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Fondamenti di
Semiotica strutturale

Abbiamo osservato che progressivamente l'oggetto della semiotica si


sposta dallo studio isolato dei segni e della loro natura, allo studio
dei sistemi di segni e alla loro tipologia. Ci si comincia a chiedere
non soltanto come confrontare un segno verbale con un segno visivo,
m a similmente come confrontare il linguaggio verbale con il linguag-
gio pittorico, musicale, gestuale, logico e rituale. La comparazione
non avviene più segno a segno, ma da sistema di significazione a si-
stema di significazione. D'altra parte è vero che a tutte queste mani-
festazioni viene spesso assegnato il nome di linguaggio, m a per quali
proprietà possiamo dire che si tratta di uno stesso oggetto che cade
sotto u n a stessa disciplina? E, cosa forse più interessante, un volta
trovate le identità, per quali proprietà intrinseche possiamo invece
distinguerli? Non basta dire — come avrebbe sostenuto Saussure —
che il linguaggio naturale e il linguaggio pittorico sono simili perché
entrambi ci permettono di far passare delle informazioni e pertanto
sono analizzabili in termini di significante e significato. Il problema
è anche tentare di capire in cosa sono diversi: nella linearità del si-
gnificante per esempio; nella struttura morfologica sia del piano del-
l'espressione che del piano del contenuto; nell'uso di elementi in
numero chiuso e con funzioni determinate in un caso, e nell'assun-
zione di elementi in numero aperto con funzioni determinabili solo
di volta in volta nell'altro caso. E su questa base che è possibile con-
frontare i diversi sistemi di significazione, cominciando col rintrac-
ciare per ognuno di essi i tratti fondamentali della loro struttura di
linguaggi.
i D u n q u e , il primo passo è là ricerca di quelle proprietà che ci consen-
j tano di dire, senza dover fare ricorso a u n a metafora, che siamo in
l presenza di un linguaggio.

1.1. L a struttura di base dei linguaggi


Hjelmslev si era reso conto che se la semiotica diventa lo studio della
struttura dei linguaggi^ la prima domanda da porsi è se le strutture
dei sistemi che presentano un'organizzazione di superficie quanto mai
diversa, posseggano dei tratti fondamentali, per quanto generali, che
possano dirsi comuni. Sembrava inoltre plausibile l'ipotesi secondo
cui alcune delle differenze che si manifestano ad un livello più super- acustica nella linea del significante e il concetto mentale nella linea
ficiale siano conseguenza delle caratteristiche riscontrate nella strut- del significato vengono posti in relazione per essere manifestati. Se
tura di base. Hjelmslev preferisce fare ricorso ai piani è per evitare ogni implica-
In un saggio dal titolo «The Basic Structure of Language», Hjelm- zione con le sostanze manifejj^mjàno esse di natura mentale o fisica.
slev (cfr. 1968, vers. ingl.)_aveya tentato un paziente lavoro di esem- "Pertanto, la prima analisi a cui sottoporre un oggetto che si ipotizza
plificazione d_ella_teoria, riassumendo in cinque punti la struttura dei essere un linguaggio è la partizione in piano dell'espressione e piano
linguaggi propriamente detti, altrimenti noti come linguaggiUjiguLsti- del contenuto. Questo rapporto tra espressione e contenuto è una re-
lazione che prende il nome di denotazione, secondo la formula-
•>•»-•/spis-n 7Q•r»~AtA\'Qccpn7a di a l n m i rli m i fìsti t r a t t i
era possibile stabilire una tipologia delle strutture dei sistemi. I pia-
ni, gli assi, la commutazione, e la conformità, sono alcuni dei tratti E
più importanti che caratterizzano la struttura di base di ogni linguag- (R) = denotazione
gio. Dunque, ogni qualvolta diciamo che u n oggetto si comporta co- C
me un linguaggio, sia che si tratti di linguaggi propriamente linguistici,
sia che si abbia a che fare con dei linguaggi non linguistici, bisogna fig 1
denota
porsi il problema di comprendere quali di queste proprietà sono rico- Diremo allora che la denotazione è la relazione (R) che si stabilisce tra
noscibili nel nostro oggetto e quali caratteristiche specifiche essi pre- il piano dell'espressione (E) e il piano del contenuto (C). Sul piano
sentino. Anche se per nominare i diversi sistemi di significazione viene dell'espressione, il significante fonico /albero/ denota sul piano del
conservato il termine «linguaggio», questi tratti sono talmente gene- contenuto l'unità di significato «albero», cioè u n a qualsiasi «pianta
rali che non implicano alcun privilegio della forma linguistica sulle con fusto eretto che si ramifica nella parte superiore». In quanto tale,
connotazione
altre forme significanti. La lingua naturale offre solo il vantaggio non la denotazione si oppone alla connotazione, che stabilisce un'altra rela-
trascurabile di poter parlare di quasi tutte le organizzazioni signifi- zione di contenuto su una prima semiotica denotativa, sul modello: (E R
canti. Per questa ragione viene prescelta per costruire il metalinguag- C) R C(cfr. Hielmslev 1961). Così, se (E: /albero/ denota C: «pianta
gio con cui descriviamo tutti gli altri sistemi. con fusto eretto») a sua volta R: connota C: «natura». Se un signifi-
cante che rappresenta graficamente questa unità può essere adottato
come l'emblema di un'associazione ambientalista è proprio in virtù
1.2. I p i a n i del suo valore connotativo.
! «Per ragioni puramente logiche sembra ovvio — sostiene Hjelmslev
— che ogni linguaggio concepibile implichi due cose: un'espressione 1.3. G l i assi
e il _ e qualcosa di espresso. Non può esserci semplicemente un'espressio-
ne senza qualcosa di espresso e viceversa. Queste due proprietà sono Scrive ancora Hjelmslev: «Il secondo tratto comune che va menzio-
fondamentali a tutti i linguaggi. Dal momento che non siamo sicuri processo e nato è la connessione tra due altri aspetti distinti, che possono essere
che un significato, sia in senso mentalistico che in senso behavioristi- sistema chiamati il processo e il sistema. Questi due.aspetti li chiamerò assi del
co, sia implicato, non farò uso del termine «significato» per denotare linguaggio: c'è in ogni struttura linguistica, e in ogni struttura simi-
la cosa che è espressa. La definirò contenuto, termine scelto perché per- le, un asse del processo, che può essere convenientemente rappresen-
fettamente non impegnativo, che consente di rinviare il problema del tato da una linea orizzontale orientata a destra, e un asse del sistema,
che può essere rappresentato da una linea verticale che interseca la
significato ad u n a più tarda discussione. La cosa più importante è
prima:» (1968: 11; tr. it.)
