Sei sulla pagina 1di 33

DOMANDE STORIA ECONOMICA

1. Sviluppo economico, crescita economica, storia economica

2. Perché la rivoluzione industriale ebbe luogo in GB

3. Industria: concetti ed interpretazioni

4. Modelli di imitazione della ri inglese

5. Casi studio: successi e insuccessi

6. Nascita di competitors extraeuropei: stati uniti e giappone (+ declino GB)

7. Varietà istituzionali

8. Economia internazionale tra 800 e 900

9. Evoluzione del lavoro e delle forme organizzative delle imprese

10. Anni venti

11. URSS dalla fondazione al declino

12. Crisi del 29

13. Anni 30 e seco di conflitto mondiale

14. Seconda ri e piano marshall

15. Terza ri e ascesa Asia

16. Seconda crisi internazionale


DOMANDA 1:

La definizione di sviluppo economico non coincide con quella di crescita economica: il primo è un
fenomeno durevole nel tempo che consiste nella crescita di alcune variabili reali del sistema
(produzione, consumi, investimenti ed occupazione); la seconda è invece l’insieme degli aspetti
quantitativi nello sviluppo misurati attraverso le principali grandezze economiche (reddito nazionale
e investimenti).
Se parliamo dello sviluppo economico dei paesi negli ultimi anni, emerge sicuramente la dicotomia
tra paesi industrializzati, in via di sviluppo e sottosviluppati; un emblema appartenente a queste
divergenze è sicuramente la rivoluzione industriale. Quando si parla di sviluppo economico si fa
riferimento all’ambiente macroeconomico e si utilizza il PIL come indice sintetico dello sviluppo
economico, ma essendo un indice sintetico presenta delle criticità (si può avere crescita economica
senza sviluppo economico) e dunque bisogna integrarlo con analisi di altre variabili; inoltre, lo
sviluppo economico si concentra più verso la qualità (dato che non è solo materiale, ma corrisponde
al progresso sociale e alla compatibilità ambientale).
Diversa è la crescita economica, che rappresenta gli aspetti quantitativi dello sviluppo misurati
attraverso le principali grandezze economiche: essa pone più attenzione sugli aspetti quantitativi e
sulla formalizzazione. Distinguiamo una crescita economica equilibrata, quando tutte le principali
grandezze macroeconomiche crescono allo stesso tasso percentuale costante, e una crescita zero,
quando l’economia rimane stazionaria e non si sviluppa.
La crescita dell’economia è necessaria ma non sufficiente a produrre sviluppo economico, ciò
avviene quando la crescita economica non viene endogenizzata.
Se invece parliamo di storia economica parliamo di una disciplina relativamente giovane
(inizialmente detta “storia del commercio”) inizia ad acquisire autonomia verso metà dell’Ottocento
e si sviluppa a cavallo delle due guerre mondiali; è una disciplina che si occupa della produzione,
distribuzione e consumi di beni e servizi con un’ottica orientata al passato e studia anche come i
problemi legati a ciò sono stati effettivamente risolti. Il punto di partenza della storia economica è
stata la civiltà itinerante, civiltà nomade in continuo movimento basata sulla caccia, la pesca e la
raccolta di frutti; successivamente è nata la civiltà agricolo-pastorale, la quale effettuò la
rivoluzione agricola portando un grande aumento della popolazione e facendo nascere i primi
insediamenti, fino ad arrivare alla civiltà industriale, che è stata capace di una trasformazione
definita “rivoluzionaria” per i tempi brevi e per le sue modalità, triplicando la speranza di vita e
facendo crescere notevolmente la popolazione.

DOMANDA 2:
GB è l’unico paese che è stato identificato come possessore di una serie di fattori, materiali e
immateriali, definiti facilitanti perché favorevoli alla crescita economica e al progresso tecnologico.
Tra i fattori ambientali occorre considerare la scarsità di rilievi di altitudine elevata, il clima mite,
coste frastagliate che fungono da porti naturali e gli estuari dei fiumi che permettono la
penetrazione del naviglio in modo da accedere facilmente alle materie prime (come carbon fossile e
minerali di ferro, presenti in grande quantità).
Tra i Fattori istituzionali rilevano una serie di avvenimenti politici (Magna Charta 1215, peste
1348, statuto dei lavoratori 1351, rivolta dei contadini 1381, statuto dei monopoli 1623, guerra
civile 1642-45) che culminano nel 1688 con la Gloriosa Rivoluzione a partire dalla quale il
Parlamento assunse il controllo diretto della finanza pubblica, istituì il debito pubblico distinto dalle
finanze del Re e fondò la Banca d’Inghilterra (mentre la monarchia resta come simbolo di unità
nazionale ma senza funzioni di governo).
Tra i Fattori sociali rilevano omogeneità sociale e standardizzazione dei consumi alla base della
produzione di massa, che supera i limiti di volume e prezzo della produzione artigianale. C’è inoltre
una diversa gerarchia dei valori rispetto alla società europea (infatti in Gb il prestigio sociale era
determinato dal successo economico). European Marriage Pattern, famiglia nucleare si sposa più
tardi, rapporto paritario tra uomo e donna, che va a lavorare anche prima del matrimonio, e tende ad
avere meno figli ma a educarli meglio. McCloskey identifica poi una serie di valori borghesi che
hanno favorito lo sviluppo economico in GB: prudenza, temperanza, giustizia, coraggio, amore,
fede e speranza.
Infine, tra i Fattori economici si ha ampio accesso alle materie prime, mercati di sbocco per i
prodotti finiti con inserimento GB nel commercio globale. Tra 1650 e 1800 GB vince tutte le guerre
a cui partecipa, accrescendo il suo dominio e di conseguenza il suo commercio, adottando inoltre
politiche mercantilistiche protezionistiche.
 RIVOLUZIONE AGRICOLA, privatizzazione delle terre comuni con conseguente crescita della
produzione e della produttività di prodotti destinati al mercato e non all’autoconsumo. Disponibilità
di foraggio per animali che vengono allevati per il lavoro nei campi e il consumo di carne. La
maggiore e migliore disponibilità di generi alimentari aumenta indice medio di sopravvivenza e
tasso di crescita demografica.

DOMANDA 3:
Il termine industria viene utilizzato dagli storici in due accezioni diverse a seconda delle epoche di
riferimento. Con riferimento all’età contemporanea, possiamo definire l’industria come l’insieme
delle attività produttive svolte all’interno di strutture specializzate (le fabbriche) che utilizzano
macchinari azionati da fonti di energia inanimata (che richiedono un rilevante investimento di
capitale); la produzione era accentrata e gli uomini hanno dovuto adattarsi ai tempi e al modo di
lavorare delle macchine. La rivoluzione industriale porta all’aumento di produzione e di produttività
a cui segue un miglioramento delle condizioni di vita che porta poi alla crescita della popolazione e
ad un conseguente aumento della domanda.
In età moderna l’industria mantiene lo stesso significato, aggiungendo forme produttive rivolte ai
mercati esteri quali la forma dell’industria a domicilio, l’artigianato urbano organizzato in
corporazioni e la manifattura accentrata: si commerciano beni di consumo nell’Europa del Seicento
e Settecento grazie ad estese reti di commercializzazione.
Parlando invece del concetto di rivoluzione industriale esistono due interpretazioni: la prima
interpretazione contrappone l’età moderna all’età contemporanea caratterizzata dalla fabbrica, dalla
continua crescita del reddito, dalle innovazioni tecnologiche che permettono rendimenti crescenti.
Quando l’industria inizia ad affermarsi in diverse aree d’Europa, vengono successivamente poste le
basi per un eccezionale aumento di produttività in tutti i comparti dell’attività economica (fine 1700
– primi decenni 800), permettendo di evitare una situazione di precarietà che fino a poco tempo
prima aveva afflitto l’umanità; il modello esplicativo neomalthusiano sostiene la limitatezza della
crescita demografica nelle società preindustriali, per evitare una sproporzione tra popolazione e
risorse con aumento dei prezzi ed evitare gravi crisi di mortalità.
La seconda interpretazione contesta la prima nei suoi assunti di base perché in contrasto con le
evidenze della ricerca storica. Secondo i demografi le più gravi crisi demografiche in Europa sono
riconducibili alle epidemie (vaiolo, malaria, peste); non vi è correlazione tra andamento dei prezzi e
mortalità e le crisi di sussistenza diventano eccezionali e localizzate in Europa, al contrario la curva
dei decessi si alza in corrispondenza di epidemie e guerre.

DOMANDA 4:

Il processo di imitazione della rivoluzione industriale inglese da parte dei paesi Europei si basa su
tre fattori: 1. La condivisione di molti elementi tra i paesi Europei e la GB che avevano portato alla
rivoluzione industriale 2. L’effetto dimostrazione, cioè il passaggio rapido di informazioni in uno
spazio abituato oltre che a guerre e conflitti anche a scambi di idee, persone, beni 3. L’effetto
bilanciamento dei poteri, cioè lo spirito di competizione che ha sempre animato i paesi Europei che
ha impedito l’accettazione di una perdita relativa di potere di una nazione nei confronti di un’altra.
Molti studiosi hanno creduto in una imitazione senza varianti del caso inglese, considerando le
differenze come devianze che ritardavano il processo di imitazione; perciò hanno ideato modelli di
sviluppo completamente simili al caso inglese, come Walt Whitman Rostow che ha elaborato una
teoria che prevedeva 5 stadi che spiegano il passaggio da una società agricola ad una industriale/dei
consumi: il primo stadio è la società tradizionale, ovvero una società rurale e mercantile a lento
sviluppo che si caratterizza per lo sfruttamento estensivo delle risorse naturali del suolo; il secondo
stadio è la transizione della società che abbandona la tradizione e cerca il mutamento, stadio in cui
nascono nuove figure imprenditoriali e si registra la comparsa della società moderna; il terzo stadio
è il decollo o take off, dove si forma un gruppo numeroso di imprenditori, gli investimenti
assumono una dimensione consistente e abbiamo il distacco tra società agricola e industriale, inoltre
il sistema economico non viene investito dalle innovazioni uniformemente ma colpisce certi settori
(i leading sectors e poi quelli tradizionali); il quarto stadio è quello della maturità, ossia una fase di
rallentamento della crescita dovuto al restringersi delle opportunità di investimento e alla
diminuzione della creazione di nuova tecnologia; il quinto e ultimo stadio è l’età dei consumi di
massa, quindi il punto di arrivo della società industriale dove le imprese produttrici di beni di
consumo investiranno in processi di standardizzazione della produzione per diminuire i costi e
allargare il mercato.
Alexander Gerschenkron invece non si focalizza su tutto il processo ma solo su due stadi
rostowiani, la transizione e il decollo, cercando di trovare i fattori che permettano ai paesi ritardatari
di iniziare il processo di sviluppo: egli fornisce il concetto di arretratezza relativa, cioè quanto più ci
si allontana dalle condizioni della società inglese, paese leader, più difficile diventa l’imitazione e
aumenta il ritardo (esempio caso belga, paese abbastanza vicino a GB sia in senso geografico, sia
con riferimento ai requisiti necessari per l’industrializzazione, unica differenza è la presenza delle
banche di investimento). Egli sostiene anche che una possibilità di recupero esiste da parte dei paesi
in grado di attivare dei fattori sostitutivi: il ruolo delle banche e l’intervento dello Stato. Secondo
l’autore ha origine da qui la differenziazione dei processi di imitazione del modello inglese, poiché
non tutti i paesi sono in grado di identificare questi fattori e sono capaci di industrializzarsi o lo
fanno con tempistiche diverse; se e quando un paese attraverso i fattori sostitutivi riesce a decollare,
il suo decollo può essere più rapido di quello del leader.
L’esito finale è studiato dagli economisti come catching up, cioè la generalizzazione delle
condizioni che devono essere presenti in un paese perché questo possa effettuare con successo la
rincorsa ai paesi più sviluppati dal punto di vista industriale.
Sidney Polland sviluppa due concetti significativi con La conquista pacifica: 1. suggerisce
un’importante correzione nell’unità-base di applicazione della teoria gerschenkroniana: non è la
nazione ma la regione che decolla economicamente, e per regione si intende un’area che spesso
coincide con un’unità amministrativa. 2. introduzione dei fattori di interferenza o concetto
differenziale della contemporaneità: vi sono eventi di risonanza internazionale che interferiscono
con i sentieri predisposti dalle decisioni dei singoli paesi, deviandoli in senso negativo rispetto alle
direzioni impresse internamente. Perciò è indispensabile considerare gli sviluppi dell’economia
internazionale per poter adeguatamente comprendere le diversità dei percorsi nazionali (esempio
delle ferrovie che ebbero diversi ruoli e funzioni per ogni paese).
Parlando del ruolo dello Stato in ambito economico si delineano diversi modelli a seconda
dell’intensità della sua misura. Stato minimale: livello minimo che garantisce legge, ordine e
difesa, cioè una legislazione che stabilisce le regole del mercato e le fa osservare con
l’amministrazione della giustizia; inoltre fornisce qualche bene pubblico come la moneta o la banca.
Stato a economia mista: produce molti beni pubblici, istruzione, infrastrutture ed assume ruoli di
supplenza in alcune aree di intervento come imprese pubbliche di settori ritenuti strategici (energia
elettrica, rete telefonica…); si propone anche di sviluppare aree depresse con politiche regionali; in
questo tipo di stato si riscontra una collaborazione tra governance pubblica e imprenditori privati.
Stato massimale: assume tutte le responsabilità produttive ed è un modello estremo che nega le
radici del capitalismo eliminando sia il mercato che la libertà di intrapresa.
Il modello storico prevalente tra i paesi avanzati occidentali è quello ad economia mista.

