Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La Costituzione repubblicana 6
La Corte Costituzionale 13
Il “miracolo economico”
17
Le trasformazioni sociali 18
Il centro-sinistra 19
Il petrolio 24
Certo, il mondo attuale è anche il prodotto di processi cominciati molto prima della guerra
tecniche, nel costume, ecc); tuttavia, pochi avvenimenti come la seconda guerra mondiale
hanno avuto conseguenze così vaste e profonde sugli assetti internazionali, sulla vita dei
La seconda guerra mondiale sancì, oltre che la liquidazione del nazifascismo, la crisi
dando vita così ad un nuovo equilibrio internazionale bipolare. A farsi promotori e garanti
del progetto di un nuovo sistema mondiale furono soprattutto gli Stati Uniti. Come già nel
primo dopoguerra, e in misura maggiore di allora, gli USA diventarono per l’Europa
Le Nazioni Unite
(ONU) creata nella conferenza di San Francisco (aprile-giugno 1945) al posto della
vecchia e screditata Società delle Nazioni, con l’obiettivo di “salvare le generazioni future
progresso economico e sociale di tutti i popoli”. Lo Statuto dell’ONU reca l’impronta di due
diverse concezioni: da un lato, quella dell’ utopia democratica wilsoniana di cui era ancora
imbevuta una parte dell’opinione pubblica americana, dall’ altro quella, più propriamente
roosveltiana, della necessità di una sorta di direttorio delle grandi potenze come efficace
l’Assemblea Generale, costituita da tutti gli Stati membri. Si riunisce una volta all’anno
potenze vincitrici, USA, URSS, Francia, Gran Bretagna, Cina) e da altri dieci membri
mediante l’esercizio del diritto di veto: un meccanismo che fu introdotto soprattutto per
volontà dell’ URSS, diffidente nei confronti di un’ organizzazione in cui avrebbe potuto
la Corte Internazionale di Giustizia , con sede all’Aja, che giudica sulle controversie
insorte tra gli Stati membri, pronunciando sentenze che obbligano gli Stati ad eseguirle.
Il ruolo dell’ONU, anche se è stato in alcuni casi decisivo per evitare o far cessare conflitti,
incontra notevoli difficoltà quando deve far ricorso alla forza per ottenere il rispetto delle
sue decisioni. Infatti, pur essendo prevista dallo Statuto la possibilità di impiegare
contingenti militari (i cosiddetti caschi blu), di fatto, raramente si è fatto ricorso ad essi, per
via del veto esercitato dai cinque membri permanenti al Consiglio di sicurezza o per
difficoltà finanziarie. I caschi blu sono stati quasi sempre impiegati come osservatori nel
caso di armistizi o per svolgere compiti umanitari; solo di recente l’impiego di contingenti
armati dell’ONU è divenuto più frequente a causa dell’insorgere di crisi in varie parti del
Dopo aver mobilitato popolazioni e apparati produttivi in uno sforzo senza precedenti, la
economica.
A questi obiettivi corrispose l’ imponente flusso di aiuti americani, erogati in due fasi: una
prima, fra il ’45 e il ’46, di cui beneficiò in parte anche l’ URSS, e una seconda, più ampia,
che iniziò nel ’47-’48 e prese il nome di European Recovery Program (ERP) o, più
comunemente, Piano Marshall, dal nome del segretario di stato americano che ne
assunse l’iniziativa. Fra il 1948 e il 1952, il Piano Marshall riversò sulle economie europee
ben tredici miliardi di dollari fra prestiti a fondo perduto, macchinari e derrate agricole;
l’effetto fu, non solo, di permettere la ricostruzione,ma anche di avviare un forte rilancio
delle economie. Agli aiuti si accompagnarono alcuni vincoli: l’obbligo di acquistare una
certa quota di forniture industriali americane, i controlli sull’impiego dei fondi e sui piani
economici adottati dai singoli Paesi, le intese per tutelare l’industria statunitense dalla
completamente disinteressata, i vincoli posti agli aiuti non impedirono, comunque, alla
ricostruita industria europea di entrare poi in vivace competizione con quella americana.
anch’essa effettuatasi sotto l’impulso e la guida degli Stati Uniti. Con gli accordi di Bretton
Woods del luglio 1944 fu creato il Fondo Monetario Internazionale, con lo scopo di
costituire un adeguato ammontare di riserve valutarie mondiali a cui ogni Stato membro
può attingere in caso di difficoltà della propria bilancia dei pagamenti (cioè,nel pagamento
dei debiti di qualunque natura contratti con un altro Stato) e di assicurare la parità dei
cambi monetari ancorandoli, non soltanto all’oro, ma anche al dollaro (di cui gli Stati Uniti
della moneta americana come valuta internazionale per gli scambi e come valuta di riserva
per le banche centrali di tutto il mondo: un ruolo detenuto prima, in scala più ridotta, dalla
sterlina britannica.
