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Il neoclassicismo in arte

Il neoclassicismo in arte si sviluppa intorno alla metà del XVIII secolo e si conclude con la fine dell’impero
napoleonico nel 1815. Questo movimento artistico riflette la mentalità illuminista e rifiuta gli eccessi del Barocco,
visto come un movimento eccessivamente fantasioso e complicato. Il neoclassicismo in arte nacque come desiderio
di un'arte più semplice e pura ma comunque grandiosa, come quella che si esercitava in età classica. In particolare la
nascita del neoclassicismo artistico è ricollegabile alla scoperta delle città di Pompei ed Ercolano, entrambe distrutte
e rese in ceneri a causa dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Nel 1738 riemersero i primi resti e notarono che
entrambe le città avevano mantenuto intatte almeno in parte il loro ricco repertorio di marmi, bronzi e pitture, che
furono immediatamente riprodotte e copiate dagli artisti dell’epoca. La più grande città però che attraeva
l’attenzione degli artisti per la grande presenza di richiami all’antichità era Roma, grazie ai maestosi complessi
monumentali insieme alla presenza di committenti aperti alle novità. In questo periodo di rinascita verso l’antichità
l’artista più importante fu Winckelmann con il suo concetto secondo il quale l’arte era l’espressione del bello ideale,
raggiungibile non imitando la natura, ma prendendo i suoi elementi più belli e fondendoli insieme. A questo
proposito riteneva infatti che solo i greci fossero stati in grado di rappresentare al meglio l’arte sotto questo punto di
vista e perciò invitava gli altri a seguire il loro stile e a rifiutare quello contemporaneo.

David, pittura e impegno civile


Jacques-Louis David (Parigi, 30 agosto 1748 – Bruxelles, 29 dicembre 1825) è stato un pittore e politico francese.
Dopo una formazione ricevuta in un ambito culturale tradizionale, ancora seguendo il gusto rococò, Jacques-Louis
David ottenne l'ambitissimo Prix de Rome che, nel 1775, gli permise di raggiungere l'Italia. Il quinquennale soggiorno
romano fu per lui un periodo tormentato e difficile, poco soddisfacente dal punto di vista creativo eppure ricco di
esperienze fondamentali, come lo studio diretto dell'arte classica, la scoperta dell'arte rinascimentale (Leonardo,
Michelangelo e Raffaello) e barocca (Caravaggio) e, verosimilmente, la conoscenza degli scritti di Winckelmann,
Mengs e altri teorici del Neoclassicismo, di cui David divenne il capofila in Francia. Le sue opere più importanti
furono: - Il giuramento degli Orazi, la morte di Marat e Napoleone valica il gran San
Bernardo.

Il giuramento degli Orazi


Il dipinto fu commissionato all’artista da re Luigi XVI, ma trattandosi di un’opera di stampo classico, David sentì il
bisogno di partire e soggiornare nella città che gli fece da musa: Roma. Qui nel suo studio, realizzò la tela in pochi
mesi e presentata nel 1785 riscosse molto successo, arrivando ad essere descritta come “il quadro più bello del
secolo”. L’episodio dipinto da David rimanda ad un racconto leggendario narrato da Tito Livio secondo il quale per
porre fine alla guerra tra Roma e Albalonga avrebbero dovuto combattere e sfidarsi a duello i tre fratelli romani degli
Orazi e i tre fratelli albani dei Curiazi. David in accordo con la teoria classica ha deciso di non rappresentare il
momento dello scontro, bensì quello precedente ovvero il gesto con cui i giovani romani giurano al cospetto del
padre di offrire la vita per la pace e la salvezza della patria. Lo sguardo dell’osservatore è catturato dal gesto dei
fratelli: i movimenti, la postura e l’abbraccio ci indica la voglia di combattere l’uno di fianco all’altro come fossero un
corpo solo. Il porticato in stile dorico che funge da quinta scenica, in realtà ha il ruolo di dividere e definire il quadro
in tre parti ben distinte: a sinistra i tre fratelli, a destra le donne piangenti che si contrappongono alla virilità degli
uomini pronti a combattere, mentre al centro come punto focale dell’opera troviamo il padre intento nel suo gesto,
con queste spade lucenti in contrapposizione allo sfondo molto scuro.

