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all'interno del gruppo bulgaro-macedone.

quindi le isoglosse non sono una soluzione; le isoglosse si muovono nel


tempo e nello spazio.
Fino alla metà del sec. XIX si parlava slavo fino ai margini della città di Salonicco. La pressione dell'ellenizzazione
fece emigrare parte della popolazione slava verso la Macedonia di Vardar e quella di Pirin. Dopo il 1918 ci fu un
influsso di greci proveniente dall'Anatolia
- ciò che era possibile pubblicare nel sec. XIX secondo la lingua locale ("un dialetto bulgaro") furono soprattutto
testi folklorici
- questi testi nei primi decenni del sec. XX ispiravano anche poeti di testi più raffinati (Kosta Racin, Venko Markovski
("Oginot", 1938), Kole Nedelkoski), pubblicati a Zagabria o Sofija. A differenza di Pirin e Egeo, nella Macedonia di
Vardar la corrente nazionalista riesce a mantenersi viva dopo la guerra del 1913, perché in Serbia la pubblicazione
di testi "folkloristici" non fu vietata. L'obbligo di imparare il serbo invece rinforzava il sentimento nazionalista
macedone, raccogliendo in scuole alunni provenienti da varie zone della Macedonia
Fra i partiti politici fu quella comunista a proporre come soluzione per la "questione macedone" il riconoscimento di
tale nazione e lingua e in questo senso fanno anche propaganda
Nel 1941 la Bulgaria era dalla parte della Germania e ottenne tramite annessione la Macedonia di Vardar e
dell'Egeo. Ci sono ancora oggi partiti politici che si riferiscono alle VRMO. La resistenza contro l'occupazione fascista
diventò dal 1943, aiutata in questo dai partigiani largamente presenti in Macedonia, una resistenza contro i bulgari
- dopo il 1945 membri della VROM vengono soppressi sia in Jugoslavia ("troppo pro Bulgaria") che in Bulgaria
("troppo pro Jugoslavia") .
- la questione macedone fu quindi utilizzata per trovare sostegno per i partigiani di Tito, ma si deve riconoscere che
lo sviluppo dal 1913 (1918) nella parte serba e quello ancora precedente nella Macedonia ottomana del sec. XIX
avevano preparato il terreno
- come base della lingua standardizzata si sceglieva la zona attorno a Prilep - Bitola - Kičevo - Veles, dialettalmente
abbastanza uniforme e assai popolosa
- poi anche tratti dialettali della zona di Struga e Ohrid verso ovest furono incorporati
- nel 1946 esce una grammatica per la scuola
- standardizzazione codificata nella Makedonski pravopis del 1951
- per sviluppare la terminologia ci si orientava comunque sul bulgaro e serbo, per il semplice fatto che gli intellettuali
macedoni erano stati educati in quelle lingue
- lessico originale deve sostituire prestiti, p. es. invece di bul. sobitie, srp. događaj si introduce nastan 'evenimento'
- primo uso della lingua letteraria come lingua ufficiale durante la Seconda Guerra Mondiale, fra i partigiani di
Tito.

