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IL FASCISMO E LO STATO ITALIANO

Movimento politico italiano costituitosi a Milano il 23 marzo del 1919 per iniziativa di Benito Mussolini.
Le origini storiche del fascismo risalgono alla profonda crisi provocata in tutta l’Europa dalla 1° Guerra
mondiale (1914-1918) e che portò a radicali mutamenti nelle strutture politiche e sociali dei singoli paesi.
In Italia la crisi assunse proporzioni assai gravi: insoddisfazione per i risultati della conferenza della pace
che deludevano le speranze di ingrandimenti territoriali e coloniali, il peggioramento delle condizioni
economiche, la carovita e la disoccupazione, che pesavano soprattutto sulle classi popolari e
l’inquietudine della grande borghesia industriale e agraria di fronte alle agitazioni sociali, agli scioperi,
all’occupazione delle fabbriche e delle terre. Nel momento in cui a Milano nascevano i “fasci italiani di
combattimento” il loro fondatore non si proponeva di creare un partito ma di creare un semplice
movimento. Esso si inserì agevolmente nella mutevole e difficile situazione dell’Italia del dopoguerra,
avvalendosi di tutti i motivi di malcontento e disorientamento vivi nel paese: dal desiderio di azione e di
avventura creato nelle generazioni dal clima della guerra al sentimento di rivolta degli ex combattenti
contro quanto i loro occhi sembrava avvilire la patria e dalla preoccupazione dei conservatori per la
pressione delle masse popolari reclamanti migliori condizioni di vita e per il rafforzarsi del movimento
socialista. Inizialmente il peso del nuovo movimento fu scarso, infatti nelle elezioni politiche del
novembre 1919 i fascisti riportarono solo 4500 voti, contro 170000 dei socialisti e i 74000 voti popolari.
Tuttavia il movimento si andò rafforzando dopo la marcia su Fiume voluta da D’Annunzio in segno di
protesta contro la firma del trattato di pace e prese un impulso decisivo dopo il fallimento
dell’occupazione delle fabbriche (settembre 1920), che segnò l’inizio della parabola discendente del
socialismo. Così a partire dalla fine del 1920 il fascismo andò sviluppandosi impetuosamente anche nelle
campagne; pertanto nelle elezioni del maggio 1921 i fascisti, oltre a due deputati eletti, ebbero circa trenta
deputati eletti nelle liste del blocco governativo, tra cui Mussolini. Nel congresso di Roma il movimento,
che contava ormai trecentomila iscritti, operò la sua trasformazione in partito, caratterizzandosi come
difensore dell’ordine e dandosi una più precisa fisionomia ideologica. Il nuovo partito si pose l’obiettivo
della conquista dello Stato, favorito dalla crisi sempre più profonda delle istituzioni liberali, dal
succedersi di governi deboli e impotenti, dalla divisione delle sinistre. I fascisti accentuarono le azioni di
rappresaglia e il 29 settembre presero la decisione di marciare sulla capitale. La “marcia su Roma” ebbe
luogo il 28 ottobre; Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio presentatogli da
Facta e decise di affidare il compito di formare il nuovo governo a Mussolini. Dal punto di vista delle
forme giuridiche entro le quali si organizzò il regime fascista sono da distinguere due periodi: prima e
dopo il gennaio del 1925. Nella prima fase non ci fu un’aperta rottura rivoluzionaria con il passato; il
primo ministero Mussolini fu infatti il ministero di coalizione, in cui accanto ai ministri fascisti ci furono i
ministri liberali e popolari. Già dal novembre 1922 il fascismo prese ad agire avendo di mira
l’instaurazione di un regime totalitario. Nello Stato totalitario è lo stato che afferma l’appartenenza
integrale del singolo allo Stato. Nel paese continuarono le violenze contro gli oppositori; nel gennaio del
1923 le camice nere furono trasformate in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), e il
parlamento concesse pieni poteri a Mussolini che se ne servì per preparare la legge elettorale
maggioritaria del 1923. l’elezioni del 6 aprile del 1924, svoltesi in un clima di pressione o di aperta
violenza, diedero alla lista fascista il 64% dei voti, concentrati prevalentemente nel Centro-Sud.
L’organizzazione dello Stato fascista avvenne nel 1925-26 e fu completata nei due anni seguenti. Pertanto
furono sciolti tutti i partiti e le organizzazioni sindacali; furono soppresse le libertà di stampa e di
riunione; fu creato un tribunale speciale per la difesa dello Stato; con la legge del 24 dicembre del 1925,
fu introdotta la figura del capo del governo distinta dal ministero. I poteri legislativi ed esecutivi
passarono di fatto a Mussolini , capo del governo e capo del fascismo. Nel 1929 la camera dei deputati
con l’istituzione di una lista unica di candidati, redatta dal gran consiglio; nel 1939 fu abolito il sistema
plebiscitario, in virtù della creazione della camera dei fasci e delle corporazioni. Il fascismo si identifica
ormai con lo Stato. Ma già all’inizio del XX secolo c’era un problema che affliggeva il regime liberale.
Infatti le classi popolari si erano organizzate e chiedevano una politica a loro favore, ponendo la loro
candidatura alla direzione dello Stato perché si voleva compiere un passo decisivo, cioè passare da uno
Stato oligarchico ad uno democratico. In Italia il regime liberale oligarchico andava sfaldandosi e le
elezioni politiche ormai a suffragio universale maschile, avevano introdotto i partiti popolari in
Parlamento. Ma dopo le elezioni del 1921 dove per la prima volta i fascisti riuscirono a portare alla
Camera 35 deputati la borghesia che non si era rassegnata alla riduzione del suo potere accettò il
fascismo, che si presentava come restauratrice dell’ordine e dello Stato. Ma alla fine la borghesia che
inizialmente aveva pensato di poter usare il fascismo solo per sconfiggere il socialismo, fu costretta ad
abdicare in favore della forza che essa stessa aveva alimentato. Nel campo della politica economica il
fascismo attuò dapprima, a partire dal 1926, una politica deflazionistica, e favorì l’acceleramento
dell’industrializzazione del paese. Gli interventi dello Stato nella vita economica si fecero poi più
accentuati dopo la grande crisi mondiale del 1929, che arrivò in Italia nel 1930; questo interventismo
economico si estrinsecò soprattutto nella creazione dell’IRI (Istituto ricostruzione industriale) e dell’IMI
(Istituto mobiliare italiano).