che, anche se eliminassimo il significato considerato come coscienza
del locutore o comportamento dell'ascoltatore, questi espedienti non
ci permetterebbero di ridurre il linguaggio a mera espressione. Il con-
tenuto è il complemento necessario dell'espressione. Il linguaggio re-
processo
sta doppio, è una struttura a due facce che implica contenuto ed
espressione. Io li chiamerò i due piani del linguaggio». (1968: 11; tr. s
i
it-)- . . s
Espressione e Contenuto vengono a sostituire i concetti di significante t
e significato usati in precedenza da Saussure per indicare le due facce e
m•
di cui risulta composto il segno. Al momento della semiosi l'immagine a
fig 2
La rappresentazione grafica con cui Hjelmslev riproduce i due assi
è puramente convenzionale (fig. 2). Essa si riferisce soltanto a pro- scuno di noi è capitato almeno una volta di ascoltare una registrazio-
cessi che hanno un'espressione lineare, cioè u n a progressione ordina- ne musicale o di vedere parte di un film procedere dalla fine verso
ta nel tempo o nello spazio. La successione di caratteri a stampa sulle l'inizio. Quello che sorprende in simili circostanze è che l'inversione
righe di un foglio costituiscono un processo orientato. Nel caso delle della direzionalità di un processo può avere delle conseguenze impre-
scritture occidentali, questo orientamento procede da sinistra verso vedibili tanto sulla riconoscibilità dell'oggetto che sul senso da attri-
destra, proprio come viene rappresentato nel grafo. buire ad alcune sue parti. In ogni caso, u n a volta riconosciuta
iriià... La linearità — proprietà che Saussure riconosceva al significante — l'inversione, si è pronti a sostenere che si tratta comunque della stes-
la ritroviamo qui come caratteristica del processo. sa sinfonia, della stessa lingua, u dello scesso film. E questo in un cer-
In realtà Hjelmslev riteneva che, per evitare il riferimento allo spa- to senso è vero. Complessivamente infatti le funzioni tra le parti non
zio o al tempo, fosse più giusto riformulare la nozione di linearità in sono cambiate. Come vedremo parlando delle manifestazioni non li-
quella dh successione o di ordine posizionmeJjlJesempio della tastiera del neari, una simile inversione potrebbe riguardare anche un dipinto,
o telefono e uh"caso~3i"processb che conserva u n suo ordine di succes-
"° " j | sione, anche se quest'ordine è di natura circolare. Così la lingua par-
il quale, benché non presenti una direzionalità del processo, presen-
ta un ordine di posizioni. Questa è la ragione per cui riusciamo a ri-
lata ha anch'essa un ordine di scansione, ma quest'ordine è espresso conoscere se l'illustrazione di un libro è stata stampata specularmente:
attraverso una successione temporale. Inoltre, nello spazio o nel tempo, più precisamente ci accorgiamo che è mutato l'ordine di posizione
del la successione conserva una direzione. Come abbiamo osservato, l'o- tra sinistra e destra. Ugualmente, riguardando la frase (ih) ci accor-
giamo che, a parte la grafia delle lettere, siamo di fronte ad una in-
rientamento del processo, rappresentato nel grafo da una freccia che
versione speculare.
procede da sinistra verso destra, è proprio del nostro sistema di scrit-
tura. Volendo rappresentare testi ebraici o giapponesi, l'orientamento Torneremo più tardi sul problema dei processi che non hanno mani-
andrebbe riposizionato rispettivamente da destra verso sinistra e dal- festazione lineare (cfr. 1.11.), per il momento ci dedicheremo all'ap-
l'alto verso il basso, mentre la direzionalità dei processi che assumo- profondimento dell'analisi del processo e del sistema.
no forma sensibile nel tempo riguarda invece l'orientamento dal prima
al dopo.
1.4. L a p a r t i z i o n e d e l p r o c e s s o
Ovviamente l'orientamento temporale non ha altre possibilità di ma-
nifestazione . Dal punto di vista della successione, il processo può essere considera-
la relazione
Eppure, esistono individui in grado di pronunciare frasi, e in casi ec- (e...e...) to come una gerarchia di funzioni logiche di tipo e. ..e... denominate
cezionali interi discorsi, invertendo l'ordine dei segni all'interno del- funzioni di relazione. L'analisi delle funzioni di relazione all'interno
la frase. Per verificare quanto detto daremo u n esempio grafico di del processo prende il nome dìspartizione.. Abbiamo visto dagli esempi
questo genere di inversioni. Incontrando la seguente grafia (i) < Porta precedenti che all'interno di una stringa linguistica esistono differen-
la pialla falegname i l > , sicuramente, dopo un breve momento di smar- ti ordini posizionali che vengono osservati nella costruzione di una
rimento, non ci sarà difficile riconoscere che l'ordine dei segni nella frase. L'inversione infatti, se da una parte ci ha dato l'opportunità
successione della frase ha subito un'inversione. Così leggendo su un di costatare l'importanza della direzionalità, ci ha permesso dall'al-
muro l'iscrizione (h) < L i emangelaf allaip al a t r o p > , sebbene con tra di esplicitare l'esistenza di regole posizionali che riguardano la suc-
difficoltà crescenti, riconosceremo anche qui che si tratta di un'in- cessione delle lettere nella costruzione dei segni, e dei segni nella
versione, ma questa inversione riguarda gli elementi minori che com-^, composizione delle frasi.
pongono i segni, e non l'ordine stesso dei segni nella frase. Infatti, U n a partizione ci porterà a riconoscere delle catenese a suddividere
benché sia invertito l'ordine delle lettere, i segni conservano regolar- a sua volta le catene in parti. Catene e parti non coincidono con le
mente la loro posizione all'interno della stringa linguistica. Infine pos- unità delle lettere e dei segni. Sono dei puri criteri relazionali. Infatti
siamo incontrare l'iscrizione (hi): «atrop al allaip emangelaf lì». In si può legittimamente sostenere che i segni sono delle parti nella ca-
quest'ultimo esempio l'inversione è completa: riguarda l'intera dire- tena costituita dalla frase. A loro volta, in un contesto linguistico più
zionalità del processo. Bisogna ammettere che, se non ci trovassimo ampio, le frasi stesse potrebbero essere considerate come delle parti
casualmente avvantaggiati dalle inversioni incontrate in precedenza, rispetto alla catena formata dal periodo. Il piano dell'espressione di
non sarebbe facile trovare una rapida attribuzione di contenuto per un testo scritto, come può esserlo un racconto, si può considerare co-
quest'ultimo processo grafico. me u n processo scomponibile in unità minori quali i capitoli, i perio-
U n a simile difficoltà aumenterebbe sensibilmente nel caso in cui l'in- di, le frasi, fino a giungere a quelle unità ultime ancora portatrici di
versione si manifestasse in un processo temporale. Sicuramente a cia- significato che sono i segni. M a se consideriamo il contesto costituito
da u n singolo segno è altrettanto legittimo sostenere che si tratta
ancora di una catena di cui le lettere sono delle parti. dei segni, o degli elementi minori che compongono le singole parole
Così, se si procede a osservare quali parti compongono le catene lin- e che chiamiamo figure.
