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Storia Economica
Università degli Studi di Padova
22 pag.
La Belle époque è un termine coniato dopo la Prima guerra mondiale per descrivere il contesto
del “prima” come migliore. Per certi versi è così, data la quasi totale assenza di guerre, la forte
prosperità e la continua integrazione dei mercati. Tuttavia, è un periodo che presenta anche
numerose crisi “cicliche” in molti i settori che hanno portato i paesi a dubitare dei vantaggi del
sistema liberale. L’economia globale di questo periodo, la cui finanza lega gli stati tra di loro, è la
causa della forte diffusione capillare delle crisi. Inoltre, la progressiva integrazione dei prezzi dei
mercati e delle merci, del sistema monetario e dei flussi migratori globali definiscono il grande
sistema unitario a causa del rallentamento della produzione e del ripensamento alle regole del
gioco. In un contesto dove la leadership industriale del Regno Unito è contesa tra nuove
industrie sempre più competitive dei paesi emergenti, alcuni stati preferiranno adottare un
comportamento “protezionista” o “imperialista”. Il primo viene applicato per proteggere la
propria industria e permettere l’aumento della concorrenza interna, dunque un incentivo per lo
sviluppo industriale di ogni nazione. Verrà adottato solo dai paesi che presentano un completo
dominio della produzione in molti settori importanti (come la Germania e gli Stati Uniti, ma
anche Italia, Francia e Svizzera). Il secondo orientamento ideologico, invece, spingerà sempre più
paesi a ricercare terre vergini per gli investimenti (“scramble africano”). Secondo Hobson, questo
tipo di imperialismo presenta come novità l’intervento dello stato nella gestione amministrativa
della colonia, lasciando alle imprese quella produttiva.
5. Perché il ripristino delle dinamiche della globalizzazione ottocentesca fallisce fra le due guerre
mondiali e che alternative vengono messe in campo economico
In parte la causa del fallimento dei tentativi di ristabilire la globalizzazione è dovuta ai trattati
di pace, nei quali gli Stati Uniti non vollero assumersi il ruolo di nuovo leader economico e
finanziario (erano la potenza più forte ma non lo sapevano) perché non volevano lasciare la
propria industria nelle mani della finanza (differenza Wall Street e la City). La leadership
finanziaria dovrà ancora una volta assumerla la sterlina che, debole com’è, non riuscirà a
sorreggere il sistema
Altro errore è stato quello di scaricare tutta la colpa sulla Germania (distrutta, inflazionata,
indebitata) e di farsi ripagare da lei. la restaurazione dei paesi dipendeva da quelli sconfitti, cosa
che li spinse a dovere attuare un surplus di produzioni per potere ripagare i debiti (Germania
superdopata) andò a creare squilibrio all’interno della produzione degli altri paesi
Gli anni 20 sono caratterizzati dal continuo tentativo di ritorno alla situazione della
globalizzazione ottocentesca precedente alla Prima guerra mondiale. Dopo la guerra, gran parte
dei paesi che vi hanno partecipato ne escono indebitati, distrutti, pieni di inflazione, sgravo
fiscale, mancanza di potere d’acquisto. Nonostante ciò, la creazione delle organizzazioni
internazionali (LoN e camera del commercio internazionale) punterà durante tutto il dopoguerra
all’eterno ritorno della globalizzazione ottocentesca. Il piano Dawes, infatti, servirà a ridare alla
Germania la possibilità di ristabilire la propria moneta, e gli accordi di Locarno le permetteranno
di accedere alle organizzazioni internazionali. Così, nel 1946, viene applicata una restaurazione
*Le conseguenze del conflitto hanno portato alla fine delle valute affidabili, all’iperinflazione e
l’assalto ai mercati da parte dei pasi con le monete più svalutate, alla chiusura di porti, reti
commerciali e patterns internazionali. Inoltre, il settore agricolo e industriale è stato
pesantemente colpito dal cambiamento della domanda di produzione (il cui surplus di
produzioni industriali sarà un pesante fardello da smaltire nel dopoguerra). I flussi di migrazione
sono momentaneamente bloccati (causando ulteriori crisi nei pasi con bisogno di manodopera e
quelli che la inviavano) e l’economia leader economica e finanziaria è più indebitata che mai.
