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Il mondo oltre l’Europa e l’Europa oltre i propri con ni:

l’Imperialismo e la crisi dell’equilibrio mondiale

Gli Stati Uniti d’America


Anche per gli Stati Uniti l’Ottocento risulta essere un secolo cruciale: assistiamo alla nascita
dei partiti e al de nitivo distacco dall’in uenza europea, già ottenuto con l’indipendenza dalla
madrepatria
Facciamo un passo indietro: gli Stati Uniti d’America nascono come Confederazione con la
Dichiarazione d’Indipendenza del 4 luglio 1776, al termine della guerra d’indipendenza
contro l’Inghilterra, combattuta con l’appoggio della Francia. Il contenuto della Dichiarazione
subisce una decisiva trasformazione il 4 marzo del 1789, quando gli Articoli della
confederazione vengono sostituiti con la Costituzione federale degli Stati Uniti, una
delle massime espressioni politiche dello spirito liberale dell’illuminismo (esecutivo al
Parlamento; tutela delle libertà individuali; divisione dei poteri)
La realtà politica americana nella prima metà dell’800:
Dopo la scomparsa di George Washington (1796), eroe della Guerra d’Indipendenza, Padre
fondatore e primo presidente degli Stati Uniti d’America, la presidenza passa a a John Adams e
poi a Thomas Je erson (1801-1809), anch’egli Padre fondatore. In seguito, durante la
presidenza di Madison, Monroe e Jackson, si riaccende il con itto con l’Inghilterra, che
desidera riannettere al proprio Impero le colonie americane: durante la presidenza di James
Monroe (1817-1825) si attua proprio quel distacco degli Stati Uniti dalle faccende europee, sia
in termini di neutralità dell’America, sia per l’intolleranza nei confronti delle rivendicazioni
europee sul continente americano (“dottrina Monroe”)
La vita politica del Paese è dominata dal Partito federalista e dal Partito repubblicano
democratico: l’uno è favorevole al ra orzamento del potere centrale, l’altro cerca, invece, di
scongiurare un degenerazione analoga a quella europea, auspicando alla limitazione del potere
centrale. È in seguito alla riaccesa guerra angloamericana che inizia a delinearsi la divisione
partitica attuale: l’Ovest americano, ancora disabitato, diventa simbolo della nuova Frontiera, il
mitico selvaggio West da conquistare, lontano dalle in uenze dell’Europa, come un luogo
possibile di valori solo americani. Il nuovo presidente Andrew Jackson (1829-1837), self-made
man, incarna questo spirito vitale e individualista caro agli americani ed è considerato il padre
del Partito democratico, al quale si contrappone il Partito whig (repubblicano), in
polemica a “Re Andrew”, ovvero al Presidente, visto come un monarca. Notiamo come la
sionomia politica moderna raggiunga la maturità con notevole anticipo negli Stati Uniti
rispetto all’Europa: siamo negli anni ‘20-‘30 dell’800 e già assistiamo a campagne elettorali con
convention, gadget e volantini, oltre al fatto che la divisione partitica è rimasta praticante
immutata
La democrazia jacksoniana è forse la prima “democrazia” in senso moderno: viene, infatti,
introdotto il su ragio universale maschile, tuttavia permangono delle contraddizioni, legate
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soprattutto all’esclusione di donne e neri dalla vita politica e al frequente abuso dei poteri
presidenziali da parte dello stesso Jackson
La guerra civile americana:
Facendo un’analogia forzata, potremmo dire che anche gli Stati Uniti, come l’Italia neonata,
sono segnati al loro interno da una profonda spaccatura tra Nord e Sud. Tra i diversi Stati
esiste, infatti, una radicale di erenza legata alla vita sociale e al modello economico
- Stati del Sud: a prevalenza rurale, con bassa densità demogra ca. Il controllo della vita
politica è una mano alle famiglie di piantatori, grazie al loro grande peso economico legato al
lavoro schiavile dei neri. Ostili ad un ra orzamento del potere centrale, puntavano sul libero
