Sei sulla pagina 1di 43

Antonio Gramsci

Antonio Gramsci
Antonio Gramsci

Parlamento del Regno


d'Italia
Camera del Regno d'Italia

Luogo nascita

Ales

Data nascita

22 gennaio 1891

Luogo morte

Roma

Data morte

27 aprile 1937

Professione

Politico

Partito

Partito Comunista d'Italia

Legislatura
Pagina istituzionale

XXVII
[1]

Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione [...] vorrei
consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita cos, molto dura, e i figli qualche
volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignit di uomini
(Antonio Gramsci, lettera alla madre, 10 maggio 1928)

Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 Roma, 27 aprile 1937) stato un politico, filosofo, giornalista, linguista
e critico letterario italiano.
Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia e nel 1926 venne incarcerato dal regime fascista. Nel 1934,
in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libert condizionata e fu ricoverato in
clinica, dove pass gli ultimi anni di vita.
considerato uno dei pi importanti pensatori del XX secolo. Nei suoi scritti, tra i pi originali della tradizione
filosofica marxista, Gramsci analizz la struttura culturale e politica della societ. Elabor in particolare il concetto
di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la

Antonio Gramsci
societ, con l'obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali,
comprese quelle subalterne.

Biografia
Origini familiari
Gli antenati paterni di Antonio Gramsci erano originari della citt di Gramsh in Albania, e potrebbero essere giunti in
Italia fin dal XV secolo, durante la diaspora albanese causata dall'invasione turca. Documenti d'archivio attestano che
nel Settecento il trisavolo Gennaro Gramsci, sposato con Domenica Blajotta, possedeva a Plataci, comunit
arbresh del distretto di Castrovillari, delle terre poi ereditate da Nicola Gramsci (1769-1824). Questi spos Maria
Francesca Fabbricatore, e dal loro matrimonio nacque a Plataci Gennaro Gramsci (1812-1873), che intraprese la
carriera militare nella gendarmeria del Regno di Napoli e, quando era di stanza a Gaeta, spos Teresa Gonzales,
figlia di un avvocato napoletano di origini spagnole. Il loro secondo figlio fu Francesco (1860-1937), il padre di
Antonio Gramsci.[2][3]
Le lontane origini albanesi erano conosciute dallo stesso Antonio Gramsci, che tuttavia le immaginava pi recenti,
come scriver alla cognata Tatiana Schucht dal carcere di Turi, il 12 ottobre del 1931:
[...] io stesso non ho alcuna razza; mio padre di origine albanese (la famiglia scapp dall'Epiro durante la guerra del
1821, ma si italianizz rapidamente). Tuttavia la mia cultura italiana, fondamentalmente questo il mio mondo; non mi
sono mai accorto di essere dilaniato tra due mondi. L'essere io oriundo albanese non fu messo in giuoco perch anche
Crispi era albanese, educato in un collegio greco-albanese.

Francesco era studente in legge quando mor il padre; dovendo trovare subito un lavoro, nel 1881 part per la
Sardegna per impiegarsi nell'Ufficio del registro di Ghilarza. In questo paese, che allora contava circa 2.200 abitanti,
conobbe Giuseppina Marcias (1861-1932), figlia di un esattore delle imposte e proprietario di alcune terre. La spos
nel 1883, malgrado l'opposizione dei genitori, rimasti in Campania, che consideravano i Marcias una famiglia di
rango inferiore alla propria dal punto di vista sociale e culturale: la madre di Antonio aveva studiato fino alla terza
elementare. Dal matrimonio nascer Gennaro (1884-1965) e, dopo che l'ufficio fu trasferito da Ghilarza ad Ales,
Grazietta (1887-1962), Emma (1889-1920) e, il 22 gennaio 1891, Antonio, battezzato il 29 gennaio.
L'anno dopo la famiglia si trasfer a Sorgono, il paese di cui la madre era originaria, e qui nacquero gli altri figli,
Mario (1893-1945), Teresina (1895-1976) e Carlo (1897-1968). Antonio, a due anni, si ammal del morbo di Pott,
una tubercolosi ossea che in pochi anni gli deform la colonna vertebrale e gli imped una normale crescita: adulto,
Gramsci non superer il metro e mezzo di altezza; i genitori pensavano che la sua deformit fosse la conseguenza di
una caduta e anche Antonio rimase convinto di quella spiegazione. Ebbe sempre una salute delicata: a quattro anni,
soffrendo di emorragie e convulsioni, fu dato per spacciato dai medici, tanto che la madre compr la bara e il vestito
per la sepoltura.[4]
Il padre Francesco fu arrestato il 9 agosto 1898, con l'accusa di peculato, concussione e falsit in atti, e il 27 ottobre
1900 venne condannato al minimo della pena con l'attenuante del lieve valore: 5 anni, 8 mesi e 22 giorni di
carcere, da scontare a Gaeta; priva del sostegno dello stipendio del padre, la famiglia Gramsci trascorse anni di
estrema miseria, che la madre affront vendendo la sua parte di eredit, tenendo a pensione il veterinario del paese e
guadagnando qualche soldo cucendo camicie.[5]

Antonio Gramsci

I primi studi
Proprio per le sue delicate condizioni di salute Antonio cominci a frequentare la scuola elementare soltanto a sette
anni: la concluse nel 1903 con il massimo dei voti, ma la situazione familiare non gli permise di iscriversi al
ginnasio. Gi dall'estate precedente aveva iniziato a dare il suo contributo all'economia domestica lavorando 10 ore
al giorno nell'Ufficio del catasto di Ghilarza per 9 lire al mese - l'equivalente di un chilo di pane al giorno smuovendo registri che pesavano pi di me e molte notti piangevo di nascosto perch mi doleva tutto il corpo.[6]
Il 31 gennaio 1904 Francesco Gramsci, grazie a un'amnistia, anticip
di tre mesi la fine della sua pena: inizialmente guadagn qualcosa
come segretario in un'assicurazione agricola, poi, riabilitato, fece il
patrocinante in conciliatura e infine fu riassunto come scrivano nel
vecchio Ufficio del catasto, dove lavor per il resto della sua vita. Cos,
pur affrontando gli abituali sacrifici, i genitori poterono iscrivere il
quindicenne Antonio nel Ginnasio comunale di Santu Lussurgiu, a 18
chilometri da Ghilarza, un piccolo ginnasio in cui tre sedicenti
professori sbrigavano, con molta faccia tosta, tutto l'insegnamento
delle cinque classi.[7]

Antonio Gramsci nel 1906

Con tale preparazione un poco avventurosa, riusc tuttavia a prendere


la licenza ginnasiale a Oristano nell'estate del 1908 e a iscriversi al
Liceo Dettori di Cagliari, stando a pensione, prima in un appartamento
in via Principe Amedeo 24, poi, l'anno dopo, in corso Vittorio
Emanuele 149, insieme con il fratello Gennaro, il quale, terminato il
servizio di leva a Torino, lavorava per cento lire al mese in una

fabbrica di ghiaccio del capoluogo sardo.


La modesta preparazione ricevuta nel ginnasio si fece sentire, perch inizialmente Gramsci nelle diverse materie
ottenne appena la sufficienza, ma riusc a recuperare in fretta: del resto, leggere e studiare era il suo impegno
costante. Non si concedeva distrazioni, non soltanto perch avrebbe potuto permettersele solo con grandi sacrifici,
ma anche perch l'unico vestito che possedeva, per lo pi liso, non lo incoraggiava a frequentare n gli amici, n i
locali pubblici.[8]
Il fratello Gennaro, che era tornato in Sardegna militante socialista, ai primi del 1911 divenne cassiere della Camera
del lavoro e segretario della sezione socialista di Cagliari: Una grande quantit di materiale propagandistico, libri,
giornali, opuscoli, finiva a casa. Nino, che il pi delle volte passava le sere chiuso in casa senza neanche un'uscita di
pochi momenti, ci metteva poco a leggere quei libri e quei giornali[9] Leggeva anche i romanzi popolari di Carolina
Invernizio, di Anton Giulio Barrili e quelli di Grazia Deledda, ma questi ultimi non li apprezzava, considerando
folkloristica la visione che della Sardegna aveva la scrittrice sarda; leggeva Il Marzocco e La Voce di Giuseppe
Prezzolini, Papini, Emilio Cecchi ma in cima alle sue raccomandazioni, quando mi chiedeva di ritagliare gli articoli
e di custodirli nella cartella, stavano sempre Croce e Salvemini.[10]
Alla fine della seconda classe liceale, alla cattedra di lettere italiane del Liceo sal il professor Raffa Garzia, radicale
e anticlericale, direttore de L'Unione Sarda, quotidiano legato alle istanze sarde, rappresentate, in Parlamento da
Francesco Cocco-Ortu, allora impegnato in una dura opposizione al ministero di Luigi Luzzatti.[11] Gramsci instaur
con il Garzia un buon rapporto, che andava oltre il naturale discepolato: invitato ogni tanto a visitare la redazione del
giornale, ricevette nell'estate del 1910 la tessera di giornalista, con l'invito a inviare tutte le notizie di pubblico
interesse: e il 25 luglio Gramsci ebbe la soddisfazione di vedersi stampato il suo primo scritto pubblico, venticinque
righe di cronaca ironica su un fatto avvenuto nel paese di Aidomaggiore.[12]
In un tema dell'ultimo anno di liceo, che ci conservato, Gramsci scriveva, tra l'altro, che Le guerre sono fatte per il
commercio, non per la civilt [...] la Rivoluzione francese ha abbattuto molti privilegi, ha sollevato molti oppressi;

Antonio Gramsci

ma non ha fatto che sostituire una classe all'altra nel dominio. Per ha lasciato un grande ammaestramento: che i
privilegi e le differenze sociali, essendo prodotto della societ e non della natura, possono essere sorpassate.[13] La
sua concezione socialista, qui chiaramente espressa, va unita, in questo periodo, all'adesione all'indipendentismo
sardo, nel quale egli esprimeva, insieme con la denuncia delle condizioni di arretratezza dell'isola e delle
disuguaglianze sociali, l'ostilit verso le classi privilegiate del continente, fra le quali venivano compresi, secondo
una polemica mentalit di origine contadina, gli stessi operai, concepiti come una corporazione elitaria fra i
lavoratori salariati.[14]
Tra poco, Gramsci conoscer da vicino la realt operaia di una grande citt del Nord: nell'estate del 1911, il
conseguimento della licenza liceale con una buona votazione - tutti otto e un nove in italiano - gli prospetta la
possibilit di continuare gli studi all'Universit. Nell'autunno del 1911, il Collegio Carlo Alberto di Torino band un
concorso, riservato a tutti gli studenti poveri licenziati dai Licei del Regno, offrendo 39 borse di studio, ciascuna
equivalente a 70 lire al mese per 10 mesi, per poter frequentare l'Universit di Torino: Gramsci fu uno dei due
studenti di Cagliari ammessi a sostenere gli esami a Torino.

Studente a Torino
Partii per Torino come se fossi in stato di
sonnambulismo. Avevo 55 lire in tasca; avevo
speso 45 lire per il viaggio in terza classe delle 100
avute da casa. Il 27 ottobre 1911 conclude gli
esami: li supera classificandosi nono; al secondo
posto uno studente genovese venuto da Sassari,
Palmiro Togliatti.
Si iscrive alla Facolt di Lettere, ma le 70 lire al
mese non bastano nemmeno per le spese di prima
necessit: oltre alle tasse universitarie, deve pagare
25 lire al mese per l'affitto della stanza di Lungo
Torino, il loggiato dell'Universit
Dora Firenze 57, nel popolare quartiere di Porta
Palazzo, e il costo della luce, della pulizia della
biancheria, della carta e dell'inchiostro, e ci sono i pasti - non meno di due lire alla pi modesta trattoria - e la
legna e il carbone per il riscaldamento: privo anche di un cappotto, la preoccupazione del freddo non mi permette di
studiare, perch o passeggio nella camera per scaldarmi i piedi oppure devo stare imbacuccato perch non riesco a
sostenere la prima gelata;[15] Sono frequenti le richieste di denaro alla famiglia che per, da parte sua, non se la
passava di certo molto meglio.
L'Universit di Torino vantava professori di alto livello e di diversa formazione: Luigi Einaudi, Francesco Ruffini,
Vincenzo Manzini, Pietro Toesca, Achille Loria, Gioele Solari e poi il giovane linguista Matteo Bartoli,[16] che si
leg di amicizia con Gramsci, come fece anche l'incaricato di letteratura italiana Umberto Cosmo, contro il quale, nel
1920, indirizz per un articolo violentemente polemico. Anni dopo, durante la dura esperienza in carcere, continu
comunque a ricordarlo con simpatia - serbo del Cosmo un ricordo pieno di affetto e direi di venerazione [...] era e
credo sia tuttora di una grande sincerit e dirittura morale con molte striature di quella ingenuit nativa che propria
dei grandi eruditi e studiosi[17] - ricordando anche che, con questi e con molti altri intellettuali dei primi quindici
anni del secolo, malgrado divergenze di varia natura, egli avesse questo in comune: partecipavamo in tutto o in
parte al movimento di riforma morale e intellettuale promosso in Italia da Benedetto Croce, il cui primo punto era
questo, che l'uomo moderno pu e deve vivere senza religione rivelata o positiva o mitologica o come altro si vuol
dire. Questo punto anche oggi mi pare il maggior contributo alla cultura mondiale che abbiano dato gli intellettuali
moderni italiani.[18]

Antonio Gramsci

Gramsci si ritrov a casa per le elezioni politiche del 26 ottobre 1913,


dopo la fine della guerra italo-turca contro l'Impero ottomano per la
conquista della Libia; votavano per la prima volta anche gli analfabeti,
ma la corruzione e le intimidazioni erano le stesse delle elezioni
precedenti. In Sardegna, il timore che l'allargamento della base
elettorale favorisse i socialisti port al blocco delle candidature di tutte
le forze politiche contro i candidati socialisti, indicati come il comune
nemico da battere. In quest'obiettivo, "sardisti" e "non-sardisti" si
trovarono d'accordo e deposero le vecchie polemiche. Gramsci scrisse
di quest'esperienza elettorale al compagno di studi Angelo Tasca,
giovane dirigente socialista torinese, il quale afferm che Gramsci era
stato molto colpito dalla trasformazione prodotta in quell'ambiente
dalla partecipazione delle masse contadine alle elezioni, bench non
sapessero e non potessero ancora servirsi per conto loro della nuova
arma. Fu questo spettacolo, e la meditazione su di esso, che fece
definitivamente di Gramsci un socialista.[19]

Angelo Tasca

Torn a Torino ai primi di novembre del 1913, andando ad affittare una stanza all'ultimo piano del palazzo di via San
Massimo 14, oggi Monumento nazionale; dovrebbe datarsi a questo periodo la sua iscrizione al Partito socialista. Si
trov in ritardo con gli esami, con il rischio di perdere il contributo della borsa di studio, a causa di una forma di
anemia cerebrale che mi toglie la memoria, che mi devasta il cervello, che mi fa impazzire ora per ora, senza che mi
riesca di trovare requie n passeggiando, n disteso sul letto, n disteso per terra a rotolarmi in certi momenti come
un furibondo. Riconosciuto afflitto da grave nevrosi gli fu concesso di recuperare gli esami nella sessione di
primavera.[20]
Prese anche lezioni private di filosofia dal professore Annibale Pastore, il quale scrisse poi che il suo orientamento
era originalmente crociano ma gi mordeva il freno e non sapeva ancora come e perch staccarsi [...] voleva rendersi
conto del processo formativo della cultura agli scopi della rivoluzione [...] come fa il pensare a far agire [...] come le
idee diventano forze pratiche. Gramsci stesso scriver di aver sentito anche la necessit di superare un modo di
vivere e di pensare arretrato, come quello che era proprio di un sardo del principio del secolo, per appropriarsi un
modo di vivere e di pensare non pi regionale e da villaggio, ma nazionale ma anche di provocare nella classe
operaia il superamento di quel provincialismo alla rovescia della palla di piombo [come il Sud Italia era
generalmente considerato nel Nord] che aveva le sue profonde radici nella tradizione riformistica e corporativa del
movimento socialista.[21]
L'iscrizione al partito gli permise di superare in parte un lungo periodo di solitudine: ora frequentava i giovani
compagni di partito, fra i quali erano Tasca, Togliatti, Terracini: uscivamo spesso dalle riunioni di partito [...]
mentre gli ultimi nottambuli si fermavano a sogguardarci [...] continuavamo le nostre discussioni, intramezzandole di
propositi feroci, di scroscianti risate, di galoppate nel regno dell'impossibile e del sogno.[22]
Nell'Italia che ha dichiarato la propria neutralit nella Prima guerra mondiale in corso - neutralit affermata anche dal
Partito socialista - scrive per la prima volta sul settimanale socialista torinese Il Grido del popolo, il 31 ottobre 1914,
l'articolo Neutralit attiva e operante in risposta a quello apparso il 18 ottobre sull'Avanti! di Mussolini Dalla
neutralit assoluta alla neutralit attiva e operante,[23] senza per poter comprendere quale svolta politica stesse
preparando l'allora importante e popolare esponente socialista.
Sostenne il 13 aprile 1915 quello che sar, senza che lo sapesse ancora, il suo ultimo esame all'Universit; il suo
impegno politico si fece crescente con l'entrata in guerra dell'Italia e con il suo ingresso nella redazione torinese
dell'Avanti!.

Antonio Gramsci

L'attivit giornalistica: il critico teatrale


Dal 1916 gran parte della giornata di Gramsci trascorse all'ultimo piano nel palazzo dell'Alleanza Cooperativa
Torinese al numero 12 di corso Siccardi (oggi Galileo Ferraris), dove, in tre stanze, erano situate la sezione giovanile
del partito socialista e le redazioni del Grido del popolo e del foglio piemontese dell'Avanti!, che comprendeva la
rubrica della cronaca torinese, Sotto la Mole; in entrambi i giornali Gramsci pubblicava di tutto, dai commenti sulla
situazione interna ed estera agli interventi sulla vita di partito, dagli articoli di polemica politica alle note di costume,
dalle recensioni dei libri alla critica teatrale. Dir pi tardi di aver scritto in dieci anni di giornalismo, tante righe da
poter costituire quindici o venti volumi di quattrocento pagine, ma esse erano scritte alla giornata e dovevano morire
dopo la giornata[24] e di aver contribuito molto prima di Adriano Tilgher a rendere popolare il teatro di
Pirandello: ho scritto sul Pirandello, dal 1915 al 1920, tanto da mettere insieme un volumetto di duecento pagine e
allora le mie affermazioni erano originali e senza esempio: il Pirandello era o sopportato amabilmente o apertamente
deriso.[25]
Della commedia di Pirandello Pensaci, Giacomino! scrisse che tutto uno sfogo
di virtuosismo, di abilit letteraria, di luccichii discorsivi.[26] I tre atti corrono su
un solo binario. I personaggi sono oggetto di fotografia piuttosto che di
approfondimento psicologico: sono ritratti nella loro esteriorit pi che in una
intima ricreazione del loro essere morale. questa del resto la caratteristica
dell'arte di Luigi Pirandello, che coglie della vita la smorfia, pi che il sorriso, il
ridicolo, pi che il comico: che osserva la vita con l'occhio fisico del letterato,
pi che con l'occhio simpatico dell'uomo artista e la deforma per un'abitudine
ironica che l'abitudine professionale pi che visione sincera e spontanea,
mentre consider Liol[27] il prodotto migliore dell'energia letteraria di Luigi
Pirandello. In esso il Pirandello riuscito a spogliarsi delle sue abitudini
retoriche. Il Pirandello un umorista per partito preso [...] troppo spesso la prima
intuizione dei suoi lavori viene a sommergersi in una palude retorica di una
moralit inconsciamente predicatoria, e di molta verbosit inutile.
Il fu Mattia Pascal, secondo Gramsci, una sorta di prima stesura del Liol che,
liberato dalla zavorra moralistica del romanzo, si rinnovato diventando una
pura rappresentazione, una farsa che si riattacca ai drammi satireschi della Grecia antica, e che ha il suo
corrispondente pittorico nell'arte figurativa vascolare [...] una vita ingenua, rudemente sincera [...] una
efflorescenza di paganesimo naturalistico, per il quale la vita, tutta la vita bella, il lavoro un'opera lieta, e la
fecondit irresistibile prorompe da tutta la materia organica.
Luigi Pirandello

Severo fu invece il giudizio sul Cos (se vi pare):[28] dalla tesi - pseudologistica - che la verit in s non esista,
Pirandello non ha saputo trarre dramma [...] e neppure motivo a rappresentazione viva e artistica di caratteri, di
persone vive che abbiano un significato fantastico, se non logico. I tre atti di Pirandello sono un semplice fatto di
letteratura [...] puro e semplice aggregato di parole che non creano n una verit n un'immagine [...] il vero dramma
l'autore l'ha solo adombrato, l'ha accennato: nei due pseudopazzi che non rappresentano per la loro vera vita,
l'intima necessit dei loro atteggiamenti esteriori, ma sono presentati come pedine della dimostrazione logica.

