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RIVOLUZIONE RUSSA

Nel 1917 la situazione della Russia era gravissima: le operazioni belliche si erano rivelate
disastrose i tedeschi stavano avanzando nell’interno del paese, mentre la follia delle grandi città
era a amata. In tali condizioni, il 23 febbraio scoppiò nella capitale dell’Impero, Pietrogrado, un
ampio moto di protesta: animato dagli operai e da migliaia di altri lavoratori, proseguì nei quattro
giorni successivi dando luogo a duri scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Già nel 1905
questa situazione di rivolta era già presente, ma di erentemente da questa, anche i soldati si
unirono agli operai e ri utarono di tornare al fronte, e molti intellettuali. In poco tempo la protesta
si di use in tutto il paese e si trasformò in una vera e propria rivoluzione contro il regime degli zar.
Nicola II dovette abdicare in favore del fratello Michele; quest’ultimo, il 3 marzo 1917, abdicò a
sua volta, dichiarando cosi la ne della secolare monarchia dei Romanov. Da questa rivoluzione
generale prese avvio l’evento più signi cativo della storia russa.
Tra gli ultimi anni dell’ottocento e i primi del novecento in Russia erano nate nuove formazioni di
orientamento liberale e socialista, sebbene i partiti politici operassero in semiclandestinità a causa
delle persecuzioni del regime zarista, che li mantenne sotto controllo, ma che grazie a questa
grande rivoluzione riuscirono ad emergere e a far sentire la propria voce.
Il partito costituzionale democratico, detto anche ‘cadetto’, si era costituito u cialmente nel
1905. I cadetti esprimevano posizioni liberali e auspicavano una modernizzazione della Russia
attraverso l’azione del parlamento, la Duma, su modello dei paesi occidentali. Inizialmente
monarchici si erano in seguito attratti su posizioni repubblicane.
Al 1898 risaliva, invece, la fondazione del partito socialdemocratico russo da parte di
Plechanov. Di orientamento marxista, dunque rivolto al mondo operaio, il partito si era presto
diviso al suo interno in due correnti: la prima indicava come modello il partito socialdemocratico
tedesco, un partito dunque aperto alla partecipazione di chiunque si riconoscesse nei suoi
principi. La seconda corrente, guidata da Lenin, pensava invece ad un partito centralizzato,
formato esclusivamente da un’avanguardia di rivoluzionari. La sua corrente fu chiamata
bolscevica, poiché ottenne la maggioranza presso il congresso del partito che si tenne a Londra
nel 1903, mentre l’altra venne de nita menscevica. Esisteva, in ne, una terza formazione
socialista, il partito socialista rivoluzionario. Essi guardavano soprattutto al mondo contadino. Il
socialismo che volevano realizzare era di tipo agrario e basato sulla cooperazione dei contadini.
I vari partiti messi a tacere dal dispotismo degli zar si riorganizzarono e, alla ne di febbraio, la
duma nominò un governo provvisorio, la cui guida fu assunta dal principe L’vov. Il nuovo organo
esecutivo era formato da esponenti del partito costituzionale democratico e si appoggiava alla
borghesia e ai ceti medi della città, considerato però come un governo debole.
Ma contemporaneamente al governo provvisorio, le altre forze politiche diedero vita prima a
Pietrogrado e poi in tutto il paese un nuovo organo di potere, quello dei soviet. I soviet, che
avevano già fatto la loro comparsa durante la rivoluzione del 1905, erano consigli eletti
direttamente dagli operai e dai soldati, di cui si facevano portavoce, godendo id un’ampia base
sociale. Godendo di ampi consensi si ritennero liberi di prendere decisioni in autonomia, non
necessariamente in accordo con il governo. Al loro interno avevano una posizione dominante i
menscevichi e i socialrivoluzionari.