mercato e l’indipendenza dei singoli Stati per poter reperire materie prime a buon mercato
- Stati del Nord: a carattere industriale, centro delle maggiori città. Nell’ottica di
promuovere la modernizzazione industriale e proteggerla dalla concorrenza esterna, il Nord
predilige un forte potere federale che sappia attuare una politica economica di tipo
protezionista
I simboli della Guerra civile americana sono senza dubbio la schiavitù dei neri e Abraham
Lincoln, che da Presidente riorganizza il partito repubblicano orientandolo in senso
abolizionista. Gli Stati del Nord avevano abolito la schiavitù già da tempo, mentre al Sud era
non soltanto un importante base della vita economica, ma un elemento organico della società
stessa, la cui abolizione avrebbe rotto equilibri solidi. È per questo che nel 1860, con l’elezione
di Lincoln, undici Stati meridionali, guidati dalla Carolina del Sud, dichiarano sciolto il vincolo
che li legava agli Stati Uniti, e nel 1861 danno vita ad una Confederazione con capitale a
Richmond e Je erson Davis come presidente. La rivendicazione è chiara: gli stati secessionisti
invocano l’autonomia dei singoli Stati membri, sull’esempio Je ersoniano, in opposizione ai
principi della Costituzione federale, sposati dai Nordisti, di ra orzamento del potere federale
La Guerra civile occupa i cinque anni dal 1861 al 1865 e porta ad una grande perdita di vite
umane (630000 vittime): si tratta di un con itto che coinvolge militari e civili e che per la
prima volta impiega le ultime innovazioni tecnologiche a scopo bellico (cannoni a lunga gittata
e mitragliatrici). Il Nord, maggiormente abitato e più moderno a livello industriale, va incontro
alla vittoria, seppure non immediatamente, poiché il Sud aveva potuto contare su validi
condottieri
La vittoria del Nord si traduce in
- Vittoria dei poteri federali della Costituzione del 1789
- Vittoria degli interessi industriali borghesi sugli interessi degli aristocratici proprietari
terrieri del Sud
- Vittoria degli ideali antischiavisti, da cui derivano i tre emendamenti della
Costituzione al riguardo (Tredicesimo, Quattordicesimo, Quindicesimo)
- Abolizione della schiavitù
- Uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge
- Diritto di voto a tutti (i maschi, per le donne si deve attendere il 26 agosto 1920)
- Ra orzamento del potere presidenziale
- Ordini esecutivi
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- Comandante delle forze armate


- Identità nazionale: riconoscimento della Festa del Ringraziamento e costruzione di miti
nazionali per esaltare la compattezza del popolo

L’uguaglianza ssata negli emendamenti non si traduce, però, in un’uguaglianza di fatto: le élite
bianche del Sud riprendono il controllo della regione, favorite anche dall’organizzazione del
Ku Klux Klan, un tentativo di resistenza all’integrazione degli afroamericani, vissuta come
un’imposizione da parte del Nord vincitore
- I neri non hanno alternative lavorative alla schiavitù, per cui vivono spesso in miseria
- Si di onde il fenomeno della po tax, per cui il voto viene consentito solo dietro pagamento
di una tassa
- Le corti, dominate da giudici bianchi, continuano a consentire la discriminazione razziale
- I neri vivono la segregazione in ogni contesto sociale: mezzi pubblici, scuole, locali
“L’altro lato” degli Stati Uniti:
Se da una parte la conquista del selvaggio West si lega all’esaltazione delle libertà individuali e
dei valori moderni della neonata Costituzione, è pur vero che questa colonizzazione è
sinonimo di sterminio e deportazione
Le terre “selvagge” non sono infatti disabitate: le tribù di nativi vengono sistematicamente
sterminate e recluse nelle riserve. Signi cativo è l’episodio presso il ume Sand Creek, nel
1864: vengono massacrati 150 membri di una tribù Cheyenne, principalmente donne e bambini.