DOMANDA 5:

I casi di imitazione della rivoluzione industriale inglese sono stati i casi di Belgio, Francia,
Germania, Impero asburgico, Russia, Spagna e Italia: tra questi Francia, Germania e Belgio sono
casi positivi, mentre Impero Asburgico, Spagna e Russia non ottennero risultati altrettanto positivi.
Con la fine della IIWW lo sviluppo economico sarà abbastanza diffuso.
Il Belgio era un paese con risorse molto simili alla Gran Bretagna, con una lunga tradizione
marittima (porto di Anversa), commerciale e manifatturiera preindustriale. Parlando della sua storia:
inizialmente apparteneva al dominio spagnolo, poi asburgico, seguì l’incorporazione nell’impero
francese e dopo la restaurazione ebbe luogo l’accorpamento con i Paesi Bassi, nonostante questi
dominii il paese si industrializzò con un percorso simile a quello dell’impero britannico; dal Regno
unito si differenzia per le presenza delle banche di investimento, che permisero la fondazione e il
coordinamento delle imprese nonché la sottoscrizione dei relativi pacchetti azionari. Raggiunse
l’indipendenza e si costituì come regno autonomo nel 1830. Ricco di miniere, in particolare
carbone, equipaggiate con caldaie a vapore da numerosi imprenditori. Importante anche l’industria
tessile con l’introduzione di macchine filatrici e la meccanizzazione del lino.
La Francia percorso di crescita più lento rispetto a UK, sebbene già ad inizio Settecento avesse una
maggiore popolazione, un mercato interno già unificato fin dal medioevo, nonché una buona
tradizione manifatturiera preindustriale. Tuttavia, l’agricoltura era meno dinamica di quella inglese,
il livello culturale era inferiore, la distribuzione del reddito era polarizzata, l’aristocrazia meno
orientata agli affari, e vi era una monarchia assoluta; con la rivoluzione del 1789 e la salita al potere
di Napoleone il paese fu trascinato in un conflitto permanente per 25 anni, che limitò lo sviluppo
tecnologico rispetto alle innovazioni inglesi e causò la deindustrializzazione di alcune regioni.
Invece nello stesso periodo e in particolare con Napoleone si assiste ad un progresso dal punto di
vista istituzionale (abolizione servitù, adozione sistema metrico, abolizione corporazioni,
soppressione dazi interni, fondazione banca centrale, introduzione del codice di commercio). Nel
1830 (epoca delle ferrovie) vennero realizzati tratti ferroviari e la Francia inizia a muovere i primi
passi nei settori elettrico e automobilistico.
La Germania era frammentata in stati di piccole dimensioni (circa 400), contesto all’interno del
quale assunse il dominio la Prussia (più grande e potente degli altri stati) della dinastia degli
Hohenzollern. Il fiume Elba-Saale faceva da spartiacque tra il regime agrario e quello di conduzione
dei fondi. Nel periodo napoleonico (1807) vengono abolite prima la servitù della gleba e poi le
corporazioni. Dopo il congresso di Vienna ci fu un ricompattamento in 39 stati e con l’introduzione
nel 1833 del sistema Zollverein (unione doganale) vennero eliminati i dazi interni e moderati i dazi
esterni mutuati dalla Prussia. Nel 1871, sotto la guida dell’imperatore tedesco Guglielmo I, si
procedette ad unificazione del territorio tedesco e a partire da tale data si fa anche risalire l’inizio
del decollo economico. Il decollo avviene a cavallo della II rivoluzione industriale, quindi ciò
richiede imprese di notevoli dimensioni. La Germania divenne presto il primo produttore di acciaio
nel mondo e leader in Europa e nel mondo nell’industria elettrica: decisivo fu il ruolo delle banche
per il finanziamento delle nuove iniziative industriali, dette banche miste o banche universali (per
Gerschenkron furono il fattore sostitutivo per il processo di industrializzazione tedesco). Per
permettere un ordinato svolgimento dell’industrializzazione venne anche introdotto un sistema di
previdenza sociale.
L’Impero asburgico fu in grado di istituire un processo di crescita anche se non con risultati
altrettanto positivi, perché risentì degli effetti negativi della IWW. Due terzi del territorio era
formato da montagne e colline, situazione non favorevole all’agricoltura, e l’unico sbocco sul mare
era il porto di Trieste nel mare Adriatico. Non dotato di risorse e materie prime a causa della
scarsità del carbone (tra l’altro di difficile estrazione). Dopo la rivoluzione del 1848 ci furono
l’abolizione della servitù della gleba e dei dazi interni (con adozione di un’unione doganale sul
modello dello Zollverein); la politica protezionistica escludeva l’impero dal commercio
internazionale, fatto salvo per gli scambi commerciali con la Germania (ciò portò alla creazione di
numerosi cartelli). Nel 1867 concede l’autonomia all’Ungheria, permettendone una positiva e
rapida industrializzazione, ma alla vigilia della IWW crebbero Austria e Ungheria mentre le altre
zone dell’impero rimasero più stagnanti.
La Spagna raggiunse il picco con le scoperte geografiche, mediante la colonizzazione e l’afflusso
di metalli preziosi dalle colonie; tuttavia, ai primi dell’Ottocento iniziò a perdere le proprie colonie.
L’agricoltura era arretrata a causa delle condizioni climatiche e del suolo; l’istruzione era carente.
Nella seconda metà dell’Ottocento inizia il processo di industrializzazione grazie alla Catalogna e ai
paesi baschi. Con gli aumenti daziari del 1806 viene applicata una politica spiccatamente
protezionistica; la crescita continua negli anni 20’, ma successivamente si arresta con la guerra
civile del 1936. Visse in regime autarchico nei primi due decenni del governo franchista.
La Russia viene profondamente influenzata dall’assolutismo orientale, si aprì all’influenza europea
solo a seguito di interventi degli zar (Pietro il grande su tutti). Come costante c’è l’avversione alle
trasformazioni sociali avvenute come conseguenze dello sviluppo economico; la Russia del XIX
secolo è avversa al cambiamento tecnologico, ha timore verso industrie tecnologiche ed avvento
delle ferrovie, mentre veniva favorita l’aristocrazia terriera e veniva tutelata l’agricoltura russa; era
inoltre osteggiata la creazione di una banca commerciale statale per finanziare l’industria. Nel caso
russo vennero vietati gli Expo (esposizioni universali), poiché avrebbero indotto dei cambiamenti
sociali ed economici che avrebbero scardinato i tradizionali assetti economico-politici. Nel 1849
iniziarono le restrizioni al numero di fabbriche e vennero sanciti divieti di apertura nuovi
stabilimenti (divieti nati dal timore che nelle nuove fabbriche si sarebbero concentrate enormi
masse di lavoratori, possibili fonti di rivolte in futuro). Venne inoltre bocciato un sistema di
costruzione di linee ferroviarie. Ma con la sconfitta nella guerra di Crimea si comprese l’importanza
di una rete di trasporto per lo spostamento di truppe e armamenti, nonché che l’arretratezza nei
trasporti era un serio problema per la sicurezza nel paese. Lo Zar Alessandro II introdusse
innovazioni, tra le quali l’abolizione della servitù della gleba, la liberazione della terra tramite
l’abolizione dei pagamenti residui del riscatto (con conseguente privatizzazione delle terre), la
riorganizzazione del sistema bancario e grandi passi avanti nell’industrializzazione (nonostante le
industrie fossero prevalentemente a Mosca, San Pietroburgo, Ucraina, regioni polacche). Ad inizio
XX secolo la Russia inizia un rallentamento della crescita, cui segue la guerra russo-giapponese e la
rivoluzione che introduce la legalizzazione degli scioperi dei sindacati e la riforma agraria. Fu lo
stato a finanziare le ferrovie e ad introdurre il gold standard con cui attirare flussi notevoli per il
capitale estero; inoltre, lo stato introdusse dazi sulle industrie strategiche. Alla vigilia della IWW il
capitale straniero finanziava metà del debito pubblico russo e con l’intervento della Russia nella
guerra si determinò uno stop alla prosecuzione politico-economica del percorso di crescita.
L’Italia nel periodo rinascimentale è stata una delle culle principali delle innovazioni dal punto di
vista economico-politico. Nel corso del Settecento, a causa di vari fattori (divisione territoriale e
dominio di potenze straniere in primis), ci fu una riduzione del PIL del 50% rispetto a quello UK.
Alle soglie dell’unificazione del 1861 l’Italia era arretrata: la popolazione era prevalentemente
impiegata nel settore primario, alto tasso di analfabetismo, crescita demografica a rilento, inoltre
c’erano vari ostacoli di ordine naturale (difficoltà di trovare terreni coltivabili e adatti alla
costruzione di strade, poiché i 2/3 della penisola italiana sono costituiti da colline e montagne,
nonché scarsità di risorse minerarie) tardavano il percorso dell’industrializzazione. Nel 1861 arriva
l’unificazione politica dell’Italia, che determinò un cambiamento delle dimensioni delle imprese,
una base scientifica più complessa e livelli di capitale crescenti.
Le regioni del Nord e del Sud non erano complementari dal punto di vista economico. Nel
Mezzogiorno erano presenti poche aree di agricoltura intensiva e alcuni nuclei industriali,
nonostante un ritardo evidente sia nel settore agricolo che in quello industriale.
Le costruzioni delle ferrovie si mantennero entro il confine di ciascuno stato per diffidenze
politiche. Avvenne un potenziamento dell’istruzione delle scuole elementari e la diminuzione
dell’analfabetismo.
Nel 1865 avvenne un’unificazione amministrativa e legislativa mediante l’estensione al nuovo
regno degli ordinamenti piemontesi. Introduzione nel 1862 della lira italiana: la lira piemontese
divenne la moneta ufficiale. Adozione del sistema bimetallico prevalente negli Stati preunitari. La
moneta cartacea invece era poco diffusa.
Avvenne anche un’unificazione del debito pubblico e un’unificazione doganale per dare vita ad un
mercato nazionale.
Lo Stato fece grandi sforzi per modernizzare il paese e per realizzare imponenti investimenti venne
aumentata la riscossione di tributi per accesso a determinati servizi.
Ci fu una crisi agraria nel 1873, ma avvenne anche un processo di industrializzazione con l’aiuto
dello stato. Successivamente ci fu anche una crisi economica e bancaria (1888-1894) che coinvolse
diverse banche. Introdotte poi le banche miste dopo un intervento statale.
Abbiamo il decollo industriale durante gli anni giolittiani (1890 – 1914) grazie alle banche miste,
energia elettrica e intervento dello stato.

DOMANDA 6:

Il declino britannico lo si può misurare in termini relativi, non assoluti, perché la Gran Bretagna
continua a svilupparsi, seppur lentamente, dopo la rivoluzione. Tale declino ha motivazioni
economico-socio-culturali riconducibile a tre ordini di fattori:
- Inizio precoce, il paese che prima si industrializza avrà una tecnologia che richiede tanti capitali e
tempo per sperimentare e implementare. Questi fattori non ci sono invece nei paesi arretrati
implementano la tecnologia del paese leader e in poco tempo riescono ad industrializzarsi;
- Rigidità istituzionali nella Finanza, nell'istruzione, nella grande impresa, e lo Stato ha il ruolo
preciso di costruire i meccanismi dentro i quali si svolgeranno gli affari, definisce il quadro del
mercato senza intervenire direttamente.
- Peso della leadership.
Questi tre fattori originarono la perdita di primato della Gran Bretagna nei confronti di alcuni
competitori emergenti.

Il primo passo verso l’ascesa degli Stati Uniti fu la separazione dalla GB, avvenuta nel 1776 con la
promulgazione della Dichiarazione dei Diritti. In seguito alla vittoria delle varie guerre di
indipendenza, venne adottata una forma di governo federale (1789), permettendo quindi di regolare
i rapporti fra i diversi Stati in maniera non conflittuale.
Circa un secolo più tardi, tra stati del Nord, industrializzati e orientati verso una politica
protezionistica, e gli stati del Sud, agricoli monocolturali basati sul lavoro forzato degli schiavi,
scoppiò la guerra civile (1861 - 1865). Questa terminò con la vittoria degli stati del Nord e
l’abolizione della schiavitù.
Perché la grande impresa negli USA e non in Europa?
- rapporto fra risorse e popolazione, poiché le popolazioni locali vennero facilmente marginalizzate
dai coloni europei che presero il controllo su tutte le ricchezze presenti sul territorio americano
- tipologia colonizzazione, coloni europei non trovarono imperi centralizzati ma popolazioni che
non possono sottomettere e per questo iniziano a coltivare la terra per sopravvivere, chiedendo poi
alla madre patria l’invio di artigiani
- mentalità americana (self made man) derivante proprio dalla condizione dei migranti provenienti
da retroterra culturali differenti
- concetto di abbondanza strettamente legato alla dimensione statunitense, che non ha mai sofferto
conflitti distributivi e ha sempre posseduto un atteggiamento costruttivo su come organizzare al
meglio lo sfruttamento di risorse particolarmente abbondanti

L’industrializzazione negli USA iniziò partendo dalla necessità di gestire la scarsità e l’alto costo
della manodopera in ambito agricolo, vista la vastità dei territori; ma, soprattutto, si ebbe lo
sviluppo della grande industria per avviare la costruzione di ferrovie che permettessero il
congiungimento delle frontiere e l’unificazione dell’ampio mercato. L’eccezionale lunghezza
imponeva un forte coordinamento che si realizzò solo grazie ad una struttura manageriale, che
combinava il gruppo con responsabilità operative e il gruppo con responsabilità di pianificazione,
oltre che possedere un sistema informativo basato su reports che permettevano una dettagliata
analisi dei costi.
SHERMAN ACT (1890), emanato per regolare la dimensione delle aziende e limitare monopoli e
cartelli
BANKING ACT, emanato durante Guerra Civile e imponeva alle banche nazionali di avere
un’unica sede senza filiali
FEDERAL RESERVE (1913), funzione di supervisione su tutte le banche

La civiltà giapponese si è sempre basata sui principi del confucianesimo e su un nazionalismo molto
spinto, per distinguersi dall’impero cinese.
L’imperatore, a partire dal 1600, aveva solo un ruolo simbolico ed esercitava il potere insieme al
capo dell’aristocrazia militare (SHOGUN). Inoltre, a livello territoriale, il potere era organizzato in
un sistema feudale e ogni governatore locale era chiamato DAIMYO.
A partire da questa organizzazione si sviluppare grandi città già nel 1800, come Edo, Kyoto, Osaka
con mercati funzionali e un sistema creditizio sviluppato.
Si sviluppò una politica di chiusura (SAKOKU) nei confronti dell’influenza e dei traffici
occidentali; divieto di viaggiare e commerciare con l’estero, facendo eccezione per una nave
olandese che, una volta all’anna, poteva attraccare al porto di Nagasaki.
Nel 1853 il commodoro Perry approdò alla Baia di Edo ed impose allo shogun dei trattati ineguali
in base ai quali il Giappone doveva aprirsi ai commerci e non doveva introdurre dazi superiori al
5%, pena il bombardamento della capitale se non avesse accettato.

La svolta a livello politico ed economico si ebbe nel 1868 quando l’imperatore Mutsuhito avviò una
serie di riforme istituzionali  RESTAURAZIONE MEIJI
- abolizione caste e stipendio ai samurai che si dedicarono ad affari e commercio
- modernizzazione burocrazia e adozione sistema educativo efficiente
- organizzazione missioni studio all’estero per studiare istituzioni occidentali
Durante la restaurazione ebbe un ruolo fondamentale il primo ministro Okubo che, tra il 1871 e il
1873, visitò cantieri in Europa e Stati Uniti imprimendo al paese una rapida e totale trasformazione.
1882  creazione Banca Centrale e riforma sistema bancario
1889  promulgazione Costituzione
Il governo provò a gestire le imprese ma il tentativo fallì e le imprese vennero, da quel momento,
gestite da privati. Il Giappone era povero di risorse, ma con le esportazioni di seta e l’industria
tradizionale riuscì a pagare le importazioni necessarie alla produzione.
Alla fine del 1800 vennero abrogati i trattati ineguali e il Giappone poté offrire protezione ai suoi
imprenditori.
Durante il periodo Meiji si crearono gruppi finanziari, industriali e commerciali costituiti da
imprese raccolte attorno ad alcune holding originariamente a controllo familiare che contribuirono
allo sviluppo dell’economia giapponese fino alla Seconda guerra mondiale  ZAIBATSU
Con lo stesso obiettivo delle zaibatsu, quindi la massimizzazione del profitto, si crearono
conglomerati, tramite partecipazioni azionarie di società commerciali, imprese produttive e
compagnie di assicurazione a capo delle quali è sempre presente una banca con funzione di gestione
e controllo  KEIRETSU
- keiretsu orizzontali  imprese operano in settori produttivi diversi e risultano legate da incroci
azionari reciproci, generando strutture difficilmente scalabili da imprese esterne, in grado di
cooperare e beneficiare di economie di scala e di scopo.
- keiretsu verticali  l’intera filiera produttiva viene integrata in uno stesso fattore favorendo la
nascita di rapporti stabili tra imprese che operano per il mercato finale e la rete di subfornitori

L’industria giapponese entrò subito in forte competizione con l’industria americana grazie al
diverso funzionamento del sistema economico:
- dualismo tra grandi imprese dedite all’export molto efficienti e il resto dell’economia organizzato
localmente su piccola dimensione, quindi viene data più importanza al fattore lavoro invece che al
fattore capitale
- prospettiva a lungo termine del lavoro
- salario legato all’avanzamento di carriera
- minore distanza sociale tra lavoratore e management
- sindacati interni all’impresa e welfare aziendale molto forte
- ruolo dello Stato alle politiche industriali attraverso interventi indiretti sulle infrastrutture e
sostegno diplomatico, denotando un impegno nel sostenere piani di investimento a lungo termine e
generare innovazione. Si impone il modello della qualità totale basato sul principio del
miglioramento continuo della produzione del prodotto e la progressiva eliminazione degli sprechi,
sia nel mantenimento di stock di materie prime che nei prodotti intermedi, a seguito di precisi
calcoli dei fabbisogni e dei tempi di lavorazione

Alla fine degli anni ’80 il Giappone viene travolto da una crisi finanziaria che porta alla
svalutazione dello yen e all’intervento dello Stato per salvare banche che stavano fallendo, tramite
un grande investimento di denaro pubblico che portò il deficit a valori fuori dalla soglia.
Nonostante tutto il Giappone rimane una potenza economica, anche se è mancato un piano di
rilancio.

