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Le frontiere della sovranità nazionale secondo Milward


Author(s): Marcello De Cecco
Source: Studi Storici, Anno 37, No. 1, Italia, Europa, America. L'integrazione internazionale
dell'economia italiana (1945-1963) (Jan. - Mar., 1996), pp. 353-362
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
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Accessed: 05-02-2016 00:22 UTC

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LE FRONTIERE DELLA SOVRANITA NAZIONALE
SECONDOMILWARD*
Marcello De Cecco

L'ultimo volume della trilogia europea di Alan Milward e scritto in colla


borazione con alcuni giovani studiosi,ma reca assaimarcata l'impronta in
terpretativadel maestro. Questi, nel 1984, propose almondo degli storici
una visione degli eventi della storia europea del dopoguerra che confligge
va direttamente con l'agiografiadella integrazioneeuropea e con la ideolo
gia storica della guerra fredda. Essa coincideva anche con la tradizionale
visione di politica estera della Gran Bretagna, riaffermatadopo la vittoria
della signora Thatcher. Non e quindi forse del tutto casuale che Alan
Milward sia divenuto lo storico ufficiale dell'accesso della Gran Bretagna
alla Comunita europea, nominato dal primo ministro britannico.
Ma nemmeno da trascuraree la precedente vocazione storica di Milward,
che lo ha visto dedicare gran parte della primameta della sua carriera allo
studio della terribile parabola dell'economia tedesca sotto il nazismo. Per
il tramitedello studio dell'economia di guerra della Germania egli ha ana
lizzato con superioremaestria lo svilupparsi di quella forma patologica di
unione europea che fu ilNeue Ordnung, e dalla reazione ad esso in Euro
pa subito dopo la guerra ha preso lemosse per studiare la vera natura del
processo di integrazione europea,mettendo in fuga, con una ricerca senza
miti, le nebbie dell'ideologia che, come ho detto, l'avvolgevano fin dall'ini
zio.

Tutti i processi di integrazionee unificazione sono d'altronde intrisidi ideo


logia ed essa si trasmettedirettamente alla storia dei medesimi. Si scrive la
storia come si vorrebbe fosse accaduta, per la edificazione delle generazio
ni che devono abituarsi a vivere insieme, senza cercare di tornare a scom
porre la frittata nelle uova di cui e stata fatta. Si guardi alla storia della
guerra di secessione americana,della unificazione italianae tedesca, e si ve

*
A proposito di A.S. Milward, The Reconstruction of Western Europe 1945-1951, Lon

don, Methuen, 1984; Id., with the assistance of G. Brennan and F. Romero, The Euro

pean Rescue of Nation-State, London, Routledge, 1992; Id.-F. Lynch-R. Ranieri-F. Ro


mero-V. Sorensen, The Frontier of National Sovereignly. History and Theory 1945-1992,
ivi, 1993.

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354 Marcello De Cecco

draiche solo assai dopo che l'unificazione e avvenuta ci si comincia a chie


dere i veri motivi per i quali essa si e potuta verificare, a comprendere i
motivi originari che ad essa diedero luogo, anche se, per la legge delle con
seguenze non volute, le cose sono andate diversamente da come erano sta
te intese all'inizio.
All'inizio della sua trilogiaMilward scrive:
Mentre gli enormi eserciti dell'America e dell'Unione Sovietica si incontravano in
mezzo alle sconfinate macerie di quella che era stata la piu grande economia euro
pea e sui cadaveri di un governo che aveva schernito la lunga storia della civilta e
della cultura europee, malgrado i sentimenti anche eroici che si fossero potuti ma
nifestare, quasi nessuno avrebbe potuto credere che i piccoli e distrutti paesi del
l'Europa occidentale fossero alla soglia del piu prospero, pacifico e di uno dei piu
commendevoli periodi della propria storia. I1 capitalismo europeo, che molti tra i
suoi piu fedeli adepti avevano temuto negli anni Trenta essere in agonia, non era
sul punto di spirare ma sull'orlo di piu di due decenni di vigore e successo davve
ro notevoli.

