabola del figliol prodigo – oltre a altre
espressioni slave sconosciute nel dialetto molisano – anche la parola turca (ara-
ba) har³iti ‘consumare’, che nessuno ha mai sentito nelle colonie e perciò non
viene nemmeno capita. D’altra parte l’opinione di Smodlaka (Posjet, p. 41) che
la parola tafetan che si trova in una variante del canto di Karlovi™ (v. p. 194) sia
il turco taftijan non è giusta, perché essa è invece l’italiano taffettà, che fu
assunto nel nostro dialetto come tÀfetan. Una parola turca genuina è però µÈp
‘borsa’ (turco $ep-$eb), ma il prestito è avvenuto molto probabilmente in un
tempo molto remoto, perché la parola compare anche in kajcavo (nel dizionario
di Belostenec), poi in sloveno e (come çåïü – çåïú) in russo, e per tanto anche
quest’unica eccezione vera e propria non ha molta importanza.
Per quanto riguarda altri prestiti, ricordo i due germanismi škare ‘forbici’ e
rehtar ‘giudice’, già discussi a p. 54; škÀre è la parola del tutto normale per
‘forbici’ e non ce ne sono altre. Invece ho sentito rÈhtar da un’anziana che mi
chiese ella stessa come si dice ‘giudice’ in Dalmazia e alla mia risposta sudac
replicò: mÀt mi je kázala da se ‘$Ùdi³’ zòvê ‘rÈhtar’. Si deve sperare che si
tratti di una vecchia tradizione, perché in fondo non sarebbe impossibile che la
madre di questa donna avesse sentito per caso da qualcuno direttamente il tede-
sco Richter! Sta di fatto che personalmente non potei sentire da nessun altro la
parola. Tra i germanismi in questo senso più ristretto non annovero invece paro-
le come hiµa ‘casa’, crîkva ‘chiesa’ (cf. 54) ecc., perché questi prestiti hanno
avuto luogo in tempi molto remoti e non si limitano al serbocroato o a singoli
dialetti di questa lingua.
§ 113. Nell’inventario delle parole portate dalla madrepatria si sono conser-
vate meglio di tutte quelle espressioni che si riferiscono all’agricoltura – l’occu-
pazione principale dei nostri coloni! – o si trovano in una qualche relazione con
essa. Si sono conservate bene anche le parole per i diversi rapporti di parentela,
tra cui anche alcune come did ‘nonno’, baba ‘nonna’, diver ‘cognato’, sestri™
‘nipote’, šurjak ‘cognato’, che non sono proprio più in uso nelle città costiere

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dalmate. Anche le indicazioni temporali e i nomi dei giorni della settimana sono
abbastanza ben conservati. Gli ultimi differiscono da quelli della lingua letteraria
solo nel fatto che ‘lunedì’ non si dice poned¹#ak, ma (come spesso in Dalmazia
e alle Bocche di Cattaro, ma non a Ragusa) prvidan ‘il primo giorno’. I nomi
dei mesi sono italiani, come dappertutto nella costa. Oltre a ciò si sono formati
alcuni neologismi nati dalla contrazione di espressioni avverbiali composte di
più elementi come saãâtra ‘stamattina’, vÒš-kigrê ‘nell’anno prossimo’ (v. p.
107).
Si è conservata però anche qualche espressione che oggi non è più in uso in
serbocroato o almeno in štocavo, come p.es. jèlitica ‘sanguinaccio’, che altri-
menti si trova solo nel dizionario di Micaglia come jelito (dunque come in ceco
e polacco) e presenta lo stesso significato; dêsa ‘gengiva’ (la parola dêsni f. pl.
della lingua letteraria oggi non si sente quasi più nella zona costiera!); Ùtva ‘ana-
tra’ che nella madrepatria sopravvive solo nei canti popolari; poi tÈ™ nel signifi-
cato ‘correre’, zàbit ‘dimenticare’, ûzma ‘pasqua’, lÀ³an ‘affamato’, vrÈ ‘velo-
ce’ ecc.
Sono poi interessanti delle singole parole che hanno assunto nel dialetto mo-
lisano un altro significato. Certi casi sono facilmente comprensibili, come per
esempio che mÌse³ina non significhi ‘chiaro di luna’, ma ‘luna’, grâd non signi-
fica ‘città’ ma in generale ‘località abitata’, µÀba non ‘rana’ ma ‘tartaruga’ (per
‘rana’ si usa l’italiano rà¯ot); inoltre che bránit non significhi solo ‘difendere’
ma anche ‘scacciare’ (per proteggere qualcosa da qualcuno!), nÌknit non solo
‘germogliare’ ma anche del tutto normalmente ‘nascere’. Sorprende invece già
di più vedere che la parola per ‘partorire un vitello’ (sa télit) si utilizza non solo,
com’è legittimo, riferita alle mucche, ma anche in tutta serietà e normalità per
le... donne, tanto che si può intendere molto facilmente un uomo dire: moja
µena sa telila! Un mutamento semantico che salta particolarmente agli occhi si
trova tuttavia nel caso di lÀstovica: per t u t t i gli slavi è ‘la rondine’, solo per
i nostri molisani è... ‘la farfalla’ e la rondine stessa è diventata l’italiana rÈnula!
E il granchio (rÀk) deve adattarsi all’idea che anche il ragno porti il suo nome.
§ 114. Per non essere capiti dai loro vicini italiani gli slavi molisani hanno
creato nuove espressioni per singoli oggetti che hanno nel loro dialetto e in ita-
liano lo stesso nome. È possibile che dapprima procurasse loro spesso disagio il
fatto che gli italiani potessero capire quando si parlava di vino, poiché il loro
vín(o) corrisponde all’italiano vino. Perciò crearono la parola µŽtje, che proba-
bilmente non è nient’altro che il sostantivo deverbale di µrti ‘divorare’. Per lo
stesso motivo chiamano il sigaro dìmâ³ (‘colui che fuma’) e forse per questo
hanno preso, seppure in misura molto limitata, per ‘tabacco’ il già citato sopra
duhan. Bara³ (p. XXII) registra anche due parole che io non ho sentito: juha do
bob ‘minestra di fagioli’ per ‘caffè’ e put gvozdi ‘via di ferro’ per ‘ferrovia’,
poiché altrimenti i coloni hanno anche qui solo le parole italiane; cf. anche grîzje
e svitlica.
§ 115. Nel glossario seguente, che deve contemporaneamente fungere anche
da indice delle parole di tutta l’opera, ho inserito soprattutto tutte le espressioni

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citate nelle parti storico-etnografica e grammaticale. Per quanto riguarda le


espressioni che compaiono nei testi o di cui sono altrimenti venuto a conoscen-
za, ho accolto solo quelle che per un qualche motivo sono degne di nota: sia
perché si tratta di parole poco conosciute sia perché si tratta di parole che pre-
sentano qualcosa di insolito nel significato o nella forma. Infine ho inserito tutti i
prestiti italiani, poiché in essi si manifesta nel modo più chiaro la stretta relazio-
ne fra questa piccola oasi slava e il grande mondo italiano che la circonda e
inoltre non è raro poter comprendere grazie ad essi come un dialetto meridiona-
le italiano si rifletta in uno serbocroato – un fenomeno che per l’appunto può
essere constatato e studiato solo qui.
Non è però stato molto facile decidere quale forma si dovesse dare ai singoli
lemmi, poiché sia la forma fonetica che l’accento variano spesso. Ho deciso per-
ciò di stabilire come lemma sempre quella forma che, tenendo conto dello svi-
luppo storico del serbocroato in generale e del dialetto molisano in particolare,
può essere considerata “normale” per quest’ultimo. Dunque ho preso táta come
forma di base e quindi anche lemma per ‘padre’ che nel nostro dialetto si
pronuncia táta e tát, tâta e tât. Nei casi in cui ho sentito solo u n a forma che
non può essere la forma “normale”, ho ricostruito quest’ultima segnalandola
con un asterisco e ho messo tra parentesi la forma realmente sentita, p.es. *pà-
rÉntica (parêntic). Per quanto riguarda l’accento però ho accolto come “norma-
le” quello dello štocavo più nuovo. I numeri che vengono dopo le singole parole
o forme indicano le p a g i n e . Quando due numeri sono in tal modo separati
solo dalla virgola, il secondo numero scritto più piccolo indica la r i g a nei
testi qui pubblicati.

A dola, così come (in A) mendula, mÌ-


jendeo
À je ka cong., perché, B. 41 àmÍk m., dall’abruzz. amiche, ital. amico;
âjer ‘aria’ [in tempi antichi nella zona cf. mì³Ícije
costiera], in M. Àjer ‘temporale’: boµe ànÁta (anâta) f., dall’ital. annata
moj, salvaj nas d’ovog ajera, B³. ân$eja, -ela m., dall’ital. angelo, abruzz.
VIII; ti ³ìnÍ Àjer stât odéka? ‘ti piace angele
essere qui?’; dal campobass. ajeƒre Àr³ipret m., dall’ital. arciprete
D’Ovidio p. 149 àrmati, Ám pf., B. 12; dall’ital. armare
Albàniz, -íza m., ‘albanese’ accanto a GŽk;
la desinenza -iz dalla desinenza del B
plurale -ise in abruzz., cf. Finamore p.
10, § 7 bÀba v. nÒna
amendula f., mandorla, G.; dall’ital. aman- báca m., così un fratello e una sorella più
dola, ma presuppone una forma *amen- giovani chiamano il fratello maggiore,

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probabilmente da braca (vezzeggiati- meglio all’accento dell’ital. barìle


vo di brat) bÀšta avv., dall’ital. basta
bÀdati, -am, impf., toccare; cf. in A bá- bÀt¯ak per bad¯ak ‘ceppo di natale’; v.
dati ‘pungere’ p. 105
bÀdniti, -nem pf. per bÀdati; in A bÀd- bâµ bacio, dal campobass. va™Œeƒ D’Ovidio
nuti ‘pungere’ p. 160, abruzz. vace, che presuppone
bÀd¯Ák; ceppo di natale, v. p. 77; cf. ™Òp però un *ba²e (ital. bacio); cf. cÈk
bahodati, -dam impf. per obá™i, G.; da bâµiti, -im pf., baciare, B. 29; da bâµ
*oba-hodati, la forma imperfettiva da ‘bacio’ e non dall’abruzz. vaciá’, che
presupporre per oba™i, cf. nahódati, diventerebbe *baµati
zahódati bên avv. dall’ital. bene, nel nesso ne ³ìnî
bÀje v. obá™i bên ‘non cresce bene (di un bambino)’
bÀk ‘toro’ [da tempi antichi e nella Croa- benèdi³iti, -im pf., benedire, dall’abruzz.
zia], anche nel M. benedice’
bÀk nÀ! grido con cui si adescano i maia- bèrlok (berlÒk) m., ciondolo, v. p. 72;
li; il suo primo elemento non ha pro- dal francese breloque con la stessa me-
babilmente niente a che fare con il turc. tatesi come in tedesco Berlocke (in
bÀk ‘guarda!’ (in A dal XVIII sec.), vastese brilloche); cf. kÒpica
ma è di formazione indipendente ono- bèštija ‘animale’ [da tempi antichi e dal-
matopeica l’Ungheria meridionale]) in M. bÈštija
balatur m., corridoio, B³. V; cf. in A ‘asina; donna lasciva’, con accento ini-
bàlatura (Lika); dall’ital. ballatore, ziale che corrisponde meglio a quello
vastes. ballatîure ‘pianerottolo’ del campobass. bbešteƒja D’Ovidio p.
balívati, bàlÍvam impf., divorare; dal va- 161, abruzz. béštïe ‘animale’
stes. e abruzz. abballá’ ‘divorare’, che bèze¯ m., bisogno, dall’abruzz. besogne;
naturalmente non ha niente a che fare nìje bÉze¯ in base all’ital. non c’è bi-
con abballá’ ‘ballare’ (come Finamo- sogno; nîmam bèze¯ do-téb in base
re sembra supporre), ma è = ital. aval- all’ital. non ho bisogno di te
lare b̳ve ‘calze’), v. p. 70
bàlÚn, -ùna m., torrente, dall’abruzz. val- bÌdem per budem di biti ‘essere’, v. pp.
lóne, ma presuppone un ital. dial. *bal- 94. 135
lone; v. p. 102 bìjati, -Ám pf., inviare; da un abruzz. *biá’,
balùni™ m., dimin. di bàlÚn cf. bi per ital. via; v. 102
bàmbinica (bambÌnica) f., ‘bimba’, di- Bilak, -lka m., ‘il bianco’ (soprannome),
minutivo dell’ital. bambina G, v. p. 86
bÀna f., parte, dall’abruzz. banne; nà- Blâµ ‘Biagio’), solo in Sti-Blâµ ‘S. Bia-
bbñ dò nas B. 22 ‘separato da noi’ in gio’
base a un ital. *a banda di noi bláµenica ‘vergine Maria’ [zona costiera]
ba¯ak per bad¯ak, v. p. 106 anche in M.
bÀrilica piccolo barile [da tempi antichi] blékati ‘belare’ [da tempi antichi]) anche
in M bàrilica, ciò che corrisponde in M.

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bòat più comune di bògat ‘ricco’, v. p. probabilmente in pendii di montagna


105 breskva v. prÀskva
bôda# ‘pianta spinosa’ [Montenegro], in M. br̳ m., sassolino; uovo di uccello; dal-
‘spina’ l’abruzz. vrecce, brecche (= ital. brec-
bÒgin agg., letteralmente ‘appartenente a cia), v. p. 92; gen. sing. br̳eta, v. p.
Dio’, v. p. 145, ma usato solo nel nes- 122
so ³e#áde bÒgin ‘uomo di carattere’; brìgÁnt m., dall’ital. brigante, B. 12
cf. bòµijÍ brìjÁn e brìjÁnt m., brigante, B. 13; dal
bôh per bog ‘Dio’, v. p. 103 campobass. bbreƒj¨ande D’Ovidio p.
bolati, -am impf., essere malato, B³. XIV 177, v. p. 103
bònÓ™ avv., di notte; da obno™; (o da po brÌstar per bistar ‘chiaro’, v. p. 107
no™i con b per p secondo p. 105), v. p. br̵an ‘preoccupato, infelice’), brîµan,
105 -µna ‘povero’, con lunghezza permanen-
bosanac, -nca m. uomo (nudo) povero, te della sillaba radicale, probabilmente
bosânci, B³. XII in base all’ital. brÍga
bòsÁnga m., uomo con piedi nudi, sor- br쵯Ák, -áka m., mendicante
prende la desinenza -anga che si trova bžniti, bŽnem pf., voltare; da obrnuti
in serbocroato altrimenti solo nel pre- brÒ™ ‘robbia’) anche in M., v. p. 69
stito ungherese bìtÁnga in base a cui brôdo m., dall’ital. brodo e non dall’a-
forse potrebbe essere stato costruito bruzz. bròde che sarebbe diventato
bosanga, ma la parola bitanga non *brod; cf. júha
compare nel dialetto molisano attuale; brusica f., diminutivo di brus ‘pietra per
cf. però ušenga affilare’, G.; in V brùsi™
1. bÒta f. dall’abruzz. bòtte, ital. botta bÙblice pl. (f.?), regalo del giorno dei morti,
2. bÒta f. rospo, dall’abruzz. bòtte, ital. v. p. 76, probabilmente affine al russ.
botta áóáëèêú ‘ciambella salata’ (cf. Berne-
bòtÚn, -úna m. dall’ital. bottone ker, Slav. etym. Wbh. s. v. bbúl}),
bòµijÍ ‘di Dio’), anche pio, ³e#áde bòµiji; potrebbe perfino essere un plurale di
cf. bÒgin *bublik
brániti ‘difendere’), cacciar via, p.es. brán’ bù³iti sa, -im sa impf., andare in calore
mÀ³ku (vacca) B. 19; in V vòditi (se); cf. in
brašno v. múka A bÙcati se ‘andare in calore (ca-
brÀt ‘fratello’ anche penis; cf. ³Èla gna)’, bùkariti se ‘andare in calore
brÀtja per bra™a ‘fratelli’, v. p. 105 (scrofa)’
bratu³ m., nipote, G., per brati™ con il bû™, bú³em per obu™i, ³em ‘vestire’
suffisso diminutivo -uccio (in abruzz. bÙdin m., stomaco di maiale riempito, v.
molto comune, Finamore p. 15), men- p. 74. 184; probabilmente senza colle-
tre il suffisso originale è conservato in gamento con il venez. budìn ‘budino’
sestri™ che sarebbe diventata *bùdÍn
bŽdavica f., il tipo migliore di funghi; da bùkÍr, íra m., bicchiere, dal campobass.
brdo ‘montagna’, perché essi crescono bucchereƒ D’Ovidio p. 151, abruzz.

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bucchére poss. cila popin, G.


búmba f., acqua [nel linguaggio dei bambi- cît m., sposo; dall’ital. zito ‘ragazzo’
ni, Ragusa]) anche in M: dâj mi bûmb cîta f., sposa; dall’abruzz. zita ‘ragazza’
bÙmblice accanto a bÙblice, v. p. 107 crÈš¯a ‘ciliegia’) la forma più antica ³rÌš-
bÙra ‘bora’, b. majèlîska ‘vento del nord- ¯a ancora in M., v. p. 104
ovest, bora majellese’ b. pù#îska ‘ven- crijèvo m., ‘budello’); la forma più antica
to del nordest, bora pugliese’; b. va- ³rîvo (v. p. 104) ancora in M.; ³rîvo
štàrôla ‘vento del nord, bora vastese tîsni ‘intestino tenue’, ³. gûš¯i ‘inte-
(che soffia dalla direzione Vasto) stino crasso’
bÙsiti, -im pf., probabilmente dall’ital. crîkva f., chiesa, cf. pp. 48. 54. 87
bussare crn ‘nero’, v. p. 104
bùtÁ, -ála m. arco; dal molis. buttál cž¯eja, -ela agg., rosso; tramite metatesi
da cr#en, assimilandosi la n al carat-
C tere palatale della #, v. pp. 104. 105
cŽv ‘verme’) la forma più antica ³Žv (v.
càpÚn, -úna m., zappa; dall’ital. zappone p. 169) ancora in M.
cÈk m., bacio (a S. Felice); probabilmen- cÙkar ‘zucchero’) gen. cÙkra anche in
te in collegamento con c¹lovati-c¹lu- M.
nuti, ma possibilmente anche formazi- cukaran p. 200, n. 32, 6 part. pret. pass.
one indipendente onomatopeica; cf. di un *cukarati dall’ital. inzucchera-
bâµ re, abruzz. nºuccará’
ceket m., bacio, B³. XXIII (contestato da cÙpiti ‘recedere’) in M. ‘colpire’
G., è perciò forse l’infinito cÈkit) cvÀra per ckvara (e questa per skvara)
cÈkiti, -im pf., baciare; da cÈk ‘bacio’ ‘strutto’; cf. p. 105
cicela f., mammella B³. XIV (pl. cicè‘le)
probabilmente dal diminutivo *zizelle £
di abruzz. zizza, ital. zizza, da cui cÌ-
ca in A ³amarkun m., chiocciola, G.; molis. cia-
cÌkiti, -im impf., succhiare; naturalmente marcone come aumentativo dell’abruzz.
in collegamento con cÌca ‘mammella’, ciammariche (Finamore s. v. ciamma-
ma con formazione di tema sorpren- jìche)
dente ³Àpat m., ganghero (di vestito), ³. mÀs-
cîla m., zio; patrigno; probabilmente dal- kul ‘uncinetto’, ³. fÈmen ‘femminella’;
l’abruzz. zije che fu concepito come dal vastes. cciappátte, abruzz. cciap-
nom. sing. di un tema cil-, dunque pétte: cc. máscule e cc. fémmene
p.es. come bije (con e per a) con bila, ³Àvao chiodo [di ferro]) anche in M. ³À-
in conseguenza di ciò – p.es. in base a va-³âvla
táta – fu formato un diminutivo cila; ³Èla f., penis (accanto a kÙrac) dal va-
nel molis. non esiste un *zila; con cîla stes. e abruzz. cèlle f.; cf. brÀt
pop ‘zio prete’ si denomina nor- ³èla per p³ela ‘ape’, v. p. 106
malmente il prete e si forma un agg. ³ênta f., dall’ital. cinta e non dall’abruzz.

