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IL MALE
Il male è ciò che è dannoso, inopportuno, contrario alla giustizia, alla morale o all’
onestà, ovvero ciò che è considerato indesiderabile.
(religione)
IL FASCISMO
Il fondatore del movimento fascista fu Benito Mussoli, capo della corrente socialista
rivoluzionaria e acceso interventista che fu espulso dal partito e dovette
abbandonare la direzione del giornale socialista “Avanti”.
Successivamente Mussolini passò dal socialismo rivoluzionario al nazionalismo.
Nel 1919 fondò i fasci di combattimento, un movimento che prometteva di far
tornare l’ordine in Italia e si proponeva come bene della patria. Coloro che
aderivano al movimento, i fascisti, erano ostili ai partiti borghesi e ai socialisti e ai
comunisti. Ai loro occhi i partiti borghesi erano incapaci di modernizzare il Paese, i
socialisti erano anti-italiani e i comunisti erano visti come coloro che volevano
stravolgere l’ordine sociale con la rivoluzione.
A partire dal 1920 iniziarono le “spedizioni punitive” delle squadre di azione fasciste.
Gli “squadristi” erano soprattutto giovani che si muovevano di notte per assaltare
Camere del lavoro, cooperative, Case del popolo, sedi delle leghe contadine o di
giornali e partiti di sinistra, devastandole e incendiandole. L’obiettivo delle squadre
fasciste erano anche sindacalisti, militanti socialisti o esponenti cattolici difensori dei
lavoratori, che venivano aggrediti, bastonati e uccisi.
Raramente polizia e carabinieri si opposero alla violenza delle squadre d’azione, che
diventarono con il tempo sempre più aggressive.
Il movimento fascista ottenne l’appoggio degli agrari che temevano nuove
occupazioni di terre, e degli industriali timorosi di una rivoluzione comunista. Sia gli
uni che gli altri contribuirono generosamente a finanziare il nuovo partito.
Attorno a Mussolini si raccolsero poi molti ex-combattenti che accusavano il governo
di averli dimenticati. Anche uomini politici liberali si illusero di potersi servire del
fascismo per riportare l’ordine nel Paese e salvare lo Stato.
Alle elezioni del 1921 i fascisti poterono presentarsi in liste comuni con i liberali e
altri gruppi di centro, ottenendo 35 seggi alla Camera. Dopo questo successo, nel
novembre dello stesso anno, Mussolini trasformò il movimento fascista in un vero e
proprio partito: il Partito nazionale fascista.
Mentre il fascismo guadagnava consensi, gli altri partiti si indebolivano. Il partito
socialista subì nel 1922 un’altra scissione. Questa volta si staccarono i socialisti
contrari alla rivoluzione e nacque il Partito socialista riformista guidato da Giacomo
Matteotti. Nel Partito popolare il gruppo più conservatore mostrò apertamente il
suo appoggio al partito fascista.
La debolezza degli altri partiti e del governo, indussero Mussolini a tentare un’azione
di forza contro lo Stato: la marcia su Roma. Nell’ottobre 1922 le camicie nere,
provenienti da varie città d’Italia, mossero minacciosamente verso la capitale,
mentre Mussolini rimase prudentemente a Milano. Il re Vittorio Emanuele III rifiutò
di inviare l’esercito contro i fascisti, anzi, convocò a Roma Mussolini e lo invitò a
formare un nuovo governo.
Divenuto capo del governo, Mussolini si impegnò a trasformare le istituzioni dello
stato in modo da ottenere un enorme potere e un’ampia libertà di azione per sé e
per il suo partito. Nacque un nuovo organismo politico: il Gran consiglio del
fascismo, che aveva il compito di consigliare il governo sulle questioni più
importanti. Fu istituita anche una Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un
vero e proprio esercito fascista, di cui facevano parte le squadre dazione che
avevano portato Mussolini al potere.
