Sei sulla pagina 1di 12

Liceo Linguistico Laura Bassi

Anno scolastico 2013/2014

LA LETTERATURA NELLA DITTATURA

Maddalena Tinti
Classe V I

1 La Letteratura nella Dittatura


INDICE

1. Premessa
2. Ascesa al potere del Generale Franco
3. L’Italia fascista
4. Rafael Alberti
- Vita
- Noche de Guerra en el Museo del Prado
5. Eugenio Montale
- Vita
- La Bufera e altro
- La Bufera
6. Conclusioni
7. Bibliografia

2 La Letteratura nella Dittatura


PREMESSA:

“Oh, mi concedono l’uso di carta e penna. I miei superiori non sono degli sciocchi: sanno che i
vizi radicati non si abbandonano da un momento all’altro. E mi proteggono da ogni spiacevole
conseguenza col farsi consegnare ogni pagina che scrivo.”

Da “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht

La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se
non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori
politici e sociali interni allo Stato. Il dittatore può giungere al potere anche democraticamente e
senza violenza. La salita al potere di una dittatura è favorita da situazioni di grave crisi economica,
sociali e politiche. Sua caratteristica è la negazione della libertà di espressione e di stampa. Nei
regimi dittatoriali infatti l’attività letteraria è fortemente limitata soprattutto se esprime idee
contrastanti al regime.

Questo breve saggio rappresenta un parallelo fra due autori , Rafael Alberti ed Eugenio Montale, e
descrive il loro rapporto politico, ma soprattutto poetico con il regime dittatoriale che, impostosi
su di loro con la forza, ha fortemente cercato di limitarne la libertà di pensiero e di espressione.

3 La Letteratura nella Dittatura


ASCESA AL POTERE DEL GENERALE FRANCO:

Dopo il periodo dittatoriale (1923-1930) del generale Miguel Primo de Rivera, nel 1931 venne
proclamata la Seconda Repubblica. Tra il 1931 e il 1933 ebbero la maggioranza i repubblicani e i
socialisti che puntavano a dare al Paese istituzioni democratiche. In questi anni furono realizzate
molte riforme che puntavano a migliorare la vita del Paese. Nel 1933 però ebbero la maggioranza
le destre, le quali si adoperarono per distruggere le conquiste sociali ottenute negli anni
precedenti, per questo ci furono scioperi generali ed insurrezioni. Il Paese si divise nettamente in
due parti: le destre, appoggiate dalla Chiesa e dai militari ed ispirate al fascismo e le sinistre, un
insieme di forze sociali e politiche che nel 1936 si unirono nel Fronte Popolare. In seguito al
successo elettorale del fronte popolare del 1936 Franco fu allontanato dal paese. Le destre però
non accettarono il risultato elettorale e scatenarono una guerra civile con un pronunciamento
militare. Franco era alla guida dell’esercito che entrò in Spagna sbarcando dal Marocco, nel 1938
divenne capo dello Stato e del governo. Questa guerra, nella quale Franco fu sostenuto dalla
Germania nazista e dall’Italia fascista, proseguì per tre anni. Nel 1939, dopo aver vinto la guerra,
il Generalisimo assunse la guida definitiva della Spagna, instaurando un governo dittatoriale che
represse violentemente ogni opposizione al regime. Dopo la vittoria, Franco impose alla Spagna
una strategia di isolamento e autarchia, non solo economica, ma anche politica, ideologica e
culturale. In questo periodo , in cui la letteratura spagnola ha occupato un posto di grande
marginalità, furono molti gli intellettuali che emigrarono per poter esprimere liberamente le
proprie idee ed anche perché molti di loro rientravano nelle frange repubblicane, ed erano quindi
considerati oppositori al regime.

4 La Letteratura nella Dittatura


L’ITALIA FASCISTA:

Nel 1919 Mussolini fonda i Fasci di combattimento che, nel 1922, si trasformeranno nel Partito
fascista. Nel 1921 accetta la richiesta di Giolitti di far parte dei Blocchi Nazionali (aggregazione
politica di destra) contando di poter addomesticare i fascisti alle sue posizioni politiche e usarli
per indebolire le opposizioni. Questa lista ottiene 35 seggi per i fascisti e anche Mussolini è eletto
deputato. Da questo momento le camicie nere moltiplicano gli episodi di violenza e aggressione
contro gli avversari politici del fascismo. Nel 1922 la “rivoluzione fascista” ha il suo culmine con
la marcia su Roma. Mussolini non vi prende parte direttamente, temendo un intervento repressivo
dell’esercito che ne avrebbe determinato l’insuccesso. Il Re, per il sostegno di cui il fascismo e lo
stesso Mussolini gode, non proclama lo Stato d’assedio proposto dal presidente del Consiglio Facta
e dà l’incarico a Mussolini di formare un nuovo governo. Utilizzando i poteri costituzionali, fra il
1922 e il 1925, svolge un processo di fascistizzazione dello Stato gettando le basi della dittatura,
rafforzando il potere esecutivo, integrando le strutture militari e politiche fasciste nell’apparato
statale ed eliminando le libertà costituzionali come quelle di sciopero e di stampa. Le elezioni del
1924 si svolgono in un clima di terrore e violenza. Le opposizioni sono disunite e non riescono ad
offrire una valida alternativa al partito fascista. Poco dopo però il fascismo si trova in una
situazione di gravissima crisi. In seguito al rapimento e all’uccisione del deputato socialista
Matteotti, che aveva denunciato le illegalità e le violenze della campagna elettorale, nel paese si
diffonde un’ondata di protesta e indignazione che portano le forze d’opposizione ad abbandonare
il Parlamento. Tra il 1925 e il 1926 vengono pubblicate le leggi fascistissime che portano allo
scioglimento di tutti i partiti , il capo del governo diviene responsabile solo nei confronti del capo
dello Stato, i sindacati vengono sciolti, lo sciopero proibito, viene reintrodotta la pena di morte e
viene istituito il confino di polizia. Il regime fascista tenta di controllare l’intera società italiana in
ogni sua manifestazione, lo scopo è quello di costruire una solida base di consenso. La resistenza al
Fascismo diviene un crimine contro lo Stato, vengono presi provvedimenti che sopprimono la
libertà di stampa e impediscono l’autonomia dell’espressione del pensiero e delle attività
intellettuali. Le attività editoriali e letterarie sono sottoposte a un rigido controllo da parte del
Ministero della Cultura Popolare, i cui membri dovevano leggere preventivamente ogni opera
prima di autorizzarne la pubblicazione.

5 La Letteratura nella Dittatura


RAFAEL ALBERTI:

Rafael Alberti nació en 1902 en el Puerto de Santa MarÍa (Cadiz) y vivió allÍ hasta los 15 años
cuando se trasladó a Madrid. En 1930 se casó con Maria Teresa León, algunos años después
conoció a Pablo Neruda y empezaron sus actividades politicas como poeta. En 1936 estalla la
Guerra Civil. Durante este periodo Alberti fue miembro de la Alianza de Intelectuales Antifascistas
juntos con otros autores. En su actividad, además de la propriamente cultural, se hicieron
manifiestos y llamamientos contra el ascenso del fascismo que representaba el Ejército sublevado
de Franco. Él acoge también a intelectuales de todo el mundo que apoyaban a la República. Tras la
derrota republicana , Alberti y su mujer se ven obligados a exiliarse y por eso se trasladan a Paris
hasta quel el gobierno de Petain les retira el permiso de trabajo por ser considerados comunistas
peligrosos. A partir de entonces Alberti vive un largo exilio que no le permiterá de regresar a
España hasta 1977, después de la muerte del dictator Franco. El murió en 1999 en su casa de El
Puerto de Santa MarÍa.

La posición ideológica de Alberti es cercana al comunismo que lo conduce al ámbito de la poesÍa


polÍtica. En muchas de sus obras, no solo poeticas sino que teatrales, Rafael Alberti exprime sus
ideas hacia la Guerra Civil.

Noche de guerra en el Museo del Prado, pieza más lograda del teatro polÍtico de Rafael Alberti,
fue escrita en 1956 durante su exilio en Argentina y está inspirada en uno de los episodios que el
poeta vivió durante la Guerra Civil española. Por encargo de Largo Caballero, la Junta de
Salvamento Artístico, a la que pertenecía el poeta junto con su esposa, trasladó a Valencia algunas
de las obras maestras del Museo del Prado siempre en peligro por los bombardeos que sufrÍa
Madrid.

“Una voz. — ¡Pronto! No hay tiempo que perder. Aviones rebeldes han arrojado las pimeras
bombas sobre la capital. Cualquier demora podría ser funesta para nuestro Museo. Como medida
urgente, en espera de otras más seguras, se reguardarán las obras en los sótanos del edificio...”

“AUTOR — Y así, por orden del Gobierno de la República, se comenzó el salvamento del Museo
del Prado.”