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Vocabolario

cénde (Finamore s. v. cinto) ³Ùti ‘udire’, sa ³Ùti, sa ³Ùjem (come spesso


³er³éla f., orecchino, v. p. 72; dal vastes. in scrittori antichi della zona costiera)
e abruzz. ciarcèlle, pl. ciarcílle ‘sentirsi’; ³ít ³Ùt komu nôµ Ù src B.
³etžtak per ³etvrtak ‘giovedì’, v. p. 106 5, ‘far sentire a qualcuno il coltello nel
³i³ m., cece, G.; in A ci³ (dall’Istria) cuore, cioè colpire’ in base all’ital.
³ikùlÁta f., dall’ital. cioccolata ³ùveta civetta [da tempi antichi] in M.
³iminera f., gola del camino, G.; dall’a- ³ûveta e a Ragusa ancora ³ùveta
bruzz. ciumenére, vastes. ciumunire ³Ùvoga pronom., di chi?, v. p. 131
³ìniti ‘fare’) normalmente nella forma ab-
breviata ³ít (v. p. 107); ³ít si krîµ in ‰
base all’ital. farsi la croce; ³ít na óri-
ha ‘giocare a noci’, ³ít na p#Ò³ke ™a™era f., chiacchiera: nèmoj govòrit ™a-
‘giocare a piastrelle’; nel linguaggio ™ere m’rtvê ‘non dire sciocchezze’ B³.
dei cacciatori (in base all’ital. fare) XIV; dall’abruzz. chiàcchiere
‘abbattere’, p.es. je ³íja jÈna zêc ‘ha ™a™èrati, -Ám, impf., dall’abruzz. chiac-
abbattuto una lepre’; ³. trávu chiarijá’, ital. chiacchierare, v. p. 99
‘cogliere erba’; ³ít vÌt (= ³initi vid¹ti) (nota 64); ™i™erati
‘darsi l’aria di’ (in base all’ital. far ™angir m., macellaio; dal molis. chian-
vedere); ³ìnî molto spesso è = ‘dice’ ghiere, vastes. chianghire
³i¯ivati, ³ì¯Ívam v. iterat. per ³initi ™i™erati, -am impf., chiacchierare, parla-
³Ìpula ‘aglio’ [da tempi antichi] ancora in re, ™i™eraju na našu ‘parlano nella
M. nostra lingua’ Sm. 31; kàko se k’ik’e-
³ipun m., ceppo, G.; dall’abruzz. cippóne ríja B. 66, k’ik’erèat (t’it’erèat) 74;
³ít per ³initi ‘fare’, v. p. 107 cf. pp. 55. 99 (nota 64) e ™a™èrati
³ità f., dall’ital. città (grâd significa ‘lo- ™ìkÁta f., corona (di frutta ecc.); dal mo-
calità’), B. 35 lis. chicata, in cui la chi- viene pro-
³ž³Ák, -áka m., cicala; in V. cvž³ak, -³ka; nunciata ™i- (ital. piegata)
da *³vr³ak con cambiamento di suf- cîrka f., chierica, B. 35; dall’abruzz.
fisso (-Ák -}k) chiéreche
³rÌš¯a f., ciliegia, v. p. 104 ™Òp m., pioppo; ™Òp do-bòµi™ ‘albero di
³rîvo v. crijèvo Natale’, v. p. 77; cf. bÀd¯ak; dal-
³r#ak, ³r#ka m., normalmente solo al plur. l’abruzz. chiòppe, v. p. 99
³rk#e, residui di lardo (in seguito a
ripetute interrogazioni con la metatesi D
notata); probabilmente da ³Žv ‘verme’
³Žv v. cŽv dâr ‘regalo’) ha nel Molise solo il signifi-
³ûrla f., vulva (accanto a pízda); in A cato speciale ‘regalo di nozze’ che lo
³urla in un enigma (con significato sposo dà alla sposa il giorno delle
insicuro) e £urli™ come nome di fami- nozze e che consiste nel vestito nuzia-
glia; probabilmente dall’abruzz. ciùrle le; parenti dello sposo seguiti dallo
‘scoiattolo’ sposo portano il dâr in uno o parecchi

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Vocabolario

cesti alla casa della sposa, la quale mette dìv#Í ‘selvatico’) in M. ancora la forma
il vestito e va poi in chiesa al matri- più vecchia dìvij-vija, v. p. 105
monio; cf. rìjÁ djÈlati ‘lavorare’) dÌlati drîv#a ‘intagliare
dašto avv., certamente, naturalmente (a in legno’ (in A da tempi antichi), v. p.
S. Felice e Montemitro), G. 101
dÀµd ‘pioggia’) anche in M. (nessun ki- do per od ‘di’, v. p. 105
ša!) dòbrica f., la buona, in uso aggettivale:
dàµditi ‘piovere’) anche in M. vòda je dòbric ‘l’acqua è buona’, B.
dÈ cong., in proposizioni ottative: dè bi ti 42; cf. anche verso 3 nella canzone di
pàla jèna strîl B. 47, dè bi (nèmil) maggio a p. 232
nèmmiel 50; la prima maledizione è docna v. kÀsno
usata molto ma viene introdotta sem- dó™i ‘venire’ anche ‘lievitare (di pane cot-
pre con una dÀ, G.; de dovrebbe quin- to)’, v. p. 183, 4
di essere dovuto a un errore, perché la dol cong., che (dopo un comparativo): su
parola è accentuata e perciò non può vè™ë lîep tvòje ³è#ad do tvòjega grâd
avere e per a (secondo p. 95) dol dò našeg B. 31; forse uno sbaglio
dè³Íditi, -im v. p., dall’ital. decidere per ol’ (= oli, ili) ‘o’
dêsa pl. (f.?) gengive; per desni, v. p. 106 doléko (in B. 70 dòlÉko) per daleko ‘lon-
desni v. drÌt tano’ o con o per a secondo p. 96 op-
dèvÓt agg., dall’ital. devoto pure forse tramite etimologia popolare
dezgracìjÁn agg., dall’ital. disgraziato con in base a dol¹ ‘giù’
suffisso slavo dom ‘casa’, v. p. 7
dÌ per gd¹ ‘dove’, v. p. 106 dòmisliti se ‘immaginarsi’) in M. anche
dìcÓv gen. di dìca, v. p. 120 ‘accorgersi’
dì³Á#, -á#a m., ragazzo; una formazione dÒp avv., dall’abruzz. dópe, dòppe, ital.
di parola da d¹t÷ altrimenti assente in dopo; málo d. ‘poco dopo’, B. 5
slavo dóvac da e accanto a udóvac ‘vedovo’
dÌlati v. djÈlati dòvica da udovica ‘vedova’, v. p. 96
dìmÁ³, -á³a m., sigaro (gergo), quando Dovice, Ivan -, v. pp. 49. 78
non si vuole usare la parola cigar com- dragu# m., tipo di falco, G.; senza dubbio
prensibile anche agli italiani, v. p. 236 da kraguj tramite cambiamento di suf-
dìmbok, -òka (dÌmbok, óka) agg., pro- fisso e – tuttavia difficilmente spiega-
fondo; da dibok (che compare secondo bile – analogia in base a drag ‘caro’, a
A presso i croati ungheresi) v. p. 107; meno che non ci sia un cambiamento
la forma dibok stessa si è sviluppata eufemistico del nome
probabilmente da dubok per analogia drÌjevo ‘legno’) anche in M. drîvo v. pp.
in base a visok, širok, nizok 91. 122
dÌmiti ‘fumare’) ‘fumare (tabacco ecc.) drÌt agg., di parte destra: nà rúku drîtu,
(gergo), quando non si vuole usare l’e- B. 44 (ma accanto a ciò anche dÈsnÍ);
spressione fùmati comprensibile anche drÌto avv., diretto: drìt B. 56; dall’ital.
agli italiani dritto

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Vocabolario

drù-jena ‘il secondo’, v. p. 180, 15 anche in M., dall’ital. e non dall’abruzz.


druji per drugi ‘altro’, v. p. 103 famijje, faméjje
džµati ‘tenere’) d. koga Ù-glav ‘pensare fàšeta f., cinghia (pantaloni e mutande),
continuamente a qualcuno’ v. p. 70; dall’ital. fascetta
dûb) ha tutti e due i significati: 1) special- fÀt m., racconto, dall’ital. fatto, ma cf.
mente ‘quercia’, 2) in generale ‘albero’; abruzz. fattecélle ‘favola, piccolo rac-
cf. hrâst conto’
dubìtati, -Ám impf., dubitare, aver paura; fâta f., dall’ital. fata
dall’italiano dubitare faµol ‘fagiolo’ [da tempi antichi]) in M.
dûg ‘colpa’) p. 200, n. 32, 3, nel signifi- fàµÓ, -óla (più comune che grÀh); dal-
cato ‘penitenza’ l’abruzz. facióle
dÙg ‘lungo’) nÁ-dug(o) ‘lontano’ fÈgat m., dall’ital. fegato e non dall’abruzz.
dÙg per duh ‘spirito’, v. p. 103 féteche
duha, duhanec p. 293, n. 36, significhe- fÈmena f., creatura di sesso femminile, nor-
rebbe ‘sciocca, scioccherella’ secondo malmente ‘figlia’, p.es. trî fÈmene sa-
G. e sarebbe antiquato; secondo il dott. udála, dal campobass. femmeƒna D’O-
C. Battisti possibilmente per ital. set- vidio p. 147, abruzz. fémmene
tentrionale dugo ‘stupido’ (Archivio fÈram, fêrma agg., forte (anche di un
glottol.-ital. XVI, 240 nota, 300) e uomo o del vino), dall’ital. fermo
poi con h abruzz. per g intervocalica; fèrÍta f., dall’ital. ferita (nessun rana!)
duhanec probabilmente per *duhanica fèrmati, -Ám pf., dall’ital. fermare
dùhÁn) dÚhan tabacco da fiuto, cf. p. 235 ferùtati, -Ám pf., ferire; da un’ipotetica
duvendati, -am pf., dall’ital. diventare, *ferutá’ abruzz.
G., anche riflessivo d. sa fÈs agg., debole; dall’ital. fesso; cf. fjÀk
dúµiti ‘prolungare’ [da tempi antichi e dal fÈšta f., festa; dall’abruzz. fèšte, Finamo-
Montenegro]) anche in M. ‘tendere’ re p. 35; inesatto fišt p. 180, 17
dvâjaset per dva(d)eset, v. p. 107 fìdati sa, -Ám sa impf., dall’ital. fidarsi e
dvânge f. pl. ‘bisaccia’, in A dvâ¯ke non dall’abruzz. fedarse
dzÙjiti, -im impf., ronzare; per zújati, -Ím, Fìlͳ, -í³a m., S. Felice Slavo; v. p. 36
v. p. 98 fÌ#a ‘fetta (di pane)’ [da tempi antichi]
ancora in M.; dal campobass. fella
E D’Ovidio p. 163, abruzz. fèlle e non,
come suppone Budmani in A s. v.
èzik per jèzik ‘lingua’, v. p. 105 hvjÈla, dal neogreco öåëßïí ‘pezzo’
fi#àtati, -Ám pf., affettare; da fÌla ‘fetta’;
F cf. anche abruzz. fellijá’
fîn m., dall’ital. fine; ³ít zÀli fîn in base
fal$un m., ‘falce’; dal molis. falcione con all’ital. fare una cattiva fine
-l$- abruzz. per ital. -l³-; probabil- fišt v. fÈšta
mente per sbaglio fàdµun p. 180, 7 fjÀk agg. (non c’è slab), dall’ital. fiacco,
fàmi#a ‘famiglia’ [nelle zone settentrionali] abruzz. fiacche; cf. fÈs

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Vocabolario

fjûr m., fiore; íznît f. ‘mettere fiori’; dal- fundi™ sbagliata


l’abruzz. fióre, fiúre fùneštra f., finestra, dal campobass. fu-
fogùlÁr, -ára m., v. p. 73; dall’abruzz. neštra D’Ovidio p. 150; cf. in A fune-
fuculare, ital. focolare; sorprende con stra (dal secolo XVI); cf. svitlica
ciò il cambiamento di c lat. intervoca- fûrija f., fretta; dall’abruzz. fùrïe
lica in g, cosa che indicherebbe p.es. fûrniti (normalmente abbreviata fûrt, v.
veneziano fogoler p. 107), -im v.pf., finire, dall’ital. for-
fòrtÚna f. (accanto a srÌ™a); dall’ital. for- nire, abruzz. fernì’
tuna e non dall’abruzz. *furtune (cf. fur¯ívati, fùr¯Ívam impf. per fûrniti
dim. furtenèlle) fûrt v. fûrniti; in B. 43 anche come part.
frabikàtÚr, -úra m., muratore; dall’a- pret. att. II (invece di fûrnija, -ila): Si
bruzz. frabbecatóre (ital. fabbricato- fÜrt? Sa fûrt, probabilmente in base
re) all’ital. finito; invece abbiamo a che
fràko³ m., tipo di uccello, ital. castropa- fare con uno sbaglio di grafia per kûrt
lumbo in je môr fùrt? ‘è lontano il mare?’
frátrica f., monaca; da frâtar ‘monaco’
fr³iti, -im impf., saltar fuori, G.; cf. in A G
frcati
frêba f., febbre; dal campobass. freva gÀ™e ‘mutandoni’) v. p. 70
D’Ovidio p. 164, abruzz. fréve, cf. p. galìnÁr, -ára m., pollaio; da un ipotetico
105 ital. *gallinaro = gallinaio
frÌjiti, -im impf., friggere; dall’abruzz. galìnÁra f., pollaiola; dall’ital. *gallina-
frijje’, v. p. 98 ra per gallinaio ‘pollaio, pollaiolo’
frÌšak ‘fresco’) la forma del nom. sing. galàntom e galantòmen m., signore (v.
m. fr̵ak anche in M. p. 62); dall’abruzz. galandóme (è =
friškàtela f., polenta, v. p. 74; dal molis. ital. galantuomo)
frescatella gamè#Ír, -íra m., gancio di legno a cui si
fžšela e (secondo p. 95) fžšala f., fiscella appendono i maiali ammazzati per lo
per formaggio fatta di giunchi; dall’a- sventramento; dal molis. gammeliere,
bruzz. friçèlle, fruçelle abruzz. gammej¨ere
frùndati, -Ám pf., incontrare; da un ipo- gàrdzÚn, -úna, m., dall’ital. garzone, v.
tetico *frundá’ abruzz., ital. *frontare p. 98
frúšta! voce per scacciare i gatti; dal mo- gásiti ‘spegnere’) anche g. urek ‘spegnere
lis. frusta!, abruzz. frušte! un malocchio’
frùštÍr, -íra m., dall’ital. forestiero gàvuda f., ‘buco’; dall’abruzz. cavute
fugùlÁr v. fogùlÁr glâd ‘fame’) dÒbar glâd! ‘buon appeti-
fùmÁta f., dall’ital. fumata; ne ³iniš kòju to’, B³. XIV
fumât? B. 24 gláva ‘testa, capo’) anche ‘fine’: ù glavu
fûnda f., fontana, dall’abruzz. fónde; pût dvàhi dân B. 6, in base all’ital. in ca-
de fûnde è = ital. Via Fontana po a due giorni; glava do hiµe ‘capo
fùndica f., diminutivo di fûnda; p. 159, 42 della famiglia’, G.