Nelle elezioni del 1924 la lista fascista ottenne una schiacciante maggioranza, anche
grazie a una nuova legge elettorale che dava i due terzi dei seggi al partito più
votato. Ma la validità dei risultati elettorali fu contestata in Parlamento da Giacomo
Matteotti che denunciò le violenze e le illegalità compiute nei seggi. Pochi giorni
dopo Matteotti fu assassinato da sicari del Duce (come Mussolini si faceva
chiamare).
I deputati dell’opposizione abbandonarono l’aula parlamentare, spperando che il re
intervenisse sciogliendo il parlamento fascista, ma ciò non accadde e il re dimostrò
così di appoggiare il governo e i suoi metodi violenti. L’abbandono dell’aula
parlamentare da parte dell’opposizione fu chiamato “secessione dell’Aventino”. Il 3
gennaio 1925 Mussolini si assunse la piena responsabilità del delitto Matteotti.
Fra il 1925 e il 1926 furono emanate le leggi fascistissime, delle leggi speciali che
davano ogni potere a Mussolini. Il capo del governo (Mussolini stesso) fu reso
responsabile solo di fronte al re e non più di fronte al parlamento, al quale era stata
tolta ogni possibilità di controllo sugli atti del governo.
Vennero sciolti tutti i partiti ad eccezione di quello fascista, fu vietato lo sciopero, i
giornali antifascisti furono chiusi e fu soppressa la libertà di stampa, vennero istituiti
una polizia politica segreta e un tribunale speciale composto da ufficiali dell’esercito
e della milizia fascista per giudicare i “delitti contro lo Stato” per processare così gli
oppositori del fascismo; per questi reati fu reintrodotta la pena di morte.
I sindaci eletti dai cittadini furono sostituiti da podestà nominati dal governo. Le
leggi fascistissime segnarono la fine dello stato liberale nato con l’Unità d’Italia, e
l’inizio di un vero regime dittatoriale e totalitario.
Le opposizioni furono eliminate in parlamento ma gli antifascisti proseguirono la
loro attività in clandestinità per tutto il periodo del regime, rischiando il confino, il
carcere e persino la morte. Furono perseguitati tutti coloro che si schieravano
apertamente contro il fascismo, tra cui: Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Antonio
Gramsci, Alcide De Gasperi e Sandro Pertini.
Mussolini era giunto al potere con la forza, ma per rendere durevole il suo regime si
preoccupò di ottenere il consenso popolare. Occorreva che la gente avesse
un’assoluta fiducia in lui e che credesse nella sua personale superiorità di “uomo
nuovo” fascista. L’immagine del duce fu affissa nelle aule scolastiche e negli uffici
pubblici; le sue frasi più significative furono dipinte a caratteri cubitali sui muri delle
case. In occasione dei suoi discorsi alla nazione, furono organizzati viaggi di massa a
Roma o adunate nelle piazze per ascoltare la sua voce trasmessa dagli altoparlanti. Il
regime entrò in ogni aspetto della vita privata degli italiani. Per esaltare il duce e
l’ordine instaurato dal regime si utilizzo un’intensa propaganda che sfruttava i più
moderni mezzi di comunicazione: radio, giornali, cinema e manifesti.
Il controllo dei mezzi di comunicazione e di informazione era fondamentale per
costruire il consenso e anche per soffocare ogni critica. I giornalisti ricevevano
quotidianamente istruzioni sulle notizie da pubblicare; per quelle sgradite divemme
abituale il divieto di pubblicazione. Nacque lì Ente Italiano Audizioni Radiofoniche
(EIAR) che aveva il monopolio sulle trasmissioni della radio, grazie ad esso i discorsi
di Mussolini arrivavano in tutto il Paese.
Il 1922 fu considerato l’inizio di una nuova era e da quell’anno si cominciarono a
contare “gli anni dell’era fascista”.
Nei territori annessi all’Italia, dopo la guerra, vivevano consistenti minoranze
etniche e linguistiche. La politica fu di italianizzare quelle regioni. Negli uffici pubblici
fu imposto l’uso della lingua italiana. Nelle scuole elementari fu vietato l’utilizzo
della lingua madre “tedesco/slavo” e bisognava insegnare solo l’italiano. Anche le
associazioni culturali tedesche e slave furono controllate o addirittura proibite.