Antonio Gramsci

La Rivoluzione russa
Su richiesta di alcuni giovani compagni, scrisse da solo il numero unico del
giornale dei giovani socialisti La Citt futura, uscito l'11 febbraio 1917. Qui
mostra la sua intransigenza politica, la sua ironia, anche contro i socialisti
riformisti, il fastidio verso ogni espressione retorica ma anche la sua formazione
idealistica, i suoi debiti culturali nei confronti di Croce, superiori perfino a quelli
dovuti a Marx: in quel tempo - scriver - il concetto di unit di teoria e
pratica, di filosofia e politica, non era chiaro in me e io ero tendenzialmente
crociano.
Nel marzo 1917 lo zar di Russia facilmente rovesciato da pochi giorni di
manifestazioni popolari, per lo pi spontanee, che chiedono pane e la fine
dell'autocrazia: viene instaurato un moderato governo liberale e, insieme, si
ricostituiscono i Soviet, forme di rappresentanza su base popolare gi creati nella
precedente Rivoluzione russa del 1905; le notizie giungono in Italia parziali e
Lenin
confuse: i quotidiani borghesi sostengono che si tratta dell'avviamento di un
processo di democratizzazione in Russia, sull'esempio della grande Rivoluzione francese, mentre Gramsci convinto
che la rivoluzione russa [...] un atto proletario ed essa naturalmente deve sfociare nel regime socialista [...] i
rivoluzionari socialisti non possono essere giacobini:[29] essi in Russia hanno solo attualmente il compito di
controllare che gli organismi borghesi [...] non facciano essi del giacobinismo.
Con il ritorno in Russia di Lenin, che pone subito il problema della pace immediata e della consegna del potere ai
Soviet, la lotta politica si radicalizza. Gramsci convinto che Lenin abbia suscitato energie che pi non morranno.
Egli e i suoi compagni bolscevichi sono persuasi che sia possibile in ogni momento realizzare il socialismo.
Gramsci nega esplicitamente la necessit dell'esistenza di condizioni obiettive affinch una rivoluzione trionfi,
quando scrive che i bolscevichi sono nutriti di pensiero marxista. Sono rivoluzionari, non evoluzionisti. E il
pensiero rivoluzionario nega il tempo come fattore di progresso. Nega che tutte le esperienze intermedie tra la
concezione del socialismo e la sua realizzazione debbano avere nel tempo e nello spazio una riprova assoluta e
integrale.[30] l'anticipazione dell'articolo, pi famoso, che scriver subito dopo la notizia del successo della
Rivoluzione d'ottobre.
Anche in Italia la guerra interminabile, costata gi centinaia di migliaia di morti e di mutilati, la penuria dei generi
alimentari, la sconfitta di Caporetto e la stessa eco provocata dalla rivoluzione russa portarono a insofferenze che a
Torino sfociarono, il 23 agosto 1917, in un'autentica sommossa spontanea duramente repressa dal governo: oltre 50
morti, pi di duecento feriti, la citt dichiarata zona di guerra con la conseguente applicazione della legge marziale,
arresti a catena che colpirono non solo i diretti responsabili ma, indiscriminatamente, anche gli elementi politici
d'opposizione e segnatamente l'intero nucleo della sezione socialista, con l'accusa di istigazione alla rivoluzione. In
conseguenza dell'emergenza venutasi a creare, la direzione della Sezione socialista torinese venne assunta da un
comitato di dodici persone, del quale fece parte anche Gramsci, il quale rimane l'unico redattore de Il Grido del
popolo che cesser le pubblicazioni il 19 ottobre 1918.
I bolscevichi avevano preso il potere in Russia il 7 novembre 1917 ma per settimane in Europa giunsero solo notizie
confuse, finch il 24 novembre l'edizione nazionale dell'Avanti! usc con un editoriale dal titolo La rivoluzione
contro il Capitale, firmato da Gramsci:[31]
La rivoluzione dei bolscevichi materiata di ideologia pi che di fatti [...] essa la rivoluzione contro il Capitale di
Carlo Marx. Il Capitale di Marx era, in Russia, il libro dei borghesi, pi che dei proletari. Era la dimostrazione critica
della fatale necessit che in Russia si formasse una borghesia, si iniziasse un'era capitalistica, si instaurasse una
civilt di tipo occidentale prima che il proletariato potesse neppure pensare alla sua riscossa, alle sue rivendicazioni
di classe, alla sua rivoluzione. I fatti hanno superato le ideologie. I fatti hanno fatto scoppiare gli schemi critici entro

Antonio Gramsci

i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni del materialismo storico [...] se i bolscevichi
rinnegano alcune affermazioni del Capitale, non ne rinnegano il pensiero immanente, vivificatore. Essi non sono
marxisti, ecco tutto; non hanno compilato sulle opere del Maestro una dottrina esteriore di affermazioni
dogmatiche e indiscutibili. Vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, che la continuazione del
pensiero idealistico italiano e tedesco, che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e naturalistiche.
In realt Marx, almeno negli ultimi anni, non aveva escluso che un paese arretrato potesse giungere al socialismo
saltando fasi di sviluppo capitalistico:[32] ma qui interessa rilevare tanto la visione di Gramsci ancora idealistica,
volontaristica, dell'azione politica, quanto la critica che di fatto Gramsci rivolgeva ai dirigenti socialisti europei, e
italiani in particolare, di concepire lo sviluppo storico in modo meccanicistico.
Finita la guerra e usciti dal carcere i dirigenti torinesi del partito, dal 5 dicembre 1918 Gramsci lavor unicamente
all'edizione piemontese dell'Avanti!, che allora si stampava in via Arcivescovado 3, insieme con alcuni giovani
colleghi: Giuseppe Amoretti, Alfonso Leonetti, Mario Montagnana, Felice Platone; ma egli e altri giovani socialisti
torinesi, come Tasca, Togliatti e Terracini, intendevano ormai esprimere, dopo l'esperienza della rivoluzione russa,
esigenze nuove nell'attivit politica, che non sentivano rappresentate dalla Direzione nazionale del partito: L'unico
sentimento che ci unisse, in quelle nostre riunioni, era quello suscitato da una vaga passione di una vaga cultura
proletaria; volevamo fare, fare, fare; ci sentivamo angustiati, senza un orientamento, tuffati nell'ardente vita di quei
mesi dopo l'armistizio, quando pareva immediato il cataclisma della societ italiana.[33] Il 1 maggio 1919 usc il
primo numero dell'Ordine nuovo con Gramsci segretario di redazione e animatore della rivista.

L'Ordine Nuovo
Per approfondire, vedi L'Ordine Nuovo.

La rivista ebbe un avvio incerto: all'inizio il programma


fu l'assenza di un programma concreto, per una vana e
vaga aspirazione ai problemi concreti [...] nessuna idea
centrale, nessuna organizzazione intima del materiale
letterario pubblicato Tasca intendeva farne una
pubblicazione culturale: per "cultura" intendeva
"ricordare", non intendeva "pensare", e intendeva
"ricordare" cose fruste, cose logore, la paccottiglia del
pensiero operaio [...] fu una rassegna di cultura astratta, di
informazione astratta, con la tendenza a pubblicare
novelline orripilanti e xilografie bene intenzionate; ecco
cosa fu l'Ordine nuovo nei suoi primi numeri [...].[34]

Il primo numero dell'Ordine Nuovo

Gramsci intendeva invece definirlo su posizioni nettamente operaistiche, ponendo all'ordine del giorno la necessit
d'introdurre nelle fabbriche italiane nuove forme di potere operaio, i Consigli di fabbrica, sull'esempio dei Soviet
russi: Ordimmo, io e Togliatti, un colpo di Stato redazionale; il problema delle commissioni interne fu impostato
esplicitamente nel n. 7 della rassegna [...] il problema dello sviluppo della commissione interna divenne problema
centrale, divenne l'idea dell'Ordine nuovo; era esso posto come problema fondamentale della rivoluzione operaia, era
il problema della "libert" proletaria. L'Ordine nuovo divenne, per noi e per quanti ci seguivano, "il giornale dei
Consigli di fabbrica"; gli operai amarono l'Ordine nuovo [...] perch negli articoli del giornale ritrovavano una parte
di se stessi, la parte migliore di se stessi; perch sentivano gli articoli dell'Ordine nuovo pervasi dallo stesso loro
spirito di ricerca interiore: "Come possiamo diventar liberi? Come possiamo diventare noi stessi?". Perch gli articoli
dell'Ordine nuovo non erano fredde architetture intellettuali, ma sgorgavano dalla discussione nostra con gli operai
migliori, elaboravano sentimenti, volont, passioni reali.

Antonio Gramsci

Diversamente dalle Commissioni interne, gi esistenti all'interno dalle fabbriche, che venivano elette soltanto dagli
operai iscritti ai diversi sindacati, i Consigli dovevano essere eletti indistintamente da tutti gli operai e avrebbero
dovuto, nel progetto degli ordinovisti, non tanto occuparsi dei consueti problemi sindacali, ma porsi problemi
politici, fino al problema della stessa organizzazione, della gestione operaia della fabbrica, sostituendosi al
capitalista: nel settembre 1919, alla FIAT furono eletti i primi Consigli.
La Confindustria, nella sua Conferenza nazionale del marzo 1920, espresse chiaramente la necessit che la
borghesia del lavoro attinga in se stessa [...] il mezzo per un'energica azione contro deviazioni e illusioni[35] e il 20
marzo i tre maggiori industriali torinesi, Olivetti, De Benedetti e Agnelli fecero presente al prefetto Taddei la loro
volont di ricorrere all'arma della serrata delle fabbriche contro l'indisciplina e le continue esorbitanti pretese degli
operai.[36]
Cos quando in occasione di una controversia sindacale nelle Industrie Metallurgiche tre membri delle commissioni
interne furono licenziati e gli operai protestarono con lo sciopero, l'Associazione degli industriali metalmeccanici
rispose il 29 marzo con la serrata di tutte le fabbriche torinesi. La lotta si estese fino allo sciopero generale
proclamato a Torino il 15 aprile e in alcune province piemontesi, mentre il governo presidiava il capoluogo con
migliaia di soldati. I tentativi degli ordinovisti di allargare la protesta, se non in tutta l'Italia, almeno nei maggiori
centri industriali del paese, fall e alla fine d'aprile gli operai furono costretti a riprendere il lavoro senza avere
ottenuto nulla.
Lo sciopero fall per la resistenza degli industriali ma anche per l'isolamento in cui la Camera del Lavoro, controllata
dai socialisti riformisti, contrari alla costituzione dei Consigli operai, e lo stesso Partito socialista lasciarono i
lavoratori torinesi; l'8 maggio Gramsci pubblic sull'Ordine Nuovo una sua relazione,[37] approvata dalla
Federazione torinese, che denunciava l'inefficienza e l'inerzia del Partito. Dopo aver sostenuto che era matura la
trasformazione dell'ordine attuale di produzione e di distribuzione in un nuovo ordine che desse alla classe degli
operai industriali e agricoli il potere di iniziativa nella produzione, alla quale si opponevano gli industriali e i
proprietari terrieri, appoggiati dallo Stato, Gramsci rilevava che le forze operaie e contadine mancano di
coordinamento e di concentrazione rivoluzionaria perch gli organismi direttivi del Partito socialista hanno rivelato
di non comprendere assolutamente nulla della fase di sviluppo che la storia nazionale e internazionale attraversa
nell'attuale periodo [...] il Partito socialista assiste da spettatore allo svolgersi degli eventi, non ha mai un'opinione
sua da esprimere [...] non lancia parole d'ordine che possano essere raccolte dalle masse, dare un indirizzo generale,
unificare e concentrare l'azione rivoluzionaria [...] il Partito socialista rimasto, anche dopo il Congresso di
Bologna,[38] un mero partito parlamentare, che si mantiene immobile entro i limiti angusti della democrazia borghese
[...].

Il numero dell'11 dicembre 1920

partito e si sposta verso tendenze anarchiche [...].

Rilev la mancanza di omogeneit nella composizione del


partito, in cui continuavano a essere presenti riformisti e
opportunisti, contrari agli indirizzi della III
Internazionale. Non solo: mentre la maggioranza
rivoluzionaria del partito non ha avuto una espressione del
suo pensiero e un esecutore della sua volont nella
direzione e nel giornale, gli elementi opportunisti invece si
sono fortemente organizzati e hanno sfruttato il prestigio e
l'autorit del Partito per consolidare le loro posizioni
parlamentari e sindacali [...] se il Partito non realizza
l'unit e la simultaneit degli sforzi, se il Partito si rivela un
mero organismo burocratico, senza anima e senza volont,
la classe operaia istintivamente tende a costituirsi un altro

Antonio Gramsci

10

Il Partito socialista non svolge alcuna funzione di educazione e di spiegazione di quanto sta avvenendo nella scena
internazionale, dalla quale esso assente, non partecipando nemmeno alle riunioni dell'Internazionale comunista, le
cui tesi non sono riportate nell'Avanti!. Analogamente, le edizioni socialiste non stampano le pubblicazioni
comuniste: valga per tutte il volume di Lenin Stato e rivoluzione. Occorre pertanto, secondo Gramsci, che il Partito
socialista acquisti una sua figura precisa e distinta: da partito parlamentare piccolo borghese deve diventare il
partito del proletariato rivoluzionario che lotta per l'avvenire della societ comunista [...] i non comunisti
rivoluzionari devono essere eliminati dal Partito [...] ogni avvenimento della vita proletaria nazionale e
internazionale deve essere immediatamente commentata [...] per trarne argomenti di propaganda comunista e di
educazione delle coscienze rivoluzionarie [...] le sezioni devono promuovere in tutte le fabbriche, nei sindacati, nelle
cooperative, nelle caserme la costituzione di gruppi comunisti [...] l'esistenza di un Partito comunista coeso e
fortemente disciplinato [...] la condizione fondamentale e indispensabile per tentare qualsiasi esperimento di Soviet
[...] il Partito deve lanciare un manifesto nel quale la conquista rivoluzionaria del potere politico sia posta in modo
esplicito [...].

L'occupazione delle fabbriche


Per approfondire, vedi Biennio rosso in Italia.

La risoluzione dell'Internazionale comunista che chiedeva ai partiti socialisti l'allontanamento dei riformisti, venne
disattesa dal Partito Socialista Italiano. Infatti, a dispetto dell'approvazione e dell'avallo ottenuto dagli ordinovisti da
parte di Lenin nel corso del II Congresso dell'Internazionale,[39] alla quale il PSI aveva aderito con il congresso di
Bologna tenuto nell'ottobre del 1919, i vecchi dirigenti del partito erano riluttanti di fronte alla svolta politica e
sociale realizzatasi nel dopoguerra.
In Italia, la rivendicazioni salariali, rese necessarie dall'elevato indice
d'inflazione, non trovavano accoglienza presso gli industriali. Il 30 agosto 1920,
a Milano, a seguito della serrata dell'Alfa Romeo, 300 fabbriche furono occupate
dagli operai: la FIOM appoggi l'iniziativa, ordinando l'occupazione di tutte le
fabbriche metalmeccaniche d'Italia, con la speranza che una tale, estrema
iniziativa provocasse l'intervento del governo a favore di una soluzione delle
trattative. All'inizio di settembre tutte le maggiori fabbriche d'Italia erano
occupate da mezzo milione di operai, parte dei quali armati, sia pure in modo
rudimentale; alla FIAT di Torino, tuttavia, ci fu una novit: dell'ufficio di
Giovanni Agnelli prese possesso l'operaio comunista Giovanni Parodi e i
Consigli di fabbrica decisero di continuare la produzione, per dimostrare che una
grande fabbrica poteva funzionare anche in assenza del proprietario.

Giovanni Giolitti

Di fronte alla neutralit del governo Giolitti e alla decisione della Confindustria
di non cedere, il 10 settembre, nell'assemblea milanese che vide riuniti i dirigenti del Partito socialista e della
Camera del Lavoro, questi ultimi si dimisero lasciando la gestione della difficile situazione al Partito, che tuttavia
non aveva alcuna intenzione di prolungare l'agitazione: la proposta estrema dell'allargamento delle occupazioni a
tutte le fabbriche del paese e alle campagne fu respinta dalla maggioranza dei rappresentanti. Un accordo salariale
raggiunto con la mediazione di Giolitti pose termine, alla fine di settembre, alle occupazioni delle fabbriche.
Quell'esperienza dimostr tanto la mancanza di una strategia dei dirigenti socialisti quanto l'impreparazione degli
stessi operai a iniziative rivoluzionarie, per le quali occorrevano organizzazione e disciplina. In previsione del
prossimo XVII Congresso del Partito socialista, Gramsci scrisse[40] che la costituzione del Partito comunista crea le
condizioni per intensificare e approfondire l'opera nostra: liberati dal peso morto degli scettici, dei chiacchieroni,
degli irresponsabili, liberati dall'assillo di dover continuamente, nel seno del Partito, lottare contro i riformisti e gli
opportunisti, di dover sventare le loro insidie, di dover analizzare e criticare i loro atteggiamenti equivoci e la loro

Antonio Gramsci

11

fraseologia pseudo-rivoluzionaria, noi potremo dedicarci interamente al lavoro positivo, all'espansione del nostro
programma di rinnovamento, di organizzazione, di risveglio delle coscienze e delle volont.
Nell'ottobre 1920 si riun a Milano il gruppo favorevole alla costituzione di un partito comunista e Amadeo Bordiga,
Luigi Repossi, Bruno Fortichiari, Gramsci, Nicola Bombacci, Francesco Misiano e Umberto Terracini costituirono il
Comitato provvisorio della frazione comunista del Partito Socialista.