I superstiti delle diverse tribù vengono invitati nelle riserve tramite una commissione di pace,
ma non tutti si arrendono: nel 1876 si ha la battaglia di Little Big Horn, dove i Sioux, guidati
da Cavallo Pazzo e Toro Seduto massacrano l’intero reggimento del colonnello Custer
In seguito, naturalmente, l’esercito stermina le tribù ribelli, con il risultato di una quasi
completa estinzione delle tribù indigene, salvo qualche sopravvissuto nelle riserve
La cultura generale del tempo accetta sostanzialmente questa violenza, poiché le tribù indigene
sono perlopiù viste come un ostacolo al progresso e alla legittima espansione americana,
accompagnata all’esportazione di quei valori di libertà, individualismo e democrazia. Tutti
valori che ritroveremo nell’Imperialismo europeo

L a f i n e d e l l ’ O t t o c e n t o : re l a z i o n i i n t e r n a z i o n a l i e
Imperialismo
Quello che abbiamo detto per lo Spirito americano, nella conquista del selvaggio West a
discapito delle tribù indigene, vale analogamente per l’Europa nell’età dell’Imperialismo: il
fenomeno è infatti sorretto dalla convinzione della superiorità della “razza bianca” e della sua
missione civilizzatrice dei popoli africani e asiatici. L’Europa si proietta, sul modello Inglese,
fuori dai propri con ni, andando a modi care gli equilibri mondiali: fuori dal vecchio
continente sono in ascesa la potenza statunitense e quella giapponese, per cui si iniziano a
intravedere le premesse di con itti nel futuro prossimo, che non saranno più civili o europei,
ma mondiali
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Il colonialismo britannico:
Regina indiscussa del mondo dalla ne del ‘700 no a quasi tutto l’800: tra le sue colonie si
annoverano gli Stati Uniti, precedentemente, il Canada, l’Oceania, l’India. Prima ancora della
competizione coloniale che caratterizza la ne del secolo, la Gran Bretagna ha saputo
conquistare economicamente e militarmente quasi tutto il mondo. Fondamentale in questo
senso fu l’attività dei missionari protestanti e cattolici, che con la loro opera seppero entrare
capillarmente nel profondo dei contenenti africano e asiatico, talvolta migliorando le
condizioni preesistenti con scuole e ospedali, ma spesso senza cura delle culture tradizionali,
che venivano spesso sradicate
La madrepatria è mossa principalmente dalla volontà di di ondere i principi del proprio
modello liberale, tuttavia le colonie britanniche sono segnate da esperienze molto diverse tra
loro
- Al Canada, nel 1867, viene assegnato lo statuto di dominion, per cui acquisisce il carattere di
una colonia con autogoverno, con parlamento autonomo, quindi diventa una comunità
indipendente inserita all’interno della rete dell’Impero britannico
- L’Oceania subisce e etti catastro ci dalla presenza europea, in quanto vengono importate
nuove malattie che sterminano la popolazione locale di aborigeni australiani (da 300000 a
30000). I superstiti vengono sistematicamente asserviti al dominio britannico
- L’India risulta sotto il domino britannico già a partire dal Settecento, grazie al controllo
della Compagnia delle Indie orientali, che agiva come emanazione diretta della Corona.
L’India costituisce un’importante fonte di materie prime per la Gran Bretagna (tè, cotone) e
un importante bacino di esportazione (la popolazione è in crescita costante). Lo
sfruttamento economico da parte della Gran Bretagna riduce in miseria il mercato interno
indiano, scatenando rivolte che porteranno alla soppressione della Compagnia delle Indie e
all’istituzione della gura del viceré, rappresentante della Corona, nell’ottica di tutelare la
realtà indiana
L’ingombrante presenza britannica in territorio asiatico, porta allo scontro con l’Impero cinese:
nel 1839 i Cinesi sequestrano i carichi britannici nel porto di Canton che dall’India portavano
l’oppio in Cina per venderlo clandestinamente. È questa la Prima guerra dell’oppio, che si
conclude con l’apertura della Cina al commercio straniero, con conseguenze disastrose per il
mercato interno, abituato all’isolamento. Anche nella Seconda guerra dell’oppio la Cina va
incontro a disfatta, per cui anche le vie uviali interne vengono aperte al commercio
Del tutto diversa e peculiare è invece la storia del Giappone, che a metà dell’Ottocento è
ancora un impero a carattere feudale, con un’economia a prevalenza agricola. Anche qui
l’isolamento viene rotto dall’intromissione di stranieri nei mercati interni: nel 1854 gli Stati
Uniti impongono allo Shogun l’apertura delle relazioni commerciali attraverso la rma di
accordi passati la storia come “trattati ineguali”. Questo evento segna un’importante svolta per il
Giappone, poiché dà il via ad una rivolta basata sull’orgoglio nazionale contro lo Shogun,
accusato di aver svenduto il Paese: nel 1869 a Kyoto i nobili stabiliscono la sede di un nuovo
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governo. La restaurazione del potere è guidata da intellettuali e aristocratici, appartenenti
all’ordine dei samurai, che mirano alla modernizzazione del Paese
- Uguaglianza giuridica di tutti i cittadini
- Abolizione dei feudi
- Obbligo dell’istruzione elementare
- Moderno sistema scale
- Esercito nazionale
- Rinnovo infrastrutture
- Sviluppo dell’industria
Si tratta di un grande progetto di restaurazione di ispirazione internazionale, che tuttavia