Il potere u cialmente si trovava nelle mani del governo provvisorio, ma di fatto era sparito tra
questo e i soviet. I soviet, dunque, da semplici assemblee cittadine divennero veri e propri organi
di potere politico. Inizialmente i due poteri riuscirò a coabitare grazie alla loro complementarità: i
soviet aveva su ciente presa sulle masse, mentre il governo era in grado di interloquire con lo
stato maggiore dell’esercito.
Il nodo più urgente da a rontare riguardava l’atteggiamento da tenere nei confronti della guerra
ancora in corso. Il governo riteneva che il con itto dovesse proseguire. I soviet, invece, erano
contrari a questa veduta e proposero il cosiddetto ‘difendiamo rivoluzionario’: la guerra
scoppiata era una guerra imperialistica, dunque estranea agi ideali socialisti, ed era visto com un
forte dispendio economico.per poter consolidare il fronte interno era necessario uscire dal
con itto. Di conseguenza doveva essere unicamente una guerra difensiva, allo scopo di
preservare il territorio nazionale dall’aggressione straniera. La sua avrebbe dovuto essere una
vittoria ‘senza annessioni né indennità’ e lo stato avrebbe rinunciato a ogni acquisizione
territoriale.
I soviet riuscirono a prevalere e di conseguenza anche il governo mutò sionomia poiché ne
entrarono a far parte anche menscevichi e socialrivoluzionari.
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LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE
Durante gli avvenimenti di febbraio, molti rivoluzionari russi erano in esilio. Tra questi anche Lenin,
il leader bolscevico, che si trovava in Svizzera ma che riuscì a far ritorno in Russia, divenendo il
protagonista dei fatti. Lenin presentò al partito bolscevico le cosiddette ‘tesi di aprile’, un
documento che incise profondamente sugli eventi successivi. Il testo ruotava attorno a pochi
punti fondamentali:
- il raggiungimento della pace ad ogni costo;
- La distribuzione della terra ai contadini, e la nazionalizzazione delle industrie;
- Il passaggio di tutti i poteri ai soviet, governati dagli operai stessi, senza alcuna collaborazione
con il governo provvisorio;
- La presa del potere attraverso una rivoluzione.
Il documento era fortemente innovativo, e contraddiceva anche la dottrina marxista. Mentre
quest’ultima prendeva che la rivoluzione socialista avvenisse in paesi con uno sviluppo
capitalistico, e dunque escludeva la possibilità che potesse realizzarsi in un paese arretrato come
la Russia, Lenin a ermava che nella Russia contadina la rivoluzione socialista fosse realizzabile
senza il passaggio attraverso una preliminare fase borghese. Il programma di Lenin riscosse un
forte successo, soprattutto tra i giovani.
Intanto le iniziative del governo provvisorio non riuscivano a riportare la stabilità nel paese, anzi, la
situazione andava progressivamente deteriorandosi. La guerra era sempre più osteggiata dai
soldati, stremati dai combattimenti e disposti a tutto pur di deporre le armi. Gli operai
continuavano a subire gli e etti della gravissima crisi economica. Anche i contadini manifestarono
il proprio malcontento poiché chiedevano la redistribuzione delle terre proclamate nelle ‘tesi
d’aprile’. La situazione si aggravò ulteriormente nei mesi estivi. Alcuni soldati legati ad ambienti
bolscevichi e anarchici tentarono a Pietrogrado un’insurrezione spontanea con l’obiettivo di
abbattere il governo provvisorio. Ma la rivolta era destina a fallire e Lenin riuscì a fuggire in
Finlandia. Poco dopo L’vov non riuscì a raccogliere una maggioranza politica e perciò rassegnò le
dimissioni, e venne nominato Kerenskij. Kornilov, un generale, aveva intenzione di riportare
l’ordine all’interno delle forze armate con metodi molto duri come la pena di morte e la censura
della stampa e il divieto di assemblea. Tra i due nacque un forte contrasto che terminò con un
colpo di stato organizzato da Kornilov per rovesciare il governo e avere a sé il potere assoluto.