*Gli anni 20 si focalizzano sul tentativo di ritornare alla situazione di benessere economico e di
interconnessione tra i mercati alla base della globalizzazione ottocentesca. Nel primo
dopoguerra, infatti, per porre rimedio al grande disastro economico, all’inflazione, agli assalti ai
mercati internazionali e al debito pubblico, vengono create due nuove organizzazioni (League of
Nations e camera commerciale dei mercati) che tenteranno di ripristinare il sistema di mercati
precedenti. Il piano Dawes permetterà alla Germania di cambiare moneta e stabilizzare il proprio
livello di inflazione. Viene così riammessa nelle organizzazioni internazionali grazie agli accordi di
Locarno, a seguito dei quali verrà introdotto un nuovo sistema monetario internazionale, il Gold
Standard Exchange. Tuttavia, a causa della debolezza della sterlina e dello squilibrio nella bilancia
dei pagamenti inglesi, il tentativo di ristrutturare il sistema monetario internazionale fallirà dopo
soli cinque anni. Questo porterà a gravi squilibri monetari e alla fine di tutti gli accordi
multilaterali tra i paesi. Inoltre, con la crisi del 29’, la speranza di ritornare al modello di
globalizzazione precedente verrà totalmente distrutta, e il ruolo dello stato come pianificatore e
accordatore dell’economia emergerà sempre di più nel nuovo contesto di capitalismo industriale
degli anni 30.
Il primo conflitto mondiale è stato definito come primo “backlash” della globalizzazione.
All’uscita della guerra, gli stati si ritrovano economicamente stabilizzati, con forti squilibri
economici, inflazionistici, e pieni di debiti pubblici. Gli anni 20, infatti, sono incentrati sul
tentativo di ristabilire il libero mercato, la prosperità industriale e gli accordi multilaterali tra
stati. Purtroppo, sia le nuove organizzazioni (LoN e camera del commercio internazionale), sia il
sistema monetario del Gold Standard Exchange falliscono dopo pochi anni. A causare la grande
depressione del 29’, sono gli impatti negativi nel reparto finanziario (a stretto contatto con
quello bancario) e il surplus di produzione industriale americana che si trasferisce in borsa
sottoforma di bolle speculative. La Bank of England si ritrova sprovvista degli strumenti per
mettere fine alla crisi, essendo la sterlina ancora troppo debole per reggere il sistema (motivo
per il quale si mette fine alla sua convertibilità nel ‘31). Inoltre, la Federal Reserve agisce in
maniera particolaristica e spinge tutti i paesi legati al sistema a innalzare le proprie tariffe
doganali, portando la crisi a peggiorare sempre di più. L’aumento della stagflazione causata dalla
mancanza di potere d’acquisto da parte dei consumatori sancisce la fine totale di ogni rapporto
multilaterale, del libero mercato, della stabilità monetaria, della prosperità economica e
l’impossibilità di ritorno alla globalizzazione ottocentesca. Tutto questo viene confermato con
l’intervento delle teorie di Keynes e il progressivo aumento della nazionalizzazione negli stati che
sfoceranno nel secondo conflitto mondiale.
“Les trentes glorieuses” sono un periodo di pace e prosperità economica situato dopo il secondo
conflitto mondiale. Con l’introduzione del sistema di Bretton Woods viene finalmente
abbandonato ogni tentativo di ritorno al vecchio modello di globalizzazione. A conferma di ciò, le
nuove regole del gioco si focalizzano esclusivamente sulla cooperazione tra gli stati. L’obiettivo
principale di queste dinamiche è di creare una società di massa basata sul benessere e il
consumo. Attraverso la forte presenza dello stato nella regolamentazione del mercato e degli
scambi si ottiene un progressivo aumento dei redditi e del benessere, che porta
all’abbassamento delle tariffe doganali. Il tutto viene coordinato dal paese più egemone, gli Stati
Uniti, che conquistano la leadership finanziaria e industriale a livello globale, guadagnandosi in
cambio una valvola di sbocco alle proprie produzioni, e una maggiore influenza nel contesto
della guerra fredda. Di conseguenza, il dollaro diventa la moneta centrale per gli scambi
internazionali. In più, grazie al Piano Marshall (ERP) si assumono l’onere di essere il principale
I paesi detti “late comers” hanno seguito dei modelli di sviluppo industriale diversi rispetto a
quello dell’Inghilterra. Geschenkron studiò l’evoluzione di queste nazioni a partire dalla loro
arretratezza, dimostrando come essa influisse in maniera diversa in base al tipo di paese.
Secondo gli studi, gli stati misero in atto una serie di fattori quantitativi, che permisero a quelli
più arretrati di crescere più intensamente. A questi si aggiunsero dei fattori sostitutivi, ossia dei
modelli che permisero un’industrializzazione più rapida. Per consentire i due tipi di fattori ogni
paese ha dovuto importare le tecnologie e le innovazioni già esistenti all’estero (vantaggio
perché non hanno dovuto affrontare la gradualità della rivoluzione). Inoltre, hanno avuto
bisogno di capitali per finanziare la propria crescita e di manodopera disponibile subito. A
seguito di ciò, Geschenkron individuò tre principali fattori sostitutivi: La banca mista, ossia una
banca in grado di prestare soldi e di ottenerli indietro in tempi più lunghi. Questo tipo di banca
assunse un ruolo performativo quando anche le vecchie banche decisero di agire in questo
modo per investire nell’industria (fondendo il Crédit mobilier e la banca commerciale). Lo stato,
che permise un passaggio veloce a una società urbana, consentì la creazione di un mercato
industrializzato (Zollverein o Code Minier) e lo sfruttamento delle materie prime e investì nella
cultura e nell’istruzione per potenziare l’innovazione delle tecnologie (scuola degli ingegneri).