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Vocabolario

glàvÁr ‘capo’ gl. dÒ-grad(a) ‘sindaco’; gredem ‘vado’, v. p. 7


cf. sÌnik grîne pl. m., lombi; dall’abruzz. gríne
g#Ùbica per #ubica ‘violetta’, v. p. 107 grîzje m., pane (gergo), B. 62; probabil-
g#ûh per gluh ‘sordo’, v. p. 102 mente da gristi-grizem ‘mordere (man-
gÒja per gô ‘nudo’, v. p. 101 giare)’
golišar m., piccolo bambino (nudo), B³. GŽk ‘greco’) in M. ‘albanese’ (cf. p. 30)
XIV; gòlÍš accanto a AlbànÍz
gÒlÚb) per ‘piccione’ è antiquata, sono gr¯a³ m., cappotto (kàban) o mantello
comuni solo pì³Ún e palùmela; cf. (plâšt), G.; per ogr¯a³ grembiule
kÒlubar gro³ke v. #e#ati
gošt per godište: gòštî p. 193; cf. anche grÒta f., dall’ital. grotta, abruzz. grutte
vògÓšt grôzdje e (secondo p. 95) grôzdja m. per
gÒzdje per gvoµðe ‘ferro’, g. do pìcê# groµðe ‘uva’, v. p. 105
uncinetto, g. do b̳av ferro da calza grûb, 1. grossolano, 2. brutto [Ragusa]
gràbar ‘carpine’ [Slavonia]) anche in anche in M. ‘brutto’; ònî grûbi in ba-
M., G. se all’abruzz. lu brutte ‘il diavolo’;
grabènica f., aggancio fra la parte ante- avv. grûbo ‘male’: tî ³ìnîš grûb
riore (Òvi™) e il ceppo (rÀlica) all’ara- gùjina aumentativo di gúja serpente;
tro; si chiamerebbe kotva nelle Bocche verme), in M. ‘elminti’
di Cattaro; probabilmente (secondo p. gÙ¯ica f., sottoveste delle donne (cf. p.
95) per grebenica 71); da gû¯ ‘tipo di sopravveste’
grâbeše f. pl., pantaloni, v. p. 70; tramite gúsca per gùzica ‘sedere’, v. p. 96
metatesi (p. 105) dall’ital.-venez. bra- gÙska ‘oca’), in M. solo ‘oca selvatica’;
ghesse, cf. pp. 55. 105 cf. pâpera
grâcija f., dall’ital. grazia gûš¯i agg., v. crijèvo; da *guµ¯i in base
gra™a, p. 198, n. 31, verso 10: na nastup a gúsca
gra™a, cf. zagra³ati gûµva ‘intreccio’) intreccio di otto pezzi
grâd ‘città’) in M. ‘località abitata’ di cuoio di bufalo, pendente dal centro
grÀh v. faµol del giogo, con cui viene fissato l’ara-
granàriz ‘riso’ [Ragusa] anche in M., G. tro (cioè la sua parte superiore l’Òvi™);
grÀnula f., grandine; dall’abruzz. gráne- in V g. ora³ica, nel circondario di Za-
le, ital. granóla, presuppone però una ra gÙµva
forma *gránola gvâj m., dall’ital. guajo; svè gvàje B. 71
grâ¯e m., granturco; per quanto riguarda gvârdijan m., dall’ital. guardiano; g. do
il significato c’è certamente un legame tráve ‘guardiano di campo’
con l’ital. grano e per quanto riguarda gvariti, -im impf., dall’ital. guarire,
la forma con la parola serbocroata gra- abruzz. guarí’
¯e ‘rami’, cioè si tratta forse di que- gvÈra ‘guerra’ [in zone occidentali]) an-
st’ultima con il significato dell’ital. che in M.
grano
grat per grad ‘località’, v. p. 105

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Vocabolario

& hrâst ‘quercia’) è specialmente il cerro;


la ‘quercia’ in generale si chiama dûb
$àrdÍn ‘giardino’ [zona costiera] anche in hrÀstav ‘tignoso’ [Istria] in M. ‘ruvido’,
M. (accanto a vŽta) probabilmente tramite etimologia po-
$îjem (senza inf.?), pf., andarsene: kàda polare in base a hrast ‘quercia’
si $íješ B. 59; dall’ital. gire, girsene hŽstati ‘scricchiolare’) anche in M.
$i#a pf. (f.?), sopraccigli, G.; dall’ital. hvála ‘ringraziamento’) hvála bÒgu (sa-
ciglia (abruzz. cijje Finamore p. 37) luto) – sèmÁj hvála (risposta), v. p.
$uvindu f., gioventù, G.; è esattamente 83
l’abruzz. giuvendù; mladost non esi-
ste, benché si dica solo mblâd per I
‘giovane’
Ìðem per idem ‘vado’, v. p. 135
H ìgrati ‘giocare; ballare’) jìgrat(i) signifi-
ca solo ‘ballare’, per ‘giocare’ si usa
hÀje cong., perché? jôkat(i)
hÀ#a ‘tipo di veste’) in M. ‘gonna’, cf. Ìme ‘nome’) jÌme (cf. p. 93) significa
pp. 71. 72 inoltre ‘omonimo’; jÌme mu sa zòvê
hândav agg.; schifoso, sporco; peggiora- PÈtr ‘si chiama Pietro’
tivo îndok e normalmente (secondo p. 93) jîn-
hi per ih ‘loro’ v. p. 105 dok m., la 21a ora del giorno (secondo
hîp ‘attimo’ [da tempi antichi] ancora in la antica numerazione italiana); dall’ital.
M.: do hîp, dò u-híp ‘da un attimo in tocco?; zvònî j., ‘suonano le 21’
(poco fa)’ B. 50 ishódati, ìshÓdam impf., uscire
hÌtiti ‘gettare’) je mu sa hÌtila nÁ-grl, in ìskati ‘cercare’) pres. Ìskam
base all’ital. gettarsi al collo di qual- iskípjeti ‘traboccare nel bollire’) in M.
cuno iskípit ‘screpolarsi’ (del pane nel cuo-
h̵a ‘casa’) l’espressione comune per cere)
‘casa’, cf. pp. 54. 73; h. gradska, casa Ìskle avv. ‘da dove?’; cioè iz-kle formata
comunale, Sm. 34; h. do ¯ive, villa, in base a odkle
B³. XVIII ister (per istr o ister) p. 200, n. 32, 5, v.
hjadum m., tipo di torta ripiena di for- Ìstra
maggio e uova che si fa a Pasqua, G., Ìstinan ‘vero’) la forma indeterminata
Sm. 34 Ìstin ancora in M.: fàt ìstein B. 2,
hlèmu™ati, -™am impf., scuotersi, tžbuh ugualmente l’avv. Ìstino ‘davvero, ef-
hlèmu™a fettivamente’
hlib v. krÙh Ìstra e normalmente (secondo p. 93)
hÒš per ho™eš ‘vuoi’, v. p. 100; hôuš B. jÌstra avv., di mattina; probabilmente
22 contratta da iz jutra; sutrîstr ‘domat-
hót per hoditi ‘andare’, v. p. 139 tina’ da sutra istr; sÈkond-îstr ‘la
hrániti ‘nutrire’) in M. solo ‘nascondere’ mattina seguente’

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Vocabolario

iš per is-iz ‘da (dentro)’, v. p. 104 no per ambedue le forme; v. p. 107


Ìvan e normalmente (secondo p. 93) jÀšu™ ‘a cavallo’
Jìvan m., Giovanni, v. pp. 48. 84 jèbati v. ngícati
ìzdÚst per izdúpsti ‘scavare’ jeli, smo – per smo jÌli ‘abbiamo man-
ìz#útiti se ‘arrabbiarsi abbastanza’) in M. giato’, v. p. 91
‘inacidirsi’: ovi suratko je izljutan jèlitica f., sanguinaccio (cf. p. 184); non
(iz#utan secondo p. 95 per iz#uten e dal protoslavo jelito, che compare con
quest’ultima forma è = part. pret. pass. lo stesso significato in serbocroato
con significato aggettivale secondo p. solo nel dizionario di Micaglia, mentre
140) conserva il significato originario ‘inte-
ìzmazati ‘spalmare, imbrattare’ [non in stino’ in boemo e polacco
V]) anche in M. jema per ima-jima in Bara³, p. 194, è
ìzmoriti ‘stancarsi’ [da tempi antichi] ìz- una forma usata nel dialetto di Spala-
moren e (secondo p. 95 con a per e) to, ma non nel dialetto molisano
ìzmoran ‘stanco’ jèna per jedan-jedna, v. p. 133
izmútniti, ìzmÚtnem pf. per mútiti jênas per jedanaest, v. p. 106
ÌzvÁna ‘da fuori’ [da tempi antichi] in M. jèsa per jesam ‘io sono’, v. p. 106
izvána jezèrina ‘avvallamento paludoso’ [zona
costiera] anche in M.
J ji- per i-, v. p. 93
jîndok v. îndok
jÀ™a f., p. 199; dall’abruzz. giacche, ital. jÌstra v. Ìstra
giacca; sorprende la ™, ma cf. juna™ Jìvan v. Ìvan
per junak, p. 193 jôka f., chioccia; cf. jôkati sa; in B. 54
jÀgoda ‘bacca’) è in M. specialmente la jòkka
mora 1. jôkati, -am, impf., giocare, dall’abruzz.
jaki¯a f., mela selvatica, G., B³. XII; po- jucá’. v. p. 99; j. nà-kÁrt ‘giocare a
co probabilmente un’abbreviazione per carte’; j. nÁ-prsta ‘giocare a morra’
divjaki¯a 2. jôkati sa, jôkam sa impf., ‘essere
jÀma ‘fossa’) anche ‘tomba’ chioccia’; sa jôka kÒkoš; probabil-
jÀmiti ‘afferrare, togliere’) in M. ‘prende- mente onomatopeico; cf. jôka
re, afferrare’; sa j. ‘andarsene’ jÒpe e (secondo p. 95) jÒpa per opet ‘di
jamívati, jàmÍvam impf. per jÀmiti; in A nuovo’, v. pp. 105. 107
jam#ivati da Stulli jû! interiez. che esprime sorpresa, cf. in V
Jân$ m., arcangelo, v. p. 107 jÙ ‘urrà!’ e in A ju per esprimere dolo-
jápan, -pna m., calce; in tempi antichi re (dal XVI secolo)
anche in A, ma quasi esclusivamente júha ‘brodo’) è in M. solo l’acqua in cui
nella forma jápno, che è registrata ai è stata cotta la pasta; il ‘brodo’ si
nostri tempi per Fiume e dintorni; ov- chiama brôdo
viamente la stessa parola come vapno, juna™ p. 193 in una canzone in Kova³i™,
cosicché si potrebbe presupporre *ap}- versi 4 e 10, probabilmente solo inav-

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Vocabolario

vertitamente per junak, ma quest’ul- kàfÚn, -úna m., contadino; dal molis. e
tima forma non esiste secondo G. nel abruzz. cafóne
dialetto molisano; cf. Juvâc kafùnica f., contadina; da kàfÚn; in mo-
Jureša v. p. 98 lis. cafona
Juri™ v. p. 98 kafûnka f., contadina, B³. VII
jùrnÁta f., (giorno), paga giornaliera, B. kâjta f., germoglio di vite; in base all’ital.
2: grèdÁhu po jùrnâti ‘andavano per cacchio, abruzz. càcchie?
paga giornaliera (lavoravano come kalàndrela f., allodola; dal vastes. calan-
giornalieri); dall’abruzz. *jurnata (cf. drèlle
jurnatare ‘bracciante’) kálati, -Ám pf., scendere, calare; dal va-
justivati, -vam impf., rimettere in ordine, stes. e abruzz. calá’
p. 196, in una canzone in Kova³i™, kal$a f., G.; dall’ital. calcio, essendo
verso 8; per una forma perfettiva *ju- stata sostituita l’affricata sorda dopo
stati da derivare da un abruzzese una l con quella sonora secondo la
*ajuštá’ (ital. aggiustare) pronuncia abruzz., sorprende però an-
jÙšt avv., ‘giusto’, B. 5; dall’abruzz. che il cambiamento di genere
jušte kalívati, kàlÍvam impf. per kàlati
jùtorak e (secondo p. 96 jùtarak per uto- kÀmara ‘camera’) anche in M. accanto
rak ‘martedì’, v. p. 107 alla (più rara) parola stânca
Juvâc v. p. 229, n. 51 kàmba¯a f., dal vast. *cambagna (cf. cam-
bagnáte), ital. campagna, v. p. 105
K kàmbati, -Ám impf., vivere, campare:
kâmbat B. 70; dal vastes. e abruzz.
kÀ e (secondo p. 95 in posizione atona) ke cambá’
cong., che, perché, talché; dal cam- kamìµÓla ‘gilè da donna’ [da tempi anti-
pobass. (D’Ovidio p. 172), vastes. e chi e da Ragusa]) in M. il gilè del co-
abruzz. ca stume da uomo, v. p. 70; dal molis.
kàbÁn ‘cappotto’ [da tempi antichi; camiciola
sull’isola di Veglia [kabÀn] in M. kà- kampànÁra f., campanile, B. 13; dall’i-
ban, che corrisponde all’accentuazio- tal. *campanara
ne kabÀn; il k. non è identico, com’è kÀna f., dall’abruzz. canne, ital. canna
stato detto a p. 57, con il plâšt, ma si (nessun trst)
tratta del soprabito invernale fornito di kÀnaka f., collana d’oro, v. p. 72; dal
maniche, che si indossa come il man- molis. cannaca
tello a ruota (plâšt) sulla µÙpa kanap, -apa m., G.; senza dubbio in base
kÀ³a f., dall’ital. caccia (lov è sconosciu- all’ital. campo, abruzz. cambe; ³init
to); pÒ™ kÀ³ ‘andare a caccia’, v. 144 k. ‘coltivare il campo’, v. p. 178, n. 12
kà³ati, -Ám impf., cacciare: kac¡at B. 46; kàndati, -Ám impf., cantare (nessun pi-
dal vastes. caccijé’, abruzz. caccijá’ vati); dal vastes. e abruzz. candá’; cf.
ka³àtÚr, -úra m., dall’ital. cacciatore; kàntati
(nessun lovac) kanèlÍr, -íra m., dall’abruzz. canelére

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(ital. candeliere) Kastèlu³ m., Castelmauro (prima ‘Ca-


kan$elàrija f., municipio, dall’ital. can- stelluccio’), v. p. 37
cellaria kÀša ‘pappa’) in M. fango della strada
kàntati ‘cantare’) anche in M. accanto a kÀš-kavùnisk f., tipo di dolce (p. 74), v.
kàndati p. 104
kapìšÓla f., nastro di grembiale (v. p. kàštÍg, -íga m., dall’ital. castigo (abruzz.
71); si chiamava in tempi antichi pâš; caštijá’ ‘punire’); ³ít komu k. ‘punire
dal molis. capisciola, abruzz. capi- qualcuno’
scióle, capiscéule kàšÚn, -úna m., cassone, dall’abruzz. ca-
kâpiti, -im impf., capire; dall’abruzz. scióne
capé’; kÒ kâpi, prÒstri ‘chi capisce, kÀti, kÀjem per tkÀti, ³em (tkam, tkem)
perdona’ ‘tessere’, v. pp. 106. 135
kap#ati, -#am impf., gocciolare: mu ka- kàtÍna f., catena; dall’abruzz. catène
p#aju mizura iz nos, G.; per kÀpati, - katìni#a f., collana (v. p. 72); dal vastes.
p#Ém in V catinëjje, abruzz. catenijje; cf. kòlÁna
kàrafa f., caraffa, antica misura napole- kavàlÍr, -íra, cavaliere; dal vastes. cava-
tana di liquido, B. 62; dall’abruzz. lire
carrafe kaµívati ‘dire’) in M. ‘mostrare’
kârdija, -ila m., cardellino; dall’abruzz. ke in posizione atona (secondo p. 95) per
cardille (ital. cardello), quindi la e kÀ
ital. non fu concepita come una ¹ sla- kêja, interiez., sì; forse dall’ital. che
va, come si è pensato a p. 92 Kêl m., Michele, v. p. 85; probabilmente
kârga f., da càreche vastes. e abruzz., da un diminutivo ital. *Chel di Mi-
ital. càrico, ma presuppone una forma chele
dial. ital. con carg- che è anche la ba- kî pronom., quale, v. pp. 130. 131
se della forma kÀrag-kârga (non in kiša v. dÀµd
A!) comune a Ragusa kléjem per kunem ‘bestemmio’, v. p. 135
karìta f., ‘elemosina’; po (= po™i) po-k. klòbÚk ‘cappello’) anche in M.; v. p. 70
‘andare per l’elemosina’; dall’ital. ca- klúpak, -pka m., per klupko n. ‘gomito-
rità lo’, v. p. 116
Kârlo Ví™a, v. p. 49 k#íšte accanto a klíšte ‘pinza’, v. p. 102
Karlovic, Ivan –, v. p. 49 k#úsiti sa, k#ûsim sa impf., ‘litigare’
Karlovi™, Ivan –, v. p. 49 ko™a f., coppia, G.; dal molis. cocchia,
karnòvÁ, -ala m., dall’ital. carnevale, abruzz. cócchie, v. p. 99
abruzz. carnevale, vastes. carnivále; kokot v. pijevac
la o in karnoval- si spiegherebbe più Kôla m., Nicola; dall’abruzz. ’Cóle Fi-
facilmente semmai dalla forma abruzz. namore p. 40
carnavale con a atona kòlÁ³ ‘pane in forma di una ruota’) in M.
kàroca f. carrozza; dal vastes. carròzze ‘tipo di pasta dolce’
kÀsno ‘tardi’) anche in M. (non docna); kòlÁna f., dall’ital. collana (abruzz. e
³ìnî kÀsn in base all’ital. fa tardi vastes. culláne), v. p. 72); cf. katìni#a

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kol¹vka v. zÌpka kostriµ ‘tipo di piante’ [da tempi antichi])


kÒlubar m., piccione (a Montemitro); per in M. kostrîµ ‘tipo di pianta comme-
gÒlub(ar), cf. p. 105; antiquato gÒ- stibile’, probabilmente lo stesso come
lub, altrimenti pì³Ún o palùmela kòstriš
kÒ#iti, -im pf., colpire; dal vastes. còjje, kòši#a per košu#a ‘camicia’ (v. p. 70), v.
abruzz. accòje’, ital. cogliere p. 95
kòmbÍna e kùmbÍna f., confine m., dal kòštati ‘costare’) anche in M.
vastes. cumbëine f., v. p. 102 krÀjem ‘vicino’) si usa anche come av-
kombinívati, -bìnÍvam impf., confinare; verbio, jÌmaš jena lÌbri™ kr. ‘aveva
da kòmbÍna, cf. in B. 45 kombina che un libretto vicino (a sé)’; anche vè™a
significa a quanto pare ‘confina’ kràjjam ‘più vicino’ B. 64
komìdati v. kumìdati krá#in agg., del re; v. p. 145
kÒ-na avv., forse; v. p. 106 kresa f., pasta dolciastra, v. p. 78
konsi# m., dall’ital. consiglio e non dal- krÈsti per krasti ‘rubare’; v. p. 93
l’abruzz. cunºìjje; p. 176, 16 krìjÁt m., ‘domestico’; dal molis. criato
konsumívati, -sùmÍvam impf., dall’ital. krìv¯a³a ‘urli’) in M. tipo di fico, G.
consumare (abruzz. cunºume ‘consu- krîµ ‘croce’) v. rÀlica; put do k. = ital.
mo’) Via Calvaria
konzèrvati, -Ám pf., dall’abruzz. *cun- kroma³ m., finocchio, G.; in A koròmÁ³
ºerva’, ital. conservare (da tempi antichi)
konzì¯ati, -Ám pf., dall’abruzz. cun- Krû³, Krú³a m., Acquaviva-Collecroce;
ºegna’, ital. consegnare v. p. 34 (nota 30)
kÒpica f., ciondolo (v. p. 72), forse kru³ìfis v. rÀlica
identico con kòpica ‘piccola scarpa fi- krÙh ‘pane’) anche in M. (nessun hlib)
ne’ A; cf. bèrlok krùnela f., la 22a ora del giorno (secondo
kòpina (kopîna) per kupina ‘rovo’, v. p. l’antica numerazione ital.); dal molis.
96 coronella, vastes. crunèlle ‘coronci-
kÒrko avv., quanto; da kol(i)ko, v. p. 102 na’, chiamata così, perché a quest’ora
kôrp m., corpo; dall’abruzz. còrpe; kípîm si recita nella chiesa la corona (il
u kôurp ‘bollo (di rabbia)’ rosario)
kòrpet e (secondo p. 95) kòrpat m., krÙnica) in M. ‘corona’ (v¹nac non è co-
giacca da donna, cf. p. 71; dal molis. e nosciuto) e ‘rosario’, in quest’ultimo
ital. corpetto; k. skamiµâni (o sênca significato in V da Spalato
rukávi) ‘giacca senza maniche’, dal- 2. krúµiti ‘setacciare’) in M. krÙµit µÌto
l’ital. scamiciato kŽv m. per krv f. ‘sangue’, v. p. 122
kôrta f., corte, giustizia; dall’abruzz. cór- kÙciti sa, -im sa pf., partorire (della ca-
te; je sa stÌskl kôrt ‘si radunò la c.’ gna); in Montenegro okuciti se, in V
kosa v. vlâsi oštèniti se, cf. in A kúcati se ‘essere
kôst m. per kost f. ‘osso’, v. p. 122 in calore’
kostriš ‘tipo di piante’ [da tempi antichi]) kú³ak ‘cane’) anche in M.; pÀs ha un al-
in M. kòstriš ‘tipo di verdura’ tro uso