abbassamento dei dazi doganali. L’insieme di queste riforme, e più ancora il ruolo del
dollaro,misero nelle mani degli USA leve formidabili per stimolare la rinascita delle
Verso la Repubblica
trovarono un accordo sul nome di Ferruccio Parri, che godeva di un notevole prestigio
personale essendo stato uno dei capi militari della Resistenza. Formato un ministero con
tutti i partiti del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), Parri cercò di promuovere un
processo di normalizzazione del Paese ancora sconvolto dagli strascichi della guerra e
mise all’ordine del giorno lo spinoso problema dell’epurazione. Annunciò, inoltre, una serie
di provvedimenti volti a colpire con forti tasse le grandi imprese e a favorire la ripresa delle
piccole e medie aziende; ma in questo modo suscitò l’opposizione delle forze moderate
presieduto da Alcide De Gasperi. La sua nascita è stata spesso considerata come l’inizio
di un predominio che sarebbe durato per tutto il corso della prima Repubblica ed è stata
sarebbero stati decisi dal Governo, nell’ambito di una divisione di poteri che gli sembrava
una garanzia contro pericoli di autoritarismo. La paura di un indebolimento del suo partito
gli faceva porre la richiesta che ad essa non fosse demandata nemmeno la decisione sul
avanzata dalla destra per ragioni diverse: i monarchici ritenevano che il referendum
avrebbe portato a una drammatizzazione della situazione e ad una più forte spaccatura
nel Paese, di cui avrebbero potuto giovarsi le destre spostando verso la monarchia i voti
del fronte moderato. De Gasperi guardava con preoccupazione al voto moderato, temendo
che una chiara presa di posizione della DC sulla questione istituzionale potesse farle
perdere l’appoggio dei monarchici; nel partito, infatti, la corrente repubblicana, le cui
ragioni erano espresse soprattutto da Dossetti, era nettamente prevalente. Nel congresso,
sociale verso le forze moderate e conservatrici, nonché verso i cattolici e la Chiesa. Nel
Costituente ben 207 seggi andarono alla DC. Il periodo dell’esarchia del CLN era finito e
aveva inizio quello dei partiti di massa. I risultati del referendum misero in evidenza
l’esistenza di due Italie: la monarchia ebbe poco più del 35%dei voti al Centro e al Nord
ma oltre il 60% nell’Italia meridionale e insulare. La DC fu il partito che ottenne il voto più
alleanza tra una parte del Nord e una parte sempre più consistente del Sud, che avrebbe
conseguenza politico, più nelle regioni meridionali che in quelle settentrionali e centrali. I
risultati delle elezioni del 2 giugno delusero le sinistre che, rispetto alle aspettative,
subirono una sconfitta: alla prova del voto la DC risultava di gran lunga il più forte partito
italiano. Per i comunisti la delusione era resa più grande dal fatto che i socialisti li
precedevano nei maggiori centri operai, come Milano e Torino, dove erano preceduti
indebolire l’ipotesi di fondo su cui era basata la strategia di Togliatti e di Nenni: quella di
un’alleanza fra i tre grandi partiti popolari. Questa alleanza si basava, infatti, sul
faceva confluire il suo voto nella DC, che veniva quindi a rappresentare una forza
dovette risolvere fu quello del rapporto tra attività costituente e attività legislativa ordinaria;
sua sovranità: il Governo fu invitato ad inviarle con la massima urgenza tutti i disegni di
legge che quattro commissioni avrebbero esaminato decidendo quali, per la loro
importanza, dovevano essere sottoposti alla deliberazione della Costituente. D’altra parte,
dopo il successo elettorale, i timori che un’Assemblea troppo spostata a sinistra avesse la
La Costituzione Repubblicana
L’Assemblea Costituente incaricata di dare all’ Italia una nuova legge fondamentale, dopo
lo Statuto Albertino di cento anni prima, cominciò i suoi lavori il 24 giugno 1946 e li
costituzionale che entrò in vigore il 1 gennaio 1948. Dalla forma di Governo monarchico-
parlamentare, col Governo responsabile di fronte alle due Camere (la Camera dei Deputati
ed il Senato della Repubblica), titolari del potere legislativo, entrambe elette a suffragio
universale e incaricate anche di scegliere, in seduta congiunta, un Capo dello Stato con
ispirata ai principi dello stato di diritto per cui Stato e cittadini si trovano nella medesima
posizione di fronte alla legge. La novità fondamentale, rispetto allo Statuto Albertino, è
rappresentata dal riconoscimento in favore dei cittadini di diritti soggettivi pubblici, cioè, dal
potere di pretendere dallo Stato e da altri Enti pubblici, particolari comportamenti. Tutta la
governo. Ciò si realizza particolarmente nel titolo che disciplina i rapporti politici. Un’altra
novità di rilievo è rappresentata dal fatto che un apposito titolo della Costituzione è
dedicato ai rapporti economici, cioè alla tutela del lavoro in tutte le sue forme, alla
e del risparmio. La Costituzione, essendo rigida, non può essere modificata da una
esame da parte di entrambi i rami del Parlamento. La necessità dell’ adozione di una
Costituzione rigida fu determinata, oltre che dall’ affermarsi dello stato di diritto, dall’
esperienza del ventennio fascista, al fine di evitare drammatici stravolgimenti nella vita
democratica.
contestato in seguito, fra le diverse forze politiche che avevano contribuito a realizzarla,
nonostante l’ asprezza dei contrasti che si aprirono su singole questioni. Lo scontro più
(l’articolo 7) in cui si stabiliva che i rapporti fra Stato e Chiesa erano regolati dal
Concordato (conosciuto come Patti Lateranensi) stipulato nel 1929 fra la Santa Sede e il
momento, con una decisione che suscitò non poco scalpore, Togliatti annunciò il voto
favorevole del PCI, motivando la sua scelta con la volontà di rispettare il sentimento
religioso della popolazione italiana e di non creare fratture in seno alle masse. L’art.7 fu
così approvato, nonostante l’opposizione dei socialisti e degli altri partiti laici. Era inoltre
previsto che una Corte Costituzionale vigilasse sulla conformità delle leggi alla
che la vecchia struttura centralistica dello Stato fosse spezzata creando il nuovo istituto
Le norme relative alla Corte Costituzionale, al referendum e alle Regioni erano però
destinate a restare inattuate per molti anni, anche perché, la Costituente, non essendo
investita dei poteri legislativi ordinari, non ebbe la possibilità di tradurre immediatamente
collaborazione tra le forze antifasciste. Dall’inizio del ’48 i partiti si impegnarono in un’
accanita gara per conquistarsi i favori dell’elettorato, in vista delle elezioni politiche
convocate per il 18 aprile che avrebbero dato alla Repubblica il suo primo Parlamento.
comuni col PCI sotto l’insegna del Fronte Popolare. Gli elettori si trovarono così di fronte
ad un’ alternativa secca: la scelta sembrò dovesse essere per gli Stati Uniti o l’Unione
Sovietica, per la Chiesa o per il bolscevismo ateo. Si discusse, tanto di modelli di vita,
quanto dell’ aiuto che gli Stati Uniti potevano dare all’ Italia espresso nei suoi termini più
elementari: pane, carbone, medicine. L’ immagine più diffusa dell’ America fu quella delle
“navi cariche di roba da mangiare”, immagine che esprimeva le condizioni di miseria in cui
una sospensione degli aiuti del Piano Marshall in caso di vittoria delle sinistre. IL partito di
De Gasperi potè giovarsi inoltre dell’ aiuto della Chiesa, che si impegnò in una massiccia
grossolana ma indubbiamente efficace: l’ aver dato alle elezioni del 18 aprile i caratteri di
fu la sconfitta dei due partiti operai, il cui peso ricadeva per intero sul PSI che vedeva più
non solo scelsero il partito che avrebbe governato il Paese negli anni a venire, ma si
Tre mesi dopo, un episodio drammatico rischiò di far precipitare il Paese nella guerra
civile: il 14 luglio, uno studente di destra sparò al segretario comunista Togliatti ferendolo
gravemente; alla notizia dell’attentato, in tutte le principali città, operai e militanti comunisti
scesero in piazza scontrandosi con le forze dell’ ordine. La CGIL proclamò lo sciopero
generale che fornì, però, alla sua componente cattolica l’ occasione per staccarsi dal
Svaniva così l’ ultimo residuo di unità antifascista e la divisione del Paese in due
dei seggi alla Camera, continuò a puntare sull’ alleanza coi partiti laici minori. La DC
appoggiò la candidatura alla presidenza della Repubblica del liberale Luigi Einaudi (eletto
rappresentanti del PLI, PRI e PsdI: fu questa la formula del cosiddetto “centrismo”, che
vedeva una DC molto forte occupare il centro dello schieramento politico, lasciando fuori
neofascista. L’ iniziativa più importante del periodo centrista fu la riforma agraria, che
fissava norme per l’esproprio e il frazionamento di una parte delle grandi proprietà terriere.