DOMANDA 7:

Diversi assetti istituzionali permettono di portare a termine con efficacia le rivoluzioni industriali.
I modelli più rilevanti sono quello anglosassone, europeo continentale, l’esperienza sovietica, i
modelli asiatici e il modello italiano.
Il modello anglosassone enfatizza sul ruolo del mercato e della competizione economica. Lo Stato
definisce il quadro esterno, garantisce il rispetto delle leggi, tutela la proprietà, consente la
costruzione di infrastrutture nei trasporti e nelle comunicazioni. Gli Stati Uniti colgono le occasioni
della Seconda Rivoluzione industriale, favoriti da un mercato interno vasto e dinamico, rispetto al
competitor inglese. La popolazione e il reddito pro-capite crescono e il rapporto tra stato e impresa
è dominato dalla regulation. L’antitrust favorisce la crescita dimensionale, perché le imprese non
potendo accordarsi fra loro vanno da sole alla conquista del mercato. La grande impresa si struttura
su un quartier generale che controlla le funzioni e la cultura è a favore della grande impresa perché
accetta la sua organizzazione. Prima una piccola parte della popolazione possedeva azioni,
successivamente la proprietà azionaria divenne molto diffusa, ponendo il management sotto
pressione e perciò attuando una profonda e drammatica ristrutturazione nell’industria americana.
Il modello europeo continentale è il capitalismo degli stakeholders, di tutti coloro che proprietari o
non hanno un interesse nell’impresa. Questo modello si contraddistingue per un maggior senso di
cooperazione e attenzione ai problemi sociali. Diverso è anche il ruolo dei lavoratori: si parla di
cogestione tedesca (i cui rappresentanti dei lavoratori sono per legge nel Consiglio di Supervisione
delle aziende se superano un certo numero di dipendenti) oppure il modello presente in Francia e in
Italia (dove i lavoratori giocano un ruolo che gli imprenditori non possono ignorare).
Riguardo l’esperienza sovietica si parla di Stalin che attuò un’industrializzazione a tappe forzate,
come l’abolizione della proprietà privata, la negazione del mercato e il processo decisionale
centralizzato per determinare investimenti e produzione complessiva.
L’obiettivo fu raggiunto realizzando un’economia dominata dal Piano Gosplan, un sistema
decisionale centralizzato che al posto del mercato decideva le quantità, le qualità, i prezzi e i costi di
produzione. L’Unione Sovietica ha approntato innovazioni tecnologiche e dopo il 1960 il sistema
sovietico è riuscito a creare una modesta società dei consumi. Tutto ciò è avvenuto in un sistema
economico rigido.
Parlando dei modelli asiatici il modello giapponese e quello delle tigri asiatiche sono abbastanza
simili. Si basano su una forte presenza dello Stato che protegge le imprese, le sovvenziona e chiede
ad esse razionalità produttiva e competitività. Grande ruolo dei grandi gruppi orizzontali che
comprendono sia attività industriali che attività commerciali, e in certi casi anche delle banche.
Altra caratteristica è la concentrazione sulla fabbrica e il momento produttivo, dove la tecnologia
viene implementata nel proprio ambiente nazionale. L’attenzione alla fase produttiva ha fatto si che
queste tecnologie fossero pienamente sfruttate in un contesto lavorativo con grande coesione sociale
in fabbrica.
Il modello italiano è definito da Fuà un modellaccio. Alla vigilia della Seconda Guerra mondiale il
connubio fra capitalismo politico e il grande capitalismo privato rendono l’Italia l’unico paese
industrializzato nell’Europa mediterranea. Però lo stato non ha ridimensionato la sua attività di
imprenditore, ma l’ha intensificata secondo criteri politici e non ha creato il quadro giuridico
istituzionale all’interno del quale può prosperare la grande impresa. Perciò la piccola impresa si
presenta nella forma dei sistemi locali di piccola impresa o nella forma distrettuale, ovvero un
territorio concentrato sulla produzione di un bene per la quale si realizza una sofisticata divisione
del lavoro. L’Italia dei distretti ha radici lontane ed i distretti industriali si concentrano su settori che
producono beni per la persona e l’abitazione. Dalle forme distrettuali e dai sistemi locali di piccola
impresa spesso emerge un quarto capitalismo, ovvero un capitalismo che finisce per concentrarsi
sulla nicchia globale.

DOMANDA 8:

Le rivoluzioni industriali determinarono mutamenti nelle relazioni economiche internazionali:


 diminuzione dei costi di trasporto e velocità delle comunicazioni hanno comportato un aumento
della mobilità dei beni e dei fattori produttivi (forza lavoro e capitale)
La mobilità dei fattori produttivi aumentò grazie all’esplosione dell’emigrazione che portò alla
convergenza nei salari e nei redditi tra paesi di emigrazione e paesi di immigrazione.

L’industrializzazione provocò un forte incremento del commercio internazionale grazie alla


diminuzione dei costi di trasporto, l’aumento del potere d’acquisto, l’aumento della scelta dei
prodotti.
L’ampliamento del commercio internazionale determinò un incremento della sua incidenza sul PIL
in misura maggiore quanto più i paesi erano piccoli e potevano specializzarsi in una sola gamma di
prodotti.
MULTILATERALIZZAZIONE DEL COMMERCIO: paesi stipulavano patti sulla base della
clausola della nazione più favorita. I paesi non necessitavano di bilanciare esportazioni ed
importazioni con ogni singolo partner commerciale poiché le compensazioni si potevano effettuare
sull’aggregato permettendo una maggiore flessibilità nell’uso delle risorse mondiali. Per
confrontare importazioni ed esportazioni venne ideata la BILANCIA DEI PAGAMENTI, la quale
confrontava tutti i pagamenti da effettuare all’estero a qualunque titolo con tutti i pagamenti ricevuti
dall’estero per vedere qual è la situazione del paese.

 evoluzione della finanza


Venne istituita una BANCA CENTRALE che:
- possedeva il monopolio dell’emissione di carta moneta e si impegnava a mantenere le riserve
auree e di altre valute
-determinava il tasso di sconto che poteva segnalare politiche monetarie restrittive o espansive
- supervisionava tasso di cambio
- gestiva rapporti col Tesoro
- supervisionava sistema bancario
- fungeva da prestatore di ultima istanza

 definizione di un regime monetario internazionale attraverso il GOLD STANDARD, sistema


internazionale di pagamenti che rese possibile l’intensificazione dell’economia nazionale
La data di adozione del sistema aureo è fissata per il 1717, quando Newton, responsabile della
zecca, fissò il prezzo dell’oro a 3 sterline, 17 scellini e 10,5 pence.
La Banca Centrale deteneva al proprio interno una certa quantità di oro che poteva essere utilizzato
per convertire la carta moneta (DIRITTO DI CONVERTIBILITÀ), secondo una parità prefissata, in
modo da impedire l’eccessiva emissione di carta moneta, obbligando le autorità a mantenere la
quantità di banconote in circolazione pari ad un multiplo della riserva di oro.
Nel 1944, con gli accordi di Bretton Woods, è stata istituita una forma depotenziata di gold standard
definita GOLD EXCHANGE STANDARD che si basava sul possedimento, da parte della maggior
parte dei paesi, di riserve di dollari e non di oro.

 impatto economico degli imperi coloniali sulle madrepatrie


Il fenomeno del colonialismo ha avuto diverse origini: il desiderio di possedere nuove terre dove
insediarsi, convertire religiosamente nuovi popoli, espandere la propria cultura, la necessità di
controllare zone militarmente strategiche e di competere con altre potenze, e soprattutto per
interesse economico.
Davis e Huttenback, due studiosi, hanno affermato che il colonialismo ha arricchito le imprese
private che sfruttavano i territori, mentre a livello di collettività ha trasferito le perdite sulle finanze
pubbliche statali.

 impatto sull’andamento demografico


L’intenso sviluppo della popolazione mondiale è iniziato con la rivoluzione industriale che ha
permesso tassi di incremento annui più consistenti e un innalzamento della speranza di vita. I fattori
determinanti per questo cambiamento sono stati: miglioramento della scienza medica, migliore
nutrizione, migliore igiene.
L’aumento della vita media ha permesso la riduzione del dispendio di energie per l’allevamento
della prole, accrescendo l’impiego della popolazione in attività più produttive e curricula di studi
più lunghi, permettendo lo sviluppo delle capacità tecnologiche di una vasta parte della
popolazione. Tutto questo permise quindi miglioramenti e innovazioni in ambito tecnologico.

DOMANDA 9:

Le forme produttive sono di 3 tipologie:


- Industria domestica = coincidenza con unità di produzione e unità di consumo, viene svolta dai
membri di una famiglia per soddisfare i bisogni non agricoli (vestiario, manifatture, alimenti) con lo
scopo di autoconsumo e non di mercato

- L’artigiano = Produceva utilizzando il proprio lavoro, funzione imprenditoriale e commerciale


coincidevano, si occupava della creazione del prodotto e poi lo collocava sul mercato . Per essere
artigiano devi avere abilità manuale, padronanza strumenti, fare un tirocinio con esame finale,
iscrizione alle cooperazioni. Successivamente nasce il mercante imprenditore cioè l’artigiano
produce i prodotti che poi il mercante imprenditore mette sul mercato (small clothier system)

- Putting out system = Passaggio alla produzione per il mercato con il lavoro coordinato dai
mercanti imprenditori. Il mercante imprenditore oltre a distribuire le materie prime e gli strumenti si
rivolge anche alle zone rurali dove i contadini sfruttano le pause dei lavoratori agricoli per svolgere
lavoro per guadagnare più soldi

Nasce la proto-industrializzazione = concentrazione della manodopera in un solo luogo ovvero la


fabbrica , sotto il controllo di un imprenditore che fornisce i mezzi per la produzione .

Le macchine utilizzate nelle fabbriche sono polivalenti ovvero svolgono più funzioni adattate
secondo la tipologia di lavorazione dal lavoratore esperto. Le macchine sono manovrate da un
operaio esperto detto caporeparto che dirige le squadre di lavoratori, i lavoratori venivano scelti per
criteri di fedeltà e non di competenza. La squadra è formata da giovani apprendisti e manovali

Caratteristica del factory system è l’efficienza: rapporto fra mezzi usati e produttività che si ottiene
attraverso: divisione del lavoro , organizzazione della squadra dei lavoratori , costi di produzione
diminuiscono conseguenza diminuzione del costo medio del prodotto

Taylorismo = metodo per migliorare l’organizzazione di un’impresa, si suddivide in 4 idee:

1) Studio del miglior metodo di lavoro, si seleziona un gruppo di lavoratori abili e si studia
scientificamente il lavoro per determinare il metodo migliore per farlo correttamente

2) Assunzione e assegnazione della manodopera, viene creato l’ufficio per la selezione e


addestramento di manodopera, nasce quindi il quadro tecnico con funzione di staff che fa da tramite
tra l’alta direzione e la manodopera

3) Sviluppo di rapporti di stime e collaborazione tra la direzione e la manodopera, questo genera


aumento della retribuzione , aumento produttività e produzione perché il lavoratore poteva riposarsi
finito il turno, l’uomo deve sottostare ai ritmi della macchina e per evitare alienazioni si aumentano
la retribuzioni . Introduce premi per i lavoratori che svolgono fedelmente tutte le mansioni, il
sindacato non deve invadere il campo dell’organizzazione del lavoro che riguarda la direzione
d’impresa

4) Gli operai non obbediscono più a un solo capo ma ricevono ordini da diversi superiori, nasce
burocrazia di fabbrica e one best way = per ogni problema esiste una soluzione che può essere
ricercata solo con metodi scientifici di ricerca.

I macchinari diventano sempre più specializzati e svolgono una sola funzione, sono macchine veloci
destinate a produzioni di massa e quindi possono essere controllate da una manodopera generica
poco specializzzata quindi gli operari di mestiere lasciano il posto a operai non qualificati e la
manutenzione viene fatta da pochi operai specializzati
Fordismo = catena di montaggio, si basa sull’organizzazione scientifica del lavoro che permette un
incremento della produttività, ripetizione di mansioni elementari. Il Taylorismo e fordismo portano
a una standardizzazione della fabbrica progettata per le macchine e non per l’uomo. IL ritmo è
imposto dalla catena di montaggio non c’è spazio per l’esercizio dell’operaio, quindi nasce
l’operaio di massA.

Il fordismo è caratterizzato dalla divisione del lavoro ( separazione dei compiti , operai non
specializzati svolgono funzioni ripetitive mentre quelli specializzati svolgono le funzioni di
controllo, finanza ,coordinamento), produzione di massa di oggetti omogenei, macchine disposte
nell’ordine di sequenza richiesto dalla fabbrica , le varie parti della catena di montaggio sono legate
da un nastro trasportatore , linea di assemblaggio per facilitare lo svolgimento dei compiti , la
catena permette di ridurre i tempi di produzione ( + produzione - costi di produzione )

La specializzazione flessibile = Si tende a produrre sempre più ciò che viene ordinato dai clienti,
siano essi individui o aziende, che presiedono il mercato

-> Vengono introdotte macchine a controllo numerico e in alcuni casi macchine robotizzate.

-> Diminuisce la quota di lavoro manuale ed esecutivo mentre aumenta il lavoro di controllo e di
manutenzione.

-> La tendenza è verso la produzione in piccola serie, differenziata, con elevato grado di
personalizzazione.

➢La specializzazione flessibile richiede una minore passività dei lavoratori , una maggiore capacità
decisionale dal punto di vista operativo e un grado di motivazione più elevato e non solamente
legato all’aspetto economico.

➢Rispetto all’operaio di massa si richiedono maggiori conoscenze, abilità e competenze.

➢Il modello di specializzazione flessibile implementato più radicalmente e con i migliori risultati è
il modello giapponese: alla base del modello giapponese vigono i seguenti principi: fare bene le
cose la prima volta; analizzare gli errori; considerare il proprio vicino di linea un cliente; progettare
con i fornitori; ascoltare e comunicare; lavorare in gruppo o team; kaizen (miglioramento continuo);
il just in time.

DOMANDA 10: GLI ANNI VENTI: EUROPA E STATI UNITI

In questo contesto gli europei non avevano ancora maturato la concezione che la guerra è un gioco a
somma negativa per tutti gli aderenti, anzi, è ancora forte la convinzione che la guerra fosse lo
strumento più idoneo, valido a far prevalere l’egemonia e acquisire nuovi territori e ricchezze
(tipica convinzione dell’età preindustriale).