In effetti pochi avevano creduto che un futuro cosi favorevole fosse a por
tata di mano delle sconquassate economie europee. Un visionario come il
trockista americano James Burnham aveva previsto con grande chiarezza,
gia nel 1941, un mondo postbellico caratterizzatodalla fine dell'impero bri
tannico, da un Mercato comune comprendente l'Inghilterra, l'emergere di
tre aree economiche principali, l'Europa, gli Stati Uniti, e l'EstremoOrien
te, e il disfacimento economico dell'Unione Sovietica. C'erano stati poi an
che i ben noti piani nazisti per ilNuovo ordine europeo. Ma i piani stila
ti per il dopoguerra in Inghilterra e negli Stati Uniti quasi mai includeva
no l'Europa. Essi prevedevano la sopravvivenza dei piccoli paesi europei
ma, nell'era del Piano Morgenthau, una soluzione che prevedesse una Eu
ropa di nuovo unita attorno al suo centro naturale, una forte Germania,
sembrava del tutto impensabile.
I piani americani per la sistemazione del mondo dopo la guerra si preoc
cupavano assai piu della necessita di istituire un sistema di libero com
mercio e di pagamentimultilaterali che della ricostruzionedell'Europa. Per
l'immediato dopoguerra, gli americani volevano assicurare la demolizione
dell'area della sterlina intesa come blocco commerciale e monetario. Essi
erano anche interessati alla creazione di un sistemamonetario internazio
nale che permettesse alle istituzioni bancarie e finanziarie americane di so
stituire quelle inglesi al centro della finanza internazionale,concludendo de
finitivamente un movimento iniziato con la prima guerramondiale.
E difficile richiamareallamente quei giorni, ora che l'Inghilterrae ridotta
ad un Pnl e ad una capacita industriale inferiori a quelli dell'Italia.Negli
anni Quaranta, tuttavia, le cose erano assai diverse. Prima della guerra gli
Stati Uniti inviavano all'area della sterlina iA27% delle loro esportazioni e

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i paesi di quell'area erano i soli che potessero assicurareuna domanda for


te e stabile di beni manufatti. Essi rappresentavanoil solo mercato impor
tante per un'economia americanaancora sotto l'influsso della terribileespe
rienza della depressione e dove l'opinione pubblica si aspettava il ritorno
degli anni di magra, dopo la fine del boom di guerra.
I primi piani americani per il dopoguerra avevano quindi lo scopo di im
pedire che l'area della sterlina divenisse un blocco commerciale e finanzia
rio protezionista e autosufficiente. I peggiori timori degli americani erano
rinforzatidalle notizie provenienti dall'Inghilterra,dove molte voci influenti
predicavano il vangelo della pianificazione a livello imperiale, imitazionebe
nevola del sistema commerciale europeo inventato dai nazisti.
Mentre si dedicavano insieme agli alleati inglesi a sconfiggere l'Asse, gli
americani fecero ilmassimo sforzo per prevenire la realizzazionedei piani
per un'area della sterlina autosufficiente, e riuscirono a sostituirli con suc
cesso con i propri piani basati sulmultilateralismo commerciale e finanzia
rio.
Per assicurare tale successo, essi non risparmiaronoalcuno sforzo e tiraro
no tutte le leve a loro disposizione. Gli inglesi reagirono con grande vee
menza, ma poco potevano fare, dato che gli americani gli stavano finan
ziando la guerra. Per maggiore assicurazione, il governo americano, nell'at
to di concedere gli aiuti essenziali per il proseguimento della guerra con il
Patto affitti e prestiti, aveva fatto firmare all'Inghilterraun impegno solen
ne a ristabilire ilmultilateralismo degli scambi e dei pagamenti a guerra fi
nita.
I primi piani per un sistemamonetario internazionale l'avevanomostrato
notevoli inclinazioni per il dirigismo e la pianificazione degli scambi e dei
pagamenti. L'americano Harry Dexter White, ancora sotto l'influsso del
new deal, era arrivato al punto di affermare chiaramente la necessita di as
soggettare imovimenti di capitale a breve a controllo permanente da par
te sia dei paesi da cui defluivano che di quelli dove affluivano.
I1Piano White era ancora piut severo di quello di Keynes. Ma tra la sua
redazione e lo statuto di BrettonWoods, la posizione americana simodifi
cava a favore del laissezfaire totale nelle relazioni economiche internazio
nali. L'influenza di JohnWilliams, economista illustre, si faceva sentire nei
circoli governativi americani.Egli aveva del mondo postbellico un'idea as
sai diversa da quelle di Keynes eWhite. Egli credeva che, in un mondo
dominato dagli Stati Uniti, quale sarebbe stato necessariamente ilmondo
del dopoguerra, il sistemamonetario internazionaleavrebbe preso lemos
se dalla politica monetaria interna del paese-centro. E poiche, a suo modo
di vedere, il principale problema del dopoguerra sarebbe stato per gli Sta
tiUniti l'inflazione, invece che la deflazione paventata dai keynesiani e roo
seveltiani, lo strumento adatto a combatterla avrebbe dovuto essere una po