La riforma costituiva il primo vero tentativo di una profonda modifica dell’assetto fondiario
mai attuato nella storia dell’ Italia unita e, pur osteggiata duramente dai partiti di destra,
dava un duro colpo al potere della grande proprietà assenteista e andava incontro alle
attese delle masse rurali del Centro-sud, protagoniste, ancora alla fine degli anni ’40, di
drammatici episodi di lotta per la terra. Se lo scopo immediato della riforma era quello di
rimuovere una causa di scontento e di protesta sociale, l’ obiettivo a lungo termine stava
nell’ incrementare la piccola impresa agricola: nel rafforzare, quindi, il ceto dei contadini
I provvedimenti adottati (1950) furono la Legge per la Sila e la Legge stralcio (così
chiamata perchè “stralciata” da un più ampio progetto che fu poi abbandonato). Le due
leggi (la prima per la Calabria, la seconda per le altre regioni meridionali e centrali e il
via all’espropriazione di latifondi con indennizzo, come stabilito dall’ art.42 della
prolungò per oltre un trentennio (la Cassa è stata sciolta nel 1983), ma i risultati non
corrisposero del tutto alle attese; l’ ingente iniezione di denaro pubblico, se anche ebbe
campagne che, cominciato all’ inizio degli anni ’50 in coincidenza con i primi segni di
ripresa industriale, avrebbe poi assunto dimensioni enormi alla fine del decennio.
La crescita economica
Gli anni ’50 segnarono la piena trasformazione dell’Italia in società industriale. Lo sviluppo
dell’industria fu dovuto sia all’ iniziativa privata che all’ intervento pubblico. Quest’ ultimo
vvenne in un primo tempo attraverso l’ IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), eredità
di Mussolini e del tentativo del partito fascista di operare un recupero delle industrie dopo
la crisi mondiale del ’29-’32, e poi, a partire dal 1953, anche attraverso l’ ENI (Ente
Nazionale Idrocarburi) che rappresentò una novità assoluta nel quadro degli interventi
L’ IRI, operante fino al giugno 2000, era strutturata come una holding di stampo
tradizionale, ed è stata per molti anni l’ impresa conglomerata più grande d’ Europa. L’ IRI
(SIP) ,del credito (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano, Banco di Roma). Nei
settori in cui l’ IRI non era presente, l’ impresa di Stato era rappresentata dall’ ENI, sua
inoltre, in quello chimico, tessile e meccanico. L’ ENI fu creato nel 1953 da Enrico Mattei.
Nel 1945, nominato commissario straordinario dell’ AGIP, con il compito di procedere alla
liquidazione dell’ Ente, Mattei, diede invece impulso alla ricerca di idrocarburi con esiti
sfruttamento del più grande giacimento italiano. Assertore dell’ intervento diretto dello
Stato nei settori chiave dell’economia, come presidente dell’ ENI, orientò la sua attività alla
con le maggiori compagnie petrolifere, le cosiddette “sette sorelle”, che avevano escluso l’
ENI dalle concessioni in Medio Oriente, concluse accordi diretti con i Paesi produttori, e in
particolare con l’ URSS, per la fornitura di greggio e perseguì una politica di ribasso dei
prezzi sul mercato interno. Grazie alle risorse finanziarie procurate dall’ ENI e dalla
“rendita metanifera”, Mattei diventò uno degli uomini più potenti d’ Italia. La sua politica fu
presidente dell’ Edison, e all’ estero fu combattuta dalle “sette sorelle” e anche dal
pubblico, quello privato era rappresentato da alcune grandi famiglie: gli Agnelli a Torino, i
Pirelli e i Falck a Milano, i Costa a Genova ; tutte famiglie del Nord. Fu a questo gruppo, e
in particolare agli Agnelli, che si dovette l’inizio del nuovo sviluppo industriale. Alla crescita
importante rete autostradale; la legge che fissava i contributi statali per l’ avvio della sua
appositamente fondata dall’ IRI, fu stipulata una convenzione per la costruzione dell’
dell’ economia e uno dei due principali fattori di trasformazione della società italiana; l’
altro fu rappresentato dalla diffusione della televisione, alla cui comparsa, gli intellettuali,
soprattutto di sinistra, espressero una condanna senza appello. Nel 1956, fu creato il
Ministero delle Partecipazioni statali, col compito di coordinare l’ attività delle aziende di
Stato: era la conferma del rilievo assunto dagli enti a partecipazione statale (soprattutto l’
IRI e l’ ENI) ed anche di una nuova volontà della DC di intervenire più incisivamente nella
gestione dell’ economia. Amintore Fanfani, allora segretario della DC, cercò di rafforzare la
struttura organizzativa del partito collegandolo più strettamente all’ emergente industria di
Stato, in particolare all’ ENI; questa scelta creò, tuttavia, le premesse per quell’ intreccio
fra potere partitico ed economia pubblica che sarebbe stato poi all’ origine di gravi
degenerazioni.
La Corte Costituzionale
Sul piano delle istituzioni, la novità più importante di questi anni, fu l’ insediamento, nell’
aprile ’56, della Corte Costituzionale. Il carattere rigido della Costituzione italiana implica
ordinarie e degli atti normativi a queste parificati; tale esigenza venne soddisfatta con l’
controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di
legge, sui conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni
e tra le Regioni, sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica per alto
15 giudici della Corte, che vengono nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica,
per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature
(Corte di cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei conti); tale diversità di provenienze
garantisce un’ equilibrata composizione dell’ organo. Ulteriori garanzie d’ indipendenza dei
giudici stanno nella previsione costituzionale che essi, una volta cessati dal mandato
novennale, non possono essere nuovamente nominati e nel regime delle incompatibilità, in
base al quale l’ ufficio di giudice della Corte è incompatibile con l’ ufficio di talune cariche e
con l’ esercizio della professione di avvocato. I giudici della Corte non possono essere
rimossi o sospesi dal loro ufficio senza una decisione della Corte e godono delle immunità
previste per i parlamentari. La Corte elegge tra i suoi componenti il presidente, il quale è
rieleggibile nell’ arco del novennato. La più rilevante tra le funzioni della Corte
costituzionalità può essere rilevato d’ ufficio dal giudice stesso o chiesto da una delle parti
di un procedimento civile, penale ed amministrativo (in tal caso il giudizio viene detto
emanate dalla Corte Costituzionale non sono impugnabili. Dal momento della sua
far cadere alcune fra le norme più anacronistiche varate in periodo fascista.