guistiche, ci si renderà facilmente conto che, se non le frasi intere, T r a questi elementi di taglia diversa, Hjelmslev riconosce tre tipi di
certamente i segni si ripetono più volte. In tal modo è possibile ridur- opposizioni
correlazione, qualitative, privative e partecipative. Queste tre differenti
re testi di centinaia di pagine ad un numero relativamente ristretto qualitative, privative
e partecipative forme di opposizione si possono riscontrare tanto nelle categorie di
di parti che, variamente composte, danno origine a frasi, periodi, ca- elementi del piano dell'espressione che del piano del contenuto. La
pitoli e testi quanto mai diversi tra loro. Quantunque non sia ancora contrarietàJb la correlazione che oppone due membri di u n a stessa ca-
possibile affermare che questa riduzione dia origine ad u n insieme tegoria attraverso il riconoscimento di due p r o p r i e t à _ q i ^ i ^ i v a m e n j
rigorosamente iimilaiv di elementi, è LCìLO che operando in questa di- te diverge (es. sl/s2: positivo vs negativo). La cuniraààizione _g_ j a
rezione si riduce un inventario potenzialmente illimitato di frasi in un correlazione che oppone due membri attraverso la negazione.jdLuna
inventario molto più ristretto di unità segniche. proprietàjes. s/non-s: positivo vs non positivo; o negativo vs non ne-
gativo). Infine le correlazioni partecipative espongono un membro del
paradigma a se stesso più uno, diversi o tutti Lmembri dillòrstesso
1.5. L ' a r t i c o l a z i o n e d e l s i s t e m a g^Sffigjna^es".""sl"7_sl"+ non"si : positivo vs complesso; negativo vs
A partire dall'ordine di posizione del processo, l'articolazione del si- complesso; etc.) 1 .
stema mira a stabilire le classi di elementi che potrebbero ugualmen- Se il processo traduce estenendolo il concetto saussuriano di sintagma,
te occorrere in u n a medesima posizione. L'analisi del sistema così l'ipotesi del sistema rettifica sostanzialmente l'idea ancora ingenua
introdotta prende il nome di articolazione. Per questa ragione è indi- di associazione dei segni cara a Saussure. Non si tratta qui di un prin-
spensabile che il processo indichi delle posizioni, e che il contesto le- cipio mentale di associazione che rinvia a una serie mnemonica —
gittimi quali di questi cambiamenti introdotti sono o non sono perpetuando in tal modo il ricorso allo psicologismo — m a di un cri-
accettabili in quel contesto, tanto sul piano dell'espressione che sul terio di procedura che dispensa da qualsiasi soggettivismo. Con Saussu-
piano del contenuto. Se nella frase «Il falegname dipinge u n a porta» re resta in comune la definizione di sistema associativo come una serie
sostituiamo il verbo «dipingere» con un elemento morfologico che non virtuale di possibilità dentro le quali ciascun parlante si trova a sce-
è un verbo, la frase non sarà più accettabile sotto il profilo grammati- gliere ogni qualvolta costruisce un processo di significazione. Anzi
cale. Non possiamo dire «Il falegname dipinto una porta», o meglio, si può legittimamente sostenere che in quanto c'è possibilità di scelta
possiamo anche dirlo, ma nessuno è tenuto a fare degli sforzi inter- c'è significazione, e se c'è possibilità di scelta, allora per quanto mi-
pretativi per capirci. U n processo stabilisce l'ordine di distribuzione nimale esiste un sistema sottostante.
dei segni in quanto appartenenti a categorie morfologiche come lo Per far risaltare la differenza tra i due punti di vista, Hjelmslev deci-
sono le categorie dei verbi, dei sostantivi, o degli aggettivi. M a an- de di adottare una terminologia complementare a quella prevista per
che se decidessimo di mutare il verbo «dipingere» con u n altro mem- /categorie, paradigmi
l'analisi del processo. Un sistema si articola in categorie, una categoria
bro della stessa classe, possiamo ottenere una corretta successione 1 e membri
' si compone di un paradigma, un paradigma a sua volta si articola in
grammaticale, m a non un'altrettanto accettabile successione di signi- un numero delimitato di mèmbri. Nel caso dei linguaggi linguistici,
ficato. Grammaticalmente infatti nulla ci impedisce di scrivere «Il fa- il processo prende il nome di testo e il sistema prende il nome di lin-
legname mangia una porta», ma semanticamente chiunque sarebbe gua. Questa soluzione ha il vantaggio di prospettare l'esistenza di pro-
pronto a riconoscere qualche anomalia o per quanto riguarda i gusti cessi che non sono necessariamente dei testi, e di sistemi che non sono
alimentari del falegname o per quanto riguarda le caratteristiche di necessariamente delle lingue.
commestibilità della porta. Inoltre, limitandoci a considerare il se-
gno «porta», potremo decidere poi di sottoporre una delle cinque let-
tere che lo compongono allo stesso trattamento di scambio. Per
esempio, mutando nella prima posizione la /p/ con la lettere Iti, e 1. Per quanto riguarda la problematica delle opposizioni partecipative ricordiamo
ottenendo il segno «torta», che risulta perfettamente accettabile nella che per Jakobson si tratta dell'opposizione tra termini marcati e non marcati (cfr., «Zur
catena frastica «Il falegname mangia la torta». Struktur des russischen Verbums», Charisterìa Mathesio, 1932: 74 ss.; in 1963).'Per
Hjelmslev si tratta della distinzione tra intensi/e extensif [eh., «Structure generale des
Cosi un sistema si può definire come una gerarchia di funzioni di tipo corrélations linguistiques» in 1973). Infine per Brindai si tratta della problematica
o.. .o..., denominate funzioni di correlazione, dove la disgiunzione «o» dei termini neutri e complessi (cfr., «Les oppositions linguistiques» e «Structure et
costituisce l'alternativa possibile ad uno dei componenti della cate- variabilité des systèmes morphologiques», entrambi reperibili in 1943). È dalla ri-
flessione su questa tipologia di correlazione che più tardi Greimas baserà la logica
na. La ragione per cui si parla Ai gerarchia è che tali alterantive, come degli asssi, degli schemi e delle deissi su cui si incentra la struttura del quadrato se-
si è visto, si offrono a qualsiasi livello di grandezze: tanto delle frasi, miotico.