*Rostow afferma che ogni paese segua dei determinati stadi di sviluppo industriale (come nel
modello inglese) fino a raggiungere un take off, dal quale avrà un’esplosione di produzione
talmente grande da trasformarlo in una società di massa,
Il sistema di Bretton Woods nacque dopo il secondo conflitto mondiale per regolare gli scambi
economici tra i paesi. Basato sulla cooperazione delle nazioni al fine del raggiungimento di una
società di massa e del benessere, il nuovo sistema dettò le regole per una corretta integrazione
dei mercati sotto la direzione dello stato, abbassando le tariffe doganali, ricreando il commercio
internazionale e gettando le basi per una futura ri-globalizzazione. Sancì la fine dei sistemi
bilaterali (considerati inefficienti), e lasciò che tre nuove istituzioni basate su accordi multilaterali
gestissero l’amministrazione economica internazionale di quasi tutti i paesi (FMI, IBRD e GATT).
Fu un sistema che resse grazie alla forte leadership industriale e monetaria del paese più
egemone, gli Stati Uniti; attori fondamentali non solo del sistema monetario internazionale, ma
anche del Piano Marshall (ERP) volto alla ricostruzione europea. Tuttavia, fu proprio l’elemento
monetario, il dollaro, a causare lo squilibrio centrale del sistema. Con la progressiva crescita dei
“dollar gap” (fase in cui la quantità di dollari a disposizione non è sufficiente a soddisfare la sua
richiesta nell’economia internazionale), gli Stati Uniti si ritrovarono costretti a interrompere la
convertibilità in dollaro negli anni 70 per via della tensione formata tra gli interessi nazionali e
internazionali del sistema. La moneta si svalutò e spinse i diversi paesi alla caccia di riserve
alternative all’oro. Ciò ebbe gravi conseguenze per gli assetti internazionali: i paesi rallentarono
la crescita, subendo una forte destabilizzazione monetaria, che peggiorò con il primo shock
petrolifero. Alla crisi si tentò di rispondere in maniera “keynesiana”, ovvero investendo nello
stato sociale, ma ciò non fu sufficiente. Così nacquero i nuovi approcci neo-liberalisti della
“scuola di chicago”, volti alla riduzione degli interessi, al debito e alla domanda bloccata tramite
le politiche di supply-side (nelle quali si cercò di riattivare il mercato tramite l’aumento di
competizione tra le imprese). Queste nuove teorie sancirono la deregolamentazione del mercato
e la privatizzazione dei settori. Per far fronte agli squilibri monetari causati dalla fine del sistema
di Bretton Woods, i paesi europei crearono il sistema monetario europeo (SME), che permise
una prima stabilità degli scambi, la creazione di un mercato unico, il controllo sull’inflazione sul
debito. Infine, con il trattato di Maastricht, a nacque l’Euro.
*In primo piano, la FMI si occupò di coordinare il sistema monetario internazionale (basato sul
dollaro), correggendo i suoi eventuali squilibri. Poi la IBRD si occupò di mantenere la logica dei
finanziamenti multilaterali. Infine, il GATT aveva lo scopo di ridurre le tariffe doganali.
* I marginalisti: la curva del valore di ogni produzione: più è utile, più aumenta il suo valore
(riferendosi alle nuove tecnologie della seconda rivoluzione industriale)
* Capiscono che per organizzare le nuove tecnologie bisogna porre un modello amministrativo
industriale adeguato alla loro taglia (dunque cominciare in grande). *Perché proprio gli Stati
Uniti: possedevano meccanizzazione e standardizzazione (ha permesso sviluppo fabbriche come
ford, che ha portato a sistemi labour saving, aumento reddito, aumento consumi, aumento
produzioni), popolazione come Europa ma con mercato nazionale più libero, ricerca scientifica e
ruolo istruzione, Guerra civile (prima guerra industriale) come spin off per settori moderni
12. Perché i paesi del 3 mondo non si sono sviluppati come gli altri durante la crescita economica
del secondo dopoguerra (cap. 8)
I motivi per cui i paesi del terzo mondo non si svilupparono durante la crescita economica
hanno radici molto antiche, risalgono più o meno all’imperialismo
Durante la globalizzazione e lo sbocciare delle interconnessioni globali ottocentesche, questi
paesi dovettero partecipare alle reti di scambio in maniera involontaria. Molti di essi, infatti,
divennero colonie dei paesi più sviluppati che ricercavano in loro risorse primarie per la
produzione a basso prezzo (in un periodo di forte protezionismo). Ciò diede vita a un
imperialismo di tipo economico (Hobson) nel quale le imprese intervenivano per farei i profitti
produttivi e gestire il mercato mentre lo stato si incaricava di amministrare la colonia senza
permetterle uno sviluppo industriale.