In quegli stessi anni, gli Stati europei, per il fatto stesso di aver perduto la posizione
centrale a suo tempo occupata nel mondo, di essere inseriti nella stessa alleanza e retti da
regimi parlamentari molto simili tra loro, vedevano svanire i vecchi motivi di rivalità legati
all’ “Europa delle grandi potenze” e crescere gli elementi di affinità reciproca. Un primo
Cooperazione Economica), fondata nel 1948 che si rivelò però insufficiente. Tre anni
dopo, per impulso di Francia e Germania, venne fatta la prima realizzazione concreta sul
cammino dell’ unità con la firma del Trattato di Parigi del 1951 istitutivo della CECA
(Comunità Europea del Carbone e dell’ Acciaio). La CECA è sorta con il compito di
regolare il mercato del carbone e dell’acciaio tra gli Stati membri, vigilando sull’
Bretagna nel 1954, indussero gli Stati europei a proseguire sulla strada dell’unificazione,
prima con la creazione di una Comunità Europea di Difesa (CED), poi con la stipula, nel
marzo 1957, del Trattato di Roma istitutivo della Comunità Economica Europea (CEE) e
della Comunità Europea dell’ Energia Atomica (EurAtom). Motivo ispiratore della CEE
equilibrato delle rispettive economie. Nel 1967 è stato adottato un sistema comune di
imposta sulle merci e sui servizi, l’ imposta sul valore aggiunto (IVA). L’ attuazione del
mercato unico si raggiunge non soltanto attraverso il graduale abbassamento dei dazi
doganali interni, ma anche, costituendo un unione doganale (1968) nei confronti degli Stati
terzi, nell’ intento di evitare che la loro concorrenza possa determinare situazioni di crisi
Attività comuni si sono sviluppate in vari settori, come la politica agricola ed iniziative nei
campi dell’ energia, della ricerca e dell’ ambiente, della protezione dei consumatori.
Tuttavia, la demolizione dei residui ostacoli che ancora impedivano la libera circolazione di
merci, capitali e lavoro, è stata resa possibile dall’ Atto unico europeo, per effetto del
quale, dal 1 gennaio 1993, i cittadini degli Stati membri possono circolare liberamente
negli Stati stessi, trasferirsi in essi, esercitarvi attività professionali di varia natura, ottenere
il riconoscimento dei titoli di studio, muovere capitali, trasferire merci e così di seguito. La
formazione di un’ unica area economica consente ai cittadini europei di poter usufruire di
un più vasto mercato per la manodopera, così come le imprese hanno a disposizione un
mercato di vendita molto più ampio e, soprattutto, molto più libero, privo di protezionismi
notevoli flussi migratori fra Stato e Stato. La fisionomia iniziale del Trattato di Roma si è
dunque evoluta nel tempo quando, malgrado i buoni risultati ottenuti tra la fine degli anni
’50 e l’ inizio dei ’60, si è reso evidente che le finalità del Trattato stesso non potevano
all’ unione economica avesse fatto seguito l’ unione anche politica. La eventualità di un’
entità statuale che abbracciasse tutti i Paesi della CEE rientrava nelle previsioni degli
sovranazionale che comportasse una parziale rinuncia alla sovranità di ciascuno Stato.
Sul piano economico, risultò evidente che sarebbe stato impossibile competere con i
colossi produttivi del Nord America e del Giappone senza disporre di strumenti in grado di
armonizzare la scelte dei vari Stati in tale campo; inoltre, le ricorrenti crisi che hanno
strumenti idonei ad evitare la prevalenza delle economie forti su quelle più deboli ed
hanno posto con forza il problema dell’ unità monetaria. Al Fondo Sociale Europeo, creato
nel 1960 per finanziare azioni volte a sviluppare l’ occupazione, si è affiancato, nel 1975, il
Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) destinato a fornire aiuto alle regioni in
difficoltà. Nel 1979 è stato istituito il Sistema Monetario Europeo (SME), con il fine di dare
una certa stabilità alle monete, ed è nato l’ECU, l’unità monetaria europea. L’unione
politica europea viene prefigurata dal Trattato di Maastricht, stipulato il 7 febbraio 1992. Il
Trattato di Maastricht prevede la creazione di una moneta comune gestita dalla Banca
Centrale Europea (l’ EURO, che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2002), la politica sociale
ritardo, l’ ampliamento del ruolo del Parlamento europeo (eletto per la prima volta nel
giugno 1979 a suffragio universale), la creazione di una politica estera e di una difesa
militare comuni, l’ istituzione della cittadinanza europea (disciplinata dagli articoli 8, 8A,8B,
Nel 1989 si è svolto in Italia un referendum consultivo in merito all’ opportunità di redigere
Al progresso verso l’ unione monetaria dell’ Europa si sono spesso frapposti ostacoli quali
fluttuazioni eccessive sui mercati dei capitali e delle valute estere. Per essere forte e
credibile, l’ unione monetaria, deve comprendere solo Paesi ben gestiti sul piano
economico; a tal fine, gli Stati membri si sono impegnati a migliorare i risultati delle loro
economie facendoli convergere verso i livelli più alti conseguiti. E’ quanto significa la
materia di inflazione, tassi di interesse, stabilità dei tassi di cambio e finanza pubblica
questi criteri devono essere osservati scrupolosamente. Il Trattato fissa anche procedure
salvataggio di ultima istanza, consente alle forze di mercato di spingere nella giusta
Il “miracolo economico”
Fra il 1958 e il 1963, giunse al culmine il processo di crescita economica iniziato nel nostro
Paese dopo il 1950. Furono questi gli anni del cosiddetto “miracolo economico”: anni in cui
l’ Italia, con un tasso di sviluppo inferiore, in Europa, solo a quello tedesco, ridusse
significativamente il divario che la separava dai Paesi più industrializzati. Il reddito medio
degli italiani aumentò più che in tutto il mezzo secolo precedente. Lo sviluppo interessò
L’ aspetto immediato più evidente del nuovo peso assunto dall’ economia italiana era
rappresentato dallo sviluppo delle esportazioni di prodotti industriali, soprattutto nei settori
della Lira (che nel 1960 ricevette l’ Oscar per la moneta più forte), la stabilità dei prezzi,
Roma del ’60: tutto contribuiva a rafforzare l’ immagine di un’ Italia ormai avviata
stabilmente verso nuove prospettive di benessere. Molti erano i fattori che avevano
promosso il “miracolo”: la politica di libero scambio avviata negli anni ’50 e sancita dall’
adesione alla CEE; la modesta entità del prelievo fiscale; e, soprattutto, lo scarto che si
venne a creare fra l’ aumento della produttività e il basso livello dei salari. La
compressione salariale degli anni ’50 era il risultato di una larga disponibilità di
manodopera a basso costo; disponibilità dovuta, a sua volta, al costante flusso migratorio
dalle zone depresse a quelle più progredite. A partire dalla fine degli anni ’50, un aumento
generalizzato delle retribuzioni rese possibile la crescita dei consumi. Il calo della
contrattuale dei lavoratori che, con una serie di lotte sindacali, riuscirono ad ottenere
notevoli miglioramenti salariali: il costo del lavoro nell’ industria aumentò di circa il 60%.
