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HJELMSLEV

Lui è un importante prosecutore dello strutturalismo di saussure.

Hjelmslev si chiede cosa è l’oggetto dal punto di vista di un approccio strutturale al mondo, e afferma che
esso È un fascio di relazioni, dice Hjelmslev non è un tutto compatto = cioè oggetto al suo interno è
costituito di parti che hanno tra di loro delle relazioni. Lo studioso cosa deve fare? Deve esplicitare quelle
relazioni interne poi deve vedere come questo oggetto nel suo complesso si rapporta ad altri oggetti;
quindi, deve fare un procedimento di analisi (scomporre oggetto in parti) e poi di sintesi (mettere insieme)

Questo metodo è chiamato da Hjelmslev metodo empirico (procedimento che parte dai dati empitici cioè
nel campo linguistico sono le parole, i testi, le frasi, i periodi) e deduttivo (partire da un punto per scendere
al disotto di esso per trarne le conseguenze, qui deduzione vuol dire analisi, partire da un testo, da una
parola per scendere nelle sue componenti fino alle componenti ultime cioè i GLOSSEMI quindi
glossematica).
Dottrina da lui elaborata: GLOSSEMANTICA -> Riprende il pensiero saussuriano con l’obbiettivo di fondare
una disciplina che abbia i caratteri delle scienze esatte come la matematica e la logica spostando
l’attenzione dal segno -> all’intero sistema semiotico. In effetti per lui il linguaggio è organizzato come una
funzione che si stabilisce tra due piani: quello dell’espressione (in termini saussuriani è il significante) e
quello del contenuto (significato) e sono legati, interdipendenti.

Esistono vari tipi di linguaggi, verbali e non verbali (es la gestualità ecc) . La differenza principale tra i verbali
e i non è che con le lingue verbali si può parlare di tutto, sono più complete mentre il contrario non è
possibile. Infatti il linguaggio verbale costituisce il metalinguaggio in cui ciascuno dei significati veicolati
dagli altri sistemi può essere espresso e tradotto.

MA al di là di queste differenze Hjemslev identifica 4 tratti fondamentali che caratterizzano la struttura


fondamentale di ognuno di essi:

-biplanarità (articolazione di ogni linguaggio secondo due piani ovvero espressione e contenuto)

- biassialità

- commutazione

- non-conformità

H parte dalla distinzione, dalla dualità saussuriana di significante e significato che diventano in Hjelmslev
espressione e contenuto, il segno quindi è un’unità biplanare ( o pluriplana come dice lui), biassiale, non
conforme e positiva la prova di commutazione. Fra le varie parti che costituiscono i il segno intercorrono
della relazioni:

- interdipendenza  fenomeno che si verifica quando due elementi si presuppongono (genere e


numero = non esiste un espressione che manifesti solo la categoria del numero e non quella del
genere)
- determinazione  fenomeno per il quale un elemento presuppone un altro senza che quest’ultimo
presupponga il primo elemento (tipo la q che deve essere per forza seguita dalla u ma non c’è una
necessità per cui la u debba essere preceduta dalla q)

- costellazione  si verifica quando due espressioni sono collegate senza però l’una presupponga
l’altra (come la preposizione latina ab che si può trovare in combinazione con un nome al caso
ablativo ma questa preposizione la possiamo trovare anche per comporre un verbo, nome o
aggettivo)

LA STRATIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO


LA STRATIFICAZIONE DE LINGUAGGIO è composto da 3 saggi:

1. LA FORMA DEL CONENUTO DELLA LINGUA COME RAGIONE SOCIALE (1953)


2. LA STRATIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO (1954)
3. PER UNA SEMANTICA STRUTTURALE (1957)

In questo saggio viene definito che in qualsiasi sistema semiotico i 2 piani (espressione e contenuto) sono
internamente stratificati e si stagliano sullo sfondo di una massa amorfa comune -> la MATERIA

per Hjelmslev, i due piani, stagliandosi sulla massa amorfa della materia, stabiliscono un'articolazione in
forma e sostanza. La forma costituisce il sistema astratto delle opposizioni che organizzano il piano, una
sorta di griglia che può essere descritta in termini differenziali. La sostanza invece costituisce l'insieme delle
unità concrete che si realizzano.

