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MEARSHEIMER

La logica di potenza

CAP. I
L’idea diffusa, secondo famosi autori di una pace perpetua al termine della Guerra Fredda, di una
fine della storia, sembra essere un’idea fin troppo ottimista, quasi utopica, in quanto gli Stati
continuano anche oggi a calcolare attentamente gli equilibri mondiali con lo scopo primario di
aumentare la propria quota di potere mondiale a spese delle altre potenze.
Ciò è giustificato da tre componenti del sistema mondiale che non possono essere mai eliminate del
tutto:
a) assenza di un’autorità centrale in grado di proteggere gli stati, gli uni degli altri, ed al di
sopra di essi
b) gli stati hanno sempre una qualche capacità militare offensiva
c) ogni stato non può mai essere del tutto sicuro delle intenzioni di un altro stato.
A tal proposito è possibile delineare due particolari correnti di pensiero: liberalismo e realismo.
LIBERALISMO: nasce dal periodo illuminista, quando tra gli esponenti politici circolava il
pensiero della ragione come mezzo per il miglioramento del mondo, di conseguenza i liberali
tendono ad essere ottimisti sulle possibilità di rendere il mondo più sicuro. Le principali teorie
liberaliste sono:
a) un elevato livello di interdipendenza economica e politica tra gli stati rende meno probabile
il conflitto tra essi
b) le democrazie non scendono in guerra tra loro, ne consegue quindi che un mondo di soli stati
democratici sarebbe un mondo pacifico

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c) le istituzioni internazionali come insieme di regole e accordi imposti dagli stati stessi,
riducono sensibilmente le possibilità di guerra
REALISMO: all’opposto dei liberalisti, i realisti hanno una visione pessimista del mondo reale,
pongono l’accento sulle tendenze esistenti e sulla necessità di dover accettare tali tendenze e
adattarsi ad esse.
Tale visione si fonda su tre idee di base ossia:
a) gli stati sono i protagonisti della politica mondiale (come per i liberalisti) ma si concentrano
sulle grandi potenze che dominano e plasmano la politica internazionale.
b) il “comportamento” degli stati è influenzato dall’ambiente esterno (difficilmente prevedibile) più
che dalle caratteristiche interne.
c) i calcoli di potenza e degli equilibri mondiali e regionali sono gli argomenti che dominano il
modo di pensare degli stati.
Perché gli americani non amano il realismo? […]
Il realismo contrasta con i valori americani fondamentalmente ottimistici per quanto riguarda il
progresso dal punto di vista politico. Progresso, molto limitato dal punto di vista realista che vede il
mondo saturo di competizione e guerre per assicurarsi la sicurezza o l’egemonia. Inoltre il realismo
non tende a dividere gli stati come “buoni” o “cattivi” dal punto di vista dell’ordinamento politico o
ideologico, come spesso hanno fatto gli americani, ma in base alla loro potenza relativa.

CAP. II
Le grandi potenze sono sempre in cerca di aumentare il proprio potenziale offensivo ed il proprio
potere a spesa delle potenze rivali allo scopo di raggiungere l’egemonia, insomma il sistema
incoraggia gli stati a massimizzare il proprio potere rispetto ad altri stati.
Perché gli stati perseguono la potenza?
a) il sistema internazionale è anarchico, ossia costituito da stati indipendenti al di sopra dei
quali non c’è un’autorità centrale e mentale
b) Gli stati possiedono una più o meno grande capacità militare offensiva, di conseguenza sono
potenzialmente pericolosi per gli altri stati.
c) Non è mai possibile prevedere con assoluta esattezza le azioni ed i comportamenti degli altri
stati, quindi l’incertezza sulle intenzioni è inevitabile.
d) La sicurezza, intesa come autonomia politica e integrità territoriale sono l’obbiettivo più
importante per gli stati.
e) Gli stati sono attori razionali, che ponderano attentamente le loro scelte e prestano
attenzione anche alle conseguenze a lungo termine.

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Presi singolarmente questi assunti, non presuppongono un comportamento delle grandi potenze
necessariamente offensivo, ma quando si combinano creano incentivi perché agiscano
aggressivamente le une con le altre, risultando tre modelli generali di comportamento:
a) timore, tra gli stati non vi è molto spazio per la fiducia, dal punto di vista di una grande
potenza tutti gli altri stati sono potenziali nemici.
b) Autotutela, in quanto non esistendo un’autorità superiore in grado di giudicare e difendere,
di conseguenza ogni stato è preoccupato unicamente per i propri interessi e per la propria
difesa.
c) Massimizzazione del potere, gli stati si trovano quasi sempre in condizioni migliori con più
potere piuttosto che con meno potere, il loro fine è il potere relativo, ossia quel potere con
più alto margine rispetto alle rivali. Ciò non significa che gli stati siano perennemente votati
all’attacco, anzi le loro mosse sono molto ponderate in quanto è sempre molto difficile
prevedere l’esito di una guerra o come reagiranno gli altri stati, ma soprattutto uno stato
deve conoscere i suoi limiti se vuole sopravvivere nel sistema internazionale.