La fondazione del Partito comunista


La scissione si realizz il 21 gennaio 1921, nel Teatro
San Marco di Livorno, con la nascita del Partito
Comunista
d'Italia,
sezione
italiana
dell'Internazionale. Il comitato centrale fu composto
dagli astensionisti (Amadeo Bordiga, Ruggero Grieco,
Giovanni Parodi, Cesare Sessa, Luduvico Tarsia e
Bruno Fortichiari), dagli ex-massimalisti (Nicola
Bombacci, Ambrogio Belloni, Egidio Gennari,
Francesco Misiano, Anselmo Marabini, Luigi Repossi
e Luigi Polano) e dagli ordinovisti Gramsci e
Terracini.
Dal 1 gennaio 1921 Gramsci diresse l'Ordine nuovo,
divenuto ora uno dei quotidiani comunisti insieme con
Il Lavoratore di Trieste e Il Comunista di Roma, quest'ultimo diretto da Togliatti. Non venne eletto deputato alle
elezioni del 15 maggio: Gramsci non ha capacit oratorie, ancora giovane e anche la sua conformazione fisica non
lo agevola nell'apprezzamento di molti elettori.
Il congresso di Livorno

Alla fine di maggio part per Mosca, designato a rappresentare il Partito italiano nell'esecutivo dell'Internazionale
comunista. Vi arriv gi malato e nell'estate fu ricoverato in un sanatorio per malattie nervose di Mosca. Qui
conobbe una degente russa, Eugenia Schucht, membro del Partito, figlia di Apollon Schucht, dirigente del Pcus e
amico personale di Lenin,[41] una violinista che ha vissuto alcuni anni in Italia e, attraverso di lei, la sorella Giulia
(Julka) (1894-1980) che, anch'ella violinista, aveva abitato diversi anni a Roma diplomandosi al Liceo musicale
romano.
Giulia, ventiseienne, bella, alta, ha un aspetto romantico; Gramsci ne
conquistato: ricorder il primo giorno che [...] non osavo entrare
nella tua stanza perch mi avevi intimidito [...] al giorno che sei partita
a piedi e io ti ho accompagnato fino alla grande strada attraverso la
foresta e sono rimasto tanto tempo fermo per vederti allontanare tutta
sola, col tuo carico da viandante, per la grande strada, verso il mondo
grande e terribile [...] ho molto pensato a te, che sei entrata nella mia
vita e mi hai dato l'amore e mi hai dato ci che mi era sempre mancato
e mi faceva spesso cattivo e torbido.[42] E quell'immagine di lei,
La moglie e i figli di Gramsci
viandante in un mondo grande e terribile, con il suo senso doloroso di
distacco, ritorner ancora dal carcere: Ricordi quando sei ripartita dal
bosco d'argento [...] ti ho accompagnata fino all'orlo della strada maestra e sono rimasto a lungo a vederti allontanare
[...] cos ti vedo sempre mentre ti allontani a passi brevi, col violino in una mano e nell'altra la tua borsa da viaggio,
cos pittoresca.[43] Si sposano nel 1923 e avranno due figli, Delio, il 10 agosto 1924 e Giuliano, il 30 agosto 1926. Il
figlio di quest'ultimo (nato nel 1965), porta il nome del nonno, vive a Mosca e pratica la musica medievale.[44] Julia
diverr nel 1924 membro della OGPU, il servizio di Sicurezza sovietico.[45]

Antonio Gramsci
A differenza di Bordiga, tutto inteso a salvaguardare la purezza programmatica del partito, e perci contrario a
qualunque iniziativa al di fuori della dittatura del proletariato, Gramsci guardava anche a obiettivi democratici,
intermedi, raggiungibili utilizzando le contraddizioni presenti negli strati sociali e le forze che potevano
rappresentare elementi di rottura, come il movimento sindacale cattolico di Guido Miglioli e l'intellettualit
progressista liberale di cui Piero Gobetti allora tra i maggiori rappresentanti.
Nel III Congresso dell'Internazionale comunista, di fronte al riflusso dell'ondata rivoluzionaria rappresentata dalle
sconfitte delle esperienze comuniste in Germania e in Ungheria, si decise la tattica del fronte unito con la
socialdemocrazia. Bordiga e la maggioranza dei dirigenti comunisti italiani si oppose, elaborando le Tesi di Roma,
base programmatica del II Congresso del Partito, tenuto a Roma nel marzo del 1922. Gramsci vi ader ma scrisse di
aver accettato le tesi di Amadeo perch esse erano presentate come un'opinione per il Quarto Congresso
[dell'Internazionale comunista] e non come un indirizzo d'azione. Ritenevamo di mantenere cos unito il partito
attorno al suo nucleo fondamentale, pensavamo che si potesse fare ad Amadeo questa concessione [...] senza nuove
crisi e nuove minacce di scissione nel seno del nostro movimento.[46]
Nel IV Congresso dell'Internazionale, tenutosi dal 5 novembre al 5 dicembre 1922, di fronte all'avvento al potere di
Mussolini, ai delegati comunisti italiani fu posta con ancora maggior forza la necessit di fondersi con corrente
socialista degli internazionalisti, capeggiata da Giacinto Menotti Serrati, e di costituire un nuovo Esecutivo,
mettendo in minoranza Bordiga, sempre contrario a ogni accordo. Lo stesso Bordiga fu arrestato al suo rientro in
Italia nel febbraio 1923 e, in settembre, a Milano, furono incarcerati anche i rappresentanti del nuovo Esecutivo:
Gramsci rest cos il massimo dirigente del Partito e nel novembre del 1923 si trasfer a Vienna per seguire pi da
vicino la situazione italiana. Fu allora che egli ritenne necessario rompere con la politica di Bordiga: Il suo stesso
carattere inflessibile e tenace fino all'assurdo ci obbliga [...] a prospettarci il problema di costruire il partito e il
centro di esso anche senza di lui e contro di lui. Penso che sulle questioni di principio non dobbiamo pi fare
compromessi come nel passato: vale meglio la polemica chiara, leale, fino in fondo, che giova al partito e lo prepara
ad ogni evenienza.[47]
Il 12 febbraio 1924 usc a Milano il primo numero del nuovo quotidiano comunista l'Unit e dal primo marzo la
nuova serie del quindicinale l'Ordine nuovo. Il titolo del giornale, da lui scelto, venne giustificato dalla necessit
dell'unit di tutta la classe operaia intorno al partito, unit degli operai e dei contadini, unit del Nord e del
Mezzogiorno, unit di tutto il popolo italiano nella lotta contro il fascismo.

12

Antonio Gramsci

13

Deputato al Parlamento
Alle elezioni del 6 aprile venne eletto deputato al parlamento, potendo cos rientrare a Roma, protetto dall'immunit
parlamentare, il 12 maggio 1924. Quello stesso mese, nei dintorni di Como, si tenne un convegno illegale dei
dirigenti delle Federazioni comuniste italiane: pubblicamente, si fingevano dipendenti di un'azienda milanese in gita
turistica, con tanto di pubblici discorsi fascisti e inni a Mussolini,[48] mentre, a parte, discutevano dei problemi del
partito.
Nel convegno si affront il caso Bordiga, il quale aveva rifiutato la candidatura
al Parlamento, era in rotta con la maggioranza dell'Internazionale e rifiutava ogni
azione politica comune con le altre forze politiche di sinistra. Delle tre mozioni
presentate, che rispecchiavano le tre correnti in seno al Partito, la corrente di
destra di Tasca, di centro di Gramsci e Togliatti, e di sinistra di Bordiga, questa
raccolse l'adesione della grande maggioranza dei delegati, confermando la
notevole importanza di cui il rivoluzionario napoletano godeva nel Partito.
Il 10 giugno un gruppo di fascisti rap e uccise il deputato socialista Giacomo
Matteotti; sembr allora che il fascismo stesse per crollare per l'indignazione
morale che in quei giorni percorse il Paese, ma non fu cos; l'opposizione
parlamentare scelse la linea sterile di abbandonare il Parlamento, dando luogo
alla cosiddetta Secessione dell'Aventino: i liberali speravano in un appoggio
della Corona, che non venne, i cattolici erano ostili tanto ai fascisti che ai
Giacomo Matteotti
socialisti e questi ultimi erano ostili a tutti, comunisti compresi. Gramsci avanz
al Comitato dei sedici - il nucleo dirigente dei gruppi aventiniani - la proposta di proclamare lo sciopero generale
che per fu respinta; i comunisti uscirono allora dal Comitato delle opposizioni aventiniane il quale, secondo
Gramsci, non aveva alcuna volont di agire: ha una paura incredibile che noi prendessimo la mano e quindi
manovra per costringerci ad abbandonare la riunione.[49]
Malgrado le divisioni dell'opposizione antifascista, Gramsci credeva che la caduta del regime fosse imminente: Il
regime fascista muore perch non solo non riuscito ad arrestare, ma anzi ha contribuito ad accelerare la crisi delle
classi medie iniziatasi dopo la guerra. L'aspetto economico di questa crisi consiste nella rovina della piccola e media
azienda [...] il monopolio del credito, il regime fiscale, la legislazione sugli affitti hanno stritolato la piccola impresa
commerciale e industriale: un vero e proprio passaggio di ricchezza si verificato dalla piccola e media alla grande
borghesia [...] L'apparato industriale ristretto ha potuto salvarsi dal completo sfacelo solo per un abbassamento del
livello di vita della classe operaia premuta dalla diminuzione dei salari, dall'aumento della giornata di lavoro [...] La
disgregazione sociale e politica del regime fascista ha avuto la sua piena manifestazione di massa nelle elezioni del 6
aprile. Il fascismo stato messo nettamente in minoranza nella zona industriale [...] Le elezioni del 6 aprile [...]
segnarono l'inizio di quella ondata democratica che culmin nei giorni immediatamente successivi all'assassinio
dell'on. Matteotti [...] le opposizioni avevano acquistato dopo le elezioni un'importanza politica enorme; l'agitazione
da esse condotta nei giornali e nel Parlamento per discutere e negare la legittimit del governo fascista [...] si
ripercuoteva nel seno dello stesso Partito nazionale fascista, incrinava la maggioranza parlamentare. Di qui l'inaudita
campagna di minacce contro le opposizioni e l'assassinio del deputato unitario [...].
Il delitto Matteotti dette la prova provata che il Partito fascista non riuscir mai a diventare un normale partito di
governo, che Mussolini non possiede dello statista e del dittatore altro che alcune pittoresche pose esteriori; egli non
un elemento della vita nazionale, un fenomeno di folklore paesano, destinato a passare alla storia nell'ordine delle
diverse maschere provinciali italiane, pi che nell'ordine dei Cromwell, dei Bolivar, dei Garibaldi.[50]
S'ingannava, perch l'inerzia dell'opposizione non riusc a dare alternative del blocco sociale in cui la piccola
borghesia teme il salto nel buio della caduta del regime e i fascisti riprendono coraggio e ricominciano le violenze
squadriste: in una delle tante viene aggredito anche Gobetti. E dopo il 12 settembre, quando il militante comunista

Antonio Gramsci

14

Giovanni Corvi uccide in un tram il deputato fascista Armando Casalini, per vendicare la morte di Matteotti, la
repressione s'inasprisce. Il 20 ottobre Gramsci propose vanamente che l'opposizione aventiniana si costituisca in
Antiparlamento, in modo da segnare nettamente la distanza e svuotare di significato un Parlamento di soli fascisti;
il 26 part per la Sardegna, per intervenire al Congresso regionale del partito e per rivedere i famigliari. Il 6
novembre si conged dalla madre, che non avrebbe pi rivisto.
Il 12 novembre 1924 il deputato comunista Luigi Repossi rientr in Parlamento,
dove sedevano solo i deputati fascisti e i loro alleati, per commemorare Matteotti
a nome di tutto il suo partito; il 26 vi rientr anche tutto il gruppo parlamentare
comunista, a segnare l'inutilit dell'esperienza aventiniana. Il 27 dicembre 1924 il
quotidiano di Giovanni Amendola "Il Mondo" pubblic le dichiarazioni di
Cesare Rossi, gi capo ufficio stampa di Mussolini, a proposito del delitto
Matteotti: Tutto quanto successo avvenuto sempre per la volont diretta o
per l'approvazione o per la complicit del duce e il 3 gennaio 1925 Mussolini, in
un discorso rimasto famoso, a confermare quella testimonianza, dichiara alla
Camera dei deputati di assumersi la responsabilit politica, morale, storica di
tutto quanto avvenuto, dando il via a una nuova azione repressiva.

Benito Mussolini

In febbraio Gramsci and a Mosca, per stare con la moglie e conoscere


finalmente il figlio Delio. Tornato in Italia a maggio, il 26 tenne il suo primo - e unico - discorso in Parlamento,
davanti all'ex compagno di partito Mussolini, ora Primo ministro, che aveva descritto l'anno prima come un capo
divinizzato, dichiarato infallibile, preconizzato organizzatore e ispiratore di un rinato Impero romano [...]
conosciamo quel viso: conosciamo quel roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia
meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato. Conosciamo quel pugno sempre chiuso alla
minaccia [...] Mussolini [...] il tipo concentrato del piccolo-borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i
detriti lasciati sul suolo nazionale da vari secoli di dominazione degli stranieri e dei preti: non poteva essere il capo
del proletariato; divenne il dittatore della borghesia, che ama le facce feroci quando ridiventa borbonica.[51]
Con il pretesto di colpire la Massoneria, il governo aveva predisposto un disegno di legge per disciplinare l'attivit di
associazioni, enti e istituti: continuamente interrotto, Gramsci respinse il pretesto che il governo si era dato, perch
la Massoneria passer in massa al Partito fascista e ne costituir una tendenza, chiaro che con questa legge voi
sperate di impedire lo sviluppo di grandi organizzazioni operaie e contadine.
E ironizzando: Qualche fascista ricorda ancora nebulosamente gli insegnamenti dei suoi vecchi maestri, di quando
era rivoluzionario e socialista, e crede che una classe non possa rimanere tale permanentemente e svilupparsi fino
alla conquista del potere, senza che essa abbia un partito e un'organizzazione che ne riassuma la parte migliore e pi
cosciente. C' qualcosa di vero, in questa torbida perversione degli insegnamenti marxisti.
Concluse: Voi potete conquistare lo Stato, potete modificare i codici, potete cercar di impedire alle organizzazioni
di esistere nella forma in cui sono esistite fino adesso ma non potete prevalere sulle condizioni obbiettive in cui siete
costretti a muovervi. Voi non farete che costringere il proletariato a ricercare un indirizzo diverso da quello fin oggi
pi diffuso nel campo dell'organizzazione di massa. Ci noi vogliamo dire al proletariato e alle masse contadine
italiane, da questa tribuna: che le forze rivoluzionarie italiane non si lasceranno schiantare, il vostro torbido sogno
non riuscir a realizzarsi.

Antonio Gramsci

15

Il Congresso di Lione
Dal 20 al 26 gennaio 1926 si svolse clandestinamente a Lione il III Congresso del Partito.[52] Vi parteciparono 70
delegati, con tutti i maggiori responsabili, Bordiga, Gramsci, Tasca, Togliatti, Grieco, Leonetti, Scoccimarro: vi era
anche Serrati, che aveva lasciato da poco il Partito socialista di cui era stato a lungo dirigente di primo piano.
Assisteva, a nome dell'Internazionale, Jules Humbert-Droz. Gramsci present le Tesi congressuali elaborate insieme
con Togliatti.
Con un capitalismo debole e l'agricoltura base dell'economia nazionale, in Italia si assiste al compromesso fra
industriali del Nord e proprietari fondiari del Sud, ai danni degli interessi generali della maggioranza della
popolazione. Il proletariato, in quanto forza sociale omogenea e organizzata rispetto alla piccola borghesia urbana e
rurale, che ha interessi differenziati, viene visto, nelle Tesi, come l'unico elemento che abbia una funzione
unificatrice di tutta la societ.
Secondo Gramsci il fascismo non , come ritiene Bordiga, l'espressione di tutta la classe dominante, ma il prodotto
politico della piccola borghesia urbana e agraria che ha consegnato il potere alla grande borghesia, e la sua tendenza
imperialistica l'espressione della necessit, da parte delle classi industriali e agrarie, di trovare fuori del campo
nazionale gli elementi per la risoluzione della crisi della societ italiana che tuttavia permette, per la sua natura
oppressiva e reazionaria, una soluzione rivoluzionaria delle contraddizioni sociali e politiche; le due forze sociali
idonee a dar luogo a questa soluzione sono il proletariato del Nord e i contadini del Mezzogiorno. A questo scopo, il
Partito andr bolscevizzato, ossia organizzato per cellule di fabbrica e disciplinato negando al suo interno la
possibilit dell'esistenza delle frazioni.
Il Congresso approv le Tesi a grande maggioranza (90%) ed elesse il Comitato centrale con Gramsci segretario del
Partito. Da allora, la sinistra comunista di Bordiga non ebbe pi un ruolo influente nel Partito.
Per approfondire, vedi Tesi di Lione.

La questione meridionale
Tornato a Roma - da via Vesalio si era trasferito in via Morgagni - ebbe il tempo di passare alcuni mesi con la
famiglia - la moglie Giulia e il piccolo Delio, oltre alle cognate Eugenia e Tatiana - che abitano tuttavia in un altro
appartamento, in via Trapani: le squadre fasciste, superato da tempo lo smarrimento provocato dal delitto Matteotti,
avevano piena libert d'azione e non era prudente coinvolgere i familiari in loro possibili aggressioni; lo scorso 4
ottobre, a Firenze, era stato ucciso l'ex-deputato socialista Gaetano Pilati, la stessa casa di Gramsci era stata messa a
soqquadro dalla polizia il 20 ottobre. Mentre gli esponenti dell'opposizione antifascista prendevano la via
dell'emigrazione - Gobetti, che muore il 6 febbraio 1926, venticinquenne, a Parigi, in conseguenza delle bastonate
squadriste, Amendola, Salvemini - un processo farsa condannava a una pena simbolica gli assassini di Matteotti,
difesi dal capo-squadrista Roberto Farinacci.
La moglie Giulia, che aspettava il secondo figlio Giuliano, lasci l'Italia il 7 agosto e il mese dopo fu la volta della
cognata Eugenia a tornare a Mosca con il figlio Delio: Gramsci non l'avrebbe pi rivisto.

Antonio Gramsci

Elaborando temi gi affrontati nelle Tesi di Lione, in settembre Gramsci inizi a


scrivere un saggio sulla questione meridionale, intitolato Alcuni temi sulla
quistione meridionale, in cui analizz il periodo dello sviluppo politico italiano
dal 1894, anno dei moti dei contadini siciliani, seguito nel 1898 dall'insurrezione
di Milano repressa a cannonate dal governo Di Rudin. Secondo Gramsci, la
borghesia italiana, impersonata politicamente da Giovanni Giolitti, di fronte
all'insofferenza delle classi emarginate dei contadini meridionali e degli operai
del Nord, piuttosto che allearsi con le forze agrarie, cosa che avrebbe dovuto
comportare una politica di libero scambio e di bassi prezzi industriali, scelse di
favorire il blocco industriale-operaio, con la conseguente scelta del
protezionismo doganale, unita a concessione di libert sindacali.
Di fronte alla persistenza dell'opposizione operaia, manifestatasi anche contro i
Giustino Fortunato
dirigenti socialisti riformisti, Giolitti cerc un accordo con i contadini cattolici
del Centro-Nord. Il problema allora, per Gramsci, di perseguire una politica di opposizione che rompa l'alleanza
borghesia-contadini, facendo convergere questi ultimi in un'alleanza con la classe operaia.
La societ meridionale, secondo Gramsci, costituita da tre classi fondamentali: braccianti e contadini poveri,
politicamente inconsapevoli; piccoli e medi contadini, che non lavorano la terra ma dalla quale ricavano un reddito
che permette loro di vivere in citt, spesso come impiegati statali: costoro disprezzano e temono il lavoratore della
terra, e fanno da intermediari al consenso fra i contadini poveri e la terza classe, costituita dai grandi proprietari
terrieri, i quali a loro volta contribuiscono alla formazione dell'intellettualit nazionale, con personalit del valore di
Benedetto Croce e di Giustino Fortunato e sono, con quelli, i principali e pi raffinati sostenitori della conservazione
di questo blocco agrario. Croce e Fortunato sono, per Gramsci, i reazionari pi operosi della penisola,[53] le chiavi
di volta del sistema meridionale e, in un certo senso, sono le due pi grandi figure della reazione italiana.[54]
Per poter spezzare questo blocco occorrerebbe la formazione di un ceto di intellettuali medi che interrompa il flusso
del consenso fra le due classi estreme, favorendo cos l'alleanza dei contadini poveri con il proletariato urbano.

L'arresto e il processo
In Unione Sovietica in corso la lotta fra la maggioranza di Stalin e Bucharin e la minoranza di sinistra del Partito
comunista, guidata da Trotskij, Zinov'ev e Kamenev, che critica la politica della NEP, la quale favorisce i contadini
ricchi a svantaggio degli operai, e la rinuncia alla rivoluzione socialista mondiale attraverso la costruzione del
socialismo in un solo paese che porterebbe all'involuzione del movimento rivoluzionario. Il dissidio, che porta
all'esclusione di Zinov'ev dall'Ufficio politico del Partito sovietico, si era fatto sempre pi aspro con la costituzione
in frazione della minoranza e si era esteso anche all'interno del Partito comunista tedesco, provocando una scissione.
Il 18 ottobre il New York Times, forse su ispirazione di Lev Trotsky, pubblicava il testamento di Lenin, con i suoi
noti rilievi sul carattere di Stalin e sul pericolo rappresentato dal troppo potere che la carica di segretario del Partito
gli concedeva.
Su incarico dell'Ufficio politico, Gramsci scrisse a met ottobre una lettera al Comitato centrale del Partito
sovietico.[55] Egli si mostra preoccupato per l'acutezza delle polemiche che potrebbero portare a una scissione che
pu avere le pi gravi ripercussioni, non solo se la minoranza di opposizione non accetta con la massima lealt i
principi fondamentali della disciplina rivoluzionaria di Partito, ma anche se essa, nel condurre la sua lotta, oltrepassa
certi limiti che sono superiori a tutte le democrazie formali. Riconosciuto ai dirigenti sovietici il merito di essere
stati l'elemento organizzatore e propulsore delle forze rivoluzionarie di tutti i paesi, li rimprovera di star
distruggendo l'opera vostra, voi degradate e correte il rischio di annullare la funzione dirigente che il Partito
comunista dell'URSS aveva conquistato per l'impulso di Lenin: ci pare che la passione violenta delle quistioni russe
vi faccia perdere di vista gli aspetti internazionali delle quistioni russe stesse, vi faccia dimenticare che i vostri doveri
di militanti russi possono e debbono essere adempiuti solo nel quadro degli interessi del proletariato internazionale.

16

Antonio Gramsci

17
Nel merito del fondamento del contrasto - la contraddizione di un
proletariato formalmente dominante in URSS, ma in condizioni
economiche molto inferiori alla classe dominata - Gramsci appoggia la
posizione della maggioranza, rilevando che facile fare della demagogia
su questo terreno ed difficile non farla quando la quistione stata messa
nei termini dello spirito corporativo e non in quelli del leninismo, della
dottrina dell'egemonia del proletariato [...] in questo elemento la radice
degli errori del blocco delle opposizioni e l'origine dei pericoli latenti che
nella sua attivit sono contenuti. Nella ideologia e nella pratica del blocco
delle opposizioni rinasce in pieno tutta la tradizione della socialdemocrazia
e del sindacalismo che ha impedito finora al proletariato occidentale di
organizzarsi in classe dirigente.