I 2 piani sono ulteriormente suddivisi in FORMA DELL’ESPRESSIONE, SOSTANZA DELL’ESPRESSIONE, FORMA


DEL CONTENUTO E SOSTANZA DEL CONTENUTO.

Nel ‘’linguaggio’’  si riguarda il concetto di oggetto in generale, cosa costituisce un oggetto di studio, è un
costrutto della mente dello studioso.
Come si costituisce un oggetto teorico in generale  qui Hjelmslev pone alcuni principi metateorici, cioè
non principi di una sola teoria ma validi per tutte le teorie:
questi principi gli espone nei ‘’fondamenti’’ ma li riprende nelle prime pagine del ‘’resume’’, il primo
principio è:

- PRINCIPIO EMPIRICO (non era d’accordo sull’aggettivo empirico ma non gli venivano in mente altri termini e quindi disse che era disosto
a cambiare questo aggettivo qualora la ricerca dimostrasse che era il caso di cambiarlo),  da questo principio derivano altri 
questo principio dice che una teoria deve essere coerente (non essere contraddittoria), esauriente
(scomporre e vedere se c’è altro da valutare) e semplice (non vuol dire facile, ma cercare di
raggiungere criteri o punto di vista che con pochi elementi riesca a spiegare quante più cose possibile)
La scienza nella sua storia ha sempre perseguito un processo di semplificazione. = IL TUTTO GUIDATO
DAL PRINCIPIO DELL’ANAISI = PROCEDURA DEDUTTIVA DALLA CLASSE AL COMPONENTE FINO AGLI
ULTIMI COMPONENTI OLTRE IL QUALE NON SI PUO’ ANDARE
- PRINCIPIO DI SEMPLICITA
- PRINCIPIO DI ECONOMIA
- PRINCIPIO DI RIDUZIONE
- PRINCIPIO DI GENERALIZZAZIONE

Hiemslev ci dice che ad un’espressione possono corrispondere diversi contenuti  nell'esempio che lui fa
la forma dell'espressione Mosca e interdipendente con una forma del contenuto che può essere o insetto
oppure la città di Mosca  è l'interprete che all'interno di una sostanza del contenuto sceglie quale forma
del contenuto coordinare ad una forma dell'espressione

E la sostanza del contenuto che interpreta Mosca come un insetto e la geografia che interpreta Mosca
come la città chi è per effetto della funzione semiologica sono interdipendenti con la forma dell'espressione
Mosca manifestata dalla sostanza del contenuto ‘’lingua italiana’’

STRATIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO DI HELMESLEV, COSA ACCADE CON LA SUA TEORIA TEORICA, CON LA
RIFLESSIONE SEGNO-LINGUISTA PAGINA 78 del suo libro.
FE = forma dell’espressione
FC = forma del contenuto
SE = sostanza dell’espressione
SC = sostanza del contenuto
QUESTI SONO CHIAMATI STRATI, gli strati del segno

RAPPRESENTA LA RAPPRESENTAZIONE DEL SEGNO PER HJELMSLEV

CHE COSA E’ E QUAL E’ LA FORMA DEL SEGNO PER Hjelmslev? (all’esame)  Hjelmslev come tutti gli
strutturalisti punta alla forma interna, al significato, alla forma interna che non si vede. La forma del segno
è costituita dalle funzioni di determinazione e interdipendenza. Dire forma è dire scienza per Hjelmslev.