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liticamonetaria rigida da parte americana, CU1si accompagnasse una equi


valente politica nell'altro paese-centro, laGran Bretagna.
SecondoWilliams, il ruolo dell'Inghilterra sarebbe stato cruciale per il suc
cesso del nuovo sistemamonetario internazionale.Sarebbe bastato ristabi
lire relazioni commerciali e finanziarie libere tra Stati Uniti e Gran Breta
gna, perche il successo del nuovo sistema fosse assicurato.Williams vede
va assaimale il ristabilimentodi una parita stabile tra dollaro e sterlina con
una rivalutazionedel dollaro o un controllo permanente dei movimenti di
capitale. Suggeriva invece che si svalutasse la sterlina fino al punto dove si
potesse ristabilireuna convertibilita'effettiva.
I suggerimenti diWilliams, se guardiamo a come effettivamente andarono
le cose, sembrano esser stati presi assai sul serio dalle autorita americane.
La promessa di un ritorno alla convertibilita'della sterlina in breve tempo
e a una parita realistica fu estratta al governo inglese e gli americani pre
mettero su di esso fino a che non fu realizzatanel 1947. E evidente il ti
more, da parte diWilliams, che la situazionemarcisse come dopo il 1919,
e che gli inglesi aspettasseromolti anni che il dollaro si rivalutasse,per poi
tornare alla convertibilita ad una parita' troppo alta.
In questi piani per ilmondo del dopoguerra il posto dell'Europa non e fa
cile da trovare, dato che essi sembravano occuparsi quasi solo della scelta
tra liberismo e dirigismo nei due paesi-centro, e dei ruoli relativi dei due
vincitori nell'economia mondiale.
Naturalmente le forze che, negli Stati Uniti, premevano per una liberaliz
zazione accelerata del sistema economico e monetario internazionaleerano
le stesse che chiedevano in realta la liberalizzazione accelerata dell'econo
mia americana.Di fronte alla resistenza dei seguaci del new deal, esse de
cisero che la liberalizzazione era piu facile da reintrodurre dall'esterno,
come necessita di conformarsi a regole di condotta economica internazio
nale.
Per le grandi banche americane, ad esempio, la politica di moneta a buon
mercato lanciata per finanziare la guerra a basso costo aveva avuto gravi
conseguenze. Aveva prosciugato ilmercato interbancario americano, dato
che le banche provinciali preferivano comprare titoli di Stato, e le grandi
banche avevano dovuto ridurre la loro capacita di prestare risorse prese a
prestito sull'interbancario.Bisognava quindi che i tassi di interesse risalis
sero al piu presto possibile. Le grandi banche americane si aspettavano inol
tre di soppiantare la City di Londra dopo la guerra come fornitrici di fi
nanza agli scambi internazionali.L'idea di Keynes eWhite di bloccare i
movimenti di capitali a breve sembrava loro folle, dato che avrebbe impe
dito di acquisire depositi dall'estero, come andavano facendo fin dai primi
anni Trenta, e quindi di riprestarlisui mercati internazionali.

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357 Lefrontiere della sovranitdnazionale secondoMilward