Palmiro Togliatti

Gramsci concludeva esortando all'unit: I compagni Zinov'ev, Trotskij,


Kamenev hanno contribuito potentemente a educarci per la rivoluzione [...]
sono stati i nostri maestri. A loro specialmente ci rivolgiamo come ai
maggiori responsabili dell'attuale situazione perch vogliamo essere sicuri
che la maggioranza del CC dell'URSS non intenda stravincere nella lotta e
sia disposta a evitare le misure eccessive [...] l'unit e la disciplina in questo
caso non possono essere meccaniche e coatte, devono essere leali e di
convinzione e non quelle di un reparto nemico imprigionato e assediato che
pensa all'evasione o alla sortita di sorpresa.

Togliatti, allora a Mosca quale rappresentante italiano all'Internazionale, critic le ultime considerazioni che
ripartivano, seppure in modo diseguale, le responsabilit delle due fazioni, credendo ancora nella illusoria possibilit
di una compattezza del gruppo dirigente sovietico: a suo avviso, invece, d'ora in poi l'unit della vecchia guardia
leninista non sar pi o sar assai difficilmente realizzata in modo continuo.[56]
Non ci sar tempo e occasione per approfondire la questione: lo stesso giorno in cui il Comitato centrale comunista
doveva riunirsi clandestinamente a Genova, il 31 ottobre 1926, Mussolini sub a Bologna un attentato senza
conseguenze personali, che provoca una tale pressione poliziesca da far fallire il convegno. L'attentato Zamboni
costitu il pretesto per l'eliminazione degli ultimi, minimi residui di democrazia: il 5 novembre il governo sciolse i
partiti politici di opposizione e soppresse la libert di stampa. L'8 novembre, in violazione dell'immunit
parlamentare, Gramsci venne arrestato nella sua casa e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Dopo un periodo di
confino a Ustica, dove ritrov, tra gli altri, Bordiga, il 7 febbraio 1927 fu detenuto nel carcere milanese di San
Vittore. Qui ricevette, in agosto, la visita del fratello Mario, le cui scelte politiche erano state opposte a quelle del
fratello - gi federale di Varese, ora si occupava di commercio - e, soprattutto, quella della cognata Tatiana, la
persona che si manterr sempre, per quanto possibile, in contatto con lui. L'istruttoria and per le lunghe, perch vi
erano difficolt a montare su di lui accuse credibili: fu anche fatto avvicinare da due agenti provocatori - prima un
tale Dante Romani e poi un certo Corrado Melani - ma senza successo.[57]
Il processo a ventidue imputati comunisti, fra i quali Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro e Giovanni Roveda,
inizi finalmente a Roma il 28 maggio 1928; Mussolini aveva istituito il 1 febbraio 1927 il Tribunale Speciale
Fascista. Presidente un generale, Alessandro Saporiti, giurati sono cinque consoli della milizia fascista, relatore
l'avvocato Giacomo Buccafurri e accusatore l'avvocato Michele Isgr, tutti in uniforme; intorno all'aula, un doppio
cordone di militi in elmetto nero, il pugnale sul fianco ed i moschetti con la baionetta in canna.[58] Gramsci
accusato di attivit cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all'odio di classe.
Il pubblico ministero Isgr concluse la sua requisitoria con una frase rimasta famosa: Per vent'anni dobbiamo
impedire a questo cervello di funzionare; e infatti Gramsci, il 4 giugno, venne condannato a venti anni, quattro mesi
e cinque giorni di reclusione; il 19 luglio raggiunse il carcere di Turi, in provincia di Bari.

Antonio Gramsci

18

Il carcere
Fin da quando si trovava in carcere a Milano, Gramsci era intenzionato a occuparsi intensamente e
sistematicamente di qualche soggetto che lo assorbisse e centralizzasse la sua vita interiore.[59] L'8 febbraio 1929,
nel carcere di Turi, il detenuto 7.047 ottenne finalmente l'occorrente per scrivere e inizi la stesura dei suoi
Quaderni del carcere.
Il primo quaderno si apre proprio con una bozza di 16 argomenti,
alcuni dei quali saranno abbandonati, altri inseriti e altri ancora svolti
solo in parte. Caratteristico era il suo modo di lavorare: quasi tutti i
giorni, per alcune ore, camminando all'interno della cella, rifletteva
sulle frasi da scrivere e poi si chinava sul tavolino, scrivendo senza
sedersi, un ginocchio appoggiato sullo sgabello, per riprendere a
camminare e a pensare.[60]

La cella di Gramsci a Turi

A fare da tramite tra Gramsci e il mondo esterno, e in particolare con


Piero Sraffa e tramite questi col Pcus e il PCdI, fu la cognata Tatiana
Schucht, essendo la moglie di Gramsci tornata in Urss.

Intanto, il VI Congresso dell'Internazionale comunista, tenutosi a Mosca dal luglio al settembre 1928, aveva stabilito
l'impossibilit di accordi con la socialdemocrazia, che veniva anzi assimilata allo stesso fascismo. Era la tesi di Stalin
il quale, liquidata l'opposizione di Trotskij, eliminava anche l'influenza di Bucharin che, gi suo alleato contro la
sinistra di Trotskij, era rimasto il suo principale oppositore da destra. Al nuovo orientamento dell'Internazionale,
riaffermato nel X Plenum del Comitato esecutivo nel luglio 1929, dovevano adeguarsi i Partiti nazionali, espellendo,
se necessario, i dissidenti. Il Partito comunista d'Italia si adegu alle scelte dell'Internazionale, espellendo Angelo
Tasca in settembre e in successione, ma con l'accusa di trotskismo, prima Bordiga, poi, nell'aprile del 1930, Alfonso
Leonetti, Pietro Tresso e Paolo Ravazzoli.
Gramsci teneva, durante l'ora d'aria, dei "colloqui-lezioni" con i compagni di partito: non esistono dirette
testimonianze delle opinioni espresse da Gramsci riguardo alla svolta politica del movimento comunista, ma pu
costituire un indiretto riferimento un rapporto che un suo compagno di carcere, Athos Lisa, amnistiato nel 1933,
invi subito al Centro estero comunista.[61] Secondo quella relazione, Gramsci rifer la teoria della necessit
dell'alleanza fra operai del Nord e contadini meridionali che gi stava elaborando nei suoi Quaderni: L'azione per la
conquista degli alleati diviene per il proletariato cosa estremamente delicata e difficile. D'altra parte, senza la
conquista di questi alleati, precluso al proletariato ogni serio movimento rivoluzionario. Qui s'intende che il
proletariato - la classe operaia - debba allearsi con i contadini e la piccola borghesia: Se si tiene conto delle
particolari condizioni nei limiti delle quali va visto il grado di sviluppo politico degli strati contadini e piccoli
borghesi in Italia, facile comprendere come la conquista di questi strati sociali comporti per il partito una
particolare azione [...]
La lotta per la conquista diretta del potere un passo al quale questi strati sociali potranno solo accedere per gradi
[...] il primo passo attraverso il quale bisogna condurre questi strati sociali quello che li porti a pronunciarsi sul
problema istituzionale e costituzionale. L'inutilit della Corona ormai compresa da tutti i lavoratori [...] a questo
obiettivo deve improntarsi la tattica del partito senza tema di apparire poco rivoluzionario. Deve fare sua prima degli
altri partiti in lotta contro il fascismo la parola d'ordine della Costituente. Ma l'azione del partito deve essere intesa
a svalutare tutti i programmi di riforma pacifica dimostrando alla classe lavoratrice come la sola soluzione possibile
in Italia risieda nella rivoluzione proletaria.
La richiesta di una Costituente, e dunque di un'iniziativa politica che si ponesse obiettivi intermedi, avrebbe
comportato necessariamente una convergenza, per quanto temporanea, con altre forze antifasciste, e se difficile
considerare tale linea politica come socialdemocratica, durante le discussioni nel cortile del carcere qualche suo
compagno arriv a sostenere che egli era ormai fuori del Partito comunista: probabilmente le reazioni di alcuni

Antonio Gramsci

19

erano esasperate dal clima di detenzione ma certo le posizioni di Gramsci dovevano apparire in contrasto con la
linea politica indicata in quegli anni dal Partito comunista.[62]
in questo periodo che Gramsci venne a contatto con Sandro Pertini, componente del PSI e detenuto alla Casa
Penale di Turi. Entrambi, nonostante i pensieri politici differenti, divennero grandi amici e Pertini, anche dopo la
scarcerazione, ricord spesso nei suoi discorsi il compagno e le tristi condizioni di salute che lo stroncavano.
Dal 1931 Gramsci, oltre al morbo di Pott di cui soffriva fin dall'infanzia, fu colpito da arteriosclerosi e pot cos
ottenere una cella individuale; cerc di reagire alla detenzione studiando ed elaborando le proprie riflessioni
politiche, filosofiche e storiche, tuttavia le condizioni di salute continuarono a peggiorare e in agosto ebbe
un'improvvisa e grave emorragia.
Anche la moglie Giulia, in Russia, era sofferente di una seria forma di
depressione e rare erano le sue lettere al marito che, all'oscuro dei
motivi dei suoi lunghi silenzi, sentiva crescere intorno a s il senso di
un opprimente isolamento. Scriveva alla cognata: Non credere che il
sentimento di essere personalmente isolato mi getti nella disperazione
[...] io non ho mai sentito il bisogno di un apporto esteriore di forze
morali per vivere fortemente la mia vita [...] tanto meno oggi, quando
sento che le mie forze volitive hanno acquistato un pi alto grado di
concretezza e di validit. Ma mentre nel passato mi sentivo quasi
orgoglioso di sentirmi isolato, ora invece sento tutta la meschinit,
l'aridit, la grettezza di una vita che sia esclusivamente volont.[63]
Quando la madre mor, il 30 dicembre 1932, i famigliari preferirono
non informarlo; il 7 marzo 1933 ebbe una seconda grave crisi, con
allucinazioni e deliri. Si riprese a fatica, senza farsi illusioni sul suo
immediato futuro: Fino a qualche tempo fa io ero, per cos dire,
La tomba di Gramsci
pessimista con l'intelligenza e ottimista con la volont [...] Oggi non
penso pi cos. Ci non vuol dire che abbia deciso di arrendermi, per
cos dire. Ma significa che non vedo pi nessuna uscita concreta e non posso pi contare su nessuna riserva di
forze.[64]
Eppure lo stesso codice penale dell'epoca, all'art. 176, prevedeva la concessione della libert condizionata ai carcerati
in gravi condizioni di salute. A Parigi si costitu un comitato, di cui fecero parte, fra gli altri, Romain Rolland e Henri
Barbusse, per ottenere la liberazione sua e di altri detenuti politici, ma solo il 19 novembre Gramsci venne trasferito
nell'infermeria del carcere di Civitavecchia e poi, il 7 dicembre, nella clinica del dottor Cusumano a Formia,
sorvegliato in camera e all'esterno. Il 25 ottobre 1934 Mussolini accolse finalmente la richiesta di libert
condizionata, ma Gramsci non rimase libero nei suoi movimenti, tanto che gli fu impedito di andare a curarsi altrove,
perch il governo temeva una sua fuga all'estero; solo il 24 agosto 1935 pot essere trasferito nella clinica
"Quisisana" di Roma. Vi giunse in gravi condizioni: oltre al morbo di Pott e all'arteriosclerosi, soffriva di
ipertensione e di gotta.
Il 21 aprile 1937 Gramsci pass dalla libert condizionata alla piena libert, ma era ormai in gravissime condizioni:
mor all'alba del 27 aprile, a quarantasei anni, di emorragia cerebrale, nella stessa clinica Quisisana. Dopo la
cremazione, il giorno seguente si svolsero i funerali, cui parteciparono soltanto il fratello Carlo e la cognata Tatiana:
le ceneri, inumate nel cimitero del Verano, furono trasferite, l'anno seguente, nel cimitero acattolico di Roma.[65]

Antonio Gramsci

20

Opere
I 33 Quaderni del carcere, non destinati da Gramsci alla pubblicazione,
contengono riflessioni e appunti elaborati durante la reclusione; iniziati l'8
febbraio 1929, furono definitivamente interrotti nell'agosto 1935 a causa della
gravit delle sue condizioni di salute. Furono numerati, senza tener conto della
loro cronologia, dalla cognata Tatiana Schucht, che li affid all'Ambasciata
sovietica a Roma da dove furono inviati a Mosca e, successivamente, consegnati
a Palmiro Togliatti.[66]
Dopo la fine della guerra i Quaderni, curati dal dirigente comunista Felice
Platone, furono pubblicati dall'editore Einaudi unitamente alle sue Lettere dal
carcere indirizzate ai famigliari in sei volumi, ordinati per argomenti
omogenei, con i titoli:

Tatiana Schucht

Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, nel 1948


Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, nel 1949
Il Risorgimento, nel 1949
Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, nel 1949

Letteratura e vita nazionale, nel 1950


Passato e presente, nel 1951
Nel 1975 i Quaderni furono pubblicati a cura di Valentino Gerratana secondo l'ordine cronologico della loro
elaborazione. Sono stati raccolti in volume anche tutti gli articoli scritti da Gramsci nell'Avanti!, ne Il Grido del
popolo e ne L'Ordine Nuovo.
Per approfondire, vedi Quaderni del carcere.

Il pensiero di Gramsci
L'egemonia
Per approfondire, vedi Egemonia culturale.

Conquistare la maggioranza politica di un Paese vuol dire che le forze sociali, che di tale maggioranza sono
espressione, dirigono la politica di quel determinato paese e dominano le forze sociali che a tale politica si
oppongono: significa ottenere l'egemonia.
Vi distinzione fra direzione egemonia intellettuale e morale e dominio esercizio della forza repressiva: Un
gruppo sociale dominante dei gruppi avversari che tende a liquidare o a sottomettere anche con la forza armata, ed
dirigente dei gruppi affini e alleati. Un gruppo sociale pu e anzi deve essere dirigente gi prima di conquistare il
potere governativo ( questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita
il potere ed anche se lo tiene fortemente in pugno, diventa dominante ma deve continuare ad essere anche
dirigente.[67]
La crisi dell'egemonia si manifesta quando, anche mantenendo il proprio dominio, le classi sociali politicamente
dominanti non riescono pi a essere dirigenti di tutte le classi sociali, non riuscendo pi a risolvere i problemi di tutta
la collettivit e a imporre la propria concezione del mondo. A quel punto, la classe sociale subalterna, se riesce a
indicare concrete soluzioni ai problemi lasciati irrisolti dalla classe dominante, pu diventare dirigente e, allargando
la propria concezione del mondo anche ad altri strati sociali, pu creare un nuovo blocco sociale, cio una nuova
alleanza di forze sociali, divenendo egemone. Il cambiamento dell'esercizio dell'egemonia un momento

Antonio Gramsci

21

rivoluzionario che inizialmente avviene a livello della sovrastruttura in senso marxiano, ossia politico, culturale,
ideale, morale , ma poi trapassa nella societ nel suo complesso investendo anche la struttura economica, e dunque
tutto il blocco storico, termine che in Gramsci indica l'insieme della struttura e della sovrastruttura, ossia i rapporti
sociali di produzione e i loro riflessi ideologici.
L'egemonia nella storia italiana
Analizzando la storia italiana e il Risorgimento in particolare, Gramsci rileva che la classe popolare non trov un
proprio spazio politico e una propria identit, poich la politica dei liberali di Cavour concep l'unit nazionale
come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento nazionale dal basso,
ma come conquista regia.[68] Gramsci ritiene che l'azione della borghesia avrebbe potuto assumere un carattere
rivoluzionario se avesse acquisito l'appoggio di vaste masse popolari, in particolare dei contadini, che costituivano la
maggioranza della popolazione. Il limite della rivoluzione borghese in Italia consistette nel non essere capeggiata da
un partito giacobino, come in Francia, dove le campagne, appoggiando la Rivoluzione, furono decisive per la
sconfitta delle forze della reazione aristocratica.
Il partito politico italiano allora pi avanzato fu il Partito d'Azione di
Mazzini e Garibaldi, che non seppe impostare il problema dell'alleanza
delle forze borghesi progressive con la classe contadina: Garibaldi in
Sicilia distribu le terre demaniali ai contadini, ma gli stessi garibaldini
repressero le rivolte contadine contro i baroni latifondisti. Per
conquistare l'egemonia contro i moderati guidati da Cavour, il Partito
d'Azione avrebbe dovuto legarsi alle masse rurali, specialmente
meridionali, essere giacobino [...] specialmente per il contenuto
economico-sociale: il collegamento delle diverse classi rurali che si
realizzava in un blocco reazionario attraverso i diversi ceti intellettuali
legittimisti-clericali poteva essere dissolto per addivenire ad una nuova
formazione liberale-nazionale solo se si faceva forza in due direzioni:
sui contadini di base, accettandone le rivendicazione di base [...] e sugli
intellettuali degli strati medi e inferiori.[69]
Cavour

Al contrario, i cavourriani seppero mettersi alla testa della rivoluzione


borghese, assorbendo tanto i radicali che una parte dei loro stessi
avversari. Questo avvenne perch i moderati cavourriani ebbero un rapporto organico con i loro intellettuali che
erano proprietari terrieri e dirigenti industriali come i politici che essi rappresentavano. Le masse popolari restarono
passive nel raggiunto compromesso fra i capitalisti del Nord e i latifondisti del Sud.
Il Piemonte assunse la funzione di classe dirigente, anche se esistevano altri nuclei di classe dirigente favorevoli
all'unificazione: ma questi nuclei non volevano dirigere nessuno, cio non volevano accordare i loro interessi e
aspirazioni con gli interessi e aspirazioni di altri gruppi. Volevano dominare, non dirigere e ancora: volevano che
dominassero i loro interessi, non le loro persone, cio volevano che una forza nuova, indipendente da ogni
compromesso e condizione, divenisse arbitra della Nazione: questa forza fu il Piemonte, che ebbe una funzione
paragonabile a quella di un partito.
Questo fatto della massima importanza per il concetto di rivoluzione passiva, che cio non un gruppo sociale sia il
dirigente di altri gruppi, ma che uno Stato, sia pure limitato come potenza, sia il dirigente del gruppo che esso
dovrebbe essere dirigente e possa porre a disposizione di questo un esercito e una forza politica-diplomatica. Che
uno Stato si sostituisca ai gruppi sociali locali nel dirigere la lotta di rinnovamento uno dei casi in cui si ha la
funzione di dominio e non di dirigenza di questi gruppi: dittatura senza egemonia.[70] E dunque per Gramsci il
concetto di egemonia si distingue da quello di dittatura: questa solo dominio, quella capacit di direzione.

Antonio Gramsci
Le classi subalterne
Le classi subalterne - sottoproletariato, proletariato urbano, rurale e
anche parte della piccola borghesia - non sono unificate e la loro
unificazione avviene solo quando giungono a dirigere lo Stato,
altrimenti svolgono una funzione discontinua e disgregata nella storia
della societ civile dei singoli Stati, subendo l'iniziativa dei gruppi
dominanti anche quando ad essi si ribellano.
Il blocco sociale , l'alleanza politica di classi sociali diverse,
formato, in Italia, da industriali, proprietari terrieri, classi medie, parte
della piccola borghesia, non omogeneo, essendo attraversato da
Gustave Courbet, Lo spaccapietre
interessi divergenti, ma una politica opportuna, una cultura e
un'ideologia o un sistema di ideologie impediscono che quei contrasti
di interessi, permanenti anche quando siano latenti, esplodano provocando la crisi dell'ideologia dominante e la
conseguente crisi politica dell'intero sistema di potere.
In Italia, l'esercizio dell'egemonia delle classi dominanti ed stata parziale: tra le forze che contribuiscono alla
conservazione di tale blocco sociale la Chiesa cattolica, che si batte per mantenere l'unione dottrinale tra fedeli colti
e incolti, tra intellettuali e semplici, tra dominanti e dominati, in modo da evitare fratture irrimediabili che tuttavia
esistono e che essa non in realt in grado di sanare, ma solo di controllare: la Chiesa romana sempre stata la pi
tenace nella lotta per impedire che ufficialmente si formino due religioni, quella degli intellettuali e quella delle
anime semplici , una lotta che ha fatto risaltare la capacit organizzatrice nella sfera della cultura del clero che
ha dato certe soddisfazioni alle esigenze della scienza e della filosofia, ma con un ritmo cos lento e metodico che
le mutazioni non sono percepite dalla massa dei semplici, sebbene esse appaiano "rivoluzionarie" e demagogiche agli
"integralisti" .[71]
Anche la dominante cultura d'impronta idealistica, esercitata dalle scuole filosofiche crociane e gentiliane, non ha
saputo creare una unit ideologica tra il basso e l'alto, tra i semplici e gli intellettuali , tanto che essa, anche se ha
sempre considerato la religione una mitologia, non ha nemmeno tentato di costruire una concezione che potesse
sostituire la religione nell'educazione infantile , e questi pedagogisti, pur essendo non religiosi, non confessionali e
atei, concedono l'insegnamento della religione perch la religione la filosofia dell'infanzia dell'umanit, che si
rinnova in ogni infanzia non metaforica .[72] La cultura laica dominante utilizza la religione proprio perch non si
pone il problema di elevare le classi popolari al livello di quelle dominanti ma, al contrario, intende mantenerle in
una posizione di subalternit.
Le classi dominanti hanno derubricato a folklore la cultura delle classi subalterne. Gramsci annota l'8 febbraio 1929,
nel I Quaderno, che il folklore non deve essere concepito come una bizzarria, una stranezza, una cosa ridicola, una
cosa tutt'al pi pittoresca; ma deve essere concepito come una cosa molto seria e da prendere sul serio , e va
studiato in quanto concezione del mondo e della vita [...] di certi strati della societ [...] determinati nel tempo e
nello spazio , cio del popolo inteso come l'insieme delle classi strumentali e subalterne di ogni forma di societ
finora esistita . dunque necessario mutare lo spirito delle ricerche folkloriche, oltre che approfondirle ed
estenderle .[73][74]

22

Antonio Gramsci

23

La coscienza di classe
La frattura tra gli intellettuali e i semplici pu essere sanata da quella politica che
non tende a mantenere i semplici nella loro filosofia primitiva del senso
comune, ma invece a condurli a una concezione superiore della vita. L'azione
politica realizzata dalla filosofia della prassi - cos Gramsci chiama il
marxismo, non solo per l'esigenza di celare quanto scrive alla repressiva censura
carceraria - opponendosi alle culture dominanti della Chiesa e dell'idealismo, pu
condurre i subalterni a una superiore concezione della vita. Se afferma
l'esigenza del contatto tra intellettuali e semplici non per limitare l'attivit
scientifica e per mantenere una unit al basso livello delle masse, ma appunto per
costruire un blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un
progresso intellettuale di massa e non solo di scarsi gruppi intellettuali.[75] La
via che conduce all'egemonia del proletariato passa dunque per una riforma
culturale e morale della societ.

