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Italia post-bellica:

Eredità della guerra e fascismo in Italia.

Data
Di queste casenon è rimastoche
qualchebrandello di muro

Di tantiche mi corrispondevano
non è rimastoneppure tanto

Ma nel cuorenessuna croce


manca
“Inserisci qui una citazione”.
È il mio cuoreil paese più
straziato

–Giovanni Mela

– Giuseppe Ungaretti.
Le conseguenze
dell’esperienza
bellica:

La poesia di Ungaretti “San Martino del Carso” descrive perfettamente il forte impatto
psicologico che ebbe la Grande Guerra sulla popolazione.
Quell’esperienza traumatica colpì soprattutto i soldati che, per la maggior parte dei casi,
divennero vittime di un’acuta sindrome reducista (il cosiddetto shellsock) e ancora peggiore era
situazione dei mutilati di guerra, coloro che avevano subito gravi ferite e menomazioni. Essi
quindi faticavano a reinserirsi attivamente nella società, anche proprio a livello professionale per
questo nacquero molte associazioni con l'obbiettivo di sopperire alle loro esigenze materiali.
Anche sul piano economico la guerra ebbe ripercussioni disastrose: l’interruzione degli scambi
contribuì all’incremento dell’inflazione e sussisteva anche il problema della riconversione della
produzione bellica e della ricostruzione postbellica.
Le donne nella Grande
Guerra:

L'assenza di molti uomini chiamati a combattere contro l'esercito austro-ungarico provocò delle


conseguenze molto pesanti a livello economico e sociale. Infatti i posti di molti contadini ed
operai furono coperti dalle donne.
A questa sorta di "emancipazione" lavorativa non corrispose però una maggiore libertà a livello
personale: nonostante l'assenza degli elementi maschili in età arruolabile, spesso nelle case
rimanevano gli anziani i quali, come da tradizione, continuavano ad esercitare il loro ruolo
autoritario all'interno della famiglia. Inoltre non mancavano diffidenze e gli atteggiamenti di rifiuto
da parte dei moralisti e tradizionalisti.
Quindi, in realtà, alla fine della guerra questo non determinò un cambiamento per quanto riguarda il
ruolo della donna nella società.
Serie tv: Le ragazze del centralino.
La serie descrive perfettamente la condizione delle donne nel primo dopoguerra.
E in particolare in questa scena, tre uomini, membri de “I cavalieri dell’ordine” (gruppo fortemente
tradizionalista e retrogrado che si oppone al suffragio femminile), tentano di aggredire una ragazza
che ha un programma radio in cui da voce alle donne e denuncia la loro condizione di inferiorità.
La “vittoria
mutilata”:

In Italia il dopoguerra si presenta carico di incertezze e di tensioni. Infatti negli ambienti politici
e culturali si aprì una frattura tra i fautori di una pace democratica, che riconoscesse i diritti di
nazionalità degli altri popoli, e i sostenitori della politica espansionistica.
In questo contesto il poeta Gabriele D’Annunzio diffuse il mito della “vittoria mutilata”, ovvero
una vittoria non completa a causa della manca assegnazione della città di Fiume e della
Dalmazia. Quindi nel 1919 D’Annunzio guidò una spedizione di 2500 volontari, ribattezzati
Legionari, che aveva l’obiettivo di portare Fiume sotto la sovranità italiana.
Alla fine il Trattato di Rapallo del 1920 formalizzò la proclamazione di Fiume come città libera.
Nascita del fascismo:
Fu in questo contesto che il 23 marzo 1919 a Milano Benito
Mussolini, che era stato uno dei capi del Partito socialista,
fondò un nuovo movimento politico, i Fasci di
combattimento.