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Vocabolario

ku³ê¯a pl., cagnolini; del sing. kÙ³e (cf. bruzz. cuscìne


p. 123); mi sa krîvu k. ‘gridano dei kut ‘angolo’, v. p. 7
cani (nel mio ventre, cioè l’intestino)’ kÙvica f., la parte (con la forma di un
= ho fame, B³. XV semicerchio) del giogo che a guisa di
kù³Ín, -ína (ku³în, -îna) m., dall’ital. collare cinge il collo del bue; in V.
cugino; di regola solo nel nesso brÀt tè#iga; dal vastes. cuvëzze, abruzz.
ku³în, pl. brÀtja ku³îni ‘cugino’ cuvèlle
kù³Ína dall’ital. cucina kuµìtÚr, -úra m., sarto; dal vastes. cu-
ku³ìnier, -iéra m., dall’ital. cuciniere sciutáure (ital. cucitore)
kù#Ún, -úna m., dall’ital. coglione, a- kvâ#a f., dall’ital. quaglia (prepelica è
bruzz. cujóne sconosciuto)
kumànati, -Ám pf., dall’ital. comandare kvà#Áta f. latte coagulato; dall’abruzz.
(abruzz. *cummanna’) quajate
kùmbet m., dolci; dall’abruzz. cumbètte, kvârt m., v. tÙmina
vastes. cumbàtte, pl. cumbìtte, v. p. kvÀš avv., ‘quasi’, B. 4; dall’abruzz.
102 quaçe Finamore p. 28
kùmbÍna v. kòmbÍna
kumèncati, -Ám impf., cominciare (trans.), L
sa k. (intrans.); dal campobass. cu-
meƒn²á D’Ovidio p. 161, abruzz. cu- lÀ³an ‘affamato’) anche in M.
menºá' lâma f., frana; dall’ital. lama ‘pozzan-
kumìdati e (secondo p. 93) komìdati, ghera’ (perché una pozzanghera si for-
-Ám pf., ‘ordinare, accomodare’; dal ma dove c’è una frana)
vastes. cummujjé', cf. abruzz. accò- làmÉnt m., dall’ital. lamento
mede ‘acconcime’ larg m., piazza, G.; dall’abruzz. larghe
kùmpa¯ m., G.; dall’ital. compagno laskítati, làskÍtam impf., ‘lampeggiare’
kunténtica f., dall’ital. contentezza; do per lÀsnuti (anche lasknuti) pf. A (la
kunténtice nè-staješ nà-vrât forma lasniše se non è, come suppone
kÙrac cf. ³Èla Budmani la 3a plur. aor., ma – così
kûrba ‘puttana’ [nelle zone nordocc. e come prasniše nella stessa frase – la
nello sloveno]) anche in M. 3a sing. imperf. di un verbo pf. per
kÙr³ m., coniglio; dal molis. curcio ‘co- denotare la ripetizione del fenomeno,
niglio’, abruzz. curce ‘porcellino d’In- cf. p. 135
dia’; n. pl. kur³ê¯a, v. p. 123 lÀstavica ‘rondine’) in M. ‘farfalla’; la
kùrÍna f., vento da SSE; dall’abruzz. rondine si chiama rÈnula
curine lÀštrik m., il vento da SE; dal molis. la-
kûrta avv., vicino; dall’abruzz. curte (s. strico (cf. Archivio glottol. ital. XV,
v. córte) p. 179)
kûs ‘pezzo’ [da tempi antichi] ancora in lâvdica f., navetta del telaio; v. p. 107
M., G. 1. láza ‘apertura nel recinto’ [da tempi
kùšÍn ‘cuscino’) anche in M.; dall’a- antichi e dall’Istria] anche in M.

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Vocabolario

làza¯e f. pl., dall’ital. lasagna, v. p. 74 lov, lovac v. kÀ³a, ka³àtÚr


(abruzz. sagne) lòzina per loza ‘vite’, solo nella canzone
lecijuna f., dall’ital. lezione, abruzz. lez- di maggio a p. 197; forse solo una
zïone (Finamore, p. 14), dat komu “licentia poetica” del cantore un po’
lecijunu ‘dare una lezione a qualcu- alticcio!
no’, v. p. 176, 27 lûg ‘cenere’) anche in M.
lèjat suze B. 36 significherebbe secondo lula v. pÌpa
G. ‘raccogliere le lacrime’, apparter- lupeµ v. marìjÓ
rebbe quindi a lÈjiti con il significato lûrc m., orso; forma sincretica dall’a-
originario del lat. legere bruzz. l'urze
lÈjiti, -im impf., dall’ital. leggere, a- lùšija ‘ranno’ [da tempi antichi nella zo-
bruzz. lègge', ma presuppone una for- na costiera settentrionale]) anche in
ma ital.-dial. *lejje', v. p. 98 M. dal campobass. lušija D’Ovidio,
lenat, lenda agg., debole, G.; dall’abruzz. p. 151, abruzz. luscìje
lènºe; quanto alla t-nd cf. pàrenat #e#ati se, -am se impf. dondolarsi, #. na
lèncÚn e lìndzÚn, -úna m., dall’ital. len- gro³ke ‘dondolarsi a due a due, seduti
zuolo, abruzz. lenºole, lenºule con con le gambe incrociate’, G.; gro³ke
cambiamento di suffisso; cf. in A lìn- rimpiazza forse kro³ke (cf. § 66), e
cÚn, lìncuo questa parola potrebbe dunque essere
lêvati, -am impf., dall’abruzz. allevá’, in collegamento con krok ‘passo’; cf.
ital. allevare in A #é#ati ‘cullare’, #. se ‘camminare
lÌbri™ ‘libriccino’ [Istria] anche in M. barcollando’; cf. il ritornello homo na
li³nik v. mÈdik #e#o nella canzone di L²e#o a pp. 198/9
likar v. mÈdik #e#o v. #e#ati se
lìmbÉrn (limbêrn) m., inferno (nessun pa- #e#ujkaj, ritornello in una canzone, p. 198;
kao) dall'abruzz. 'mbèrne, però di una senza dubbio in collegamento con #e#o
forma sincretica *limbern, v. p. 102 #ûd m., ‘uomo’; formato dal plur. #ûdi
lìndzÚn, -úna m., lenzuolo; cf. lèncÚn probabilmente solo in Italia in base
lìngva³ m., dall’ital. lingua, B. 66 all’ital. uomini-uomo
lîtra e lîtrija f., dall’ital. litro (abruzz. #Ùha f., buccia (dell’uva); probabilmente
nitre Finamore, p. 15); jènu lìtriju B. in collegamento con #uska, cf. bielo-
62, nu lítru 71; sorprende il cambia- russo ëóõøà (Mikl., Etym. Wbch. s. v.
mento di genere, probabilmente in ba- luska)
se al peso litra f. ‘libbra’, usuale nella #Ùhati, -am impf., sbucciare (l’uva)
zona costiera in tempi antichi
livi v. màn$Ín M
lÒ$a f., dall'abruzz. lògge, ital. loggia
lÒka accanto a lÒkva ‘pozzanghera’, v. p. mâ ‘madre!’ [Ragusa] anche in M. dal-
106 l'abruzz. ma’
lopàtati ‘appianare il grano con la pala ma adv. particella “dài!” in frasi impera-
[lopata] tive, hÒte na-mÀlo ma-gôr ‘dài, veni-

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Vocabolario

te un po’ su’; forse dall’ital. mo con a l’abruzz. mandené'


per o in sillabe atone (cf. p. 95) màndÍra f., grembiale, p. 171; dal molis.
mÀ³iti sa, -im sa pf., partorire (della mandera, abruzz. mandére
gatta), B. 18; in V omáciti se màneštra ‘minestra’ [nelle zone nordoc-
mÀ³ka ‘gatto’, v. p. 104 cidentali]) anche in M. dal campobass.
ma³kàrÓn m., gatto grande; da ma³ka meneštra, D’Ovidio, p. 164, abruzz.
con il suffisso ital. -arone, di cui com- meneštre, ma forse anche dal venez.
pare tuttavia solo una parte nell’ital. e manestra
abruzz. gattóne mangàmÉnt m., dall’ital. mancamento in
mà³ok m. caglio di formaggio; dall’abruzz. base alla pronuncia abruzzese (-ng-
macciòcche per -nc-)
magla v. màglina mâng(o) cong., nemmeno; dall’abruzz.
màglina ‘nebbia’) in M. maglìna (ma- manghe
glína); magla non esiste màn$Ín agg., dall’ital. mancino in base
mâj avv., dall’abruzz. maje, ital. mai alla pronuncia abruzzese (-n$- per
màjÁ, -ála m., dall’abruzz. e ital. majale; -nc-); rúka màn$îna (livi è scono-
màjja B. 61 sciuto)
majèlÍski avv., v. bÙra e p. 104 maniskalku p. 179, 7 è l’italiano mani-
màjÉs m., maggese: mâjes B. 45; dall’a- scalco con la desinenza meridionale -u
bruzz. majése Mára ‘Maria’) v. p. 84
mâjo m., festa del Primo maggio, v. pp. marìjÓ, -óla m., ladro (lupeµ non esiste);
75. 76 dall’ital. mariuolo, abruzz. marïóle f.
makarúne m. pl., maccheroni, v. p. 74; ‘ladra’ (ladro = latre)
dall’abruzz. maccarone, pl. maccarune màrteja, -ela m., dall’ital. martello, a-
mâl n. sg. m. ‘piccolo’, v. p. 125 bruzz. martelle
maldràtati e maltràtati, -tÁm impf., masàrija f., masseria; dall’abruzz. mas-
dall’ital. maltrattare (abruzz. *mal- sarìje
drattá'?) mÀskul m., essere vivente di sesso ma-
mÀlin m., mulino, v. pp. 54. 87. 93 schile; dal campobass. masculeƒ D’O-
mÀm ecc. per imam ecc., v. p. 97 vidio, p. 159, abruzz. máscule (ital.
mama³ô$a f., ragnatela (pÀu³ina ha un maschio)
altro significato); dal molis. mamma- matarac ‘materasso’) anche in M. matà-
ciocio, abruzz. maciuce, maciaragne; rac, dall’abruzz. matarazze
nel campobass. mamma™oŒ'ce ‘bec- màtÚn, -úna m., dall’abruzz. matóne,
chino’, che è da dedurre, secondo ital. mattone
D’Ovidio, p. 177, da mamma™a ‘co- matùtÍn, -ína m., dall’ital. mattutino, a-
tone’, perché i becchini portano una bruzz. matutine Finamore, p. 14
sopravveste di cotone puro mbÀ³a avv. e prep. con gen., di fronte;
màmÍna (mamîna) f., levatrice; dal mo- davanti, in, p.es. štÒ jÌma mÀ³ka
lis. mammina, abruzz. mammìne mbÀ³a zùbi? ‘che cosa ha il gatto nei
mÀndenati, -am impf., mantenere; dal- denti?’; dal campobass. ’m paccia (=

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Vocabolario

ital. in faccia) D’Ovidio, p. 166, a- amicizia, come singolare serve àmÍk


bruzz. mbacce, v. pp. 98. 102 mÌjeh ‘sistola’) mîh significa anche ‘cor-
mbàrkati sa, -Ám sa pf., dall’ital. imbar- namusa’ (in A mjèšnica)
carsi (abruzz. *mbarcarse): sambàr- mì#Ár ‘biglietto da mille’) anche in M.,
kat B. 59 dall’abruzz. mijare, v. p. 134
mblâd per mlad ‘giovane’, v. p. 107; cf. minàrÓla f., bastone di legno che serve
$uvindu nella produzione del formaggio; dal mo-
mblátati, mblâtam per mlatiti ‘trebbia- lis. minarola
re’, v. p. 107 Mîng m., Domenico; dal campobass.
mblíko per mlijeko ‘latte’, v. p. 107 Mingheƒ D’Ovidio, p. 158, abruzz.
mbòštati, -Ám pf., appoggiare; dal molis. Minghe Finamore, p. 25
mbostare, abruzz. 'mbuštá' Mingi™ m., forma vezzeggiativa di Mîng,
mbrÀkata f., intaglio della ha#a v. p. 85
mbrâva f., formica; da mrav, v. p. 107, mÌsa ‘messa’) anche in M. (e nient’affat-
con cambiamento di genere in base to maša!)
all’ital. formica, abruzz. furmìche mÌšÁr ‘poiana’) mÌšar o m. do-zÍdî
mbrÀvar m. picchio; da mrÀvÁr, v. p. ‘pipistrello’
107 mištìkot m., dall’ital. mostocotto, abruzz.
mbr̵a per mr¹µa ‘rete’, v. pp. 98. 107 muštècòtte Finamore, p. 12
mburnívati, mbùrnÍvam impf., inforna- mìzÚr, -úra m., moccio, ghiacciolo; dal
re; dall’abruzz. 'mburnacá' serbocroato mosur?
mê³ avv., invece; dal campobass. 'm me- mìtati, -Ám pf., invitare; dall’abruzz.
ceƒ D’Ovidio, p. 151, abruzz. 'mméce 'mmetá'
Finamore, p. 37 mitívati, mìtÍvam impf. per mìtati
mè™ati ‘gettare, mettere’) mè™ati gr⯠mlijè³nica ‘tipo di fungo’) in M. mli³ni-
‘seminare il granturco’, B. 3 (in A da ca ‘tipo di fichi’
tempi antichi); m. zûbe ‘fare i denti’ mÒrem per *moµem ‘posso’, v. p. 104
med prep., fra; tuttavia ho udito solo mÒµdÁni ‘cervello’) vŽ™ mÒµdane ‘mette-
mênami ‘fra noi’, con dileguo della d re giudizio’
(cf. p. 106) mrlakìna m., soprannome in generale per
mÈdik m., dall’ital. medico e non dal- un pastore, G., mentre Makušev (Çà-
l’abruzz. mèdeche (li³nik o likar sco- ïèñêè p. 42) afferma che Mrljakin è
nosciuti) un soprannome dei membri della fami-
mésta f., tipo di misura; dall’abruzz. glia Mirco; potrebbe essere possibile
meººétte m., ital. mezzetto; sorprende che questa parola in fin dei conti fosse
il cambiamento del genere; cf. tÙmina in relazione con Morlacco?
mÈštar ‘maestro’) anche in M.; prestito mrlina f., carne di un animale crepato,
portato dalla Dalmazia e non dall’a- G.; cf. in V mrlèdina ‘pelo di un ani-
bruzz. maštre male crepato’
mÈštrica ‘maestra’) anche in M. mŽluš m., odore (buono); cf. in A mÌrlÍs
mì³Ícije (mi³îcije) f. pl., amici; dall’ital. (dalla Dalmazia)

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Vocabolario

mrlùševica f., tipo di pere fragranti mûtane pl. f., dall’ital. mutande, campo-
mŽlušiti, -im impf., odorare (bene) bass. *mutanne (cf. D’Ovidio, p.
mŽmorica f., ‘la mormorante’ (così si 176); cf. p. 70
chiama una fontana che è nascosta mútiti ‘intorbidire’) anche ‘rimestare (un
dietro una siepe alta, cosicché si sente liquido con un cucchiaio)’, cf. in BJ
il suo mormorare prima di vederla); l’esempio con mutiti japno ‘rimestare
probabilmente dall’ital. mormorare; la calce’
pût do mŽmorice ital. = via Fontana mûµin agg., dell’uomo, v. p. 145
Mormorizza
mŽšav ‘magro’) in M. ‘deboluccio, non N
sano’
mrtav) v. ™a™era nÀ! v. bÀk nÀ!
mû™ati sa, -am sa pf., accovacciarsi na per jedan-jedna, v. p. 107. 131
mÙha ‘mosca’) vàzÉt mÙhu ‘ubriacarsi’ nàbbñ ‘in disparte’, B. 22, per na banu,
mÙja, múla m., dall’abruzz. mule, ital. v. p. 98
mulo, v. p. 201 nablá³iti sa per naobla³iti se ‘annuvo-
múka ‘farina’) anche in M. (non brašno) larsi’, v. p. 97
mùlica f., mula; da mÙja-múla nabo#i per najbo#i, v. p. 106
MundìmÍtar, -tra m., Montemitro, v. p. nàbuhnuti ‘gonfiarsi’ [Ragusa] anche in
37; la -nd- secondo la pronuncia M. sa n. (della pasta)
abruzz., invece di -nt- na³ìniti ‘fare’) in M. ‘condire’ (in V za-
mûnt agg., matto ³initi)
mÙra f., folla; dall’abruzz. mòrre ‘greg- 'nada p. 200, n. 33, 6, ‘allora, in quei
ge’ tempi’, probabilmente onda adattato a
mùrÍz, -íza m., tipo di uva; dal molis. tada
murriso nafà³ati sa, -³Ám sa pf., dall’ital. affac-
mùrtÁ, -ála m. mortaio; dal campobass. ciarsi
murtale° D’Ovidio, p. 158, abruzz, nahódati sa, nàhÓdam sa impf. per na-
murtale hoditi se ‘trovarsi’
mÙs m., faccia; hÌtit mÙs ‘molestare’; dal náko e (secondo p. 95) náka avv., così;
molis. mus, campobass, musse° D’O- náko, bÒµe, bîl per ‘amen’, v. p. 84;
vidio, p. 165, abruzz. musse (ital. mu- da onako (v. p. 96)
so) namùrÁta f., dall’ital. innamorata
mùstÁ™ ‘baffi’) in Molise mùsta™ dal- námurati sa, -rÁm sa pf., dall’ital. in-
l’italiano mostacchio (e non dal greco namorarsi
ìýóôáî, come assunto in BI) nàmusiti sa, -im sa pf., imbronciarsi; da
múš interiez., grido con cui si adescano i mÙs ‘faccia’
gatti; in A mic, mis Nani™ m., vezzeggiativo di ‘Giovanni’,
mÙšin agg., solo nel toponimo Dûbe ital. Nanne, v. p. 85
mÙšine nei pressi di Acquaviva; forse nàpri prep. con gen., davanti a; da na-
l’agg. poss. muha prid, si usa come preposizione in base