EGEMONIA
Il fine ultimo delle potenze è la conquista dell’egemonia, che può riferirsi all’ambito regionale
(più realista) o mondiale (utopista). Nessuna grande potenza infatti è mai stata in grado di
estendere la propria egemonia a livello globale, mentre gli USA la estendono nell’area
occidentale del planisfero. Solo quando tale egemonia è stata raggiunta e consolidata allora la
grande potenza può concentrarsi nel mantenimento dello status quo, minacciato perennemente
da altri stati in ascesa che acquistano crescente potere.

POTERE
Ma che cos’è il potere? Esso si distingue tra potere sostanziale o effettivo e potere potenziale.
Il potere potenziale è la consistenza della popolazione e la ricchezza di uno stato, caratteristiche
necessarie perché esso possa diventare una potenza militare, mentre il potere effettivo è
rappresentato dall’esercito e dalle forze aeree e navali.

OBIETTIVI DI STATO
Secondo Mearsheimer l’obbiettivo primario degli stati è la salvaguardia della propria sicurezza,
essi possono certamente perseguire anche altri obbiettivi, ma di sicuro non potranno essere in
contrasto con il primario obbiettivo.

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Spesso perseguire obbiettivi secondari però può giovare all’obbiettivo primario. Come ad
esempio la riunificazione dello stato (Germania nel secondo dopo guerra) o l’aumento della
ricchezza della nazione.
Neanche l’ideologia può contrastare con l’obbiettivo primario, infatti USA e URSS si allearono
contro il pericolo nazista, URSS e Germania stipularono il noto patto MOLOTOV-
RIBBENTROL pur di ottenere maggior sicurezza anche se solo temporanea.
Concludendo si può dire che gli stati pensano e agiscono aggressivamente per ricercare
l’egemonia, non a causa della loro innata volontà, come dice Morgenthau, ma a causa
dell’anarchia nella struttura del sistema internazionale ed alla continua ricerca di sopravvivenza.

CAP. III
POTERE
Secondo Mearsheimer esistono due tipi di potere, il potere latente ed il potere militare, il
secondo strettamente dipendente dal primo.
Il potere latente si riferisce agli ingredienti socio-economici di uno stato ossia la sua ricchezza e
la sua popolazione, mentre il potere militare si basa essenzialmente sulle dimensioni e sulla
forza dell’esercito di uno stato e della sua forza aerea e navale. E’ chiaro che questo secondo
potere necessita di forza economica e popolazione numerosa, infatti stati come il Giappone non
vengono considerati di primaria importanza sotto questo aspetto, mentre la Cina con il suo 1,2
miliardo di popolazione e l’economia in rapida espansione è chiaramente una probabile futura
super potenza militare. Popolazione e ricchezza sono le due caratteristiche che Mearsheimer
utilizza per misurare la potenza militare, ma mentre la popolazione da sola non è indice di
grande ricchezza (vedi l’inferiorità di India e Cina rispetto all’URSS nella Guerra Fredda) una
grande ricchezza può essere tale solo con una popolazione numerosa.
In realtà però la ricchezza non sempre può essere equiparata alla potenza militare di uno stato in
quanto spesso, raggiunto un certo livello di armamento è inutile stanziare ulteriori fondi nella
politica di difesa, perché a causa dei rendimenti di scala decrescenti, non corrisponderebbe un
uguale aumento di potere militare. Inoltre si ritiene che destinare un alto livello di spesa
all’apparato militare, sia nocivo per l’economia dello stato.
La spesa militare è determinata anche dai propri alleati: gli stati che come alleati hanno
protagonisti forti , destineranno meno ricchezza all’apparato militare. A volte uno stato è
impossibilitato a costituire una forte potenza militare perché occupato da una grande potenza
(vedi Giappone con gli USA).

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Questo significa che una grande potenza militare è uno stato ricco, ma uno stato ricco non è
necessariamente una grande potenza militare, di conseguenza anche la ricchezza non è sempre
un affidabile indicatore di potenza militare.

CAP. IV
Mearsheimer analizza gli strumenti attraverso i quali uno stato può definirsi una grande potenza:
capacità navale, aerea, deterrenza atomica e esercito convenzionale di terra.
E’ proprio quest’ultimo il fattore più importante secondo l’autore a determinare l’esito delle
guerre.