Il divario tra i paesi più sviluppati, che avevano goduto di una forte industrializzazione grazie
ai paesi sottosviluppati, divenne sempre più esteso, anche dopo la decolonizzazione politica
(differente da quella economica).
Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine del Blocco Sovietico, le nuove relazioni internazionali
coinvolgono un nord particolarmente prosperoso e sviluppato e un sud arretrato nel quale si
cominciano a coniare i paesi del “terzo mondo”. Non riuscendo a godere degli accordi
multilaterali, questi stati non ebbero l’opportunità di svilupparsi, sebbene ciò non voglia dire che
non ci siano stati tentativi di industrializzazione. Paul Bairoch ipotizza che in questi paesi non sia
possibile applicare le teorie di Geschenkron sullo sviluppo dei paesi arretrati tramite i fattori
sostitutivi. Questo è dovuto a varie dinamiche di natura qualitativa che hanno frenato le loro
attività economiche. In primo piano, hanno un ritardo estremamente grande, dunque le nuove
tecnologie sono troppo avanzate, difficili da importare e da utilizzare. Inoltre, sono paesi
relativamente giovani che soffrono di carenze strutturali e istituzionali. Tutte queste
problematiche alla base del mancato sviluppo sono riconducibili al periodo imperiale, durante il
quale i colonizzatori sfruttarono le risorse primarie delle colonie per svilupparsi ed arricchirsi
senza dare modo ai paesi arretrati di industrializzarsi. I dati suggeriscono come l’aumento dello
sfruttamento delle risorse si sia intensificato durante i conflitti mondiali e anche dopo
l’indipendenza politica (che non ha determinato un’indipendenza economica). Durante la
crescita economica del secondo dopoguerra, le ex-colonie cominciano a cadere sotto l’influenza
occidentale o sovietica e partecipano in maniera autonoma agli eventi internazionali (senza
necessariamente riuscire a industrializzarsi). Alcuni di loro dimostrano fenomeni di recupero
industriale in questo periodo, altri purtroppo, dopo una fase iniziale di tentativi di sviluppo,
rimangono bloccati senza riuscire a seguire il passo dei paesi industrializzati. A.H. Amsden nel
suo studio analizza quattro tipi di paesi economicamente arretrati: stating behind, stumbling
back, sneaking up e soaring ahead.
13. Dagli anni 80 in poi l’economia Europa e americana furono interessate da una svolta “neo-
liberalista”. Di cosa si tratta e quali sono le principali trasformazioni economiche in atto? (cap. 9)
Negli anni 80, il sistema di Bretton Woods entra in crisi e l’applicazione delle politiche di
matrice “keynesiana” non saranno più applicabili. Insorgo numerosi squilibri nell’oscillazione dei
prezzi che bloccheranno lo sviluppo e aumenteranno la stagflazione.
Tra le cause di questo squilibrio c’è il dollaro stesso, ovvero la moneta alla base del sistema
monetario internazionale. Insorgono i primi “dollar gaps”, dovuti alla differenza tra le riserve
auree di dollaro a disposizione e quelle necessarie per sostenere l’intero sistema. Si creano
tensioni tra gli interessi nazionali degli Stati Uniti e quelli internazionali del sistema di Bretton
Alla base della globalizzazione ottocentesca abbiamo l’interconnessione dei mercati. Grazie al
libero scambio, infatti, tutti i paesi sono stati in grado di instaurare accordi internazionali tra di
loro al fine di creare un’efficace rete di commercio di beni e merci con tassi di interesse
bassissimi. Questo nuovo tipo di mercato si regola su automatismi, dunque in maniera
automatica, ma sempre sotto la volontà politica ed economica del paese più egemone di tutti, il
Regno Unito. La connessione dei mercati ha permesso lo sviluppo di infrastrutture, ferrovie e
innovazioni tecnologiche che hanno spinto a tutti i paesi appartenenti a questa rete di
commercio ad industrializzarsi, produrre e crescere economicamente. I pilastri alla base della
globalizzazione ottocentesca sono tre. In primo piano, il libero scambio prevede l’astensione
dello stato di intervenire negli accordi commerciali. Nel 1846, infatti, il Regno Unito abolisce le
Corn Laws, ossia i dazi destinati alla protezione dei propri grani, così la classe dei contadini
sparisce e il paese diventa totalmente dipendente dall’estero per l’importazione di derrate
agricole. La logica del libero scambio si basa sul fatto che ogni paese debba per forza importare
qualcosa dall’estero, e grazie dalle basse tariffe doganali, risulta sempre meno dispendioso farlo.