Karl Marx

Tuttavia l'uomo attivo di massa - cio la classe operaia, - non , in generale, consapevole n della funzione che pu
svolgere n della sua condizione reale di subordinazione, Il proletariato, scrive Gramsci, non ha una chiara
coscienza teorica di questo suo operare che pure un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua coscienza
teorica anzi pu essere in contrasto col suo operare; esso opera praticamente e nello stesso tempo ha una coscienza
teorica ereditata dal passato, accolta per lo pi in modo acritico. La reale comprensione critica di s avviene
attraverso una lotta di egemonie politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell'etica, poi della politica per
giungere a una elaborazione superiore della propria concezione del reale. La coscienza politica, cio l'essere parte di
una determinata forza egemonica, la prima fase per una ulteriore e progressiva autocoscienza dove teoria e pratica
finalmente si unificano.
Ma autocoscienza critica significa creazione di un gruppo di intellettuali, organici alla classe, perch per distinguersi
e rendersi indipendenti occorre organizzarsi, e non esiste organizzazione senza intellettuali, uno strato di persone
specializzate nell'elaborazione concettuale e filosofica.[76]

Il partito politico
Gi Machiavelli indicava nei moderni Stati unitari europei l'esperienza che l'Italia avrebbe dovuto far propria per
superare la drammatica crisi emersa nelle guerre che devastarono la penisola dalla fine del Quattrocento. Il Principe
di Machiavelli non esisteva nella realt storica, non si presentava al popolo italiano con caratteri di immediatezza
obiettiva, ma era una pura astrazione dottrinaria, il simbolo del capo, del condottiero ideale; ma gli elementi
passionali, mitici [...] si riassumono e diventano vivi nella conclusione, nell'invocazione di un principe realmente
esistente.[77]

Antonio Gramsci

In Italia non si ebbe una monarchia assoluta che unificasse la nazione


perch dalla dissoluzione della borghesia comunale si cre una
situazione interna economico-corporativa, politicamente la peggiore
delle forme di societ feudale, la forma meno progressiva e pi
stagnante: manc sempre, e non poteva costituirsi, una forza giacobina
efficiente, la forza appunto che nelle altre nazioni ha suscitato e
organizzato la volont collettiva nazional-popolare e ha fondato gli
Stati moderni.[78]
A questa forza progressiva si oppose in Italia la borghesia rurale,
eredit di parassitismo lasciata ai tempi moderni dallo sfacelo, come
classe, della borghesia comunale. Forze progressive sono i gruppi
sociali urbani con un determinato livello di cultura politica, ma non
sar possibile la formazione di una volont collettiva
nazionale-popolare, se le grandi masse dei contadini lavoratori non
Niccol Machiavelli
irrompono simultaneamente nella vita politica. Ci intendeva il
Machiavelli attraverso la riforma della milizia, ci fecero i giacobini
nella Rivoluzione francese; in questa comprensione da identificare un giacobinismo precoce del Machiavelli, il
germe, pi o meno fecondo, della sua concezione della rivoluzione nazionale.
Modernamente, il Principe invocato dal Machiavelli non pu essere un individuo reale, concreto, ma un organismo e
questo organismo gi dato dallo sviluppo storico ed il partito politico: la prima cellula in cui si riassumono dei
germi di volont collettiva che tendono a divenire universali e totali; il partito l'organizzatore di una riforma
intellettuale e morale, che concretamente si manifesta con un programma di riforma economica, divenendo cos la
base di un laicismo moderno e di una completa laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rapporti di costume.
Perch un partito esista, e diventi storicamente necessario, devono confluire in esso tre elementi fondamentali:
1. Un elemento diffuso, di uomini comuni, medi, la cui partecipazione offerta dalla disciplina e dalla fedelt, non
dallo spirito creativo ed altamente organizzativo [...] essi sono una forza in quanto c' chi li centralizza, organizza,
disciplina, ma in assenza di questa forza coesiva si sparpaglierebbero e si annullerebbero in un pulviscolo
impotente
2. L'elemento coesivo principale [...] dotato di forza altamente coesiva, centralizzatrice e disciplinatrice e anche,
anzi forse per questo, inventiva [...] da solo questo elemento non formerebbe un partito, tuttavia lo formerebbe pi
che il primo elemento considerato. Si parla di capitani senza esercito, ma in realt pi facile formare un esercito
che formare dei capitani
3. Un elemento medio, che articoli il primo col secondo elemento, che li metta a contatto, non solo fisico, ma
morale e intellettuale.[79]

Gli intellettuali
Per Gramsci, tutti gli uomini sono intellettuali, dal momento che non c' attivit umana da cui si possa escludere
ogni intervento intellettuale, non si pu separare l'homo faber dall'homo sapiens,[80] in quanto, indipendentemente
della sua professione specifica, ognuno a suo modo un filosofo, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una
concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, ma non tutti gli uomini hanno nella societ la
funzione di intellettuali.
Storicamente si formano particolari categorie di intellettuali, specialmente in connessione coi gruppi sociali pi
importanti e subiscono elaborazioni pi estese e complesse in connessione col gruppo sociale dominante. Un
gruppo sociale che tende all'egemonia lotta per l'assimilazione e la conquista ideologica degli intellettuali
tradizionali [...] tanto pi rapida ed efficace quanto pi il gruppo dato elabora simultaneamente i propri intellettuali

24

Antonio Gramsci
organici.
L'intellettuale tradizionale il letterato, il filosofo, l'artista e perci, nota Gramsci, i giornalisti, che ritengono di
essere letterati, filosofi, artisti, ritengono anche di essere i veri intellettuali, mentre modernamente la formazione
tecnica a formare la base del nuovo tipo di intellettuale, un costruttore, organizzatore, persuasore - ma non
assolutamente il vecchio oratore, formatosi sullo studio dell'eloquenza motrice esteriore e momentanea degli affetti
e delle passioni - il quale deve giungere dalla tecnica-lavoro alla tecnica-scienza e alla concezione umanistica
storica, senza la quale si rimane specialista e non si diventa dirigente.[81]
Il gruppo sociale emergente, che lotta per conquistare l'egemonia politica, tende a conquistare alla propria ideologia
l'intellettuale tradizionale mentre, nello stesso tempo, forma i propri intellettuali organici. L'organicit degli
intellettuali si misura con la maggiore o minore connessione con il gruppo sociale cui essi fanno riferimento: essi
operano tanto nella societ civile - l'insieme degli organismi privati in cui si dibattono e si diffondono le ideologie
necessarie all'acquisizione del consenso, apparentemente dato spontaneamente dalle grandi masse della popolazione
alle scelte del gruppo sociale dominante - quanto nella societ politica, dove si esercita il dominio diretto o di
comando che si esprime nello Stato e nel governo giuridico. Gli intellettuali sono cos i commessi del gruppo
dominante per l'esercizio delle funzioni subalterne dell'egemonia sociale e del governo politico, cio: 1) del consenso
spontaneo dato dalle grandi masse della popolazione all'indirizzo impresso alla vita sociale dal gruppo fondamentale
dominante [...] 2) dell'apparato di coercizione statale che assicura legalmente la disciplina di quei gruppi che non
consentono.[82]
Come lo Stato, nella societ politica, tende a unificare gli intellettuali tradizionali con quelli organici, cos nella
societ civile il partito politico, ancor pi compiutamente e organicamente dello Stato, elabora i propri componenti,
elementi di un gruppo sociale nato e sviluppatosi come economico, fino a farli diventare intellettuali politici
qualificati, dirigenti, organizzatori di tutte le attivit e le funzioni inerenti all'organico sviluppo di una societ
integrale, civile e politica. Il compito della riforma intellettuale e morale non potr che essere ancora degli
intellettuali organici, non cristallizzati, che la determineranno e organizzeranno, adeguando la cultura anche alle sue
funzioni pratiche, addivenendo a una nuova organizzazione della cultura. Il partito comunista si pone, per Gramsci,
come sintesi attiva di questo processo: intellettuale collettivo di avanguardia, la direzione politica di classe lotter per
l'egemonia. Il partito comunista, per Gramsci, intellettuale collettivo; e l'intellettuale comunista organico alla
classe e dunque a questo collettivo perch fa parte del blocco storico-sociale che deve costruire il nuovo mondo.

La letteratura nazionale-popolare
Pur essendo sempre stati legati alle classi dominanti, ottenendone spesso onori e prestigio, gli intellettuali italiani
non si sono mai sentiti organici, hanno sempre rifiutato, in nome di un loro astratto cosmopolitismo, ogni legame con
il popolo, del quale non hanno mai voluto riconoscere le esigenze n interpretare i bisogni culturali.
In molte lingue - in russo, in tedesco, in francese - il significato dei termini nazionale e popolare coincidono: in
Italia, il termine nazionale ha un significato molto ristretto ideologicamente e in ogni caso non coincide con
popolare, perch in Italia gli intellettuali sono lontani dal popolo, cio dalla nazione e sono invece legati a una
tradizione di casta, che non mai stata rotta da un forte movimento popolare o nazionale dal basso: la tradizione
libresca e astratta e l'intellettuale tipico moderno si sente pi legato ad Annibal Caro o a Ippolito Pindemonte che a
un contadino pugliese o siciliano.[83]
Dall'Ottocento, in Europa, si assistito a un fiorire della letteratura popolare, dai romanzi di appendice del Sue o di
Ponson du Terrail, ad Alexandre Dumas, ai racconti polizieschi inglesi e americani; con maggior dignit artistica,
alle opere del Chesterton e di Dickens, a quelle di Victor Hugo, di mile Zola e di Honor de Balzac, fino ai
capolavori di Fdor Michajlovi Dostoevskij e di Lev Tolstoj. Nulla di tutto questo in Italia: qui la letteratura non si
diffusa e non stata popolare, per la mancanza di un blocco nazionale intellettuale e morale tanto che l'elemento
intellettuale italiano avvertito come pi straniero degli stranieri stessi. Fa eccezione, per Gramsci, il melodramma,
che ha tenuto in qualche modo in Italia il ruolo nazionale-popolare sostenuto altrove dalla letteratura.

25

Antonio Gramsci

Il pubblico italiano cerca la sua letteratura all'estero perch la sente pi sua di


quella nazionale: questa la dimostrazione del distacco, in Italia, fra pubblico e
scrittori: Ogni popolo ha la sua letteratura, ma essa pu venirgli da un altro
popolo [...] pu essere subordinato all'egemonia intellettuale e morale di altri
popoli. questo spesso il paradosso pi stridente per molte tendenze
monopolistiche di carattere nazionalistico e repressivo: che mentre si
costruiscono piani grandiosi di egemonia, non ci si accorge di essere oggetto di
egemonie straniere; cos come, mentre si fanno piani imperialistici, in realt si
oggetto di altri imperialismi. Hanno fallito nel compito di elaborare la coscienza
morale del popolo, non diffondendo in esso un moderno umanesimo, tanto gli
intellettuali laici quanto i cattolici: la loro insufficienza uno degli indizi pi
espressivi dell'intima rottura che esiste tra la religione e il popolo: questo si trova
Alessandro Manzoni ritratto da
in uno stato miserrimo di indifferentismo e di assenza di una vivace vita
Francesco Hayez
spirituale; la religione rimasta allo stato di superstizione [...] l'Italia popolare
ancora nelle condizioni create immediatamente dalla Controriforma: la religione, tutt'al pi, si combinata col
folclore pagano ed rimasta in questo stadio.[84]
Sono rimaste famose le note di Gramsci sul Manzoni: lo scrittore pi autorevole, pi studiato nelle scuole e
probabilmente il pi popolare, una dimostrazione del carattere non nazionale-popolare della letteratura italiana;
ecco le parole dai Quaderni del carcere, confrontandolo con Tolstoj: Il carattere aristocratico del cattolicismo
manzoniano appare dal compatimento scherzoso verso le figure di uomini del popolo (ci che non appare in Tolstoj),
come fra Galdino (in confronto di frate Cristoforo), il sarto, Renzo, Agnese, Perpetua, la stessa Lucia [...] i popolani,
per il Manzoni, non hanno vita interiore, non hanno personalit morale profonda; essi sono animali e il Manzoni
benevolo verso di loro proprio della benevolenza di una cattolica societ di protezione di animali [...] niente dello
spirito popolare di Tolstoi, cio dello spirito evangelico del cristianesimo primitivo. L'atteggiamento del Manzoni
verso i suoi popolani l'atteggiamento della Chiesa Cattolica verso il popolo: di condiscendente benevolenza, non di
immediatezza umana [...] vede con occhio severo tutto il popolo, mentre vede con occhio severo i pi di coloro che
non sono popolo; egli trova magnanimit, alti pensieri, grandi sentimenti, solo in alcuni della classe alta, in nessuno
del popolo [...] non c' popolano che non venga preso in giro e canzonato [...] Vita interiore hanno solo i signori: fra
Cristoforo, il Borromeo, l'Innominato, lo stesso don Rodrigo [...] il suo atteggiamento verso il popolo non
popolare-nazionale ma aristocratico.[85]
Una classe che muova alla conquista dell'egemonia non pu non creare una nuova cultura, che essa stessa
espressione di una nuova vita morale, un nuovo modo di vedere e rappresentare la realt; naturalmente, non si
possono creare artificialmente artisti che interpretino questo nuovo mondo culturale, ma un nuovo gruppo sociale
che entra nella vita storica con atteggiamento egemonico, con una sicurezza di s che prima non aveva, non pu non
suscitare dal suo seno personalit che prima non avrebbero trovato una forza sufficiente per esprimersi
compiutamente. Intanto, nella creazione di una nuova cultura, parte la critica della civilt letteraria presente, e
Gramsci vede nella critica svolta da Francesco De Sanctis un esempio privilegiato:

26

Antonio Gramsci

La critica del De Sanctis militante, non frigidamente estetica, la critica di un


periodo di lotte culturali, di contrasti tra concezioni della vita antagonistiche. Le
analisi del contenuto, la critica della struttura delle opere, cio della coerenza
logica e storica-attuale delle masse di sentimenti rappresentati artisticamente,
sono legate a questa lotta culturale: proprio in ci pare consista la profonda
umanit e l'umanesimo del De Sanctis [...] Piace sentire in lui il fervore
appassionato dell'uomo di parte che ha saldi convincimenti morali e politici e
non li nasconde. Il De Sanctis opera nel periodo risorgimentale, in cui si lotta
per creare una nuova cultura: di qui la differenza con il Croce, che vive s gli
stessi motivi culturali, ma nel periodo della loro affermazione, per cui la
passione e il fervore romantico si sono composti nella serenit superiore e
Francesco De Sanctis ritratto da
Saverio Altamura
nell'indulgenza piena di bonomia. Quando poi quei valori culturali, cos
affermatisi, sono messi in discussione, allora in Croce subentra una fase in cui
la serenit e l'indulgenza s'incrinano e affiora l'acrimonia e la collera a stento repressa: fase difensiva non aggressiva
e fervida, e pertanto non confrontabile con quella del De Sanctis.[86]
Per Gramsci, una critica letteraria marxistica pu avere nel critico campano un esempio, dal momento che essa deve
fondere, come De Sanctis fece, la critica estetica con la lotta per una cultura nuova, criticando il costume, i
sentimenti e le ideologie espresse nella storia della letteratura, individuandone le radici nella societ in cui quegli
scrittori si trovavano a operare.
Non a caso, Gramsci progettava nei suoi Quaderni un saggio che intendeva intitolare I nipotini di padre Bresciani,
dal nome del gesuita Antonio Bresciani (1798 - 1862), tra i fondatori e direttore della rivista La Civilt Cattolica e
scrittore di romanzi popolari d'impronta reazionaria; uno di essi, L'ebreo di Verona, fu stroncato in un famoso saggio
del De Sanctis. I nipotini di padre Bresciani sono, per Gramsci, gli intellettuali e i letterati contemporanei portatori
di una ideologia reazionaria, sia essa cattolica che laica, con un carattere tendenzioso e propagandistico apertamente
confessato.[87]
Fra i nipotini Gramsci individua, oltre a molti scrittori ormai dimenticati, Antonio Beltramelli, Ugo Ojetti - la
codardia intellettuale dell'uomo supera ogni misura normale - Alfredo Panzini, Goffredo Bellonci, Massimo
Bontempelli, Umberto Fracchia, Adelchi Baratono - l'agnosticismo del Baratono non altro che vigliaccheria
morale e civile [...] Baratono teorizza solo la propria impotenza estetica e filosofica e la propria coniglieria Riccardo Bacchelli - nel Bacchelli c' molto brescianesimo, non solo politico-sociale, ma anche letterario: la Ronda
fu una manifestazione di gesuitismo artistico - Salvator Gotta, di Salvator Gotta si pu dire ci che il Carducci
scrisse del Rapisardi: Oremus sull'altare e flatulenze in sagrestia; tutta la sua produzione letteraria brescianesca,
Giuseppe Ungaretti.
Secondo Gramsci la vecchia generazione degli intellettuali fallita (Papini, Prezzolini, Soffici, ecc.) ma ha avuto
una giovinezza. La generazione attuale non ha neanche questa et delle brillanti promesse, Titta Rosa, Angioletti,
Malaparte, ecc.). Asini brutti anche da piccoletti.[88]

La critica a Benedetto Croce


Benedetto Croce, il pi autorevole intellettuale dell'epoca, secondo Gramsci aveva dato alla borghesia italiana gli
strumenti culturali pi raffinati per delimitare i confini fra gli intellettuali e la cultura italiana, da una parte, e il
movimento operaio e socialista dall'altra; allora necessario mostrare e combattere la sua funzione di maggior
rappresentante dell'egemonia culturale che il blocco sociale dominante esercita nei confronti del movimento operaio
italiano. Come tale, il Croce combatte il marxismo, cercando di negarne validit nell'elemento che egli individua
come decisivo: quello dell'economia; Il Capitale di Marx sarebbe per lui un'opera di morale e non di scienza, un
tentativo di dimostrare che la societ capitalistica immorale, diversamente dalla comunista, in cui si realizzerebbe
la piena moralit umana e sociale. La non scientificit dell'opera maggiore di Marx sarebbe dimostrata dal concetto

27

Antonio Gramsci
del plusvalore: per Croce, solo da un punto di vista morale si pu parlare di plusvalore, rispetto al valore, legittimo
concetto economico.
Questa critica del Croce in realt un semplice sofisma: il plusvalore esso
stesso valore, la differenza tra il valore delle merci prodotte dal lavoratore e il
valore della forza-lavoro del lavoratore stesso. Del resto, la teoria del valore di
Marx deriva direttamente da quella dell'economista liberale inglese David
Ricardo la cui teoria del valore-lavoro non sollev nessuno scandalo quando fu
espressa, perch allora non rappresentava nessun pericolo, appariva solo, come
era, una constatazione puramente oggettiva e scientifica. Il valore polemico e di
educazione morale e politica, pur senza perdere la sua oggettivit, doveva
acquistarla solo con la Economia critica [Il Capitale di Marx].[89]
La filosofia crociana si qualifica come storicismo, ossia, seguendo il Vico, la
realt storia e tutto ci che esiste necessariamente storico ma, conformemente
alla natura idealistica della sua filosofia, la storia storia dello Spirito, dunque
Benedetto Croce
storia speculativa, di astrazioni - storia della libert, della cultura, del progresso non la storia concreta delle nazioni e delle classi: La storia speculativa pu
essere considerata come un ritorno, in forme letterarie rese pi scaltre e meno ingenue dallo sviluppo della capacit
critica, a modi di storia gi caduti in discredito come vuoti e retorici e registrati in diversi libri dello stesso Croce. La
storia etico-politica, in quanto prescinde dal concetto di blocco storico, in cui contenuto economico-sociale e forma
etico-politica si identificano concretamente nella ricostruzione dei vari periodi storici, niente altro che una
presentazione polemica di filosofemi pi o meno interessanti, ma non storia [...] la storia del Croce rappresenta
figure disossate, senza scheletro, dalle carni flaccide e cascanti anche sotto il belletto delle veneri letterarie dello
scrittore.[90]
L'operazione conservatrice del Croce storico fa il paio con quella del Croce filosofo: se la dialettica dell'idealista
Hegel era una dialettica dei contrari - uno svolgimento della storia che procede per contraddizioni - la dialettica
crociana una dialettica dei distinti: commutare la contraddizione in distinzione significa operare un'attenuazione, se
non un annullamento dei contrasti che nella storia, e dunque nelle societ, si presentano. Tale operazione si
manifesta nelle opere storiche del Croce: la sua Storia d'Europa, iniziando dal 1815 e tagliando fuori il periodo della
Rivoluzione francese e quello napoleonico, non altro che un frammento di storia, l'aspetto passivo della grande
rivoluzione che si inizi in Francia nel 1789, trabocc nel resto d' Europa con le armate repubblicane e napoleoniche,
dando una potente spallata ai vecchi regimi e determinandone non il crollo immediato come in Francia, ma la
corrosione riformistica che dur fino al 1870.[91] Analoga l'operazione operata dal Croce nella sua Storia d'Italia
dal 1871 al 1915 la quale affronta unicamente il periodo del consolidamento del regime dell'Italia unita e si
prescinde dal momento della lotta, dal momento in cui si elaborano e radunano e schierano le forze in contrasto [...]
in cui un sistema etico-politico si dissolve e un altro si elabora [...] in cui un sistema di rapporti sociali si sconnette e
decade e un altro sistema sorge e si afferma, e invece [Croce] assume placidamente come storia il momento
dell'espansione culturale o etico-politico.

