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LA DEFORESTAZIONE

Prima che l'uomo "scoprisse" l'agricoltura, gran parte della Terra era ricoperta di foreste e di praterie,
dove gli ecosistemi avevano il loro equilibrio naturale. La "scoperta" dell'agricoltura diede inizio
all'abbattimento delle foreste per dare luogo alle colture. Il legno abbattuto servì per costruire
abitazioni, piccole barche e per accendere il fuoco.
A quell'epoca l'uomo avvertiva la natura come un pericolo mortale. Le foreste costituivano un ostacolo
alle comunicazioni. Già in epoca romana le foreste mediterranee erano state in gran parte distrutte.
Erano scomparsi, almeno in gran parte, i boschi di pini marittimi in Italia e le foreste di cedro con cui i
Fenici avevano costruito le loro navi.
In estese regioni il terreno divenne arido e fu sottoposto senza alcuna difesa all'opera distruttiva del
vento e della pioggia. La Mesopotamia, ricchissima di boschi e giardini un tempo, è oggi praticamente
una plaga desertica.
Oggi, nella dimensione culturale che l'ecologia ha creato e che sembra essere la nuova fondamentale
verità dell'uomo che si è avviato all'inizio del Millennio, si lancia un nuovo allarme: l'uomo sta
distruggendo le ultime foreste esistenti sul pianeta. Grandi foreste ricoprono ancora estese regioni
dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina. Ormai da diversi decenni queste ultime zone verdi vengono
distrutte. E i motivi sono vari. Vi è il problema dell'urbanizzazione ma vi è anche un altro problema che
stranamente le nazioni industrializzate fingono di ignorare. I Paesi sottosviluppati, oppressi da enormi
debiti, vedono nel legname una risorsa fondamentale per far fronte a tale problema.
Nel Villaggio Globale ci si è accorti improvvisamente della Foresta Amazzonica. L'Amazzonia è
un'immensa regione, in gran parte del Brasile. Fino agli anni cinquanta l'Amazzonia restò relativamente
immune all'avanzare del progresso. Poi il presidente Kubitscek decise la fondazione di Brasilia, quasi
al centro della foresta. Si iniziò con la costruzione di una strada snodantesi per la foresta. Appena
furono costruiti gli edifici del Parlamento, il palazzo del governo, quello del presidente della
Repubblica, l'edificio della Corte suprema e l'aeroporto internazionale, la capitale fu trasferita a Rio de
Janeiro come capitale federale. Successivamente si diede inizio alla costruzione dei quartieri
residenziali. I gruppi primitivi che abitavano nella foresta furono assillati da una folla di antropologi.
Se ne tentò la civilizzazione e fu un disastro.
E contemporaneamente si cominciò a distruggere la foresta per creare colture, aree di allevamento e le
risorse minerarie venero sfruttate al massimo. Ambientalisti di ogni genere proposero e propongono le
più svariate soluzioni. Il governo brasiliano promette prudenza, ma la distruzione continua. Di questo
passo le aree boschive saranno ridotte al minimo.
Il problema non è affatto semplice da risolvere. La deforestazione e l'Effetto Serra ci porteranno ad un
collasso globale senza precedenti. Il problema, infatti, sarà aperto fino a quando ci saranno governi che
ne trarranno interessi economici.
Abbiamo visto, quindi, quale grande importanza abbiano le piante che, tutte insieme, prendono il nome
di "regno vegetale". Esse esplicano una funzione importante nel mondo. Infatti, rendono salubre l'aria
che respiriamo, arricchendola di umidità e di ossigeno, e ad essa sottraggono l'anidride carbonica.
Attraverso queste loro attività, le piante svolgono un'azione regolatrice del clima. Le piante forniscono
sostanze nutritive necessarie sia nell'uomo (verdura, frutta…) che agli animali (erba, frutti). Né
dobbiamo trascurare l'impiego delle piante nella produzione del legno e della cellulosa. Ricordiamo poi
l'utilizzo delle piante tessili e di quelle medicinali. Ammirando un albero possiamo riconoscere le
radici, le foglie e il fusto.