Nel 1921 diventerà poi il Pnf, ovvero il Partito nazionale fascista e l’anno successivo fu organizzata
la cosiddetta “marcia su Roma”: 20.000 squadristi si concentrarono intorno alle mura della capitale.
Il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di concedere lo stato d’assedio e nominò Mussolini capo del
governo.
Quindi lui iniziò una lenta trasformazione del governo, limitando sempre di più le competenze delle
istituzioni e assumendo pieni poteri.
Tra il 1920 e il 1925 Mussolini aveva combattuto i suoi avversari politici, a partire dai socialisti, e
aveva provvisto il suo governo dei primi strumenti legislativi e repressivi. Al contempo aveva
cominciato a stringere accordi con le istituzioni esistenti, come monarchia e chiesa, e con i principali
protagonisti dell'economia italiana, per ottenere consenso sociale.
Il potere nelle mani del
“duce”:
Sul piano politico ed istituzionale, la definitiva trasformazione del
governo fascista in regime dittatoriale avvenne tra il 1925 e il
1926.
In quel periodo furono infatti varate le cosiddette leggi
fascistissime per “la sicurezza dello stato”: viene, quindi, bandita
la libertà di associazione; furono sciolti tutti i partiti politici; furono
dichiarati decaduti i parlamentari dell’opposizione; fu soppressa la
stampa; fu istituito il tribunale speciale per la difesa dello Stato; fu
reintrodotta la pena di morte e rafforzato il confino di polizia.
Per ottenere consenso Mussolini diede inizio anche ad una
grandissima opera di propaganda attraverso cerimonie pubbliche,
discorsi, mezzi di comunicazione di massa (come radio e cinema),
simboli e plebisciti.
Politica culturale:
Mussolini cercò di ottenere il consenso lavorando anche in modo
da indottrinare i più giovani che sarebbero diventati poi i principali
sostenitori del Pnf.
Così si occupò del sistema pedagogico con la riforma Gentile
(filosofo e ministro dell’istruzione). Essa divideva, in maniera
nettamente classista, il percorso dell’istruzione in due rami: da una
parte l’istruzione professionale, che insegnava un mestiere
manuale, e dall’altra l’istruzione ginnasiale, liceale ed universitaria.
Venne poi introdotto il testo unico, che era gran parte dedicato alla
propaganda fascista, e gli stessi docenti dovevano giurare fedeltà al
partito.
Vi fu anche il tentativo di inquadrare e coinvolgere gli intellettuali
istituendo l’Accademia d’Italia.
Organizzazioni
ricreative:

Mussolini si impegnò ad organizzare anche il tempo libero della popolazione


dando vita a delle organizzazioni per persone di ogni fascia d’età:
l’Opera nazionale Balilla (8 a 14 anni);
l’Opera nazionale dopolavoro.
L’obbiettivo era quindi quello di educare al nuovo stile di vita, alla vita
militare, indottrinare e fare propaganda anche attraverso attività ricreative
(come ad esempio lo sport).
Leggi razziali:

Il fascismo si basava anche su un forte razzismo, basato sulla convinzione che la razza italiana
fosse superiore a tutte le altre (e in particolare modo a quella ebrea).
Il punto di partenza della campagna contro gli ebrei fu la pubblicazione del Manifesto degli
scienziati razzisti (o Manifesto della razza), firmato da un gruppo di docenti universitari e infine
Mussolini introdusse nel 1938 i “provvedimenti per la difesa della razza”, ovvero le cosiddette
leggi razziali, che decretarono l’espulsione degli ebrei non italiani e l’esclusione dalla scuola
italiana di qualunque ordine e grado sia di docenti che studenti, inoltre furono radiati dal Partito
fascista, esclusi dalle amministrazioni pubbliche e dalla maggior parte delle attività
professionali e furono proibiti matrimoni misti.
Ancora oggi la manipolazione è una tecniche maggiormente utilizzate in politica per ottenere
consensi. E questa volta i mezzi di comunicazione sono nuovi e più efficaci: si utilizzano social
media in particolar modo.
Ma in realtà questo non sempre viene fatto in maniera corretta e con mezzi legali, come dimostra
un servizio di Report: https://www.facebook.com/emiliomolapagina/videos/2471444763103933 (servizio
completo).

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