Questi aumenti ebbero però l’ effetto di ridurre i margini di profitto e di mettere in moto un
processo inflazionistico; gli investimenti, che erano stati uno dei fattori propulsivi al boom,
congiuntura negativa fu superata nel giro di pochi anni e, a partire dal ’66, la crescita
In coincidenza col boom industriale, la società italiana subì una serie di profonde
trasformazioni.
Col miracolo economico, l’ Italia si lasciò alle spalle le strutture e i valori della società
contadina ed entrò nella civiltà dei consumi. Vi entrò disordinatamente, quasi di colpo e
senza aver superato i suoi storici squilibri territoriali. La più seria conseguenza sociale
della crescita dell’ industria fu rappresentata dalle migrazioni interne, con un massiccio
esodo dal Sud verso il Nord e dalle campagne verso le città. Nelle zone appeniniche del
necessario serbatoio di manodopera per le industrie delle grandi città del Nord. Gli effetti
delle migrazioni si ebbero sia nelle campagne di provenienza sia nelle città di arrivo. Nelle
accentuarono la lacerazione delle comunità tradizionali. Nelle città gli effetti più gravi si
intervento dei poteri pubblici nel campo dell’ edilizia popolare: ciò favorì la speculazione e
il disordine urbano, con conseguenze pesanti sulla struttura dei nuovi quartieri.
L’inserimento degli immigrati meridionali nelle grandi città industriali fu tutt’ altro che
indolore e mise in evidenza lo storico divario che non era solo economico, ma investiva
anche i modi di vita e i modelli culturali fra il Nord e il Sud del Paese. La questione
meridionale, infatti, pur avendo la sua espressione più vistosa nello squilibrio
Mezzogiorno, a partire dal dopoguerra, modelli appartenenti alla società industriale hanno
operato e influito su una condizione che era ancora contadina; se pensiamo alla violenza
che il Sud ha subito di una emigrazione collettiva verso il Nord, ma anche verso Paesi
stranieri, ci troviamo di fronte a dati storici ben reali. In queste società, che l’ emigrazione
città, una diversa area, quella degli inurbati, presenti, per esempio, nelle decine di borgate
che circondano Roma. In queste colonie i modelli rurali, pastorali e marinari di origine
hanno una loro persistenza che supera la mutazione strutturale. Probante può essere il
caso della Borgata S. Basilio a Roma dove le famiglie, per lo più provenienti dal Sud, che
suburbano e periferico tratti propri di quella che noi, con termine generico, chiamiamo la
Pier Paolo Pasolini in numerosi suoi scritti e, nel caso proprio delle borgate romane, nei
intellettuali di sinistra scoprivano la cultura contadina. Più tardi,in particolare sulla rivista il
Menabò diretta da Italo Calvino e da Elio Vittorini, si sarebbe sviluppato il dibattito sulla
“cultura operaia”,sul rapporto tra cultura ed industria e sulla conseguente mercificazione
della cultura.
Il centro-sinistra
all’allargamento delle basi del sistema politico, attraverso l’ingresso dei socialisti nell’area
di governo: fu il primo mutamento negli equilibri politici dopo il trionfo democristiano nelle
elezioni del ’48. La svolta maturò quando, nella primavera del ’60, il democristiano
Fernando Tambroni formò un governo “monocolore” con l’appoggio determinante dei voti
dell’ MSI, il che suscitò le proteste dei partiti laici e della stessa sinistra DC. La tensione
esplose quando il Governo autorizzò il MSI a tenere il suo congresso a Genova; decisione
che fu interpretata come una sfida alle tradizioni operaie e antifasciste della città,
suscitando una vera e propria rivolta popolare, a cui seguirono altre manifestazioni
antigovernative in molte città. Tambroni fu costretto a dimettersi e con lui cadde ogni
monocolore, presieduto da Fanfani, che si reggeva grazie all’ astensione (poi trasformata
in appoggio parlamentare) dei socialisti. Fu proprio in questa fase che la nuova politica di
Queste ultime due riforme s’ inquadravano nel tentativo di dare avvio a una
programmazione economica che mirava a potenziare gli strumenti dell’ intervento statale
creazione dell’ ENEL (Ente Nazionale per l’ Energia Elettrica). Breve vita ebbe, invece, il
prelievo fiscale sui titoli azionari, che fu radicalmente modificato dopo una fase di crollo in
L’attuazione delle Regioni, temuta dalla DC perché avrebbe rafforzato le sinistre al livello
partecipazione di ministri socialisti) si formò, in realtà, solo nel 1963 sotto la presidenza di
Aldo Moro.
Il processo riformatore fu bloccato: si faceva sempre sentire il peso delle forze ostili alla
sinistra, ma gli ostacoli più seri ad una politica innovatrice venivano proprio dall’ interno
della coalizione governativa. La DC, infatti, aveva l’ esigenza di mantenere unito il fronte di
forze, economiche e sociali, che costituiva la sua base di consenso: un fronte in cui le
unità, ma il PsI pagò la partecipazione al Governo con un acutizzarsi dei dissensi interni e
con una nuova scissione: la minoranza di sinistra che si opponeva alla scelta governativa
Nell’ agosto1964, Togliatti morì lasciando una pesante eredità ma indicando, nel
cosiddetto “memoriale di Yalta” (una sorta di testamento politico redatto alla vigilia della
morte), una linea che affermava il principio dell’ indipendenza da Mosca e l’ originalità
le difficoltà incontrate, la formula del centro-sinistra sarebbe durata, a fasi alterne, per oltre
un decennio con i Governi presieduti fino al ’68 da Aldo Moro e poi da Mariano Rumor ed
Emilio Colombo.
ebbe come protagonisti prima gli studenti, poi la classe operaia. Il movimento studentesco
assunse una posizione sempre più ostile nei confronti del sistema capitalistico e della
“cultura borghese” in generale. La critica alla società borghese divenne rifiuto della prassi
politica tradizionale (compresa quella dei partiti della sinistra “storica”) e, a partire dal ’68,
individuò il suo interlocutore privilegiato nella classe operaia. L’operaismo fu anche il tratto
distintivo di alcuni fra i nuovi gruppi politici che, per sottolineare il distacco dai partiti
parte del movimento degli studenti, coincise con un’ intensa stagione di lotte da parte dei
lavoratori dell’industria in vista di una serie di rinnovi contrattuali, e culminata, alla fine del
’69, nel cosiddetto “autunno caldo”. Avviatesi in modo spontaneo in alcune grandi
fabbriche del Nord, le lotte ebbero come principale protagonista la figura dell’ operaio
“massa”, ossia del lavoratore scarsamente qualificato, spesso immigrato, sul quale più
gravavano i disagi dell’ inserimento nel contesto urbano e l’ insufficienza dei servizi sociali.