Cosi gli accordi di Bretton Woods si trasformaronorecisamente a favore


del liberismo commerciale e finanziario, allontanandosi dalle intenzioni di
Keynes eWhite e seguendo le proposte di JohnWilliams.
Ma ilmondo degli accordi e dei disaccordi tra vincitori, nel quale assai
poco posto era riservato all'Europa, era destinato a trasformarsi radical
mente con l'arrivodella guerra fredda. Le armate sovietiche avevano con
quistato l'interaEuropa centrale e orientale, e solo una striscia di piccoli
paesi impoveriti stava ormai tra loro e l'oceano Atlantico. Questa nuova
realtamodifico completamente la strategia americanaper il dopoguerra in
direzione del contenimento del comunismo ai soli paesi conquistati dalle
armate sovietiche.
Questo voleva dire impedire che i paesi dell'Europa occidentale e meri
dionale fossero sottratti al comunismo. E la gente aderiva al comunismo -
secondo l'opinione corrente negli Stati Uniti - solo se era sottoposta alle
privazioni economiche e alla disoccupazione. Questa era stata la base del
riformismokeynesiano e rooseveltiano.Ed ora che la gran parte dell'Euro
pa non conquistata dai sovietici era ridotta alla fame e alle privazioni, l'en
trata in funzione del liberismo di BrettonWoods minacciava di gettarla in
braccio aMosca.
Bisognava dunque spazzare via disoccupazione e fame dall'Europa libera.
Questo poteva ottenersi solo innescando un processo di sviluppo econo
mico cospicuo e duraturo. E il governo americano avrebbe fatto tutto quel
che poteva per aiutare in tal senso.Ma perche le economie europee ave
vano mostrato tanta scarsa vocazione allo sviluppo negli anni Trenta? Per
che - secondo il governo americano - i paesi europei avevano distrutto,
dopo la prima guerramondiale, la rete del libero commercio intraeuropeo
che esisteva prima del 1914 e che era stata un poderoso motore di svilup
po per l'Europa.Essi si erano chiusi in un circolo vizioso di deflazione che
conduceva al protezionismo e ad una deflazione ancormaggiore.
Per far ripartire lo sviluppo in Europa, l'intero continente, aOvest e a Sud
delle nuove frontiere dell'impero sovietico, doveva unirsi in una sola area
economica. Cio avrebbe scatenato la forza delle economie di scala, tanto
importanti nello sviluppo degli Stati Uniti, aumentando la produttivita, e
dando inizio ad un circolo virtuoso di sviluppo che avrebbe fatto aumen
tare l'occupazione e avrebbe indotto nuovo sviluppo. L'esperienza degli
StatiUniti costituiva un potente esempio per gli europei. L'enorme merca
to degli Stati Uniti aveva portato ad essi la prosperita che anche un'Euro
pa unita poteva raggiungere.
Sotto la bandiera di un'Europa unita si poteva mettere anche il paese-cen
tro tradizionaledel continente, laGermania. Senza la sua rinascita econo
mica e politica gli americani pensavano che un'Europa capitalista non
avrebbe potuto sopravvivere.Una Germania forte al centro di un'Europa

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358 Marcello De Cecco

forte divenne quindi la nuova linea strategica americana.E una volta che
l'ebbe definita, iAgoverno americano si accinse con entusiasmo a realizzar
la, con l'aiuto dei governi europei. Tale aiuto, pero, doveva essere piu che
ottenuto, estorto, poiche raramenteesso era offerto volontariamente.Nella
trilogiadi Alan Milward si provamirabilmente - e questo e ilmaggior con
tributo di originalita'che essa contiene - come gli Stati Uniti non siano riu
sciti a ottenere cio che volevano per l'Europa.
Il dispiegarsi delle conseguenze degli accordi di BrettonWoods tra il 1945
e il 1947 aveva significato per i paesi europei che avevano accettato gli ac
cordi stessi, un peggioramento dei loro problemi postbellici immediati.La
gran parte di questi governi avevano strategie economiche e politiche per
il dopoguerra che - secondo Milward - poco o nulla avevano a che fare
con un'Europa unita. La gran parte dei paesi, a eccezione del Belgio e del
l'Italia, avevano adottato la pianificazione economica come un nuovo e piu
efficiente metodo di organizzazione della vita economica, rispetto alle ter
ribili esperienze degli anni tra le guerre, e non come una misura per far
fronte all'emergenza del tempo di guerra. Essi reagivano cosi alle politiche
liberiste che avevano condotto alla deflazione e alla disoccupazione di mas
sa degli anni Trenta. I governi europei volevano a tutti i costi evitare di
tornare all'atmosferaavvelenatadi quel periodo, ed erano intenzionati a ge
stire le proprie economie dal centro nel modo piu estensivo possibile. La
Francia, in particolare, reagiva allo shock della guerra lampo tedesca, che
era sembrata una dimostrazione di superiorita industriale, impostando un
grande piano di rinascita nazionale basato sulla ricostruzione e sul raffor
zamento dell'industria dei beni di investimento. Il governo francese accet
tava ancora il Piano Morgenthau come prospettiva per il futuro della Ger
mania. Credeva anche fermamente nella necessita di ingrandire la propria
industria siderurgicamantenendo il proprio controllo sul carbone della
Ruhr.
La Gran Bretagna era totalmente immersanei problemi dell'area della ster
lina e del futuro dell'impero. Doveva respingere i tentativi americani di di
struggere entrambi.Nella nuova strategia europea degli Stati Uniti, la ne
cessita di fare dell'Inghilterra il motore della unificazione europea si so
vraimponeva alle precedenti richieste di ridurre i debiti inglesi in sterline e
di tornare al piu presto alla convertibilita della sterlina stessa,ma non ne
gava la precedente linea strategica americana.Una Gran Bretagna al cen
tro, insieme allaGermania, di un'Europa unita, voleva dire una probabilita
minore di veder prevalere il partito imperiale, col suo corollario di isola
mento economico e autosufficienza a livello imperiale.
Ma la nuova strategia americana contrastava profondamente con le politi
che della gran parte degli Stati europei. Essi avevano, assai velocemente
dopo la fine della guerra, iniziato i propri esperimenti nazionali di rilancio