En la obra las figuras de los cuadros de Goya del Museo del Prado toman vida durante el sitio de
Madrid y levantan una barricada para defenderse de los invasores. Se superponen la Guerra de la
Indipendencia contra la invasión napoleónica, con la Guerra Civil con el objetivo de contar la
misma lucha popular por la conquista de la libertad.

6 La Letteratura nella Dittatura


“Es una noche de guerra de Madrid, durante los días más graves del mes de noviembre del año
1936. Al levantarse el telón, no se adivina nada de lo que  hay en la escena. Se oye un cañoneo
lejano. De una puerta oscura del fondo, avanzan dos farolones de luz amarillenta, llevadas por el
FUSILADO y el AMOLADOR , quienes los dejan en el suelo al detenerse ante la mesa. Cada uno, a la
espalda, cuelga un viejo fusil. Los acompaña el  MANCO , que arrastra un largo sable. “

“MANCO (al FUSILADO y al AMOLADOR, que se mueven con aire de fatiga).


— ¡A ver! Esos sacos. Aquí. Y aquellos otros, a este lado. Que no quede un resquicio. De pared a
pared. ¡Gran barricada va a ser ésta!”

La relación de Alberti con el Museo del Prado es un dato esencial de su identitad. El Prado marcó
su vida en dos momentos significativos: en la juventud, es decir, en la época de formación, cuando
frecuentaba diariamente el museo para hacer sus ejercicios de pintura y, durante la guerra civil.
La pieza teatral empieza a partir de los supuestos que son completamente desconectados del plano
de la realidad, incluso si la intención del autor es la de evocar un episodio histórico en el que
participó personalmente.

7 La Letteratura nella Dittatura


EUGENIO MONTALE:

Eugenio Montale divide la sua infanzia tra Genova, dove nasce nel 1896, e Monterosso delle
Cinque Terre, a contatto con quel paesaggio che fin da allora incide nella sua memoria, per poi
riaffiorare nella prima fase poetica. Nel 1917 Montale viene chiamato alle armi ed inviato al
fronte. Solo due anni dopo viene congedato e ritorna nella città natale dove stringe rapporti con
altri letterati. Nel 1922 Montale è a Torino, dove conosce il gruppo di Piero Gobetti (giornalista,
politico e antifascista italiano) che su “Il Baretti” cerca di dar voce a una resistenza culturale al
fascismo. Nel 1925 il poeta firma il Manifesto degli Intellettuali Antifascisti redatto da Benedetto
Croce. Questo fatto infierirà sulla sua attività lavorativa e poetica. Nel 1938 deve lasciare il suo
incarico di direttore del “ Gabinetto scientifico letterario Vieusseaux” perché non iscritto al Partito
Fascista. Nel 1943 pubblica a Lugano Finisterre, liriche esportate clandestinamente in Svizzera ,
quasi una testimonianza della volontà di vita della poesia italiana oltre la tragedia della guerra.
In Italia Finisterre, infatti, è assolutamente impubblicabile, a cominciare da quest’epigrafe: “ Les
princes n’ont point d’yeux pour voir ces grand’s merveilles, leur mains ne servent plus qu’à nous
persécuter…” Agrippa d’Aubigné, Á Dieu (“ I principi non hanno occhi per vedere queste grandi
meraviglie, le loro mani non servono più ad altro che a perseguitarci…”) .
A questa raccolta vanno via via aggiungendosi altri componimenti che costituiscono una raccolta
di poesie intitolata La bufera e altro. In essa Montale rende vivo “ il riflesso della sua condizione
storica, della sua attualità d’uomo ”. E cosi, per la prima volta, nel suo universo poetico, irrompe,
sconvolgente e brutale la realtà: realtà storica e politica, insensatezza umana.

8 La Letteratura nella Dittatura


La Bufera

Les princes n'ont point d'yeux pour voir grand's merveilles,


leurs mains ne servent plus qu'à nous persécuter....
Agrippa d'Aubigné, A Dieu

La bufera che sgronda sulle foglie 


dure della magnolia i lunghi tuoni 
marzolini e la grandine,

(i suoni di cristallo nel tuo nido 


notturno ti sorprendono, dell'oro 
che s'è spento sui mogani, sul taglio 
dei libri rilegati, brucia ancora 
una grana di zucchero nel guscio 
delle tue palpebre)

il lampo che candisce 


alberi e muro e li sorprende in quella 
eternità d'istante - marmo manna 
e distruzione - ch'entro te scolpita 
porti per tua condanna e che ti lega 
più che l'amore a me, strana sorella, - 

e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere 


dei tamburelli sulla fossa fuia, 
lo scalpicciare del fandango, e sopra 
qualche gesto che annaspa...