In seguito, soprattutto con Greimas, il termine testo è stato usato ugual-
la relazione semiotica a cui pensa Hjelmslev precede la manifestazio-
mente per designare l'asse del processo delle semiotiche non lingui-
ne, collocandosi sul livello immanente. Ugualmente,jiianxlosi pro-
stiche, e in base alla sostanza dell'espressione utilizzata, viene
cede all'analisi del testo, ci si trova a operare con una manifestazione
specificato come testo visivo, testo verbale, testo sonoro, etc. di sostanze dell'espressione e del contenuto al fine dìj^abjhrejj^ 03,0,-
dizioni rmmanenfi^^lla^igmifJ£a.zÌQix6,
1.6. I m m a n e n z a e manifestazione
Il dato immediato da cui partire per operare l'analisi di un testo, è 1.7. L a c o m m u t a z i o n e
il processo, una sequenza linguistica o non-imguistica che si manife-
La prova di commutazione mette in rapporto i primi due tratti della
sta come una progressione nel tempo o nello spazio. Il processo è cer-
struttura dei linguaggi, cioè piani e assi, e per questa ragione la sua
tamente più vicino al dato immediato di quanto non lo sia il sistema,
importanza è capitale nel metodo strutturale. Abbiamo accennato al
tanto che corriamo il rischio di confonderlo con l'oggetto materiale.
fatto che per costruire l'inventario dei membri del sistema è necessa-
M a quando abbiamo indicato nell'ordine posizionale la sua natura lo scambio nell'asse rio introdurre dei cambiamenti nell'asse del processo. Chiamiamo prova
intrinseca, stavamo facendo riferimento ad u n a proprietà logica che del sistema.
dì commutazione questo criterio empirico che ci porterà a stabilire l'in-
prescinde dalla manifestazione fenomenologica nello spazio e nel tem-
ventario del sistema di una lingua, aggiungendo che un simile crite-
po. Chiameremo questo punto di vista immanente. La ricostruzione rio può rivelarsi estremamente utile anche per i linguaggi non
delle relazioni e delle correlazioni è immanente alla loro manifesta- linguistici.
zione. Riportando alla struttura la proprietà che Saussure attribuiva
alla manifestazione, Hjelmslev evita di confondere l'ordine posizio- Se all'interno di un testo isoliamo la successione «Il falegname pialla
nale, che è una proprietà logica immanente, con ogni sua possibile la porta», dal punto di vista del processo riconosciamo una catena,
manifestazione temporale o spaziale. Ovviamente, in quanto tale, l'og- e possiamo osservare che questa catena si compone di cinque parti.
getto si presenta a noi nella sua manifestazione, mentre il processo Ciascuna di queste parti, che corrisponde a u n segno, può essere con-
come ordine di posizioni, benché sia materialmente presente in una siderata come una posizione. Consideriamo questo esempio e una sua
variante rispetto ai primi due tratti introdotti, e avremo schematica-
stringa linguistica, è da ricercare tanto quanto l'ordine del sistema.
mente quanto segue:
nza carne L'immanenza non è altro che il livello di costruzione in cui poniamo
costruzione la struttura dell'oggetto, e poiché piani e assi costituiscono i tratti fon-
io damentali di qualsiasi struttura semiotica, essi si collocano a tutti i
diritti su questo livello metalinguistico di costruzione:

E s / U n / /artigiano/ /leviga/ /la/ /torta/

s IMMANENZA processo a /il falegname pialla una porta/


t — \ 2 3 4- 5 >
e processo a «il falegname pialla una porta»
m
processo a b «un» «artigiano» «leviga» «la» «torta»
MANIFESTAZIONE SEMIOSI
processo s
m
s
a
t fig- 4
e IMMANENZA
m
C a fig- 3 Il grafo propone una prima partizione in piano dell'espressione e piano
del contenuto, e distingue un processo e un sistema per ciascuno dei piani.
La convergenza e la realizzazione nel discorso manifesto del piano U n a prima partizione dèi processo ci porta a riconoscere che le posi-
ciazi dell'espressione e del piano del contenuto danno origine alla semiosi. zioni sono occupate da cinque unità segniche. Le proposizioni (a) e
Da questo punto di vista, i segni di Saussure, sono delle unità che tro- (b) si presentano come alternative: ogni elemento che compare in una
vano la loro realizzazione al momento della manifestazione, mentre delle posizioni di (b) potrebbe essere alternativo nelle rispettive posi-
zioni di (a). Chi ha composto la proposizione «Il falegname pialla la
p/uiuci", p u i c v a pei cacinpiu sceglici e ui inselli e ncua. p i l l i l a pusiiiu-
ne il segno «Un», ottenendo così la proposizione (abl) «Un falegna- na significazione propria. A queste unità di taglia inferiore, Hjelm-
me pialla la porta». Diremo dunque che «il» e «un» costituiscono due slev riserva il nome di figure.
membri che contraggono correlazione nel paradigma della categorìa degli I grafemi /u/ e /n/ sono le figure dell'espressione del segno /un/,
articoli. Se l'espressione di segno /II/, scomponibile in due posizioni come "singolare + indeterminato" ne sono le due figure del con-
occupate da IV e lì/, è mutata in /Un/, composto da / U / e /n/, sul- tenuto. ^CosL_mentre possiamo_jiojare_resisJenza_di_una funzione
l'altro piano il contenuto di segno «il», scomponibile nelle unità mi- semiotica tra contenuto e esprej_sione_di_segno, lo stesso non accade
nori "singolare + determinato" è mutato nel contenuto «un» che "~perlè~figure: /uTnón è l'espressione di segno di "singolare", come
contiene ancorala i}roo r ' p '» Hi PSSPTP "singolare" ma a auesta si ag- ~7n71aon è l'espressione di segno di "indgterminato". Lejin^ue natu-
giunge la proprietà di essere "indeterminato". rali possiedono un corredo di elementi minori che compongono i
Se la conseguenza di questi cambiamenti introdotti su uno defpiani segni ma_che_n.on hanno,fonzionejsemiofica autonoma. E corretto
\ funzioni omoplane e pertanto definire le figure copie elementi che hanno solo funzioni orno-
provoca delle trasformazioni sull'altro piano diremo che siamo in pre- funzioni eteroplane
senza di una mutazione, e che l'elemento in questione è una invariante ptané"("all'intèrno di un solo piano);, _riservandQ,..ai.. segni la defini-
del sistema. Se questi cambiamenti non ci portano a riconoscere del- zione di e k m e n t i c h e contraggono funzionijteroplarie.{p funzioni se-
le trasformazioni su entrambi i piani, diremo che non siamo in pre- gniche tra i piani). L'esistenza delle figure mostra il livello di co-
senza di mutazione, bensì di una sostituzione, e che l'elemento sosti- struzione di un linguaggio e l'esigenza di economia a cui si attiene
tuito è u n a variante dell'elemento di cui ha preso il posto. La conse- il sistema.
