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La linguistica testuale dell’italiano – Massimo Palermo

Capitolo 2: il testo come unità di senso

Tratteremo tutti gli elementi che garantiscono al testo coerenza e continuità di senso, consento di

recuperare informazioni implicite, attivare relazioni tra porzioni di testo non esplicitamente collegate,

superare apparenti lacune informative, mettere in relazione il testo con l’universo testuale di
riferimento.

1- La coerenza:

la coerenza si manifesta nella connessione logico-semantica tra le parti del testo e nella possibilità per il

ricevente di individuare in esso unitarietà e non contraddittorietà.

La coerenza è il prodotto di 3 fattori:

Unitarietà

Continuità (nei diversi enunciati che compongono il testo sono individuabili dei fili conduttori che

garantiscono la percezione di una stabilità e persistenza del tema)

Progressione (ogni enunciato che compone un testo contribuisce a modificare o accrescere

l’informazione complessiva)

L’individuazione della continuità di senso è il risultato di un processo collaborativo tra emittente e

destinatario e dipende solo in parte dalle caratteristiche formali di un testo. È l’atto comunicativo stesso
a

generare le condizioni per rendere accettabili anche testi poco chiari o formalmente non ben costruiti.

Quindi più del concetto di grammaticalità e accettabilità, acquisiscono maggiore importanza

concetti come l’efficacia, appropriatezza e felicità del messaggio, mutuati dall’analisi pragmatica.

Il principio base del processo di attribuzione del senso è il principio dell’elasticità dello sforzo

collaborativo:

Ho poco lavoro perché il mio collega Mario è in ferie (coerenza non operante: per rendere

coerente la frase dobbiamo ricercare la continuità di senso a livello testuale e contestuale. Ad

esempio, immaginando che Mario sia un gran confusionario e la sua assenza favorisca lo

smaltimento del lavoro)

In testi poetici o canzoni sarà richiesto un maggiore sforzo cooperativo.

Il patto comunicativo: un patto che l’emittente stabilisce con il destinatario, in grado di determinare la
struttura profonda o superficiale del testo (- vincoli interpretativi).

Significato e senso: il significato letterale (contenuto proposizionale) di un enunciato può non coincidere

con il suo senso effettivo (entrano in gioco informazioni extralinguistiche o contestuali).

Greimas e l’isotopia semantica: termine introdotto per designare la reiterazione, nel testo, di elementi e

classi di significato anche ridondanti, tali da garantire al discorso continuità e omogeneità. Il compito di

individuare gli anelli dell’isotopia è affidato all’attività interpretativa del lettore.

Percorso per dare senso a un testo: per dar senso a un testo si compie:

Un percorso che va dal generale al particolare (top-down), generando ipotesi globali sulle

intenzioni dell’emittente e sul significato del testo;

E poi un percorso che procede dal particolare al generale (bottom-up), che permette di mettere a

posto i mattoni più piccoli dell’edificio linguistico (fonemi, morfemi, sintagmi, frasi).

Il ricevente, instaura relazioni fra gli elementi di un testo sulla base della conoscenza di schemi cognitivi

globali, integra il senso degli enunciati connettendo il detto al non detto, e riconosce il tipo di testo e le

sue peculiarità per stabilire un sistema di attese che facilita il processo di interpretazione

La vaghezza semantica (o indeterminatezza semantica): caratteristica semiotica fondamentale delle

lingue storico-naturali.

Avviene una sorta di negoziazione dei significati: l’indeterminatezza semantica non costituisce un

ostacolo alla comunicazione ma una risorsa, perché consente di esprimersi in maniera economica,

sintetica ed entro certi limiti imprecisa ed essere comunque capiti.

Una frase ossimorica inventata da Noam Chomsky: “verdi idee incolori dormono furiosamente”: è

un esempio di frase ben formata dal punto di vista grammaticale, ma priva di senso (nonsensical).

Ma lavorando sulla contestualizzazione, sulla polisemia e sulla possibilità di attribuire significati

figurati alle parole possiamo aggirare la contraddittorietà e attribuire un senso al testo (es.

dormire= essere in uno stato latente, verdi= acerbe/immature, incolori= indefinite). Questa

operazione è però possibile solo se collochiamo la frase creata a tavolino in un appropriato

contesto.

L’interazione tra le due forze della testualità (coerenza e coesione) non opera simmetricamente: la

semantica viene in soccorso delle lacune grammaticali (es. parlante che non padroneggia bene il codice),
non può avvenire il contrario.

3- Schemi cognitivi globali: cornici e copioni

Vale il principio secondo il quale l’intero non corrisponde alla somma delle singole parti: quando

interpretiamo un oggetto, un evento, un testo la percezione globale tende a precedere l’analisi dei
singoli componendi.

Semantica logica: l’attribuzione di un elemento ad una categoria avviene in base al principio della

presenza/assenza di tratti, per esempio tramite l’analisi semantica componenziale:

uomo = [+umano] [+adulto] [+maschio]

bambino = [+umano] [-adulto] [+maschio]

semantica cognitiva: l’appartenenza ad una categoria di un elemento è determinata dalla sua maggiore
o minore distanza dall’elemento più rappresentativo (o prototipico) della stessa.

Questo approccio trova fondamento nella capacità delle reti neuronali di cogliere rapporti di

somiglianza/divergenza più che di inclusione/esclusione: foto di più sedie non ci sono problemi

nel disporre in una scala di centralità/perifericità rispetto al modello prototipico gli esemplari di

sedie riprodotti nella foto.

Dal punto di vista sia produttivo che interpretativo, il testo viene processato prima della frase e sei suoi

componenti e la sua elaborazione è facilitata dalla capacità di ricondurre singoli elementi entro schemi

generali.

Le espressioni linguistiche contenute in un testo servono ad attivare schemi cognitivi globali, i più

rilevanti sono le cornici e i copioni:

- Cornice (frame) = lo schema cognitivo entro il quale collochiamo, per dargli senso, un oggetto o

una situazione.

ieri sono andato a visitare la mostra di Paul Klee: per fortuna non c’era coda alla biglietteria, ma

purtroppo le copie del catalogo erano terminate. Sono però riuscito a comprare alla libreria una

riproduzione del mio quadro preferito…

Attiviamo immediatamente la cornice “museo”, anche senza la menzione specifica della parola

museo.