risulta guidato completamente dall’alto, senza coinvolgimento degli strati inferiori della
popolazione, per questo permane un forte clima conservatore che controbilancia questo
repentino modernismo
L’età dell’Imperialismo: aspetti economici e ideologici
Il termine Imperialismo indica la politica di espansione e di conquista territoriale su scala
mondiale. Siamo negli anni dal 1870 no all’inizio della Grande guerra: le grandi potenze
europee proiettano oltre i propri con ni le loro rivalità, contendendosi la spartizione dei
continenti africano e asiatico, tramite la conquista di colonie per la realizzazione di un proprio
impero
- Ragioni economiche: conquistare posizioni strategiche per ampliare le rotte commerciali;
acquisire materie prime a basso costo e porle sotto il proprio controllo; individuare nuovi
sbocchi commerciali
- Ragioni ideologiche: di usione delle idee nazionaliste, per cui si viveva l’espansionismo
come una necessità di sopra are gli altri in nome della propria superiorità. Si crede che la
civiltà occidentale debba imporsi anche a costo di usare la violenza: è il “fardello dell’uomo
bianco” di cui parla Kipling, il peso, cioè di dover di ondere la civiltà in ogni angolo del
pianeta, una missione. Quasi sempre il diverso viene bollato automaticamente come
“inferiore”, “selvaggio”: è la trasposizione dell’evoluzionismo nella società, per cui parliamo
di darwinismo sociale, ovvero quella teoria che concepisce la storia dell’umanità come
lotta fra razze, in cui la più civile, l’uomo bianco occidentale, sopra à le altre
Nelle dinamiche legate alla competizione tra potenze, per il controllo dei territori extra
europei, possiamo già scorgere una delle radici dei con itti mondiali
La spartizione del continente africano:
Già prima del 1870 una minima parte del continente africano risulta colonizzata
- Francia: Algeria, Senegal, Guinea e Gabon
- Portogallo: Angola e Mozambico
- Gran Bretagna: parte meridionale del Sudafrica
In seguito, le mire espansionistiche europee dovranno fare i conti con l’autorità principale della
fascia mediterranea dell’Africa - l’Impero ottomano - e con le tensioni createsi tra le potenze
per le colonie limitrofe
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- Francia: nel 1881, appro ttando di un indebolimento ottomano, occupa la Tunisia, e


successivamente, una vasta area dell’Africa subsahariana
- Gran Bretagna: nel 1882, assume il controllo dell’Egitto, che rimaneva comunque sotto il
dominio Turco, acquistando la maggioranza delle quote della Compagnia che gestiva il
Canale di Suez; in seguito ottiene la Nigeria e un’area dell’Africa subsahariana, in contrasto
con le ambizioni francesi
- Germania: ottiene il Camerun e il Togo
- Belgio: sovranità personale di Leopoldo II sul Congo
La presenza delle diverse potenze in competizione per territori limitro conduce l’Europa a
dover stabilire diplomaticamente le rispettive zone di in uenza. La Conferenza di Berlino
del 1884-85 stabilisce i criteri per la spartizione dell’Africa, per cui l’annessione diventa
possibile solo a seguito di un’e ettiva occupazione territoriale; viene concessa la libertà di
commercio e navigazione nel Niger e nel ume Congo; viene abolita formalmente la schiavitù.
Malgrado la regolamentazione, non furono rari i casi in cui si andò incontro al rischio di una
guerra: è il caso dell’esperienza di Fascioda, lungo il corso del Nilo in Sudan, dove truppe
francesi e inglesi si fronteggiarono nel 1898, in competizione circa la supremazia nell’Africa
subsahariana
La spartizione del continente asiatico:
Regina incontrastata del continente asiatico rimane la Gran Bretagna, che possiede India,
Bhutan, Ceylon, Hong Kong e Singapore. La Francia controlla Saigon, la Cambogia, il Vietnam
e il Laos; l’Indonesia è sotto l’in uenza olandese; le Filippine rispondono alla Spagna; Goa e
Macao al Portogallo; Caucaso e Kazakistan alla Russia. È proprio nella competizione per i
territori asiatici che la Russia entra più decisamente nelle dinamiche occidentali di lotta per la
supremazia. Gli interessi russi entrano in contrasto con gli Stati Uniti per il controllo sulle
coste del Paci co: è nel 1860 che la Russia acquisisce il porto di Vladivostok e il protettorato
sulla Manciuria, mentre rinuncia nel 1867 all’Alaska in favore degli Stati Uniti. Dal 1865 lo
scontro si accende anche con la Gran Bretagna per l’occupazione del Turkestan,
pericolosamente vicino all’India britannica: il con itto si risolve nel 1885 con la formazione del
Regno di Afghanistan, indipendente ma posto sotto l’in uenza britannica
Le mire espansionistiche della Russia, nalmente decisa a riscattare l’immobilismo socio-
politico legato al regime zarista, sono ben rappresentate dall’ambiziosa costruzione della
ferrovia Transiberiana: tuttora linea più lunga del mondo, testimonianza dalla ferma volontà
russa di essere presente e in uente sul continente asiatico, in competizione con l’Europa
La politica estera della Sinistra storica: tentativo di colonialismo e crisi
L’Italia, sotto il governo della Sinistra storica (1876-1896), cerca di inserirsi nella competizione
imperialistica internazionale, ambendo all’espansione nel continente africano. Nel 1882, il
governo acquista dalla compagnia Rubattino la baia di Assab, facendone una colonia italiana.