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359 Lefrontiere del/a sovranitcnazionale secondoMilward

dello sviluppo economico. E opinione diMilward che, tra il 1945 e il 1947,


essi erano riusciti assai bene nell'intento, risollevandosi con le proprie for
ze e riconvertendo le proprie economie. Le economie europee erano cosi
assai bene avviate alla resurrezione senza l'aiuto di grandiosi piani esterni
per unificare l'Europa, quando scoppio la crisi del 1947.
Quella crisi, a stare alle interpretazioniprevalenti fino aMilward, o alme
no alla percezione americana della crisi stessa,motivo direttamente la de
cisione americana di introdurre il Piano Marshall. L'originalita della inter
pretazione di Milward consiste nel far vedere come la crisi fosse null'altro
che una crisi di bilancia di pagamenti che coronava un episodio di rico
struzione accelerata.La tradizioneha voluto invece rappresentarlacome il
momento piu nero del dopoguerra, quandomiseria e privazioni stavanoper
distruggere definitivamente l'Europa.Le prove cheMilward porta per cor
roborare la sua tesi sono estremamente convincenti. La rimozione dei con
trolli dei prezzi negli Stati Uniti, attesa per molto dopo, aveva aperto una
enorme falla nelle bilance dei pagamenti dei paesi europei proprio quando
essi stavano completando, coi proprimezzi, e seguendometodi assai diversi
da quelli auspicati dagli Stati Uniti, la propria ricostruzione.E le difficolta
derivavano in gran parte dalla impossibilita di usare per la ricostruzione
della capacita industriale europea, la potenza industriale tedesca, che re
stava ancora fuori combattimento.Oltre che dalle necessita assai intense di
materie prime che la ricostruzione comportava.
Al contrario di Milward, io credo che il governo americano fosse del tut
to cosciente della natura della crisi europea di bilancia dei pagamenti. Bloc
care lo sviluppo dell'Europa avrebbe certamente fatto esplodere la crisi po
litica europea,ma gli aiuti che bisognava dare all'Europa non potevano es
sere spiegati al popolo americano come necessita'di aiutare gente che gia
stava bene. Bisognava dipingere un quadro propagandistico di povertat e
degradazione per giustificare gli aiuti. Bisognava trasformarela crisi politi
ca in crisi economica. E cio fu fatto con grande efficacia, tanta da convin
cere non solo il popolo americanoma gli stessi europei e perfino lamag
gioranza degli storici. La guerra era talmentevicina ancora, dopotutto, e le
sue ferite cosi recenti e aperte, che non ci volle molto per rendere la cam
pagna propagandistica sulla crisi economica dell'Europa estremamente con
vincente. I mezzi di comunicazione di massa furono per questo essenziali.
Il governo americano, amio parere, fumosso ad intervenirecon aiutimas
sicci per evitare che la crisi europea di bilancia dei pagamenti fosse af
frontata come negli anni Trenta, con massicce misure protezionistiche e di
rigistiche, vanificando gli sforzi americani per ricostruire commercio e pa
gamenti mondiali su una base di liberta e multilateralismo.Ma ancor piu
esiziale, per i piani americani di ricostruzione dell'economia mondiale, sa
rebbe stata l'adozione da parte dell'Europa, di pagamenti e scambi gestiti