In più, forma un accordo con la Francia per la “Most Favoured Nation” (Cobden-Chevalier), nel
quale entrambi gli stati si impegnano a facilitare lo scambio tramite la riduzione delle tariffe
doganali. In seguito a questi eventi, tutti i paesi seguiranno l’esempio inglese. Il secondo pilastro
di questo periodo è l’haute finance, ovvero la finanziazione da parte delle banche. Infine, il Gold
Standard diventa il sistema monetario centrale che regola tutti gli scambi. Grazie a questo nuovo
modello, ogni paese può convertire la propria moneta in oro a parità fissa, così commerciare
diventa più semplice. La globalizzazione è dunque resa possibile grazie a una leadership
economica e finanziaria (la City), che, attraverso la cooperazione delle banche per il controllo dei
valori monetari, agisce tra paesi politicamente “sani” e votati al libero scambio
15. La Grande Guerra rappresentò una cesura molto importante nella storia dell’economia
globale. Può spiegare questa affermazione? (cap. 6)
La Prima guerra mondiale è stata definita “industriale” dal momento in cui ha coinvolto molti
paesi a livello globale con diversi livelli di industrializzazione. Durante questo evento, le
tecnologie e le innovazioni si sono mobilitate molto sotto lo sforzo delle imprese di coordinare
proprie materie al fine di applicarle negli armamenti.
- Fin da subito in molti paesi, l’intervento dello stato diventa una prerogativa essenziale per
l’organizzazione, l’allocazione e la pianificazione della produzione industriale ed economica
(soprattutto negli Imperi). Viene dunque segnata la fine dell’epoca destinata al liberalismo
economico. Fu infatti il primo contraccolpo verso la globalizzazione per via della rottura delle reti
commerciali del periodo precedente
- Di conseguenza, si alterano e vengono ridimensionate le logiche liberali economiche, segnate
dal passaggio da un’economia di pace (basata sulla produzione industriale di beni per il
consumo) a un’economia di guerra (che gira attorno all’incremento della domanda militare).
- Gli investimenti bellici sono svincolati dall’economia di mercato e dalla competitività
internazionale. Da un lato, ciò comporterà un fardello pesantissimo da smaltire nel periodo
successivo, dall’altro unno spin-off per la tecnologia molto importante (nasceranno sbocchi per
le innovazioni tecnologiche)
- Gli Imperi, essendo costretti a cambiare i loro patterns di commercio, non possono più contare
sul rifornimento di materie prime grazie all’aiuto dei paesi che ora sono loro nemici. Perciò
ripensano fin da subito al proprio modello organizzativo per la gestione delle materie prime e
istituiscono il piano Mollerdov e il piano Jurburg, sotto la direzione di Walter Rathenau
(presidente dell’Aeg), nei quali il nuovo ruolo dello stato come pianificatore industriale prende
piede.
- Nei paesi alleati, al contrario, la decisione di introdurre l’autorità statale ritarda parecchio. In
primo piano, il Regno Unito, essendo un paese liberale, non vuole convertirsi a queste nuove
politiche poiché ciò segnerebbe la totale fine del libero scambio. Tuttavia, di fronte alla
superiorità del modello tedesco, è costretto a lasciare la coordinazione industriale al Ministry of
Munition (che non si sostituisce totalmente alle imprese). In Francia, invece, le imprese
rientrano sotto la direzione dei ministeri, mentre negli Stati Uniti interviene il War djdjdj Board.
- Organizzazioni internazionali: permetteranno l’organizzazione dei diversi paesi riguardo gli
scambi
- War fare state: anche dopo la guerra si continuerà ad produrre nei settori militari
16. Quali sono le istituzioni e quali le relative funzioni che regolarono l’economia nazionale dopo
la conferenza di BW? (cap. 8)
Il sistema di Bretton Woods nasce nel secondo dopoguerra e mira al raggiungimento di una
società del benessere, basata sulla crescita e sui consumi, tramite la cooperazione
internazionale. Finalmente non si tenta più di ricreare il vecchio modello di globalizzazione
ottocentesca, infatti gli scambi vengono regolati in maniera efficace dallo stato, che, tramite la
17. Quali sono le caratteristiche della politica economica giapponese messe in atto dopo la
restaurazione Meji?
