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Cattedrale di Rouen. Dipinto Donne in giardino. Olio su tela Impressione, levar del sole.

Dipinto

Strada nella foresta di Fontainebleau. Dipinto I papaveri. Olio su tela

La Grenouillère. Olio su tela Stagno delle ninfee. Olio su tela


CLAUDE MONET

Il pittore francese Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926) è considerato il padre
dell’impressionismo. Il nome stesso di questa corrente artistica è infatti legato ad una
sua opera: Impressione, sole nascente.
La passione per l’arte di Monet si manifestò negli anni dell’adolescenza. Da giovane infatti
si dimostrò abilissimo con le caricature che vendeva per poche monete. Fu in questi anni
che incontrò Eugène Boudin, artista già affermato, che con gentilezza e pazienza insegnò
al giovane Claude le basi per dipingere la natura e gli trasmise l’amore per la pittura en
plein air (letteralmente all'aria aperta, indica un metodo pittorico consistente nel dipingere
all'aperto per cogliere le sottili sfumature che la luce genera su ogni particolare).
A 16 anni Monet decise di lasciare Le Havre, paese in cui i suoi si erano trasferiti quando
era bambino e partire per Parigi con tele, pennelli e un piccolo gruzzolo racimolato con le
caricature. Lì conobbe Courbet con cui stabilì un’intensa amicizia. La prima esperienza
parigina però durò poco: a 20 anni venne chiamato alle armi per il servizio
militare (all’epoca durava setta anni se i familiari non pagavano per un “sostituto”). Chiese
di essere inviato in Algeria ma dopo due anni si ammalò di tifo e fu costretto a tornare in
patria.
La famiglia, consapevole che quella di Monet per l’arte non era un entusiasmo
passeggero, pagò un sostituto che prendesse il suo posto al fronte e lo sostenne nella
sua nuova avventura a Parigi, a patto che venisse seguito da un maestro. Nel 1862 Monet
entrò così a far parte dell’accademia di Charles Gleyre.
Successivamente, insieme ad un gruppo di amici artisti lasciò l’accademia per andare
a dipingere all’aria aperta. Tra questi c’erano Camille Pissarro, Alfred Sisley, Frédéric
Bazille e Pierre-Auguste Renoir, con il quale strinse una lunga amicizia. Ancora non lo
sapevano, ma quei giovani stavano per dar vita all’impressionismo.
La prima mostra venne allestita nello studio parigino del fotografo Nadar. Era il 1874 e
Monet aveva solo 24 anni. La mostra fu un fallimento. Seguì un difficile periodo di gravi
ristrettezze economiche: le opere degli impressionisti non venivano comprese e quindi
raramente venivano acquistate. L’Europa inoltre non attraversava un periodo di grande
prosperità e i primi a farne le spese erano gli artisti non ancora affermati.
Monet però non si arrese e continuò a dipingere. Nel 1883 si trasferì con la seconda
moglie e i figli nel piccolo paese di campagna di Giverny per poter ritrarre la natura in
completa libertà.
Fu nel 1889 che alla sua arte venne concesso lo spazio che meritava con una mostra
personale alla galleria Petit di Parigi. Con quella mostra Monet ottenne finalmente il
meritato successo e la critica lo annoverò tra i più importanti artisti francesi dell’epoca.
Nonostante il successo, non lasciò il piccolo paese di Gliverny. Lì cominciò a dipingere
una delle sue famose serie che ritrae Covoni di grano. Del resto Monet non era nuovo alla
serialità nei suoi dipinti: famose sono le serie delle Cattedrali, dei Pioppi ma soprattutto
quella delle Ninfee. La scelta delle serie deriva dalla filosofia che anima la pittura di Monet:
quella di ritrarre la natura così com’è, sempre in mutamento; per cui anche riprendere
sempre lo stesso soggetto non significa riprodurre lo stesso dipinto in quanto luce, vento e
ombre restituiscono agli occhi dell’artista un soggetto sempre nuovo.
Le Ninfee è certamente il lavoro che più di tutti racchiude la costanza, lo studio e la tecnica
di Monet. Cominciò a lavorare a questo soggetto nel 1899 dedicandogli gli ultimi 27 anni
della sua vita.
Continuò a dipingere anche quando la cataratta lo rese quasi cieco, concentrato a ritrarre
quel piccolo angolo del suo giardino con l’ambizione di catturare l’essenza della natura.

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