guenza di questa procedura è che non tutte le differenze riscontrate su
uno dei piani possono dirsi pertinenti per un approccio semiotico, pro- 1.9. D a i s e g n i al d i s c o r s o
1 %<~ prio perché almeno da un punto di vista denotativo, possono darsi del-
le differenze su uno dei due piani che non provocano trasformazioni La scomponibilità dei segni in figure è solo la prima delle rivoluzioni
sulTahrojpjanoJQueste differenze semioticamente non pertinenti so- hjelmsleviane. L'altra, come si è detto, consiste neirimergraxe_i__s_e^
no le varianti — per esempio fonetiche o semantiche — di u n a deter- gni nel_chjcox&Q,...,Se diciamo «L'artigiano leviga la porta», il lessema
minata unità considerata come invariante. Le varianti di pronuncia, artigiano si arricchisce contestualmente delle proprietà semantiche di
per esempio quelle che si riscontrano tra due parlanti di regioni diffe- cui è investito l'oggetto. Sia la «porta» che il verbo «levigare» sono
renti, non possono dirsi pertinenti a livello denotativo, m a lo sono connessi al " l e g n o " , e la presenza di tale proprietà fa sì che al termi-
certamente sul livello connotativo. ne «artigiano» venga attribuita la proprietà di essere «colui che lavo-
Per completezza aggiungiamo che esiste un'altra possibilità di mu- ra» quell'oggetto che è il " l e g n o " . Chi ha enunciato la frase avrebbe
*eM'
tazione. Questa mutazione non riguarda il sistema ma il processo potuto optare per la lessicalizzazione di questo percorso di senso, deci-
stesso. Mentre nella commutazione un elemento presente viene scam- dere per esempio di usare «falegname» al posto di «artigiano». La
biato con u n elemento assente, è altrettanto possibile mutare la po- conseguenza di questa scelta avrebbe soltanto avuto l'effetto di au-
s i z i o n e di due elementi compresenti nel medesimo sintagma. Nella mentare la ridondanza di una proprietà semantica che si ricava già
P
^ H ^
frase «Mario morde Giovanni» possiamo decidere di mutare gli ele- dagli alt?TeIémén1T*afèT^ artigiano leviga la
menti che compaiono in prima e terza posizione, ottenendo così: torta», il medesimo segno «artigiano», in presenza del segno «torta»
«Giovanni morde Mario» che, per quanto risulti ugualmente accet- si trasforma in un «pasticciere», e «levigare» diventa un delicato la-
tabile dal punto di vista grammaticale, scambia le posizioni sintattiche voro di rifinitura. E questo che intende Hjelmslev quando puntualiz-
di soggetto e oggetto. U n a mutazione sintagmatica prende il nome | za che tutto il senso è contestuale: interagendo con altri segni, alcune
di permutazione. Applicata ai componenti minori dei segni linguistici progne^à^ei^oJQl^uJ^imutano, o si trovano specificate all'interno
permette di produrre quei giochi enigmistici che chiamiamo ana- ' del contesto.
il quarto tratto della
grammi. (ir^uàrto^Tfatjo^jella struttura fondamentale dei linguaggi sottolinea
struttura
fondamentale dei l'esistenza di rapporti tra le parti e i membri che abbiamo fin qui in-
linguaggi ventariato. T r a figure, segni, e intere proposizioni esistono due fun-
1.8. S e g n i e f i g u r e zioni principali a cui Hjelmslev dà il nome di reggenza e combinazione.
La scomposizione degli elementi di cui si compone il processo della Possiamo notare che due elementi si combinano o non si .combinano
Jig. 4, ci porta a riconoscere un'ulteriore possibilità di riduzione. Le tra di loro. Possiamo anche accorgerci che tra loro esiste u n a funzio-
lettere di cui si compone ogni unità di significazione dimostrano che ne più forte, per esempio che un elemento può implicare necessaria-
i segni sono ulteriormente scomponibili in parti, che non hanno alcu- mente la presenza dell'altro. Se in italiano scriviamo il grafema laj
sicuramente lo troveremo seguito dal grafema Ini. Questo legame tra
le due figure dell'espressione è una necessità, cioè una reggenza. Il gra- del segno sull'altro piana. Mutando la figura / p / con la figura hi nel
sul fema hi può combinarsi con tutte le vocali e con un buon numero contesto dell'espressione /. orta/ abbiamo ottenuto sul piano del con-
di consonanti, /r/ per esempio può precederlo o seguirlo; Ini può pre- tenuto la mutazione dell'intero segno «porta» in «torta». Ugualmen-
cederlo, ma non seguirlo; /g/ invece non può né precederlo, né se- te, procedendo dal contenuto all'espressione, abbiamo visto come per
guirlo, in italiano hi e Igl non sono combinabili in nessun caso. Lo ottenere il passaggio dalla figura " d e t e r m i n a t o " alla figura 'indeter-
stesso vale per i segni: la sintassi delle lingue naturali indica le libertà minato', benché sia rimasta immutata la figura del contenuto "sin-
sh
QA\X.\'è e le necessità a cui sottostanno i segni nella successione della catena, golare", si è reso necessario mutare l'intera espressione di segno /il/
e perfino l'ordine stesso delle proposizioni. Come vedremo a propo- con l'espressione di segno /un/.
TTv -0<~ ^f~„,
sito del-linguaggio dei semafori, l'esistenza d i u n ordine negli elementi
4£L£££5£5?2_5_ comune.,a_molti sistemi nonjinguistici. m a prende il nome di biplanare.
Combinazione e reggenza regolano parimenti la costruzióne dei pro- Il regolare funzionamento di un semaforo, per esempio, presenta tutti
cessi del piano del contenuto. Il caso di incompatibilità che avevamo i tratti fin qui introdotti. Esiste un piano dell'espressione formato co-
riscontrato nella frase «Il falegname mangia u n a porta» riguarda la munemente da tre posizioni, /verde/, /arancione/ e /rosso/;, e esiste
combinazione semantica. La presenza di due figure contraddittorie co- un piano del contenuto in cui poniamo i significati veicolati da cia-
me "commestibile" e " n o n commestibile" indica il livello di incom- scuna di queste posizioni; rispettivamente «partite», «preparatevi a
patibilità tra l'azione espressa dal verbo e l'oggetto su cui si esercita. fermarvi» e «fermatevi». Esiste un processo orientato dal basso verso
E necessario fare attenzione al fatto che il tratto "commestibile" è l'alto che si ripete costantemente e la cui caratteristica consiste in una
una proprietà che non inerisce al predicato o all'oggetto, ma è rela- forma di manifestazione attraverso una successione tanto temporale
zionale tra soggetto e oggetto. «Mangiare» e «porta» potrebbero com- che spaziale. Inoltre sia il processo che il sistema sono composti da
binazione sul
del contenuto' binarsi benissimo se il soggetto della proposizione fosse un animale tre elementi con funzione eteroplana. La commutazione potrebbe ri-
che si alimenta del materiale con cui in genere sono costruite le por- guardare lo scambio che spesso si verifica tra tinte di rosso di aran-
te. «Il tarlo mangia la porta» è perfettamente coerente sotto il profilo cione o di verde che sono ricorrenti in semafori differenti, ma tale
semantico. Questo perché «tarlo» è un soggetto in rapporto al quale prova si ridurrebbe a una sostituzione perché questi cambiamenti,
l'oggetto «porta» può essere considerato commestibile. Al tempo stesso, benché percettivamente osservabili, non influiscono sul significato di
se dite «porta» non state ancora attribuendo a questo contenuto di ciascun elemento, e si tratta pertanto di una sostituzione tra varianti.