Avvenuto questo processo, il ricevente po' inferire una serie di informazioni non espresse

esplicitamente: può non sapere chi fosse Paul Klee, ma desumere che si tratti di un pittore
(“quadro preferito”). Inoltre, sono presentabili come noti (uso dell’art. determinativo) alcuni

referenti tipici della cornice “museo” (biglietteria, catalogo delle opere, libreria interna).

Le cornici sono a loro volta collegate tra loro in una rete di concetti regolata sia da relazioni

gerarchiche che associative o analogiche. Possiamo distinguere:

o Cornici di primo livello : basate sull’accumulo di esperienze e conoscenze del mondo, le

loro regole sono di norma possedute da tutti gli appartenenti a un sistema culturale;

o Cornici di secondo livello (frames testuali): fanno riferimento alle conoscenze di specifici

generi testuali e ne governano le aspettative (grazie agli schemi di secondo livello non ci

stupiamo se in una fiaba compaiono animali parlanti – aspettative del genere testuale

della fiaba

Copione (script) = modelli globali di avvenimenti codificati e correlati a situazioni ricorrenti in cui

è determinante anche la sequenza temporale in cui si susseguono. Facciamo ricorso a copioni

conversazionali quando adottiamo delle routine comunicative: scambio di saluti, interazioni

cliente-cameriere, acquisto di biglietti alla stazione

Una conferma dell’importanza degli schemi interpretativi globali viene dagli studi

sull’apprendimento/insegnamento delle lingue: nell’interpretazione dei testi, la comprensione globale

precede quella puntuale, inoltre l’apprendimento del lessico avviene per campi semantici piuttosto che

per elementi isolati.

Nell’apprendimento di lingue straniere:

1. Ascolto selettivo (anche se non comprendiamo tutte le parole cerchiamo di cogliere gli

elementi fondamentali del testo) e comprensione globale;

2. Comprensione puntuale

Un altro esempio della rilevanza dei modelli interpretativi per la gestione dei testi viene dalla commedia

dell’arte, dove gli attori non possiedono un copione, ma devono improvvisare basandosi su un
canovaccio,

un abbozzo che spiega il corso degli eventi in maniera sommaria.

4- Il detto e il non detto: presupposizioni, iimplicazioni, inferenze

Quando comunichiamo, solo parte del contenuto informativo è espresso esplicitamente, il resto rimane

sullo sfondo, implicito, e la sua attivazione è lasciata ad un processo di interpretazione partecipativa del
ricevente, il quale svolge un ruolo attivo tramite ragionamenti facendo ricorso a conoscenze linguistiche

ed extralinguistiche.

Presupposizioni : si hanno nel caso in cui una persona, un fatto o uno stato di cose non vengono

esplicitamente espressi nel testo, ma la loro esistenza è presupposta dalla semantica del verbo o

di un altro elemento della frase:

il cognato di Maria ha aperto un ristorante > presuppone che Maria abbia almeno una sorella e che

questa sia sposata

Gianluca ha smesso di giocare a tennis > presuppone che Gianluca abbia giocato a tennis

Caratteristica delle presupposizioni è che, a differenza di altri significati impliciti, rimangono valide

anche se l’enunciato viene negato, reso interrogativo o ipotetico (il cognato di Maria non ha

aperto un ristorante).

Implicazioni : le informazioni implicate possono essere di varia natura. Nella frase Sebbene

piovesse, Marco è uscito senza ombrello, è implicato che di solito quando piove si usa uscire con

l’ombrello.

La guida testuale per la decodifica dell’implicazione, in questo caso, è di tipo grammaticale:

sebbene è una congiunzione concessiva, segnala, a partire da una circostanza data, una

conseguenza non attesa.

Seguendo la terminologia di Grice, possiamo chiamarle implicazioni convenzionali: esse sono

valide in assoluto, indipendentemente dal contesto;

Implicazioni non convenzionali: sono valide solo all’interno di particolari condizioni contestuali (es.

Sebbene sia martedì, Marco non è andato a comprare il pesce  è coerente solo a patto che ai

partecipanti sia noto che Marco ha l’abitudine di comprare pesce tutti i martedì).

Inferenze : attraverso il procedimento logico dell’inferenza si possono ricavare da un enunciato

delle conseguenze non esplicitamente asserite.

Ora scusami: ho un amico per cena pronunciata dal serial killer antropofago Hannibal Lecter,

assume un significato sinistro e inconsueto, definibile come rivalutazione semantica nel

particolare contesto in cui è pronunciata: da banale chiusura di una conversazione telefonica si

trasforma in confessione di un delitto (l’amico non è il commensale, ma la pietanza).

Il ricorso a processi inferenziali fa parte integrante della comunicazione quotidiana.


Tra le inferenze meritano un cenno le:

implicature conversazionali : esse si attivano normalmente nel momento in cui percepiamo una

discrepanza tra il significato letterale di un enunciato e le intenzioni dell’emittente e facciamo

delle ipotesi per far tornare i conti.

La moglie al marito: “è finito il caffè”  intenzione comunicativa: invito a comprare il caffè;

Marito risponde: “Ho spazzato il giardino e sono appena andato a buttare la spazzatura!”  risposta

apparentemente irrelata all’affermazione della moglie, ma intenzione comunicativa: il marito non ha

molta voglia di andare a comprare il caffè.

ementi che configurano salti troppo bruschi, il destinatario è costretto a

reinterpretarli, aumentando (rivalutazione semantica) o riducendo (svalutazione semantica) la

densità informative:

oRivalutazione semantica : risultato di un processo di reinterpretazione che determina

l’incremento del valore informativo di un’espressione che ne è apparentemente troppo

povera.

(rivalutazione resa possibile dal macrotesto: Nel Tevere torna finalmente a scorrere

acqua nel seguito dell’articolo veniamo informati dell’attivazione di un sistema di

depurazione che ha migliorato la qualità delle acque).

oSvalutazione semantica : il lettore compie la svalutazione semantica di un enunciato

apparentemente troppo carico di valore informativo.