LA CRESCITA ECONOMICA E L’IRI


Dopo la grande crisi del 1929, l’intervento dello stato si è rivelato sempre più frequente e importante per
il mantenimento di un equilibrio di crescita economica. Non solo in Italia ma in tutti gli stati capitalisti le
spese dello stato nei più vari settori produttivi sono divenute enormi: lo stato svolge oggi un ruolo
decisivo sia per quanto riguarda l’indirizzo dello sviluppo economico sia, indirettamente, per quanto
attiene l’evoluzione di tutta la società. In tutti i paesi industrialmente avanzati lo stato ha esteso le proprie
attività in molti campi tradizionalmente riservati all’iniziativa dei privati: ciò comporta l’elaborazione di
programmi che possono coordinare le diverse azioni dello stato per renderle più efficaci e per realizzare
gli obiettivi economici e sociali che formano oggetto di scelte prioritarie. In Italia, allo scopo di
coordinare e unificare l’azione statale nell’ambito dell’economia è stato creato un apposito ministero delle
partecipazioni statali, che ha il compito di dirigere e sorvegliare le attività degli enti pubblici che
gestiscono l’economia pubblica. Nel nostro paese infatti i diversi rami dell’economia in cui si svolge
l’azione statale non sono gestiti direttamente, ma da enti creati dallo stato in particolari circostanze
storiche: si è cercato con questa formula di conciliare il necessario controllo pubblico sulle varie industrie
consentendo loro di agire sui mercati nazionali e internazionali con la stessa duttilità e rapidità di
decisioni di una industria privata, evitando i farraginosi procedimenti e controlli di tipo burocratico che
inevitabilmente avevano ostacolato la loro azione. Sostanzialmente la struttura di questi enti e quella di
una società per azioni in cui la maggioranza delle azioni è in possesso dello stato o di altri enti statali o
parastatali; la direzione dell’impresa è affidata ad un consiglio di amministrazione con a capo un
presidente nominato dal governo. Molto spesso questi organismi assumono una forma di finanziarie che
controllano un gruppo di imprese attraverso il possesso di pacchetti azionari di maggioranza. Il più
importante di questi è certamente l’IRI (istituto di ricostruzione industriale) creato nel 1933 per il
salvataggio di alcune banche che si trovavano nell’impossibilità di restituire il denaro richiesto dai
depositanti.