28

Antonio Gramsci

29

Il materialismo storico
Gramsci, fin dagli anni universitari, fu un deciso oppositore di quella
concezione fatalistica e positivistica del marxismo, presente nel
vecchio partito socialista, per la quale il capitalismo necessariamente
era destinato a crollare da s, facendo posto a una societ socialista.
Questa concezione mascherava l'impotenza politica del partito della
classe subalterna, incapace di prendere l'iniziativa per la conquista
dell'egemonia.
Anche il manuale del bolscevico russo Nikolaj Bucharin, edito nel
1921, La teoria del materialismo storico manuale popolare di
sociologia, si colloca nel filone positivistico: la sociologia stata un
tentativo di creare un metodo della scienza storico-politica, in
dipendenza di un sistema filosofico gi elaborato, il positivismo
Nikolaj Bucharin
evoluzionistico [...] diventata la filosofia dei non filosofi, un tentativo
di descrivere e classificare schematicamente i fatti storici, secondo
criteri costruiti sul modello delle scienze naturali. La sociologia dunque un tentativo di ricavare sperimentalmente
le leggi di evoluzione della societ umana in modo da prevedere l'avvenire con la stessa certezza con cui si prevede
che da una ghianda si svilupper una quercia. L'evoluzionismo volgare alla base della sociologia che non pu
conoscere il principio dialettico col passaggio dalla quantit alla qualit, passaggio che turba ogni evoluzione e ogni
legge di uniformit intesa in senso volgarmente evoluzionistico.[92]
La comprensione della realt come sviluppo della storia umana solo possibile utilizzando la dialettica marxiana della quale non vi traccia nel Manuale del Bucharin - perch essa coglie tanto il senso delle vicende umane quanto
la loro provvisoriet, la loro storicit determinata dalla prassi, dall'azione politica che trasforma le societ.
Le societ non si trasformano da s: gi Marx aveva rilevato come nessuna societ si ponga compiti per la cui
soluzione non esistano gi le condizioni almeno in via di apparizione n essa si dissolve, se prima non ha svolto tutte
le forme di vita che le sono implicite. Il rivoluzionario si pone il problema di individuare esattamente i rapporti tra
struttura e sovrastruttura per giungere a una corretta analisi delle forze che operano nella storia di un determinato
periodo. L'azione politica rivoluzionaria, la prassi, per Gramsci anche catarsi che segna il passaggio dal momento
meramente economico (o egoistico-passionale) al momento etico-politico cio l'elaborazione superiore della struttura
in superstruttura nella coscienza degli uomini. Ci significa anche il passaggio dall'oggettivo al soggettivo e dalla
necessit alla libert. La struttura, da forza esteriore che schiaccia l'uomo, lo assimila a s, lo rende passivo, si
trasforma in mezzo di libert, in strumento per creare una nuova forma etico-politica, in origine di nuove iniziative.
La fissazione del momento catartico diventa cos, mi pare, il punto di partenza di tutta la filosofia della prassi; il
processo catartico coincide con la catena di sintesi che sono risultate dallo svolgimento dialettico.

Antonio Gramsci

30
La dialettica dunque strumento di indagine storica, che supera la visione
naturalistica e meccanicistica della realt, unione di teoria e prassi, di
conoscenza e azione. La dialettica dottrina della conoscenza e sostanza
midollare della storiografia e della scienza della politica e pu essere compresa
solo concependo il marxismo come una filosofia integrale e originale che inizia
una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale in quanto supera (e
superando ne include in s gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo
tradizionali espressione delle vecchie societ. Se la filosofia della prassi [il
marxismo] non pensata che subordinatamente a un'altra filosofia, non si pu
concepire la nuova dialettica, nella quale appunto quel superamento si effettua e
si esprime.[93]

Il vecchio materialismo metafisica; per il senso comune la realt oggettiva,


esistente indipendentemente dall'uomo, un ovvio assioma, confortato
dall'affermazione della religione per la quale il mondo, creato da Dio, si trova gi
dato di fronte a noi. Ma per Gramsci va rifiutata la concezione della realt oggettiva del mondo esterno nella sua
forma pi triviale e acritica dal momento che a questa pu essere mossa l'obbiezione di misticismo.[94] Se noi
conosciamo la realt in quanto uomini, ed essendo noi stessi un divenire storico, anche la conoscenza e la realt
stessa sono un divenire.
Friedrich Engels

Come potrebbe esistere un'oggettivit extrastorica ed extraumana e chi giudicher di tale oggettivit? La
formulazione di Engels che l'unit del mondo consiste nella sua materialit dimostrata dal lungo e laborioso
sviluppo della filosofia e delle scienze naturali contiene appunto il germe della concezione giusta, perch si ricorre
alla storia e all'uomo per dimostrare la realt oggettiva. Oggettivo significa sempre umanamente oggettivo, ci che
pu corrispondere esattamente a storicamente soggettivo [...] . L'uomo conosce oggettivamente in quanto la
conoscenza reale per tutto il genere umano storicamente unificato in un sistema culturale unitario; ma questo
processo di unificazione storica avviene con la sparizione delle contraddizioni interne che dilaniano la societ
umana, contraddizioni che sono la condizione della formazione dei gruppi e della nascita delle ideologie [...]. C'
dunque una lotta per l'oggettivit (per liberarsi dalle ideologie parziali e fallaci) e questa lotta la stessa lotta per
l'unificazione culturale del genere umano. Ci che gli idealisti chiamano spirito non un punto di partenza ma di
arrivo, l'insieme delle soprastrutture in divenire verso l'unificazione concreta e oggettivamente universale e non gi
un presupposto unitario.[95]

Riflessioni sulla lingua


La formazione linguistica di Antonio Gramsci inizia durante gli anni universitari a Torino con la frequentazione
delle lezioni di linguistica generale del Prof. Matteo Bartoli. Dal Bartoli Gramsci apprende che la lingua un
"prodotto sociale" e che non pu essere studiata senza tenere conto della storia generale: ci vuol dire che non
possibile comprendere i mutamenti di una data lingua senza riflettere sui mutamenti sociali, culturali e politici del
popolo che la parla.[96] stato notato che Gramsci fece aderire le teorie apprese dal Bartoli alle letture filosofiche
che lo formarono politicamente; in primo luogo all'Ideologia Tedesca di Karl Marx, dove il filosofo affermava che la
lingua, come la coscienza, appartiene alla sfera degli istituti sovrastrutturali, cio al mondo dell'organizzazione
politica e giuridica della societ.
Le pi interessanti riflessioni linguistiche gramsciane sono contenute nei Quaderni del carcere e riguardano da una
parte la questione della lingua in Italia, ovvero lo studio delle ragioni che hanno reso difficile la diffusione di una
lingua nazionale italiana, dall'altra il tema dell'insegnamento linguistico nelle scuole primarie. Soprattutto il secondo
tema di fondamentale importanza per Gramsci, perch riguarda direttamente il riscatto culturale delle grandi masse
popolari e la creazione di uno spirito nazionale in grado di superare ogni forma di particolarismo regionale.

Antonio Gramsci
L'indagine storica
I Quaderni del carcere sono costellati in maniera asistematica di molte note dedicate a problemi di caratteri
linguistico; queste note tracciano una vera e propria storia della lingua italiana e racchiudono le riflessioni di
Gramsci in merito alla cosiddetta questione della lingua in Italia. Questo tipo di argomento si riallaccia a un altro
importante tema dei Quaderni ovvero lo studio delle responsabilit degli intellettuali italiani per la formazione di
uno spirito nazionale unitario. A tal proposito Gramsci scrive: mi pare che, intesa la lingua come elemento della
cultura e quindi della storia generale e come manifestazione precipua della nazionalit e popolarit degli intellettuali,
questo studio non sia ozioso e puramente erudito.[97]
Nell'affrontare una ricostruzione storica delle vicende linguistiche italiane Gramsci cerca dei termini di confronto
con altri paesi europei come la Francia: mentre in Francia il volgare viene usato per la prima volta nella storia per
redigere un documento ufficiale di carattere politico-istituzionale, in Italia il volgare appare per la registrazione di
documenti privati legati al commercio o a questioni giuridiche:
l'origine della differenziazione storica tra Italia e Francia si pu trovare testimoniata nel giuramento di Strasburgo (verso
l'841), cio nel fatto che il popolo partecipa attivamente alla storia (il popolo-esercito) diventando il garante dell'osservanza
dei trattati tra i discendenti di Carlo Magno; il popolo-esercito garantisce giurando in volgare, cio introduce nella storia
nazionale la sua lingua, assumendo una funzione politica di primo piano, presentandosi come volont collettiva, come
elemento di una democrazia nazionale. Questo fatto demagogico dei Carolingi di appellarsi al popolo nella loro politica
estera molto significativo per comprendere lo sviluppo della storia francese e la funzione che vi ebbe la monarchia come
fattore nazionale. In Italia i primi documenti di volgare sono dei giuramenti individuali per fissare la propriet su certe terre
dei conventi, o hanno un carattere antipopolare (Traite, traite, fili de le putte).
(A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 646.)

In Francia i gruppi dirigenti si rendono conto dell'importanza del popolo negli affari di Stato: la demagogia di cui
parla Gramsci da intendere, oltre che come strumento di propaganda, anche come un nuovo atteggiamento politico
in grado di crearsi una propria civilt statale integrale,[98] in cui si stabilisce un rapporto diretto tra governati e
governanti: il popolo diventa testimone di un fatto storico legittimato dal suo giuramento.
Gramsci ricorda nei suoi appunti come in Italia l'uso del volgare si diffonda con l'avvento dell'et comunale, non solo
per la redazione di documenti privati, tipo atti notarili o giuramenti, ma anche per la creazione di opere letterarie: in
particolare, il volgare toscano, lingua della borghesia, ottiene un certo successo anche nelle altre regioni. Gramsci
scrive: fino al Cinquecento Firenze esercita una egemonia culturale, connessa alla sua egemonia commerciale e
finanziaria (papa Bonifazio VIII diceva che i fiorentini erano il quinto elemento del mondo) e c' uno sviluppo
linguistico unitario dal basso, dal popolo alle persone colte, rinforzato dai grandi scrittori fiorentini e toscani. Dopo
la decadenza di Firenze, l'italiano diventa sempre pi la lingua di una casta chiusa, senza contatto vivo con una
parlata storica.[99]
Da questo momento si verifica una cristallizzazione della lingua. I promotori del nuovo volgare, provenienti dalla
borghesia, non scrivono pi nella lingua della loro classe d'origine perch con essa non intrattengono pi nessun
rapporto, nella visione di Gramsci essi vengono assorbiti dalle classi reazionarie, dalle corti, non sono letterati
borghesi, ma aulici.[100] In questo senso, Gramsci vede sciupata l'occasione di una diffusione graduale del volgare
toscano su scala nazionale, occasione compromessa soprattutto dalla frammentazione politica della penisola e dal
carattere elitario dei ceti intellettuali italiani.
Gramsci affronta con maggior vigore la questione della lingua italiana in relazione al periodo post-unitario; nella
seconda met dell'Ottocento il nuovo Stato Italiano era per gran parte dialettofono, mentre l'italiano veniva usato
solo a livello letterario e come lingua delle istituzioni. La scarsa diffusione di una lingua nazionale testimoniava la
frammentazione politica e culturale del popolo italiano; questo fenomeno veniva avvertito come un problema
politico, soprattutto da molti intellettuali di tendenze democratiche come Alessandro Manzoni.
Nella sua ricostruzione storica Gramsci scrive che anche la questione della lingua posta dal Manzoni riflette questo
problema, il problema della unit intellettuale e morale della nazione e dello Stato, ricercato nell'unit della

31

Antonio Gramsci
lingua;[101] eppure, sebbene Gramsci riconosca al Manzoni di aver compreso la questione linguistica italiana come
una questione politica e sociale, si distingue dall'autore lombardo nel modo di interpretare la risoluzione del
problema.
Durante il suo apprendistato glottologico presso il professor Bartoli a Torino Gramsci aveva avuto modo di
confrontare le posizioni del Manzoni con quelle di Graziadio Isaia Ascoli, autore del Proemio al primo numero
dell'Archivio Glottologico italiano del 1873. Mentre Manzoni prevedeva la diffusione di una lingua nazionale sul
modello fiorentino imposta per decreto statale e per mezzo di maestri di scuola di origine toscana, Ascoli concepiva
la nascita di una lingua nazionale come il frutto di una unificazione culturale prima ancora che linguistica.
Secondo Ascoli l'unit culturale e linguistica, prima di tutto, deve avere un centro irradiante, cio un determinato
'municipio' in cui si concentrano e da cui provengono gli elementi essenziali della vita nazionale: beni di consumo,
stimoli culturali, mode, ritrovati della tecnica, istituti statali e giuridici, ecc. Se quel dato municipio riuscir a
stabilire un primato politico, economico e culturale su tutta la nazione, riuscir anche a diffondere, per conseguenza,
il suo particolare idioma. Per Ascoli una lingua nazionale altro non pu e non deve essere, se non l'idioma vivo di
una data citt; deve cio per ogni parte coincidere con l'idioma spontaneamente parlato dagli abitatori contemporanei
di quel dato municipio, che per questo capo viene a farsi principe, o quasi stromento livellatore, dell'intiera
nazione.[102] Ascoli, nel suo Proemio, prende la Francia come esempio per avvalorare la sua tesi; infatti l'unit
linguistica francese corrisponde all'egemonia politico-culturale della citt di Parigi:
La Francia attinge da Parigi la unit della sua favella, perch Parigi il gran crogiuolo in cui si fusa e si fonde
l'intelligenza della Francia intera. Dal vertiginoso movimento del municipio parigino parte ogni impulso dell'universa civilt
francese; [...] viene da Parigi il nome, perch da Parigi vien la cosa. E la Francia avendo in questo municipio l'unit
assorbente del suo pensiero, vi ha naturalmente pur quella dell'animo suo; e non solo studia e lavora, ma si commuove, e in
pianto e in riso, cos come la metropoli vuole; e quindi necessariamente dell'intiera Francia l'intiera favella di Parigi.
(G. I. Ascoli, Proemio, AGI, n. I, 1873, p. X)

Gramsci ricalca la lezione ascoliana nei suoi Quaderni, dove scrive: poich il processo di formazione, di diffusione,
e di sviluppo di una lingua nazionale unitaria avviene attraverso tutto un complesso di processi molecolari, utile
avere consapevolezza di tutto il processo nel suo complesso, per essere in grado di intervenire attivamente in esso col
massimo di risultato. Questo intervento non bisogna considerarlo come decisivo e immaginare che i fini proposti
saranno tutti raggiunti nei loro particolari, che cio si otterr una determinata lingua unitaria: si otterr una lingua
unitaria, se essa una necessit e l'intervento organizzato accelerer i tempi del processo gi esistente; quale sia per
essere questa lingua non si pu prevedere e stabilire [...].[103]
L'insegnamento linguistico
Gramsci, nel Quaderno 29 alla nota Focolai di irradiazione linguistiche nella tradizione e di un conformismo
nazionale linguistico nelle grandi masse compila un elenco di tutti gli strumenti utili alla diffusione di una lingua
unitaria: 1) La scuola; 2) i giornali; 3) gli scrittori darte e quelli popolari; 4) il teatro e il cinematografo sonoro; 5)
la radio; 6) le riunioni pubbliche di ogni genere, comprese quelle religiose; 7) i rapporti di conversazione tra i vari
strati della popolazione pi colti e meno colti [...]; 8) i dialetti locali, intesi in sensi diversi (dai dialetti pi localizzati
a quelli che abbracciano complessi regionali pi o meno vasti: cos il napoletano per l'Italia meridionale, il
palermitano o il catanese per la Sicilia ecc.).[104]
Al primo posto di questo elenco troviamo la scuola; per tradizione, a scuola, gli insegnanti introducono gli alunni
allo studio di una lingua attraverso la grammatica normativa. Gramsci definisce la grammatica normativa come una
fase esemplare, come la sola degna di diventare, organicamente e totalitarmente, la lingua comune di una nazione,
in lotta e in concorrenza con le altre fasi e tipi o schemi che esistono gi [...].[105]
Le riflessioni gramsciane in materia di grammatica si pongono in netto contrasto con la riforma della scuola
realizzata da Giovanni Gentile nel 1923. La riforma, in linea con l'impianto filosofico idealista gentiliano, prevedeva
che l'apprendimento della lingua nazionale nelle classi elementari si basasse sull'espressione viva o parlata e non

32

Antonio Gramsci

33

sulla grammatica, considerata questa come una disciplina astratta e meccanica. Nell'ottica gramsciana questo metodo
apparentemente liberale racchiude uno spiccato carattere classista, in quanto gli scolari appartenenti alle classi sociali
pi alte sono avvantaggiati dal fatto che apprendono l'italiano in famiglia, mentre gli scolari del basso popolo
possono contare su una comunicazione familiare realizzata esclusivamente in dialetto. In questo senso lo studio della
grammatica si presenta come uno strumento in grado di livellare le differenze sociali degli scolari permettendo a tutti
la conoscenza della lingua nazionale.
Secondo Gramsci la conoscenza della lingua nazionale presso le classi subalterne fondamentale per la loro
organizzazione politica. Un proletariato dialettofono non pu partecipare alla vita politica di una nazione e non pu
sperare di crearsi un ceto intellettuale in grado di competere con i ceti intellettuali tradizionali. I dialetti non devono
sparire, ma restare funzionali a un tipo di comunicazione familiare che non pu garantire, per cause interne al suo
sistema, la comunicazione di contenuti culturali universali, caratteristici della nuova cultura esercitata dal
proletariato[106]

Influenze sul pensiero di Gramsci


Niccol Machiavelli influenz fortemente la teoria dello
Stato di Gramsci.
Karl Marx filosofo, storico, critico dell'economia politica
e fondatore del materialismo storico
Friedrich Engels
Lenin
Antonio Labriola primo notevole teorico marxista
italiano, riteneva che la principale caratteristica del
marxismo fosse quella di aver creato uno stretto nesso fra la
storia e la filosofia
Georges Sorel sindacalista francese e scrittore che ha
respinto il principio dell'inevitabilit del progresso storico.
Vilfredo Pareto economista e sociologo italiano, noto per
la sua teoria sull'interazione fra masse ed lite.
Benedetto Croce liberale italiano, filosofo anti-marxista
e idealista il cui pensiero fu sottoposto da Gramsci a critica
attenta e approfondita.