Preoccupati dal rischio il tentativo controrivoluzionario avesse successo, il governo ritenne
opportuno a darsi ai bolscevichi, che vennero liberati, i quali riuscirono a mobilitare le masse e
cosi a fermare Kornilov.
I bolscevichi ne uscirono i principali vincitori: si presero il merito di aver salvato la rivoluzione. Le
masse abbracciarono posizioni sempre più radicali, insoddisfatti dei risultati ottenuti no a quel
momento. Esplosero numerose rivolte agrarie in tutto il paese. I soviet cominciarono ad essere
particolarmente frequentati dai bolscevichi, ottenendo la maggioranza, ed il governo dimostrò
tutte le sue fragilità. Lenin ritenne che i tempi fossero maturi perchè i bolscevichi prendessero il
potere attraverso un’insurrezione armata. Nella notte del 25 ottobre venne preso d’assalto il
palazzo d’inverno, sede del governo, e Kerenskij dovette fuggire. Il potere, ormai, apparteneva
formalmente ai soviet. Nel primo congresso sovietico vi fu la rati ca di due decreti: il decreto
sulla pace, con cui si chiedeva la ne della guerra e anche a delegittimare il dominio imperialista
delle potenze europee. Subito dopo fu approvato il decreto sulla terra, che aboliva la proprietà
privata e stabiliva che questa venisse messa a disposizione dei contadini. Accanto a questi furono
presi altri importanti provvedimenti, come la nazionalizzazione delle industrie e quella delle
banche il controllo operaio delle imprese. Nel 1918 fu varata anche una costituzione che
proclamava l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la nascita di uno stato federale,
che avrebbe dovuto garantire una certa autonomia a tutte le regioni, con la presenza però
costante id un potere centrale che coordina e prende le decisioni importanti. Fu anche creato un
nuovo organo di governo, il consiglio dei commissari del popolo, alla guida del quale si pose
Lenin, in quanto egli rappresenta il vertice massimo aiutato però dai suoi collaboratori, come
Stalin. Lenin era il capo del governo ma al contempo stesso anche il capo del partito bolscevico.
Secondo Lenin, però, per realizzare compiutamente la rivoluzione, era necessario imporre la
dittatura del proletariato. Per Lenin la libertà per i lavoratori consisteva unicamente
nell’emancipazione economica. Venne sdraiato ogni residuo dello stato borghese, del proletariato.
i bolscevichi erano convinti di rappresentare la volontà della maggioranza della popolazione.
Anche i sociali rivoluzionari ed i menscevichi vennero isolati. Ad esempio l’assemblea
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costituente, nella quale prevalsero i socialrivoluzionari, venne sciolta con la forza, e tutti coloro
che venivano considerati nemici del popolo venivano condannati e costretti ai lavori forzati. Fu
creata una polizia politica, la ceka. La dittatura del proletariato divenne cosi la dittatura del
partito bolscevico.
I bolscevichi misero rapidamente in piedi un e cace sistema di propaganda, per promuovere il
proprio operato. Fu creato un dipartimento per l’agitazione e la propaganda, Agit-Prop,
incaricato di comunicare gli obiettivi e le conquiste della rivoluzione a tutta la popolazione.
Vennero esposti manifesti e la proiezione di lmati, cercando di conquistare le campagne alla
causa rivoluzionaria. I bolscevichi avevano riformato il diritto di famiglia e promulgato leggi che
sancivano la parità giuridica fra i generi. Vennero introdotti il divorzio, l’aborto, il matrimonio civile.
Era dunque necessario leggere ed educarsi. Tuttavia in una società come quella russa, fortemente
arretrata, tutte queste novità non trovarono un’immediata applicazione pratica, e non vennero
neanche accolte.