come momento decisionale. Le tre organizzazioni sindacali (per quanto contestate dalle
frange più radicali del movimento) riuscirono a prendere in mano la direzione delle lotte e
a pilotarle verso la conclusione di contratti nazionali assai vantaggiosi per i lavoratori dell’
industria; cominciò allora una fase in cui i sindacati assunsero peso crescente nella vita
del Paese; peso che fu favorito, e in qualche modo sancito, nella primavera del ’70, con l’
approvazione da parte del Parlamento dello Statuto dei lavoratori: una serie di norme che
garantivano le libertà sindacali e i diritti dei lavoratori all’ interno delle aziende. Fra il ’68 e il
’70 furono finalmente approvati i provvedimenti relativi all’ istituzione delle Regioni e si
tennero le prime elezioni regionali. Ma la debolezza dell’ esecutivo di fronte alle tensioni
della società apparve in tutta la sua evidenza quando il 12 dicembre 1969, una bomba
esplosa a Milano in Piazza Fontana, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura,
provocò 17 morti ed oltre cento feriti. L’incapacità di risolvere il caso fu messa sotto
accusa dall’ opinione pubblica e dalla stampa di sinistra, che individuò nell’estrema destra
fascista la matrice politica dell’ attentato e denunciò le pesanti responsabilità dei servizi di
Si parlò allora di “strategia della tensione”, messa in atto dalle forze di destra per incrinare
Nei primi anni ’70, due avvenimenti sconvolsero il corso dell’ economia mondiale.
Nell’agosto 1971, gli Stati Uniti decisero di sospendere la convertibilità del dollaro in oro
(convertibilità che costituiva il pilastro del sistema monetario internazionale): era il segno di
un grave disagio nell’ economia americana, stremata soprattutto dall’ impegno militare in
Vietnam, ma era anche l’ inizio di una lunga fase di instabilità e di disordine monetario,
caratterizzata da continue oscillazioni nei prezzi delle materie prime e nei cambi fra le
monete, non più ancorate a un sistema di convertibilità fisse. Ancora più sconvolgente fu
produzione: prezzo che avrebbe continuato a salire negli anni seguenti subendo, nel ’79,
una nuova impennata che lo portò a livelli dieci volte superiori. Lo “shock petrolifero” colpì
tutti i Paesi industrializzati, in particolare quelli che dipendevano quasi interamente dall’
estero per il loro fabbisogno energetico (come l’ Italia e il Giappone) e tutta l’economia
La crisi determinò mutamenti anche negli atteggiamenti mentali, rivelando un’ insospettata
fragilità delle economie capitalistiche avanzate. Per la prima volta, l’Occidente vedeva
minacciate le fonti d’energia necessarie al funzionamento della sua macchina economica:
un lato irreale, perché basata sulla presunzione che le risorse della terra fossero
inesauribili e disponibili a piacimento, dall’ altro dannosa, perché portava con sé lo stesso
spreco energetico e la modifica violenta dell’ ambiente. Già in un rapporto del 1972 si
sosteneva che lo sviluppo occidentale doveva essere volontariamente frenato per non
distruggere le risorse mondiali. Sembrò allora necessario a molti dare impulso alla
costruzione di centrali nucleari (già nel 1955 erano entrate in funzione tre centrali, a Trino
vercellese, sul Garigliano e a Latina). In attesa di nuove forme energetiche, l’Italia ricorse
alla restrizione forzosa dei consumi, con una serie di misure decise dal Governo: l’
illuminazione pubblica fu ridotta del 40%, gli esercizi commerciali avrebbero dovuto
chiudere alle 19.00 spegnendo le insegne pubblicitarie, alle 23.00 sarebbero dovuti
domenica e gli altri giorni festivi le automobili non avrebbero potuto circolare. Queste
parte dei pedoni, ma misero in crisi l’ industria automobilistica (la FIAT ridusse gli orari di
Tuttavia, le misure restrittive ebbero breve durata, e rimase solo una vaga consapevolezza
che i modi di vita a cui ci si era abituati erano sottoposti ad una continua minaccia. Il
scoppiò un grande scandalo quando si seppe che, tra il 1966 e il 1973, c’ era stato uno
aumenti dei prezzi, i secondi avevano finanziato l’ attività dei partiti. Ma nonostante alcune
ammissioni da parte dei petrolieri, non fu provata sul piano giudiziario la stretta
connessione tra le due cose; i dirigenti dei partiti al Governo respinsero ogni accusa
tendente a trasformare in tangenti quelle che per loro erano solo legittime elargizioni. La
rapida adozione di una legge sul finanziamento pubblico dei partiti rappresentati in
Parlamento non servì a sanare la frattura tra società politica e società civile.
Il petrolio naturale o greggio è un liquido oleoso con un peso specifico inferiore a quello
dell’ acqua, cioè galleggia. Chimicamente è una miscela di idrocarburi. Gli idrocarburi sono
composti chimici formati da idrogeno e carbonio (di qui il nome). Tutti i numerosi tipi di
combinandosi con l’ ossigeno e sviluppare calore. Il petrolio è una riserva in quanto non è
avvenuta nel corso dei secoli: i mari della terra sono stati popolati da innumerevoli esseri
viventi, soprattutto da organismi molto piccoli che oggi conosciamo con il nome di
“plancton”; alla loro morte, questi organismi, precipitavano nei fondali mescolandosi ai
fanghi e ai detriti; qui, in assenza d’aria e ad opera di speciali batteri, si sono scomposti in
idrocarburi.