LE IMPRESE INDUSTRIALI E BANCARIE


Le imprese si possono classificare, secondo il soggetto: privato o pubblico; secondo il tipo di attività:
agricola e commerciale e secondo le dimensioni: grande, media e piccola impresa. Una dei tipi di imprese
di cui abbiamo parlato quest’anno è l’impresa industriale. Le imprese industriali sono aziende di
produzione diretta, che attuano un processo di trasformazione di materie prime e semilavorati, o di
assemblaggio di parti componenti, per ottenere prodotti finiti. I beni prodotti dalle imprese industriali:
possono essere già pronti per la destinazione al consumo; possono costruire semilavorati o parti
componenti per successive operazioni di trasformazione o di montaggio attuate da altre aziende
industriali; possono essere beni strumentali che serviranno a loro volta per ottenere altri beni o servizi. Le
aziende industriali vanno esaminate secondo i vari criteri di classificazione:
1- in relazione all’attività produttiva le aziende industriali appartengono a diversi settori: alimentari, auto,
cartari, chimici, costruzioni, ecc…
2- in relazione alla destinazione immediata della produzione effettuata, distinguiamo le aziende
industriali in:
a) aziende che effettuano lavorazioni su commessa;
b) aziende che effettuano lavorazioni per il mercato;
c) aziende che effettuano sia lavorazioni su commessa sia produzione per il mercato.

3- a seconda di chi stabilisce le caratteristiche qualitative dei prodotti:


a) aziende a produzione standardizzate
b) aziende che operano su specifica del cliente
4- a seconda di chi fornisce i materiali da trasformare:
a) aziende che trasformano materie proprie
b) aziende che effettuano lavorazioni per conto terzi
5- a seconda della continuità del flusso produttivo:
a) aziende con produzioni a flusso continuo
b) aziende con produzione a lotti
c) aziende con produzioni singole
6- a seconda del numero dei prodotti ottenuti:
a) aziende monoprodotto
b) aziende a produzioni differenziate
c) aziende a produzioni congiunte.
Inoltre si possono differenziare per le dimensioni in base a:
- il numero di lavoratori dipendenti occupati;
- l’ammontare del capitale proprio;
- l’entità dei capitali complessivamente investiti;
- il fatturato annuo realizzato;
- il volume di produzione annua ottenuta;
- le dimensione e le potenzialità degli impianti.
Il controllo dell’impresa spetta al soggetto giuridico. Questa è la persona, fisica o giuridica, a cui fanno
capo i diritti e le obbligazioni derivanti dall’attività aziendale. Il soggetto economico è l’insieme delle
persone fisiche che esprime gli interessi istituzionali dell’impresa; a esso spetta il potere di stabilire le
strategie, di prendere decisioni inerenti alla guida dell’impresa e alla distribuzione dei sui risultati.
Nelle imprese bancarie, la raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono
l’attività bancaria, il cui esercizio è riservato alle imprese autorizzate, denominate enti creditizi o banche.
Le banche appartengono al settore terziario e le operazioni principali, consistono nella raccolta e
nell’impiego fondi. Le funzioni fondamentali svolte dalle banche sono:
1- la funzione creditizia:
è la tipica funzione di intermediazione tra offerenti e richiedenti fondi, che presenta anche
un importante aspetto economico-sociale in quanto gli enti creditizi stimolano la
formazione del risparmio e lo indirizzano verso le attività produttive;
2- la funzione monetaria:
è una funzione di grande importanza, in quanto il sistema dei pagamenti solo in minima
parte si basa sui trasferimenti in moneta legale e sempre più è costituito da regolamenti
effettuati con strumenti bancari cartolari o elettronici; gli enti creditizi contribuiscono a
determinare la quantità totale di moneta a disposizione della collettività;
3- la funzione di servizi:
è una funzione di importanza crescente, collegata alla vasta gamma di prestazioni di servizi
di investimento in strumenti finanziari e valute e di servizi accessori, complementari e
collaterali alle attività di raccolta e di impiego e alle attività di investimento finanziario;
4- la funzione degli impulsi di politica monetaria:
gli enti creditizi influenzano il processo di produzione e di distribuzione del reddito
nazionale attraverso la cessione del credito; le autorità governative, al fine di incidere sulle
variabili del sistema economico , assumono provvedimenti rivolti agli enti creditizi che
modificano il costo, l’ampiezza o la destinazione dell’intermediazione creditizia. In tal
modo gli impulsi di politica monetaria attraverso il sistema creditizio raggiungono gli
operatori e ne mutano i comportamenti.
La banca è un’impresa che opera nel settore del credito e dei regolamenti monetari, esercitando delle
attività di intermediazione e delle attività finanziarie che si affiancano e si intrecciano alla prestazione di
numerosi servizi.
THE BRITISH BANKING SYSTEM
Banking occupies a vital place as one fundamental branches of commerce. In fact banks provide firm with
efficient and convenient methods of payment, both at home and abroad, and with the necessary financial
banking. They render numerous other service regarding, for example, investment schemes, borrowing and
lending money, foreign exchange, and so on. In Britain there are four main types of banks: the Banks of
England, commercial or joint-stock banks, saving banks and merchant banks. But building societies, too,
provide a series o0f banking services and are among the principal financial institution in the country. The
Bank of England is the central bank of the country and the government’s banker. Its main function is to
control the country’s monetary policy and help the financial system to operate efficiently. In particular, it
is responsible for the issue of banknote, holds the gold reserves of foreign exchange and ECU, advise the
Government on financial affairs, controls credit and servers as banker for the other banks. The principal
instrument the Bank of England uses to control credit is the bank rate, which is the rate at which the bank
rediscounts bill of exchange or lends money to the other bank. This rate influences all other lending and
discount rate and has important effect on the country economy policy. The Bank of England has two
separate departments:
a) the issue department, which issues notes.
b) The banking department, which does not deal whit the general public but provides services to the
Government and the other bank or discount houses.