A livello internazionale venne fondato a Mosca il Komintern, ovvero un’internazionale comunista,
una terza, che doveva coordinare l’azione dei partiti comunisti di tutto il mondo, per di ondere i
propri ideali. Tuttavia le potenze orientali iniziarono a temere la di usione del bolscevismo, che
minacciava la solidità e la stabilità dell’assetto politico europeo. Proprio il fascismo e il nazismo
vennero accolti dal popolo poiché considerati come male minore rispetto al comunismo, de nito
come pericolo rosso. I bolscevichi dovettero a rontare anche il problema di una pace con gli
imperi centrali, ed il trattato di Brest-Litovsk venne accettato con fatica dal partito.
La Russia non ebbe né stabilità né pace, ma sprofondò in una sanguinosa guerra civile. I
controrivoluzionari, e tutti coloro che erano ostili ai bolscevichi iniziarono a farsi sentire,
organizzando le loro truppe per combattere il governo comunista. Gli eserciti controrivoluzionari,
detti bianchi, si abbandonarono a violenze di ogni tipo e massacrarono tutti coloro che erano
decisi a collaborare con i bolscevichi. Furono organizzati anche pogrom antiebraici. Molti capi
bolscevichi erano di origine ebraica, e i giudei dopo la ne dello zarismo, godevano di ogni diritto.
Venne pubblicato un falso documento storico per discriminare gli ebrei i quali si diceva volessero
dominare il mondo, e i bolscevichi stavano mettendo in atto questa intenzione mediante la
rivoluzione.
I paesi dell’Intesa inviarono truppe e nanziamenti a sostegno dei controrivoluzionari. I bolscevichi
organizzarono, dunque, un loro esercito, l’armata rossa. Il governo decretò un servizio militare
obbligatorio. Vennero organizzate fucilazioni di massa di nemici politici o anche soltanto di
persone considerate nemiche del popolo. Molti propugnavano il ritorno dello zar, e a questo ne
l’armata rossa furiò lo zar Nicola II e tutta la sua famiglia, per paura di possibile ritorno al trono. La
contro ensiva rivoluzionaria costrinse i bianchi alla ritirata, anche perchè i bianchi dimostrarono di
non avere alcun programma, se non quello di tornare alla situazione precedente la rivoluzione e
dunque si temeva di perdere tutto ciò che no ad allora era stato conquistato.
I bolscevichi diedero poi vita a una nuova entità statale federale, la repubblica socialista
federativa sovietica russa e proclamato il diritto all’autodeterminazione. Tuttavia il governo
sovietico cercò di riappropriarsi con la forza di territori come l’Estonia la Lettonia e la Lituania, ma
non vi riuscì. La Bielorussia, invece, venne ricostituita come repubblica socialista sovietica
Bielorussa. Il diritto all’autodeterminazione venne proclamato soltanto a livello formale. Il con itto
più aspro avvenne tra la Polonia e la RSFSR. Il governo bolscevico desiderava riprendere il
controllo dei territori polacchi, ed il con itto ebbe ne solo nel 1921 quando venne rmata la pace
di Riga, stabilizzando il con ne orientale della Polonia.
Più complicata si rivelò la questione ucraina: nel paese si combatte una lunga guerra civile,
poiché il paese era travagliato da una forte instabilità interna. Alcuni desideravano ottenere
l’indipendenza, altri volevano rimanere legati alla Russia. Solo nel 1922 l’armata rossa riesci a
piegare ogni forma di resistenza e a ricongiungere l’Ucraina agli stati dell’unione sovietica.