La dualità forma e sostanza costituisce la base epistemologica, cioe deve essere adeguata e arbitraria 
questo vale per tutte teorie
Questa base epistemologica universale vien poi in contatto co lo specifico della semiotica, cioe i punto di
vista e l’oggetto specifico della semiotica (oggetto inteso come obiettivo, non come ‘’la cosa’’)  obiettivo
linguista e semiotico quello di studiare comunicazione verbale e non verbale. QUAL E’ LIVELLO PRIMO CON
CUI NOI PERCEPIAMO LA COMUNICAZIONE?  di avere un’espressione e di rinviare ad un contenuto

Espressione e econtenuto vanno suddivise in forma e sostanza dell’espressione e forma e sostanza del
contenuto solo in questo modo di conoscono i due piani del segno

Hjelmslev parla anche del meccanismo di metalinguaggio, il fenomeno del metalinguaggio si realizza
quando il linguaggio parla di se stesso. *METALINGUAGGIO: termine di origine filosofica.

Bisogna distinguere un linguaggio oggetto da un meta linguaggio, il linguaggio oggetto è la lingua che
parliamo.

La sublogica della linguistica: L’aspetto più innovativo della linguistica saussuriana è per Hjelmslev quello di
essere una scienza della forma pura. Intende studiare la lingua senza realtà poste al di fuori di essa, la
storia, la psiche ecc.. per definire ciò che fa di una lingua una lingua, è l’obiettivo della nuova linguistica che
Hjelmsev intende delineare. Nei Principi di grammatica generale egli esprime l’idea secondo cui la
grammatica generale deve essere tratta dalle lingue reali.

La scienza linguistica deve studiare la lingua e il linguaggio nella loro globalità, deve abbracciare la logica (il
pensiero astratto e cosciente) e la prelogica (il pensiero naturale e subcosciente).

La linguistica di Saussure e Hjelmslev mostra fin dalla sua origine un’espansione semiotica:

Una “linguistica semiotica” → una semiotica che nasce all’interno della riflessione sulle lingue e il
linguaggio.

Le due entità, la linguistica la semiotica, sono diverse tra loro e al contempo hanno una medesima
derivazione e la stessa organizzazione morfologica pur svolgendo funzioni differenti.

La linguistica→ per risolvere l’incertezza sul suo oggetto e l’indecisione sulla sua appartenenza, secondo
Saussure, occorre prendere come norma la lingua, per tutte le altre manifestazioni del linguaggio → La
lingua produce la linguistica esercitando la sua capacità metalinguistica.
La lingua è condizione della conoscenza dei sistemi di segni e di se stessa. La grande matrice semiotica e
metasemiotica.

Il linguaggio e le lingue sono oggetti “non logici” che manifestano una “natura non logica”:

- Il “non” indica “diverso da”. Non si nega la sua logicità, quanto piuttosto si afferma che è anche qualche
altra cosa, che ha altre caratteristiche.

Hjelmslev nei Fondamenti, distingue:

- Principio Empirico → posto al di sopra di tutti gli altri, motore della procedura descrittiva. Da esso si

deduce il ↓

- Principio di Semplicità → in base al quale, tra due descrizioni libere da contraddizioni, è considerata

corretta quella che comporta la procedura più semplice.

Hjelmslev precisa che → semplicità non significa facilità, ha invece attinenza con la chiarezza che non
implica una semplificazione delle entità di fatto, bensì del nostro modo di osservarle. Una cosa potrà
apparire più semplice di quanto fosse in precedenza se la consideriamo da un diverso punto di vista.

La semplificazione consiste nel→ considerare essenziale un unico aspetto del problema e nel far si che
questo suo semplice aspetto spieghi tutti gli altri aspetti. La semplificazione è connessa alla → pertinenza.

Hjelmslev definisce la classe come un ambiente in cui ciascun membro non è in sé, ma è definito in base
alle sue relazioni con gli altri membri, quale funzione svolge → il singolo fatto individuale è molto spesso
complesso se preso singolarmente. Occorre considerarlo come parte di un tutto.

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