Pensatori influenzati da Gramsci

Fiabe intrecciate, 2007, Omaggio a Antonio Gramsci, di


Maria Lai, Piazzale del Museo Stazione dell'arte

Zackie Achmat Eqbal Ahmad Jalal Al-e-Ahmad Louis


Althusser Perry Anderson Giulio Angioni Michael Apple Giovanni Arrighi Zygmunt Bauman Homi K.
Bhabha Gordon Brown Judith Butler Alex Callinicos Partha Chatterjee Marilena Chau Noam Chomsky
Hugo Costa Robert W. Cox Alain de Benoist Alberto Mario Cirese Ernesto de Martino Umberto Eco John
Fiske Michel Foucault Paulo Freire Eugenio Garin Eugene D. Genovese Stephen Gill Paul Gottfried Stuart
Hall Michael Hardt Chris Harman David Harvey Hamish Henderson Eric Hobsbawm Samuel P. Huntington
Alfredo Jaar Bob Jessop Ernesto Laclau Subcomandante Marcos Chantal Mouffe Antonio Negri Luigi Nono
Michael Omi Pier Paolo Pasolini Antonio Pigliaru Michelangelo Pira Juan Carlos Portantiero Nicos
Poulantzas Gyan Prakash William I. Robinson Edward Sad Ato Sekyi-Otu Gayatri Chakravorty Spivak
Edward Palmer Thompson Paolo Virno Cornel West Howard Winant Raymond Williams Eric Wolf Howard
Zinn.

Antonio Gramsci

Gramsci nel cinema


Lino del Fra, I Giorni del Carcere, 1977
Gabriele Morleo, Gramsci, film in forma di rosa, 2005

Gramsci nella musica popolare

Gramsci Melodic Band synthpop americana di Pittsburgh


Scritti Politti Band di Alternative rock scozzese
Billy Bragg musicista folk inglese
Rock per Gramsci 2011 [107]
Rosa di Turi - Radiodervish
Claudio Lolli - Quello l

Note
[1] http:/ / storia. camera. it/ deputati/ faccette/ *:*?q=gramsci#nav
[2] International Gramsci Society (http:/ / www. internationalgramscisociety. org/ igsn/ news/ n09_11. shtml)
[3] Genealogia dei Gramsci (http:/ / www. albanianews. it/ wp-content/ uploads/ 2013/ 04/ Genealogia-dei-Gramsci. jpg)
[4] Cos Gramsci ricordava con ironia l'episodio, nella lettera dal carcere alla cognata Tatiana, il 7 settembre 1931, aggiungendo che una zia
sosteneva che ero risuscitato quando lei mi unse i piedini con l'olio di una lampada dedicata a una Madonna e perci, quando mi rifiutavo di
compiere gli atti religiosi, mi rimproverava aspramente, ricordando che alla Madonna dovevo la vita
[5] Noi eravamo tutti molto piccoli. Lei dunque doveva anche accudire alla casa. Trovava il tempo per i lavori di cucito rinunziando al sonno.
Cos ricordava quegli anni la sorella Teresina Gramsci, in G. Fiori, Vita di Antonio Gramsci, p. 18
[6] Lettera a Tatiana Schucht, 3 ottobre 1932: cos Gramsci scriveva per invitare la cognata a non eccedere nelle sue preoccupazioni sulla sua vita
di carcerato. La lettera prosegue infatti: Ho conosciuto quasi sempre solo l'aspetto pi brutale della vita e me la sono sempre cavata, bene o
male
[7] Lettera a Tatiana Schucht, 12 settembre 1932
[8] Numerose sono le richieste di denaro al padre: il 10 febbraio 1910 gli scrive di essere proprio indecente con questa giacca che ha gi due
anni ed spelacchiata e lucida [...] oggi non sono andato a scuola perch mi son dovuto risuolare le scarpe e, il 16 febbraio, che per non
farvi vergognare non sono uscito di casa per dieci giorni interi
[9] Testimonianza in G. Fiori, cit., p.65
[10] Testimonianza della sorella Teresina in G. Fiori, cit., p. 66
[11] G. Fiori, cit., p. 66.
[12] L'articolo riportato in G. Fiori, cit., p. 69.
[13] Riportato in A. Gramsci, Scritti politici, p. 53-55.
[14] [...] io pensavo allora che bisognava lottare per l'indipendenza nazionale della regione: "Al mare i continentali". Poi ho conosciuto la classe
operaia di una citt industriale e ho capito ci che realmente significavano le cose di Marx che avevo letto prima per curiosit intellettuale.
Cfr. A. Gramsci, lettera a Giulia Schucht, 6 marzo 1924, in A. Gramsci, Lettere 1908-1926, 1992, pp. 271-273.
[15] A. Gramsci. Lettere. 1908-1926, p. 55
[16] Progettando, in carcere, uno studio di linguistica comparata, mai realizzato, in una lettera dal carcere del 19 marzo 1927 alla cognata
Tatiana, ricorda come uno dei maggiori "rimorsi" intellettuali della mia vita il dolore profondo che ho procurato al mio buon professor
Bartoli dell'Universit di Torino, il quale era persuaso essere io l'arcangelo destinato a profligare definitivamente i "neogrammatici" della
linguistica. Tuttavia gi nel 2003 l'economista Amartya Sen aveva avanzato l'ipotesi che il passaggio ai giochi linguistici di Ludwig
Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche fosse stato ispirato dai Quaderni dal carcere. Nel suo recente studio Gramsci and Wittgenstein: an
intriguing connection, Franco Lo Pipero ha aggiunto nuovi elementi che dimostrano il collegamento fra Gramsci e Wittgenstein tramite Piero
Sraffa. Infatti il filosofo viennese venne a conoscenza del Quaderno 29 nel 1935, grazie proprio al suo amico Sraffa che aveva conosciuto a
Cambridge nel 1929
[17] Lettera dal carcere del 23 febbraio 1931: in essa Gramsci ricorda ancora un simpatico e patetico episodio. Dopo la rottura avvenuta ala fine
del 1920, a causa di quell'articolo che fece piangere come un bambino e stette chiuso in casa [il Cosmo] per alcuni giorni, essi s'incontrarono
nel 1922 nell'Ambasciata d'Italia a Berlino, dove il professore era segretario: il Cosmo mi si precipit addosso, inondandomi di lacrime e di
barba e dicendo a ogni momento: Tu capisci perch! Tu capisci perch! Era in preda a una commozione che mi sbalord, ma mi fece capire
quanto dolore gli avessi procurato nel 1920 e come egli intendesse l'amicizia per i suoi allievi di scuola
[18] Lettera dal carcere a Tatiana Schucht del 17 agosto 1931
[19] In G. Fiori, cit., p. 103
[20] In G. Fiori, cit., p. 105
[21] In G. Fiori, cit., 108-109

34

Antonio Gramsci
[22] In G. Fiori, cit., 112
[23] In A. Gramsci, Scritti politici, I, p. 56-59
[24] Lettera dal carcere a Tatiana Schucht del 7 settembre 1931
[25] Lettera dal carcere a Tatiana Schucht del 19 marzo 1927
[26] Recensione del 24 marzo 1917
[27] Recensione del 4 aprile 1917
[28] Recensione del 5 ottobre 1917
[29] Il Grido del popolo, 29 aprile 1917, in Scritti politici, cit., p. 109-110
[30] Il Grido del popolo, 28 luglio 1917, in Scritti politici, cit., p. 116
[31] Avanti!, 24 novembre 1917, in Scritti politici, pp. 130-133
[32] Nella lettera dell'8 marzo 1881 Marx scriveva a Vera Zasuli che la tipica propriet comune agricola russa poteva essere salvata dalla
distruzione minacciata dallo sviluppo dei rapporti capitalistici: Per salvare la comune russa, occorre una rivoluzione russa. Se la rivoluzione
scoppier a tempo opportuno, se l'intelligencija concentrer tutte le forze vive del paese nell'assicurare alla comune agricola un libero
spiegamento, allora la comune ben presto evolver come elemento di rigenerazione della societ russa e, insieme, di superiorit sui paesi
ancora asserviti dal regime capitalistico . E anche nella prefazione all'edizione russa del Manifesto del 1882, Marx ed Engels avevano scritto
che l'odierna propriet comune potr servire di partenza per una evoluzione comunista
[33] A. Gramsci, Ordine Nuovo, 14 agosto 1920
[34] A. Gramsci, ibidem
[35] Corriere della Sera, 9 marzo 1920
[36] Archivio Centrale dello Stato, Min. Int., Dir. Gen. PS, 1920, C 2, b 50
[37] Ordine Nuovo, 8 maggio 1920, in Scritti politici, II, pp. 102-108
[38] Concluso l'8 ottobre 1919 con un ordine del giorno che prospettava la conquista violenta del potere e la dittatura del proletariato
[39] Il 30 luglio Lenin, nel suo discorso all'Internazionale Comunista, invitando a espellere dal partito socialista l'ala destra riformista, disse che
all'indirizzo dell'Internazionale Comunista corrisponde l'indirizzo dei militanti dell'Ordine Nuovo e non l'indirizzo dell'attuale maggioranza
dei dirigenti del partito socialista e del loro gruppo parlamentare. Lenin, Opere, XXV, p.355
[40] Ordine Nuovo, 4 dicembre 1920, in Scritti politici, II, p. 172
[41] GRAMSCI La sposa mandata da Lenin (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1999/ febbraio/ 24/
GRAMSCI_sposa_mandata_Lenin_co_0_9902241943. shtml)
[42] Lettera del 30 giugno 1924, in A. Gramsci, Lettere 1908-1926
[43] Lettera dal carcere del 18 aprile 1927
[44] Un profilo di Antonio Gramsci junior (http:/ / channelingstudio. ru/ ?page=persona)
[45] Su alcune note di uno sconosciuto bolscevico Vladimir Diogot - che sosteneva, fra l'altro, di essere a conoscenza di un tentativo di
rovesciamento della monarchia italiana da parte di Nitti in accordo con i socialisti - lo storico Jaroslav Leontiev ha sostenuto nel 1999 che la
conoscenza tra Gramsci e la Schucht sia stata "pilotata" da Lenin in persona: cfr. Link archivio del Corriere (http:/ / archiviostorico. corriere.
it/ 1999/ febbraio/ 24/ GRAMSCI_sposa_mandata_Lenin_co_0_9902241943. shtml)
[46] Lettera di Gramsci a Togliatti del 5 aprile 1924, P. Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel
1923-1924, pp. 272-273
[47] Lettera a Togliatti del 27 marzo 1924, ivi, p. 255
[48] Lettera di Gramsci a Giulia Schucht, 21 luglio 1924
[49] Lettera a Giulia Schucht, 22 giugno 1924
[50] Ordine Nuovo, 1 settembre 1924
[51] Ordine Nuovo, 15 marzo 1924
[52] Anche alle autorit francesi fu nascosto lo svolgimento del Congresso. Sul III Congresso, P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano,
I, capp. 29-30
[53] Antonio Gramsci, La questione meridionale, Editori Riuniti, 2005, p.184
[54] Alcuni temi della quistione meridionale. Stato operaio, gennaio 1930. Citato in Rosario Villari, Il Sud nella Storia d'Italia. Antologia della
Questione meridionale, Roma-Bari, Laterza, 1981, p. 480
[55] La lettera, non datata, si ritiene scritta il 14 ottobre: fu pubblicata per la prima volta in Francia da Tasca nel 1938. Su tutta la questione della
lotta interna nel partito comunista sovietico di questo periodo, P. Spriano, cit., II, capp. 3 e 5
[56] Lettera di Togliatti a Gramsci, 18 ottobre 1926
[57] G. Fiori, cit., cap. 23
[58] In G. Fiori, cit., cap. 24
[59] Lettera a Tatiana Schlucht del 19 marzo 1927
[60] G. Fiori, cit., cap. 26
[61] Pubblicato in Rinascita, 12 dicembre 1964
[62] In Rinascita, cit.
[63] Lettera a Tatiana Schucht, 3 agosto 1931
[64] Lettera a Tatiana Schucht, 29 maggio 1933

35

Antonio Gramsci
[65] Una suora sostenne, senza ricevere credito, che Gramsci si sarebbe convertito al cattolicesimo in punto di morte: Il Vaticano: Gramsci
trov la fede - Corriere della Sera (http:/ / www. corriere. it/ politica/ 08_novembre_25/
gramsci_vaticano_f0d29082-bb07-11dd-9330-00144f02aabc. shtml)
[66] C. Daniele (a cura di), Togliatti editore di Gramsci, Carocci, 2005, pp. 14-29
[67] Quaderni del carcere, Il Risorgimento, p. 70
[68] Antonio Gramsci, Il Risorgimento, Einaudi, Torino, 1949, p. 46.
[69] Quaderni del carcere, cit., p. 81
[70] Quaderni del carcere, cit., pp. 106-107
[71] Quaderni del carcere, Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, p. 7-8
[72] Quaderni del carcere, cit., p. 8
[73] Quaderni del carcere, ed. Gerratana, 89, pp. 2311-2317.
[74] Cirese, 1976, p. 65 e ss.; Baratta, 2007; Giulio Angioni, Gramsci e il folklore come cosa seria, in Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso
nelle culture, Il Maestrale, 2011, pp. 206-221.
[75] Quaderni del carcere, cit., p. 11
[76] Quaderni del carcere, cit., p. 12
[77] Quaderni del carcere, Note sul Machiavelli, pp. 3-4
[78] Quaderni del carcere, cit., p. 7
[79] Quaderni del carcere, cit., pp. 23-24
[80] Quaderni del carcere, Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, p.6
[81] Quaderni del carcere, cit., p.7
[82] Quaderni del carcere, cit., p. 9
[83] Quaderni del carcere, Letteratura e vita nazionale, p. 127
[84] Quaderni del carcere, cit., p. 131
[85] Quaderni del carcere, cit., p. 86 e segg.
[86] Quaderni del carcere, cit., pp. 5-6
[87] Quaderni del carcere, cit., p. 179
[88] Quaderni del carcere, cit., p. 185
[89] Quaderni del carcere, Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, p. 210
[90] Quaderni del carcere, cit., p. 204
[91] Quaderni del carcere, cit., p. 192-193
[92] Quaderni del carcere, cit., p. 125
[93] Quaderno del carcere, cit., p. 132
[94] Quaderni del carcere, cit., pp. 141-142
[95] Quaderni del carcere, cit., p. 142
[96] L. Rosiello, Problemi e orientamenti linguistici negli scritti di Antonio Gramsci, Quaderni dell'Istituto di glottologia di Bologna, 1957, p. 39
[97] A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 355.
[98] A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi,1975, p. 646.
[99] A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 2237.
[100] A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 789.
[101] A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 2188.
[102] G. I. Ascoli, Proemio, AGI, n. I, 1873, p. IX
[103] A. Gramsci, 'Quaderni del carcere', a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 2345.
[104] A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 2345.
[105] A. Gramsci, 'Quaderni del carcere', a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 2343.
[106] L. Rosiello, Lingua nazione egemonia, Rinascita - Il Contemporaneo, 51-2, p. 24
[107] http:/ / rockxgramsci. tazoi. it/

36

Antonio Gramsci

37

Bibliografia
Edizioni degli scritti di Antonio Gramsci
Alcuni temi della quistione meridionale, s.l. 1935 (pubblicato da Editori Riuniti nel 2005 con il titolo La questione
meridionale)
Opere di Antonio Gramsci (12 voll.)
Lettere dal carcere, Einaudi, Torino 1947.
I quaderni dal carcere
Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Einaudi, Torino 1948.
Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, Einaudi, Torino 1948.
Il Risorgimento, Einaudi, Torino 1949.
Note sul Machiavelli sulla politica e sullo stato moderno, Einaudi, Torino 1949.
Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino 1950.
Passato e presente, Einaudi, Torino 1951.
L'Ordine Nuovo. 1919-1920, Einaudi, Torino 1954.
Scritti giovanili. 1914-1918, Einaudi, Torino 1958.
Sotto la mole. 1916-1920, Einaudi, Torino 1960.
Socialismo e fascismo. L'Ordine Nuovo 1921-1922, Einaudi, Torino 1966.
La costruzione del Partito comunista. 1923-1926, Einaudi, Torino 1971.

L'albero del riccio, Milano-sera, Milano 1948.


Americanismo e fordismo, Ed. cooperativa Libro popolare, Milano 1949.
Ultimo discorso alla Camera. 16 maggio 1925, R. Guerrini, Padova 195?
Antologia popolare degli scritti e delle lettere di Antonio Gramsci, Editori Riuniti, Roma 1957.
Il Vaticano e l'Italia, Editori Riuniti, Roma 1961.
Note sulla situazione italiana 1922-1924, Rivista storica del socialismo, Milano 1962.
2000 pagine di Gramsci
Nel tempo della lotta. 1914-1926, Il Saggiatore, Milano 1964.
Lettere edite e inedite. 1912-1937, Il Saggiatore, Milano 1964.

Elementi di politica, Editori Riuniti, Roma 1964.


La formazione dell'uomo. Scritti di pedagogia, Editori Riuniti, Roma 1967.
Scritti politici
La guerra, la rivoluzione russa e i nuovi problemi del socialismo italiano, 1916-1919, Editori Riuniti, Roma
1967.
Il Biennio rosso, la crisi del socialismo e la nascita del Partito comunista, 1919-1921, Editori Riuniti, Roma
1967.
Il nuovo partito della classe operaia e il suo programma. La lotta contro il fascismo, 1921-1926, Editori
Riuniti, Roma 1973.
Scritti 1915-1921, I quaderni de Il corpo, Milano 1968.
Dibattito sui Consigli di fabbrica, La nuova sinistra, Roma 1971.
L'alternativa pedagogica, La nuova Italia, Firenze 1972.
I consigli e la critica operaia alla produzione, Servire il popolo, Milano 1972.
La lotta per l'edificazione del Partito comunista, Servire il popolo, Milano 1972.
Il pensiero di Gramsci, Editori Riuniti, Roma 1972.

Antonio Gramsci
Il pensiero filosofico e storiografico di Antonio Gramsci, Palumbo, Palermo 1972.
Resoconto dei lavori del III congresso del P.C.D'I.. (Lione, 26 gennaio 1926), Cooperativa editrice distributrice
proletaria, Milano 1972.
Scritti sul sindacato, Sapere, Milano 1972.
Sul fascismo, Editori Riuniti, Roma 1973.
Quaderni del carcere
Quaderni 1-5. (1929-1932), Einaudi, Torino 1975.
Quaderni 6-11. (1930-1933), Einaudi, Torino 1975.
Quaderni 12-29. (1932-1935), Einaudi, Torino 1975.
Apparato critico, Einaudi, Torino 1975.
La rivoluzione italiana, Newton Compton, Roma 1976.
Arte e folclore, Newton Compton, Roma 1976.
Scritti 1915-1921. Inediti dal Grido del popolo e dall'Avanti. Con una antologia dal Grido del Popolo, Moizzi,
Milano 1976.
Ricordi politici e civili, Pavia 1977.
Scritti nella lotta. Dai consigli di fabbrica, alla fondazione del partito, al Congresso di Lione, Edizioni Gramsci,
Livorno 1977.
Scritti sul sindacato, Nuove edizioni operaie, Roma 1977.
A Delio e Giuliano, N. Milano, Milano 1978.
I consigli di fabbrica, Amici della casa Gramsci di Ghilarza, Centro milanese, Milano 1978.
Favole di libert, Vallecchi, Firenze 1980.
Scritti 1913-1926
Cronache torinesi. 1913-1917, Einaudi, Torino 1980.
La citt futura. 1917-1918, Einaudi, Torino 1982.
Il nostro Marx. 1918-1919, Einaudi, Torino 1984.
L'Ordine nuovo, 1919-1920, Einaudi, Torino 1987.

Nuove lettere di Antonio Gramsci. Con altre lettere di Piero Sraffa, Editori Riuniti, Roma 1986.
Forse rimarrai lontana.... Lettere a Iulca, 1922-1937, Editori Riuniti, Roma 1987.
Gramsci al confino di Ustica. Nelle lettere di Gramsci, di Berti e di Bordiga, Editori Riuniti, Roma 1987.
Le sue idee nel nostro tempo, Editrice l'Unita, Milano 1987.
Il rivoluzionario qualificato. Scritti 1916-1925, Delotti, Roma 1988.
Il giornalismo, Editori Riuniti, Roma 1991.
Lettere, 1908-1926, Einaudi, Torino 1992.
Per una preparazione ideologica di massa: introduzione al primo corso della scuola interna di partito,
aprile-maggio 1925, Laboratorio politico, Napoli 1994.
Scritti di economia politica, Bollati Boringhieri, Torino 1994.
Vita attraverso le lettere, 1908-1937, Einaudi, Torino 1994.
Disgregazione sociale e rivoluzione. Scritti sul Mezzogiorno, Liguori, Napoli 1996.
Piove, Governo ladro. Satire e polemiche sul costume degli italiani, Editori Riuniti, Roma 1996.
Contro la legge sulle associazioni segrete, Manifestolibri, Roma 1997.
Lettere, 1926-1935, Einaudi, Torino 1997.
Le opere, Editori Riuniti, Roma 1997.
Critica letteraria e linguistica, Lithos, Roma 1998.