Nel 1885, Depretis occupa il porto di Massaua in Eritrea, con l’intenzione di conquistare una
base per la successiva espansione in Sudan, ma i piani italiani si scontrarono con la resistenza
locale: il negus dell’Abissinia (attuale Etiopia) scon gge l’esercito colonizzatore nel 1887 a
Dogali. Il massacro fu così brutale e totale che Depretis dovete dimettersi, lasciando il governo
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a Francesco Crispi. Ex mazziniano ed ex garibaldino, viene ricordato per il forte


autoritarismo, tanto da essere spesso accostato a Mussolini. Tuttavia, le grandi doti da leader
non gli impediscono di andare incontro ad una serie di insuccessi in ambito coloniale, analoghi
a quelli depretini. La strategia crispina mira a sfruttare le rivalità interne tra i signori abissini:
giunge a stipulare il Trattato di Uccialli nel 1889, per cui l’Italia si impegnava ad aiutare il
negus Menelik a diventare imperatore abissino; in cambio venivano riconosciuti i possedimenti
italiani sul Mar Rosso, per cui nasce la Colonia eritrea (contestualmente, relativamente alla
politica interna, Crispi promuove l’abolizione della pena di morte, tramite la promulgazione del
nuovo Codice penale a opera del ministro della Giustizia Giuseppe Zanardelli)
Il primo governo Crispi si interrompe nel 1891 a causa del forte dissesto nanziario dello Stato
italiano: gli succedono il Governo di Rudinì (1891-1892) - aristocratico siciliano che imprime
al Paese una spinta conservatrice - e il primo governo Giolitti (1892-1893), che sarà
protagonista della politica italiana del primo Novecento. Questa prima esperienza giolittiana
mostra una forte impronta progressista, che si lega alla forte spinta del movimento operaio
italiano in quell’epoca. Sulla scena italiana si a acciano le prime rappresentanze socialiste in
Parlamento, sorrette da intellettuali come
- Andrea Costa: seguace di Bakunin, poi convertitosi al socialismo. Nel 1881 fonda il Partito
socialista rivoluzionario di Romagna, diventando, in seguito, primo deputato socialista della
Camera
- Antonio Labriola: legato ad Engels, è tra i maggiori studiosi di Marx in Europa, tanto da
imprimere una decisa in uenza marxista al socialismo italiano
- Filippo Turati: intellettuale, giornalista e politico milanese, fondatore del periodico
“Critica sociale”, fortemente in uente nel movimento socialista italiano, e del quotidiano
“Avanti!”. Nel 1892, a Genova, risulta essere tra i fondatori del Partito dei lavoratori italiani,
sciolto da Crispi nel 1894, ma riorganizzato nel 1895 come Partito socialista italiano
Il governo di Giolitti cade nel 1893 in seguito al grave scandalo della Banca romana: istituto
nanziario abilitato a emettere valuta circolante in Italia, emise banconote false per un totale
di circa 40 milioni di lire. Viene quindi fondata la Banca d’Italia per l’emissione della valuta e
con funzione di controllo dell’attività bancaria nazionale
Il ritorno in campo di Crispi (1893-1896) è caratterizzato da una forte repressione dei
movimenti socialisti “assecondati” da Giolitti, oltre che da una ripresa della politica coloniale:
l’Italia non possiede la stabilità interna, né le disponibilità economiche necessarie per attuare
un e cace controllo all’estero. A queste mancanze, si aggiunge la rottura del Trattato con
Menelik: le forze etiopi scon ggono l’esercito italiano ad Amba Alagi, no alla disfatta
completa di Adua del 1896. Nello stesso anno, il nuovo governo di Rudinì rma la pace di
Addis Abeba
Conclusasi la fallimentare campagna italiana in Africa, il regno d’Italia va incontro ad una
profonda crisi, in cui si alternano numerosi governi. I problemi legati all’importazione del
grano dagli Stati Uniti avevano causato il rincaro del pane, innescando rivolte popolari in tutta
Italia: particolarmente sanguinosa fu la repressione del 1898, passata alla storia come “Eccidio