Nel 1923 il ministro della pubblica istruzione Giovanni Gentile attuò un’importante
riforma del sistema scolastico. L’obbligo scolastico fu innalzato fino a 14 anni di età,
ma non venne creata una scuola media uguale per tutti. Il ginnasio liceo era
considerato la scuola per le future classi dirigenti. L’istituto tecnico non permetteva
l’iscrizione all’università. Chi era più povero poteva frequentare, dopo la scuola
elementare, per tre anni la scuola di avviamento professionale.
L’insegnamento scolastico era tenuto sotto stretto controllo. In tutta Italia era
ammesso un unico libro di testo per la scuola elementare, quello di stato. Fin dalla
prima classe i bambini studiavano la rivoluzione fascista e la biografia del Duce.
Entrando in classe salutavano alzando il braccio destro e cantavano insieme l’inno
fascista “Giovinezza”, così i bambini imparavano ad ammirare il Duce.
Nel 1931 i professori universitari, per non perdere il lavoro, dovettero giurare
fedeltà al Duce. Successivamente tutti i dipendenti pubblici, e quindi anche gli
insegnanti, furono obbligati ad iscriversi al partito fascista.
I giovani furono oggetto di attenzioni particolari da parte del regime aldilà della vita
scolastica. Secondo gli ideali fascisti, l’attività sportiva e l’istruzione dovevano
formare una gioventù forte e guerriera: i giovani dovevano partecipare ad attività
che li preparavano alla vita militare. Anche le ragazze ricevevano un addestramento
sportivo ma si esercitavano anche nei lavori domestici. Tutti i bambini e gli
adolescenti italiani furono inseriti in un’organizzazione chiamata Opera Nazionale
Balilla.
Mussolini riteneva necessario completare il processo di modernizzazione
dell’industria italiana. Occorreva meccanizzare l’agricoltura per produrre di più e
rendere più moderni i mezzi e gli armamenti dell’esercito, della marina e
dell’aviazione.
Il fascismo si pose anche l’obbiettivo di ridurre la dipendenza delle importazioni.
Perciò furono importi molti dazi sulle merci di importazione e vennero finanziate le
grandi industrie italiane. Il regime avviò anche importanti lavori pubblici: iniziò la
costruzione della rete autostradale, realizzò imponenti lavori di bonifica, costruì
nuove città. Nel sud combatté la mafia, ma fece poco per ridurre il latifondo. Nei
primi anni del suo governo, Mussolini attuò una politica economica di tipo liberista.
Nel 1927 furono istituite le corporazioni, organizzazioni di cui facevano parte sia i
datori di lavoro, sia i lavoratori. All’interno delle corporazioni essi avrebbero dovuto
risolvere tutti i problemi alla presenza di alti funzionari del fascismo. In teoria
l’obiettivo del corporativismo era eliminare i conflitti nel mondo del lavoro. Il
risultato reale fu chi si rafforzò l’intervento dello Stato. La presenza dello Stato
nell’economia aumentò ulteriormente dopo la crisi del 1929, con l’istituzione nel
1933 dell’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale), che intervenne prendendosi
carico di banche e industrie in crisi.
Negli anni 20 Mussolini lanciò due campagne: la bonifica integrale e la cosiddetta
battaglia del grano. L’Agropontino era una vasta zona paludosa dove prosperavano
le zanzare della malaria. Con lavori che impiegarono grandi masse di lavoratori e
ridussero quindi la disoccupazione, le paludi pontine vennero bonificate e messe a
coltura. Furono anche migliorate le tecniche della coltivazione con l’introduzione di
macchine agricole e fertilizzanti chimici grazie ai quali la produzione raddoppiò.