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Vocabolario

all’ital. avanti, p.es. nÁpri ¯Èga ‘da- dall’ital. dissanguare


vanti a lui’ ndzÒ¯a f., sugna; dal campobass. 'n²oña
nâpri per najpr¹ ‘prima’, v. p. 106 D’Ovidio, p. 168, abruzz. 'nºógne
nàprtiti ‘caricare, mettere sulla schiena’; nÈka! lascia stare! cf. štokav. Dial. col. 218
in base all’ital. caricare anche ‘cari- nÈkmo e (secondo p. 95) nÈkma, v. p. 137
care un fucile’; nàpr™ena pÙš ‘fucile né#a accanto a nèdi#a ‘settimana’, v. p. 107
caricato’ nè mrem accanto a nè morem, v. p. 97
nastup ‘quello su cui si cammina’) p. nÈput m., nipote, figliastro; di origine
198, n. 31, verso 10 na nastup gra™a dalmata antica a causa dell’ accento,
nÀš ‘nostro’) govòriti nà-našu ‘parlare cf. nÈpÚt – nÈpÚ³a a Ragusa (perciò
al nostro modo’ (cioè nella nostra lin- non dall’abruzz. nepóte m.)
gua = serbocroato)’, cf. p. 67 nÈputa f., nipote, figliastra; dall’abruzz.
nâve™e per najve™e, v. p. 127 nepote f.
nàzÁd ‘indietro’) nÀza(d) anche come nêš per ne™eš ‘non vuoi’, v. p. 136
prep., p.es. nÀza vrât ‘dietro la porta’, ngànati, -Ám pf., ingannare; dall’abruzz.
in base all’italiano dietro; nÒge Ìz- 'nganná', v. p. 98
nazad in base all’ital. piedi di dietro ngàrati, -rÁm pf., trovare, indovinare;
nâza¯i agg.-num., ultimo; da najzad¯i, dall’abruzz. 'ngarrá'
cf. p. 106 ngàrgati sa, -Ám sa pf., incaricarsi; dal-
nazat per nazad ‘indietro’, v. p. 105 l’abruzz. *ngargarse da 'ngarecarse
Ndrej m., Andrea; dall’abruzz. 'Ndrèjje, ‘appesantirsi’, v. p. 159
v. p. 98 ngarívati, ngàrÍvam impf. da ngàrati
ndž¯ela f., bacca di biancospino; da ngícati, ngîcam impf., ‘futuere’ (accanto
un’ital. *internella? a jèbati, cf. anche òrati); cf. venez.
ndrungati, -am pf., troncare, recidere, p. guzzar (propriamente ‘affilare’), an-
180, 7; da un ital. *introncare; cf. che gìcati se A
štrungati n$êr avv., di fronte; dal molis. nger
ndÙt avv. completamente; dall’abruzz. n$ì¯Ír, -íra m., dall’ital. ingegnere in ba-
*ndutte, ital. in tutto se alla pronuncia abruzz., v. p. 98
nduvìnati, -nÁm pf.; dall’abruzz. 'ndu- nÌdir per nigdir ‘da nessuna parte’; nì-
vená', adduvená', ital. indovinare; der B. 59
probabilmente non giusto in B. 71 nìje ‘non è’, nijèsu per nisu ‘loro non so-
dovjènati no’, v. p. 91
ndzàkati, -Ám, pf.; dall’abruzz. 'nºac- nÌknuti ‘germogliare’) è in M. l’espressi-
cá', ital. insaccare, v. p. 98 one abituale per ‘nascere’, p.es. kÀ(d)
ndzakívati, -dzàkÍvam impf. per ndzàka- si nÌkla?
ti nÌkor, nÌkrog ecc. per niko, nikoga ecc.,
ndzÀn avv., interamente; dall’abruzz. v. p. 107. 131
*nºane (= ital. *in sano) per l’agg. nísa per nisam ‘io non sono’, v. p. 106
sane ‘intero’ nÌš™e per ništa ‘niente’, v. p. 54. 100;
ndza¯ívati, ndzà¯Ívam impf., salassare; anche nÌš™o e nÌš™a, v. p. 131

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Vocabolario

ništrica f., pallore (anemia) nelle ragaz- ta, tentare’) in M. ‘spidocchiare’: oba-
ze, G. ™i ušenga oppure oba™i na glavu;
nÌzgore avv., (verso) giù: nìzgôr B. 54 brat je ju obaša ušenga, je ju obaša
noguk gen. duale di noga, v. p. 124 glavu, G.; accanto al presente norma-
nÒhat per nokat unghia, v. p. 103 le obaðem si può avere per caduta
nòmo(j) per nemoj, v. p. 95 della o inziale con sostituzione della ð
nÒna f. (accanto a bÀba) dall’abruzz. con j (v. p. 99) anche una forma ba-
nonne, ital. nonna jem: baji! ‘spidocchia!’, p. 148, 28
nônda avv., allora, un tempo; probabil- Òbedva per obadva, v. p. 133
mente da *ononda, cf. p. 96 Òbedvi f. ‘entrambe’, v. p. 89
nónde e nondéka avv., là; probabilmente òbrezati ‘tagliare intorno’) sa òbrizati
da *ononde, cf. p. 90. 96 ‘tagliarsi’
nòsiti ‘portare’) sa nòsit ‘comportarsi’; obù³iti sa, -Ím sa pf., da bù³iti sa, B. 19
in base all’ital. portarsi obu³ívati, obù³Ívam impf., indossare
nu³ f., noce; dall’abruzz. nóce, pl. nuce, òcat ‘aceto’) anche in M. (non kvasina!),
secondo Makušev (Çàïèñêè, p. 49) al gen. sg. octa, v. p. 104
sarebbe l’unico in uso ad Acquaviva; Ò³a m. per o³i f., ‘occhi’, v. p. 122
personalmente però ho sentito solo óde e odêkar per ovde ‘qui’, v. p. 90. 106
òrih òjÁti pf., togliere; dal protoslavo oj÷ti, v.
nùtÍcija f., dall’ital. notizia p. 93; da presente funge jÀmim; part.
pret. att. II f. sing. Òjela, v. p.93
± òmblÁni (omblâni) avv., due anni fa; da
onomlani, v. p. 107. 174
¯Àt per g¯ât ‘tibia’, v. p. 106 Òpedva accanto a Òbedva ‘entrambi’, v.
¯èov, ¯èvog accanto a ¯ègov ‘suo’, v. p. p. 105
105; ¯ev-, v. p. 130 òprcati sa, -am sa pf. da pŽcati se (in V
¯Ìfog accanto a ¯ihov, v. p. 130 e in M.) ‘accoppiarsi (delle capre)’, B.
¯íjati, ¯îjem per g¯iti-g¯ijem ‘marcire’, 19
v. p. 106 òrati ‘arare’) anche ‘futuere’; cf. ngícati
¯Ìla per g¯ila ‘argilla’, v. p. 106 ordìnati, -Ám pf., dall’ital. ordinare e non
¯ôj per g¯oj-gnoj ‘concime’, v. 102. 106 dall’abruzz. *urdená'
¯Òštra f., inchiostro; dal campobass. ño- òrih ‘noce’ [Dalmazia]) anche in M., v.
štre° D’Ovidio, p. 163, abruzz. gnò- p. 91; ³ít na óriha ‘giocare con noci’;
štre cf. nu³
òrudziti sa, -im sa pf., arrugginire, B.
O 52; da rudza ‘ruggine’
òskriti, Òskrim pf., mettere a nudo, sco-
òbabiti se ‘partorire (di una donna)’ [da prire; probabilmente per *od-skriti,
Sarajevo]) anche in M.; cf. teliti se e dove skriti ‘nascondere, coprire’ fu
zbÀbiti se concepito come parola semplice; part.
obá™i [Ragusa] per obí™i ‘girare, far visi- pret. pass. Òskren

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Vocabolario

òskrÚška per *oskoruška, oskoruša ‘ne- paláko per polako (v. p. 96): paláka
spola’, v. p. 97 palâk B. 72 in base all’ital. pian piano
òstan ‘pungolo’ [nei dintorni di Spalato]) PàlÁta f., Palata, v. p. 38
anche in M. palùmela f., colomba; dal napolet. pa-
óstati, óstanem pf., lasciare; da ostaviti, lummella; cf. pì³Ún, gÒlÚb
v. p. 107 pÀmet m. per pamet f. ‘ragione’, v. p.
Òš cong., ‘e’, quando due membri vengono 122
riuniti in un concetto sintattico, p.es. pàneja, -ela m., pagnotta; da un ital.
jâ Òš tî (noi due insieme); v. 105 *panello
òtac ‘padre’) solo a S. Felice (probabil- panetu¯a³a f., un tipo di fico, G.; pro-
mente anche a Montemitro), ad Ac- babilmente da un ital. *panettone
quaviva invece táta pàntica f., tipo di dolce, v. p. 67; collega-
òti™ m., il bersaglio nel gioco delle p#Ò³ke to allo sloveno potíca ‘tipo di dolce’?
Òtka f., vangolino (in M. fissato a una pâpera f., anatra, oca; dall’abruzz. pape-
delle estremità dell’ostan); compare re (ital. papera ‘oca giovane’); cf. gÙ-
anche in Belostenec, ma come attrezzo ska
indipendente, mentre Stulli lo identifi- pàpÓn, -óna m., piroscafo, B. 59; dal-
ca erroneamente con ostan; dovrebbe l’ital. vapore
essere noto anche nelle Bocche di Cat- pâr ‘paio’) na pàr-uri nÓ™ ‘alle due di
taro; cf. in V ÒtÍk e in Miklosich, notte’, p. 171, 6
Etym. Wbch. s.v. 2. tük paràdÍz, -íza m., dall’ital. paradiso
Òvi™ m., la parte anteriore e superiore che pÀrat, pârta m., dall’ital. parte con sor-
collega la rÀlica (alla quale è fissato il prendente cambio di genere; a parat
lèmeš) con il giogo; nelle Bocche di boµij ‘da parte di Dio’ p. 180, 7 do-
Cattaro questa parte dovrebbe chia- vrebbe essere secondo G. za parat b.
marsi o¯ica parcina, -ala m., partecipante, socio,
espressione con la quale si chiamano
P reciprocamente il proprietario terriero
e l’affittuario, G. (in Sm. 36 impreciso
pâ³ cong., perfino, certamente; cf. in V parcimâ); dall’ital. partecipare?
pá³e-pá³ek pàrenat, -Énda m., parente; dall’abruzz.
pÀjiz m., dall’abruzz. pajése, ital. paese parènde; al nom. sing. la t resta inva-
pÀjizan m., B. 14; dall’abruzz. pajisane riata perché è separata tramite la a
‘compaesano’ dalla n, mentre negli altri casi il lat.
pakao v. lìmbÉrn -nt- diventa -nd- in abruzz.
pâkta avv., poi, in seguito; probabilmente pàrÉntica (parêntica) f., fidanzamento:
formato in base a jop(e)ta; cf. pâtka ³ìnû parêntic ‘fanno il fidanzamento’;
pÀla f., pallottola dall’abruzz. palle, ital. dal molis. parentezza, abruzz. paren-
palla; B. 13 dézze ‘parentela, parentado’
pàlac m., dall’abruzz. palazze, ital. pa- parÈs avv., forse; secondo il dott. C. Bat-
lazzo tisti dall’abruzz. *paresse ‘pare’

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Vocabolario

parlàmÉnt m., colloquio; dall’ital. par- pêna avv., dall’ital. appena


lamento, p. 169, 17 pênditi sa, -dim sa pf., pentirsi; da un
pâs ‘cintura’) così si chiamava il nastro ital.-dial. *pendirse (abruzz. penetìr-
del grembiale, adesso si chiama kapì- se)
šÓla, v. p. 71; pas babin ‘arcobale- penìtÉncija f., dall’abruzz. peneténºïje,
no’, G. ital. penitenza
pÀs ‘cane’) in M. esclamazione, con cui pêr m., ?: pêar B. 52
si cacciano i cani, B. 67 pêrje ‘piumaggio’) vale in M. come sin-
pasìjati, -jÁm impf., passeggiare; da una golare ‘penna’; p.es. jÈna dÒbar pêr-
forma ital.-dial. ipotetica *passejá’ je ‘una buona penna’
(abruzz. passeggiá’) pèrmetiti, -im pf., promettere: mì je
pÀsti se ‘essere in calore [della cavalla]’) permetì(j) B. 70; si tratta di una con-
in M. anche dell’asina fusione dell’ital. permettere con pro-
pÀštin m. vigna di un anno; dal molis. mettere; anche in abruzz. prumétte’
paštino, abruzz. pàštene (ital. pastino significa ‘promettere’
‘terreno preparato per piantarci’ pešèkÁn (pešekân) m., dall’ital. pesce-
patána f., patata; dal molis. patana, cane
abruzz. patane petrovka f., tipo di pera, B³. XII
pâtka avv., poi, in seguito; probabilmente pezur, -ura m., tassa, Sm. 36; dall’abruzz.
per metatesi da pakta pesóre ‘peso’, pl. pesúre ‘tasse’
patrùn$Ína f., giberna, B. 12; dall’a- pìcÉ# m., colletto di pizzo, v. pp. 72sg.;
bruzz. patrungine (ital. *patroncina) dall’abruzz. pizzille ‘pizzo’
pÀu³ina ‘ragnatela’) solo ‘vista anneb- pìckÁta f., pizzico, B. 23, per picikata;
biata’, p.es. jÌmam kÀna pÀu³ein nÀ- dall’abruzz. pizzecate
o³i; cf. mama³ô$a pi³ak, -³ka m., balordo, B³. XV
pauk v. rÀk pì³Ún, -úna m., dall’ital. e abruzz. pic-
PÀvuja, -ula m., Paolo; obsoleto; cf. pp. cione; cf. gÒlÚb, kÒlubar, palùmela
86sg. (in abruzz. Pàvele, Pèvele). pijèvac ‘gallo’) anche in M. pívac (nes-
101. 107 sun kokot)
pê™ ‘forno’, v. p. 75; diventato maschile pili³un m., pelliccia, G.; dall’abruzz.
in M., v. p. 122 pellecióne
pèda™ m., calcola del telaio; dall’abruzz. pÌ#uh m., nibbio; in V pì#uga; anche in
pedácchie sloveno piljuh (pi#uh), v. p. 103
pelègrÍn, -ína m., dall’ital. pellegrino pinez ‘denaro’, v. p. 7; cf. pjÈnezi
pê#a m., spanna; da peda#, -d#a v. p 106; pîn$a f., tegola; dal molis. pingia, abruzz.
è sorprendente che accanto a dvâ pê- pénge
#a, trî pê#a si dica anche na pê#a ‘una Pini™ m., vezzeggiativo per ‘Giuseppe’,
spanna’ come accusativo, quindi di g- Pino, v. p. 85
nere maschile; molto probabilmente la pi¯a f., tipo di dolce di Pasqua, G.; dal-
forma del duale (e del plurale) pe#a è l’abruzz. pigne
stata trasferita anche al singolare pÌpa (pîpa) f., dall’abruzz. pippe, ital.