segno la proprietà di essere u n artefatto di " l e g n o " . Per questa ra- Infine si può osservare che gli elementi che compaiono in un ordine
gione,'se in una-favola di Andersen trovate la frase «Hans mangia definito nel processo hanno reggenza reciproca sia rispetto al termi-
la porta» non c'è alcuna ragione di stupirsi della presunta incoerenza ne che precede che rispetto al termine che segue. Se avete visibile la
dell'enunciato. Questa volta è l'oggetto ad assumere la proprietà di posizione arancione, potete stabilire che il termine che precede tem-
essere commestibile, grazie al fatto che potrebbe trattarsi di un appe- poralmente è il verde mentre il termine logicamente seguente è il rosso.
| tibil'e uscio di marzapane. La coerenza o l'incoerenza di un enunciato è con- Il processo dei semafori non permette alcuna libertà compositiva, in
testuale. Riguarda la manièra in cui sono statélSfcotizzate o attribuite quanto gli elementi che lo compongono risultano predeterminati nel-
1 proprietà di contenuto agli attori che popolano il testo. Come vedre- le loro reciproche posizioni (fig. 5).
mo .in 2.1.4., Greimas chiama isotopia la ridondanza delle proprietà
semantiche che rendono possibile l'integrazione e la combinazione
contestuale tra contenuti di segno. R C

«fermatevi»
1.10. L a c o n f o r m i t à
«preparatevi a fermarvi»
L'ultimo tratto che è presente principalmente nella struttura dei lin-
guaggi linguistici è la non rispondenza termine a termine tra elementi «partite»
dell'espressione e elementi del contenuto. Questa proprietà, che è la fig- 5
non conformità tra i piani, può essere dimostrata attraverso la prova di
commutazione. Attraverso il test di scambio si dimostra che le figuje
sono elementi che non risuÌtano_a3mrmijaS di un me- L'ordine del processo è talmente costrittivo che potremmo stabilire
desimo rango. Questo vuol dire che quando tra i piani non c'è con- l'identità degli elementi per pura posizione. Il rosso compare sempre
~fofrhità, la mutazione di u n a fTguraTprocura unsTniùtazione del rango nella posizione alta, l'arancione in posizione mediana, il verde in pò-
siztone bassa. Come reputiamo scorretto occupare il posto del verbo
con un sostantivo, così lo sarebbe altrettanto se trovassimo il rosso ad esempio narrativi o temporali, attraverso cui costruire un percor-
in posizione mediana. Anzi, avremmo seri dubbi sul valore da attri- so di lettura. Ora, se accettiamo l'ipotesi che la linearità saussuriana
buire all'elemento e saremo portati a identificarlo meno per il suo va- è u n a proprietà di manifestazione che andrebbe parzialmente ritra-
lore di sostanza cromatica, e più per la sua identità posizionale. In dotta in una proprietà immanente come quella della successione po-
fondo potrebbe sempre trattarsi di un arancione particolarmente ac- sizionale, questo tipo di linguaggi presentano .delle caratteristiche
ceso. Ciò dimostra quanto siamo legati ai vincoli posizionali espressi anomale tanto nel processo che nel sistema. Innanzitutto è importante
dal processo. non confondere il processo genetico che porta alla costruzione dell'o-
Q,,l! pera pittorica con il processo quale è stato definito in precedenza. Da
f "• p t i c GSoCrvtirc CuC i± *"iiiìzJiG±±ciax±CixLG »_iCi se-
u n puìiLu di vista immanente, si è detto, esso è una successione di
mafori ha un'altra caratteristica propria dei linguaggi linguistici. Le posizioni senza relazioni. Ora se è vero che in queste semiotiche non esiste una suc-
singole unità, infatti, non sono rapportabili ai segni, quanto piuttosto successione cessione delle posizioni in grado di orientare la lettura, è altrettanto vero
agli enunciati delle lingue naturali. L'unità di contenuto espressa at-
che esistono delle posizioni senza successione. Uno spazio pittorico, co-
traverso la selezione luminosa di un elemento significa u n comando
me può esserlo una tela o qualsiasi superficie planare — poniamo il
che viene impartito all'automobilista sotto la forma di un'azione pre-
muro di una cappella — può essere definita come un'organizzazione
scritta. Questa unità di contenuto veicolata presenta una struttura com- astratta di relazioni senza successione. Greimas chiama queste posi-
parabile all'enunciato delle lingue naturali. Infatti, come per le categorie topologiche zioni categorie topologiche.
proposizioni, è presente un soggetto, una relazione di predicazione
che indica l'azione da compiere, e un oggetto su cui si esercita l'azione.
Comprovata l'esistenza dei quattro tratti fondamentali e di alcune ca- alto
ratteristiche come la direzionalità, la ricorsività dell'ordine del pro-
cesso tanto dell'espressione che del contenuto, nonché la rigida
distribuzione degli elementi nelle posizioni, non resta che sottoporre
il linguaggio dei semafori all'ultimo test che riguarda l'esistenza del-
le figure. Per farlo è necessario cercare di scomporre gli elementi che
hanno funzione eteroplana (espressioni e contenuti di segni) in ele-
menti che presentano soltanto funzioni omoplane. Ora se sembra pos- sinistra centrale destra
sibile operare una distinzione sul piano del contenuto, sicuramente
non è altrettanto possibile attuarla per il piano dell'espressione. Le
espressioni di segno percepibili in un semaforo non sono ulteriormente
scomponibili in figure semioticamente pertinenti. L'espressione cir-
colare e cromatica /rosso/ non presenta quei tratti distintivi mutando
i quali muta l'unità del contenuto. Questo ci porta a dire che non periferico
è possibile operare alcuna commutazione con elementi di rango infe-
riore al segno. Perturbando il cromatismo o la superficie del vetro
otteniamo delle alterazioni che non hanno alcuna influenza sul con- basso
tenuto del segno. Questo prova che i linguaggi dei semafori sono con- fig- 6
formi nella relazione tra piani.