di Milano”, in cui il generale Fiorenzo Bava Beccaris aprì il fuoco dei cannoni direttamente
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sulla folla. Seguirono anche provvedimenti volti a sopprimere i giornali di opposizione, vennero
istituiti tribunali militari e molti socialisti furono arrestati. Bava Beccaris fu insignito di un’alta
onori cenza militare
Il governo Pelloux (1898-1900) adotta misure non meno repressive del precedentemente: nel
1899 presenta in Parlamento le cosiddette “leggi eccezionali”, che prevedevano la limitazione
della libertà di stampa e riunione. Questa proposta scatena l’ostruzionismo da parte dei
deputati, che cercano quindi di ritardare il più possibile i provvedimenti proposti dalla
maggioranza per evitare che si giunga al voto. Per tutta risposta, il governo scioglie la camera,
ma cade lo stesso: a Pelloux subentra Saracco (1900-1901), che tenta di conciliare le diverse
forze interne al Parlamento, tuttavia il fermento popolare è tale che il 29 luglio 1900
l’anarchico Gaetano Bresci, per vendicare l’eccidio di Milano, assassina a Monza il re
d’Italia Umberto I
L’equilibrio europeo e mondiale in crisi:
Ci avviamo, ormai, a descrivere un panorama che non è ancora quello delle cause dirette del
primo con itto mondiale, ma che contribuisce decisamente a fornire il quadro di un equilibrio
in forte rottura
- In Europa i rapporti sono intesiti dagli scontri recenti: la guerra franco-prussiana ha
lasciato in eredità un nuovo ordine europeo fondato sulla supremazia tedesca, mentre in
Francia cresce il malcontento legato al risentimento (revanscismo) nei confronti delle dure
condizioni di pace imposte da Bismarck. La strategia della Germania consiste, qui, nel
mantenimento dell’isolamento francese attraverso il rinnovo della Santa Alleanza del 1815,
per cui Germania, Russia e Austria-Ungheria collaborano al mantenimento dello status quo
in Europa, nonostante il con itto di interessi legato alle mire espansionistiche nell’area dei
Balcani. A causa dei con itti tra Russia e Austria-Ungheria, Bismarck si troverà costretto a
stipulare, nel 1882, la Triplice Alleanza (Germania, Austria, Italia), un trattato di
reciproca difesa in caso di aggressione esterna
- Guerra russo-turca: lo zar Alessandro II sfrutta la ribellione di Bosnia-Erzegovina e
Bulgaria al dominio turco, ergendosi a difensore degli slavi cristiani così da poter ottenere
l’accesso al mediterraneo. Con la vittoria del 1878, la Russia ottiene il controllo dei Balcani,
risultato inaccettabile per l’Europa: nel Congresso di Berlino del 1878, Austria e Gran
Bretagna riducono l’estensione dei possedimenti russi nei Balcani, restituendone una parte ai
Turchi; la Bosnia-Erzegovina all’Austria-Ungheria; Cipro alla Gran Bretagna; Serbia,
Montenegro e Romania vengono, invece, riconosciuti come indipendenti per frapporre Stati
cuscinetto tra dominio russo e turco
- L’ascesa degli Stati Uniti minaccia seriamente l’indiscussa supremazia mondiale europea.
Il successo di questa nuova nazione è legato a molteplici fattori: la ricchezza di materie
prime, sia per l’agricoltura sia per l’industria; l’eredità intellettuale e politica europea in
concomitanza con una forte autonomia, d’altra parte, dalle dinamiche europee; la
promozione di un’economia di libero mercato, che favorisce l’ascesa di un’industria al riparo
dalla distante concorrenza europea. A questo si accompagna una politica imperialistica
sorretta da un forte ideale di nazione, legato alla credenza in un “destino manifesto”: gli Stati
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Uniti possederebbero il compito, assegnato dalla Divina Provvidenza, di a ermare la propria


superiorità, esportando in tutto il mondo il proprio modello di civiltà, combattendo - al
contempo - il colonialismo europeo.

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