IL SISTEMA INFORMATIVO AZIENDALE E LE RETI


Grazie all’evoluzione dei computer oggi è possibile utilizzare in un’azienda un sistema informativo. Il
sistema informativo aziendale è l’insieme di tutti i dati e di tutti i flussi che riguardano la raccolta, la
produzione, l’archiviazione, l’elaborazione, la distribuzione dei dati, nelle attività produttive. I dati che
vengono utilizzati dal sistema informativo aziendale possono essere anche dati provenienti non solo
dall’interno dell’azienda, ma anche dall’esterno o da una banca dati. Quindi il sistema informativo
utilizza dati strutturati come i dati di un dipendente, oppure dati non strutturati, come riunioni, telefonate.
In generale è possibile fare una catena: dati - informazioni - conoscenza. I dati sono una materia prima per
l’azienda; al contrario delle altre materie prime è in continua crescita, può essere raccolta in grandi archivi
e può essere distribuita a tutti gli utenti che la richiedano. Le informazioni sono il valore aggiunto che si
può ottenere dai dati: i dati organizzati in report o presentati attraverso opportune interfacce diventano il
supporto per i processi operativi. La conoscenza è la vera finalità del sistema informativo aziendale messa
a disposizione delle persone che devono prendere le decisioni: possedere la conoscenza è l’esigenza
fondamentale per l’azienda. La diffusione delle reti di elaboratori e la produzione di computer sempre più
piccoli con capacità elaborative elevate ha modificato profondamente nel corso degli anni le modalità di
organizzazione delle risorse informatiche all’interno delle aziende. Oggi molte stazioni di lavoro hanno
computer con alte velocità di elaborazione, memorie centrali di grandi capacità e dischi magnetici e ottici
che consentono di immagazzinare centinaia di milioni di caratteri.
La politica estera degli anni ‘20, era determinata solo dalla volontà di Mussolini, fu ispirata dal motivo
della potenza, del prestigio della nazione, di conseguenza si mosse verso la revisione dei trattati di pace.