Un grande successo per il regime fu poi l’accordo fra stato e chiesa, preso l’11
febbraio del 1929. In quell’anno furono firmati i Patti lateranensi con cui la Santa
Sede riconobbe la sovranità dello Stato italiano con Roma capitale, conservando per
sé il piccolo territorio della Città del Vaticano. Un insieme di norme “il concordato”
regalò i rapporti fra lo Stato e la Chiesa. L’Italia riconobbe il cattolicesimo come
unica religione dello Stato. La Chiesa impegnò tutti i vescovi a giurare fedeltà allo
Stato. Inoltre lo Stato italiano versò al Vaticano una consistente somma come
risarcimento delle proprietà ecclesiastiche occupate nel 1870. ormai il regime
totalitario non aveva più oppositori in grado di contrastarlo validamente.
Quando il fascismo prese il potere, le colonie italiane (Eritrea, Somalia e Libia), si
erano già rivelate povere di risorse. Nella Libia poi il controllo italiano si limitava alle
regioni costiere, mentre all’interno continuava a divampare la ribellione dei
guerriglieri libici. Sotto il comando del generale Rodolfo Graziani le truppe italiane
fecero ricorso a mezzi spietati come la deportazione di intere popolazioni e
l’esecuzione dei guerriglieri libici. Nel 1931 il regime annunciò che la Libia era stata
“pacificata”. Gli italiani erano in maggioranza contrari a nuove avventure africane.
Chi cercava lavoro non andava in Somalia o in Eritrea, ma preferiva le Americhe. Il
regime con un’intensa propaganda si impegnò a convincere l’opinione pubblica che
fosse necessario creare un impero coloniale.
Mussolini guidò l’Italia all’espansione coloniale spinto da tre motivi: l’ambizione di
rinnovare le glorie imperiali di Roma antica, in quanto paragonava il suo regime
all’Impero romano, la volontà di riscattare la sconfitta subita dall’Italia ad Adua e
infine la prospettiva di risolvere i problemi di povertà e di disoccupazione italiana. Le
mire del duce si rivolsero all’Etiopia. Tuttavia l’Italia, prendendo a pretesto alcuni
incidenti avvenuti sul confine della Somalia, nel 1935 diede inizio all’invasione
dell’Etiopia che si concluse nel 1936 con la conquista della capitale etiope. Mussolini
annunciò agli italiani la rinascita dell’Impero e il re Vittorio Emanuele III assunse
anche il titolo di imperatore di Etiopia. il prezzo di vite umane di questa campagna
militare fu di migliaia di vittime sia italiane che etiopi.
La conquista dell’Etiopia rafforzò il consenso popolare nei confronti di Mussolini.
La Società delle Nazioni dichiarò l’ Italia ”paese aggressore” e applicò ai suoi danni
delle sanzioni economiche. Tuttavia molti stati non facevano parte della Società
delle Nazioni, perciò le sanzioni ebbero un effetto limitato.
Per reagire alle sanzioni, vennero intensificate la produzione industriale e quella
agricola allo scopo di raggiungere l’”Autarchia” (autosufficienza).
Il lregime riuscì a raggiungere il massimo dei consensi.
L’Italia strinse rapporti economici con la Germania.
Questo legame fu ufficializzato con la firma dell’Asse Roma-Berlino.
Contro gli ebrei il governo di Mussolini approvò le leggi razziali nel 1938, simili a
quelli della Germania emanate tre anni prima.
(musica)
«...
Ma se il grido ci giungesse
dei compagni non redenti
alla morte sorridenti
il nemico ci vedrà.»
Successivamente il testo è stato cambiato per poi diventare inno fascista.
(arte)
URLO DI MUNCH
L’opera è descritta dallo stesso pittore nel suo diario con queste parole:
”Camminavo lungo la strada con due amici, quando il sole tramontò. Il cielo diventò
improvvisamente rosso sangue e io percepii un brivido di tristezza, un dolore
allucinante al petto. Mi fermai, mi appoggiai al parapetto in preda ad una
stanchezza mortale. Lingue di fiamme come sangue ricoprivano il fiordo nero-blu e
la città. I miei amici continuarono a camminare e io fui lasciato tremante di paura. E
sentii un immenso urlo attraversare la natura.”