U n a volta provata la conformità tra gli elementi dei piani, il sistema Prima di essere investito di forme e colori, uno spazio è già virtual-
prende il nome di mònofifimare. mente organizzato in posizioni come alto/basso, sinistra/destra, centra-
le/periferico (fig. 6). In ciascuna di tali posizioni possono ricorrere
organizzazioni cromatiche alternative (paradigma) che occuperanno
1.11. L a manifestazione n o n lineare posizioni contigue (catena). Si è insistito sul fatto che un altro'modo
La successione ordinata del processo è prerogativa dei linguaggi lin- di definire il sistema e con esso la significazione, è la possibilità di
scelta. U n a delle anomalie del sistema pittorico è che, sebbene le fi-
guìstici, dei linguaggi dei semafori, del sistema morse, dei linguaggi
gure di partenza costituiscano un inventario cromatico delimitabile,
delle bandiere e di tanti altri sistemi simili. Non lo è per esempio del
gli elementi e le operazioni complesse che ciascunautore può_attuare_
linguaggio della moda o dei linguaggi detti iconici. In realtà, per i
sono in numero elevatissimo, e se si fa eccezione per le figure ricono-
processi che hanno manifestazione non lineare, esistono altri artifici,
scibili come og^éttTcIel mondo, non sono inventariabili come il re-
— *-~*> rwuyyi i A - \ 2 b i P , T ? '
pertorio di segni di una lingua naturale (cfr. Benveniste 1969; Cala-
brese 1985: cap. III). Eppure la possibilità che ha un pittore di sce- formità tra piani, e commutabilità tra gli elementi. Coerentemen
gliere ci porta a sostenere che esiste un sistema, così come, la possibilità con la tipologia proposta da Hjelmslev, tali sistemi hanno preso il non
t sistemi
di reperire delle posizioni, ci indica che esiste u n processo. di semi-simbolici. Si tratta di micro-linguaggi composti in prevalenj
semi-simbolici
È probabile però che a differenza delle lingue naturali, in cui u n in- da due soli elementi per piano. A differenza_dej^igjt£jiiLSJirnjb^Hcj :
ventario delimitabile di segni produce tutti i processi possibili, nel caso cui gli elementi risultano avere mnzion^jiemiotica uno a uno tra
dei linguaggi pittorici bisogna postulare l'esistenza di sistemi ad hoc, relati dei pianI7~i~sistemi senii-simbohcistal^^cono la prelazione s>
cioè creati di volta in volta per ogni singolo processo. Questo dovreb- miotica, tra elementrHéTpiani che possiedono già correlazione, dui
be indurre chi promuove delle analisi pittoriche a reperire e inventa- nue tra categoriche" neh tra elementi isoìacrTLe analisi condotte s
riare gli elementi per ciascun processo, mostrando quali sono ricorsivi testi hanno mostrato un'ampia presenza 3i~questa forma di semio
oppure quali si presentano come varianti di uno stesso elemento. Con tra i piani, rivelatasi particolarmente utile per l'analisi delle semiot
differenti argomentazioni Eco (cfr. 1975) e Thùrlemann (cfr. 1982) che plastiche, del discorso poetico e pubblicitario 4 .
' hanno mostrato come questo non neghi la possibilità di ritrovare del- Per mostrare l'esistenza delle semiotiche semi-simboliche, Greimj
le categorie generali comuni a ogni processo pittorico. Anzi, in tal riprende un esempio che in precedenza era stato oggetto di studio d
senso, le categorie topologiche, con cui si articolano le posizioni, le ca- parte di Roman Jakobson nel saggio «Le " o u i " et le " n o n " mim:
•co tegorie cromatiche con cui si articola la scala dei colori (chiaro/scuro; ques» (cfr. in 1973). Si tratta dell''affermazione e della negazione che con:
co, eidetico saturo/non saturo; e t c ) , nonché le categorie eidetiche che pertengono piamo attraverso lo spostamento del capo lungo l'asse verticale
alla forma e al disegno, hanno sicuramente portata generale per l'a- orizzontale del collo. Al di là del problema della motivazione o dell
nalisi delle semiotiche planari 2 . diverse giustificazioni che possiamo dare per l'associazione che coni
piamo tra il «sì» e il movimento /verticale/ che lo esprime, e il «no
e il movimento /orizzontale/,.questa forma di semiosi accoppia gli eie
1.12. L a t i p o l o g i a d e i s i s t e m i menti del piano dell'espressione con elementi del piano del contenu
In base alla loro presenza o alla loro assenza, i cinque tratti fin qui to che appartengono a una stessa categoria, creando una proporzioni
esposti permettono di stabilire una tipologia dei linguaggi. La condi- sul modello A:B = A' :B'. Limitatamente alla nostra cultura, il movi
zione necessaria per dire che siamo di fronte a un linguaggio è la pos- mento /verticale/ sta al contenuto «sì» come il movimento orizzonta
sibilità di reperire sia un processo e un sistema, che un'espressione 'le sta all'unità di contenuto «no».
e un contenuto. La commutazione e la conformità sono invece le pro- In un acquerello di Klee, Thùrlemann ha mostrato come un sistema
prietà che permettono di diversificare i tipi di sistemi. di significazione semi-simbolico poteva essere ipotizzato anche per gì
Per Hjelmslev esistevano due grandi classi: i sistemi monoplanari e elementi plastici. Secondo questa ipotesi nel testo pittorico viene pre-
i sistemi biplanari. I primi, chiamati spesso sistemi simbolici, compren- sentato un micro codice che associa le figure plastiche a carattere /cur-
devano tutti i linguaggi che presentavano confornaitàtraj piani e non vilineo/ alla figura di contenuto «celeste» e le figure plastiche a carattere
commutabilità-tra^gli elementi. T r a questi il linguista danese anno- /rettilineo/ alla figura di contenuto «terrestre».
verava u n a quantità piuttosto ampia di sistemi, come i linguaggi lo- Lo schema semi-simbolico che si ricava rispetta la proporzione:
gici, la musica, e sotto certi aspetti la pittura. I secondi, detti sistemi /curvilineo/ sta a «celeste» come /rettilineo/ sta a «terrestre». L'in-
<if££gru 2 presentavano non conformità tra i piani e commutabilità tra teresse per queste omologazioni è accresciuto dal fatto che si ri-
gh elementL JLe lingue naturali, - come abbiamo visto, sono un esem- trovano forme di significazione sotto il livello esplicito dei segni,
pio prototipico di biplanarità. Recentemente la tipologia si è arric- spesso tra elementi del piano dell'espressione e elementi del pia-
chita di un terzo sistema, d'altronde prevedibile sotto il profilo no del contenuto che ordinariamente non possiedono significazione
combinatorio delle possibilità. Si tratta di sistemi che presentano con- propria.

2. Con il nome di semiotiche planari sono indicati quei sistemi di significazione che
fanno uso di u n supporto bi-dimensionale, detto appunto planare. In tal senso esse
non si identificano con le semiotiche visive, almeno per la necessità di distinguerle
dalle semiotiche dello spazio che fanno uso della terza dimensione. Ovviamente la 3. U n a discussione sullo statuto formale dei sistemi semi-simbolici è reperibile nella
planarità, come numero di dimensioni del supporto, è da tenere distinta dalla mono «Conversation» con A.J. Greimas, cfr. 1986c.
e biplanarità che si presenta invece come u n requisito della forma dei due piani del
linguaggio. 4-. Cfr. Jean-marie Floch, Petìles mythologies'de l'oeil et de l'esprit, Hadès-Benjamins,
Paris-Amsterdam, 1985.