Durante la 1GM vennero sperimentate nuove tecnologie particolarmente distruttive (ad esempio,
venne sperimentata dalla Germania la guerra sottomarina), in particolare vennero sperimentate per
la prima volta le armi di distruzione di massa e le trincee e anche i civili vennero coinvolti.
Fu una guerra di occupazione: come conseguenze della guerra troviamo inoltre la dissoluzione
impero austroungarico, il dramma delle riparazioni tedesche, il rallentamento delle economie
europee.
Per alcuni paesi come FRA e ITA la guerra rappresentò l’occasione per incrementare l’insufficienza
della propria base produttiva in acciaio, armamenti ed esplosivi il costo per la partecipazione al
conflitto era a carico dello stato -> si ricorse alla stampa di cartamoneta, la cui circolazione
aumentò, portando effetti negativi al termine del conflitto dal punto di vista dell’inflazione. Per
finanziare l’economia bellica si ricorre alla stampa di cartamoneta che non è più convertibile in oro
in questo modo i paesi escono dal Gold standard e mettono in atto una serie di controlli che
vanno a limitare l’aumento dell’inflazione (aumento dei prezzi). Quindi nella fase iniziale
l’aumento dell’inflazione, grazie ai controlli attuati dagli stati, viene fermato  nel periodo
successivo al conflitto, l’inflazione aumentò e questo fu un problema che accomunò tutti i paesi
europei. Un’altra difficoltà nel primo dopoguerra è data dalla mancanza di istituzioni internazionali
e soprattutto prendono il via una serie di tensioni sociali e politiche.

RIORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELL’EUROPA


Con la fine della 1GM, il Trattato di Versailles sancì alcuni punti:
 restituzione di Alsazia-Lorena alla Francia
 la Polonia viene ristabilita come nazione.
 all’impero tedesco viene sottratto il 13% del suo territorio e gli vengono confiscati i
possedimenti coloniali
 l’impero asburgico ne esce smembrato in 10 nuove nazioni + 2 città libere (Fiume, che poi
viene incorporata allo stato italiano nel 1924, e Danzica)
 passaggio del Tirolo all’Italia
= questa riorganizzazione territoriale ripristina delle frontiere doganali perché tutti cercano di
organizzarsi come stati autonomi: all’interno di ogni nazione vengono create delle proprie barriere
al commercio altrui, una propria moneta, una propria banca centrale e si assiste alla creazione di
nuovi sistemi fiscali e nuove tariffe commerciali. Il commercio non è più multilaterale, ma a mano a
mano si ripristinano i rapporti bilaterali.

Il primo dopoguerra si caratterizzò per l’assenza di aiuti internazionali, tranne per il piccolo Fondo
statunitense (ARA: American Relief Administration) che funzionò soltanto per alcuni mesi.
La Lega Delle Nazioni (Creata a Versailles) fu un organismo privo di potere e molto debole che
riuscì ad organizzare solo due conferenze internazionali (Genova 1922 e Ginevra 1927) nelle quali
si parlò di ritorno degli stati al gold standard (un gold standard depotenziato che non funzionava più
come prima) - inoltre la Lega si limitò a fornire la consulenza per la messa in funzione delle finanze
e monete in alcuni paesi appartenuti all’impero asburgico i cui capitali furono raccolti sul mercato
internazionale a tassi correnti.
Questo periodo si contraddistinse per una forte incertezza internazionale e una difficoltà a rientrare
dai propri indebitamenti esteri: GB e USA erano i paesi che avevano fornito più finanziamenti nella
loro partecipazione al primo conflitto, e a sua volta la GB era indebitata verso gli USA che erano
dei creditori netti. Gli altri paesi erano fortemente indebitati e questo farà sì che il gold standard
subisse una forte distorsione.
Per quanto riguarda gli stati dell’est europeo, questi dovettero creare una propria valuta, proprie
banche centrali e ripristinare le frontiere: ma si trovavano di fronte a forti criticità:
1. riforma agraria e ridimensionamento dei latifondi  questi paesi avevano un’agricoltura
dominata dal latifondo: il primo passo fu quello di definire una riforma che riconducesse ad
un ridimensionamento del latifondo –> riforme difficili che avrebbero richiesto una
condizione di pace e prosperità internazionale -> difficili da realizzare.
2. ridirezionamento del commercio dal punto di vista interno ed esterno  esempio: la
Cecoslovacchia, che era una delle regioni più industrializzate, dovette riorganizzare le
proprie correnti commerciali perché il mercato interno non bastava per assorbire tutto ciò
che veniva prodotto nell’apparato manifatturiero.
3. ricompattamento e ridimensionamento infrastrutturale: questi paesi si trovarono in possesso
di infrastrutture costruite con standard diversi (es Iugoslavia e Polonia ereditarono ferrovie
con tre standard diversi)
4. promozione dell’industria in un contesto non favorevole: la maggior parte dei paesi non
avevano industrie di alto livello, così agirono tutelando e promuovendo l’industria nascente
in determinati comparti andando a definire alcuni dazi.
Ad eccezione della Cecoslovacchia che ebbe un tasso di crescita e raddoppiò la sua produzione
industriale, le altre nazioni (come Polonia e Bulgaria) ebbero risultati più deludenti  la
riorganizzazione territoriale politica, economica e sociale dell’est avrebbe avuto bisogno di un
contesto internazionale stabile di pace e prosperità, in modo da poter stimolare l’industria nascente
ed evolvere da una crescita allo sviluppo economico = ma questo non avvenne a causa della crisi
del 1929 e della 2GM.

LE RIPARAZIONI TEDESCHE
La Repubblica di Weimar durò poco ed ebbe un’esistenza travagliata dai disordini socioeconomici.
La Germania uscì sconfitta dalla 1GM e ne fu ritenuta responsabile quindi, già da subito fu
obbligata a pagare e a fornire agli alleati dei beni in natura in conto riparazioni fino al 1923 (come il
carbone). Vennero richieste anche delle somme di denaro sulle quali facevano affidamento
soprattutto la FRA e la GB per attuare la propria ricostruzione e per saldare i loro debiti relativi ai
prestiti che gli erano stati forniti dagli USA. Gli effetti però furono nefasti  il meccanismo delle
riparazioni fu uno delle cause che condussero alla crisi del 29 e generarono un sentimento di logica
nazionalistica e rivalsa nei confronti della Germania che porteranno poi al regime dittatoriale.
Gli Usa furono inflessibili nel richiedere il pagamento dei crediti per i beni che avevano inviato agli
alleati durante il conflitto e questo rese rigidi gli alleati verso la Germania nel pretendere delle
riparazioni sufficienti a consentire il rimborso del debito con gli Usa.
Venne nominata una commissione con sede a Berlino che aveva il compito di stabilire le riparazioni
che la GER avrebbe dovuto pagare, ci furono diverse trattative che condussero all’ Ultimatum di
Londra nel maggio 1921 che fissava le riparazioni a 132 miliardi di marchi in rate con un interesse
del 6%, individuando una serie di cespiti fiscali a garanzia (beni materiali e immateriali che non
sono destinati a tradursi in oro). Se la Germania avesse osservato questo piano di ammortamento
avrebbe finito di pagare le riparazioni negli anni 90 (l’ammontare era 3 volte superiore di quanto la
Germania potesse effettivamente pagare)

La GER inizia subito chiedendo una moratoria dei pagamenti in denaro, che non fu accettata e si
apri un contenzioso che portò all’invasione della Ruhr da parte dei contingenti belgi e francesi.
Questo condusse ad una resistenza passiva della popolazione tedesca che ad un certo punto smise di
lavorare e dovette essere mantenuta da sussidi governativi.
Se nel 1921 le imposte coprivano il 47% delle spese, nel 1922 esse coprivano il 40% e nel 1923 la
copertura precipitò: solo il 7% delle spese era coperto da entrate il restante invece dalla stampa di
cartamoneta. L’inflazione si tramutò in iperinflazione e causò la distruzione del sistema monetario
tedesco. Venne introdotto un nuovo marco, ma le riparazioni si ebbero a seguito della fissazione di
un nuovo piano: Charles Dawes ideò un piano nel 1924 che prevedeva il pagamento di rate annuali
crescenti secondo un indice di prosperità dell’economia tedesca, senza fissare un orizzonte
temporale. Venne lanciato un prestito commerciale sulla piazza di New York che permise
all’economia tedesca di iniziare il pagamento delle riparazioni con i proventi di tale prestito e di
coprire altri buchi della bilancia dei pagamenti. In questa fase fu fondamentale l’afflusso di capitali
esteri per permettere alla GER di onorare le riparazioni.
La Germania, quindi, mantenne elevati tassi di interesse per poter attirare capitali stranieri, ma
quando la profittabilità si abbassò, diminuì l’attrattività del mercato tedesco soprattutto per i capitali
statunitensi che dal 1928 iniziarono a tornare in patria vedendo la loro borsa in costante espansione.
Quindi nel 28 inizia nel contesto europeo (Germania) la grande crisi (un anno prima del crollo della
borsa di Wall Street)
Fu necessario definire un nuovo piano delle riparazioni nel 1929, con cui si decise di abbassare la
rata annuale, che sarebbe stata aumentata successivamente, e fissare un orizzonte temporale del
pagamento in 37 anni; il pagamento delle riparazioni continuò per altri due anni, e nel 31 venne
sospeso (siamo nel pieno della crisi finanziaria internazionale)
Di fatto l’iperinflazione tedesca aveva azzerato i capitali liquidi (depositi bancari, titoli di stato e
moneta corrente) provocando perdite alla classe media, detentrice di tali capitali. Ciò condusse alla
disaffezione della classe media nei confronti della repubblica di Weimar e verso i partiti estremi,
ulteriormente rafforzati dalla crisi internazionale.

Gli autori di questa politica furono gli USA, che erano ancora troppo isolazionisti, e gli stati europei
che non avevano ancora capito che era necessario abbracciare una politica di integrazione.
Gli USA che volevano rientrare in possesso dei loro prestiti: per poter assorbire i capitali
provenienti dall’estero avrebbero dovuto avere una bilancia dei pagamenti in deficit; invece, gli
USA avevano una bilancia in avanzo e quindi si trovarono a finanziare i trasferimenti che poi
Francia e Gran Bretagna avrebbero girato a loro  quindi gli USA erano creditori netti e
finanziavano dei trasferimenti a loro destinati
LA GRAN BRETAGNA
La GB era uscita come vincitrice dal conflitto ma ebbe un indebolimento commerciale e finanziario
causato dalla partecipazione al conflitto, il settore manifatturiero era obsoleto e non venne
rinnovato, le esportazioni ristagnarono e il debito verso gli USA era molto elevato. Questo declino
continuò e permise uno scivolamento che vide un livello elevato di disoccupazione (fra il 7% e
l’11%) e l’inflazione era molto più elevata di quella statunitense: quindi la sterlina perse il primato
con un indebolimento anche della piazza finanziaria londinese.
La GB cercò di mantenere un valore della sterlina artificiale  quando, su pressione americana
collegata al piano Dawes, gli europei tornarono al gold standard, la decisione della GB fu quella di
rientrare nel gold standard con lo stesso tasso di cambio tra sterlina e dollaro che vigeva prima della
Grande Guerra (4.86$ per £).
Il governo per sostenere il cambio sopravvalutato della sterlina ricorse ad una politica monetaria
restrittiva con alti tassi di interesse che disincentivavano gli investimenti; le esportazioni caddero
anche a seguito dello sciopero dei minatori nel 1926.
La bilancia dei pagamenti andò in negativo, le riserve si assottigliarono, causando problemi alla
Banca d’Inghilterra che non voleva ricorrere a prestiti
= la GB rimase strutturalmente arretrata nonostante vinse la Prima guerra mondiale.

FRANCIA
Aveva subito grosse perdite a causa della guerra:
Faceva affidamento sulle riparazioni tedesche per realizzare la propria ricostruzione economica, in
realtà finì per ricostruirsi da sola con le proprie sostanze.
 Nel dopoguerra poté disporre di materie prime che derivavano dall’ammissione di Alsazia e
Lorena e entrò in possesso di un apparato industriale importante
 riuscì nella conversione da economia bellica a economia civile
 ci fu un periodo di instabilità finanziaria che vide l’alternanza di 11 governi diversi senza
che però questo generasse in una dittatura
Quando Poincaré si rese conto che il franco aveva perso valore dopo la guerra, diversamente dalla
GB, non si ostinò a mantenere il valore del franco elevato artificialmente – quindi si attuarono una
serie di riforme senza creare danni all’economia e alla democrazia. La stabilizzazione avvenne al
tasso corrente accettando la sua svalutazione nel dopoguerra
Negli anni 20 l’economia ebbe grandi risultati dal punto di vista del settore manifatturiero, fu la
seconda migliore dopo l’Italia. Le esportazioni e il reddito pro-capite aumentarono
L’ITALIA
Andò in contro ad una serie di difficolta politiche drammatiche che la fecero scivolare in una
dittatura:
 l’Italia affrontò un difficile passaggio dall’ industria bellica all’economia civile e questo
causò molti fallimenti di banche e imprese: la riconversione non poteva essere sostenuta
interamente dallo stato.
 Il periodo tra il 1919 e il 1920 detto biennio rosso porta all’occupazione delle fabbriche da
parte dei dipendenti che protestano e occupazione delle terre da parte dei contadini. Inoltre,
questo periodo ha ripercussioni profonde su tessuto civile
 Nel 1919 nasce il partito popolare in coincidenza col cambiamento del sistema elettorale 
ci fu la vittoria del partito socialista e del partito popolare che però non volevano cooperare
tra loro.
 Nascita del movimento fascista di Benito Mussolini nel 1919 che iniziò a fare attacchi
squadristici non adeguatamente contrastati dalla polizia
 Atteggiamento scarsamente garantista del re  il re non intervenne per contrastare la marcia
su Roma e Mussolini la raggiunse senza problemi e il sovrano gli conferì l’ordine di formare
il governo. = Tutti questi fattori portano quindi al regime dittatoriale

Nella fase iniziale Mussolini non fece cambiamenti drastici e radicali: anche il fascismo continuò
nell’opera riequilibratrice delle finanze pubbliche.
Si riuscì a conseguire il pareggio di bilancio. Successivamente vennero proibiti gli scioperi e
vennero aboliti i sindacati ed emanato poi il sindacato unico.

De Stefani venne sostituito con Volpi –> con Volpi si ebbe la rivalutazione della lira a Quota
Novanta: si consolidò il debito pubblico e si fece la riforma bancaria con cui la Banca d’Italia
diventava la sola Banca di Emissione, garantiva alla banca d’Italia il monopolio dell’emissione.
La rivalutazione della lira a Quota Novanta portò un incremento del valore della lira che ebbe
risvolti positivi sulle importazioni soprattutto di materie energetiche italiane, ma distorsioni sulle
esportazioni che persero competitività.
Volpi assunse il controllo e la vigilanza dell’intero sistema bancario e riuscì a sistemare i debiti di
guerra.
Dal 1928 ci fu la bonifica integrale, ideata da Arrigo Serpieri ed era finalizzata a migliorare
l’agricoltura italiana dal punto di vista strutturale -> permise la bonifica e la messa in coltura di
zone paludose.
Risultati che la Bonifica voleva per il sud Italia: voleva diminuire i latifondi, dare la terra ai
contadini e passare da un’agricoltura estensiva ad una intensiva  questi risultati nel sud non ci
furono e quindi le intenzioni di Arrigo non furono rispettate
Gli anni Venti furono abbastanza positivi per l’economia italiana che vide la sua posizione
industriale aumentare in quasi tutti i settori.