SERBO-CROATO
Serbo, Croato, Bosniaco e Montenegrino. Il prof continua a chiamarlo serbo-croato. In tedesco BKSM, e in inglese
BCMS: Bosnian Croation Montegrin. Queste sono le abbreviazioni che coprono gli stessi contenuti del termine serbo-
croato.
Il serbocroato come lingua letteraria è basta sullo stokavò, area dialettale e le altre due sono: cakavo e kjkavo. Lo
stokavo è la base della lingua letteraria. È una lingua con piena flessione, con un sistema di casi, diversamente dal
bulgaro.
Nome/aggettivi
Il serbo-croato ha 7 casi: nominativo, genitivo, ablativo, accusativo, strumentale, locativo, e vocativo, sia al singolare
che al plurale. Ci sono però sincretismi; stessa forma per più casi. Si distinguono declinazioni: declinazione in –o
(maschili e neutri) e declinazione in –a (femminili) e declinazione in –i (femminili)- queste tre sono che a livello per
proto slavo sono le vocali tematiche fra radice e desinenza stessa. Ad oggi non sono più riconoscibili, si sono fuse con
la desinenza ma talvolta ancora si vedono ma non in ogni singola desinenza. Non solo nel nome il caso ma anche
negli aggettivi e nei pronomi. Anche i pronomi interrogativi (come “chi” che conosce una declinazione).
Il verbo ha conservato l’aoristo e l’imperfetto come forme finite (cosa che il resto delle lingue slave non ha più).
L’aoristo è formato da verbi perfettivi mentre l’imperfetto da verbi imperfettivi. C’è una certa regolarità nell’uso di
questi due tempi.
Lezione 5 17/10/23
Ci sono alcuni verbi bi-aspettuali però, tipo il verbo vedere (può essere azione continua o un momento); da queste
due sfumature si può capire perché bi aspettuale. Si possono fare da un’unica base verbale. Sono sfumature minime
nella coniugazione e sono formabili da qualsiasi verbi. Inoltre questi tempo sono ristretti alla lingua letteraria,
scritta e nella lingua parlata l’imperfetto non viene usato mai, mentre l’aoristo si può trovare in espressioni
idiomatiche, tipo per trasmettere contenuti emozionali come un rimprovero (che hai fatto, uomo!). non sono
espressioni fisse ma sintagmi formabili (te l’avevo detto!). ma può anche essere usato in un rimpianto, o dispiacere:
odè vlak (il treno è partito: che è uguale a: “l’abbiamo perso”. O anche in un lamento: “questo caldo mi sta
uccidendo”. Questo vale per il serbo-croato.
L’opposizione perfettivo-imperfettivo:
perfettivo: usato per indicare azioni compiute-consecuzione di più azioni-una finisce ed inizia un'altra. “napisao
san…all mi ga je positar vratio, jer jamost vise ne stanuje u sibijj (ho scritto una lettera all’opinione pubblica ma il
postino me l’ha restituita (perf.), perché l’opinione pubblica non abita più in Serbia). Due azioni compiute quindi uso
perfettivo.
Imperfettivo: “bas mi je uhavtila inspiracja, pisao sam cijelu noc (poi mi prese l’ispirazione, ho scritto tutta la notte)
Prima azione momentanea; qui c’è un prefisso ma non sempre ci sono prefissi ma anche suffissi. È imperfettivo
perché indica il fatto che l’azione ha avuto una certa durata, tutta la notte.
La base linguistica della lingua letteraria è lo stokavo:
vedi sto? (che cosa-come il russo qui) ed è noltre tipico lo sviluppo di *cr (con il cappellino (che è diventato cr.
Poi la *-l finale o pre consonantica: è diventata –o. ad esempio aggettivo: vesela (allegra) al maschile non c’è una
desinenza Ø-veseo; è un cambiamento fonetico che sia applica in tutte le situazioni a parte qualche aggettivo o
sostantivo. Oppure il participio attivo femminile pisala (lei ha scritto) diventa al maschile pisao je. Inoltre l’infisso –ov
usato fra radice e desinzanza, tipo grad (città) al singolare, al plurale diventa grad-ov-i; la –i è la desinenza del
nominativo plurale e –ov è un infisso che rende più lunga la radice. C’è anche kraj (zona) che al plurale diventa kraj-
ev-i. è tipico per lo stokavo che non troviamo nell’altre lingue slave è il genitivo plurale come grad-ov-a; c’è la
desinenza –a ma non c’è una spiegazione fonologica soddisfacente; non si sa da dove viene ma è quella indicata per
qualsiasi sostantivo per tutte le declinazioni. All’interno dello stokavo che comprende la zona gialla, per motivi storici
precisi, tutte queste caratteristiche le troviamo nella zona gialla, quella popolare:

Nell’Hercegovina orientale:
*e con il cappellino (jat’): ha esiti diversi da zona a zona ed ha effetti diversi:
3 riflessi:
ije/je/i: si chiamano jekavo. Mentre c’è un’altra zona dove abbiamo la –i e si chiama ikavo (soprattuto bosnia
occidentale e nella slavonia-non è molto compatto nella sua diffusione) e un’altra zona dove c’è la –e e si chiama
ekavo.
cêna ˃cijena ˂˃cena (prezzo)
Ljeto ˂˃ leto (anno)
Dio ˂˃ deo (parte)
Bio ˂˃ beo (bianco)
Questa è una differenza dialettale che si fa sentire in quasi ogni frase. Mentre quindi lo stokavo è stato basato
sull’erzegovinese orientale, nella pratica della lignua lettereria si è formata una scissione fra le due varianti. La
parte jekavo combacia con la parte Serba (variante occidentale vuol dire che si sta usando, senza riferirsi al serbo o
al croato).
====================
Il sistema degli ACCENTI
====================
È molto complicato; e bisogna tenere conto di questi fattori:
lunghezza: lungo <> breve, la desinenza del genitivo plurale –a è sempre lunga.
espirazione: accentato <> non accentato
intonazione: ascendente <> discendente
L'intonazione è sempre legata a una sillaba accentata, e qui dove possiamo vedere questi effetti (aspirazione e
intonazione), la lunghezza invece no. Una sillaba accentata combina quindi tutti questi parametri, mentre una
sillaba non accentata e che segue la sillaba accentata può solo distinguersi per lunghezza. Sillabe che precedono la
sillaba accentata sono sempre brevi.
Ne risulta un sistema a 4 accenti: due lunghi (ascendente o discendente) e due brevi (ascendente o discendente):
dugoùzlazni 'lungo ascendente', "acuto", esempio: gláva 'testa'/simbolo che punta a destra
dugosìlazni 'lungo discendente', "breve invertito, circonflesso", esempio: prȃvda 'diritto'
kratkoùzlazni 'breve ascendente', "grave", esempio: vòda 'acqua'
kratkosìlazni 'breve discendente', "doppio grave", esempio kȍra 'corteccia'
Poi si ha fuori dell'accento:
dužìna 'lunghezza', "macron", esempio: òvāj 'questo'
La realizzazione fonetica dell'intonazione, così come appurato da Pavle Ivić e Ilse Lehiste nel 1963, consiste in:
dugosìlazni: una caduta del tono nella sillaba accentata, la sillaba seguente continua il tono basso raggiunto dalla
caduta, ma non mostra un'ulteriore caduta
dugoùzlazni: il tono è inalterato e alto nella sillaba accentata, la sillaba seguente continua questo tono alto. È una
linea alta che continua sulla stessa tonalità e anche la sillaba seguente ha sempre quella tonalità alta.
Questi modi di realizzare questi due accenti hanno conseguenze
1) serve una sillaba che segue quella accentata per realizzare e percepire la differenza tra le due intonazioni;
2) in parole monosillabiche la differenza tra le due intonazioni è cancellata. Queste parole mostrano solo l'accento
discendente. L'opposizione di lunghezza rimane valida: grȃd 'città' <> grȁd 'grandine';
3) in parole plurisillabiche, la sillaba finale non può esser accentata. È una regola (in bulgaro invece è possibile
l’accento finale)
Storicamente questo sistema (che non esiste appunto in tutto lo stokavo) si chiama "neoštokava", che ha trovato la
sua origine circa sei secoli fa ed è venuto in vita per un cambiamento fonetico che ha fatto:
-spostare ogni accento non iniziale, che è stato sposato sulla sillaba sinistra, più vicino all’inizio di parola
(reitrazione):
- l'accento così ritratto assume l'intonazione ascendente
- l'accento iniziale ovviamente non può spostarsi ma viene caratterizzato dall'intonazione discendente
Un confronto tra serbocroato, bulgaro e russo mostra l'effetto della ritrazione:
scr. bul. rus.
gláva glav'a golov'a 'testa'
jèzik ez'ik jaz'yk 'lingua'
vèliki vel'ik vel'ikij 'grande'
prȃvda pr'avda pr'avda 'diritto'
pȉvo p'ivo p'ivo 'birra'
pȁmet p'amet p'amjat' 'intelligenza' (rus.: 'memoria')
Gli accenti discendenti del serbo croato corrispondono parole in bulgaro e in russo hanno l’accento nella stessa
sillaba. Questa corrispondenza viene mantenuta.
Così l'accentuazione nel dialetto della Hercegovina orientale e quindi nella lingua standard. Altri dialetti con
conoscono questo sistema. Per esempio, lo čakavo non ha subito la ritrazione e conosce anche sillabe lunghe non
accentate che precedono quella accentata (glāvà, vodà), mentre nella Serbia meridionale si perdono le lunghezze e
le intonazioni.; hanno difficoltà ad imparare le lunghezze, ma questo si deve imparare a scuola.
Anche i parlanti madrelingua devono imparare questo sistema, il che non è sempre facile. Creano difficoltà
particolari:
- la differenza fra breve ascendente e breve discendente
- le lunghezze fuori dell'accento
Rimane però un elemento fisso dello standard e viene sempre indicato in dizionari e grammatiche che pretendono
ad essere esaurienti nelle loro informazioni.
Nella morfologia l'accento far parte di alternanze (spostarsi verso un'altra sillaba, cambiare di intonazione o
lunghezza) in dipendenza della forma concreta. Esempi:
Nsg jùnāk ~ Gsg junáka, ecc. 'eroe'
Nsg prȉjatelj ~ Gpl prijatéljā 'amico'
Nsg planìna ~ Asg plàninu, NApl plànine 'montagna'
L'alternanza può coinvolgere più di due possibilità:
NAsg lònac ~ Gsg lónca ~ Npl lônci ~ Gpl lȍnācā 'pentola alta'
NAsg ȉme, Gsg ȉmena ~ NApl imèna ~ Gpl iménā 'nome'
L'alternanza prosodica distingue forme grammaticali diverse, per esempio, nell'aggettivo:
aggettivo indeterminato aggettivo determinato
zèlen, zelèna, zelèno zèlenī, zèlenā, zèlenō
zelèna žȁba 'una rana verde' <> zèlenā žȁba 'la rana verde'
sono distinzioni importante per l’interpretazione giusta del sintagma.
Le regole della ritrazione neoštokava creano anche alternanze nel caso della prefissazione di verbi, perché
l'accento iniziale della forma semplice si ritrova in posizione non iniziale nella forma prefissata. La configurazione
dell'alternanza dipende dal tipo di accento nelle forme semplici: quello ascendente rimane immutata (perché già
spostato in passato), mentre quello discendente si sposta sul prefisso (perché rimasto immutato nel passato):
kázati, kȃžēm 'dire' > dokázati, dòkāžēm 'dimostrare, comprovare'; con il prefisso –do assume un altro significato.
trȇsti, trésēm 'scuotere' > ìstrēsti, istrésēm 'svuotare scuotando'; nell’infinito si ritrae l’accento, mentre nel
presente non si ritrae ulteriormente. IMP: l’accento non può stare sulla sillaba finale!!!!!!!!!!
Una ritrazione neoštokava su sillaba precedente si ha anche nel caso di parole clitiche precedenti la parola:
krȇćēm nà pūt 'mi metto in strada'
La ritrazione neoštokava è condizionata foneticamente e funziona in ogni contesto che soddisfa le condizioni. Qui
risulta in un accento ascendente sul clitico.
Questo è diverso nella sua manifestazione dalla ritrazione dell'accento su clitiche già avvenuta in epoca dello slavo
comune:
ȉdēm ȕ grād 'vado in città', cfr. rus. j'edu z'a gorod 'vado fuori città'. È una situazione più antica.
La ritrazione dello slavo comune è condizionata morfologicamente e funziona solo se certe forme di certe parole si
vedono precedute da un clitico. Risulta in un accento discendente sul clitico, perché immutato dal punto di vista
della ritrazione neoštokava.