La radice generalmente si trova sotto terra. Essa è ben infissa nel terreno consentendo alla pianta di
protendersi verso l'alto e di resistere alle avverse condizioni atmosferiche e ha la funzione di assorbire
l'acqua dal terreno.
Il fusto è quella parte della pianta al di sopra del terreno, tra le foglie e la radice. Il termine fusto
dobbiamo estenderlo anche ai rami. Il fusto ha la funzione di sostegno e di trasporto in quanto rende
possibile il trasferimento di acqua dalle radici alle foglie. Nel fusto ha luogo una circolazione: l'acqua
sale, insieme con i sali minerali (linfa grezza) dalle radici alle foglie mentre le sostanze elaborate nella
fotosintesi (linfa elaborata) discendono dalle foglie ai vari organi della pianta.
Guardando un albero ciò che ci appare più evidente sono le foglie, sottili lamine di colore verde. Ogni
lamina è di colore verde intenso nella pagina superiore perché nella superficie verso l'alto vi è
concentrata una maggiore quantità di clorofilla dovuta ad un'esposizione maggiore alla luce del sole,
mentre è di colore più pallido in quella inferiore, più in ombra. Nella foglia avviene il processo
chiamato fotosintesi clorofilliana in cui si formano gli zuccheri, alimento primario per le piante.
Come abbiamo detto prima, molti Paesi sottosviluppati ricavano ingenti capitali con la vendita del
legname abbattuto nelle foreste. La maggior parte del legname abbattuto viene portato nelle segherie
per essere lavorato.
L'operazione primaria per ottenere il legname è l'abbattimento delle piante. L'albero, tagliato alla base,
viene privato dei rami e parzialmente della corteccia. Il trasporto avviene con mezzi diversi: se il bosco
si trova in montagna i tronchi vengono portati a valle con delle teleferiche. Nel caso in cui il bosco sia
in pianura, il trasporto può avvenire anche per fluitazione oppure con autocarri. Quando i tronchi
arrivano in segheria vengono scortecciati definitivamente, poi lavati e tagliati in pezzi commerciali e
quindi sottoposti a stagionatura, naturale o artificiale. La stagionatura naturale consiste nell'accatastare
le tavole in un luogo asciutto e coperto. Questo processo richiede diversi mesi di tempo, ma consente di
evitare inconvenienti e deformazioni. La stagionatura artificiale consiste nel far essiccare le tavole in
speciali forni a circolazione forzata di aria calda. Dura solo poche settimane ma può provocare
successive deformazione del legno per il ritiro delle fibre.
La lavorazione del legno comporta diversi procedimenti. Si può comunque riassumere in tre fasi: la
prima è quella in cui il tronco viene scortecciato e squadrato; la seconda prevede una ulteriore
lavorazione per ottenere semilavorati; infine nella terza fase i semilavorati vengono sottoposti a
lavorazione per ottenere prodotti finiti.
Si fa molto uso anche dei derivati del legno. Il compensato si ottiene incollando fra loro un numero
dispari di fogli di legno, in modo che i vari strati abbiano le fibre perpendicolari fra loro e questo
conferisce ai pannelli un notevole aumento della resistenza.
I paniforti si ottengono da listelli a sezione quadrata o rettangolare incollati l'uno accanto all'altro e
racchiusi tra due piallacci. Sono molto usati per la costruzione di mobili. Il tamburato si ottiene con
un'intelaiatura in massello ricoperta da due strati di compensato. Si usa per la costruzione di porte. I
pannelli truciolati si ottengono con gli scarti delle operazioni primarie. Si usano per la realizzazione di
mobili e pannelli. Gli strumenti per la lavorazione del legno sono rimasti gli stessi degli artigiani del
passato. Oggi abbiamo migliorato soltanto alcuni materiali costitutivi. E' possibile distinguere tra gli
utensili per tagliare, quelli per forare e quelli per levigare. Gli utensili per tagliare comprendono, in
genere, vari tipi di seghe. Gli attrezzi per forare sono i trapani a mano ma per legni particolarmente duri
si ricorre al trapano elettrico. Gli strumenti per lisciare sono le pialle.