GLI STATI UNITI


Gli anni 20 per gli USA sono un decennio di crescita e cambiamenti economico-sociali
riconducibili alla nascita della società di prodotti e consumi di massa
 I governi repubblicani diminuirono la tassazione per le fasce di popolazione più ricca,
fortemente tassate durante gli anni della grande guerra.
 venne attuata una politica monetaria espansiva: aumento delle esportazioni, diminuzione del
tasso di sconto = questo generò un clima favorevole agli investimenti
 Promozione consumi grazie ad una politica di salari crescenti (welfare capitalismo
inaugurato da Henry Ford).

Tuttavia, il protagonismo della Corporation americana e delle grandi imprese condusse ad una
marginalizzazione del ruolo sindacale: i sindacati erano esterni alle grandi imprese  questo
contribuì all’aumento di disuguaglianza della popolazione.
Si afferma questo modello di industrializzazione basato sulla produzione standardizzata di massa
per un consumo di massa.
Gli Stati Uniti degli anni 20 si contraddistinguono per investimenti infrastrutturali sostenuti dal
governo, per una forte urbanizzazione e per l’avanzare del settore secondario a discapito del settore
primario.
Gli anni 20 videro anche l’estensione del diritto di voto alle donne e l’abolizione di alcune leggi
discriminatorie; in più esplode il lavoro delle donne nelle large corporation che conduce ad una
maggiore libertà del genere femminile  ci furono cambiamenti forti anche negli usi e nei costumi
perché le donne portano sempre meno capi ingombranti e coprenti.
Questi anni sono anche quelli del protezionismo e dei tentativi per raggirare i divieti di produzione,
di esportazione e di consumo delle bevande alcoliche. American way of life: beni di consumo
durevoli, libertà di intrapresa, rottura delle tradizioni che gli europei non potevano permettersi a
causa dei loro piccoli mercati protetti che impedivano l’introduzione dei prodotti di massa

DOMANDA 11: URSS dalla fondazione al declino

Mentre in tutta Europa si diffondeva lo spirito della rivoluzione industriale, in Russia si diffuse un
sentimento di paura nei confronti dei cambiamenti tecnologici. Per questo si tentò di mantenere uno
status quo tramite varie politiche a favore dell’aristocrazia terriera per conservare il carattere rurale
e agrario della società russa e di opposizione alla creazione di una banca commerciale statale per
finanziare l’industria.

I cambiamenti economici avrebbero generato cambiamenti politici nonché le trasformazioni sociali


che la creazione di un’economia moderna avrebbe indotto, minando le fondamenta del sistema
politico russo. Solo con la guerra di Crimea si comprese la necessità di una rete ferroviaria
all’interno del territorio russo, importante per la sicurezza dello stato.

Verso la fine del XIX secolo ci fu il decollo dell’industria pesante legata alle ferrovie e agli
armamenti, mentre l’industria tessile e alimentare faticò a svilupparsi vista la ristrettezza del
mercato interno per i beni di consumo. Il ruolo dello stato nell’industrializzazione russa fu un
fattore sostitutivo dei canali privati d’investimento prevalenti in GB.

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale colse la Russia all’inizio del suo percorso di
industrializzazione, ponendola in una situazione di svantaggio. L’incapacità dell’economia e della
società russa di affrontare una guerra sulla base della potenza industriale generò il malcontento
all’interno della popolazione, che non era motivata a combattere: ebbe inizio così la
RIVOLUZIONE BORGHESE, che portò alla

deposizione dello zar e alla nascita di un governo borghese. Quest’ultimo verrà poi attaccato da
parte di Lenin e il suo seguito nell’ottobre 1917, con la conseguente presa del palazzo d’inverno.

La storia dell’URSS si divide in 3 periodi:


1917 – 1921COMUNISMO DI GUERRA
Questo periodo è caratterizzato dalla guerra civile, durante la quale si ritorna al baratto a causa
dell’aumento dell’inflazione; si verifica la militarizzazione dei lavoratori e la nazionalizzazione
delle industrie; la produzione industriale crolla mentre le importazioni e le esportazioni
scompaiono.
1921 – 1928NUOVA POLITICA ECONOMICA
Con la vittoria della guerra civile da parte del partito sovietico venne avviata una nuova politica
economica (NEP), il primo esperimento di economia mista dove lo Stato gestiva le imprese
nazionalizzate mentre lasciava libertà nella gestione del mercato interno.
Dopo la morte di Lenin prese potere l’ala destra del partito con cui Stalin si allineò.
Si svilupparono problemi di disponibilità dei cereali a cui Stalin dovette rimediare ideando il primo
PIANO QUINQUENNALE nell’ottobre del 1928.
1928 – 1940  PIANIFICAZIONE
1929  collettivizzazione integrale delle terre con abolizione della proprietà privata, e inizio
pianificazione sovietica sotto controllo del GOSPLAN.
I piani operativi annuali per ciascun settore industriale e ciascuna impresa erano elaborati a partire
dagli obiettivi del Gosplan, che coprivano un periodo di 5 anni. La pianificazione quinquennale era
caratterizzata da una rigidità dovuta all’impossibilità di prevedere il futuro e da un’irraggiungibilità
degli obiettivi del piano.
La vittoria dei russi nella Seconda Guerra Mondiale, ottenuta grazie alla vastità del territorio, alla
numerosità della popolazione e agli aiuti inviati dagli USA, portò a diversi cambiamenti:
- il potere dei militari rimase intatto fino agli anni ‘70
- venne creato il COMECON, portando ad un’egemonia imperialistica che sostenne l’inefficiente
sistema economico russo
- Gorbacev diventò segretario del PCUS nel 1985 e avviò una politica di riforme che, grazie alla
trasparenza (GLASNOST’) e al cambiamento (PERESTROJKA), portarono alla fine della guerra
fredda.
- nel 1991 Gorbacev venne esautorato e salì al potere Eltsin, avviando la liberalizzazione che nel
1998 portò ad un’altra crisi
- l’economia russa si riprese nel 1999 con le esportazioni di gas, petrolio e materie prime
- nel 2007 il reddito pro-capite si era ristabilizzato per poi subire le conseguenze della crisi
internazionale del 2008 e delle politiche di Putin.

DOMANDA 12: CRISI DEL ‘29

La crisi del ’29 fu una crisi generalizzata che ebbe inizio da due poli principali, uno negli Stati Uniti
e uno in Europa. In Germania la crisi ebbe inizio nel 1928, mentre a New York il crollo della borsa
di Wall Street iniziò il 24 ottobre del 1929 raggiungendo l’apice il 19 ottobre.
Al termine della Prima Guerra Mondiale gli USA avevano vissuto una rapida crescita economica
che aveva portato alla diminuzione della tassazione e alla promozione dei consumi con una politica
di salari crescenti, favorendo gli investimenti da parte dei risparmiatori. Inoltre, si era affermata la
produzione di massa e standardizzata che trovava forte riscontro vista la richiesta di prodotti sul
mercato. La produzione però non venne regolata, e proprio la sovrapproduzione sarà una delle
principali cause della Grande Depressione.
Tra le potenze mondiali solo Giappone e Unione Sovietica ne uscirono illese.
Gli storici e gli economisti sono concordi nel riassumere le cause della crisi in 5 punti:
- Mutamenti strutturali degli anni ’20 resero il mercato dei prodotti più monopolistico, e il mercato
dei fattori come capitale e lavoro meno flessibile e ciò rendeva difficile ristabilire automaticamente
l’equilibrio dopo uno shock.
- Reintroduzione del gold standard a condizioni squilibrate con il passaggio degli USA da debitori
netti a creditori netti senza seguire le regole del gioco per il funzionamento del sistema e senza
permettere trasferimenti netti dall’Europa
- Eccessiva enfatizzazione del crollo borsistico di New York: la produzione, gli investimenti, i prezzi
di alcune materie prime avevano cominciato a scendere già 3 mesi prima e tutto il decennio dal ’20
al ’29 aveva visto il prezzo di prodotti agricoli con una tendenza al ribasso; quindi, in realtà le
variabili economiche avevano cominciato a scendere già prima del crollo della borsa su cui ci si
focalizza
- Politica monetaria statunitense restrittiva (deflazione = diminuzione dei prezzi) la crisi causò la
perdita di molti investitori privati che avevano investito e rimasero con carta straccia, molte banche
erano coinvolte nel crollo e conseguirono perdite, anche le imprese che avevano investito in banca
ebbero perdite
- Trasmissione della crisi attraverso il meccanismo del gold standard: tutti i paesi, a causa della
mancanza di organismi internazionali di coordinamento, si ostinarono al pareggio di bilancio e al
taglio della spesa pubblica, attuando politiche restrittive: limitarono le importazioni aumentando le
esportazioni, ma questa politica condusse alle politiche di beggar thy neighbour che portarono ad
una propagazione della crisi

Il 24 ottobre 1929 (giovedì nero) iniziò una massiccia vendita di titoli azionari, portando alla caduta
dell’indice Down Jones e dando inizio alla crisi. Molte imprese fallirono, molte fermarono la
produzione e i risparmi dei consumatori svanirono. Ci fu una corsa agli sportelli da parte dei
risparmiatori: molti investitori statunitensi richiamarono i loro capitali per fronteggiare l’emergenza
interna, propagando gli effetti della crisi per tutto il mondo.
Le banche diventarono incapaci di sostenere il peso dei troppi crediti non restituiti, e nel 1931 la
crisi bancaria arrivò definitivamente in Europa. Con la crisi delle banche tedesche, ci fu una corsa
all’oro in tutta Europa che mise sotto pressione la Banca d’Inghilterra portando ad una crisi di
governo in GB e all’abbandono del gold standard.

La crisi continuò fino al 1933 quando, dopo la sua elezione, Roosevelt chiuse le banche per una
settimana e varò il NEW DEAL, che rimase in vigore fino agli anni ’80, compreso l’Emergency
Act, futuro Glass Steagall Act, che stabiliva che:
- le banche americane dovevano mantenere piccole dimensioni
- ci doveva essere separazione delle attività
- le banche di deposito non potevano effettuare investimenti a lungo termine
- le banche di investimento potevano rischiare solo i loro propri capitali e non potevano avere
depositanti
- ci doveva essere assicurazione sui depositi a vista e su di essi non potevano essere pagati interessi
- i poteri della Federal Reserve aumentavano
- la creazione di nuove banche doveva venire autorizzata
- un’agenzia, denominata Security Exchange Commission, avrebbe vigilato sull’operato della borsa
Il Glass Steagall Act faceva parte della prima fase del New Deal, fase relativa alla situazione di
emergenza dei primi 100 giorni post crisi.

In Europa invece, nel 1930, venne fondata a Zurigo la Banca dei Regolamenti internazionali con
la funzione di supervisionare i pagamenti delle riparazioni. Divenne inoltre luogo di incontro per i
banchieri centrali per concordare prestiti internazionali; luogo di formazione per economisti
internazionali; luogo di produzione di idee e piani per la riorganizzazione del sistema economico
internazionale.
Nel 1933 a Londra venne indetto un convegno economico per studiare le modalità di uscita dalla
crisi, a cui gli USA non parteciparono visto il precedente varo del New Deal.

DOMANDA 13: GLI ANNI TRENTA


Ogni paese reagì in modo diverso di fronte alla crisi  nella fase iniziale tutti i paesi furono
accomunati dal conseguimento di politiche economiche molto restrittive -> si focalizzarono sulla
stabilità della moneta, su politiche monetarie restrittive e sul pareggio di bilancio, convinti che
l’intervento statale in economia dovesse essere limitato (pensavano che il sistema economico fosse
autonomo e in grado di regolarsi)  tutto ciò era sbagliato, e una volta capito i governi presero
misure diverse da paese a paese:

GRAN BRETAGNA: Dava molta importanza alla City e aveva fatto di tutto per tenere la sterlina
ancorata al valore prebellico  situazione non positiva negli anni 20.
Una serie di situazioni (scioperi, ammutinamenti), fecero sì che la GB optasse per la svalutazione
della sterlina nel settembre 1931. Una volta stabilita la svalutazione della sterlina, ci fu l’uscita del
paese dal gold standard. Ciò rese possibile una politica monetaria espansiva  varata una nuova
politica basata su bassi tassi di interesse per intensificare gli investimenti.
Nel 1937 l’indice della produzione industriale tornò a salire del 30% rispetto al 29, tuttavia il livello
di disoccupazione scese rimanendo elevato a causa dell’assenza di una politica fiscale keynesiana.
Dal 1938 poi si verifica un’espansione della spesa pubblica e la GB intraprese un percorso di
riarmo, dopo aver capito la propria debolezza rispetto ai tedeschi.
Anche la GB, a seguito del ritorno al protezionismo degli USA, vara delle politiche protezionistiche
(dal 31 in poi) con eccezione per i suoi domini coloniali (paesi del Commonwealth).
Il trattato di Ottawa prevede l’esenzione dai dazi le proprie colonie ed ex colonie, e una serie di
concessioni nei confronti di esse questo permise l’inizio del processo di decolonizzazione che si
intensificherà già durante la Seconda guerra mondiale

GERMANIA: la Germania applicò politiche deflazionistiche in modo super restrittivo: aumento


imposte, salita tassi di interesse, collasso economia tedesca, disaffezione cittadini nei confronti della
repubblica di Weimar.  più queste politiche erano rigorose, più aumentava la disoccupazione e
più cresceva il consenso nei confronti dei partiti nazionalisti e verso il partito nazionalsocialista di
Hitler.

Dal 28, col rientro in patria dei capitali statunitensi, si verificò la scomparsa dell’afflusso di capitali
stranieri e la Germania dovette ricorrere all’avanzo della propria bilancia dei pagamenti per pagare
le riparazioni  si arrivò così al collasso dell’economia tedesca e il paese fu costretto a richiedere
un prestito internazionale. La Ger riceve una moratoria e poi la sospensione delle riparazioni.
Non procedete alla svalutazione del franco tedesco su osservanza del trattato di Versailles, però
vennero introdotti controlli sui cambi che isolano il marco dai peggiori effetti della sua
rivalutazione nei confronti delle monete che via via si svalutano.
I salari furono mantenuti ad un livello normale a causa dell’elevato potere sindacale (Bruning non
aveva alternative a questa politica estremamente restrittiva)
Nelle elezioni successive del 32 vinse il partito nazista, e nel gennaio del 33 Hitler salì al potere 
una volta salito al potere si diede da fare per dare stabilità al sistema economico impegnandosi a
riavviare gli investimenti nel settore edilizio, industriale e dei trasporti (la Volkswagen nacque in
questo periodo). Già prima dell’inizio della politica di riarmo, fu possibile conseguire una
situazione di piena occupazione. Il regime si rafforzò in virtù anche del successo economico.
Dopo il 36 inizia la politica del riarmo su larga scala basata su un piano quadriennale (piani che
richiamano la politica sovietica centralizzata decisa dal Gosplan) –>parte delle risorse sotto
controllo diretto dello stato, attraverso mercati prioritari, e una parte lasciata al mercato.
L’obbiettivo della pianificazione tedesca era quello di creare uno stock di armamenti in grado di
sostenere una guerra lampo: Hitler riteneva controproducente sottrare le risorse all’economia civile.
Lentezza nelle realizzazioni per l’inefficiente direzione di Göring e la decisione di Hitler di entrare
in guerra prima del previsto non permettono la conclusione efficace del riarmo.
Da questo momento, la GER intraprende una politica autarchica accompagnata dallo sfruttamento
dei paesi dell’Europa centro meridionale e basata sulla creazione di prodotti sostituitivi dei prodotti
che non aveva e che avrebbe dovuto importare
Dal 38 la politica tedesca si rivolse verso la politica del Lebensraum (spazio vitale), realizzata
attraverso l’annessione dell’Austria e della Cecoslovacchia.
Inoltre, aumentano le importazioni da Bulgaria, Grecia, Romania, Turchia, Jugoslavia e Spagna e le
esportazioni tedesche dall’11,2 al 20,8%. La maggior parte di queste economie finirono per
finanziare lo sforzo bellico tedesco attraverso il meccanismo del clearing: accordi con cui la
Germania regolava le proprie transazioni commerciali con riferimento ai paesi dell’Europa
meridionale e orientale; con questi accordi il saldo di importazioni ed esportazioni non era regolato
in termini monetari, ma veniva compensato con il saldo relativo al periodo successivo = le
importazioni di cui la Germania necessitava non venivano pagate in termini monetari, perché veniva
chiesto ai paesi di compensare i saldi con esportazioni tedesche  di fatto la Germania andava ad
importare gratis i materiali di cui aveva bisogno perché la compensazione veniva sempre
posticipata.