1.13. L ' i p o t e s i g e n e r a t i v a
corrispondono ai tratti distintivi di Jakobson (cfr. 1963) — vanno a
I fondamenti di semiotica strutturale che abbiamo introdotto, costi- costituire i fonemi, e questi a loro volta le sillabe, per confluii
tuiscono la base comune che la teoria di Greimas si trova a condivi- catene di fonemi materialmente realizzate: «re nelle
dere con la semiotica preconizzata da Saussure e Hjelmslev. L'idea
che possa esistere un progresso nelle cosiddette scienze umane è piut- livello
tosto rara, eppure la semiotica greimasiana riesce in questo intento profondo: femi
di continuare il progetto strutturale introducendo un'ipotesi sempli- p
iano dell'espressione
ce che permette di pensare in maniera dei tutto nuova la prudu^wue.
del senso. livello di
Seguendo solo in parte un'ispirazione di Chomsky, si tratta di porre superficie: fonemi -* sillabe
una relazione generativa tra i diversi livelli in cui si collocano gli ele-
menti di rango minore, quali ad esempio le figure, rispetto agli ele-
menti di rango maggiore che contribuiscono a costruire i segni; pensare Piano della manifestazione • fonemi realizzati —* catena fonica realizzata
cioè che i costituenti minori e immanenti generano i costituenti mag- lessemi -* discorso realizzato
giori del discorso manifesto secondo regole di trasformazione che, mu- i

tuando il termine di Hjelmslev, prendono il nome di conversione. Questo livello di


è valido tanto per il piano dell'espressione che per il piano del conte- superficie: sememi enunciati ìemanlici
nuto. La conseguenza dell'innesto generativo si risolve nella succes- Piano del contenuto
/ h
siva distinzione di due livelli di immanenza, un livello profondo e un
livello di superficie. Entrambi i livelli nel momento della semiosi con- livello
vergono verso la manifestazione, ma nel passaggio dal livello profon- profondo: semi
do al livello di superficie, ogni struttura semplice si arricchisce di
ulteriori determinazioni. Nell'ottica generativa il processo di produzione di fig 7
un testo può essere pensato come un duplice passaggio delle strutture profonde Sul piano del contenuto — il solo, fino
„ „~..v,, «no a oggi a essere stato indagato
verso le strutture di superficie in vista della manifestazione al momento della sistematicamente — il primo movimento di generazione del senso va
semiosi. dalle strutture profonde in cui si collocano i semi, alle strutture di
Greimas (cfr. 1972a) ha presentato un primo modello di questo inne- superficie in cui si collocano i percorsi di senso che chiamiamo sememi
sto generativo ispirandosi alla lingua parlata (fig. 7, termini in gras- indipendenza del (cfr. 2.1.). Fino a questo punto del percorso la generazione del piano del
setto nostri). Nello schema è ancora evidente lo sforzo di costruire piano del contenuto contenuto è indipendente dall'espressione scelta per manifestarlo. Questo vuol
un piano del contenuto sul modello fonologico del piano dell'espres- dire che il percorso di senso del semema potrebbe trovare la sua ma-
sione, tentativo felice che in precedenza aveva portato Jakobson a so- nifestazione contestuale tanto in un lessema di una qualsiasi lingua
stenere la scomponibilità ulteriore dei fonemi in tratti distintivi. naturale che in un disegno. I sememi hanno così permesso l'emanci-
Postulando il parallelismo con cui andava condotta l'analisi dei pia- pazione della teoria del contenuto da una semantica di stretta osser-
ni, Hjelmslev riteneva che il medesimo procedimento fosse auspica- vanza linguistica, perché ribadiamolo, si tratta di effetti di senso
bile tanto per le figure dell'espressione che per le figure del contenuto, indipendenti dalla semiosi che li manifesta. Inoltre, in una catena sin-
procedendo in tal modo alla riduzione delle figure in tasserai. In segui- tagmatica più ampia, essi contribuiscono a produrre gli enunciati se-
to Greimas (lQ9&cfha riconosciuto i limiti e l'eccessiva ambizione mantici centrati sul ruolo primario dei sememi predicativi (cfr. 2.2.),
di. pensare un simile progetto per l'analisi del contenuto, almeno per sememi che permettono al linguaggio di fare delle affermazioni sullo
la ragione che mentre i tratti distintivi dell'espressione sono ricondu- stato del mondo, attribuendo proprietà e azioni agli attori che popo-
cibili a u n numero limitato, risulta molto più improbabile ottenere lano la scena discorsiva (cfr. 2.7.).
lo stesso risultato per le figure del piano del contenuto. Se questa costituisce la prima intuizione generativa, con l'introdu-
Nel grafo, proprio perché si prende in considerazione la lingua nella zione della sintassi del contenuto, lo schema presentato subirà alcuni
sua manifestazione fonica, i tratti in cui sono ulteriormente scompo- cambiamenti. In seguito il livello profondo di questo piano sarà oc-
nibili le figure dell'espressione prendono il nome di femi mentre i tratti cupato dalle operazioni sul quadrato semiotico e queste verranno messe
in cui sono ulteriormente scomponibili le figure del contenuto sono in relazione con le trasformazioni del livello di superficie in cui si col-
identificate come semi. Sul piano dell'espressione i femi — unità che loca la sintassi narrativa degli enunciati (cfr. 2.1.5. e 2.3.). Mentre
il secondo movimento, quello che va dalle strutture di superficie fino
FONDAMENTI DI SEMIOTICA STRUTTURALE

a giungere alla manifestazione discorsiva, avverrà attraverso le pro-


cedure di convocazione proprie dell'enunciazione (cfr. Greimas 1986c: 53),
procedure che permettono l'ultimo passaggio dal livello di superficie
al discorso (cfr. 2.8.).
.frese ie disianze da una. scmaiiùi-a linguistica, è lecito sostenere che
il lavoro svolto da Greimas e dall'Ecole de Paris (cfr. Coquet ed. 1982),
sia stato in sostanza quello di sviluppare una teoria strutturale del con-
tenuto nei termini di una semantica generativa. La semiotica ha portato
dei risultati tangibili per quanto concerne la conversione del senso
sul piano del contenuto, e nel capitolo che segue verranno esposti gli
sviluppi che ha raggiunto in questi anni, mentre uno schema finale,
riassuntivo delle acquisizioni conseguite sul piano del contenuto, è
rappresentato dal percorso generativo presentato nel capitolo 3. Non
va dimenticato che — come sostiene l'autore — lo stesso lavoro con
modalità opportune, resta ancora da fare per il piano dell'espressio-
ne, piano in cui una riflessione sulla percezione, sul ritmo e sulle strut-
ture musicali, potrebbe portare suggerimenti preziosi al fine di
concludere un'altra grande tappa per u n a semiotica che si voglia in-
teramente generativa.

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