(Giovanni Paolo II non piace all’Osservatore Romano  testo apparentemente altamente

inatteso – ancor di più perché tratto dal quotidiano della Santa Sede. Il seguito

dell’articolo chiarisce il significato, determinando un decremento del suo valore

informativo: è la statua dedicata a Wojtyla).

6- Intertestualità

Il legame intertestuale può essere attivato dal lettore anche indipendentemente dalla volontà
dell’autore.

L’intertestualità crea una rete di riferimenti in continuo divenire.

Nessun testo è compiutamente interpretabile senza tener conto dei rapporti che intrattiene con
l’universo
dei testi che lo hanno preceduto e seguito, fino al momento della sua fruizione:

Gérard Genette, Palimpsestes. La littérature au second degré : Genette ha condotto un’analisi

delle modalità attraverso le quali un testo A (ipertesto) riprende, richiama, rinvia a un testo B

(ipotesto) secondo una gradazione che va dalla citazione esplicita, alla parafrasi, alla ripresa di

temi o espressioni, all’evocazione, fino alle forme complesse come l’imitazione, la continuazione,

il rifacimento, la parodizzazione, la falsificazione.

Genette mostra che un testo può rimandare al suo ipotesto senza mai menzionarlo o riprendere

esplicitamente delle parti: si pensi all’Ulisse di Joyce e all’Eneide di Virgilio che non potrebbero

essere stati concepiti così come sono senza l’Odissea, o meglio il modello dei poemi omeric

7- La contraffazione: parodia, imitazione, falsificazione

Parodia deriva dal grego parà “presso, accanto” dunque “simile a” e odè “canto” = componimento

musicale o poetico che appare simile ad un altro o lo accompagna.

- La parodia è basata sull’imitazione deformata e deformante delle caratteristiche formali di un

genere testuale o dello stile di un autore.

- La contraffazione: es. di contraffazione è il manoscritto secentesco contenente le vicende di

Renzo e Lucia, che Manzoni finge di aver rinvenuto e di cui in apertura del romanzo prova a fare la

trascrizione.

8- Ipertestualità

Ipertesto (hypertext): termine coniato dal sociologo e filosofo Ted Nelson nel 1965, si riferisce a qualsiasi

insieme strutturato di unità di informazione (nodi) e di collegamenti tra esse (link) realizzato su supporto

digitale.

Testo vs. ipertesto:

- Il testo tradizionale è lineare (segni disposti in successione) e chiuso (non è possibile modificarne

il contenuto o la disposizione delle parti una volta pronunciato o scritto);

- L’ ipertesto è invece multilineare e aperto (dinamicità/modificabilità: Wikipedia dove si può

intervenire su una voce per modificarla, integrarla esprimere dubbi sulla sua attendibilità).

Differiscono anche per la fruizione:

- Il testo tradizionale è concepito per una fruizione lineare e sequenziale, prevede un ordine di
lettura;

- L’ipertesto è fisicamente collegato ad altri testi che ne amplificano il contesto ed è concepito per

una lettura multisequenziale (non prevede un ordine di lettura predefinito, ma offre percorsi che il

lettore può seguire a suo piacimento)

Possiamo avere:

- Ipertesti su supporto chiuso (cd-rom, dvd)

- Ipertesti in rete

Ma anche nel mondo non digitale, il lettore esperto è in qualche modo un lettore ipertestuale, in grado
di pescare nel proprio bagaglio di conoscenze gli opportuni link ipertestuali utili per agganciare le nuove

conoscenze a quelle pregresse.

apitolo 3: Il testo come unità grammaticale – la coesione

La fitta rete di legami grammaticali che tengono insieme il testo e guidano il ricevente nella sua

interpretazione. Ci occuperemo delle dinamiche di rinvio e riferimento tramite le 3 procedure

fondamentali della coesione: anafora, catafora e ellissi.

1- La coesione

Ogni testo presenta una rete di segnali di collegamento tra le sue parti, l’insieme di questi legami

garantisce la coesione.

Ieri Giulia ha comprato un paio di scarpe rosse in un negozio del centro. Quando Carla le ha viste, ha
detto

“Sono meravigliose! Dove le hai comprate?”. Giulia ha risposto all’amica che l’avrebbe accompagnata al

negozio.

Tali legami operano a più livelli:

- Livello di sintagma, nel caso dell’accordo aggettivo-nome (scarpe rosse)

- Livello di frase semplice, nel caso dell’accordo soggetto-verbo (Giulia ha comprato)

- Livello di frase complessa (pronome le in le ha viste, la in l’avrebbe accompagnata)

Ad altri elementi spetta il compito di collocare temporalmente l’evento narrato (ieri) e la successione
delle

azioni (il condizionale passato l’avrebbe accompagnata indica un’azione futura rispetto al momento
dello
scambio linguistico).

- Anche grazie alle proprietà lessicali del nome capiamo che il sintagma nominale all’amica si

riferisce a Carla

- L’uso dei due punti e delle virgolette segnala che si riportano le parole effettivamente pronunciate

da Carla

a coesione tiene unito un testo utilizzando tutte le risorse grammaticali: sfrutta tutti i livelli della

costruzione linguistica del testo (morfologico, lessicale, sintattico, interpuntivo).

Coerenza e coesione, le forze fondamentali che tengono unito un testo, abbiamo visto che non sono

collocabili sullo stesso piano: un testo può essere perfettamente coeso dal punto di vista grammaticale,

ma privo di senso; al contrario, può manifestare forti lacune nella coesione grammaticale, ma riuscire lo

stesso comprensibile.

La coesione può dunque intervenire in soccorso della coerenza, facilitando il compito

interpretativo

2- Rinvio e riferimento

Per comunicare occorre mettere in relazione il piano della realtà extralinguistica con quello del testo.

Perché quest’operazione riesca, è necessario che i partecipanti allo scambio comunicativo condividano
un

codice, un sistema di segni.

Gli attori dello scambio comunicativo condividono dei referenti (es. “matita”, “cavallo”). Questi

referenti sono di per sé entità indefinite, dormienti, nel senso che ne conosciamo il senso, ma esso

è depositato nella memoria a lungo termine.