FRANCIA
Negli anni 20 aveva reagito molto bene e aveva basato la propria ricostruzione sulle riparazioni
tedesche ma alla fine si costruì da sola. La Francia, negli anni 20 aveva accumulato una serie di
riserve di oro e valuta estera che di fatto la misero al riparo dalla crisi e dalla recessione del 29, e
fecero sì che il paese scontasse un livello di disoccupazione basso.
A seguito della crisi del 29, la Francia inizia a risentire del declino delle proprie esportazioni e
soprattutto declinano le entrate dei flussi turistici  continua in una politica monetaria restrittiva
che la conduce in una spirale inflazionistica–> così, gli imprenditori, per cercare di contenere i
costi, vanno ad abbassare gli stipendi e a diminuire la produzione  questa situazione dura fino a
quando la Francia decise di svalutare il franco francese.
Nel giugno nel 36 sale al governo un governo di sinistra con Léon Blum appoggiato dal fronte
popolare (formato dall’alleanza tra socialisti e comunisti)
Gli imprenditori capiscono la non congruità tra la situazione e le misure prese, ed iniziano ad
esportare all’estero  così il Governo decise di ri-svalutare il franco rendendo la ripresa difficile: si
apre un’instabilità politica che tra il 37 e il 38 vede succedersi circa 11 governi. Nonostante ciò,
rimane viva la struttura democratica.
Nel maggio del 38 gli accordi Matignon (presi precedentemente dal governo Blum) vengono aboliti
e si procede con: eliminazione settimana da 40 ore lavorative; incentivi agli investimenti;
promozione della ricerca; raccolta statistica; inizio programma di riarmo massiccio (si rende conto
tardi che è necessario procedere al riarmo). Tuttavia, gli esiti sono insoddisfacenti, perché la
produzione industriale sale lentamente senza soddisfare la necessità di rifornimenti bellici -> infatti
la Francia verrà schiacciata in 40 giorni dall’attacco tedesco del 10 maggio 1940.
Esperienza fallimentare del governo di sinistra, Blum si circondò di un partito poco preparato dal
punto di vista economico che non riuscì ad attuare politiche di respiro e coinvolgimento della
società.
Poi fu la volta del governo collaborazionista di Pétain  migliora i metodi di produzione
dell’industria francese, aumentando la produttività sulla base di un piano decennale di
modernizzazione degli impianti e una più efficiente raccolta di dati statistici.
Il Ministero per la produzione è strutturato in comitati settoriali e con il coinvolgimento degli
imprenditori sotto la guida di J. Bichelonne, che verrà ripreso dalla programmazione post-bellica

NEW DEAL AMERICANO


Con il New Deal si assiste al cambiamento nella conduzione macroeconomica della nazione
statunitense, realizzato attraverso l’aumento delle spese federali statunitensi. A partire dagli anni 30,
mentre le spese statali e municipali restano invariate, le spese federali quadruplicano (escluse le
spese per la difesa e per il pagamento di interessi sul debito).
I primi provvedimenti del new deal, volti a tamponare l’emergenza della crisi, furono:
1- chiusura di borsa e banche per una settimana
2- Glass Steagall act che rimase in vigore fino agli anni 80: separava le banche commerciali
dalle banche di investimento. Inoltre, viene introdotta l’assicurazione obbligatoria sui
depositi, la costituzione delle banche deve essere assoggettata ad autorizzazione, viene
istituita una commissione che deve controllare: la Federal Reserve
Gli interventi successivi invece avevano obbiettivi più mirati e coprivano diversi ambiti:
3- cercare di offrire lavoro a disoccupati per la realizzazione di opere pubbliche infrastrutturali:
creato il Federal Emergency Relief Administration di cui beneficiarono 2 milioni di
lavoratori.
4- per il settore agricolo: rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli attraverso Agricultural
Adjustment Administration -> serie di misure per incentivare gli agricoltori a tornare a
maggese
5- National Recovery Administration: misure analoghe a quelle dell’agricoltura ma per
l’ambito industriale

Queste politiche rafforzarono il prestigio di Roosevelt che conquista i democratici nel congresso
d’inverno nel 1935. Finita la legislazione di emergenza, iniziò un periodo definito “seconda fase del
new deal”  alcuni provvedimenti vennero eliminati ed altri introdotti:
- L’Agricultural Adjustment Act venne mantenuto come sostegno ai prezzi dei prodotti
agricoli, e vennero introdotte una serie di misure per controllare le quantità prodotte e un
meccanismo per la conservazione del suolo
- venne abolito il NRA, e venne sostituito da tre interventi:
a. Wagner Act nel 1935: creazione del National labor relations board (nlrb) che
garantisce il riconoscimento ufficiale ai sindacati;
b. Fair Labor Standards Act nel 1938: stabiliva un salario minimo, un orario massimo
di lavoro e prevedeva il pagamento degli straordinari
c. Social Security Act nel 1935: poneva ordine al sistema pensionistico e riconosceva il
sistema di assicurazioni sociali obbligatorie. Quindi vennero riconosciuti i sussidi
per disoccupazione e invalidità sul lavoro.
Venne poi emanato un ordinamento (pwa: public work administration) all’interno dei lavori
pubblici e furono istituite delle agenzie per la creazione di lavori importanti

ITALIA: L’IMPERIALISMO
La crisi del 29 colpisce un paese che non ha un’economia particolarmente surriscaldata; quindi,
inizialmente la crisi in Italia non si avverte. Le cose poi cambiano in virtù del meccanismo tra le
banche miste italiane con le principali imprese del tessuto industriale: meccanismo di partecipazioni
incrociate, un intreccio di partecipazioni che fu alla base della crisi.
Un tentativo di salvataggio bancario durante la crisi venne azionato da Beneduce che, per evitare il
collasso della situazione, ideò l’IMI, che si rivelò un intervento non esaustivo e si rese necessario
procedere con l’istituzione dell’IRI -> nato come istituto provvisorio, dal 37 diventa definitivo ->
con questo nuovo status si parla di “stato imprenditore” perché lo stato interviene nell’economia.
L’intervento dello stato sulle imprese italiane veniva condotto sulla base del diritto privato – l’IRI
funzionava attraverso due istituzioni e, con la sua nascita, lo stato si trovò a possedere quasi il 22%
dell’intero capitale delle s.p.a italiane e a controllare il 42% di tale capitale.
L’IRI controllava la totalità della produzione di armi, più del 50% delle costruzioni navali,
compagnie di navigazione, compagnie aeree, telefoni, e in parte minore siderurgia, elettricità,
meccanica, chimica e le ex banche miste Banca commerciale italiana, il Credito Italiano e il Banco
di Roma.
IRI = ente che subentrò nella proprietà delle tre ex banche miste che diventarono statali: Banca
Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma.

Come funzionava l’iri?


Beneduce, che aveva la totale discrezionalità e la massima fiducia da parte di Mussolini, operava
attraverso un management che seguiva le regole di diritto privato.
L’IRI assumeva la configurazione di una grande holding che gestiva le diverse subholding
specializzate nei diversi rami produttivi (es: la Stet per i telefoni, la Finmare per le società di
navigazione e la Finsider per le società dell’acciaio).
Dal 37 l’IRI diventa un ente permanente dimostrando che anche lo stato era in grado di essere un
imprenditore efficace ed efficiente.
Nel 36 venne emanata la nuova riforma bancaria che rimarrà in vigore fino al 92/93 che stabilì la
fine della pratica della banca mista e distingueva le attività bancarie che agivano nel breve termine
(banca commerciale, entro i 18 mesi) da quelle che agivano nel medio lungo termine (le banche di
investimento che potevano operare oltre i 18 mesi).
Inoltre, la banca d’Italia venne resa pubblica e le venne attribuita la funzione di vigilanza dell’intero
sistema bancario, per la fondazione di banche estere serviva un’autorizzazione della banca d’Italia.
Sempre nel 36 venne decisa la svalutazione della lira; una volta svalutata, venne abbandonato il
gold standard e si decise di legare la lira al dollaro = questo rese obbligatoria l’adozione di una
politica monetaria restrittiva, anche se mitigata dai controlli sui cambi e dagli accordi di clearing.
Continuò la politica della bonifica integrale introdotta da Monserpieri durante la crisi e diede esiti
positivi nel nord Italia, esiti non troppo negativi al centro, mentre al sud fu un fallimento.
(Per avere la pacificazione tra il ceto contadino e lo stato bisognerà attendere la fine della 2GM)
Un altro provvedimento che trovò attuazione fu la formazione delle corporazioni: dovevano essere
una terza via alternativa a quella rappresentata dal capitalismo e il comunismo – questo sistema
doveva servire a diminuire la conflittualità tra lavoro e capitali –> la camera delle corporazioni
avrebbe dovuto assumere il ruolo di rappresentate degli interessi comuni alternativo al Parlamento
liberale, ma, in realtà, finì per avere una funzione di controllo dei consorzi (i cartelli – accordi tra
imprese), sulle decisioni di investimento, sui prezzi e sui contratti di lavoro.
Visto che gli esiti della politica economica tardavano a dare risultati, dal 34 Mussolini inizia a
progettare l’intervento militare in Africa che iniziò il 3 ottobre in Etiopia e portò alla conquista del
territorio e alla proclamazione dell’impero. La creazione dell’impero determinò l’ira della lega delle
nazioni che sanzionò il paese per il suo comportamento.
Dal 36 inizia la corsa al riarmo, e con ciò inizia la ripresa dell’economia italiana che poi darà esisti
insoddisfacenti. La corsa al riarmo prosegue con il sostegno di Mussolini al generale Francisco
Franco nella guerra civile spagnola, poi segue l’avvicinamento a Hitler con la proclamazione del
Patto d’Acciaio nel 38, poi ci fu l’emanazione delle leggi raziali contro gli ebrei  tutto ciò porta
l’Italia all’ingresso nella 2GM nel giugno del 40.
Mussolini imitò l’autarchia hitleriana che fu poco soddisfacente e spostò il commercio estero verso
la Germania
Nel contesto italiano, contrariamente al caso tedesco, la ripresa si basò sul riarmo con risultati
inadeguati rispetto a quelle che furono le caratteristiche e le modalità di combattimento del secondo
conflitto.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE


La 2GM consumò una quantità di risorse maggiore rispetto alla prima e diverse furono le
mobilitazioni attuate dai diversi paesi
- l’Italia attuò una mobilitazione modesta: il regime fascista non credeva nella guerra
- emergono invece le mobilitazioni di Germania, Urss (dal 42) e USA (dal 43)

Sia Germania, che Urss, che GB erano paesi che potevano contare su risorse aggiuntive: la
Germania sulle risorse dei paesi che lei stessa aveva annesso, la GB e l’Urss poterono contare sulle
risorse provenienti dall’esterno.
L’aiuto americano fu determinante per la GB e nell’ultimo periodo anche per l’Unione Sovietica.
La FRA diede il contributo più elevato allo sforzo bellico tedesco  produsse i beni destinati al
mercato civile tedesco lasciando libera la capacità produttiva tedesca di produrre armamenti
Di notevole aiuto per i tedeschi fu anche il contributo norvegese  la Norvegia fornì tutte le
materie prime strategiche all’industria tedesca
Anche l’Italia contribuì, soprattutto durante l’occupazione, attraverso i pagamenti di indennità di
guerra. Nel 33-34 esportazioni italiane di materiali e prodotti industriali inviati in Germania.

GERMANIA elaborò una specie di nuovo ordine che si sarebbe dovuto basare su uno stato
corporativo di stampo fascista e su una programmazione mista che avrebbe dovuto includere una
presenza statale, facendo perno sull’autarchia e lo spazio vitale (cioè egemonia tedesca
sull’economia europea).
Elaborò una serie di piani di produzioni integrati: prevedevano l’apertura di nuovi impianti da parte
delle imprese tedesche. I gerarchi nazisti avevano due modi di operare:
- secondo Sauckel: gli operai dei territori occupati venivano obbligatoriamente mandati in
Germania e lì trovavano occupazione nelle fabbriche;
- Speer proponeva di far lavorare la manodopera in patria sotto un attento controllo, senza
trasportarli in Germania

GRAN BRETAGNA
Ha il problema di trovare risorse per fronteggiare una guerra che con la sconfitta della Francia
diventa sempre più lunga e costosa  non poté fare affidamento agli aiuti del Commonwealth che
furono inadeguati e chiede aiuto agli USA

Gli USA cercano di evitare la guerra fino all’ultimo e proposero alla GB di liquidare gli
investimenti inglesi all’estero  nel 41 venne poi stipulato il Neutrality Act: qualsiasi aiuto di
guerra ai belligeranti viene fornito senza contropartita per eliminare i perversi effetti dei debiti di
guerra interalleati successivi alla Prima guerra mondiale.

Nel corso del 41, a maggio, venne inviata negli USA una delegazione inglese capeggiata da Keynes
per negoziare un piano d’aiuti  Avrebbero dovuto definire un piano di aiuti ma gli USA
chiedevano condizioni rigorose alla GB e Keynes non si sentì di aderire integralmente a queste
richieste, perché consapevole delle difficolta della GB nella ricostruzione post conflitto. Si arrivò,
quindi, ad agosto, al varo della Carta Atlantica contenente il principio del multilateralismo e un
assetto mondiale cooperativo per espandere produzione, occupazione e scambi, eliminando barriere
discriminatorie e riducendo le barriere al libero scambio.
Nel 42 venne varato Mutual aid Agreement schema di aiuti verso la Gran Bretagna consistente in 30
miliardi di materiale bellico, di cui 10 distribuiti alla Russia.
A seguito dell’incursione giapponese a Pearl Harbour, gli USA intervennero al conflitto ed
iniziarono a partecipare direttamente.
1942-1943 gli alleati con gli Usa possono contare su un ammontare di risorse più che doppio
rispetto a quello delle potenze dell’Asse, divario che sale a tre e cinque volte nel 1944 e nel 1945 
la guerra arrivò a conclusione sancendo la sconfitta di GER e GIAPP e consacrando gli USA come i
costruttori della pace.
La guerra determinò 55 milioni di morti, di cui poco meno della metà russi, distruzioni in tutta
Europa, industrie e infrastrutture, secondo collasso della Germania.