La formazione della lingua letteraria è legata a certi avvenimenti, non è una storia di lunga formazione attiva come
bulgaro e macedone, più di 50 anni per arrivare ad una standardizzazione.
Vuk stefanovic karadzic: ha fatto anche un grande dizionario. Lui ha proposto come forma letteraria: lui voleva
seguire alla lettera cosa veniva detto: voleva comparare lingua letteraria e parlata. Il fatto che fosse serbo-croata
rispetta questa divisione fra oriente e occidente. Anche se tutto era stokavo c’erano differenze.
Differenze lessicali
occidentale orientale traduzione
1. Sviluppi fonologici isolati
tko ko chi
što šta cosa
jučer juče ieri
sretan srećan felice
točan tačan preciso
kava kafa caffè
Babilon Vavilon Babele
kemija hemija chimica
Sono piccole differenze fonetiche che sono ben note ai parlanti e si estendono solo a parole di origine slave ma
anche a prestiti, del greco anche.
2. Ortografia
prevest će prevešće tradurrà
l’effetto dell’assimilazione c’è solo ad Oriente. Ad Oriente sono rimasti più fedeli al pensiero di karadich.
3. Prefissi/suffissi
studentica studentkinja studentessa
sudac sudija giudice
redòvito redovno regolarmente
kontrolírati kontrolísati controllare
neovisan nezávisan indipendente
4. Radice
kazalište pozorište teatro
sudiònik učesnik partecipante