EUGENIO MONTALE
Un poeta contemporaneo che è stato coerentemente anti-fascista è Eugenio Montale. Nacque a Genova
nel 1896, partecipò alla prima guerra mondiale e a guerra finita fondò una rivista, “Primo tempo” (1922).
Nel 1925 pubblicò il primo volume di “Ossi di Seppia”. Si trasferì a Firenze dove fu direttore del
gabinetto, ma fu licenziato per i suoi comportamenti antifascisti. Quindi si trasferì a Milano dove fece il
giornalista. Nel 1967 fu nominato senatore a vita e nel 1975 gli venne conferito il premio nobel per la
letteratura. Autodidatta, incapace di inserirsi in un’attività produttiva, malinconicamente convinto di
essere un inetto, lettore appassionato, si formò sui futuristi, simbolisti francesi, su tutta la cultura e
letteratura di fine Ottocento e primo Novecento. E accompagnò la sua opera creativa con un intensa
meditazione critica sui caratteri di essa e sui suoi strumenti espressivi, definendo intenzioni e risultati con
lucida ironica coscienza. L’argomento della poesia del Montale è la condizione umana in se considerata,
non in avvenimenti storici. Per Montale questo non significa estraniarsi da quando avviene nel mondo;
significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l’essenziale col transitorio. Avendo sentito fin dalla
nascita una totale disarmonia con la realtà che lo circondava, la materia della sua ispirazione è quella
“Disarmonia”. Montale è stato coerentemente antifascista, e certo il fascismo, il nazismo, le vicende
d’Europa degli anni trenta, la guerra, sono stati elemento della sua disperazione; e in disarmonia con il
mondo egli si è sentito dopo la seconda guerra mondiale, quando è stato anticomunista, antiavanguardista,
sprezzante verso la storia politica, sociale, culturale del secondo dopoguerra. Di qui capiamo la sua
inadattabilità al mondo di oggi. Montale non ha mai visto un’alternativa possibile se non nella coscienza o
nel sentimento: una disperazione e un pessimismo senza scampo, che non permette altro rimedio che una
affermazione stoica di dignità umana, lo sforzo di sopravvivere nel magma di una disgregazione
universale. Questo atteggiamento si nota già nella prima raccolta, Ossi di seppia, cioè una vita morta e
reietta dalle onde sulle spiagge, oggetti prosciugati e disidratati, privati di ogni palpito. In lui vediamo
un’aridità interiore, una chiusa angoscia, il senso di un atroce “male di vivere”, per cui non resta all’uomo
altro che la “Divina Indifferenza”. Nella seconda raccolta, Le Occasioni, approfondì motivi e ricerca
espressiva in un processo ulteriore verso la stretta fusione di classicismo e simbolismo e nella tendenza a
una poesia metafisica. Al centro restava la visione del mondo incoerente, un ammasso di oggetti estranei
all’uomo quando non addirittura ostili, la coscienza della propria solitudine e del proprio destino umano e
solo qualche rara occasione che ci permette di vivere. E la poesia, in quegli anni bui quando dittature e
guerre soffocavano, diventa l’unico scampo: uno scampo aristocratico, che stacca e isola pochi eletti dalla
grigia folla comune. Scoppiata la guerra , nel momento in cui la massima si fa l’angoscia dell’uomo,
Montale scrive le liriche Finisterre (1940-’42), che poi raccoglie in La bufera e altro (1956). Qui Montale
continua il suo esame di un mondo che avverte sempre più estraneo. Col passare degli anni questo
sentimento di distacco dal mondo si fa sempre più acuto. Montale ripugna alla civiltà industriale, vede in
essa la morte dell’arte.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE


L’avvento del nazionalsocialismo in Germania, una volta superata la crisi nei rapporti italo-tedeschi
provocata dalla politica annessionistica del nazismo nei confronti dell’Austria, contribuì ad accentuare gli
aspetti espansionistici e imperialistici dell’azione internazionale del fascismo. Di qui lo scatenamento
della seconda guerra mondiale a causa dei nazisti tedeschi. La guerra del 1939-’45, ebbe caratteristiche
politiche e ideologiche diverse dalla prima. La guerra del 1939-’45 è stata una guerra mondiale, invece
quella del 1914-’18 è stata una guerra prevalentemente europea. Nessuna guerra vide i massacri e i
genocidi commessi dalla Germania nazista.
LA RICERCA OPERATIVA
Mentre la guerra faceva il suo corso, ha avuto un notevole sviluppo, prima in Gran Bretagna e poi in
America, la Ricerca Operativa. In questo periodo la tecnologia militare progredì in modo rapido che i
comandi superiori dovettero richiedere l’aiuto a gruppi di scienziati. In particolare in Gran Bretagna
furono fatti degli studi sul radar per la difesa aerea e sulla tattica militare per un miglior uso delle risorse
allora esistenti. Da questi studi nacque il nome di ricerca operativa che è tutt’oggi valido anche se i
problemi di cui si occupa sono di natura diversa. Ancor oggi non si è trovato un punto di incontro sulla
definizione di ricerca operativa. Alcuni studiosi dicono che: “La ricerca operativa è un metodo scientifico
che si propone di fornire al personale dirigente gli elementi quantitativi idonei a servire di base alle
decisioni concernenti le operazioni che essi controllano”. Invece altri dicono che: “La ricerca operativa è
l’applicazione del metodo scientifico da parte di gruppi interdisciplinari a problemi che implicano il
controllo di sistemi organizzati al fine di fornire soluzioni che meglio servano gli scopi
dell’organizzazione nel suo insieme”. Nella prima definizione si afferma che la ricerca operativa è un
metodo scientifico, nella seconda che è l’applicazione del metodo scientifico. Oltre questa differenza è
comune il fatto che la ricerca operativa tende a fornire i mezzi per il controllo di sistemi organizzati
mediante l’aiuto di molteplici discipline a carattere scientifico. Quindi il compito fondamentale della
ricerca operativa è quello di offrire agli organi decisionali sufficienti elementi di conoscenza sui problemi
affrontati, proponendo soluzioni fondate sopra uno schema rigoroso di ragionamento. Dopo la fine della
guerra, con il notevole progresso della tecnologia nel campo aziendale, essa opera nelle grandi aziende
pubbliche e private dove l’organizzazione ed il controllo del lavoro impongono ai dirigenti di prendere
difficili decisioni in modo corretto e tempestivo. Il metodo scientifico si attua attraverso quattro passi
fondamentali:
1- chiarimento del problema;
2- induzione;
3- costruzione del modello;
4- deduzione e verifica.
1- In questo passo viene preso in considerazione il problema oggetto di studio cercando, per quanto
possibile, di raccogliere tutte le informazioni ad esse inerenti e di individuare tra queste tutte quelle
che a prima vista sembrano caratterizzarlo. Occorre anche saper distinguere i fattori coinvolti,
dividendoli in variabili di decisione ed in variabili di disturbo.
2- Dall’analisi delle informazioni raccolte ed anche dal loro particolare significato, si cerca di cogliere
le possibili analogie mediante raffronti, nel tentativo di risalire ad una legge generale che sia valida
in ogni caso. Questo è il punto più difficile e delicato che richiede la collaborazione dell’intero
gruppo operativo.
3- Un ruolo importante nella ricerca operativa è la sperimentazione. Conducendo una completa
sperimentazione in una azienda si può correre il rischio del suo fallimento. A volte accade che il
sistema oggetto di studio non possa essere sottoposto a sperimentazione. Si ricorre alla costruzione
di modelli di funzionamento della realtà a livelli. Spesso si tratta della costruzione di modelli
matematici per mezzo dei quali si simula la sperimentazione agendo, dall’esterno, sopra i parametri
e le variabili che contengono.
4- Dal modello costruito si cerca di dedurre conseguenze verificabili nella realtà, analizzando ed
interpretando i risultati. Qui, con ripetute simulazioni, in condizioni diverse, devono essere criticati
i limiti delle soluzioni trovate, cercando di identificarne le cause, i motivi, gli aspetti secondari. In
questo passo può accadere che la realtà non confermi le previsioni del modello, o della teoria. Se
questo avviene il modello è incompleto oppure errato. Quindi se ne costruisce uno nuovo e più
completo considerando anche quelle componenti che prima erano state trascurate perché non
ritenute essenziali. Comunque bisogna sempre tener presente che il modello costruito non
rappresenta esattamente il fenomeno studiato.

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