DOMANDA 14: LA SECONDA RICOSTRUZIONE E IL PIANO MARSHALL

IL PIANO MARSHALL
Gli USA evitarono di ripeterete gli errori avvenuti dopo la prima guerra - La loro vittoria nella 2GM
evitò il ritorno al loro precedente isolazionismo.
Si decide di sopperire il problema della ricostruzione con criteri diversi rispetto alla pace del trattato
di Versailles varato in precedenza.
Espansionismo sovietico: l’Urss fece leva sui partiti comunisti nei vari paesi europei per cercare di
inglobare nella propria sfera il maggior numero dei paesi  nel 1947 dilemma per gli Usa: lasciare
che l’Europa si avviti in una spirale perversa che avrebbe minato il successo della ricostruzione
(poche materie prime, perdita riserve valuta estera per finanziare le importazioni necessarie per
disporre di materie prime da impiegare nella produzione e alimentare così un flusso di esportazioni)
o varare un piano di aiuti? Se gli USA non avessero dato degli aiuti si sarebbero trovati con
un’assenza di un partner commerciale con il rischio di un’altra grande crisi senza un solido baluardo
in grado di contrastare l’espansionismo sovietico.
Gli USA optarono per un piano di aiuti dove vennero inclusi anche i paesi sconfitti come la
Germania.
Marshall (segretario di stato) ad Harvard spiegò in cosa consisteva il piano: sostegno finanziario su
un piano pluriennale per aiutare i paesi europei (detto anche ERP - European Recovery Programm).
L’obbiettivo era la copertura dei disavanzi delle bilance dei pagamenti dei paesi europei attraverso
gli aiuti americani, in modo da aumentare la ripresa produttiva europea evitando l’inflazione. La
concessione di questi aiuti avveniva previa adesione al modello di crescita basato sull’aumento
della produttività e all’organizzazione scientifica del lavoro per aumentare il reddito nazionale. Il
piano di aiuti venne offerto anche all’Urss ma declinò.
Questo piano non consisteva in una distribuzione di moneta, perché ciò avrebbe creato un aumento
della massa monetaria e avrebbe potuto alimentare tendenze inflazionistiche e non avrebbe potuto
essere controllato, ma venne definito un meccanismo di distribuzione dei fondi basato su
trasferimenti diretti dei beni su richiesta dei vari paesi e su decisioni prese dagli americani che erano
i capi di questo sistema. Quindi in ciascuno dei paesi aderenti al piano vennero aperti degli uffici (in
cui vi erano funzionari statunitensi) dove venivano negoziati i beni da richiedere (si creavano delle
liste) agli USA e che questi poi avrebbero inviato -> questa lista di beni veniva stilata attraverso dei
piani quadriennali di crescita che successivamente venivano articolati in piani operativi a scadenze
più brevi. I beni poi venivano distribuiti ai paesi che li mettevano sui mercati nazionali – i paesi poi
ritirano la moneta locale e la depositano in un fondo di contropartita il cui utilizzo deve essere
concordato con gli americani.
Successivamente vi è uno snaturamento del piano di aiuti verso un piano più limitato e di carattere
militare a causa della guerra di Corea (Mutual Security Agency msa).
Il 12 luglio 1947 a Parigi: creazione di un comitato per la cooperazione economica europea con i
rappresentanti di tutti i paesi finalizzato alla realizzazione di studi tecnici sulle economie europee
per permettere a ciascun paese di formulare il proprio piano quadriennale e rendere gli obiettivi di
ciascun paese compatibili a livello aggregato. Il 16 aprile 1948 questo comitato venne trasformato
nell’OECE: Organizzazione per la cooperazione economica europea, diretto ad una funzione
prettamente di consulenza e anticipatorio dell’assetto federativo (rappresentò il primo passo verso la
creazione di istituzioni come UE)
La Francia nutriva timori verso la rinascita dell’industria pesante tedesca
La Gran Bretagna, con cui i francesi pensavano di poter condividere la leadership in Europa, era
poco interessata a sentirsi economicamente parte integrante dell’Europa continentale. FRA si rende
conto di non avere l’appoggio della GB e propone una soluzione innovativa: il ministro degli Esteri
Schumann, senza informare preventivamente gli inglesi, anche se ciò avrebbe sancito la fine della
cooperazione anglo-francese, decise di stipulare un accordo con i tedeschi per la costituzione di un
organismo congiunto, sovranazionale, con pieno potere decisionale, aperto all’adesione di altri
paesi, per il controllo dei settori del carbone e dell’acciaio.
Da questa proposta nacque il 18 aprile del 1951 la CECA (Comunità europea del carbone e
dell’acciaio) a cui aderirono anche Francia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Italia.
CECA: realizza un mercato comune per il carbone e l’acciaio, rimuovendo dazi, contingentamenti e
altre restrizioni, armonizzando tecnologia e salari e lavorando per l’interesse dei suoi membri.
Le istituzioni sovrannazionali europee sono state messe in funzione proprio per salvare gli interessi
nazionali in un’economia mondiale che non permetteva più a piccole nazioni, come quelle europee,
di massimizzare isolatamente i loro interessi.
19 settembre 1950: nascita Unione Europea dei Pagamenti (UEP) per ovviare il contesto di scarsità
di riserve da parte delle banche centrali europee, finanziando i deficit temporanei delle bilance dei
pagamenti con lo scopo di non intralciare i flussi di import ed export, causati della carenza di mezzi
di pagamento. -> idea americana supportata dai finanziamenti provenienti dal piano Marshall
nonché primo esperimento di cooperazione monetaria. -> organizzazione rimasta in vita fino a
quando le monete europee tornarono alla piena convertibilità (1958). Permette l’eliminazione di
molte restrizioni al commercio e abitua a negoziati finalizzati a conseguire benefici per tutti,
mostrando la validità di comportamenti cooperativi.
Risultati del piano Marshall:
 Multilateralismo;
 Impulso al processo di integrazione europea;
 Avvio grande espansione economica mondiale;
 Negoziati internazionali;
 Diffusione modello organizzativo americano.
Ruolo dell’OEC (organismo di cooperazione economica)  Servì come punto di riferimento per la
distribuzione dei beni derivanti dal piano ai vari paesi, ma non ebbe un ruolo fondamentale
sull’aspetto federale europeo  per questo nel 61 venne tramutato in OCSE e al suo interno
confluirono altri paesi avanzati.

ORGANISMI ECONOMICI INTERNAZIONALI


1945 = creazione ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) -> la predisposizione di questo
organismo risale ad un accordo stipulato tra il 42-43 tra il presidente americano e 26 nazioni riunite
che si impegnavano a combattere contro la Germania nazista.
1946 = ebbe luogo un incontro che diede il via alla formazione all’interno dell’ONU di un comitato
preparatorio di 19 paesi per stilare una convenzione per la costituzione di un organismo deputato
alla supervisione del commercio internazionale  l’Organizzazione Internazionale del Commercio,
(ITO), che non viene ratificata dagli Usa perché considerata troppo vincolistica.
Al suo posto nasce il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) nel 1948, un’istituzione, un
forum che si basava su 3 principi:
- applicazione su larga scala della clausola della nazione più favorita (c’erano delle eccezioni
legate alle unioni doganali, alle clausole antidumping e agli accordi del Commonwealth tra
GB e le ex colonie.
- eliminazione delle restrizioni quantitative del commercio (contingentamenti).
- reciprocità: concessione delle stesse condizioni tra tutti i partner con delle eccezioni rivolte
ai paesi sottosviluppati e arretrati per dargli la possibilità di tutelare la propria nascente
industria e agricoltura

1947= seduta negoziale di Ginevra con 123 accordi raggiunti da 23 paesi che stabiliscono di dare
continuità ai negoziati (detti round), creando il Gatt a partire dal gennaio dell’anno successivo
1994 = Viene previsto dall’Uruguay round, l’inserimento del settore agricolo e dei servizi
industriali nei negoziati commerciali internazionali, tradizionalmente esclusi in precedenza.
Inizia a funzionare nel 1995 = l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) dotata di potere
sanzionatorio che invece mancava al GATT.

Relativamente al fronte monetario ci furono una serie di incontri e di trattati, nel 43 vennero
esaminate 2 proposte:
Harry White (da parte statunitense): si basava su un piano che prevedeva la reintroduzione del gold
standard dopo la fine della 2GM. Inoltre, prevedeva anche la creazione di un fondo che avrebbe
avuto il potere di intervenire per poter sostenere i tassi di cambio in vigore. Questo fondo avrebbe
dovuto essere controllato dal paese che conferiva le maggiori risorse (quindi gli usa) - oltre a questo
fondo sarebbe dovuta comparire anche una banca mondiale
Keynes aveva proposto una cosa alternativa (da parte inglese): questa controproposta era finalizzata
a controllare e governare i flussi finanziari mondiali, e soprattutto avrebbe dovuto eliminare gli
squilibri presenti nelle bilance dei pagamenti attraverso un monitoraggio centralizzato  quindi
tutti i paesi che avrebbero riscontrato un avanzo o un disavanzo sarebbero stati sottoposti ad
interventi disincentivanti – questo avrebbe portato ad un’attuazione del sistema di cambi fissi
equilibrato (Keynes puntava ad un governo dei fondi finanziari mondiali)
A controllare ciò sarebbe stata un’unione di compensazione (clearing union) che avrebbe adottato
una propria moneta utilizzabile solo dalle banche centrali negli scambi tra di loro
La proposta di Keynes venne rifiutata e venne approvata quella di White
Nel luglio del 44 = accordi di Bretton Woods: riunione dei paesi facenti parte delle Nazioni Unite
con la discussione e ratifica da parte di 45 paesi.

Si arrivò così alla nascita del Fondo monetario internazionale (Fmi) nel 1947  il cui compito
consisteva nella supervisione del sistema dei cambi fissi; inoltre erano previsti dei supporti
finanziari per i paesi in difficoltà con la bilancia dei pagamenti. Aveva poteri di ispezione sul paese
richiedente un prestito, definiva un piano di misure di politica economica, concedeva un modesto
credito. Da parte dei paesi richiedenti c’era l’obbligo di allinearsi alle richieste del Fmi.
La versione del gold standard utilizzata dopo la 2GM fu un sistema depotenziato detto gold
Exchange standard: solo il dollaro era convertibile in oro (un’uccia d’oro per 35 dollari) e tutte le
altre monete non potevano essere convertite ma dovevano far riferimento al dollaro.
Nonostante ciò, anche gli USA videro assottigliarsi le proprie riserve d’oro, tant’è che questo
sistema rimase in vigore fino al 71 quando venne deciso di svincolare il dollaro dall’oro.
Quindi dal 47 al 71 vi è un sistema di cambi fissi in cui solo il dollaro era liberamente convertibile
Il Fondo monetario internazionale non riesce a impedire l’assottigliamento delle riserve americane a
fine anni ’60 del 20% ciò che porterà all’abbandono del Gold Exchange standard nel 1971.

Nel 47 venne creata la Banca mondiale, denominata allora banca internazionale per lo sviluppo, che
in seguito si occuperà dello sviluppo dei paesi arretrati senza alcun nesso con la Clearing Union che
Keynes aveva concepito come banca centrale del mondo

LA RICOSTRUZIONE
- rappresentò il fondamento per la costruzione di nuove democrazie
- porta ad una nuova convivenza tra gli stati europei
- nasce un nuovo modello economico
- in questo periodo si affermò e si diffuse il welfare state che sperimentò un vero e proprio
allargamento

In questo contesto di ricostruzione non mancava la capacità produttiva, ma un contesto favorevole


alla ripresa produttiva  questo contesto favorevole venne reso disponibile e venne facilitato dalla
creazione di organismi sovranazionali che operarono a livello commerciale e finanziario

I paesi che ebbero i migliori risultati produttivi furono quelli che utilizzarono efficacemente i fondi
di contropartita per scopi produttivi
Le migliori performance sono riconducibili al caso tedesco e italiano – a seguire Francia, Portogallo
e Spagna – mentre risultati meno brillanti ci furono da parte di Irlanda e Gran Bretagna
Relativamente all’economia inglese si nota una certa lentezza = la GB presta scarsa attenzione
all’aumento degli investimenti e all’aggiornamento tecnologico; non partecipò alla Ceca; introdusse
il National Insurance Act avente ad oggetto il servizio sanitario nazionale, il pagamento degli
assegni familiari e delle pensioni di vecchiaia; avviò la nazionalizzazione di alcuni settori come
carbone, acciaio, elettricità, gas, trasporti ecc
Le nazionalizzazioni britanniche erano prive di un chiaro obiettivo di politica economica e di fatto
non diedero effetti positivi nel lungo periodo  si configurarono come monopoli di stato e venne a
mancare il coordinamento e il legame tra settore industrializzato e politica.

Il caso tedesco, insieme a quello italiano, è il più brillante


In GER si riscontrò una performance brillante collegata al piano Marshall e all’adozione di
importanti misure di politica economica, ad esempio la riforma monetaria del 1948 per ripristinare
l’economia di mercato e l’industria tedesca. Venne adottata un’economia sociale di mercato, cioè
mista. Creazione della Midbestimmung: dentro le imprese di grandi dimensioni era prevista la
presenza dei rappresentati sindacali -> questo permetteva una maggior cooperazione tra il fattore
lavoro e il capitale.

Francia: dopo i primi problemi di controllo macroeconomico con ricorrenti crisi della bilancia dei
pagamenti e inflazione, il sistema produttivo si riprese grazie alla decisione presa dal generale De
Gaulle di affidarsi alla programmazione a partire dal 1946 con il Commisariat du plan sotto la guida
di Jean Monnet. Questo metodo di programmazione si basava sulla definizione di obbiettivi
realistici e compatibili; prevedeva la concentrazione con i soggetti coinvolti nella realizzazione del
piano; venivano distribuiti degli incentivi. La programmazione entra nel vivo nei settori di base
(carbone, acciaio, elettricità, cemento, macchine agricole, ferrovie). Alla fine degli anni ‘70, il
coinvolgimento dello stato francese nel processo di sviluppo economico sarà una costante, anche
quando la programmazione sarà abbandonata.