Definizione e attivazione del referente:

Per far entrare un referente nell’universo del testo occorre che esso sia stato preliminarmente

definito, ovvero che chi parla abbia chiarito agli interlocutori se sta parlando delle matite o dei

cavalli in generale o di una particolare matita/cavallo, e quale.

Occorre inoltre che il referente sia attivato nella coscienza del destinatario, ossia cessi di essere

dormiente e passi dalla memoria a lungo termine in quella a breve termine.

La modalità più comune per attivare un referente è quella di menzionarlo:


Il mio gatto è molto affettuoso. Quando lo chiamo, Chicco viene sul divano per farsi accarezzare.

oLa prima menzione del referente gatto lo definisce tramite l’uso dell’art. determinativo e

del possessivo (l’emittente parla del suo gratto) e lo attiva come referente testuale. In tal

modo esso è disponibile per successive riprese.

Attraverso queste due operazioni, un referente extratestuale diviene disponibile come referente
testuale

e può costituire il punto di partenza per successivi rinvii.

Coreferenti: tutti gli elementi di un testo che si riferiscono allo stesso referente testuale sono
coreferenti.

Riferimento : il legame semantico tra un elemento del testo e un referente;

Rinvio : ogni relazione di rimando tra due elementi di uno stesso testo o tra un elemento del testo

e uno del contesto.

oLo e Chicco elementi che rinviano a il mio gatto, la natura del legame è un po’ diversa:

Il pronome lo rinvia direttamente a il mio gatto ma al di fuori di questo

testo/contesto non è in alcun modo riconducibile al referente in questione;

Il nome Chicco, a patto che i miei interlocutori posseggano le necessarie

conoscenze contestuali, attiva al tempo stesso un rinvio e un riferimento,

cioè è direttamente collegabile anche al referente extratestuale.

Sinonimia contestuale: sinonimia valida solo in alcuni contesti, dipendente dal possesso di conoscenze

particolari (chi non conosce l’emittente non può sapere che il suo gatto si chiama Chicco);

Sinonimia assoluta: sinonimia valida in qualsiasi contesto, essa può dipendere da conoscenze

enciclopediche generali (Ho visitato Salisburgo. La città natale di Mozart è molto interessante) o da

conoscenze lessicali (L’automobile ha urtato contro un albero. Il conducente ha perso il controllo

dell’autovettura).

Il rinvio può essere orientato verso sinistra o verso destra, ossia a ciò che precede o a ciò che segue nel

testo:

Rinvio anaforico : (dal greco anà “sopra” e phèrein “portare) quando la forma di ripresa si riferisce

a un referente testuale precedentemente menzionato;

Rinvio cataforico : (dal greco katà “sotto” e phèrein “portare”) quando la forma di ripresa si
riferisce a un referente testuale non ancora menzionato;

Rinvio deittico : (dal greco dèixis “indicazione”) quando il rinvio, per essere interpretato, ha

bisogno di un ancoraggio esterno, cioè ad un elemento della realtà extralinguistica. Esso funziona

nella misura in cui parlante e ascoltatore condividono il medesimo contesto e quindi è

prevalentemente usato nella comunicazione orale.

Carla incontra Giulia e le dice: “Sono meravigliose, dove le hai prese?”

Il pronome le non è interpretabile all’interno del testo, è un rinvio deittico

- Anafora

Per gestire le relazioni anaforiche si hanno a disposizione 2 modalità:

La ripetizione : consiste nella replica totale o parziale del punto d’attacco

Il serpente corallo comune è diffuso tra le regioni sudorientali degli Stati Uniti […]. Il serpente corallo

predilige la vita solitaria, […] questo serpente presenta una colorazione molto vistosa […].

Nel caso in cui il punto d’attacco sia costituito da un sintagma nominale complesso (Il serpente

corallo comune) è sufficiente che almeno la testa del sintagma (serpente) sia replicata, non è

necessario ripetere i modificatori.

La sostituzione : esiste una categoria morfologica deputata a svolgere le funzioni di sostituzione: i

pronomi.

oI pronomi sono una classe universale, la cui presenza nelle lingue è spiegabile per

esigenze di economia espressiva.

Sono dei sostituti “vuoti”, per la mancanza di tratti semantici propri, che di volta in volta

si riempiono del significato del costituente verso cui rinviano.

oAnche parole appartenenti ad altre classi morfologiche possono svolgere una funzione

sostituente: le pro-forme, termini dal significato generale che possono essere utilizzati

come se fossero pronomi:

Marco va a correre tutti i giorni. La cosa non mi stupisce perché è sempre stato uno sportivo  (> il

fatto che Marco va a correre tutti i giorni) pro-forma costituita da un nome;

“, Andrea lo fa tre volte alla settimana  (andare a correre) pro-forma costituita da pronome + verbo;

Marco ha comprato un contapassi, Andrea ne vorrebbe uno simile  (un contapassi) pro-forma

costituita da un aggettivo.
Rinvio anaforico “zero”: solo quando l’anafora ha funzione di soggetto è possibile realizzare rinvii privi di

corpo fonico (Ø): Il mio gatto ha sempre fame. Quando sente il rumore della scatola di croccantini, Ø
viene in cucina

per Ø mangiarli.

Ø viene in cucina: omissione del soggetto in una frase con modo finito (italiano – espressione

facoltativa del soggetto ellissi del soggetto, le informazioni contenute nella desinenza verbale

svolgono funzione anaforica, rinviano al recupero del soggetto);

per Ø mangiarli: omissione del soggetto obbligatoria nelle subordinate implicite, ovvero con verbo

di modo indefinito. In questi casi, la morfologia del verbo non guida al recupero del soggetto: il

soggetto di una subordinata è da interpretarsi come coreferente con quello della

principale/sovraordinata.

Quindi possiamo ora distinguere tra:

- Sostituzione pronominale : sostituzione per mezzo di pronomi, ellissi del soggetto e anafore zero;

- Sostituzione lessicale : avviene di norma per mezzo di sinonimi, iperonimi (nomi dal significato più

generale) e perifrasi sinonimiche.