Le grandi falegnamerie usano spesso macchine combinate, che riuniscono più lavorazioni. Esistono,
comunque, macchine singole che eseguono le operazioni già menzionate. Anche nelle falegnamerie
artigianali, inevitabilmente, si sta andando verso l'organizzazione di un sistema di lavoro integrato,
basato su macchine a controllo numerico. Questi sistemi assicurano alta tecnologia e precisione.
Come ben sappiamo il legno è largamente usato anche nell'arte. Questo uso, infatti, ha origini
remotissime, come è dimostrato dalle palafitte di epoca neolitica. I maggiori sviluppi dell'architettura
lignea si sono avuti nei Paesi nordici, più ricchi di legname. Le applicazioni del legno all'architettura
sono complesse e variate, estendendosi dal semplice uso sussidiario per costruzioni in altri materiali
(ponteggi, armatura) alla realizzazione di strutture interamente lignee, in cui l'intelaiatura in legno ha la
funzione portante. L'aspetto più notevole delle strutture interamente lignee è costituito dai diversi tipi di
copertura: dal semplice solaio (Egitto, Paesi a clima caldo) alla carena di nave (architettura islamica e
romanica) o ai grandi soffitti piani riccamente decorati (Rinascimento e Barocco).
Naturalmente gli aspetti più originali e complessi dell'uso del legno si rintracciano nelle costruzioni
ideate e interamente costruite in tale materiale, come ponti, archi di trionfo, opere militari di difesa.
L'uso del legno è antichissimo anche per ciò che riguarda la scultura. Questa, eseguita attraverso la
tecnica dell'intaglio, scavando ciò nel materiale per mezzo dello scalpello, è infatti presente nella
cultura occidentale fin dall'antichità classica. Si può affermare che i Greci e i Romani usavano il legno
per immagini sacre. Lo sviluppo massimo della statuaria lignea si ebbe con l'arte romanica e poi con
quella gotica, specialmente nelle regioni tedesche. Più della pietra il legno permetteva infatti giochi
sottili di linee e di piani propri di tali sculture figurative. La cultura romanica, che faceva largo uso del
legno per le statue, venne eseguita da quelle umanistica e rinascimentale. In quelle correnti idealiste
l'uso del legno venne quasi completamente abbandonato per fare un maggiore uso del marmo. Nel
Seicento venne nuovamente impiegato per i presepi napoletani e per gli altari spagnoli. Nel Settecento,
infine, il legno venne usato diffusamente per statue di santi e angeli.
Uno dei Paesi maggiori esportatore di legname è il Brasile, il cui territorio "ospita" la Foresta
Amazzonica. Il Brasile si trova in America Meridionale e confina con quasi tutti gli Stati del
subcontinente. Il suo territorio è montuoso al centro e sulle coste orientali, mentre è pianeggiante a nord
dove appunto è situata l'Amazzonia. La parte montuosa è costituita dagli altopiani del Mato Grosso, del
Brasile e del Caatigas Sertão. La massima altitudine è raggiunta dal Pico da Bandeira che ha un'altezza
di 2890 m. I fiumi hanno una grande portata d'acqua e sono il Rio delle Amazzoni, lo Xingu, il
Tocantins, l'Araguaia e il Topajos. Il clima è arido sugli altopiani mentre è umido e di conseguenza
piovoso a nord. Le coste in genere sono alte e rocciose a sud mentre a nord sono pianeggianti e un po'
più articolate. La capitale è Brasilia ma questa città non è la più importante. La forma di governo è la
repubblica federale presidenziale, formata da 26 stati, ciascuno retto da un'assemblea elettiva e da un
Distretto Federale. Capo dello Stato e del Governo è il Presidente della Repubblica, eletto ogni 5 anni a
suffragio universale, egli esercita il potere esecutivo. Le religioni professate sono la cattolica e la
protestante. La lingua ufficiale è il portoghese anche se gli Amerindi preferiscono parlare idiomi propri.