La situazione economica, invece, era fortemente instabile, a causa della grave crisi: la produzione
di beni era inferiore rispetto al fabbisogno della popolazione. Il governo a rontò la situazione
attraverso il ‘comunismo di guerra’, una serie di provvedimenti attuati in modo coercitivo, per
garantire in tempi brevi una produzione adeguata. L’economia russa fu interamente diretta dallo
stato, la quantità di merci da produrre veniva decisa dal governo in base ai criteri stabili dal
governo stesso. Vennero anche sequestrati ai contadini tutti i prodotti in eccedenza. Il
comunismo di guerra assunse la forma più radicale della militarizzazione del lavoro, la costrizione
obbligatoria al lavoro. Tuttavia ciò risultò essere fallimentare, poiché ne derivò un impoverimento
generalizzato e anche la perdita di consenso nella campagne da part del bolscevismo. Inoltre i
contadini non avevano neanche interesse a produrre beni che oltrepassassero le esigenze
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dell’autoconsumo. Si di use rapidamente anche il mercato nero. Esplosero inevitabilmente nuove
proteste. Un esempio fu rappresentato dall’ammutinamento dei mariani della base navale di
Kronstadt, un bolscevico. Dirigismo economico e statalismo.
Per porre rimedio Lenin varò una nuova politica economica, la cosiddetta NEP. Il sistema di
requisizioni fu eliminato e ai contadini fu lasciata la possibilità di conservare le eccedenze, magari
vendendole per arricchirsi. Ritornò la libertà di commercio. La NEP diede i suoi frutti e l’economia
sovietica ricominciò a crescere. Ma i rivoluzionari del partito temevano di veder tradito l’ideale
comunista. Infatti la NEP era destinata a non durare e ni nel 1928.
Il 30 dicembre del 1922 nacque l’unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS). Si trattava
di un’unione federale, che legava alla Russia le altre repubbliche nate dalla caduta dell’impero e
che si trovavano sotto la guida dei bolscevichi locali. Il nuovo governo federale possedeva la
gestione degli a ari esteri e della difesa. Tuttavia il partito comunista, vero detentore del potere,
da Mosca dirigeva l’azione governativa, potere esercitato in maniera verticistica.
Nel 1924 morì Lenin a causa di un ictus. Alla sua morte si aprì di fatto una lotta per la successione
alla guida del partito. Tra le personalità politiche che potevano ambire a questo ruolo, soltanto due
gure sembravano destinate a contendersi il ruolo: Trotskij e Stalin. Il più evidente motivo di
attrito fra i due risiedeva nella di erente visione dello sviluppo del socialismo. Trotskij era un
fautore della teoria della ‘rivoluzione permanente’ ossia della necessità di innescare un processo
rivoluzionario su scala mondiale; Stalin aveva, invece, elaborato la teoria del ‘socialismo in un solo
paese’, era indispensabile prima ra orzare e consolidare lo stato sovietico, per poi fornire un
modello per gli altri paesi.
Lenin lasciò degli scritti in cui si raccomandava di non permettere di esercitare un potere cosi
grande, ma Stalin riesci ad eliminare sicamente i suoi avversari.

STALIN
Nel giro di pochi anni Stalin riuscì ad imporsi alla guida del partito e a liquidare Trotskij, che venne
allontanato e mandato in Messico, e in ne ucciso. Egli riesci ad eliminare o ridurre all’impotenza
politica ogni forma di opposizione.
Stalin decise di avviare un programma di modernizzazione forzata, a nché il paese potesse
mettersi al passo con i paesi capitalisti e dotarsi di un poderoso apparato industriale. Stalin nel
1928 pose ne all’esperienze della NEP. Tutta la vita economica dell’unione sovietica fu quindi
decisa dal governo attraverso i piani quinquennali, che stabilivano, ogni cinque anni, come
investire le risorse del paese e che cosa produrre. Con i piani quinquennali furono cancellate le
poche libertà economiche che erano state concesse con la NEP: tutto apparteneva
esclusivamente allo stato. Vi era una vera e propria commissione, la Gosplan, per la
piani cazione, che stabiliva gli obiettivi e gli strumenti da utilizzare, cosa e quanto si poteva
produrre. Questo fu un chiaro esempio di dirigismo economico statale.