5. Lessemi slavi
tjedan nedelja settimana
vlak voz treno
otok ostrvo isola
kat sprat piano (in un edificio)
doma kod kuće a casa
kolodvor stanica stazione ferroviaria
zrak vazduh aria
i termini con valk treno, non sono antichi ma hanno usato soluzioni diverse. Anche kolodvor: soluzione dal tedesco,
mentre stanica è come stazione. Quindi anche il quel periodo non hanno sempre guardato cosa stavano facendo gli
altri. Le altre invece sono differenze ereditate dallo slavo.
6. Lessemi slavi vs. prestiti
odvjetnik advòkat avvocato
sveùčilište univerzìtet università
sustav sistem sistema
tiskati štampati stampare
knjižnica bibliotéka biblioteca
stroj mašína macchina (in
generale)
samostan manastir convento
spesso dove il serbo avrà prestito, il croato si basa sullo slavo. Si danno più da fare a trovare termini nuovi. Nella
variante orientale invece non c’è questa tendenza a prendere prestiti. Samostan è una differenza antica. Sono
differenze che già si conoscevano prima della divisione della jugoslava.

Lezione 6 18/10/23
< http://hjp.znanje.hr/ >
Utilizzo desinenza aggettivale genitivo singolare maschile:
-oga
-a (indeterminato) ˂˃ oga (determinate)
Le indeterminate sono uguali a quelle dei sostantivi.
C’è forma breve; zelenog-ma dove ci sono due di aggettivi consecutivi, le persone che si occupano della norma della
lingua croata, hanno visto come trattare la sequenza di 2 aggettivi. Ma nella consecuzione di due aggettivi oggi
hanno capito che devono avere la forma concreta (3) in croato.
Numero di risultati di Google Search per alcuni sintagmi nominali al genitivo singolare maschile con due aggettivi e
un sostantivo:
1. og + og
2. oga + og
3. oga + oga
4. og + oga
Sono queste le 4 possibilità. Oggi vediamo che in realtà quella più frequente è la 1, entrambi breve. Questo si vede in
pubblicazione ufficiali della fine degli anni 80. La 2 sembra quella in vigore alla fine dell’800.
Il prof ha trovato:
"lingua nazionale croata"
1. hrvatskog narodnog jezika: 1.630
2. hrvatskoga narodnog jezika: 716
3. hrvatskoga narodnoga jezika: 328. Questa è tipicamente croata. La si usa soprattutto in testi scientifici.
4. hrvatskog narodnoga jezika: 0- nessun risultato.
"lingua parlata croata"
1. hrvatskog govornog jezika: 293
2. hrvatskoga govornog jezika: 105
3. hrvatskoga govornoga jezika: 98
4. hrvatskog govornoga jezika: 0
Stessa cosa, la 1 posizione è 2 volte breve.
"lingua nazionale serba"
1. српског народног језика: 2.820
2. српскога народног језика: 57
3. српскога народнога језика: 4
4. српског народнога језика: 0
Il serbo è diverso dal croato. La 3 soluzione è molto rara ma entrambi brevi è la stramaggioranza.
"lingua parlata serba"
1. српског говорног језика: 363
2. српскога говорног језика: 0
3. српскога говорнога језика: 2
4. српског говорнога језика: 0
La 2 soluzione non appare affatto. Sicuramente la 1 è la preferenza.
Vukatatich aveva pubblicato e promosso riforma della lingua in opposizione alla lingua ecclesiastica. Era come se in
Italia fosse esistita una lingua ecclesiastica come il latino.
IMP: La differenziazione tra serbi e croati non si fa sulla base della lingua ma sulla religione e sulla storia. La
religione è importante per la differenza. Serbi: chiesa ortodossa e cirillico, ma usano entrambi gli alfabeti, non
sempre. Mentre al croato è associato l’alfabeto latino e la religione cattolica. Entrambi però vedevano la Bosnia
divisa, una parte cattolica e l’altra ortodossa.