Il Giappone è rimasto chiuso per secoli. Poi, con la restaurazione Meji e l’arrivo delle famiglie
nobili Zaibatsu, lo stato comincerà a investire nell’importazione e sviluppo di tecnologie e
manderà i giovani a studiare in occidente. Si sviluppa molto nelle tecnologie e nelle innovazioni
Il primo conflitto mondiale sarà un’opportunità di espansione territoriale
Cercherà un approccio di commercio con l’America senza successo (Perché durante il periodo
di Roosevelt e il New Deal gli Stati Uniti si approcciano a un sistema politico autarchico), così
ripenserà all’espansione imperiale. Invade la Cina e la Manchuria alla ricerca di risorse primarie.
Applica un notevole sviluppo industriale dedicato allo sforzo produttivo
Dopo la guerra si riprenderà. Lo stato non abbandonerà il controllo economico. Nascita del
MITI (per gli accordi internazionali) e insieme ai Keiretzu (nuovi Zaibatzu che daranno vita a tutte
le grandi imprese giapponesi di oggi, tra cui la toyota)
Grazie a questa collaborazione, il Giappone diventa una forte potenza industriale. Durante il
periodo di Reagan e delle sue nuove politiche (che, tramite l’aumento di interesse sul dollaro
avevano aumentato la povertà americana) i prodotti giapponesi vennero guardati con interesse
da parte degli americani (poiché costavano poco ed erano efficienti, esempio di “invasione della
toyota” negli Stati Uniti
Si crearono forti reti di commercio americano giapponesi che permisero a questo paese di
fare esplodere il proprio export e di accumulare ricchezze (con dollaro come moneta forte).
Attori giapponesi che cominciarono ad apparire nei settori americani, appropriandosi di
industrie e settori produttivi. Fu vista come una sentinella d’allarme dagli americani, quasi come
se la propria leadership finanziaria fosse minacciata
I lost 90: gli Stati Uniti fecero pressioni sul giappone affinché aumentassero il tasso di
interesse sullo yen. Questo fenomeno, sommato all’aumento della bilancia commerciale, causò
delle gravi bolle speculative (che colpirono in maniera molto pesante il settore edile)
PRIMA PARTE
- Il Giappone resta chiuso per anni, nessuno può importare o esportare
- Restaurazione dei Meji: una rottura profonda e apertura parziale del mercato con l’estero.
Importazione massiccia di tecnologia, sviluppo, invio di giovani per formarsi in Europa.
- L’industrializzazione: attraverso l’unione tra stato e grandi famiglie nobili imprenditoriali (gli
Zaibatsu) alla base delle imprese.
- Dopo la restaurazione dei Meji c’è una riapertura politica e un risvolto economico. Non è una
riapertura totale: tutto dev’essere fatto tramite partenariati locali (ossia le imprese giapponesi)
SECONDA PARTE
Russia:
Late comer che presenta forti repressioni istituzionali. Non riesce a industrializzarsi
correttamente anche se avrebbe avuto le dotazioni e le possibilità di farlo
Il suo fattore sostitutivo è lo stato ma investe troppi soldi in maniera sbagliata poiché l’intera
nazione e fortemente arretrata e ancora agricola (esempio, le ferrovie)
Si può investire ma la situazione è talmente depressa che ogni tentativo di investimento
rischia di fallire
Cina
Resta chiusa per tanti anni
Con il governo di Xiaoping si instaura una politica dalle “porte aperte” che permette alla Cina
di integrarsi nei mercati senza restare alla mercé degli investimenti esteri o di subire gli squilibri
monetari internazionali
In questo periodo infatti, captando l’imminente caduta del sistema di Bretton Woods e
diventano il nuovo polmone produttivo del mondo in settori primari e non solo
Per aprirsi al mercato internazionale compiono tre importanti riforme: la prima è quella nel
settore agrario (da sempre incentrato sul collettivismo) che comincia ad entrare sotto il controllo
delle imprese private (ma senza che lo stato perda il controllo di tutto questo). In secondo piano
c’è una riforma finanziaria e l’istituzione di quattro banche centrali (sempre sotto il potere dello
stato) per gestire i prezzi e il sistema monetario. Infine, la terza riforma riguarda l’istituzione
delle ZES (zone economiche speciali) che permettono allo stato di attirare investitori esteri che,
in cambio dell’importazioni di nuove tecnologie, stringono patti commerciali con partner (Joint
Ventures).
La svolta avviene dopo la caduta del sistema sovietico, quando la Cina, da mercato socialista,
si apre all’economia di mercato. Questo avviene quando le imprese diventano società per azioni
Medio Oriente:
Seconda rivoluzione industriale: cambi tecnologici e scientifici (tenendo conto delle vecchie
scoperte), cambiamenti a livelli organizzativi, nascita del big business per adattarsi alla taglia
delle nuove tecnologie, arrivo di nuove potenze che soppiantano modello inglese (USA e
Germania)
Sistema tecnologico, Gille: insieme di processi per la produzione di innovazioni a scala/caduta
(filiere) che hanno impatto economico Distruzione creatrice, Schumpeter: le nuove tecnologie
creano cicli economici di crescita e declino ad ogni innovazione.