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360 Marcello De Cecco

dirigisticamente a livello europeo. Sarebbe stato un ritorno al famigerato


blocco commerciale europeo.
A dire iAvero, se si guarda esclusivamente ai comportamenti e alle opinio
ni di coloro che il governo americanomise ad amministrare il Piano Mar
shall, si potrebbe credere, come faMilward, nella schiettezza di intenti del
governo stesso. Tali amministratori furono tutti keynesiani convinti, con
molto in comune con i burocrati europei coi quali venivano a contatto.Ma
essi avevano una visione di Europa unita che gli europei non condivideva
no in alcunmodo. Per gli europei, imetodi keynesiani avevano uno sche
ma di riferimento esclusivamente nazionale.
I1 fascino dell'analisi diMilward sta nel raccontarecome quel che viene co
munemente descritto dagli agiografi come il <<processodi costruzione eu
ropea>>sia consistito, nell'immediato dopoguerra, negli sforzi concentrati
dei burocrati e politici americani ed europei per rintuzzare i dettagliati pia
ni degli amministratoridegli aiutiMarshall per unificare l'Europa secondo
i propri schemi.
Come al popolo americano fu fatto credere che i loro aiuti stavano impe
dendo lamorte per fame di una buona parte della popolazione europea,
all'opinione pubblica europea e stato detto che la Comunita' europea e sta
ta il coronamento di un grande sogno sovrannazionale.
I1valore permanente della trilogia di Milward sta proprio nell'aver dimo
strato inmaniera convincente che l'opposto fu vero. Che, cioe, il grande
sogno sovrannazionalec'era davvero,ma che furono gli amministratoridel
Piano Marshall a sognarlo,mentre laComunita europea come la conoscia
mo fu il frutto degli sforzi indefessi dei governi europei per ottenere l'in
tegrazione come essi la volevano, negando la validita'dello schema di inte
grazione divisato dai burocrati del Piano Marshall, e sostituendo gradual
mente ad esso (combattendo in posizione di debolezza, perche erano gli
americani a tenere i cordoni della borsa) con misure, accordi e politiche
che rappresentavanouna somma realistica (anche se spesso si tratto di una
somma algebrica) di obiettivi nazionali tradizionali.
Milward ci conduce per le affascinanti fasi di questo processo di ritiratada
un inaccettabile sogno sovrannazionale fino ad un processo piu realistico
di effettiva integrazione.Vediamo l'Oece, nato per volonta'americana come
agenzia politica e sovrannazionaledestinata ad amministraregli aiutiMar
shall a scala europea, trasformarsigradualmente in una entita sempremeno
politica, dove le richieste nazionali di aiuti sono esaminate ed esaudite su
base sempre piu nazionale. E ci viene mostrato, in gran dettaglio, quanto
diversa dal piano originale ispirato a BrettonWoods e preparato dagli ame
ricani divenne alla fine l'Unione europea dei pagamenti.
Cosi, tramite la-precisa documentazione e le prove fornite daMilward, ve
diamo il sorgere dell'integrazione europea come un assai tradizionalepatto

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361 Le frontieredel/a sovranitdnazionale secondoMilward