Quando Munch urla i suoi amici potrebbero essere sordi al suo urlo oppure lui
potrebbe aver fatto un urlo muto, cioè un urlo interno in cui il soggetto non riesce
ad esprimere le sue emozioni esternamente per farsi aiutare dai suoi amici.
L’autore nell’opera rappresenta se stesso deformato, ciò significa che ogni persona
che osserva la tela può impersonificarsi nel soggetto disegnato.
Sullo sfondo si nota il cielo rosso che viene descritto da Munch nel suo diario
insieme ad una zona di pesca.
Probabilmente l’evento temporale di quello strano avvenimento era il tramonto
perché la città e il paesaggio sono raffigurati con un colore nero-blu illuminato da
lingue di fiamme (raggi di sole) come sangue (rossi, tramonto).
Gli amici dell’autore sono disegnati di spalle perché non ascoltano il grido dell’amico
e se ne stanno andando senza di lui.
(geografia)
IL SUDAFRICA
Il Sudafrica, ufficialmente Repubblica Sudafricana, è non solo lo stato più importante
dell'Africa meridionale, ma per estensione, popolazione e risorse occupa un ruolo
significativo anche nel panorama mondiale.
Il Sudafrica confina a nord con il Botswana a nord-est con lo Zimbawe, il Mozambico
e lo Swiziland, a nord-ovest con la Namibia. È bagnato a ovest dall’ Oceano Atlantico
e a est dall’ Oceano Indiano.
Il territorio del Sudafrica è composto da numerosi altopiani. Andando verso le coste
abbiamo la Grande Scarpata. Sia est che a nord si trovano delle catene montuose
importanti come i Monti dei Draghi, che hanno cime superiori ai 3000 metri. Al di là
della Scarpata si estende una pianura alluvionale costiera chiamata Basso Veld. Al
centro del Sudafrica ci sono numerosi bacini semi-desertici, che a nord-ovest si
diradano nel deserto del Kalahari tra il Sudafrica e la Namibia. Il paese è formato da
diversi fiumi tra cui il Limpopo e l’Orange, la cui navigazione è resa difficile dalla
moltitudine di cascate. Altri fiumi nascono nella Grande Scarpata e hanno un
andamento normale.
Il clima è subtropicale di tipo mediterraneo nella fascia costiera, mentre diventa
piuttosto arido man mano che si procede nell'interno, caratterizzato da una
notevole escursione termica tra il giorno e la notte soprattutto nella stagione
invernale. Le piogge, intense ma di breve durata cadono durante i mesi estivi
(novembre - aprile).
Ci sono diverse etnie indigene , minoranze europee e meticci.
Malgrado i successi ottenuti contro la lotta all’apartheid , il divario tra bianchi e neri
è molto forte .
Le religioni più praticate sono il Protestantesimo , Cattolicesimo e Anglicanesimo
oltre a minoranze Induiste e Islamiche .
Il governo sudafricano è repubblicano , la Reubblica è retta dal presidente eletto
dall’ ‘Assemblea Nazionale.
Le capitali sono: Pretoria che ospita il governo (amministrativa), Città del Capo che
ospita il parlamento (legislativa) e Bloemfontein (giudiziaria). La città più popolosa è
Johannesburg.
Il Sudafrica appare straordinariamente ricco sia per i giacimenti del sottosuolo che
per la qualità del suolo; l'agricoltura è ben sviluppata grazie anche alla grande
varietà delle condizioni climatiche, ma non soddisfa l'intero fabbisogno nazionale. È
fra i principali produttori di mais e frumento. Tra le colture di piantagione le più
importanti sono: canna da zucchero, tabacco e cotone. È molto estesa la
frutticoltura,
(pere, mele, prugne, albicocche) e, la coltivazione degli agrumi e delle viti.
Altrettanto diffuso l'allevamento bovino e ovino da cui oltre alla carne si ricavano
lana e le ricercate pelli di karakul.
Importantissime sono le risorse minerarie, tra l'altro il Paese è tra i primi produttori
al mondo di oro, platino, diamanti, uranio.