- I nuovi sistemi tecnologici diventano un’opportunità di crescita economica Come crescono le
tecnologie, così cambiano i flussi economici, che si adattano alla
grandezza di ogni innovazione.
- Senza le tecnologie precedenti non si sarebbe potuti arrivare alle innovazioni che si hanno
avuto con la seconda Rivoluzione industriale. Il nuovo non soppianta/uccide totalmente il
vecchio, lo fa soltanto entrare in leggero disuso. Le imprese si concentrano maggiormente sulle
nuove tecnologie senza sottovalutare il valore del vecchio sistema tecnologico per applicare
quello nuovo
- Tutte queste trasformazioni microeconomiche a lungo andare hanno avuto degli effetti
macroeconomici, trasformando totalmente il modello industriale, politico e sociale
- Chi continua ad utilizzare le vecchie tecnologie si trova in pericolo prima o poi
- Avanzamento dei modelli opposti a quello inglese: la Germania e gli Stati Uniti (pongono il
sistema di libertà economica sottocritica)
Imperialismo:
- Esempio di partecipazione a commercio internazionale involontaria, imperialismo di natura
economica
- Imprenditori che cominciano a investire in colonie alla ricerca di terre vergini (espansione
imperiale)
- Nuove opportunità all’infuori del proprio paese (pieno di concorrenza) per accaparrarsi
ricchezze materie prime, mercato di sbocco e tassi interesse
- Più rischioso investire in colonie (non possiedono amministrazione pubblica e gli investimenti
rischiano di fallire) perciò chiedono tassi interesse più alti (con i quali fanno maggiori guadagni)
- Esempio di rivalità tra potenze anche all’estero
- Hodson e il nuovo imperialismo
Fine 800/900: scramble africano e espansione coloniale
- I coloni si espandono per risorse e ricchezze, per competere con altri paesi, rivalità paesi
industriali
- “fardello dell’uomo bianco” come scusa
- Colonie: vincolate alle decisioni degli imperi, costrette a partecipare a mercato
- Riserve beni primarie: per contrastare protezionismo. Ragioni economiche: exit strategy,
opportunità e investimento
- La crisi internazionale fine secolo: aveva diminuito tasso interesse paesi industriali: si spingono
a avventura coloniale
- Hobson: territori vergini, tasso interesse decrescente in Europa, spazi con potenziale capitale.
- Germania, nuovo tipo di imperialismo, non più amministrazione politica e commerciale sotto
imprese ma sottostato. Le imprese vogliono solo sfruttare risorse per industrializzazione e
produzione, quindi libere di commerciare con monopolio ammnistrativo delle imprese
- Sfruttamento Nord durante guerre (estrattivo, risorse primarie)
- Anni 50: inizio decolonizzazioni politiche (no economica)
- Coinvolgimento Guerra Fredda: Influenze Urss/occidentali, partecipano in maniera autonoma
- Aumento sfruttamento dopo indipendenza, crescita Nord e industrializzazione grazie a fornitori
sud
- Fenomeno industrializzazione leggera fenomeni sud (c’è chi si sviluppa e chi si blocca)
- Anni 60 Asia e forte sviluppo industriale (caso diverso per la Cina)
- Impatti negativi e fluttuazione prezzi in anni BW (60, 70)
- Bairoch, tesi: ritardo troppo grande, tecnologie troppo avanzate, arretrati strutturalmente,
politicamente, a livello economico e amministrativo, analfabetismo, povertà
- Da paesi con sviluppo (Giappone, Corea del Sud) a sviluppo medio (Cina, India) a sviluppo
bloccato (Terzo Mondo, America latina)
Caduta blocco sovietico: emergono differenze Nord e Sud
Belle époque
*Crisi del grano, del cotone. Crisi di borsa (1873) dopo fine guerra franco prussiana. Crisi di
Baring, che per un brutto investimento in Argentina si trasferisce nel centro finanziario. Crisi di
Knickenbroke, da industriale a finanziaria per mancanza di liquidità. Crisi di borsa, chiusa forzata
dei centri di finanziamento, squilibrio del Gold Standard e Bank of England, si evita la crisi di
panico borsista che avrebbe prosciugato tutte le riserve auree
*Connessione mercati, monetaria, migrazioni spiega
Big Business americano e tedesco
Durante la Seconda Rivoluzione Industriale, con l’introduzione di nuovi paradigmi scientifici e
tecnologici, nasce il bisogno di applicare un’organizzazione industriale che sia all’altezza di
queste innovazioni. Alla base del big Business Americano, infatti, si diffonde l’idea di dovere
iniziare “in grande” per poter gestire al meglio i nuovi paradigmi tecnologici. I sistemi tecnologici
che nascono in questo periodo danno via a tante filiere di innovazioni a cascata che hanno un
effetto ciclico sull’economia del periodo (“distruzione creatrice” di Schumpeter). Ciò non vuol
dire che le vecchie tecnologie vengano rimpiazzate dalle nuove, ma quest’ultime presentano una