LIMITI DELLA POTENZA NAVALE


L’apparato navale secondo l’autore non è mai veramente decisivo durante una guerra, il suo
peso può essere utilizzato per il bombardamento delle zone costiere dello stato assediato o per
creare blocchi navali. I blocchi navali possono essere utili per impedire gli scambi commerciali
via mare di materie prime o di petrolio, ma dai precedenti casi delle due guerre mondiali la
nazione assediata ha per la maggior parte, trovato il modo di aggirare tali blocchi o prodotto
interamente beni alternativi; inoltre qualora il blocco navale abbia avuto successo, provocando
fame e sofferenza tra i civili dello stato assediato, difficilmente questi ultimi si sono ribellati al
proprio governo, aumentando anzi la coesione contro il nemico; e gli stati difficilmente hanno
terminato una guerra a causa delle sofferenze patite dalla propria popolazione, in quanto è molto
facile che dopo una sconfitta la gente cerchi di vendicarsi dell’elite che l’ha portata alla
sconfitta.

LIMITI DELLA POTENZA AEREA


Esistono notevoli parallelismi tra l’efficacia della potenza aerea e quella navale, innanzitutto
entrambe devono prima assicurarsi il controllo rispettivamente della zona aerea e della zona
marina per agire, inoltre secondo Mearsheimer l’apporto alla chiave per la vittoria della guerra
è anche in questo caso marginale o secondario, a tal proposito analizza diversi casi.
Quando nella Prima e Seconda Guerra Mondiale ad esempio la Germania avvia una massiccia
campagna di bombardamenti sull’Inghilterra, quest’ultima non si piegherà e i tedeschi finiranno
poi col finire la guerra da sconfitti. Nel caso invece dei bombardamenti Alleati sull’Italia nella
Seconda Guerra Mondiale, si può dire effettivamente che contribuiscono a far cessare la guerra,
ma è anche vero che i vertici italiani non vedevano l’ora di uscire dal conflitto data anche la

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condizione ormai pessima dell’esercito, lo stesso vale per i bombardamenti USA sul Giappone
in questo periodo storico.
Anche nei casi in cui una grande potenza ha bombardato stati minori i risultati non sono stati
migliori, vedi Italia sull’Etiopia (necessario massiccio intervento di forze terrestri), Giappone
sulla Cina, URSS sull’Afghanistan per costringere i ribelli ad accettare il governo insidiato dal
Cremlino, USA sul Vietnam del Nord ecc.
In tutti questi casi i bombardamenti non hanno dato i risultati sperati ed hanno affiancato
comunque un’azione via terra.
Ma perché i bombardamenti falliscono? Le ragioni sono speculari a quelle del fallimento dei
blocchi navali, in quanto è difficile creare un malcontento tale tra i civili insufficiente a
sollevare una rivolta popolare contro lo stesso governo.
E’ poi difficile colpire direttamente il capo di uno stato nemico tramite bombardamenti o
addirittura isolarlo dalla popolazione o dall’esercito visto i molteplici canali di cui può
usufruire, è quindi chiaro che azioni navali da sole, non sono per decidere le sorti di una guerra.

LA DOMINANZA DEGLI ESERCITI


Tutte le recenti guerre e ancor più quelle passate furono determinate soprattutto da scontri
campali tra eserciti rivali.
Di conseguenza a far pendere la bilancia dalla vittoria durante una guerra, sono le operazioni
delle forze terrestri appoggiate dalle forze aeronavali. Esistono però casi in cui la forza terrestre
ha poca efficacia, soprattutto se non appoggiata dalle forze aeree, ossia durante gli assalti anfibi,
quando le forze di terra vengono sbarcate dalla marina su coste difese dal nemico. E ‘ infatti
molto difficile, a causa del forte potere frenante dell’acqua, che operazioni di questo tipo
possano avere successo, i casi più eclatanti della Seconda Guerra mondiale sono stati lo sbarco
Alleato in Sicilia nel ’43 e lo sbarco in Normandia nel ’44.
In entrambi i casi le operazioni ebbero successo, ma nel primo caso è necessario notare che le
forze italiane non erano più in grado di reggere il conflitto e nel secondo caso gli Alleati
avevano preventivamente conquistato lo spazio aereo, altrimenti non si sarebbero illusi di poter
invadere il Nord della Francia.
E’ quindi utile notare le potenze insulari come Gran Bretagna e Stati Uniti: entrambi queste
potenze hanno subito pochi attacchi e tutti sono stati respinti, a differenza di quanto avvenne per
potenze continentali come Russia e Francia attaccate e invase più volte ma sempre con azioni
via terra.