La sostituzione lessicale, a differenza di quella pronominale, consente non solo di riprendere un

referente testuale, ma anche di aggiungere ad esso tratti denotativi e connotativi, quindi un

arricchimento semantico e pragmatico (es. sostituzione lessicale: signora anziana > nonna, morte

> crepare).

Forme particolari di rinvio anaforico:

abbiamo visto finora di relazioni anaforiche canoniche, dove sussiste identità referenziale tra punto

d’attacco e forma di ripresa.

In alcune circostanze, è possibile istituire un rapporto anaforico anche in assenza di coreferenza

(discontinuità referenziale):

L’uomo che ha dato il suo stipendio alla moglie è stato più saggio dell’uomo che lo ha dato all’amante

Abbiamo a che fare con 2 uomini e 2 stipendi diversi, quindi il pronome lo non può dirsi

coreferente con l’elemento a cui rinvia.


Isole anaforiche: anafore verso componenti di parole semanticamente complesse (derivate o composte)
o

espressioni fisse. Esse costituiscono delle isole semantiche mentre è possibile istituire un rinvio

anaforico ad esse nel loro complesso, non è possibile farlo verso uno dei componenti. Esempi di
violazione

delle isole anaforiche:

il tuo amico chitarrista ne ha comprata una (chitarra) da 2.000€.

ha lavorato per anni come capotreno, perciò si arrabbia molto quando Ø (i treni) arrivano in ritardo (+

discontinuità referenziale: passaggio dal singolare al plurale). Il soggetto si può riferire sia ai

capotreni sia a treni e in quest’ultimo caso avremmo una violazione dell’isola anaforica.

Altro esempio di violazione:

gli italiani sono disposti a tirare la cinghia, purché Ø sia di marca.

Il rinvio costringe a violare l’isola anforica costituita dalla frase idiomatica; perché funzioni occorre

che il lettore scomponga l’espressione, estraendone un componente nel suo significato letterale

(cinghia – cintura di marca)

nafore associative: a differenza delle anafore dirette che presuppongono l’identità referenziale, quelle

associative non sono coreferenti con l’antecedente. La loro particolarità consiste nel fatto che il punto

d’attacco non è introdotto in modo esplicito, ma è indirettamente generato per contiguità semantica da

un altro referente presente nel co-testo. Le associative richiedono al destinatario di effettuare un salto

logico:

ho lasciato la macchina parcheggiata sotto casa. La mattina dopo la fiancata era stata rigata

“Mi hanno detto che Giovanna si sposa” “E lui (futuro marito) che lavoro fa?”

La possibilità di effettuare tali associazioni dipende dall’attivazione di cornici e altri schemi interpretativi

globali del testo (cornice “macchina”).

Anafora e pronomi non personal

Dimostrativi sono usati anche per riprese selettive, quando si vuole evidenziare uno dei

componenti di un sintagma complesso

Falsi invalidi: una vergogna che grava su quelli veri (viene ripresa la testa del sintagma)

Indefiniti , quando riferiti a sintagmi complessi, presentano la proprietà di poter rimandare a tutto
il sintagma o solo a sue parti

In valigia ho due cravatte di seta a righe. Ne vuoi una (cravatta di seta a righe) per la festa di

stasera?

Me ne servirebbe qualcuna (cravatta di seta) a tinta unita.

Non ne ho portata nessuna (cravatta) di lana a quadri.

Dimostrativi questo/quello : possono essere usati per gestire rinvii a due antecedenti distinti.

Quello rinvia al più distante, questo al più vicino.

Possessivi : più che sostituire, sottintendono il nome

Carla ha preso la macchina perché Marco aveva prestato la sua al fratello

Relativi : svolgono sia funzione di rinvio anaforico sia di giunzione sintattica (funzione che li

accomuna alla classe dei connettivi). Seguono immediatamente l’antecedente:

Ho apprezzato molto il libro che mi hai regalato

Ripetizione e sostituzione – retorica:

la ripetizione è un ingrediente basilare della costruzione retorica di un testo (es. testi religiosi o laici
come

la Bibbia, i poemi omerici, le canzoni di gesta).

Moduli iterativi sono presenti nella tradizione liturgica cattolica (litanie) e nelle forme testuali della
cultura

popolare (fiabe, stornelli, filastrocche…).

- Ripetizione formale : la ripresa di elementi linguistici identici, replicati tali e quali o con variazioni

nella forma

oRipetere 2 o più volte un termine per amplificarne il significato: “In verità, in verità io vi

dico: uno di voi mi tradirà

Anafora retorica : ripetizione di una o più parole all’inizio di un verso o di un segmento testuale

oEpifora (speculare all’anafora) consiste nella ripetizione di una o più parole alla fine di un

verso o di un segmento testuale

o Poliptoto : ripetere un lessema lasciando invariato il morfema lessicale e variando quello

grammaticale

Nel discorso di entrata in guerra di Mussolini: “[…] Vincere! E vinceremo”


- Ripetizione strutturale : l’accumulo di elementi diversi aventi la medesima funzione grammaticale.

oAccumulazione : l’enumerazione di più elementi che svolgono la stessa funzione sintattica

secondo un criterio di successione ordinato o caotico

Marco è andato al supermercato e ha comprato zucchine, biscotti, salumi e un

bagnoschiuma.

Quando l’accumulazione realizza un crescendo semantico o espressivo e abbiamo

a che fare con la climax (in greco “scala”)

La ripetizione risulta uno strumento cognitivamente più economico per garantire la continuità del tema
in

un discorso poco pianificato e pertanto viene impiegata nel parlato spontaneo come strumento coesivo.

Finora ci siamo occupati della ripetizione monologica.

La ripetizione dialogica è quella in cui una parola/espressione, menzionata da uno degli interlocutori, è

ripresa dall’altro:

Per far progredire la conversazione con significato di “so di cosa stai parlando, puoi procedere” o

con intonazione negativa “non si è capito di cosa si parla o non lo si conosce”;

Manifesta interesse e accordo con l’interlocutore

Eterocorrezione (forma di ripetizione parziale) per gestire dubbi metalinguistici: es. nei dialoghi

con persone non madrelingua:

A: “si, un fiammifero con cui ha… ho… hai… ha accendo?”

B: “Acceso”

A: “Acceso. Con cui ha acceso il fuoco”.