tranazioni, negoziato interminabilmenteda politici e burocrati dei vari pae


si, con quasi nessuno spazio lasciato ai meccanismi automatici, alle solu
zioni dottrinarie, alla teoria economica tradizionale.Una soluzione sovran
nazionale la si raggiunge infine, paradossalmente, con lamassima deferen
za verso la sovranita nazionale dopo e forse a causa del fallimento di un
piano sovrannazionaleamericano pieno di teoria economica tradizionale e
di abdicazioni della sovranitanazionale.
Nella trilogia di Milward, questo rappresenta il primo atto. I1 secondo e
costituito dal suo secondo volume dedicato al tema della integrazione eu
ropea, dove la tesi elaborata inmodo tanto convincente nel primo volume,
la rivincita dell'idea di nazione su quella di sovrannazionalita'nella costru
zione europea, e provata con l'aiuto della storia successiva della Comunita'
europea.Ma, anche nel secondo volume, lo spazio dedicato alla grande re
gia americanadegli avvenimenti europei e troppo ridotto. Eppure gli ame
ricani guidano lo svolgersi di questa storia nei suoi passaggi piu critici, in
tervenendo tutte le volte che la costruzione europeaminaccia di non coin
cidere con le loro linee strategiche generali. Ancora nel 1949, agendo
tramite l'anello piu debole della catena europea, laGran Bretagna, essi im
pongono attraverso quella che allora era ancor piu una <<agenziaspecializ
zata degli Stati Uniti>> (come la definira con spirito Peter Kenen, parafra
sando la sigla effettiva) e cioe il Fondo monetario internazionale,una gran
de svalutazione generale a tutta l'Europa, ancora una volta considerando
troppo poco diretta alla integrazione con l'intera economia mondiale la
nuova economia europea.
Dichiarando apertamente che le monete europee erano sopravvalutate, il
governo degli Stati Uniti e il Fmi indussero nel 1949 una gigantesca fuga
di capitali dall'Europa, rendendo inevitabile la svalutazione e aumentando
ne la portata. Con valute europee private di quasi il 30% del loro valore,
esportare negli Stati Uniti divenne facilissimo. Le economie europee prin
cipali furono agganciate a quella americana, la sottovalutazione delle mo
nete europee nei confronti del dollaro duro praticamente fino al 1971. La
lobby degli esportatori negli Stati Uniti divenne fortissima e assicuro il ri
fiuto da parte dei principali paesi europei di qualsiasi politica volta a for
mare un blocco commerciale europeo autosufficiente. La sovravvalutazione
del dollaro, allo stesso tempo, favoriva gli investimentidiretti americani in
Europa, rafforzandoulteriormente i legami tra le due sponde dell'Atlanti
co.
Il terzo volume della trilogia e dedicato, daMilward e dai suoi allievi, ad
un ripensamento dell'intero processo di costruzione europea, e ad un ap
profondimento teorico sopra il medesimo. Sfortunatamente, la teoria che
Milward e i suoi allievi scelgono di sfidare e il cosi detto neofunzionalismo,
una teoria che ha in verita tenuto banco tra gli specialisti di relazioni in

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362 Marcello De Cecco

ternazionali,ma solo per la scarsa vocazione teorica dei medesimi. In am


bienti meno asfittici, essa ha sempre goduto di scarsissimo credito. Ciono
nostante,Milward e S0rensen, nel terzo libro, spendono pagine su pagine
amostrare quanto il neofunzionalismo siamal fondato. Ci riescono benis
simo,ma il gioco quasi certamente non valeva la candela.Altrettanto bene
riescono, in questo ultimo volume, a riaffermareil leitmotiv di tutta la tri
logia, con ulteriori esempi tratti da episodi di politica economica dei vari
Stati membri della Unione europea.
Purtroppo, se lo stesso leit motiv appariva veramente rivoluzionario fino
allameta' degli anni Ottanta, oggi non v'e chi non se ne dichiari convinto.
Gli Stati nazionali hanno certamente vinto, in Europa, l'ultima delle cento
loro battaglie. Non solo nell'Unione europea, dove per fortuna la loro vit
toria non e ancora completa,ma inmaniera tragicamenteeclatante nei Bal
cani e nella ex Unione Sovietica.
L'ipotesi diMilward non avrebbe potuto ricevere conferma piu convincente
del vergognoso comportamento dei principali paesi dell'Unione europea
nell'affrontare la questione della successione jugoslava,mentre allo stesso
tempo davano vita a quell'autenticomostro diplomatico che e il trattatodi
Maastricht.
E ulteriore prova era data neli'estate-autunno del 1992 dall'ordine sparso
col quale i governi e le banche centrali europee affrontavano la crisi dello
Sme, negando i principi che avevano solennemente affermato aMaastricht.
Milward aveva quindi visto giusto, ormai quindici anni fa, nel discernere
come leit motiv della sua ricerca sulla nascita e crescita della costruzione
europea la riaffermazionedell'idea di nazione. I fatti gli hanno indubbia
mente dato ragione.
Chi scrive ha condiviso le sue opinioni dall'inizio, pur con le chiose dedi
cate alla influenza americana.Ma ha sempre sperato che, alla fine, e per
qualche miracolo, Milward potesse aver torto. Che lamaledizione naziona
lista, pur cosi dolce e cosi esaltante in tanti episodi della nostra storia, si
allontani dall'Europa, che possa essere esorcizzata per un patto tra gente
ragionevole, e non sepolta, ahime solo temporaneamente, sotto lemacerie
e insieme aimorti dell'ennesima guerra civile europea.

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