Gli idrocarburi, essendo più leggeri dell’acqua che impregna le rocce, tendevano a risalire
e a concentrarsi sulla parte più alta delle stesse; in alcuni casi, i giacimenti di idrocarburi,
sono perfino riaffiorati in superficie ed hanno formato fosse di bitume o di pece e laghi di
sono nella parte più alta di rocce porose coperte da rocce impermeabili: queste sono le
frazionata sono: i gas di raffineria; le benzine; i keroseni; i gasoli; gli oli combustibili; il
un tempo fra le più povere della terra, creando i presupposti per la loro ricchezza; per altri
mediorientale e nordafricana, che insieme rappresentano circa i due terzi delle riserve
industriale, economico e sociale di tutti i Paesi, hanno creato una vera e propria “politica
Il prezzo di vendita del petrolio raffinato dipende dai costi del petrolio greggio all’
estrazione (che nel periodo 1950-1970 non hanno subito grosse oscillazioni), dai costi del
trasporto nei porti americani ed europei, dagli utili delle società petrolifere. La proprietà e
la direzione di questo settore sono, nella quasi totalità, concentrate nelle mani di un
queste compagnie multinazionali, cinque hanno sede negli Stati Uniti (Exxon; Texaco;
Gulf; Mobil; Standard Oil;), una in Inghilterra (British Petroleum), una in Olanda (il gruppo
Royal Dutch Shell, anglo-olandese); tutte figurano nella classifica dei primi gruppi
industriali del mondo e ricavano fortissimi utili dal mercato dei prodotti petroliferi. Tuttavia,
è andato sempre crescendo il potere contrattuale dei Paesi produttori, riunitisi nell’ OPEC
(Organization of Petroleum Expoting Countries) nel 1960, che hanno cercato di accrescere
Una addetta allo spostamento via mare del greggio dai pozzi di estrazione alle
raffinerie;
Si tratta di società autonome, con ragioni sociali, bilanci e direzioni separate, strettamente
legate però da vincoli di dipendenza con la “società madre” capofila del gruppo. Tale
vincolo può realizzarsi in vari modi: acquisizione del pacchetto di controllo, accordi
determinanti poteri decisionali della società madre sulle società figlie, creazione di organi
Il controllo mondiale del mercato del petrolio e la supremazia nella ricerca e sfruttamento
di altri settori energetici integrativi, pone seri problemi nei rapporti fra le multinazionali e gli
Stati, i quali non possono accettare che funzioni così essenziali per la sopravvivenza della
Energy resources
Britain has the largest energy resources of any country in the European Union.
For over 300 years coal was heavily mined in Yorkshire, South Wales and Scotland.
It was the development of Britain’s coalfields that led to the Industrial Revolution and the
growth of its traditional industries, such as textilies, steel, shipbuilding and engineering.
other types of energy: oil, natural gas and nuclear energy. Oil and natural gas were
discovered in 1969 and Britain is a leading producer. Privatization and liberalization have
increased the number of firms operating in the energy market.In the 1994, oil and gas
production accounted for nearly 2 per cent of Britain’s GDP (Gross Domestic Product).
The North Sea produce enough oil for domestic needs and export.
Britain is also a leader in nuclear technology, and the nuclear power industry produces 18
Le pétrole. Le pétrole fournit des carburants pour les transports, des combustibles à
l’ industrie chimique. Le pétrole dont la France a besoin provient pour une très faible partie
La production nationale est limitée au Bassin Parisien et aux Landes (Parentis) ; elle est
Come abbiamo visto, il monopolio del settore petrolifero è interamente concentrato nelle
transnazionali, i cui interessi spaziano anche in molti altri settori. L’ ubicazione dell’ alta
direzione (casa madre) e la distribuzione della proprietà, definiscono le caratteristiche di
dirigenza appartengono ad un solo paese ma più del 25% del capitale, delle attività
produttive e commerciali e della forza lavoro risiedono all’ estero. Altri elementi che
dollari di fatturato), il tipo di attività estera (non solo la commercializzazione dei beni ma
anche la loro produzione), il numero dei paesi nei quali l’ impresa è attiva (almeno due
oltre quello d’ origine). Queste imprese si sono sviluppate a mano a mano che si cercava
di acquisire il controllo delle fonti cruciali di materie prime, di limitare i rischi connessi con l’
operare in un solo paese lavorando in più nazioni, di effettuare degli investimenti all’ estero
politica dei singoli governi ospitanti. Alcune di queste imprese, si sono sviluppate
attraverso una serie di operazioni finanziarie che sono state in grado di dar vita a
tipica degli anni sessanta, quando il mondo della finanza approfittò del boom borsistico
che ha accompagnato la guerra del Vietnam, dando luogo a tutta una serie di acquisizioni
potere a livello mondiale; non poche di queste aziende hanno dimensioni maggiori a
diversi Stati nazionali e, al contrario di questi, peraltro, non devono rispondere a nessuno
se non a sé stesse. Gli sforzi delle multinazionali volti a controllare il proprio ambiente,
maniera rilevante i governi dei Paesi che le ospitano, specialmente nel caso che questi
attività. Un’ impresa multinazionale, quanto più è grande e presente in diversi paesi, tanto
più è in grado di sfruttare i possibili vantaggi che ogni singola situazione nazionale
presenta; si pensi, alla possibilità di sfruttare una situazione salariale molto differenziata. Il
comportamento delle multinazionali nei confronti delle economie ospitanti, al pari di quello
delle multinazionali nel terzo mondo dimostra che queste imprese si sono tradizionalmente
occupate dell’ estrazione delle materie prime, di risorse alimentari e, in seguito, di attività
manifatturiere. In ogni caso, il controllo delle attività operative, delle tecnologie e degli utili
è nelle mani della multinazionale: in questo modo il paese del terzo mondo che ospita le
attività operative dell’ impresa si trova a dipendere dal paese d’ origine della
multinazionale stessa in maniera ancora più accentuata. Si consideri il modo in cui queste
sfruttamento agricolo nei Paesi del terzo mondo: in ambedue i casi hanno usato le risorse
dei Paesi che ospitavano le loro attività operative per aumentare i profitti ed il livello di vita
dei Paesi occidentali. Sino a che i governi ospitanti non hanno esercitato opportune
pressioni, i prodotti erano esportati allo stato grezzo, determinando così un notevole
profitto per l’ impresa,ma quasi nullo per il paese ospitante. Nel caso dell’ agricoltura, poi,
il trovarsi a coltivare per esportare nei paesi dell’ occidente, ha messo le popolazioni del
terzo mondo in una situazione di completa dipendenza nei confronti dei datori di lavoro e
dei mercati stranieri. Il terzo mondo, per via dell’ influenza di un numero limitato di
di beni alimentari nonostante sia caratterizzato da una diffusa sottoalimentazione. Un’ altra
critica rivolta al comportamento delle multinazionali riguarda il fatto che tali imprese
riescono spesso ad occultare parte dei loro profitti in modo da evitare di pagare imposte
adeguate. Ogni multinazionale rappresenta spesso il proprio più importante cliente, poiché
materiale da una consociata a prezzi molto elevati e rivendendo i prodotti ad un’ altra
consociata a prezzi molto bassi, è possibile far figurare delle perdite o degli alti profitti;
oppure, è possibile trasferire i prodotti da una consociata all’ altra, per approfittare degli
incentivi offerti dai governi ospitanti. Queste manovre rappresentano spesso una
componente essenziale della politica di queste aziende. Non tutta la colpa va però
addossata alle multinazionali: infatti, queste sono addirittura invitate dai Paesi del terzo
mondo, e raggiungono degli accordi, ufficiosi o ufficiali con le autorità locali. Infatti, se la
L’ attività indirizzata ad ottenere beni o servizi idonei a soddisfare i bisogni umani viene
beni, la produzione indiretta ne prevede solo il trasferimento nello spazio o nel tempo. L’
le caratteristiche originarie;
maggior valore;
componenti;
classificazione:
I prodotti offerti dall’ industria e i modi di produrli, hanno subito nel corso del tempo una
industriale sono:
produzione;
Il perseguimento della qualità totale, riferita non solo al prodotto, ma anche ai
Il sistema just in time, consiste nel fabbricare i prodotti nella quantità e nei tempi richiesti
dal mercato, riducendo al minimo il tempo di attesa dei materiali e dei componenti
necessari, facendoli giungere “al momento giusto” sulla linea di produzione. Questa
Uno dei problemi fondamentali che si pongono al momento dell’ avvio di una nuova
iniziativa industriale è quello della sua più conveniente localizzazione, ovvero la scelta del
luogo o dei luoghi dove verrà svolta l’ attività produttiva. In generale, la scelta ubicazionale
nel loro insieme, la soluzione più vantaggiosa sotto il profilo economico. Fra tali fattori
I fattori della localizzazione, saranno dati, anche, dalla disponibilità di personale dotato
delle capacità professionali richieste dalla produzione da effettuare, dalla disponibilità delle
fonti di energia, dalla presenza di adeguate infrastrutture, nonché, dagli incentivi pubblici
concessi dallo Stato o dagli Enti locali (agevolazioni fiscali, incentivi finanziari,ecc.).