L'economia industriale è molto articolata. Inizialmente le principali erano:
siderurgica, chimica, lavorazione del carbone per combustibile liquido per le
automobili, poi si sono sviluppate anche quelle meccaniche (veicoli e armi),
elettroniche, tessili e alimentari.
Il settore terziare è quello più sviluppato grazie al turismo per via delle città
moderne, servizi efficienti, clima mite, incantevoli spiagge, grandi bellezze
paesaggistiche, parchi naturali che ospitano ogni varietà di animali.
(inglese)
IL DOPING
Il termine doping viene da “doop”, un miscuglio di sostanze energetiche che i
marinai olandesi già quattro secoli fa ingerivano prima di affrontare una tempesta
sull’Oceano.
Questa parola deriva anche dall’ ”oop”, miscela di oppio, tabacco e narcotici
somministrata ai cavalli da corsa nell’800.
Il soping è punito con la reclusione da 3 mesi a 3 anni e con multa da 2.500 a
50.000€ per chiunque procura, somministra, assume o favorisce l’utilizzo di sostanze
dopanti.
Durante le lotte gladiatorie e le Antiche Olimpiadi si diffuse l’uso di assumere
bevande, cibi, tisane e decotti a base di radici, erbe medicinali, funghi e testicoli di
animali molto forti (di solito di toro), con la speranza di diventare più forti, di sentire
meno il dolore, la fatica e la paura.
Col tempo le gare divennero meno brutali e quindi prevalsero altri interessi: i premi.
In tempi più recenti ricordiamo il ciclista inglese Arthur Linton che vinse Parigi-
Bordeaux del 1896 , morendo subito dopo per eccessivo uso di etere-cocaina.
Thomas Hicks, dopo aver vinto la maratona olimpica di Atene venne colto da un
grave malore per aver usato solfato di stricnina durante la gara.
Durante le grandi guerre veniva fatto uso di sostanze stimolanti così da migliorare la
velocità di reazione e di vincere la paura.
Per anni le grandi potenze della terra hanno usato il doping come arma di Stato per
superare i Paesi avversari.
(scienze)
Salienza: si verifica quando il social networking diventa l’attività più importante nella
vita di una persona e domina il suo pensiero, i suoi sentimenti (voglie, desideri…) e
condiziona il comportamento (deterioramento del funzionamento personale). Ad
esempio, anche se una persona non è effettivamente impegnata nel social
networking, pensa costantemente alla prossima volta che lo sarà, anche se è
impegnata a fare altro, o sente il richiamo a coinvolgersi nel social networking.
Modifica dell’umore: si riferisce alle esperienze soggettive che le persone riferiscono
come conseguenza del social networking e possono essere viste come una strategia
di coping (ad esempio alcune persone sperimentano un aumento della eccitazione
oppure una tranquillizzante sensazione di “fuga” o “intorpidimento” che allevia lo
stress o le preoccupazioni).
Tolleranza: questo è il processo in base al quale sono necessarie quantità crescenti
di attività di social networking per ottenere i precedenti effetti di modifica
dell’umore. Ciò significa che le persone tendono ad accumulare gradualmente la
quantità di tempo trascorsa ogni giorno nei social.
Sintomi di astinenza: questi corrispondono a sensazioni spiacevoli e/o effetti fisici
(ad esempio, tremori, malumore, irritabilità…) che si verificano quando le persone
sono impossibilitate all’accesso ai social network (ad esempio perché sono malate,
in vacanza, al lavoro, coi figli ecc.).
Conflitto: si riferisce ai conflitti tra una persona e coloro che la circondano (conflitto
interpersonale), conflitti con altre attività (vita sociale, hobby e interessi) o
all’interno dell’individuo stesso (conflitto intrapsichico e/o sentimenti soggettivi di
perdita di controllo o preoccupazione per il fatto di passare troppo tempo sui social).
Ricaduta: questa è la tendenza a tornare a schemi precedenti di eccessivo uso dei
social, dopo periodi di uso controllato/moderato o di astinenza.
(francese)