Il lettore in catene. La critica letteraria nei Quaderni, Carocci, Roma 2004.


La nostra citt futura. Scritti torinesi, 1911-1922, Carocci, Roma 2004.

38

Antonio Gramsci
Pensare l'Italia, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2004.
Scritti sulla Sardegna. La memoria familiare, l'analisi della questione sarda, Ilisso, Nuoro 2008.
Scritti rivoluzionari. Dal biennio rosso al Congresso di Lione (1919-1926), a cura di Orlando Micucci,
Gwynplaine, Camerano 2008.
Quaderni del carcere. Edizione anastatica dei manoscritti, 18 voll., Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana-Cagliari, L'Unione Sarda, 2009.
Epistolario 1906-1922, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 2009.

Opere su Antonio Gramsci


AA.VV. (a cura di Guido Liguori e Pasquale Voza), Dizionario Gramsciano 1926-1937, Roma, Carocci, 2009
ISBN 978-88-430-5143-4
Perry Anderson, Ambiguit di Gramsci, Bari, Laterza, 1978
Giulio Angioni, Gramsci e il folklore come cosa seria, in Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture,
Il Maestrale, 2011 ISBN 978-88-6429-020-1
Nicola Auciello, Socialismo ed egemonia in Gramsci e Togliatti, Bari, De Donato, 1974
Nicola Badaloni et al., Attualit di Gramsci, Milano, Il Saggiatore, 1977
Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto. Dialoghi col presente, Roma, Carocci, 2008, ISBN
88-430-4384-6
Norberto Bobbio, Saggi su Gramsci, Milano, Feltrinelli, 1990, ISBN 978-88-07-10135-9
Guido Davico Bonino, Gramsci e il teatro, Torino, Einaudi, 1972
Antonio Carrannante, Sull'uso di 'galantuomo' in Gramsci, in "Studi novecenteschi", 2013, 1, pp.205218.
Antonio Carrannante, Antonio Gramsci e i problemi della lingua italiana, in "Belfagor", 30 settembre 1973,
pp.544556
Iain Chambers, Esercizi di potere. Gramsci, Said e il postcoloniale, Roma, Meltemi editore, 2006, ISBN
88-8353-470-0
Alberto Mario Cirese, Intellettuali, folklore, istinto di classe, Torino, Einaudi, 1976
Biagio De Giovanni et al., Egemonia Stato partito in Gramsci, Roma, Editori Riuniti, 1977
Ferdinando Dubla, Massimo Giusto (a cura), Il Gramsci di Turi -- Testimonianze dal carcere, Chimienti editore,
2008, ISBN 978-88-6115-010-2
Michele Filippini, Gramsci globale. Guida pratica agli usi di Gramsci nel mondo, Bologna, Odoya, 2011 ISBN
978-88-6288-085-5
Giuseppe Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Roma-Bari, Laterza, 1989, ISBN 88-87825-59-9
Giuseppe Fiori, Gramsci Togliatti Stalin, Roma-Bari, Laterza, 1991, ISBN 88-420-3713-3
Eugenio Garin, Con Gramsci, Roma, Editori Riuniti, 1997, ISBN 88-359-4337-X
Valentino Gerratana, Gramsci. Problemi di metodo, Roma, Editori Riuniti, 1997, ISBN 88-359-4189-X
Luciano Gruppi, Il concetto di egemonia in Gramsci, Roma, Editori Riuniti, 1972
Eric Hobsbawm, Gramsci in Europa e in America, Roma-Bari, Laterza, 1995, ISBN 88-420-4585-3
Domenico Losurdo, Antonio Gramsci. Dal liberalismo al comunismo critico, Roma, Gamberetti editrice, 1997,
ISBN 978-88-7990-023-2
Mario Alighiero Manacorda, Il principio educativo in Gramsci. Americanismo e conformismo, Roma, Editori
Riuniti, 1970
Michele Martelli, Gramsci filosofo della politica, Milano, Unicopli, 1996, ISBN 88-400-0418-1
Rodolfo Mondolfo, Da Ardig a Gramsci, Milano, Nuova Accademia, 1962
Raul Mordenti, Gramsci e la rivoluzione necessaria, Roma, Editori Riuniti University Press, 2011 ISBN
978-88-6473-052-3
Leonardo Paggi, Antonio Gramsci e il moderno principe, Roma, Editori Riuniti, 1970
Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci, Milano, Garzanti, 1957

39

Antonio Gramsci
Gerardo Pastore, Antonio Gramsci. Questione sociale e questione sociologica, Livorno, Belforte, 2011 ISBN
978-88-7467-059-8
Hugues Portelli, Gramsci e il blocco storico, Bari, Laterza, 1976
Angelo Rossi, Giuseppe Vacca, Gramsci tra Mussolini e Stalin, Roma, Fazi editore, 2007, ISBN
978-88-8112-822-8
Angelo Rossi, Gramsci da eretico a icona. Storia di un "cazzotto nell'occhio", Napoli, Guida editore, 2010
Battista Santhi, Con Gramsci all'Ordine Nuovo, Roma, Editori Riuniti, 1956
Antonio Santucci, Antonio Gramsci. 1891-1937, Palermo, Sellerio, 2005, ISBN 88-389-2062-1
Paolo Spriano, Gramsci e Gobetti. Introduzione alla vita e alle opere, Torino, Einaudi, 1977, ISBN
88-06-46243-1
Paolo Spriano, Gramsci in carcere e il partito, Roma, Editori Riuniti, 1977
Elettra Stamboulis, Gianluca Costantini, Cena con Gramsci (http://www.gianlucacostantini.com/
gramsci-una-biografia-a-fumetti/), Padova, BeccoGiallo, 2012
Giuseppe Tamburrano, Gramsci: la vita, il pensiero e l'azione, Bari-Perugia, Lacaita, 1963
Palmiro Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924, Roma,
Editori Riuniti, 1974
Palmiro Togliatti, Scritti su Gramsci, Roma, Editori Riuniti, 2001, ISBN 88-359-5018-X
Giuseppe Vacca, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti, 1991

Voci correlate

Comunismo
Benedetto Croce
Francesco De Sanctis
Egemonia culturale
Friedrich Engels
Antonio Labriola
Lenin
Karl Marx
Marxismo
Partito comunista italiano
Quaderni del carcere
Risorgimento
Tesi di Lione
Palmiro Togliatti
Unione Sovietica
L'Unit (quotidiano)

40

Antonio Gramsci

41

Altri progetti

Wikiquote contiene citazioni di o su Antonio Gramsci


Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri
file su Antonio Gramsci (http://commons.wikimedia.org/wiki/Antonio_Gramsci?uselang=it)

Collegamenti esterni
www.gramsci2007.it (http://www.gramsci2007.it/)
Antonio Gramsci: un intellettuale fra due totalitarismi (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/
antonio-gramsci/698/default.aspx)
www.antoniogramsci.com (http://www.antoniogramsci.com/)
International Gramsci Society (http://www.italnet.nd.edu/gramsci/)
Fondazione Istituto Gramsci (http://www.fondazionegramsci.org/)
www.antoniogramsci.org (http://www.antoniogramsci.org/)
www.antoniogramsci.net (http://www.antoniogramsci.net/)
Opere di Gramsci (http://www.marxists.org/italiano/gramsci/index.htm)
Sito del museo/centro di documentazione di Ghilarza (http://www.casagramscighilarza.org/)
O. Damen, Gramsci tra marxismo e idealismo (http://www.istitutoonoratodamen.it/joomla/
onorato-damen-scritti/raccoltascritti/56-gramsci-tra-marxismo)
L. Canfora, La lezione di libert di Antonio Gramsci (http://www.letteratura.rai.it/articoli/
luciano-canfora-la-lezione-di-libert-di-antonio-gramsci/16125/default.aspx)
"I Quaderni del carcere" con link intertestuali ai nomi, agli eventi, ai movimenti culturali e politici e note di
lettura (http://www.nilalienum.com/Mappa/Gramsci.html) a cura di Luigi Anepeta
M. Vincenzi, Gramsci a New York (http://www.repubblica.it/esteri/2013/07/01/news/
gramsci_park_new_york-62167034/?ref=HREC2-13)
Predecessore

Segretario del PCD'I

Successore

Palmiro Togliatti & Angelo Tasca

1924 - 1926

Camilla Ravera

Controllo di autorit VIAF: 44299576 (http:/ / viaf. org/ viaf/ 44299576) LCCN: n/78/95485 (http:/ / id. loc. gov/
authorities/names/n/78/95485) SBN: IT\ICCU\CFIV\008358 (http://id.sbn.it/af/IT\ICCU\CFIV\008358)
Portale Biografie

Portale Comunismo

Portale Filosofia

Portale Giornalismo

Portale Letteratura

Portale Politica

Fonti e autori delle voci

Fonti e autori delle voci


Antonio Gramsci Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=65764639 Autori: .anaconda, .jhc., .snoopy., AKappa, ANGELUS, Airon90, AlMicero, Alberto da Calvairate,
Alessandrovittorio 19971962, Alex1011, Alexander VIII, Alfio, Alleborgo, Alpalazzi, AltraStoria, Andie, Andre86, Andreprato, Anfiosso, Antenor81, Ary29, Assianir, Asunchi, Atti, AttoRenato,
Avemundi, Barbuto, Bartleby08, Beard, Beechs, Biason, Blues 1911, Bonza, Bort 83, Bramfab, Bronzino, Brunocip, Buggia, Buonomojus, CUSENZA Mario, Calgaco, Carlo.Ierna, Carlomorino,
Castagna, Caulfield, Cavanna, Cialz, Conocybe, Cruccone, Dans, Dante cruciani, Davide, Davide Oliva, Delfort, Demart81, Discanto, Dome, Dommac, DonPaolo, Elcaracol, Er Cicero,
Esculapio, Etrusko25, Eumolpo, F.chiodo, Fantasma, Feibs, Felisopus, Felyx, Ferdinand.bardamu, Ferdinando Dubla, Ferran, Fert, Fidech, Filippo2192, Fioravante Patrone, Fpittui,
Francescocap96, Francomemoria, G.dallorto, Gacio, Gaucho, Gaux, Gdmercury, Generale Lee, Gepgenius, Gfagone, Gian-, Gian-Maria, Gierre, Ginosal, Giuseppe 90, Guidomac, Gusme, Gvf,
Gvnn, Hamletnico, Harlock81, Hashar, Heartpox, Helios, Hellis, Henrykus, Ignisdelavega, Il signore degli di, Ilaria578, Illadrodiciliegie, Inciampandosulleacque, Irvi Hyka, Ivopedico,
Jivemind, Johnlong, Kaboot, Kal-El, Klaudio, Kris Kelvin, L'Essere corretto dal Forse, L'osservatore, L736E, Lafit86, Larry Yuma, Larth Rasnal, Laurusnobilis, Lavorarestanca2013, Leftsize,
Ligabo, Lineadombra, Lontanodaltuosole, Luca Losito, Lucio Di Madaura, Lucio silla, Lucretius, Luigi.Vampa, LukeWiller, Lukius, Lupo rosso, M7, MaEr, Madip86, Mahmud, Malemar,
MapiVanPelt, Marcel Bergeret, Marcol-it, Margherita, Mariano2011, Marius, Marko86, Markos90, Matafione, Matborda, Matthias86, Mau db, Mau986, Miabai, Miguel Chong, MikhailViesel,
Mirko Tavosanis, Moloch981, Monte Cogoccia, Moroboshi, Mr buick, Murray, Nase, Nemo bis, NewLibertine, Nichilista, Nickel Chromo, Nicoli, No2, Number55, Nureyev, PabloneRuta,
Pacopax, Pakdooik, Panairjdde, Pandafilando, Paola Severi Michelangeli, Pap3rinik, Paul Langley, PersOnLine, Phantomas, Piero Montesacro, Poxx, Pracchia-78, Prodebugger, Psicom,
Pussyriot666, Quarentayuno, Ramatteo, RamblerBiondo, RanZag, Razzairpina, Rdocb, Retaggio, Ripepette, Rocco1970, Rojelio, Rollopack, Rorschachwatchesyou, Salvatore Talia,
SalvatoreSperanza, Sannita, Sbehare, Sbiecamente, Senet, Senofonte, Sergio Cannata, Sergio.ballestrero, Shivanarayana, Simo dipa, Simo1987, Simone, Snowdog, Spinoziano, Squittinatore,
StefanoRR, Superchilum, THeK3nger, Talmid3, Tantam, Taueres, Teletrasporto, Tenebroso, Ticket 2010081310004741, Tigrenas, Tim2007viatge, Tommasovalentini, Tompint, Tooby,
Topowiki, Torsolo, Twice25, Ulivimario2oliovrgine, Unideanet, Urraco, Utente 7, Vale maio, Veve.98, Vinnie84, Vituzzu, Vmoscarda, Werther W, WinstonSmith, Wla, Xavier121, Ylebru,
Yone Fernandes, ^musaz, 338 Modifiche anonime

Fonti, licenze e autori delle immagini


File:Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1890).svg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Lesser_coat_of_arms_of_the_Kingdom_of_Italy_(1890).svg Licenza: Public
Domain Autori: F l a n k e r
File:Gramsci.png Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Gramsci.png Licenza: Public Domain Autori: ANGELUS, Arianna, G.dallorto, Japs 88, Masae, R-41, Rhadamante, 2
Modifiche anonime
File:Gramsci 15 anni.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Gramsci_15_anni.jpg Licenza: Public Domain Autori: Werther W
File:Loggiato.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Loggiato.jpg Licenza: GNU Free Documentation License Autori: Unitomaster
File:Angelo Tasca.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Angelo_Tasca.jpg Licenza: Public Domain Autori: Gianmaria.8, Pakdooik
File:Luigi Pirandello2.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Luigi_Pirandello2.jpg Licenza: Public Domain Autori: Blackcat, Giac83
File:Lenin CL.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Lenin_CL.jpg Licenza: Public Domain Autori: Photograph by Soyuzfoto
Immagine:Exquisite-kfind.png Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Exquisite-kfind.png Licenza: GNU General Public License Autori: Guppetto
File:L'Ordine Nuovo.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:L'Ordine_Nuovo.jpg Licenza: Public Domain Autori: .anaconda, Dega180, Giac83, Sannita, Twice25
File:L'Ordine Nuovo 1920.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:L'Ordine_Nuovo_1920.jpg Licenza: Public Domain Autori: Antonio Gramsci (1891-1937)
File:Giolitti1.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Giolitti1.jpg Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 2.5 Autori: Giac83, Pietro Giannini, Sannita, Senpai, 1
Modifiche anonime
File:21congresso.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:21congresso.jpg Licenza: Public Domain Autori: Archeologo, Ilaria578
File:Julka Schucht Delio Giuliano Gramsci.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Julka_Schucht_Delio_Giuliano_Gramsci.jpg Licenza: Public Domain Autori: Arianna,
FSII
File:Matteotti.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Matteotti.jpg Licenza: Public Domain Autori: Gianmaria.8, Laurentius, Sannita, Snowdog, Xylon
File:Ben. Mussolini.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Ben._Mussolini.jpg Licenza: Public Domain Autori: Werther W
File:Giustino Fortunato.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Giustino_Fortunato.jpg Licenza: Public Domain Autori: Werther W
File:Il giovane Togliatti.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Il_giovane_Togliatti.jpg Licenza: Public Domain Autori: Gianmaria.8, Werther W
File:Cella di Gramsci a Turi.JPG Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Cella_di_Gramsci_a_Turi.JPG Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0,2.5,2.0,1.0
Autori: Ferdinando Dubla
File:Antonio Gramsci Grave in Rome01.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Antonio_Gramsci_Grave_in_Rome01.jpg Licenza: GNU Free Documentation License
Autori: Piero Montesacro
File:Tatiana Schucht.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Tatiana_Schucht.jpg Licenza: Public Domain Autori: Arianna, FSII
File:Camillo Benso conte di Cavour.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Camillo_Benso_conte_di_Cavour.jpg Licenza: Public Domain Autori: Original uploader was
Pilgab at hu.wikipedia
File:Gustave Courbet 040.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Gustave_Courbet_040.jpg Licenza: Public Domain Autori: AndreasPraefcke, EDUCA33E, Emijrp,
G.dallorto, Infrogmation, Rsberzerker, Skipjack, Wst, Zolo
File:Karl Marx.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Karl_Marx.jpg Licenza: Public Domain Autori: John Mayall
File:Santi di Tito - Niccolo Machiavelli's portrait headcrop.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Santi_di_Tito_-_Niccolo_Machiavelli's_portrait_headcrop.jpg Licenza:
Public Domain Autori: APTEM, Bjankuloski06en, Blurpeace, Bukk, G.dallorto, GeorgHH, Husky, Interpretix, Leyo, Oxam Hartog, Sailko, 6 Modifiche anonime
File:Francesco Hayez 040.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Francesco_Hayez_040.jpg Licenza: Public Domain Autori: Civvi, Denniss, Ecummenic, Emijrp, G.dallorto,
Goldfritha, Luigi Chiesa, Mattes, Thuresson, VladiMens, Zolo
File:Francesco De Sanctis ritratto.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Francesco_De_Sanctis_ritratto.jpg Licenza: sconosciuto Autori: Original uploader was Margherita
at it.wikipedia Later version(s) were uploaded by Tobia Gorrio at it.wikipedia.
File:Benedetto Croce.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Benedetto_Croce.jpg Licenza: Public Domain Autori: Werther W
File:Nikolai Bujarin.jpeg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Nikolai_Bujarin.jpeg Licenza: Public Domain Autori: Alex Bakharev, Andros64, ArtMechanic, Daniel Crdoba
Bahle, Polarlys, Svencb, Umherirrender
File:Engels.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Engels.jpg Licenza: Public Domain Autori: Alonr, Breeze, Bubuka, Lhademmor, Niki K, Ratatosk, Shizhao
File:Fiabe Intrecciate..JPG Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Fiabe_Intrecciate..JPG Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0 Autori: Damiano Rossi
File:Wikiquote-logo.svg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Wikiquote-logo.svg Licenza: Public Domain Autori: -xfi-, Dbc334, Doodledoo, Elian, Guillom, Jeffq, Krinkle,
Maderibeyza, Majorly, Nishkid64, RedCoat, Rei-artur, Rocket000, 11 Modifiche anonime
File:Commons-logo.svg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Commons-logo.svg Licenza: Public Domain Autori: SVG version was created by User:Grunt and cleaned up by
3247, based on the earlier PNG version, created by Reidab.
Immagine:Hammer and sickle.svg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Hammer_and_sickle.svg Licenza: Public Domain Autori: Arctic Kangaroo, Cycn, F l a n k e r,
G.dallorto, Herbythyme, Jonkerz, Koba-chan, MaggotMaster, Mike.lifeguard, Penubag, Pfctdayelise, Pianist, Pikolas, R-41, Raymond1922A, Ricordisamoa, Scriber en, Solbris, Tm,
XXPowerMexicoXx, Zscout370, , , 21 Modifiche anonime
File:Crystal Clear app Login Manager.png Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Crystal_Clear_app_Login_Manager.png Licenza: GNU Free Documentation License Autori:
Abu badali, Bouncey2k, Cathy Richards, CyberSkull, It Is Me Here, Mike.lifeguard, Mmxx, Steinsplitter
File:Stub_comunismo.png Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Stub_comunismo.png Licenza: Public domain Autori: Andie, Skyluke

42

Fonti, licenze e autori delle immagini


File:Owl of Minerva.jpg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Owl_of_Minerva.jpg Licenza: GNU Free Documentation License Autori: --SGOvD webmaster (talk) 19:11, 24
July 2006 (UTC)
File:Nuvola_apps_knewsticker.png Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Nuvola_apps_knewsticker.png Licenza: GNU Lesser General Public License Autori: AVRS, Alno,
Alphax, F l a n k e r, J o, Liftarn, Luinfana, PFHLai, Pseudomoi, Shizhao, Tkgd2007, 1 Modifiche anonime
File:Nuvola apps bookcase.svg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Nuvola_apps_bookcase.svg Licenza: GNU Lesser General Public License Autori: Peter Kemp
File:Crystal personal.svg Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Crystal_personal.svg Licenza: GNU Lesser General Public License Autori: Everaldo Coelho; see upload log

Licenza
Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0
//creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/

43

Potrebbero piacerti anche