Venne realizzata un’e ciente industria pesante, si costruirono immensi impianti siderurgici,
ra nerie di petrolio e centrali elettriche. L’ambizioso obiettivo di Stalin era quello di trasformare in
pochi anni l’arretrata Russia zarista in una grande potenza. Per ottenere una modernizzazione
cosi rapida gli operai furono costretti a sottoporsi a una disciplina di tipo militare in nome del
superiore interesse nazionale.
I risultati del primo piano quinquennale non furono all’altezza delle previsioni: tuttavia il partito
diede l’annuncio del conseguimento degli obiettivi. Era infatti necessario giusti care l’intenso
sfruttamento della forza lavoro, la popolazione fu anche privata di beni primari come gli alloggi pur
di raccogliere le risorse necessarie a nanziare le industrie.
Nella costruzione del regime, infatti, la propaganda ebbe un ruolo centrale. Ovunque vi erano
slogan, cartelloni che elogiavano il pensiero e l’opera di Stalin e invitavano la popolazione a
lavorare di più e a partecipare alla realizzazione del comunismo. I cittadini venivano plagiati,
manipolati cosi che Stalin potesse ottenere il consenso, e tutti gli aspetti negativi del suo operato
venivano insabbiati. Importante fu il monomio sull’educazione. Nelle scuole era impartita
un’educazione di tipo politico: tutti dovevano studiare il pensiero di Marx, di Engels e di Lenin.
Stalin si presentò come un capo infallibile senza il quale l’unione sovietica non sarebbe potuta
sopravvivere. Questa ossessiva insistenza sulle capacità di Stalin fu nalizzata a costruire un
culto della personalità. Egli era un leader indiscusso, un salvatore della patria, oggetto di una
vera e propria idolatria, e tutti coloro considerati oppositori venivano cancellati dalla memoria.
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Il secondo piano quinquennale sortì e etti decisamente più rilevanti del primo: nel giro di un solo
decennio il paese riuscì a raggiungere le altre potenze occidentali. Lo sviluppo del settore
secondario fece aumentare la richiesta di forza lavoro nelle città. Di veri cò, quindi, un massiccio
fenomeno di inurbamento. Milioni di contadini emigrarono in città diventando operai. Ma le
condizioni di lavoro non erano a atto migliori di quelle che esistevano nei paesi capitalisti. Uno
sbaglio poteva costare un’accusa di tradimento o sabotaggio, e anche tra gli stessi lavoratori
s’instaurò un rapporto di odio e di invidia. Particolare rilievo assunse la gura di Stachanov,
simbolo del lavoro sovietico, da cui nacque un vero e proprio movimento, il cui obiettivo era
aumentare la produttività del paese attraverso la competizione tra i lavoratori per costruire un
futuro migliore per il paese: coloro che lavoravano più degli altri venivano premiati con
onori cenze o con aumenti del salario. Ma per ottenere ciò vennero negati proprio i principi
basilari del marxismo.
A causa della penuria di alloggi, molte famiglie erano costrette a convivere con altre famiglie in
piccoli appartamenti, detti Kommunalki.
Nel 1927 il paese fu colpito da una grave crisi agricola, causando il crollo della produzione, poiché
vi fu un forte abbandono delle campagne. Per far fronte alla crisi, Stalin lanciò un vasto
programma di collettivizzazione forzata delle campagne. Le terre dei contadini furono
espropriate dallo stato sovietico e messe a disposizione di nuove aziende agricole collettive: i
kolchoz e i sovchoz. Nei primi i contadini mantenevano per uso privato la proprietà di piccoli
appezzamenti di terreno e di alcuni capi di bestiame, ma erano costretti a lavorare collettivamente
la terra. Tutto ciò che veniva prodotto veniva venduto obbligatoriamente e a prezzi bassissimi allo
stato. I secondi, invece, erano vere e proprie aziende agricole statali e i contadini non ne erano i
proprietari.