Esprimere disaccordo tramite la riformulazione ironica:

“Mario è uno stimato ortopedico.”

“Ortopedico? Pensavo facesse il macellaio!”

4- Catafora

La catafora: rinvio speculare a quello anaforico. Il punto d’attacco va ricercato nel co-testo successivo e

quindi il sostituto precede il referente testuale. Ciò determina una sospensione dell’interpretazione del

testo.

Anafora e catafora, dal punto di vista funzionale, non sono intercambiabili:


- Anafora è il procedimento non marcato e universale di gestione della coesione del testo;

- Catafora è un procedimento marcato, usato in particolari contesti per attirare l’attenzione

dell’interlocutore e ottenere effetti stilistici di attesa/sorpresa.

(catafora: pronomi personali; dimostrativi questo, quello e ciò)

5- Ellissi

L’ellissi (dal greco èlleipsis “mancanza”) consiste nella soppressione di una parola o di un costituente,
che

rimangono sottintesi. Si distingue tra:

- Ellissi grammaticale : quando il gap informativo riguarda un elemento della struttura della frase,

come il soggetto in una frase del tipo “Ø canto una canzone” o il verbo in frasi come “Andrea

gioca sempre a tennis e Marco Ø a calcio”.

Il ricevente percepisce la presenza di una lacuna, ma non ha problemi nel colmarla:

Nel caso del soggetto viene in soccorso la desinenza del verbo

Nel caso del verbo una struttura simmetrica come la coordinazione

- Ellissi retorica : ha un impiego prevalentemente letterario e si ha quando l’autore lascia al lettore il

compito di ricostruire il senso complessivo.

Spesso in poesia si assiste all’ellissi totale del tema: ciò di cui si parla non viene mai

esplicitamente menzionato

Un’altra distinzione, in parte sovrapponibile alla precedente, è quella tra:

Ellissi co-testuale : che consiste nell’omissione di un termine recuperabile perché

precedentemente menzionato;

Ellissi contestuale : nella quale il recupero è affidato alla conoscenza di elementi di contesto

Mario ha regalato ad Anna un anello, Lia ha comprato una cravatta per Aldo, e tu?

Frase che può essere ricostruita diversamente a seconda delle conoscenze contestuali:

oSe Mario e Anna e Lia e Aldo sono coppie di sposi, il completamento opportuno sarà “e tu

che cosa regali a tua moglie per l’anniversario?”.

oSe sono coppie di amici e siamo sotto Natale, il completamento sarà “e tu che cosa mi

regalerai a Natale

Ellissi del soggetto:


In italiano, l’espressione del pronome soggetto è facoltativa: la morfologia del verbo rende superflua la

presenza del soggetto in quanto consente di recuperare le informazioni sul numero e sulla persona del

soggetto.

Quando il soggetto è atteso, l’ellissi prevale sull’espressione del soggetto. Quando poi la prevedibilità del

soggetto è massima, allora è quasi obbligatoria l’ellissi.

Ellissi di un altro costituente:

A differenza di quanto avviene per il soggetto, di norma non è possibile l’ellissi dell’oggetto in una frase

indipendente, poiché nella coniugazione del verbo non sono contenuti riferimenti ad esso.

Hai letto l’ultimo libro di Saviano? – Ho letto Ø

La coordinazione tra due frasi crea le condizioni per il recupero. Nel caso di un verbo composto, occorre

cancellare il gruppo ausiliare + oggetto:

Hai letto l’ultimo libro di Saviano? – L’ho letto e Ø anche regalato.

L’ellissi del verbo caratterizza le frasi nominali. Generalmente viene omessa la copula che, essendo

semanticamente più leggera di altri verbi, non comporta per il ricevente difficoltà interpretative.

L’ellissi dell’intero sintagma verbale, oltre che con le interrogative indirette, si ha con congiunzioni come

anche, pure:

Marco ha studiato il tedesco a Berlino e io anche.

Capitolo 4: La cerniera fra il testo e il contesto – la deissi

La deissi svolge la funzione fondamentale di ancorare il testo al contesto ed esamineremo i principali

indicatori della deissi nel sistema linguistico italiano. Analizzeremo il rinvio deittico nelle sue 3
componenti

fondamentali: la persona, lo spazio e il tempo. Infine, tratteremo delle modalità utilizzate per inserire nel

proprio discorso parole di altri: il discorso riportato, che è in stretta relazione con la deissi.

1- Deissi

Con la deissi si realizza un rinvio dal testo alla realtà extralinguistica.

Se qualcuno al suo vicino di tavola dice “Me lo passi per favore?”, riferendosi al pane, il

destinatario è guidato, anche dal linguaggio non verbale (es. un cenno del capo o un gesto), a

ricercare il punto d’attacco non nel testo, ma nella situazione in cui avviene lo scambio

comunicativo.
Espressioni intrinsecamente deittiche : la cui interpretazione è sempre legata alla

conoscenza del contesto comunicativo:

Ø vi illustrerò ora i dati del grafico che Ø vedrete qui in basso

oRiferimenti personali al parlante e agli ascoltatori

oRiferimenti spaziali (qui)

oRiferimenti temporali (ora)

Hanno un significato impreciso fino al momento in cui avviene un ancoraggio al contesto.

Solo allora il destinatario sarà in grado di decodificare contestualmente gli avverbi qui e

ora

Io, qui e ora sono i 3 parametri fondamentali del riferimento deittico e costituiscono il campo indicale:

definiscono le coordinate spazio-temporali del campo da gioco in cui si realizza la comunicazione.

Il campo indicale è comunque definito attraverso l’origo: il punto di osservazione del parlante.

con l’origo si definisce il qui e l’ora, cosa è vicino e cosa è lontano nello spazio e nel tempo.

Ne consegue che nella conversazione il campo indicale rimane costante, ma l’origo muta col

mutare del parlante: si intrecciano tanti campi indicali parzialmente coincidenti, ma diversamente

orientati, quanti sono coloro che partecipano allo scambio comunicativo.