concentrazione di capitale notevolmente maggiore. Infatti, al contrario delle vecchie, nelle quali
per aumentare la produzione bisognava aumentare la manodopera, in quelle nuove si può
applicare un fattore denominato “economia di scala”, che permette un investimento più efficacie
negli sforzi produttivi. Questo non può avvenire senza la corretta applicazione di “un’economia
di flusso” al fine di gestire meglio le merci in entrata e quelle in uscita, la commercializzazione e
l’organizzazione. Secondo Chandler, i first movers del Big Business americano hanno subito
capito come applicare correttamente il triplice investimento (economie di scala e
diversificazione, marketing e management), mentre i latecomers li hanno semplicemente imitati,
dando il via alla conquista del mercato (che presenta alti redditi e un’espansione molto alta), agli
investimenti sulla R&D (e la creazione di innovazioni sempre più complesse) e a nuovi modelli
Il Big Business tedesco, invece, investe in tutte le ultime innovazioni di questo periodo, migliora
la propria organizzazione industriale, inserendo politiche manageriali volte al miglioramento
della R&D. Colsero tutte le opportunità di sviluppo e di diversificazione di questi anni, facendo
grandi investimenti nei settori ad alto contenuto tecnologico (siderurgia, chimica e meccanica).
Non è un sistema focalizzato esclusivamente sul consumo e sulla produttività, bensì sulla
cooperazione delle imprese tra loro (business to business). Infatti, il principale motore della
produttività del big business tedesco è la sua banca mista e il Finanzkapital, che rende tutte le
banche proprietarie delle imprese (non solo accompagnatrici). Non sono dunque un semplice
fattore sostitutivo, ma possiedono anche capacità performanti. Questo permette loro di
influenzare ogni decisione strategica di dominio imprenditoriale e inserisce nel sistema una serie
di fenomeni manageriali. L’Interloking Diktorates fa in modo che uomini di banca e uomini
dell’impresa prendano tutte le decisioni sempre insieme. Le cartellizzazioni, dunque la
cooperazione tra le imprese, anziché competizione, dato che queste si spartiscono i territori di
mercato e di produzione. La concorrenza all’estero, poiché le imprese tedesche si aiutano in
territorio nazionale ma si dimostrano molto competitive a livello internazionale. Il totale dominio
del mercato nazionale, e una bilancia commerciale diversa da quella inglese (poiché non devono
importare derrate agricole). Da non dimenticare l’importante ruolo degli investimenti nella
ricerca e nello sviluppo (es Beyer), sostenuto da un modello educativo molto efficace (università
e scuole di ingegneri).
Gold Standard
Il Gold Standard nasce in un periodo di forte integrazione dei mercati internazionali, di accordi
multilaterali e di crescita economica, tecnologica e sociale. Il processo di globalizzazione
ottocentesca, guidato dal paese più egemone, l’Inghilterra, presenta la necessità di istituire
anche un sistema internazionale monetario che possa semplificare gli scambi tra i paesi (dopo
l’interconnessione commerciale garantita dal libero scambio e quella finanziaria della haute
finance). Ecco come, dopo la corrente Buglionista di Ricardo e il ritorno della convertibilità
monetaria (1819) nasce il Gold Standard, basato sulla conversione in oro a parità fissa di tutte le
monete. Grazie a questo sistema gli stati possono accordarsi in maniera più semplice e
immediata nello scambio delle merci, in più il valore monetario per la conversione è garantito
dalla Bank of England, che si prende l’onere di gestire l’intero sistema (intervenendo nella
gestione dei tassi di interessi in caso di squilibri). Il valore dei prezzi di ogni paese che vi
partecipa è equivalente alle sue riserve auree e al ruolo che possiede negli scambi internazionali.
Inoltre, secondo la regola della bilancia dei pagamenti di Hume, nonostante l’aumento
dell’export di ogni paese, la bilancia tornerà sempre a riequilibrarsi in maniera automatica (senza
mai andare in deficit). L’idea di base è che ci sia un’economia politica ed economica leader che,
tramite la coordinazione di più banche indipendenti, riesca a garantire il passaggio di merci a
valute fisse (trilemma Obstfeld-Taylor). I paesi che vi partecipano devono avere un’economia
sana, senza troppi debiti pubblici, devono anche essere votati al sistema liberale ed essere
disposti a rinunciare a parte della propria libertà economica e monetaria. Infine, il sistema del
Gold Standard garantisce un basso tasso di inflazione, dunque permette spese e investimenti con