Dotato di un enorme potenziale di risorse umane e naturali, il Brasile è di gran lunga il più importante
Paese dell'America Latina. Finito il periodo di sfruttamento da parte dei coloni portoghesi, il Paese ha
rafforzato la propria economia, da un lato diversificando e consolidando le produzioni agricole,
dall'altro avviando un poderoso processo di industrializzazione. Ma a parte questo impegno dei
Brasiliani, il Paese continua a presentare un assetto economico fondamentalmente subordinato al
capitale straniero; ciò dà la misura della fragilità del sistema produttivo brasiliano, dovendosi tener
conto che esso, date le ristrettezze del mercato interno, lavora essenzialmente per l'estero. Anzi proprio
la ponderosa spinta all'industrializzazione, iniziata nella seconda metà degli anni '60 e che avrebbe
potuto portare il Brasile ad acquistare un'autentica autonomia sulla scena mondiale economica, è sta
indotta da investimenti esteri che qui hanno trovato, oltre naturalmente alle ingenti materie prime,
manodopera abbondante e a basso costo.
L'agricoltura occupa il 26% della popolazione attiva e, pur disponendo di un'ampia superficie
coltivabile, sfrutta solo il 9% dell'area disponibile. Inoltre la maggior parte dei territori è occupata da
colture commerciali, mentre relativamente limitata è la superficie destinata a quelle alimentari, la cui
produzione non basta alle necessità di una popolazione tanto numerosa. La situazione è anche il frutto
di un sistema agrario di vecchia importazione, in cui la grande proprietà ancora dominante non viene
sfruttata. Vi sono però anche grandi aziende agricole moderne in cui si coltivano caffè, canna da
zucchero e cotone. Tra le colture predominanti ci sono anche la manioca, lo zucchero, le patate, i
fagioli, il mais e il riso. Nettamente più importanti sono le colture da piantagione, per molte delle quali
il Paese si colloca ai primissimi posti.
Il Brasile possiede un patrimonio bovino di 131 milioni di capi risultato in forte espansione e tra i più
cospicui del mondo, mentre in minor peso ci sono anche ovini e caprini a cui si aggiunge il patrimonio
equino. Notevole importanza presenta la pesca, che dà complessivamente 848.000 tonnellate di
pescato.
Il Brasile si avvia a diventare una potenza mondiale: in particolare per il ferro è già il secondo
produttore al mondo e i depositi amazzonici di Serras Carajas, che si affiancano a quelli di più antico
sfruttamento del Minas Gerais, sono ritenuti i vasti del mondo. Molto cospicui sono anche i giacimenti
di manganese, nichel, uranio, oro, diamanti e pietre preziose. Sono quindi presenti anche industrie
estrattive, controllate però da società straniere. Non sono molto consistenti le fonti energetiche tranne
per quelle idroelettriche alimentate dagli enormi corsi d'acqua presenti.
La maggior parte dei problemi dell'America Latina sono la conseguenza di quasi trecento anni di
colonizzazione spagnola e portoghese.
Nel 1492 Cristoforo Colombo scoprì l'America, il Nuovo Mondo. Verso il 1500 i conquistadores
spagnoli e portoghesi arrivarono in America Meridionale con l'intento di sfruttare al massimo le enormi
ricchezze che quegli immensi territori offrivano loro. Con la colonizzazione ebbe inizio la tratta degli
schiavi neri provenienti dall'Africa. Essi venivano catturati o comprati dai capi tribù in cambio di
qualche cianfrusaglia inutile. Gli schiavi lavoravano nelle piantagioni e nelle miniere dei
conquistadores e sostituivano le civiltà precolombiane già decimate a causa del durissimo lavoro e per
le malattie portate dagli Europei di cui non disponevano di difese interne. I coloni, poi, non si
preoccuparono di sviluppare l'economia locale, ma si limitarono solo s sfruttare quelle ricchezze
ottenute con la forza, portando i prodotti finiti in Europa. Ciò garantiva loro un alto guadagno. Altro
problema che essi non si posero fu quello dei confini tracciati a tavolino, senza tener conto delle
diverse popolazioni che venivano così a trovarsi a vivere insieme.
