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Leonard Bloomfiel (1887/1949) e lo strutturalismo americano.

Mentre l’opera di Saussure inizia a propagarsi in Europa, il nordamericano Leonard


Bloomfield propone in forma indipendente una teoria del linguaggio che sviluppata e
sistematizzata dai suoi allievi con il nome di Distribuzionalismo, dominò la
linguistica nordamericana fino agli anni ’50 (prima dell’apparizione di Chomsky, che
ha rivoluzionato il campo della linguistica)
Il distribuzionalismo come corrente linguistica nata negli USA intorno al 1930 era
sulla scia del positivismo meccanicistico (il quale considera l’atto linguistico in
termini di stimolo- risposta, prescindendo dal significato, con lo scopo di elaborare
categorie generali applicabili ad ogni tipo di lingua). Studia il linguaggio basandosi
su dati empirici (frasi effettivamente osservate) e di interpretarlo senza far ricorso
al concetto di significato. Questo sarà definibile sotto la forma della risposta
generata a seconda dello stimolo rappresentato da quell’espressine.
Propone una linguistica che si limiti a descrivere la parola (dati empirici) e sotto un
punto di vista sincronico. Si parte da un corpus - insieme di enunciati prodotti da
una persona in una determinata epoca- in cui il linguista analizza gli elementi
costitutivi di ciascuna di esse attraverso una serie di successive suddivisioni
dell’enunciato in due parti (costituenti immediati)- che sono segmenti vasti che
attribuiscono una gerarchia all’enunciato e che continuano a suddividersi fino ad
arrivare ad unità minime-
L’indagine linguistica è legata al procedimento induttivo ed all’osservazione
(momenti necessari per fondare scientificamente l’analisi del linguaggio). Il metodo
adoperato è stato accostato al meccanicismo (dato che dal punto di vista
psicologico si limita a considerare i soli comportamenti osservabili).
Il discorso è descritto nei termini di stimolo-risposta, il significato di una forma
linguistica è dato dall’unione di queste due azioni. Il parlante agisce in una
determinata situazione spinto da una necessità specifica e traduce la sua intenzione
in forma linguistica, il ricevente risponde allo stimolo interpretandolo (prima a
livello auricolare e poi cerebrale). E’ importante il contesto in cui si compie l’azione
osservata.
In base alla storia dei Jill e Jack, si possono evincere tre parti a livello temporale (3
momenti dell’atto linguistico).
● i fatti pratici pre-lingustici (stimoli del parlante o circostanze che precedono
l’atto)
● l’atto linguistico propriamente detto
● i fatti pratici post-linguistici (risposte dell’ascoltatore o circostanze che
seguono l’atto)
La lingua permette che lo stimolo ce l’abbia una persona e la risposta venga data
da un’altra. In effetti, ci sono due forme di rispondere di fronte ad uno stimolo:
reazione muta (se sono da solo/a e devo cavarmela) oppure reazione condizionata
da un atto linguistico (dove la risposta può essere data da un altro)
L’atto linguistico,a sua volta, è costituito da tre parti:
1) il parlante che emette un suono (come reazione ad uno stimolo)
2) le onde sonore che escono dalla bocca del parlante
3) le onde sonore che vengono sentite da un ascoltatore.

…per cui gli atti linguistici sono intesi come una reazione condizionata da un fatto
esterno e come uno stimolo che provoca la risposta all’evento pratico che ha
determinato l’atto linguistico (esclude le operazioni mentali).
Nell’esempio di Jill e Jack, la fame e la percezione sono stimoli ed i movimenti che
si fano per raggiungere la cosa, la reazione.

Bloomfield con il distribuzionalismo, si proponeva di studiare il linguaggio basandosi


sui dati empirici (le frasi effettivamente osservate) e, come detto in precedenza, di
interpretarlo senza far ricorso al concetto di “significato. Se la lingua si studia
riunendo una serie di enunciati (corpus) prodotti da una persona in un certo
momento (contesto), bisognerà scomporre gli enunciati per arrivare ai costituenti
immediati (per dopo farsi divenire in elementi indivisibili, raggrupparli e classificarli
a seconda la loro distribuzione all’interno del corpus). Si osserva allora che la frase
non è una semplice successione di termini connessi l’uno all’altro, ma che è formata
da una combinazione di sintagmi, a loro volta costituiti da unità più piccole sino a
giungere agli elementi minimi indivisibili. Questa analisi permette di mostrare come
enunciati diversi per il loro aspetto esterno abbiano una medesima struttura.
Se pensiamo ai costituenti possiamo analizzare il seguente esempio:
“Il presidente della Repubblica ha inaugurato una mostra”
Se si pensa ad un’altra frase tipo:” Giorgio parla” si vedrà che anch’essa è costituita
da due unità (prima segmentazione).
L’espansione si segmenta in questo modo: nel dire il presidente o mio zio si nota
l’espansione di il e mio e di presidente e zio.
Se prendiamo in analisi la frase “Il ragazzo lancia la palla” ed “ Il padre legge il
giornale” sono frasi riconducibili a uno stesso schema sintattico del tipo SN
(sintagma nominale) + SV (sintagma verbale).
Si scambiano i costituenti, fino ad arrivare alle classi distribuzionali. In effetti, per i
distribuzionalisti, la grammatica è la classifica di segmenti.

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