Come quando 
ti rivolgesti e con la mano, sgombra 
la fronte dalla nube dei capelli, 

mi salutasti - per entrar nel buio.

9 La Letteratura nella Dittatura


Questa poesia mostra un parallelo tra gli orrori della guerra e il dolore per la sconfitta personale
che il poeta prova per la separazione definitiva dalla donna che ama: alla rovina della guerra
corrisponde lo sfacelo di quella privata.
La prima strofa si apre con la descrizione della bufera, metafora della guerra, attraverso una serie
di altre metafore (il tuono , la pioggia, la grandine), che ne annunciano lo scoppio.
Nella prima e nella seconda strofa la luce abbagliante del lampo contrasta con la luce tenue negli
occhi di Clizia ( Irma Brandeis, donna con cui Montale ha avuto una relazione), che risveglia nel
poeta i ricordi del passato. Si delinea l’immagine di una casa raggiunta dal rumore della grandine,
che sembra un suono di cristallo (metaforicamente la notizia della guerra), e di una presenza
femminile, nei cui occhi risplende ancora un barlume di speranza, segno di pace e salvezza.
Nella terza strofa il lampo diventa simbolo della verità che si svela per un attimo nell’oscura
tragedia della guerra.
Nella quarta strofa ritorna il motivo della guerra attraverso l’evocazione dei rumori e gesti: lo
schianto brutale ed improvviso del fulmine, la macabra danza di un danzatore annaspante e
disperato reso grottesco dalla presenza della fossa fuia (ladra perché vi sprofondano vite umane).
Il marmo, la manna e la distruzione sono i correlativi oggettivi che rappresentano le qualità
dell’attimo di verità e di Clizia; il marmo rappresenta la morte, la manna indica nella Bibbia è il
cibo che Dio mandò agli Ebrei nel deserto, ed è quindi la consolazione e la speranza connessa
all’apparizione di Clizia, la distruzione è la guerra. Il correlativo oggettivo è un concetto poetico
elaborato da Thomas Eliot che lo definì come: “ una serie di oggetti, una situazione, una catena di
eventi pronta a trasformarsi nella formula di un’emozione particolare”. Il correlativo oggettivo
consiste quindi, nel trovare ed inserire nella poesia degli elementi concreti che corrispondono a
un concetto, a una sensazione o ad un’ emozione.

In Montale non mancano la presa di posizione politica e la condanna contro gli orrori della
guerra, che non provocano in lui una nuova visione della realtà, ma semplicemente confermano e
accentuano il rapporto critico e disarmonico con essa, concepita come “ assurda, irrazionale e
impossibile da interpretare” e che scatenano in lui non solo una forza di ribellione alla crisi che
tutto sembra travolgere, ma anche una volontà di resistenza e di sopravvivenza.
La poesia di Montale è una poesia cupa fondata sulle ansie personali, sul pessimismo e che al
tempo stesso si oppone al fascismo.

10 La Letteratura nella Dittatura


CONCLUSIONI:

Alberti e Montale hanno quindi cercato di contrastare attraverso le loro opere l’annullamento del
pensiero critico negli anni del franchismo e del fascismo. Essi, infatti, non hanno mai ceduto
nonostante tutte le opposizioni e gli ostacoli che dovettero affrontare, riuscendo così con le loro
opere a non farsi sottomettere da quel regime che ha sempre voluto indebolire qualsiasi idea
contraria ad esso.

“ La poesia è una delle tante possibili positività della vita.”

Eugenio Montale

11 La Letteratura nella Dittatura


Bibliografia
Treré Sante, Gallegati (1983), Itinerari nella comunicazione letteraria. Firenze: Editore Bulgarini.

Panebianco Beatrice, Pisoni Cecilia, Reggiani Loretta, Malpensa Marcello (2009), Testi e scenari.
Letteratura, cultura,arti. Dagli anni Trenta ai giorni nostri. Bologna: Zanichelli.

Benetti Giovanna, Casellato Mariarita, Messori Gemma (2007), Más que palabras. Barcelona: Difusión.

Trombino Mario, Villani Maurizio (2011), Storiamondo 3. Torino: il capitello.

Monti Silvia, Pittura e rappresentazione: Alberti e Buero Vallejo.

Alberti Rafael (1956), Noche de Guerra en el Museo del Prado.

Montale Eugenio (1956), la Bufera e altro.

Brecht Bertolt (1939), Vita di Galileo.

12 La Letteratura nella Dittatura

Potrebbero piacerti anche