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Vocabolario

pipa (lula sconosciuto) XV; cf. in Dalmazia (nel diz. di Par-


pipìjati, -Ám impf., fumare tabacco, B. ³i™) p#uska con lo stesso significato;
25; da un ital. dial. *pipijá’ (ital. pi- tutto onomatopeico
pare) p#Ò³ka f., pedina (da gioco), cf. 81; da
pÌp#e m., pulcino; in V pÌle, a Ragusa plo³ka (cf. p. 102) e nello stesso mo-
pÌple do come plôjka (Montenegro) e plôvka
pip#êna pl. di pÌp#e, v. p. 102 (Ragusa) in collegamento con plosan,
pîta f., pietà; dall’abruzz. pite, p. 162, 2 -sna ‘piatto’; ³ít na p#Ò³k(e) ‘giocare
pivati v. kàndati a pedine’
pivcar, -ara m. pollaiolo, B³. XIII, con- pò³ekati ‘aspettare’) anche ‘spettare’ in
testato da G., in ogni caso ci si do- base all’italiano, tèab nè po³ka bàd-
vrebbe aspettare *piv³ar nit B.27
pízda v. ³ûrla pÒd ‘piano, pavimento’) in M. ‘solaio’
pizija, -ila m., dall’abruzz. pesélle, ital. pÒdveza ‘giarrettiera’) v. p. 70
pisello (in Makušev, Çàïèñêè, p. 49, pokran (secondo p. 95) per pokren part.
sbagliato piz; corretto invece in Ve- pret. pass. di pokriti ‘coprire’, p. 176, 31
gezzi-Ruscalla p. 22 piziè pokrívati ‘coprire’) (joka) pòkrîva jâja
pjànÉta f., oroscopo; dall’abruzz. piané- ‘(la chioccia) cova le uova’ B. 54
te (ital. pianeta m.): se ³íni lèa pjànÉt pola per pošla, v. p. 106
B. 53 probabilmente sbagliato per sa polìmati, -Ám pf., sporcare: sa polìma
³ini leji(t) pj. ‘ho fatto fare l’orosco- tuna hà# B. 47
po’ in base all’abruzz. lègge la piané- pomìta³a straccio con cui si pulisce la
te ‘tirar l’oroscopo’ stufa; da un *pomitati impf. da po-
pjÈnezi ‘denaro’) anche in M. pÌnezi mesti
‘denaro’; il colore denari nel gioco pònijeti ‘portar là’ pòniti, -nèsÉm signi-
delle carte italiano fica normalmente ‘guidare’ in base al-
plÀh ‘rapido, impetuoso’) ‘lento, indolen- l’abruzz. purtá' che significa ‘porta-
te’, p.es. gredâše plÀho, µéna plÀha; re’ e ‘guidare’
si deve iniziare da un significato origi- popù#ica vescichetta (della pelle); dal-
nale ‘pauroso’, che si sviluppa in due l’abruzz. pùpele ‘boccia, enfiato’, pu-
direzioni diverse: chi ha paura, si av- pelitte m. pl.
vicina da una parte con avversione al- porànati, -Ám pf. da rànati
l’oggetto di cui ha paura, ma dall’altra pòrtÚn, -úna m., dall’ital. portone
cerca di allontanarsi tanto più presto posramòtiti sa, -sràmotim sa pf., vergo-
da esso gnarsi; in V. posrámiti se
plàh#iv agg., pauroso (accanto a plàš#iv); pòstÓ ‘scarpa’ [Croazia] anche in M. pò-
contaminazione di plah e plaš#iv stÓ, -òla (in V pòstola), v. p. 70
plâšt ‘cappotto’) in M. ‘mantello a ruo- pÒšta ‘posta’) nà-pošt in base all’ital.
ta’, v. pp. 69 (nota 51). 71 apposta
p#eska f., schiaffo; si bi ti hitio jemu pôt ‘sudore’) anche in M. (znoj scono-
p#esku ‘se ti dessi uno schiaffo’ B³. sciuto)

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Vocabolario

potégnuti ‘tirare (trascinare)’) anche priseg falsi ‘fare uno spergiuro’, G.;
potégnit koga ‘sparare a qualcuno’ in il cambiamento di genere probabilmente
base all’ital. tirare che significa anche in base all’ital. giuramento
‘sparare’ prise$ívati, -sè$Ívam impf. da prisé™i
pÒtka f., ferro di cavallo; probabilmente pžkÓka (prkôka) f., pesca che non si
solo un accorciamento meccanico di stacca dal nocciolo; cf. prÀskola; dal
potkova molis. percoca, abruzz. precóche,
pòva³a f., dolce raffinato, v. p. 78; pro- percóche
babilmente da *poa³a e questo da po- prkôndan avv., il terzo giorno; da preko-
ga³a, v. pp. 105. 107 ondan, v. p. 94
povijèdati ‘dire, raccontare’ [Risano]) prkósutra per prekosutra ‘dopodomani’,
anche in M. povídat v. p. 94
prasàrija f., porcheria, ti s' rèkâ prô da pro™i cf. p. 114; prô vÒdu
prasàrij', B³. XIV; cf. a Ragusa pra- ‘sporgere querela’, v. p. 57 (nota 45)
³àrija; in base all’ital. porcheria, da prohódati, pròhÓdam impf., passare at-
cui viene anche il suffisso traverso; sa pr. in base all’ital. pas-
prásiti sa, prâsim sa pf., partorire (della sarsela; in V. solo prohódati se ‘pas-
scrofa), B. 18; in V oprásiti se seggiare’
prÀskola f., pesca che si stacca dal noc- prôp avv., vicino, B. 60; probabilmente
ciolo; cf. pžkÓka; da un abruzz. *prez- sbagliato!
zecola diminutivo da prezzeche conta- prosívati, pròsÍvam impf. da prÒsiti ‘chie-
minato con il serbocr. praskva ‘pesca’ dere l’elemosina’
prÀskva ‘pesca’) anche in M. (nessun pròstriti per prostiti ‘perdonare’, v. p.
breskva) 107
pŽ³ m., caprone; non in V, ma invece in pròvÍn³a f., dall’ital. provincia; provìn³
BI B. 66
prégniti, prêgnem pf., aggiogare; in V pŽs m. per prsi pl. f. ‘petto’, v. p. 122
solo come composito pŽst ‘dito’) jôkat nà-prsta ‘giocare alla
prÈja f., filato; v. p. 98 morra’, v. p. 81
prejo a S. Felice per smŽ³ka, v. p. 78 prstáši m. pl., tipo di pasta (strangola-
prêmiti sa, -mi sa impf., dall’ital. e preti), secondo quel che si dice, chiama-
abruzz. prèmere ta così perché viene fatta con le dita
prepelica v. kvâ#a pžšut ‘prosciutto’) anche in M. (non dal-
pr°`g
ama B. 34 dovrebbe essere il gen. l’abruzz. presutte)
sing. di prvi ‘il primo’ pŽtiti ‘caricare sulle spalle’) in base all’i-
prÌje ‘prima’, v. p. 91 taliano caricare anche nel senso ‘cari-
prisé™i, prìsÉgnÉm ‘giurare’), prisé™i dì- care il fucile’
vÓjku ‘sposare una ragazza’; prisé™i pžvî dân m., lunedì; così anche nella
‘sposare’, p.es. Ìðu prisê™ Dalmazia settentrionale e nelle Bocche
prÌsega ‘giuramento’ [in Stulli ed in Cro- di Cattaro, ma non a Ragusa
azia]) in M. priseg m., p.es. vazet pžµÚn, -úna m., dall’ital. prigione, v. p.

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Vocabolario

94; a p. 201, n. 34, 8, tvoj sin je ‘lavorare il caglio di formaggio (pre-


prµun si trova invece di “...u prµun” mere con le mani)’
secondo p. 144 ra³iti, -im impf., lavorare: ra³e ¯ive Sm.
pÙca f., penis (accanto a (kÙrac, brÀt) 29, probabilmente un errore di stampa
pÙcakan m., per l’ital. puzzola per rabe, perché la forma ra³iti mi
pÙ³ ‘cisterna’ [Ragusa]) anche in M. venne contestata da G.
pu³ehà³i™ m., tipo di cespuglio; v. p. 103 rÀja f., rabbia; dal campobass. raja
pÙha f., ghiro, lira (moneta); in base al D’Ovidio p. 160, abruzz. raje
modello dell’abruzz. lire che significa ràjati sa, -Ám sa pf., arrabbiarsi; dall’a-
‘ghiro’ ed è nello stesso tempo anche bruzz. arrajarse
la denominazione per la lira; dal mo- rÀk ‘granchio’) in M. anche ‘ragno’ (pauk
mento che lire è femminile anche il sconosciuto), G.
pÙh m. ‘ghiro’ serbocroato diventò fem- rÀlica ‘ceppo dell’aratro’ [zona costiera
minile. Viene a mancare dunque la meridionale]) anche in M., dove ha
spiegazione di pÙha nel significato inoltre il significato di ‘ciondolo’ (ob-
‘lira’ data a p. 33 soleto); per l’ultimo significato oggi-
puha³ m., soffietto, G. giorno si dice normalmente krîµ oppure
pùjati, -Ám pf. appoggiare; dall’abruzz. kru³ìfis (dall’ital. crocefisso); proba-
appujá' bilmente aveva originalmente la forma
pùlastar, -stra m., dall’ital. pollastro di un ceppo d’aratro; v. p. 72
(abruzz. *pullaštre, cf. pullaštrare rÀme ‘spalla’) nÁ-ram significa non solo
‘pollaiolo’) ‘(mettersi) sulle spalle’ ma anche ‘(to-
pùlmÓn m., dall’ital. polmone; pulmôun gliersi) dalle spalle’, p.es. jamívati nÁ-
B. 6 ram ‘togliere’
pùlzÍn, -ína m., dall’ital. polsino (cf. rampikívati sa, -pìkÍvam sa impf., dal-
abruzz. pólºe ‘polso’) l’ital. arrampicarsi
pù#Íski agg., v. bÙra e p. 104 rana v. fèrÍta
pûr avv., anche, altrettanto; dal campo- rànati, -Ám impf., conservare (un albero)
bass. pure° D’Ovidio p. 171, abruzz. con terra; probabilmente da ravnati
pure rà¯ota f., rana; dall’abruzz. ragnatte
pûst ‘deserto, incolto’) ‘viziato, maledu- ‘bambino piagnucoloso’ (“Dim. spreg.
cato’; ti s'pust B³. XV, govori pusto di rana” F.)
XIII rapàna³a f., navone; dal molis. rapa-
pÙša f., fucile; per puška, v. p. 106 naccia (in abruzz. rapanacce m. ‘su-
diciume’)
R raspòtiti sa, ràspotim sa pf., ‘iniziare a
sudare’ (a S. Felice); in BI opòtiti se
rab ‘servitore’, v. p. 7 (da tempi antichi)
rábiti ‘essere schiavo’ [Lika] in M. lavo- rastáliti, ràstÁlim pf. da taliti ‘fondere’
rare; ‘servire’; in base all’ital. lavora- rastìfͳ, -í³a m., fuochi d’artificio; dal
re anche trans., p.es. r. mà³ok molis. artificio, abruzz. artefìcïe

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Vocabolario

ràzbiti ‘rompere’) anche r. (invece di re rifugio’; dall’ital. ricettare


slomiti) rûku; cf. skžšiti; part. pret. ri³etívati, -³ètÍvam impf. da ri³ètati
pass. râzb#en, v. p. 140 rîe™ per re™i ‘dire’, v. p. 90
ràzbo#en agg., ammalato; effettivamente rijÁ, -ála m., regalo, G.; dall’abruzz. ri-
il part. pret. pass. di sa-razbòliti in jàle; cf. dâr e rèjÁ
base all’ital. ammalato da ammalarsi rijàlati, -Ám pf. regalare; dall’abruzz.
ràzduµiti, -im pf., prolungare *rijala', cf. rijàle ‘regalo’
rázlok per razlog ‘motivo’, v. p. 105 rìkat m. dall’ital. ricatto, abruzz. reccat-
rÈdet m., dispensa; dal molis. réddito te; ³ít rìkate ‘fare ricatti’, B. 12
re$ìstrati, -Ám pf., dall’ital. registrare, rìkota f., dall’ital. ricotta
B. 66 rîna f., arena, sabbia; dall’abruzz. réne
rÈhtar m., giudice; dal tedesco Richter, v. ital. rena, in cui la e della sillaba radi-
pp. 54. 235 cale venne presa come ¹ slava, v. 92
rèjÁ, -ála m., regalo; dall’abruzz. rijàle; rìspuniti, -im pf., rispondere, dire; dal-
v. rìjÁ l’abruzz. *aresponne', 1 sing. pres.
rÈ#a f., porcile; dall’abruzz. arèlle, 'rèl- arespónne Finamore, p. 42; cf. rè-
le, con palatalizzazione della l, v. p. spÓnditi
102 rispu¯ívati, -spù¯Ívam impf., da rìspuniti
rênditi sa, -im sa pf., dall’ital. rendersi ritirívati, -tìrÍvam impf., accogliere; dal-
(abruzz. arrènne’ = ital. rendere) l’ital. ritirare
rendívati sa, rèndÍvam sa impf. da rên- rìvati, -Ám pf., dall’ital. arrivare, abruzz.
diti sa arrevá'
rÈnula f., rondine (cf. lÀstavica!); dall’a- rkomànati, -nÁm pf., raccomandare; dal-
bruzz. rénnola, rénele l’abruzz. *reccummaná', v. 94
répac, -pca m., passero; da *vrabac con rÒ™a f., cespuglio; dall’abruzz. ròcchie
-re- per -ra- v. p. 93; p per b si trova romì¯ati ‘scorrere’) 3 sing. ròmî¯a; cf.
al nom. sing. anche in rêpak -rêpka škrÀp#ati
(Blato sull’isola di Curzola, Slovinac rôtula f., vecchio peso napoletano di ca.
III, p. 88), cosa che dovrebbe essere 890 g; dal molis. ròtolo
un collegamento di etimologia popo- ròvati, -vÉm impf. ragliare, B. 54; in ser-
lare a rep ‘coda’ piuttosto che un’ana- bocroato normalmente revati, ma cf. in
logia in base ai casi obliqui (repca ecc.) sloveno rjoveti, rjovem ‘urlare’ e nel
rèspÓnditi, -im pf., dall’ital. rispondere; dizionario etim. di Miklosich s. v. rjü
cf. rìspuniti rûb ‘fazzoletto da testa’) in M. ‘tovaglia’
résti per rasti ‘crescere’, v. p. 93 rubica f., tovagliolo, G.; cf. spârta
rèštati, -Ám pf., dall’ital. arrestare ru³ìnÍk, -íka m., fazzoletto da testa’ (v.
reza¯ p. 200, n.32, 5, probabilmente per pp. 71. 72; da ru³nik ‘asciugamano’,
rizánci ‘tagliatelle’ v. p. 97
rî³a per ri³ in base all’ital. parola, v. p. rÙdza f., ruggine, je vèrga rùdz (=je sa
122 òrudzil) B. 52; dall’abruzz. ruººe
ri³ètati, -Ám pf., accogliere, sa r. ‘trova- rÙho ‘vestiti’) biancheria; písat r. ‘regi-

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Vocabolario

strare il corredo e la dote che ottiene la dagnolo ‘tipo di cavalli di provenien-


sposa’ za sarda’
rukuk gen. duale di ruka, v. p. 124 se (normalmente proclitico) cong., dall’a-
rušèto (rušéto) per rešeto ‘setaccio’, v. bruzz. e ital. se; inoltre anche si, che o
p. 95 si è sviluppato secondo p. 95 da se o è
ruštìjati, -jÁm pf. arrostire; dall’abruzz. forse il si latino conservatosi in molis.
*arruštijá' sÈ$ m., sedia, v. p. 73; dall’abruzz. segge
rvèndati, -Ám pf. diventare, dal napolet. (ital. seggio)
arreventare con -nd- abruzz. per -nt- sej avv., comunque, B³. XV
sÈkar accanto a svÈkar ‘suocero’, v. p. 106
S sÈkarva per svèkrva ‘suocera’, v. pp. 94.
106
sÀ per sad ‘adesso’, v. p. 105 sÈkon-dân avv., il giorno seguente; con-
sa per sam ‘io sono’, v. pp. 106. 136 tratto da ital. secondo e dan
sàdÁ ‘adesso’), ³e#ade do sada, p.184, sÈkond-Ìstr avv., la mattina seguente;
10, in base all’ital. la gente di adesso contratto da ital. secondo e Ìstra
sàhÁtra (sahâtra) avv., stamattina; da sèmÁj avv., sempre, accorciato dall’a-
sega jutra, v. p. 103 bruzz. sèmpremá
sÀka f., dall’ital. sacco, abruzz. sacche sênca prep., dall’ital. senza (abruzz.
m.; cf. vrÈ™a; l’ital. sacca e l’abruzz. senºe); sênca kÈ ‘senza che’
sacche f. hanno il significato di ‘borsa’ servàtÚr, -úra m., dall’ital. (e abruzz.)
sÀka e (secondo p. 95) sÀke drÙgo mÀlo servitore
avv. ‘da un momento all’altro’; da svaki sêrviti, -im impf., dall’abruzz. servì',
‘ognuno’ con s- per sv- (cf. p. 106)? ital. servire
pressappoco ‘ogni altro momento’ sÈstri™ ‘figlio della sorella’) anche in M.,
sÀki accanto a svÀki ‘ognuno’, v. p. 106 Sm. 27
sàko³a f., dall’abruzz. saccòcce, ital. setati, -am pf.: s. kal³u, p. 179, 2, dal-
saccoccia (v. p. 71 l’ital. assestare (assettare) un calcio
sàlma$ m., carico; dal molis. salmaggio sf- per sv-, v. p. 102
sàlvati, -vÁm pf., dall’abruzz. salvá’, sfàšati, -Ám pf., dall’ital. sfasciare
ital. salvare (nessun spasti) sfèrdzati, -Ám pf., stracciare; dall’abruzz.
sÀn-snÀ ‘sonno, sogno’) in M. sÀn-sÀna, sferºá' (non dall’ital. sverzare)
v. p. 94 sfrtùnÁn agg., dall’ital. sfortunato, v. p. 94
sandòlÍna f., dall’abruzz. sanduline, ital. sfùnati, -Ám pf., sfondare; dall’abruzz.
santonina; sandolîn B. 51 sfunná'
sangvìna³ m., dall’abruzz. sanghenacce, si v. se
ital. sanguinaccio sÌmo avv., (verso) qua; del tutto normale
saràgola f., tipo di cereale; dal molis. in autori antichi e in zone icave; cf.
saragolla Miklosich, Etym. Wbch, s.v. sjü 12)
sarda¯ólo (?) m., tipo di cavallo; sar- sìndÚr m., notizia, dÀt s. komu ‘dare no-
dea¯óle n.pl., B. 66; dal molis. sar- tizia a qualcuno’; dall’ital. sentore

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Vocabolario

(abruzz. *sendore?) skor³àkrÁp m., vento dal NNE; dal mo-


sínice nella canzone di maggio a p. 197, lis. scorciacapre ‘scoiacapre’ (molis.
n. 29, verso 5; né il cantante né nessun scorciare ‘scoiare’); così si chiama
altro poté spiegarmelo questo vento, perché è freddo in inver-
sÌnik m., sindaco; dal campobass. sine°- no e perciò fa morire molte capre; v.
che° D’Ovidio, p. 176, abruzz. çìneche p. 105, dove si deve correggere che la
Finamore, p. 14 metatesi si è realizzata già in italiano,
si¯úrin agg., del signore (si¯ur), v. p. 145 dato che l’ital. capra è nell’abruzz.
sÌr ‘formaggio’) sÌr do-kô¯ = ital. cac- crape
ciocavallo, abruzz. caçecavalle skÒzen agg., gravido (della capra), B. 18;
sìrîš v. sÌrÍšte in V skÒzan, -zna
sÌrÍšte ‘caglio di formaggio’) sìrîšt ‘ca- skòziti sa, skÒzim sa pf., partorire (della
glio di formaggio, tartaro’; nel secon- capra), B. 18; in V okòziti se
do significato è successa una contami- skri¯a v. škr̯a
nazione con *sr¹š, per il quale si dice skžšiti ‘rompere’) anche sk. rûku; cf.
però anche sìrîš, v. p. 97 ràzbiti
sjÀ¯en agg., gravido (della pecora), B. skrumati sa, -am sa pf., bruciarsi, G.: jè
18; in V sjÀ¯an, -¯na se skrùmala dòla ù oga¯ B. 72
sjÈsti ‘sedersi’) sÌsti (v. p. 91) in M. an- skÙcen agg., gravida (della cagna), B.
che ‘incominciare’, p.es. je sÌla stȯat 18; in Montenegro skÙcan, -cna, in V
‘incominciò a gemere’ skÒtan, -tna
sjìzeali, smo – per smo izili ‘abbiamo skûh, accorciato da skuhan ‘cotto’, B.64
mangiato (tutto)’, p. 73, probabilmen- skumbariti, -im pf., G., dall’italiano scom-
te per smo si izili parire, presuppone però una forma
skamìµÁn agg., senza maniche, v. kòrpet dialettale *scumbari' (cf. in vastese
skànati, -Ám pf., dall’ital. scannare, cumbarinºe ‘apparizione’
abruzz. *scanná' (cf. scannáje ‘mat- skùpa ‘insieme’) in M. probabilmente
tatoio’) skÙpa, perché la sillaba radicale nor-
skàrgati, -Ám pf., scaricare, scaricare il malmente non si allunga
proprio bagaglio (scendere da qualche skÙpiti ‘raccogliere’) in M. anche ‘solle-
parte), B. 63; dall’ital. scaricare, ma vare da terra (un singolo oggetto)’
presuppone una forma dialettale *scar- skÙriti, -im impf., saccheggiare, B. 12;
gá' dall’ital. scorrere
skàrpÁr, -ára m., calzolaio; dall’abruzz. skûza f., dall’ital. scusa; in V skûµa
scarpare; cf. p. 70 (zona costiera); vÀdit skûzu ‘avanzare
skavàtÚra f., ‘scollatura della camicia sul una scusa’
petto (v. p. 71)’; dall’ital. scavatura slab v. fjÀk
skÒka part. pret. att. II di skÒknit ‘sal- slÀk per sladak ‘dolce’, v. p. 106
tare’, v. p. 140 slÌva ‘prugna’) anche in M. (nessun š#iva,
skôla f., dall’abruzz. scóle, ital. scuola v. p. 101) ‘prugna’ e ‘un tipo di ser-
skÒlÁr (skÒlar) m., dall’ital. scolaro pente’

