Sei sulla pagina 1di 3

René Magritte

Magritte nasce il 21 novembre 1898 a Lessines (Belgio), trasferendosi però


più volte in altre città con l’intera famiglia. Nel 1910, all’età di 12 anni, si
trasferisce a Châtelet, dove due anni dopo sua madre Adeline, si suicida
gettandosi nel fiume Sambre. La donna venne ritrovata annegata, con la
testa avvolta dalla camicia da notte; questo fatto rimase particolarmente
impresso nel giovane pittore, tanto da ispirargli alcuni anni dopo dipinti
come “L’histoire centrale” o “Les amants”. Dopo aver frequentato
l’Accademia di belle arti di Bruxelles, René inizia a interessarsi alle ricerche
futuriste, lavorando nel frattempo come grafico, principalmente nel design
di carta da parati. I suoi inizi di pittore si muovono nell’ambito delle
avanguardie del Novecento, assimilando influenze dal cubismo e dal
futurismo. Ma la svolta surrealista avviene con la scoperta dell’opera di
Giorgio de Chirico, in particolare della visione del quadro “Canto d’amore”,
da cui rimane profondamente colpito.Nel 1925 Magritte entra nel suo
periodo surrealista con l’adesione al gruppo di Bruxelles, composto da
Camille Goemans, Marcel Lecomte e Paul Nougé, e dipinge il suo primo
quadro surrealista, “Le Jockey perdu (Il fantino perduto)”, accorgendosi
presto che quello che dipinge non è la realtà bensì la creazione di una
nuova realtà come avviene nei sogni. Nel 1926 prende contatto con André
Breton e l’anno successivo si tiene la sua prima mostra personale, presso
la galleria Le Centaure di Bruxelles, nella quale espone ben 60 opere.
Intanto si trasferisce a Parigi con la moglie, che aveva sposato nel 1922.
Nel 1930, dopo l’esperienza parigina, Magritte decide di tornare a
Bruxelles. I due si trasferiscono nella zona nord di Bruxelles, in cui Magritte
ha vissuto il suo periodo più prospero per 24 anni e dove ha creato circa la
metà di tutte le sue opere (800 in totale tra tele e disegni). Inoltre è qui che
si sviluppano i più importanti momenti del surrealismo belga, poiché
l’appartamento di Magritte fungeva da punto d’incontro del gruppo
bruxellese e fu anche il teatro di numerose feste in maschera. Dal 1999
questo appartamento è stato trasformato nella Casa Museo dedicata al
celebre artista. Nel 1940, per timore dell’occupazione tedesca, si
trasferisce con la moglie nel sud della Francia. Dopo un ultimo lungo
viaggio fra Cannes, Montecatini e Milano, avvenuto nel 1966, muore nel
suo letto il 15 agosto dell’anno successivo a Bruxelles.Magritte dipinge con
una tecnica che potremmo definire ‘illusionismo onirico’, volta a creare
nell’osservatore un ‘cortocircuito’ visivo. Le sue opere infatti contengono
una forte componente legata ai sogni, così come la contrapposizione di
elementi reali che però, affiancati, creano immagini totalmente assurde
(come ad esempio un paesaggio simultaneamente notturno nella parte
inferiore e diurno in quella superiore). Magritte è l’artista surrealista che, più
di ogni altro, gioca con spostamenti del senso utilizzando sia accostamenti
inconsueti che deformazioni irreali. Con la scoperta delle opere di Giorgio
de Chirico e della pittura Metafisica, Magritte sente il bisogno di creare
universi fantastici e misteriosi, immagini naturalistiche basate su elementi
apparentemente indecifrabili ed enigmatici, come ne “La Trahison des
images (Ceci n’est pas une pipe)” del 1928.
Un altro dei suoi quadri icona è il grande occhio spalancato nel cielo, o al
contrario il cielo che si specchia nell’occhio, intitolato “Faux miroir”, piaciuto
talmente tanto a Luis Buñuel da riprenderlo come scena madre nel suo film
“Un chien andalou”.La volontà di Magritte era “di far urlare il più possibile
gli oggetti più familiari”.

IL FALSO SPECCHIO

Il falso specchio (1928) è uno degli esempi più eclatanti di questa nuova
poetica. La superficie è occupata da un enorme occhio aperto, e a parte il
primissimo piano così inusuale, non ci troviamo assolutamente nulla di
particolare, tranne per il fatto che l’iride è un cielo attraversato da nuvole.
La pittura è manifestamente rozza, anche se sarebbe più opportuno dire
banale. Sembra il disegno di un libro sul disegno, o un disegno tratto da un
giornale di medicina. Ma quello che colpisce è l’iride, dove la pupilla prende
le sembianze di un sole nero in mezzo a un cielo inquieto in cui si
addensano candide nuvole. Si tratta di un trompe l’oeil, tanto caro ai
surrealisti e di cui Magritte è stato un maestro. Forse è un sogno che
affiora dal subconscio, l’arte non come rappresentazione ma come
concetto, la scandalosa unione di aspetti che la vita quotidiana tende a
selezionare e a collocare in categorie separate.

La stessa immagine ispirò la prima scena di Un chien andalou di Bunuel e


Dalì, girato nello stesso anno e considerato il primo film surrealista, in cui la
luna attraversata da una nube muta in un occhio tagliato da una lama, dove
la metafora allude alla negazione dell’idea naturalistica di pittura. Il
fondamento di una nuova arte, che non nasce più dall’impressione visiva,
ma da associazioni inconsce, da un più naturale ed eversivo processo di
costruzione mentale.

Potrebbero piacerti anche