Nel caso italiano si ha un caso emblematico  si parla di miracolo economico o Golden age
Il punto di partenza fu l’elezione della democrazia cristiana arginando il pericolo comunista
Nel periodo tra il 1958 e il 1963 l’Italia registrò una bilancia dei pagamenti positiva con le
esportazioni superiori alle importazioni (quindi anche la bilancia commerciale è attiva). Si vide
l’Italia crescere a ritmi particolarmente sostenuti
Con il boom economico si sviluppa il settore secondario con un numero maggiore di addetti a
differenza del settore primario in cui gli addetti diminuiscono.
Vennero realizzate numerose assi ferroviarie e viarie che favoriscono una migrazione dal sud al
nord Italia e vennero incentivati i mezzi di motorizzazione che furono preceduti dall’espansione
dell’industria siderurgica.
Due figure importanti dell’industria pubblica:
- Enrico Mattei che a fine guerra ricevette il compito di liquidare l’AGIP –non la fa chiudere e
fonda l’eni nel 56  stringe degli accordi con i paesi proprietari delle materie prime e
attraverso una serie di accordi, l’Italia riceve delle risorse energetiche  Mattei fa realizzare
una serie di gasdotti e di metanodotti attraverso i quali confluiscono i prodotti energetici.
- Oscar Senigallia che realizza la produzione di acciaio diretto partendo dai minerali 
preleva le materie prima dall’Algeria e riesce ad ottenere i semilavorati (prodotti siderurgici)
a prezzi competitivi – questi sono poi i prodotti usati dalle imprese siderurgiche e ferroviarie

DOMANDA 15: TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE


Tra gli anni ’50 e ’70 in Europa occidentale si è verificata un’importante crescita a livello
economico, mentre l’Europa orientale è rimasta legata alla pianificazione economica sovietica e al
commercio interno al Comecon.
Gli elementi che hanno caratterizzato la crescita europea furono:
- la realizzazione di nuove istituzioni (CECA, UEP, CE) atte a promuovere il coordinamento delle
politiche economiche e il processo di integrazione europea
- esistenza vasta riserva di forza lavoro sottoccupata/ disoccupata in agricoltura pronta a riversarsi
nell’industria senza pretendere aumenti salariali realizzando un processo di capital widening con un
aumento della produttività media di sistema e dei consumi
- liberalizzazione progressiva del commercio internazionale attraverso il GATT che ha permesso
una specializzazione del lavoro e un aumento della competizione portando ad un miglioramento
dell’efficienza nell’uso delle risorse mondiali
- bassa crescita delle materie prime e ragioni di scambio favorevoli
- bassi livelli di speculazione finanziaria dovuti a tassi di cambio fissi garantiti dagli accordi di
Bretton Woods e forte incentivo all’investimento estero diretto attraverso la crescita delle
multinazionali
- politiche economiche interne espansive e diffusione del WELFARE STATE
 il welfare state ha radici nella religione cristiana, ma dopo la rivoluzione industriale si identifica
con il principio solidaristico e interveniva su: pubblica istruzione, servizio sanitario, sussidi
disoccupazione, sistema pensionistico, assistenza generale, accesso alla cultura e tutela ambientale
 modello tedesco: venne introdotto da Bismark nel 1880, si caratterizza per il suo finanziamento a
carico principalmente dei datori di lavoro e una modesta compartecipazione dei lavoratori, oltre ad
un intervento dello stato per assistenza e contribuzioni diverse da quelle legate direttamente ai
lavoratori
 modello svedese: differisce nel suo fondamento poiché lo stato sociale è legato al diritto alla
cittadinanza. Il governo attuò una serie di riforme che prevedevano un indebitamento statale in
modo da costruire lo stato sociale. L’elevata tassazione, ricavata dall’aumento del reddito,
compensò e ridusse il debito pubblico inizialmente sostenuto
 la crisi del welfare si verificò con l’invecchiamento della popolazione, l’abbassamento della
natalità, l’aumento dei costi delle prestazioni e nuove povertà

Con l’arrivo degli anni ’70 si verificano dei cambiamenti a livello economico come l’abbandono del
gold exchange standard e l’adozione di un sistema di cambi flessibili, si ritorna ad un’economia
mondiale più instabile.
Con l’emergere dell’instabilità si delinea la terza rivoluzione industriale che è tutt’ora in corso.
Questa nuova rivoluzione industriale è caratterizzata da:
- elevatissimi livelli di istruzione che danno origine ad innovazioni derivanti dalla cooperazione tra
gruppi internazionali e laboratori di ricerca
- sviluppo di energie alternative
- utilizzo e sviluppo di materiali artificiali
- sviluppo di elettronica e robotica per cambiare il modo di vivere e il sistema produttivo
- abbandono catene di montaggio rigide e sostituzione del lavoro pesante con macchine
- delocalizzazione fabbriche e frammentazione grandi imprese, con possibilità controllo a distanza e
facilità dei trasporti, coinvolgendo aziende specializzate o a basso costo di produzione
ORGANIZZAZIONE A RETE DELLE IMPRESE
- GLOBALIZZAZIONE PRODUTTIVA, prodotti made in the world: design e progetto a cura della
casa madre, mentre pezzi di produzione sono affidati a filiali o fornitori dipendenti, scelti in base a
capacità e costi di produzione
- software dedicati al lavoro d’ufficio che possono utilizzare anche impiegati meno specializzati
- forma a clessidra del lavoro, dove lavoro generico è ancora presente ma si è allargato lavoro
direzionale, mentre segmento intermedio si è ristretto
- nuovi prodotti e processi che hanno influito sul modo di vivere, lavorare e organizzarsi
socialmente delle persone.
Ascesa dell’Asia
Il modello economico seguito dalle 4 tigri asiatiche (Hong Kong, Singapore, Taiwan e Corea del
Sud) ricalca il modello giapponese, ma con alcune differenze poiché Hong Kong e Singapore hanno
subito l’influenza inglese.
Hong Kong da metà ‘800 fino a 1997 è stata colonia britannica, poi è stata riconquistata dalla Cina.
Hong Kong ha basato il suo sviluppo economico sulla terziarizzazione dell’economia, in particolare
sul settore finanziario. Ha sperimentato un intenso sviluppo economico a partire dal secondo
dopoguerra, ha conosciuto un forte aumento demografico e il fatto di essere una città-stato in un
territorio ristretto, ha permesso che diventasse una delle città più verticali del mondo.
Singapore inizialmente fu sottoposta al controllo della Compagnia delle Indie Orientali inglesi, poi
divenne un’importante colonia e base navale inglese. Dopo un breve dominio giapponese durante la
Seconda Guerra Mondiale e dopo essere tornata sotto la GB, ottenne l’autonomia a metà degli anni
’60. L’economia di Singapore si basa sul settore manifatturiero e cantieristico, ma è anche
un’importante meta turistica.
Taiwan invece dal 1894 fino alla fine della Seconda guerra mondiale è stata sotto il controllo del
Giappone, che ha permesso una forte crescita economica grazie all’intervento dello stato, su
modello giapponese, in sostegno a gruppi industriali privati sviluppati orizzontalmente.
Taiwan partecipò alla guerra civile cinese e al termine di essa diventò rifugio per il partito del
Guomindang, che proclamò la Repubblica di Cina con capitale Taipei. Per questo al giorno d’oggi
Taiwan non ha un riconoscimento ufficiale.
La Corea del Sud rappresenta il caso di miracolo economico più eclatante dopo il Giappone.
Inizialmente la Corea era una colonia giapponese, a partire dal 1910, permettendo lo sviluppo
economico come era successo a Taiwan, fino a quando il paese non venne diviso in due parti alla
fine della Seconda Guerra Mondiale.
La parte della Corea del Sud era prevalentemente agricola, con una maggior densità demografica e
venne posta sotto il controllo degli USA; mentre la parte della Corea del Nord, più industrializzata,
venne posta sotto il controllo dell’URSS. Nel 1950 la Corea del Nord invase la Corea del Sud, ma
intervennero gli USA dando inizio alla Guerra di Corea.
Durante gli anni ’60 il governo venne guidato da Chung-hee che adottò un piano quinquennale per
promuovere l’industria leggera. Visto il grande successo ottenuto, adottò lo stesso piano anche per
l’industria pesante.
A livello organizzativo la Corea del Sud si è basata sul modello nipponico, quindi con la creazione
di gruppi verticali (CHAEBOL), a forte base familiare e con un core business presente in diverse
attività.

Il cambiamento della Cina inizia con la nascita della Repubblica Cinese nel 1912 e arriverà ad una
svolta al termine della guerra civile nel 1949 con Mao, che dopo la vittoria della guerra, avvia una
pianificazione centralizzata dell’economia sul modello sovietico (collettivizzazione delle terre).
Nel 1950 si allontana dall’URSS e nel 1966 ha inizio la rivoluzione culturale con l’intenzione di
eliminare la classe borghese perché ritenuta responsabile del mancato sviluppo economico della
Cina, forzando il rientro di tutta la popolazione nella classe operaia.
Solo dopo la morte di Mao e la salita al potere di Deng Xiaoping si avrà la vera svolta per lo stato
cinese, grazie alla grande riforma del 1978:
- politica del figlio unico
- liberalizzazione agricoltura su modello giapponese
- necessità di importazione tecnologie, nascita ZES e creazione imprese private
Nel 1992 la Cina diventa un’economia socialista di mercato e la pianificazione centralizzata viene
sostituita da un’economia mista in cui imprese estere, private e pubbliche cinesi, si misurano col
mercato all’interno di strategie elaborate dal partito.
Riforma della finanza molto importante che ha portato al passaggio da un’unica Banca del popolo
ad una Banca centrale più quattro banche specializzate. Solo nel 1994 si è arrivati ad una stabilità
monetaria cinese che ha permesso la regolamentazione dell’inflazione.

DOMANDA 16:
La crisi del 2007-2008 ha origini già negli anni ’60, nonostante vigesse un sistema di cambi fissi
che doveva assicurare un controllo maggiore sulla mobilità dei capitali e quindi la speculazione
sarebbe dovuta rimanere a livelli bassi. Ciò che però creò una crepa all’interno di questo regime di
cambi fissi fu, nel 1963, la nascita del mercato eurodollaro. La data è stata scelta in maniera
convenzionale poiché corrisponde alla prima volta in cui l’URSS ha depositato dollari presso le
banche occidentali senza cambiarli nella propria moneta. Questa azione si ripete, creando
consistenti depositi di dollari presso le banche occidentali, che pensa di utilizzarli in impieghi nella
medesima moneta. Inizia quindi un circuito del credito non regolamentato poiché le banche centrali
europee avevano autorità solo sulle loro monete, mentre la Federal Reserve non aveva autorità fuori
dal proprio stato.
Il mercato dell’eurodollaro fece apprezzare a molte banche la mancanza di regolamentazione perché
permise guadagni maggiori nonostante fossero accompagnati da maggiori rischi. Così, all’inizio
degli anni ’80, iniziò una catena di crisi finanziarie dovuta ad eccessi di credito concessi a paesi con
scarsa capacità di restituzione. Quindi la speculazione iniziò a colpire diversi paesi, ma ogni crisi
venne trattata come singola crisi e non come parte di una crisi più generale.
Per ovviare ai problemi delle mancate restituzioni sorsero delle innovazioni finanziarie per rendere
liquidi i prestiti.
La prima operazione fu la cartolarizzazione che consisteva nel vendere crediti con sconti molto
elevati per recuperare liquidità con la quale poi sarebbero state effettuate nuove operazioni. A
partire da questa operazione vengono creati i derivati, i fondi di copertura, gli abs, i cds e i cdo; tutti
titoli, variamente configurati, che permettevano dei rendimenti maggiori sia per le banche che per i
risparmiatori, bilanciando i rischi che gli alti rendimenti implicavano.
L’esplosione di questi titoli è accompagnata da un cambiamento nella natura delle banche: da
aziende dedite all’esercizio del credito per le imprese e i risparmiatori ad aziende di produzione di
profitto. Questo cambiamento ha risentito della deregulation finanziaria, nata negli USA a seguito
dei provvedimenti presi dal presidente Reagan. Quando nasce il mercato dell’eurodollaro, le banche
americane vengono escluse e quindi attuano una serie di riforme per poter partecipare al nuovo
mercato finanziario, portando alla nascita di grandi colossi bancari che non potevano fallire. La
deregulation finanziaria rimase in vigore dal 1980 fino al 1999, quando venne abolito il Glass
Steagall Act.
Queste operazioni finanziarie portarono ad una rapida circolazione di capitali a breve termine in
tutto il mondo, grazie anche all’intervento delle tecnologie informatiche. Inoltre, le banche centrali
riuscirono ad aggirare i controlli tramite operazioni che non venivano registrate fino a che non
venivano concluse oppure tramite società veicolo che, essendo considerati soggetti non bancari, non
subivano controlli. Questo modo di agire venne copiato da banche americane ed europee arrivando
ad una leva finanziaria non sostenibile, agendo con un capitale reale prossimo allo zero.
 CAUSE CRISI
- teoria economica neoliberista: a partire dagli anni ’80, non solo in ambito finanziario ma anche in
ambito economico, si afferma la teoria economica neoliberista in contrapposizione alle teorie
economiche keynesiane. L’intervento dello stato all’interno del sistema economico inizia ad essere
ritenuto un ostacolo al libero fluire delle forze di mercato. La credenza era che i mercati fossero in
grado di autoregolamentarsi e che il rischio di credito si abbassasse se distribuito tra un grande
numero di debitori e creditori
- fondamento teorico: si pensava di aver trovato un modo per arricchirsi senza lavorare grazie ai
prodotti dell’ingegneria finanziaria, giustificando quindi l’attività incontrollata di operatori
finanziari e il lassismo delle autorità bancarie.
L’obiettivo delle imprese in quel periodo era la massimizzazione del profitto, per questo, invece di
investire sul lavoro, decisero di investire su prodotti di ingegneria finanziaria. Inoltre, le banche
americane iniziano a concedere crediti senza copertura.
Forte nella convinzione che ci fosse un modo di arricchirsi senza lavorare, il sistema resse,
illudendo i giovani ma anche le imprese che con la finanza si guadagnasse di più rispetto che ad
altri metodi
 LA CRISI
Il sistema si rompe tra 2007 e 2008, ma si ritiene che questa crisi fosse stata anticipata da altre crisi
finanziarie che colpirono vari paesi tra la fine degli anni ’80 e la fine degli anni ’90 (1992 attacco
speculativo ad alcune monete europee; Giappone, Messico e Brasile; Asia; Russia e Argentina).
Infine, tra 2001 e 2002 in America ci fu la crisi del dot.com (legata alla crescente sopravvalutazione
delle società legate all’informatica). Tutte queste crisi periodiche furono trattate singolarmente
senza ipotizzare che ci fosse un legame tra loro, portando poi al collasso generale a seguito
dell’insostenibilità dei mutui subprime (rischiosi perché concessi a persone che difficilmente
avrebbero potuto ripagarli).  aumenta concessione mutui subprime, aumenta valore delle case,
sottoscrittori dei mutui non riescono a pagare le rate che aumentano, mentre le banche iniziano a
vendere gli immobili sul mercato per tentare di recuperare i loro collaterali. Gli immobili però
iniziano a svalutarsi e inizia così il crollo ad effetto domino di tutte le altre operazioni ad elevato
rischio.
- Opacità sistema tale che nessuno degli economisti seppe prevedere e stimare la dimensione della
bolla finché questa non si esplicitò con gravi danni collaterali.
- Le banche americane non sapevano quanti titoli tossici possedevano e così si moltiplicarono le
insolvenze. Lo stesso accadde a GB, Islanda e Cipro poiché le loro banche avevano seguito il
modello americano.
- Inizia crisi in Irlanda e Spagna per speculazioni edilizie; in Portogallo, Grecia e Italia per elevato
debito pubblico e privato
 CONSEGUENZE
- varo di operazioni di salvataggio governativo, aumentando debito pubblico dei diversi paesi
(TARP: azione di salvataggio con spesa fornita dal Tesoro americano)
- licenziamenti nel settore finanziario; abbassamento capacità di credito delle banche; domanda in
discesa in molti paesi; difficoltà del welfare state a sostenere i redditi; drastica diminuzione
investimenti e consumi

Infine, tra 2010 e 2011 si è profilata la crisi dell’euro, mostrando le discrasie esistenti all'interno
dell'UE: alcuni paesi avevano dei disordini come Italia, Spagna; Grecia e Portogallo; Irlanda. La
Grecia primo paese ad andare in crisi nel 2012.
Per evitare crisi sono stati emanati provvedimenti da parte della BCE. Per primo si evita default
della Grecia con interventi di acquisti minimi del debito pubblico greco, però Germania non volle e
acquistò poco. Grecia venne sottoposta a TROICA, ossia BCE UE e Fondo Monetario
Internazionale hanno acquistato titoli debito pubblico greco per evitare accanimento speculazione
internazionale, altrimenti la Grecia (come l’Italia) sarebbe dovuta uscire dall'euro. Poi vennero
varate agenzie con compiti di prevenzione delle crisi fino alla Banking Union (2014) con la quale la
UE ha posto sotto controllo alcune banche, mentre le altre sono controllate da banche centrali dei
propri paesi. Infine, nel 2015 è stato introdotto il QUANTITIVE EASING per contrastare la
deflazione.

Potrebbero piacerti anche