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IL FALSO SPECCHIO
Il falso specchio (1928) è uno degli esempi più eclatanti di questa nuova
poetica. La superficie è occupata da un enorme occhio aperto, e a parte il
primissimo piano così inusuale, non ci troviamo assolutamente nulla di
particolare, tranne per il fatto che l’iride è un cielo attraversato da nuvole.
La pittura è manifestamente rozza, anche se sarebbe più opportuno dire
banale. Sembra il disegno di un libro sul disegno, o un disegno tratto da un
giornale di medicina. Ma quello che colpisce è l’iride, dove la pupilla prende
le sembianze di un sole nero in mezzo a un cielo inquieto in cui si
addensano candide nuvole. Si tratta di un trompe l’oeil, tanto caro ai
surrealisti e di cui Magritte è stato un maestro. Forse è un sogno che
affiora dal subconscio, l’arte non come rappresentazione ma come
concetto, la scandalosa unione di aspetti che la vita quotidiana tende a
selezionare e a collocare in categorie separate.