termine, rispetto alla consistenza dell’ attivo circolante. Nell’ aspetto quantitativo, il
(componenti positivi che corrispondono al valore attribuito sia alle immobilizzazioni sia all’
attivo circolante) e passività (consolidate per debiti a lungo termine, o correnti per debiti a
breve termine).
La struttura organizzativa dell’ azienda è il risultato di una serie di scelte e decisioni che
riflettono il criterio con cui è stata data attuazione al principio della divisione del lavoro;
essa può essere impostata sotto un duplice profilo: un profilo verticale, che riguarda i livelli
fra i quali viene suddiviso il potere gerarchico con le relative responsabilità, ed un profilo
orizzontale, che considera la suddivisione delle attività e delle risorse tra gli organi dei vari
per funzione;
per progetto.
I principali modelli organizzativi, che si caratterizzano secondo il criterio con cui viene
-la struttura divisionale,dove al primo livello si trovano i dirigenti delle divisioni, le quali
-la struttura matrice, che è propria delle imprese che operano “per progetti”, realizzando
La gestione è il sistema unitario di operazioni tra loro coordinate, poste in essere per il
raggiungimento delle finalità perseguite dal soggetto aziendale: obiettivo dell’ impresa
privata è la redditività, cioè generare ricchezza nel tempo, mantenendo un’ equilibrata
situazione finanziaria.
L’ impresa industriale, raggiunge tale obiettivo, mediante processi particolari, che sono:
-processi di investimento, con i quali tali mezzi vengono utilizzati per l’ acquisizione di
-processi di trasformazione economica tecnica, per cui i fattori produttivi sono tra loro
in quanto pongono l’ azienda in contatto con terzi (attraverso atti di scambio); mentre, i
Oltre alla domanda di mercato, che l’ azienda intende soddisfare, influiscono sulla
dimensione della capacità produttiva fattori quali la stagionalità delle vendite, se le vendite
sono concentrate in determinati periodi dell’ anno, e la politica make or buy, poiché spesso
l’ impresa è di fronte alla scelta fra produrre determinati beni (make) o acquistarli all’
esterno (buy).
Problemi di scelta
La ricerca operativa. Durante la seconda guerra mondiale gli Stati Maggiori militari inglesi
matematici ed altri esperti di discipline non militari. Nacque, così, un nuovo metodo di
studio, basato sulla stretta cooperazione fra gruppi di lavoro composti da elementi di
numerosi problemi militari. Tale metodo di studio si è trasferito, dopo la guerra, dal campo
militare a quello del commercio, dell’ industria e dell’ amministrazione pubblica. I problemi,
che si presentano sia nel campo militare sia in quello commerciale ed industriale,
comportano per l’ operatore una scelta fra diverse alternative possibili, allo scopo di
conseguire un determinato fine. Per questo motivo si parla di Problemi di scelta oppure di
scelta è detta Ricerca Operativa (R.O.). La ricerca operativa è, dunque, una metodologia
condotta migliore per conseguire, sotto certe condizioni, un obiettivo assegnato a priori. Le
prendono nell’ ambito di una famiglia; a livello aziendale, che riguardano, quindi, l’ attività
collettivo, che riguardano le condizioni di vita di una collettività (investimenti pubblici, piani
scegliere fra due o più alternative: l’ insieme di tutte le alternative possibili, connesse ad un
determinare il campo di scelta) e stabilire la funzione obiettivo, cioè quella grandezza che
esprime il fine in base al quale s’ intende effettuare la scelta. La funzione obiettivo, che
traduce in termini matematici l’ obiettivo fissato a priori, può essere un costo, un tempo di
problemi nei quali gli effetti della scelta sono noti ed immediati, ed in problemi di scelta in
condizioni di certezza con effetti differiti, cioè problemi nei quali le conseguenze della
condizione di incertezza quando alcune grandezze sono variabili ed aleatorie (cioè che
dipendono dal caso come per il calcolo delle probabilità). Un problema è a carattere
carattere discreto. I problemi di scelta nel discreto possono essere suddivisi in problemi
nei quali ogni via dà un unico risultato numerico e in problemi in cui ad ogni via
Nel caso della scelta di una campagna pubblicitaria, ci troviamo ad affrontare dei problemi
nei quali si deve scegliere tra due o più alternative ma ogni alternativa dà un unico risultato
numerico. Dal confronto dei risultati delle varie vie, si deduce la soluzione ottima.
Un’ industria, per il lancio di un nuovo prodotto, intende fare una campagna pubblicitaria,
trasmissioni effettuate sono più di tre alla settimana. Si ritiene che, aumentando il numero
N. trasmissioni 1 2 3 4 5 6 7
settimanali
Rendimento 45 80 120 150 180 190 200
(milioni di lire)
via.
Determiniamo, ora, relativamente a ciascuna via, il guadagno, dato dalla differenza tra
rendimento e costo.
Rendimento £.45.000.000
seguente:
Confrontando i sette risultati ottenuti, si può affermare che il massimo guadagno si ha con
cinque trasmissioni settimanali.