I primi moti sudamericani ebbero inizio nel 1810.La spinta per questi moti partì inizialmente da coloro
i quali avevano strappato il potere politico dalle mani dei funzionari inviati dalla madrepatria. Di fronte
al successo delle prime ribellioni, Ferdinando VII di Spagna inviò consistenti rinforzi militari e
procedette alla più crudele repressione. A difesa degli insorti, si schierarono tanto l'Inghilterra, per
motivi di interessi economici, quanto gli Stati Uniti, secondo il principio sostenuto dal presidente James
Monroe e cioè che gli Europei non dovevano intromettersi nelle questioni americane come gli
Americani non si intromettevano in quelle europee.
Il 9 luglio 1816 avvenne la Dichiarazione d'Indipendenza delle Provincie Unite della Plata (Argentina).
Il Cile divenne libero nel 1818 e lo seguirono negli anni successi il Messico, il Brasile e il Perù.
Anche in Italia ci furono dei moti rivoluzionari. Le idee di libertà si sentivano anche nelle opere degli
artisti e dei musicisti. Proprio fra questi ultimi un musicista che si distinse per le sue idee liberali fu
Giuseppe Verdi.
Infatti il nome di Verdi ci riporta al pensiero del Risorgimento italiano perché visse nei luoghi delle
società segrete, intente in una lunga battaglia per conquistare l'unità d'Italia. Grazie alle sue opere
teatrali, Verdi contribuì a infievolire l'animo dei combattenti. Quando andò in scena alla Scala di
Milano i Lombardi alla prima crociata, il pubblico si emozionò molto sentendo cantare quelle parole di
libertà e i soldati austriaci che vigilavano il teatro erano un po' preoccupati.
Anche il suo cognome era una specie di messaggio in codice: infatti aveva il significato di Vittorio
Emanuele Re Di Italia: V.E.R.D.I. Trovare su un muro il suo cognome indicava che lì si stava
svolgendo una riunione delle società segrete; i soldati austriaci non potevano insospettirsi perché Verdi
era il musicista più famoso d'Europa e trovarono normale leggere il suo nome sui muri.
Giuseppe Verdi nacque a Roncole di Busseto, in provincia di Parma. Figlio di povera gente, potè
studiare grazie all'aiuto economico di un commerciante del luogo, Antonio Barezzi, sposandone in
seguito la figlia Margherita. Egli aveva sempre creduto nelle straordinarie qualità possedute dal
ragazzo.
Gli inizi della sua carriera furono duri. Tra l'altro, nel momento più critico, perdette nel giro di pochi
mesi due figli e la moglie. Tuttavia, incoraggiato dal suocero e dalla cantante Giuseppina Streponi,
divenuta poi la fedele compagna di tutta la sua vita, il suo genio non tardò ad imporsi.
Insieme a Wagner è il più grande compositore operista dell'Ottocento, e allo stesso tempo figura di
rilievo, quasi un simbolo, negli anni del Risorgimento italiano. Le sue opere principali. Le sue opere
principali sono: "Nabucco", "I Lombardi alla prima crociata", "Rigoletto", "Il trovatore", "La traviata",
"L'Aida", "Othello", "Falstaff".
Morì a Milano nel 1901.
Durante la sua vita fu grande amico di Camillo Benso di Cavour e Alessandro Manzoni. Il primo gli
propose di candidarsi come deputato: Verdi accettò anche se disse sempre di esservi stato costretto e
dimettendosi non molto dopo la sua elezione, avvenuta in seguito ad un ballottaggio.
Di Alessandro Manzoni, Verdi fu grande ammiratore, non nascondendo la sua ammirazione per colui
che riteneva il più grande scrittore di tutti i tempi.

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