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Vocabolario

smÀcen agg., gravido (della gatta), B. 18; ti’, in base all’ital. aver vergogna
in V smÀcan, -cna e sÙmacan, -cna stâti ‘stare in piedi’) stôj dòbro (formula
smŽ³ka f., fiaccola; v. p. 77; per *smri³- di saluto), v. p. 83
ka da smr¹ka ‘ginepro’ stèpliti, stÈplim pf., riscaldare
snòvati ‘ordire’) in M. pres. snÓvam, v. Stifìlͳ, -í³a m., S. Felice Slavo; v. p. 36
p. 135 stÌskniti per stisnuti, v. p. 106; st. sa
sòlÁr, -ára m., pavimento; dall’ital. sola- ‘fidanzarsi’; st. parênticu ‘fare il fi-
ro danzamento’
sôma f., antica misura napol. = 3 tumi- stÒkniti v. štÒkniti
ne; dall’abruzz. sóme (Finamore s.v. stòlica ‘sedia’) in M. ‘tavola (v. p. 73),
tómmele) pasto’ (in base all’ital. tavola)
spâda f., sciabola; dall’abruzz. spade, strašinívati, -šìnÍvam impf., dall’ital.
ital. spada strascinare, abruzz. štrascená'
spârta f., tovagliolo; cf. rubica strîc ‘zio’) anche ‘barbagianni’: ko je tâ'
spÀs m., ‘passeggiata’; pó™ spÀs ‘andare stric? B³. XIII
a spasso’, pònÍti koga spÀs ‘portare a stûp ‘ramo principale, colonna’) pianta,
spasso qualcuno’, in base all’ital. ‘... a albero: st. zê#a, st. jÀbuke
spasso’, ma senza preposizione da- stvâra per stvar, v. p. 122
vanti a spÀs secondo p. 144; dal- sÙbito avv., dall’ital. sùbito
l’abruzz. spasse, ital. spasso sù³Édniti, -nem pf., dall’ital. succedere;
spasti v. sàlvati je bìj sù³Édnut ‘era successo’ B. 2 in
spâta f., maciulla; dall’abruzz. spate ‘gla- base all’italiano era succeduto
diolo’, lat. spatha sûh ‘secco’) in M. ‘secco’ e ‘magro’
spikati, -am impf., dall’ital. spicare; p. sûha zibibbo; da suhva (cf. p. 106); sul-
196; in un canto in Kova³i™, verso 7 l’isola di Lesina ancora súhva, nei
spòdÁr per gospodar, spodàrica per go- dintorni di Spalato sÙvava, a Risano
spodarica, v. p. 107 (in V) sÙvica
spòriti per isporiti ‘sventrare’ sumìjati sa, -jÁm sa impf., assomigliare:
spovídati per ispovidati ‘confessare ti sa sumijàš kana jâ ‘mi assomigli’,
qualcuno’, anche spovédati, v. p. 90 B. 47; dall’ital. somigliarsi
sprâsen agg., gravido (della scrofa), B. supi¯e m., solaio, G.; dal molis. suppi-
18; in Montenegro sprasan, -sna, in gno (da sub-p.); cf. pîn$a ‘tegola’
V sùprasan, -sna suprìsÁta f., dall’abruzz. suppressate,
sprázniti per isprazniti ‘vuotare’ ital. soppressata
spŽta f., dall’abruzz. spòrte, ital. sporta sûr ‘pallido [di colore]’) in M. ‘castano’
v. p. 94; cf. in V spŽtva (Cattaro) sÙrast agg., color caffè; cf. sûr
sramo#ati sa, -#am sa impf., vergognarsi, sùratko m., siero; in V sÙrutka f.
G.; nemòj se sràmo#at B. 26, impre- sus¹d, sus¹da v. vì³Ín, vì³Ína
ciso sa sramulji B³. XIII sùspet m., dall’ital. sospetto (abruzz. su-
sramòta ‘disonore’) anche ‘vergogna’, spètte ‘dispetto’); sa vŽ³ n-sùspet in
p.es. nîmaš sramòtê ‘non vergognar- base all’ital. mettersi in sospetto

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Vocabolario

suspìrati, -Ám impf., dall’abruzz. *su- anche in M., e precisamente forse (co-
spira' (cf. suspire ‘sospiro’), ital. so- m’è sicuro a Ragusa) con l’accentua-
spirare zione škÀtula, che corrisponde meglio
súto¯ e (secondo p. 95) súta¯ per suton a quella dell’ital. scàtola (abruzz.
‘crepuscolo inoltrato’, v. p. 101 scattele)
sutrîstra avv., domani mattina; contratto škàvot m., tipo di cavalli di piccola statu-
da sutra istra, v. Ìstra e p. 107 ra che dovrebbero provenire dalla Dal-
svît, svîtje accanto a cvît, cvîtje ‘fiore, mazia, e perciò vengono chiamati Dal-
fiori’, v. p. 104 mati o Schiavotti in italiano, B 66;
svitlica f., finestra (gergo), G.; cf. fùne- dall’abruzz. šcavòtte
štra ŠklàvÚn, -úna m., slavo, v. p. 67;
svu³ívati, svù³îvam impf., svestire; in V. dall’abruzz. Šcavune per *Šklavune;
svukívati (Montenegro); kuµitûr skû- cf. Š™àvÚn
zom za-ta-òbû™ ta-svù³îva ‘il sarto, Šklavuníja f., terra degli Šklavúni; solo
con la scusa di vestirti, ti sveste’ nella canzone di maggio a p. 197,
verso 2
Š ŠklàvÚnka f., slava, v. p. 67
škÒda ‘danno’) anche in M.
š per (ho)š, ho™eš, v. pp. 136. 142 nota škÒditi ‘danneggiare’) anche in M.
70 škrÀp#a f., goccia; in collegamento con
šâ, šlÀ part. di i™i, B. 56 antico sloveno krop#a, boemo kráp¹,
šÀliti se ‘scherzare’) in M. sa šÀliti ‘gio- russo êðàïëÿ, v. Miklosich, Etym.
care’ Wbch. s.v. kropi-; cf. štÌca
šÀra ‘la variopinta’) gÙ¯ica šâra ‘sotto- škrÀp#ati, -am impf., gocciolare; cf. a
veste a colori’ Ragusa škròpiti (in V ‘spruzzare’) e
Š™àvÚn, -úna m., slavo, ÿ™ávun B. 30, Miklosich, Etym. Wbch. s.v. kropi-
št’avôn 60, šk’avûn 70; dall’abruzz. škr̯a ‘baule’) anche in M. (non skri¯a),
“Šcavune e Šchiavune, m. pl. Nome v. p. 104
volgare del comune di Mozzagrogna, škrôfa f., dall’abruzz. scrófe, ital. scròfa
similmente di Casacanditella” F.; cf. škròp#enica f., acquasantiera
p. 18 e ŠklàvÚn škùfi#a f., copricapo; dall’ital. scùffia
š™êr f., figlia; p. 123 škûr, škúra agg., dall’abruzz. scure, ital.
šíbak accanto a šípak, ‘melagrana’, v. p. scuro; se ³ìni škûr in base all’ital. si
105 fa scuro
škÀla f., scalino; pl. škÀle ‘scala’; dall’a- šmo per (ho)™emo, v. p. 136
bruzz. scale, che a sua volta significa šô! interiez., voce per scacciare i polli;
al sing. ‘scalino’ e al plur. normalmen- dall’abruzz. sció, ital. sciò
te ‘scala’ šôša f., così viene chiamata la sorella più
škÀre ‘forbici’ [Slavonia]) anche in M., vecchia dai fratelli più giovani, mentre
v. pp. 48. 54 essa chiama i fratelli con il loro nome;
škàtula ‘scatola’ [zona costiera merid.]) dal molis. scioscia, che è documentato

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Vocabolario

solo per Montelongo (cf. p. 42 štrigun m., dall’ital. stregone, v. p. 81


špÌja f., dall’abruzz. spìje, ital. spia; ³ít štrungati, -am pf., dall’ital. stroncare
šp. in base all’ital. fare la spia con št abruzz. per st e -ng- per -nk-;
štânca f., dall’ital. stanza, abruzz. štán- cf. ndrungati
ºïe; cf. kÀmara štrÙpela e (secondo p. 95) štrÙpala f.,
štâr m., paniere di vimini; dall’abruzz. antica misura di capacità napol., v. tÙ-
štare mina; probabilmente identico a štrÙ-
štàri™ m., diminutivo di štâr pola
šte e (secondo p. 95) šta per (ho)™ete, v. štrÙpola f., un poco; dal campobass.
p. 136 štroppe°la ‘piccolezza’, D’Ovidio, p.
štÈkati sa, -am sa impf., essere in calore 176, abruzz. štròpele f. pl.
(della cagna), accoppiarsi (della gat- štùfati, -Ám pf., dall’abruzz. *štufá' (cf.
ta), B. 19; in V kúcati se (della ca- štufarse), ital. stufare
gna), gòniti se (della gatta); da štene štufívati, -fìvam impf. da štùfati
‘cagnolino’, štektati ‘uggiolare’ šÙma ‘legno secco’ [da tempi antichi e
štetniti, -nim pf., danneggiare, G.; sa št.: dai dintorni di Imotski]) anche in M.
‘venir danneggiati’: fršela stara je sa ‘rami secchi’
štetla (cf. p. 140 skoka da skokniti) šùrjÁk ‘cognato’) anche in M.
štÌca f., goccia; dall’abruzz. štizze; cf. šurjàkica ‘cognata’) anche in M.
škrÀp#a šûrla f., piffero, flauto; a p. 194 šurle
štÌs pronom., dall’ital. stesso noge significa probabilmente ‘gambe
štìvala f., ghetta, v. p. 70; dall’abruzz. sottili come pifferi’, in tal caso a p.
števale, Finamore 11, ital. stivale; 198, n. 31, verso 7, šurle bi³ve sareb-
anche a Ragusa štìvala con lo stesso be usato in effetti al posto di šurle noge
cambiamento di genere, cosa tanto più šurpit m.?, eredità, patrimonio: moj cila
sorprendente per il dialetto molisano je mi osta na malo šurpita ‘mio zio
in quanto lì la scarpa si chiama pòstÓ mi ha lasciato una piccola eredità, je
m. (e non, come a Ragusa crev#a f.) furnija ono malo šurpita ka imaša
štokívati, štòkÍvam impf. da štÒkniti ‘ha scialacquato quel piccolo patri-
štÒkniti, -nem pf., tagliare (con il coltel- monio che aveva’, G.
lo); probabilmente onomatopeico; cf. šúšiti per sušiti ‘seccare’ per assimila-
stÒkniti e in V štÙknuti zione della prima sillaba alla seconda,
štÒkodi per štogodi ‘qualcosa’, v. p. 105 cf. štok. Dialekt, col. 146
štÒmik m., stomaco; dall’abruzz. štòme-
che T
štortan agg., dall’ital. storto con la desi-
nenza slava -an del part. pret. pass. tâ per taj ‘codesto’, v. p. 130
dei verbi della V classe tÀfatan e tÀfetan m., dall’obsoleto abruzz.
štràpÁr, -ára m., boschetto; secondo il taffatane (adesso taffaità, ital. taffettà
dott. C. Battisti probabilmente dall’ital. tafatân e tafetân agg. da tÀfatan ‘di taf-
sterpo fettà’ b̳ve tafetâne pp. 194. 198

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Vocabolario

TalìjÁn, -ána m. Italiano; dall’abruzz. tÒrko avv., tanto; da tol(i)ko, v. p. 102


*Taliane tóte e (secondo p. 95) tóta avv., costì, da
tâlu pronom., tale; oni t., in base all’ital. costì: jÁmi sa tóta! ‘va’ via da costì’
quel tale: do nga tâlu B 23, d'onoga tòvar ‘carico’) in M. (come secondo V a
taloga G. Ragusa) solo ‘asino’
táta m., padre (a S. Felice e Montemitro tŽ cong., e (così); da ter, v. p. 94
òtac); dall’abruzz. tate trÀditi, -im, impf., dall’abruzz. *tradi'
tátin agg., del padre (cf. tradirse ‘svenire’), ital. tradire
Tàvela f., Tavenna, v. p. 40 tràjÍn, -ína m., carro a due ruote, treggia;
tavut m. (dva tavÚta), ‘bara’, G.; dall’a- dall’abruzz. trajìne, ital. traino
bruzz. tavute ‘casa malamente co- trÀ#a f., carro senza ruote; dal molis. tra-
struita, mobile grossolano, anche: glia, abruzz. trajje
abito mal fatto’ trâu# m., falco
tè™i ‘scorrere’) in M. anche ‘correre’, trâv m., dall’abruzz. trave m. (ital. trave f.)
come spesso in autori antichi tŽd per tvrd ‘duro’, v. p. 106
têg ‘tiro, peso ecc.’) in M. ‘lavoro’; cf. p. 7 tždÚn, -úna m., tipo di uva dura; da
tèli™ m., vitello (accanto a tèle); in V solo tvrdun, cf. tŽd
pl. tèli™i (Croazia) trîjaset per tri(d)eset, v. p. 107
tèliti se ‘partorire vitelli’) anche della trì-jena ‘il terzo’, v. p. 118, 16
donna: µêna sa-têlila, v. p. 236 tritati, -am impf., triturare, G.; uno svi-
tÈpal e tÈpÁ, -pla agg., tiepido, v. p. 95; luppo successivo di tr¹ti, forse per
cf. Miklosich, Etym. Wbch. s.v. tep- 2 contaminazione con l’ital. triturare
têrc num., dall’ital. terzo, v. p. 134 trlicati, -am impf., t. lan ‘maciullare il
téta ‘zia’) in M. anche ‘matrigna’; in ba- lino’, B³. XII; in V trlì³ati
se all’abruzz. zije ‘zia, matrigna’ (Dalmazia); da trlica ‘maciulla’
tÌca ‘uccello’) in M. ‘femmina di un tipo tžnova³a ‘tipo di prugna’), trnòva³a
di uccello’ ‘tipo di pera selvatica’
tÌ™ ‘uccello giovane’) in M. ‘maschio di t¼sje ‘vigna’ [nei dintorni di Petri¯a]) in
un tipo di uccello’, v. p. 106 M. tŽsje con sillaba radicale breve, cf.
tÌja – tÌla per ht¹l – ht¹la, v. pp. 103. p. 114
106 trst v. kÀna
tijela f., teglia, G.; dall’abruzz. tijèlle trûmbati, -am impf., suonare la tromba;
‘padella’ da *trumba (abruzz. trombe) ‘tromba’
tÒc m., dall’ital. tozzo; ³ít koga na t. in tucùlati, -Ám pf., bussare, t. vráta
base all’ital. fare qualcuno a pezzi ‘bussare alla porta’ per t. na vrata
tòci™ m., diminutivo di tÒc (cf. p. 144; dall’abruzz. tuzzulá'
tôda avv., anche, altrettanto, B. 63 tu³ac m., pestello, G.; in V tÙ³ak
tòde blàµenic ‘codesta (è) la (chiesa tuj ‘straniero’, G., v. pp. 98. 188
della) Madonna’, B. 59; probabilmen- tÙmina e (secondo p. 95) tÙmena f., an-
te per tót(a) je ‘costì è’ tica misura di capacità napol. di 56 l;
Tômas m., Tommaso, v. p. 85 1 t. = dvî méste (ital. mezzette), 1 mé-

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Vocabolario

sta = dvî kvârte (quarti), 1 kvârta = ‘introdurre’ (p.es. le pagnotte nel forno)
³ètiri štrÙpele (ital. misure); dall’a- ùjahati e (secondo p. 95) ùjehati ‘andare
bruzz. tómmele (ital. tomolo) nella via (a cavallo)’; dal protoslavo u-
forma più antica tumano, cf. B. di Pa- ¹chati, russ. ó™õàòü
si, Tariffa de i Pesi, e Misure (Vene- ùkreðen part. pret. pass. di ùkresti
zia 1557), foll. 114a, 143b ecc. ‘rubare’, v. p. 140
tûna pronom., tutto, tutti; v. p. 131; col- Ùlica ‘strada’) in M. ‘sentiero nel campo
legato a tutto? (limitato da recinzioni)’
tÙp m., ciuffo di capelli, B. 34; dall’a- umbriti per umr¹ti, v. p. 107; part. pret.
bruzz. tòppe f. e m. att. II Ùmbra, -ala e umbre, -ela, v.
tur™itur a p. 198, n. 31, verso 9, è pro- p. 140
babilmente l’abruzz. turcetóre ‘morsa ùmijem accanto a ùmÍm ‘posso’, v. p.
(per cavalli)’ 135
tùrica anche ‘tipo di erba’ [dal dizionario ûntra avv., dentro; úntra B. 70; per unu-
di Stulli]), in M. tÙrica ‘tipo di pianta’ tra
tÙst ‘grasso’ [Ragusa]) in M. tûst ûpijati, -jem impf., urlare; da v{piti, v.
tùsta³a (tÙsta³a) f., tipo di verdura; pro- pp. 53. 100; a causa di -ijati cf. vÈri-
babilmente da tust ‘grasso’ jati
tvòriti accanto a otvòriti ‘aprire’, v. p. 96 urek m., malocchio (v. p. 81), G. p. 185,
3; si comporta rispetto a urok come
U p.es. greb rispetto a grob
usri per usrid ‘in mezzo a’, v. p. 106
ubívati, ùbÍvam impf. da ubiti ‘uccide- ústa ‘bocca’) u. do pe™a ‘bocca del
re’; in V ubíjati, ma ubívalac ‘assas- forno’, G., in base all’abruzz. vócche
sino’ de fórne
ûb#en part. pret. pass. di ubiti, v. p. 140 ustri per usr¹d ‘in mezzo a’, G.; con t
Ùboh per ubog ‘povero’, v. p. 103 secondaria tra s e r, cf. štok.Dialekt,
Ùboja per ubÓ ‘punto (part. di pungere’, col. 153
v. p. 101 Ùša m. per uši f. ‘orecchie’, v. p. 122;
ù³Ér per ju³er ‘ieri’; può essere tanto lo nìje mu dâ ùšî in base a non gli diede
stadio precedente di ju³er quanto vi- l’orecchio
ceversa essersi sviluppato da quest’ul- ušenga f., pidocchio, G.; da uš, uše¯ak,
timo per dileguo della j- (cf. p. 105 -¯ka ‘piccolo pidocchio’; forse si tro-
ú™i, ûðem pf., andarsene, scappare; dal va -ng- per -nk- secondo la pronuncia
protoslavo u-iti, cf. paleoslavo îóèòè,
îóèòè abruzz., cosicché ušenga (per *uše¯-
russ. óémè ka) sarebbe al posto di uše¯ak a cau-
udijèvati ‘infilare’) come verbo impf. da sa di cambio di genere
ùditi ‘introdurre’: kàda dàµdi, sa ùdi- uštìnati sa, -nÁm sa impf., dal molis. usti-
va dôl ‘quando piove, ci si ficca sotto narsi, ital. ostinarsi
(nel fango)’, B. 63 útak ‘risvolto nella tessitura’ [Castella
ùdjeti, ùdjenÉm ‘infilare’) ùditi, Ùdijem presso Spalato]) anche in M.