Possiamo avere:

- Deissi inerente : quella realizzata mediante espressioni come io, tu, qui, ora, per la cui

interpretazione è sempre necessaria la conoscenza del contesto situazionale;

- Deissi non inerente : quella affidata a espressioni cui la natura deittica è limitata solo ad alcuni

contesti (es. I mancini usano prevalentemente la sinistra; Il giovedì il ristorante è chiuso per

riposo settimanale);

- Deissi fantasmatica : in essa, il locutore chiama il destinatario a trasferirsi idealmente in un campo

indicale diverso da quello dell’enunciazione, come in una conversazione del tipo:

“Quando arrivo a casa, dove trovo il controller della play-station?”

“Apri il mobile sotto la TV e lo trovi subito qui a destra”


ri il mobile sotto la TV e lo trovi subito qui a destra”

2- Deissi personale

Realizzano la deissi personale le espressioni linguistiche che servono a identificare i partecipanti allo

scambio comunicativo (funzione svolta prevalentemente dai pronomi personali). In termini di tratti

distintivi:

- I persona singolare = [+parlante], [-ascoltatore]

- II persona singolare = [-parlante], [+ascoltatore]

- III persona singolare = [-parlante], [-ascoltatore]

oLa III persona può assumere sia valore deittico sia anaforico

Valore deittico quando indicano una persona diversa dal parlante e dall’ascoltatore

presente allo scambio comunicativo – “Dove Ø mi consigli di mangiare?”

“è meglio se Ø lo chiedi a lui, è più esperto di me in queste cose”

Valore anaforico quando il referente è espresso nel co-testo – “Parla con Marco, lui è più

esperto di me in queste cose”.

3- Deissi spaziale

In italiano, la deissi spaziale (e anche quella temporale) funziona secondo uno schema bipartito, che

individua il luogo o la posizione di un referente in relazione alla vicinanza o alla lontananza dal parlante.

Fanno eccezione i verbi di movimento andare e venire, nei quali svolge un ruolo anche la posizione

dell’ascoltatore.

Avverbi che realizzano la deissi spaziale: coppie qui/qua (vicinanza), lì/là (lontananza)

Dimostrativi questo e quello : significato in parte sovrapponibile a quello delle due coppie di

avverbi. Ma essi differiscono:

oAvverbi definiscono un luogo;

oDimostrativi danno informazioni sulla collocazione di un referente nello spazio in relazione

alla posizione del parlante.

Verbi andare e venire indicano un movimento da un punto di partenza A verso un punto di arrivo

B. Ciò che cambia è la direzione del movimento in relazione alla posizione del parlante e

dell’ascoltatore.
4- Deissi temporale

Nella deissi temporale, il punto di riferimento per definire le relazioni deittiche è il momento

dell’enunciazione (ME), cioè il momento in cui avviene lo scambio comunicativo. La deissi temporale è

affidata a:

Avverbi ed espressioni verbali (ora, allora, fa, fra due giorni…)

oOra (adesso) e allora indicano coincidenza col ME o anteriorità rispetto ad esso. Allora

indica un momento caratterizzato da lontananza (sia come anteriorità, sia come

posteriorità) rispetto al ME.

Prima e dopo sono usati per collocare un evento senza specificare ulteriormente la distanza

temporale dal ME

Alcuni aggettivi (prossimo, futuro, venturo e scorso, passato) indicano unità di tempo adiacenti,

immediatamente precedenti o successive, a quella in corso. Aggettivi inerentemente deittici

perché non definibili indipendentemente dal ME;

Dimostrativi questo e quello:

oQuesto: indica l’unità di tempo in corso

Tempi della flessione verbale :

Deissi e tempo verbale:

Tempi deittici : indicativo: presente, passato prossimo, passato remoto, imperfetto, futuro semplice

Sono caratterizzati da un ancoraggio temporale semplice: per determinarlo è sufficiente collocarli

rispetto al momento dell’enunciazione (ME).

Si danno 3 possibilità: l’azione (o il momento dell’avvenimento MA) può essere:

Coincidente rispetto al ME

Anteriore rispetto al ME

Posteriore rispetto al ME

Per determinare questi tempi è sufficiente il riferimento all’origo e al relativo campo indicale (da

qui il nome deittici);

Tempi deittico-anaforici : richiedono un ancoraggio temporale complesso. Essi compaiono sempre

in relazione con un tempo deittico e, insieme ad opportune determinazioni di tempo (prima, dopo,

già, ancora…) costituiscono il momento di riferimento MR, che serve a precisare la collocazione
dell’avvenimento espresso dal tempo deittico.

L’italiano dispone di 4 tempi deittico-anaforici: trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro

anteriore e condizionale composto (esprime il futuro nel passato):

Ieri Marco ha detto (MA) che sarebbe rientrato (MR) a casa dopo le undici: ordine MA-MR-ME

5- Deissi testuale

In questo paragrafo ci siamo occupati del riferimento deittico, nel precedente avevamo analizzato le

relazioni anaforiche.

Deissi testuale: il testo diventa in questo caso il contesto, e l’origo corrisponde al punto del testo in cui il

lettore si trova.

6- Il discorso riportato

Si ha discorso riportato (DR) quando si introducono in un enunciato parole che sono state pronunciate
da

altri. Ciò che caratterizza il DR è la compresenza di due situazioni enunciative: quella della produzione

originaria (E1) e quella della ri-produzione (E2).

Di conseguenza nel DR abbiamo a che fare con due campi indicali distinti e con due distinti interlocutori

(L1 e L2), che possono coincidere come nel caso in cui si riportino parole proprie.

Possiamo avere nel DR:

- Discorso diretto (DD) – presenza di indicatori fonetici e grafici

- Discorso indiretto (DI) – indicatori sintattici, frase citante contenente un “verbo di dire” (dire,

affermare, ribadire, confessare, esclamare…)

- Discorso diretto libero (DDL) – un discorso diretto completamente privo di introduttori sintattici e

dei consueti indicatori grafici. Solitamente usato in letteratura per riprodurre il pensato o il

monologo interiore. Segnalato tipograficamente generalmente con il corsivo

- Discorso indiretto libero (DIL) – intersezione dei campi indicali di L1 e L2. Funzione stilistica

nell’opera narrativa, in cui il punto di vista di L1 è solitamente quello del narratore, il punto di

vista di L2 quello del personaggio. Diffuso nella prosa novecentesca in quanto funzionale al tipo di

narrazione definito flusso di coscienza.