SLOVENO
Non si parla solo nella Slovenia stessa ma al di fuori dei suoi confini di stato. All’interno sono circa 2,1 milioni ma
nel totale 2,5 milioni di parlanti che vivono soprattutto lungo il confine settentrionale e occidentale della Slovenia
occidentale. Comincia dall’Ungheria, circa 5,7 paese dove parlano dialetto sloveno, anche nella parte austriaca,
soprattutto nella Carinzia e poi nell’Italia nella ex provincia di Udine e Trieste.
Windish (è un termine tedesco” “slavo in generale” ˃ “sloveno” ˃ “minoranza slovena in Carinzia”
Cos’è lo sloveno?
Morfologia:
è duale, singolare e plurale. Tutte le forme che distinguono il numero devono distinguere il duale. Duale quando è
sottointeso numero di 2 ma tranne le parole che già sappiamo sono 2 (occhi, narici…)
esempio: oslepel je na obe očesa (è diventato cieco su entrambi gli occhi): questa forma di occhi è accusativo duale.
“dva brata”: Due fratelli; il due segue obbligatoriamente la forma di duale.
Il fatto di avere un duale lo sloveno lo condivide con il sorabo. Un altro tratto che condividono è il supino, forma
del verbo che assomiglia all’infinito e usato solo con verbi di moto:
esempio: spati (dormire)-“vado a dormire”: grem split.
Il problema è nella distinzione formale; a parte questa forma, esiste la forma abbreviata che non ha la –i finale, che è
diverso dal supino: la lunghezza della vocale cambia: quindi lo sloveno distingue vocali lunghe da brevi. Questo è un
arcaismo; nello slavo comune c’era in tutta l’area il supino e la lunghezza vocalica.
Serbo-croato sloveno
Dativo pl -ima -om
Spl. –ima -i
Lpl. –ima -ih
Nel serbo croato abbiamo sincretismo estremo, 3 volte stessa desinenza, lo sloveno ha una desinenza separata,
ciascuna desinenza ha una situazione intermedia. Lo sloveno è quello più arcaico, ancor di più del russo.
I casi sono 6. Sono quelli del croato meno il vocativo, manca il vocativo nello sloveno
Slavo * dj ˃ *d’ ˃ d ˃ sloveno: j
Le sequenze in j si uniscono alla consonate precedente.
ACCENTO:
Sullo scritto è simile al serbo-croato, si capisce, così come bulgaro e macedone, ma a livello fonologico è diverso. Lo
sloveno ha 3 accenti:
-intonazione SOLO sulle LUNGHE.
Non distingue vocali lunghe da breve, è più semplice rispetto al serbo croato. Ma le 2 lingue sono le uniche due
lingue slave ad avere questo sistema ad intonazione.
Serbo-croata_: kràva ˂˃ sloveno krᾴva (vacca)
Scr. Kràij ˂˃ krᾴij
Scr. Zlàto ˂˃ zlatớ (oro)
Stessa forma ortografico, ma l’accento sta sull’altra sillaba.
La base linguistica del loro modo di scrivere era una zona chiamata dolenjsko (500-dialetto che si usava): è una zona
dialettale, più a sud, area estesa a sud est di Lubiana. Alcuni di questi luterani sloveni erano di questa zona e
usavano la lingua che conoscevano ma era comprensibile anche agli altri. Sulla base della lingua creata nel 500, i
luterani alla fine del 600 sono stati espulsi dalla Slovenia e quel modo di usare lo sloveno scritto ha persistito fino al
700 e si crea una nuova lingua letteraria. La lingua moderna slovena ha una base diversa da quella del 500. Ci sono
differenze fra i due dialetti; l’ortografia slovena è più morfologica di quella croata che è più fonologica. Dall’800 in
poi non si usa più il dialetto dolejsko ma doleijsko + gorenjsko.
˂bel˃ ma si pronuncia [beṷ] (bianco) la pronuncia è diversa –nominativo maschile
Al nsgf: ˂bela˃ [bela]
Ma sullo scritto non viene espressa questa differenza fonologica.
˂volk˃ [voṷk] (lupo)
˂-v˃ ˂lev˃ (leone)
Questo crea difficoltà nell’apprendimento
Bolníca [ṷ] (ammalata)
Bólnica [l] (ospedale)
L’intonazione dei dialetti è più presenti più ad est, mentre al sud e al nord cresce con un dialetto regionale.
Il problema nella scrittura slovena è un’sistema di 2 gradi di apertura:
i u
ẹ ə ọ
e o
a
˂e˃: ẹ, e, a
˂prvi˃ pərvi
˂pes˃ pəs (cane)
˂starec˃ starəc (vecchiotto)
Lo ə è un’fonema indipendente.
Sembra simile all’italiano.