La morte di Marat
Il quadro di David rappresenta il momento subito successivo l’omicidio di uno dei capi della rivoluzione Marat, per
mano dell’aristocratica Charlotte Corday. L’artista decise di non rappresentare un fatto del passato, bensì uno
scottante avvenimento contemporaneo. Il corpo è ormai abbandonato nella tinozza nella quale era solito
immergersi, avvolto in un lenzuolo, per cercare sollievo da una malattia cutanea che lo opprimeva. Nella mano
destra ormai esanime, regge una penna, mentre su una cassa di fianco si scorge un calamaio e un assegno
probabilmente destinato ad una vedova con cinque figli a causa della morte del marito per la patria, mentre nella
mano sinistra tiene un bigliettino con la richiesta da parte dell’assassina di essere ricevuta, presentatasi
probabilmente già con un coltello, che vediamo in fondo al dipinto (richiamo a Caravaggio per lo sfondo scuro).
Napoleone valica il gran San Bernardo
Il dipinto è una sorta di monumento pittorico dedicato al generale corso, mentre sprona i suoi soldati, con il braccio
teso, a continuare la cavalcata per invadere l’Italia. La figura idealizzata del giovane militare irrompe al centro della
tela come un’apparizione situata in uno sfondo di una natura aspra montana. Nulla turba il volto del condottiero, che
con assoluta calma e controllo governa il cavallo impennato e guida le truppe sulla via della gloria. Sulle pietre in
basso vediamo incisi i nomi dei grandi della storia che prima di Napoleone avevano cavalcato le Alpi: Annibale e
Carlo Magno.

Lo stile impero
In arte, tendenza al ritorno all’antico che si manifestò con il gusto neoclassico nel periodo dell’impero napoleonico.
Si estese dalla decorazione architettonica al mobile, alla suppellettile, ai parati, alle stoffe, agli abiti e alla stampa e
rappresentò, in contrasto con l’abbondante e pittoresca ornamentazione rococò, un’esigenza di semplicità e
austerità formale e di aderenza funzionale. Le scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei, riportando in luce
suppellettili e arredi romani, fornirono modelli per i nuovi tipi decorativi, che constano di motivi geometrici, di tralci
stilizzati di acanto e di vite, di ghirlande di alloro, di quercia, di fiori, di figure mitologiche, grifi, sfingi ecc. I colori che
prevalgono nella decorazione sono il bianco del marmo o dello stucco, il rosso e il nero pompeiani. Le linee sono
estremamente semplici, diritte o lievemente incurvate e tendono a dare un senso di snellezza e di forza. Alla
semplicità delle forme e alla sobrietà della decorazione si cerca compenso nella preziosità del materiale (legni rari,
marmi, bronzi, argenti ecc.) e nella perfezione delle proporzioni.

Antonio Canova, interprete insuperato


Antonio Canova (Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822) è stato uno scultore e pittore italiano,
ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura e soprannominato per questo “il nuovo Fidia”. Canova
svolse il suo apprendistato a Venezia e nel 1779 si trasferì a Roma dove risiedette per il resto della sua vita: sebbene
viaggiasse spesso, principalmente per soggiorni all'estero o per ritornare nei luoghi natii, l'Urbe per lui rappresentò
sempre un imprescindibile punto di riferimento. Intimamente vicino alle teorie neoclassiche di Winckelmann e
Mengs, Canova ebbe prestigiosi committenti, dagli Asburgo ai Borbone, dalla corte pontificia a Napoleone, sino ad
arrivare alla nobiltà veneta, romana e russa. Tra le sue opere più note si ricordano Amore e Psiche, il Monumento
funerario a Maria Cristina d'Austria e la Paolina Borghese.

Amor e Psiche
L’opera ritrae due bellissimi innamorati quali la mortale Psiche e il dio Amor, nel momento subito prima di un loro
appassionato bacio che risveglierà l’amata dal suo torpore. (descrizione del mito). Il gruppo presenta un impeccabile
schema compositivo, studiato in modo da attrarre l’attenzione dello spettatore da ogni prospettiva in cui viene visto.
Le due figure, nonostante la resa assolutamente naturale, sono in realtà disposte secondo una costruzione a X,
delineata dalle ali di Amore in alto e dagli assi dei due corpi in basso, che convengono idealmente al centro del
gruppo, a focalizzare l’attenzione dello spettatore sul momento appena precedente lo scoppio della passione. I due
corpi si accostano l’uno all’altra con passione, ma anche con molta grazia, che Canova pur usando un materiale
freddo come il marmo, riesce a trasmettere in modo impeccabile.

Monumento funerario di Maria Cristina D’Austria

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