Capitolo 5: La distribuzione dell’informazione


Come l’informazione si distribuisce tra i diversi componenti di un enunciato e come l’emittente segnala
la

continuità o la discontinuità tematica di un testo. Le coppie oppositive dato e nuovo, tema e rema,

definito e indefinito.

Le costruzioni marcate che portano in primo piano ciò che ha bisogno di essere evidenziato1- Continuità
di senso e continuità tematica

Nel formulare un testo, l’emittente fa delle supposizioni: ciò che l’emittente ritiene sia noto o ignoto a
chi

ascolta e, se ritiene che sia noto, quanto sia presente nella coscienza dell’ascoltatore in un determinato

momento.

Oggetto di studio dell’analisi della struttura dell’informazione, prospettiva che ha fornito

indicazioni per la comprensione dei principi che governano la strutturazione del testo.

Nella memoria a breve termine trova spazio un numero limitato di informazioni limite oggettivo. Le

principali conseguenze sono:

Ridondanza informativa : nel costruire un messaggio, l’emittente è costretto ad utilizzare una

certa ridondanza informativa per facilitarne la decodifica (es. cancellando le parole

grammaticali come articoli, preposizioni, ausiliari, la cui omissione non compromette la

comprensione del significato globale);

Continuità di senso : lo sforzo collaborativo del ricevente esonera l’emittente dall’esplicitare

tutte le informazioni. Il lavoro di interpretazione di un testo consiste nella ricerca della

continuità di senso.

Su questo delicato equilibrio si basa l’efficacia della comunicazione.

La ricerca della continuità di senso è agevolata dalla presenza nel testo di un certo grado di continuità

tematica: un testo che ruota intorno ad uno stesso argomento è più comprensibile di uno che presenta

continui cambiamenti di tema

2- Dato e nuovo

Un enunciato è composto in parte da informazioni già note agli interlocutori e in parte da informazioni

nuove: questa prospettiva che suddivide l’informazione in data e nuova, prende il nome di analisi della

struttura delle conoscenze.

Un’informazione è data se:


- È presente nella situazione comunicativa dell’enunciazione (informazione è contestualmente

data);

- È stata precedentemente menzionata (informazione è co-testualmente data);

- Fa parte delle conoscenze condivise tra i partecipanti all’atto comunicativo.

Wallace Cahfe analizzando il discorso orale, individua 3 diversi stati di attivazione di un referente nella

memoria a breve termine del ricevente:

1. Il referente è attivo se nel momento in cui viene evocato linguisticamente è ben vivo nella sua

coscienza (es. menzionato da poco);

2. Il referente è accessibile (semi-attivo) se è presente alla sua coscienza, ma si trova sullo sfondo

(es. menzionato ma non se n’è parlato per un po’);

3. Il referente è inattivo se in quel momento non è presente nella coscienza del ricevente.

Inattivo non vuol dire ignoto: quel referente può essere depositato nella memoria a lungo termine

del ricevente è sarà necessario riattivarlo per trasferirlo in quella a breve termine.

A causa dei vincoli nell’occupazione della memoria a breve termine, la disattivazione svolge nella

comunicazione un ruolo altrettanto importante dell’attivazione:

in ogni momento del discorso è nuovo ciò che psicologicamente non è attivo nella mente del

ricevente, mentre è (più o meno) dato ciò che è (più o meno) attivo nella mente del ricevente.

3- Tema e rema

È possibile suddividere il contenuto di un enunciato in:

- Tema (o topic): esprime ciò di cui l’enunciato vuole parlare

- Rema (o comment/focus): (dal greco rhèma “parola, verbo”) dice qualcosa a proposito del tema

Una partizione che ricorda per molti aspetti quella in soggetto e predicato della logica tradizionale.

Frasi predicative : frasi articolate in un tema e in un rema

Frasi presentative (o eventive): frasi costituite solo dal rema. Esse presentano un fatto o un

avvenimento

Ha telefonato Giorgio. Bisogna avere prudenza


4- Identificabilità e definitezza

Un’espressione linguistica può riferirsi a un referente unico o a una classe più o meno ampia di elementi:

- Hanno referente unico alcuni nomi propri e sintagmi nominali come Terra, Sole, Luna, Lago di

Garda…

- I nomi comuni rimandano a una classe più o meno ampia di elementi che condividono alcune

proprietà semantiche (i gatti, le automobili elettriche…).

L’ampiezza del riferimento prende il nome di estensione. Si può modificare l’estensione del SN
attraverso

i modificatori del nome testa: Le automobili / le automobili elettriche/ le automobili elettriche prodotte
in

Giappone…

L’estensione di un SN ne determina il tipo di riferimento:

Riferimento non specifico : il gatto rosso è molto vivace (tutti gli elementi appartenenti alla classe

individuata dal SN)

Riferimento specifico : il mio gatto rosso è molto vivace (un solo elemento della classe)

oRiferimento specifico definito : il mio gatto rosso è molto vivace (un solo elemento della

classe individuabile con certezza)

oRiferimento specifico non definito : Mi piacerebbe avere un gatto rosso molto vivace

(riferimento a un solo elemento della classe non individuabile con certezza)

Il tipo di riferimento interferisce con le categorie del dato e del nuovo e determina l’identificabilità del

referente, cioè la maggiore o minore facilità con cui può essere individuato dall’ascoltatore:

- Riferimento specifico definito + identificabile: referente noto sia al parlante sia all’ascoltatore

- Riferimento specifico non definito – identificabile: referente noto al parlante, ma non

all’ascoltatore

- Riferimento non specifico non definito - identificabile: referente non noto né al parlante né

all’ascoltatore Se trovassi un cucciolo di gatto rosso lo prenderei subito.

La funzione di segnalare l’identificabilità di un referente è affidata all’articolo:

Presentazione di un referente nuovo attraverso un SN indefinito preceduto dall’articolo

indeterminativo;
Attivazione e definizione del referente;

Successiva ripresa del SN, definito dalla prima menzione, attraverso l’articolo determinativo.

5- Costruzioni marcate

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