Le nuove disposizioni danneggiarono fortemente i kulaki, quella classe di contadini agiati. I kulaki
erano restii all’idea di dover mettere in comune i frutti del loro lavoro e divennero i più strenui
oppositori del programma di collettivizzazione: spesso arrivarono a bruciare i raccolti pur di non
consegnarli alle autorità. Stalin reagì con estrema ferocia, ordinando che essi venissero eliminati
sicamente in quanto classe, poiché oppositori del suo programma. Alcuni venivano deportati
nelle zone più fredde o aride del paese, come la Siberia, e costretti ai lavori forzati, nei cosiddetti
gulag, oppure i più estremi oppositori venivano uccisi sul posto. Si trattò di un massacro di
proporzioni inaudite. Le condizioni di vita all’intento dei gulag erano disumane, svolgevano lavori
estremamente pesanti, impiegati nella costruzione di canali e ferrovie. Non ricevevano cibo né
abiti adeguati. Molti morirono di stenti o malattie, altri si tolsero la vita.
Venivano con scati raccolti di grano come accadde in Ucraina. Proprio in quest’ultima vi fu una
terribile carestia, un vero e proprio eccidio per fame, il cosiddetto Holodomor. Fu una vera e
propria punizione da parte della Russia perchè accusati di contestare il sistema della proprietà
collettiva, ma furono anche accusati di essere nazionalisti antisovietici in quanto ucraini.
Nel 1936 venne promulgata una nuova costituzione che modi cò profondamente lo stato
sovietico. I soviet divennero organismi elettivi, i quali si dovevano preoccupare di attuare le
direttive degli organi superiori. Dunque iv era una subordinazione assoluta della minoranza alla
volontà dei vertici nei processi decisionali. Non esisteva libertà di associazione politica e ciò
rendeva la vita democratica una farsa: c’erano, sì, le elezioni, ma partecipava un solo partito,
quello comunista. Non vi era più un centralismo democratico, ma vi è un solo vertice da cui
dipende tutto: Stalin. Per questo si parla di regime totalitario.
Durante la sua dittatura furono traditi quasi tutti gli obiettivi della rivoluzione fra cui quello di
fondare una società egualitaria. La donna fu relegata al ruolo odi moglie e madre, questo perchè
Stalin voleva esaltare un modello di famiglia tradizionale. L’unico obiettivo positivo fu quello di
contrastare l’analfabetismo con l’istruzione di massa.
Si di use un clima poliziesco e anche i dirigenti bolscevichi venivano eliminati. Furono imbastiti
grandi processi collettivi, durante i quali gli accusati erano costretti con la tortura a confessare di
essere ‘nemici del popolo’ e i processi si concludevano con condanne a morte e fucilazioni di
massa. Stalin divenne il capo indiscusso dello stato sovietico. Queste espulsioni di massa dal
partito vennero chiamate purghe, allo scopo di allontanare gli elementi meno dati. I traditori
venivano arrestati, torturati e in gran parte fucilati. Trotskij venne assassinato da un sicario in
Messico. Questo periodo venne chiamato ‘Grande Terrore’. L’azione repressiva decimò la classe
politica ed i vertici dello stato, ma acme il mondo intellettuale e scienti co.
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Repressione, propaganda, ideologia, culto della personalità, dirigismo statale: regimi totalitari. I
loro sacri ci erano necessari per il bene della patria, per riprendersi da questo grande con itto.
Insicurezza dei popoli, situazione di crisi scatenata dalla prima guerra mondiale, bisogno di uscire
da questo stato erano disposti a rinunciare alla propria libertà per il bene dello stato.
Lo stato giunse a controllare totalmente sia la vita politica sia quella civile: l’economia,
l’educazione, la cultura ed era cancellata ogni forma di dissenso politico. Clima di paura e di
sospetto e dall’uso sistematico della violenza.
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