Lezione 7 24/10/23
In Austria si parlano alcune lingue slave:
inizialmente le lingue slave coprono tutta l’area dell’Europa Centrale poi Magiari dal IX secolo Rumeni. La lingua
tedesca era espansa lungo il Danubio. Mentre l’area ungherese prestiti antichi del sistema fonologico slavo.
In Austria, oriente: toponomastica specialmente lungo i fiumi più concentrati verso zona meridionale (soprattutto
zono Carinzia). Quindi c’era area contatto tra sloveno e tedesco e anche tra sloveno e Boemia. Dall’XI secolo non
c’era più questo contatto così diretto.
Il bavarese di è insediato su un sottostato slavo.
TRATTI ESCLUSI LINGUE SLAVE MERIDIONALI:
-slc. *y *i ˃ i “yeri”
Slavo comune distingueva 2 vocali alte non arrotondate; si sono fuse in un unico fonema i.
Altre lingue slave mantengono questa distinzione:
rus. Syn “figlia” ˂˃ lipa “tiglio” e anche polacco.
Slv. Sin, lipa
Anche nel ceco slovacco non c’è la distinzione ma c’è comunque una distinzione ortografica (grafemi) y i: puri segni
grafici
*NO CONSONANTI PALATIZZATE al massimo lj, nj
DIFFERENZE TRA LINGUE SLAVE MERIDIONALI
*SISTEMI VOCALICI
i u
ẹ ə ọ
e o
a
ci sono due vocali medie, forse sottostrato romanzo.
A livello dialettale: dittonghi in sloveno. No accento: alcune si fondono sempre, asimmetria, esempio: ẹ, e/ ọ, o,
soprattutto macedone dittongazione simmetrica:

i u

e o
a
[ə] assente, a parte in combinazione con r.
Bulgaro:
i u
ə
e o
a
SISTEMI CONSONANTICI
p t k
b d g
f s x -˃ frequenza minore
v z šž

sloveno:
m c č
n
l
r j

serbo croato macedone:


c ć č affricate c č k
ct dg m ʒ ʒ(capp) ģ
m n ń ń
l n
r ſ l r
j r j
bulgaro:
c č
ʒ(con cappello)
m n
l
r
j
DA DOVE VENGONO QUESTE DIFFERENZE?
Molte finali vocaliche sono sparite.
VOCALI: sъпъ (jor) ъ bul. Slv. Mkd. Scr.
Săn sən son sàn
I
occidentale
Dьпъ (jer) ь den dȃn den dȃn
Scr. Fusion tra ъ е ь
Slv. ϙ vocale nasale posteriore bul. Mkd. Scr. Slv.
ă a u ọ
riflessi riflessi
bassi alti
questo dipende da quando hanno perso il tratto nasale.
Prima: Sviluppo + lungo scr. Medio chiudo -˃ medio aperte -˃ medio alte
Bul. Mkd. Sviluppo + tardo

Ě (jat’) Bul. Mkd. Scr. Slv.


věra vjora vera Vera (oriente)/vjera véra
(occ.)
cěna cena cena Céna/cjéna céna
Ja/e e e/je, je e

CONSONANTI
Bul. Mkd. Scr. Slv
x/h x v/Ø x/v x
uxo uxo uvo uko (oriente)/ uho uho
xod od (occ.) hod
hod
t' št K’ ć č˂ć
d’ žd g’ ot j˂ ot
tl L L L l/tl
plela plela plela plela/pletla
dl L L L l/dl
malim malim malim maadl
FINE

LINGUE SLAVE OCCIDENTALI


SLOVACCO
Sono 5 milioni di parlanti. Area mista linguisticamente: ungherese e rusino
Parte nord della Serbia attuale: slovacco-vovodina per la guerra con Ottomani: cambiamenti nella composizione
della popolazione; sono arrivati slovacchi, russi, cechi, ungheresi etc.
Lo sloveno: anche in Ungheria e Ucraina occidentale.
Per molti secoli la Slovacchia considerava parte dell’Ungheria. Fino alla fine della WWI non aveva identità politica.
WWI: Ungheria prima era Austria-Ungheria, che era forza perdente della WWI. L’Ungheria ha perso molti territori
anche se c’erano parlanti ungheresi. Per esempio: in Slovacchia, c’era una grande minoranza ungherese. Era una
situazione conflittuale. Scambio di etnie per “purificare” le rispettive zone.

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