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Vocabolario

ûtra accanto a ùnÚtra ‘dentro’, v. p. 107; vÈ³É ‘più’) anche in M. (nessun više)
sul modello dell’ital. dentro viene usa- velo num., quanto? p.es. velo košta?
to anche come preposizione, p.es. ûtra ‘quanto costa?’, velo godišt imaš?
sâko³ ‘dentro la saccoccia’; cf. ûntra ‘quanti anni hai?’, G.; probabilmente
Ùtva, tipo di uccello acquatico [nei canti per vele ‘troppo’ con la desinenza nor-
popolari] ‘capoverde’ male nei numerali e avverbi -o
ûzma pl. (m.), Pasqua; v. pp. 53. 100; vÈr m., dall’ital. verro; škrôfa je vàzila
uzm male ‘Pentecoste’ Sm. 34 v¼ ‘la scrofa ha preso il verro (si è ac-
ùµati, -Ám impf., dall’ital. usare coppiata)’, grè z vèrram ‘va con il
ùµgati, -Ám ‘accendere’ [Si¯]) in M. ùµ- verro (è in calore)’ B. 19
gati, Ùµgem vÈrica ‘anello’) così si chiama (accanto a
vìtica) in particolare l’anello che lo
V sposo offre alla sposa; je ju vŽga vÉ-
ric ‘si è fidanzato con lei’ (le ha messo
vajìnata f. dall’ital. baionetta (abruzz. l’anello [nel dito])’; probabilmente dal
*vajenetta?) B. 12 venez. vera, dim. verèta, benché an-
váko per ovako ‘così’, v. p. 96 che in ital. ci sia viera (ghiera)
Vamàrija f., dall’ital. Avemmaria: naù³i vÈrijat, -jem impf., credere; nè veriš B.
sä Va Maríjo nà naš B. 49 32; con e per ¹, v. p. 89; stupisce la
vÀn ‘fuori’ [da tempi antichi]) ancora in formazione tematica, forse in analogia
M. con forme di infinito abruzz. in -ija' e -i'
vàndzati, -Ám pf., dall’abruzz. avanzá', verµîla v. vŽ™i
ital. avanzare vÈšta f., ‘abito (da donna)’; dall’abruzz.
vÀ¯ avv., solo; in collegamento con ³a- vèšte (Finamore s.v. ’ndernellá’), ital.
cav. vad#e-va#e? veste
vàren agg., bollente; in effetti il part. vèštÍt, -íta ‘abito (da uomo)’; dall’abruzz.
pret. pass. di váriti ‘bollire’ veštite, ital. vestito
váriti ‘cuocere’) in M. ‘bollire’ voda vâri vêz, olmo [Bara¯a]) in M. ‘salice’
(in V váriti se) vi³eras per ve³eras ‘stasera’, v. 96
vÁst v. vàzÉti vì³Ín m., dall’ital. vicino, abruzz. vecine
vaštàrÓla v. bÙra m. (nessun sus¹d)
vàzdÁn ‘tutto il giorno’) in M. obsoleto, vì³Ína f., dall’ital. vicina, abruzz. vecine
viene sostituito normalmente da sèmÁj f. (nessun sus¹da)
vàzÉti (pp. 53. 87. 101). vÀmem (pp. vÌhor ‘tempesta’) anche in M.
106. 135) pf., prendere; v. bôg oppure vìjÁl m. dall’ital. viale; vijàl B. 45
bÒga ‘fare la comunione’; part. pret. víkati ‘gridare’) sa víkat, sa vî³em ‘esse-
att. II vamija, v. p. 140 re in calore (della scrofa)’, B. 19; in V
vàzimati impf. da vàzÉti, v. p. 100 bùkariti se, in Montenegro ficati se,
vȳer avv., di sera; forse per u ve³er, v. che ha in inizio di parola, come anche
p. 144 altrove in Montenegro, f- per v- (cf.
vè³Ér¯a ‘vespri’) anche in M. štok. Dial., col. 115)

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Vocabolario

vîlija f., vila (fata cattiva), v. pp. 80sg.; vŽga plÀkat ‘si è messo a piangere’;
da vila probabilmente con assunzione v. nÁ-ram ‘mettersi addosso’; v. stÓ-
del suffisso ital. -ia; secondo Kova³i™ licu ‘mettere la tavola’, bÌše stólica
vi#a, p. 187, 9 vŽµena ‘la tavola era messa (apparec-
vinac v. krÙnica chiata)’; come f. sing. del part. pret.
vÌpera f., dall’ital. vìpera; B. 44 att. II Ascoli ha (v. col. 146) la forma
vîr ‘profondità, vortice’) in M. ‘il lago’, G. verµîla, che dovrebbe essere sbagliata:
više v. v骃 personalmente ho udito solo il normale
vÌštica ‘strega’) v. p. 81 vŽgla oppure vŽla
vÌt per vid¹ti ‘vedere’, v. p. 107 vrÈ avv., velocemente; v. pp. 95. 105
vìtica ‘anello’ [nei dintorni di Si¯]) anche vrÈ™a ‘sacco’) vrÌ™a solo a S. Felice e
in M. (accanto a vÈrica), vŽ™ vÌtic ‘fi- Montemitro; ad Acquaviva invece
danzarsi (darsi l’anello)’ sÀka
vlÀh ‘valacco’) fidanzato, sposo; cf. 51 vrijèdan ‘dignitoso’) in M. ‘non abba-
vlÀhi¯a ‘valacca’) fidanzata, sposa; cf. p. stanza cotto (nel forno)’, p.es. kruh
51 vridan, pi¯e vridne, G.; cf. vrÌo
vlâsi ‘capello’ [Ragusa, Croazia] anche vrÌo, vrÈla ‘bollente’) in M. ‘non abba-
in M. vlâse (nessun kosa) stanza bollito; fresco (non decompo-
Voda ¥iva, Acquaviva Collecroce, v. p. sto)’: su vrl na stolcu meso vrilo
34 (nota 30); cf. Krû³ vrilo ‘hanno messo sulla tavola la car-
vògÓšt avv., quest’anno; v. p. 107 ne poco cotta, quasi sanguinante’; ona
vô¯ ‘odore’ [zone occidentali]) in M. divojka ka je umbrla biša vrila vrila
‘puzza’ utra tavut; ‘quella ragazza che è mor-
vò¯ati ‘odorare’ [zone occidentali]) in M. ta era ancora fresca (non ancora de-
‘puzzare’ composta dalla malattia) nella bara’,
vÒš-ki-grê avv., l’anno prossimo; v. 107 G.; cf. vrídan
vôt m., dall’abruzz. vóte, ital. vóto; ìznît vrît m., vetro; dal vastese vrèïte (Finamo-
v. ‘adempire un voto’ re s.v. vétre)
vôta f. volta; dal campobass. voŒta D’O- vŽla per vrgla, v. p. 106
vidio, p. 162, abruzz. vóte vrnívati, vžnÍvam impf. da vžnuti: sa vž-
v¼ v. vÈr nÍvaš ‘torni’ B. 65
vrâg ‘diavolo’) anche in M. (nessun ðavo) vžnuti ‘restituire’) anche in M. v@niti; sa
vráµÍ, vráµjÍ ‘diabolico’) in M. vrÀµi: v. ‘tornare’
dìvôjk vrÀµa vŽtao ‘orto’) anche in M. vŽta, gen. vŽtla
vŽ³ ‘brocca’ [Croazia]) anche in M., pÍje vùdÁ per ovuda ‘per di qua’: vùda B. 62;
ù-vr³ ‘beve dalla brocca’ cf. p. 96
vŽ™i ‘mettere’) con presente vŽµem (in V vukarola f., tappo, G.; dall’abruzz. vuc-
vrgnem) ‘metterci, impiegare; mettersi caróle ‘porticina del forno’ ( quest’ul-
a’ sul modello dell’ital. mettere, p.es. tima si chiama in M. usta do pe™a, G.)
mî vŽµemo dvâ dâna ‘ci mettiamo due vutura f., bestia da soma o da sella (mu-
giorni (per questo percorso)’; je sa lo, asino, cavallo), G.; dal molis. vet-

272 © W. Breu 2001


Vocabolario

tura, abruzz. vetture, con lo stesso con la bocca (cioè con le parole)’
significato come vutura, essendosi ori- zàndrndati sa, -dam sa pf., tentennare;
entata la sillaba radicale secondo l’a- probabilmente onomatopeico
bruzz. vùttere ‘bùttero’ zapì¯Á³ ‘sbarra nel telaio’ [Si¯]) anche
in M.
W zaprètati ‘coprire con cenere’), zàpre-
tati, -™em ‘seppellire (un morto)’
Wodajwa ‘Acquaviva’, v. pp. 5 (nota 8). zàspijem per zaspim ‘mi addormento’, v.
34 (nota 30) p. 135
zâva per zaova ‘cognata’, v. p. 97. 101
Z zbÀban, -bna ‘incinto’ [Dalmazia]) an-
che in M.
z per s ‘con’ e per iz ‘fuori da’, v. p. 104 zbÀbiti sa, -im sa pf., partorire, B. 19;
zàbiti ‘dimenticare’ [Bocche]) anche in cf. òbabiti se
M. con la nuova formazione zÀbim zbrdèlati, -Ám pf., ‘mettere in disordine’;
come presente (nelle Bocche il norma- dall’ital. bordello ‘confusione’
le zabudem) zbrîda accanto a sprîda ‘davanti’, v. p.
zàbrati per izabrati ‘scegliere’; cf. pp. 105
96sg. zdôla avv., da giù; da s-dola; anche
zabritati, -am pf., avvolgere, G. come prep. con gen., p.es. zdôla jêne
zàcvariti, -im pf., friggere con cvÀra lÓze
(strutto); San Felice zdríšiti, zdrîšim pf., risolvere; da
zagra³an p. 200, n. 32, 9, dovrebbe razdr¹šiti che fu interpretato come
significare ‘abbracciato fermamente’, raz-zdr¹šiti
dovrebbe dunque essere il part. pret. zèlÉnka ‘tipo di cannoni e fucili’) in M.
pass. di un verbo zagra³ati ‘tipo di pere verdi’
zagúšiti ‘soffocare’) in M. anche zèmb#a per zem#a, cf. p. 107
‘strozzare’ zèša B. 47 per izašao, v. p. 96 (nota 63)
zahódati, zàhÓdam (za kim) impf., an- zgàrdzati, -Ám pf., garzare; dall’abruzz.
dare (dietro di qualcuno) *sgarza' (cf. sgarºe ‘scaglia, falda [di
zàjÁti, zâjmem pf., prestare; dal proto- pietre ecc.]’, v. p. 98
slavo zaj÷ti, v. p. 93 zgásiti per izgasiti ‘spegnere’ (in A da
zàjÓkati, -am pf. da jôkati: zàjokat B. tempi antichi), cf. pp. 96sg.; anche zg.
71 urek ‘spegnere un malocchio’
zakòpati ‘seppellire’) z. h̵u ‘distruggere zgÀzniti, -nem pf., calpestare; in V
la casa (?)’, p. 165, 12 zgÀziti
zakrìvÁ³, -á³a m., il gioco della mosca zgôra avv., da sopra; da s-gora
cieca; ci si dovrebbe aspettare sakri- zgôre avv., (verso) su, B. 60
va³; ³ít z. ‘giocare a mosca cieca’ zgrébati, zgrêbam pf., grattare; da iz-
zÀli per zli ‘il cattivo’, v. pp. 87. 93; tâ grepsti con transizione nella V classe
je zâli s ústî ‘codesto è cattivo solo verbale

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Vocabolario

zgrebívati, zgrèbÍvam impf. da zgrébati vareniti (cf. pp. 96sg.) ‘fare che qual-
zgú$ati, zgû$em impf., tubare; proba- cosa diventi vàren (bollente)’
bilmente in collegamento con gukati, zvÌjer f., e (nei canti) m., ‘animale selva-
sorprendente però che il verbo impf. è tico’) zvîr m., ‘uomo cattivo’, B. 12
un composto zvòniti ‘suonare’) anche ‘suonare uno
zgúliti per izguliti ‘strappare’; cf. pp. strumento’, secondo il modello italiano
96sg.; in M. anche ‘scoiare’: zg. prá-
sa; zg. sa ‘perdere i capelli’, B. 24 ¥
zÌbati fare l’altalena [Banato]) in M. zí-
bati, zîb#em µÀba ‘rana’) in M. (e a Ragusa) ‘tartaru-
zìdine ‘rovine’) così si chiama il posto vi- ga’
cino ad Acquaviva dove prima si tro- µÈ#Úd ‘ghianda’ [nei dintorni di Imotski]
vava Collecroce anche in M., v. p. 101
zíðati, zîðam impf. costruire (S. Felice); µÈp m., tasca; v. p. 235
in V zídati, zîdÁm (zîðÉm) ¥iva Voda, Acquaviva, v. p. 34 (nota 30;
zíma ‘inverno, freddo’) skÙpiti zím ‘raf- cf. Krû³
freddarsi’; in base all’ital. inverno an- µmÙja, µmúla per µmuo ‘bicchiere’, v. p.
che di genere maschile, p.es. òvî zîm 101
‘questo inverno’ µŽtje m., vino (gergo); in B. 62 µèrt’e; v.
zîmac per ozimac ‘semina autunnale’, cf. p. 236
p. 96; ma in M. solo ‘orzo’ µÙk ‘amaro’ [da Lika e da tempi antichi])
zÌpka ‘culla’) in M. zîpka (non kol¹vka) anche in M.
zlâto ‘oro’) anche ‘catena d’oro’ µÙpa f., giubba del costume degli uomini,
zlÌca per µlica ‘cucchiaio’, v. p. 104 v. p. 70; cf. in BI µÙpica ‘giacca da
znoj v. pôt donna’ e ital. venez. zupòn ‘tipo di so-
zòdÉka avv., B. 43; in base all’ital. da pravveste’, francese jupe ‘gonna’
qui; da iz-odeka, cf. pp. 96sg. µùtanica f., cicoria; in V µu™anica, a
zônde avv., in base all’ital. da lì; da iz Ragusa µù™enica, v. p. 156
onde, v. pp. 96sg. µûµ¯a f., nodo per legare la ha#a, quando
zrèniti, zrÈnem pf., cacciar fuori; per quest’ultima è troppo stretta; forse da
izrenuti, cf. pp. 96sg. *zuµ¯a e questo per *suµ¯a da suziti
zvarèniti, zvàrenim pf., riscaldare; da iz- ‘restringere’

274 © W. Breu 2001


Elenco delle abbreviazioni

[Per quanto riguarda i dati bibliografici rimandiamo, nell’elenco seguente, solo


brevemente (nome dell’autore o titolo abbreviato e anno della pubblicazione) al
libro corrispondente citato per esteso nella bibliografia aggiunta sotto; i
curatori]

A = Rje³nik (1880sgg.) ital. = la lingua italiana letteraria


abruzz. = il dialetto parlato negli Kova³i™ = Kova³i™ (1885)
Abruzzi, secondo Finamore (1893) M = il dialetto serbocroato parlato in
AC = Acquaviva Collecroce Molise
Aranza = Aranza (1892) Makušev, Ñáîðíèêú = Makušev (1872)
Ascoli = Ascoli (1867/1877) Makušev, Çàïèñêè = Makušev (1871)
B = i testi del prof. Baudouin pubblica- molis. = il dialetto italiano parlato in
ti alle pp. 148-232; i numeri aggiunti Molise, specialmente ad Acquaviva.
si riferiscono alle pagine del mano- Rolando = Rolando (1875)
scritto originale di Baudouin e ven- SF = San Felice Slavo
gono dati qui in margine di pagina. Sm. = Smodlaka (1906)
Baldacci = Baldacci (1908) Smodlaka, Hrv. Misal = Smodlaka (1904)
Bara³ o B³ = Bara³ (1904) Smodlaka, Posjet = Smodlaka (1906)
Betonung = Rešetar (1900) štok. Dial. = Rešetar (1907)
BI = Broz/Ivekovi™ (1901) V = Karadµi™ (1898)
campobass. = il dialetto parlato a Cam- vastes. = il dialetto italiano parlato a
pobasso, secondo il saggio di D’Ovi- Vasto, secondo Anelli (1901)
dio (1878) Vegezzi-Ruscalla = Vegezzi-Ruscalla
Comparetti = Comparetti (1863) (1864)
De Rubertis = De Rubertis (1856)
D’Ovidio = D’Ovidio (1878)
F = Finamore (1893) Il segno ) si trova nel vocabolario dopo
G = la signorina Concettina G i o r g e t - tutte le parole documentate (fino a
t i ad Acquaviva mora³ice) nel dizionario dell’Accad.
Gelcich = Gelcich (1908) Jugosl. (= A) e (da mora³ice in poi)
Hanusz = Hanusz (1887) in quello di Broz-Ivekovi™ (= BI).

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