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La lezione da trarre è che le grandi estensioni d’acqua rendono estremamente difficile per un
esercito invadere un territorio difeso da una potenza bene armata.

LA POTENZA NUCLEARE
L’arma nucleare è sicuramente un arma rivoluzionaria , in grado di provocare in una sola volta,
ingenti danni al nemico.
Mearsheimer però ritiene che tale arma costituisca un sicuro deterrente solo nel caso uno stato
sia assolutamente egemone da questo punto di vista, altrimenti non rischierebbe una risposta
nucleare a sua volta.
E’ chiaro che le grandi potenze vorrebbero raggiungere l’egemonia nucleare, ma ovviamente le
altre grandi potenze non lo permetterebbero, anche durante la Guerra Fredda ciò avvenne: gli
USA ottennero l’egemonia nucleare solo fino al’ 49 dopodichè vennero subito raggiunti
dall’URSS per procedere ad una corsa agli armamenti sempre appaiati e senza che nessuno
avesse la piena superiorità.
Inoltre sembra che gli armamenti nucleari non funzionino da deterrente rispetto a quegli stati
che non li possiedono, infatti Siria e Egitto attaccarono lo stesso Israele nel ’73, lo stesso fece la
Corea del Nord con quella del Sud protetta dagli USA ecc.
Dunque l’equilibrio del potere di terra resta centrale nella potenza militare anche se
indubbiamente le armi nucleari rendono meno probabile una guerra tra grandi potenze.

MA COME SI MISURA LA POTENZA TERRESTRE?


E’ necessario tenere conto di diversi fattori quali la grandezza dell’esercito e la sua qualità, la
disponibilità di armi e mezzi e la loro qualità, la capacità e qualità dell’appoggio aereo e la
capacità di proiezione degli eserciti sul territorio, prestando attenzione all’esistenza di vaste
estensioni d’acqua.
Concludendo, dato che gli oceani limitano la capacità degli eserciti e le armi nucleari riducono
le probabilità di scontro tra potenze, il mondo ipotetico più pacifico sarebbe quello in cui tutte le
grandi potenze fossero stati insulari dotati di armamenti nucleari.

CAP.V
Gli obbiettivi degli stati e come essi tentano di raggiungerli.

EGEMONIA REGIONALE

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Uno dei principali obbiettivi delle potenze è la conquista dell’egemonia regionale, dato che le
probabilità di estendere la propria influenza in tutto il mondo e oltre le grandi distese d’acqua
sono infinitesimali.
Nel mondo moderno solo gli USA hanno ottenuto questa condizione in quanto detengono quei
criteri di superiorità che Francia Napoleonica, Germania Guglielmina e Nazista e Unione
Sovietica, non hanno saputo mantenere a causa delle rivali.

RICCHEZZA
Il secondo scopo fondamentale è quello di massimizzare la quantità di ricchezza mondiale che
controllano, ma un’economia potente e dinamica migliora il benessere collettivo e fa
guadagnare vantaggio militare sulle rivali.
Tutto ciò è condizionato dal controllo di quelle aree nevralgiche del globo fondamentali per
acquisire vantaggi economici e strategici.

PREMINENZA MILITARE
Poiché, come già visto il potere di terra è la forma dominante del potere militare, gli stati
aspirano ad avere l’esercito più formidabile della loro regione.

SUPERIORITA’ NUCLEARE
Il quarto obbiettivo è la ricerca dell’egemonia nucleare, essere in grado di annientare le altre
potenze non subendo danni, ma tale situazione è utopica in quanto le altre potenze a loro volta si
doteranno di armi nucleari, procedendo verso la fase di stallo di un mondo MAD , in cui
nessuna potenza tenta di attaccare con tale arma un’altra potenza per paura di subire lo stesso
attacco di risposta.
Questi gli obbiettivi degli stati, ora le strategie attuate per raggiungerli.

GUERRA
La guerra è la strategia più diffusa e più utilizzata soprattutto in passato dagli stati.
Contrariamente con quello che moderne teorie ritengono (la guerra è quasi sempre mortale per
lo stato che la scatena), Mearsheimer ritiene che questa strategia possa effettivamente portare
vantaggi anche per lo stato che scateni la guerra innanzitutto perché può guadagnare potere
confiscando risorse come petrolio, derrate alimentari o ricchezza in generale, o ancora può
utilizzare la popolazione della potenza sconfitta come forza lavoro o come parte del proprio
esercito, e importante è anche l’aspetto territoriale (strategiche le conquiste israeliane della

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Cisgiordania, Alture del Golan e Sinai, oppure la conquista dell’URSS della Finlandia a inizio
Seconda Guerra Mondiale come stati cuscinetto).

RICATTO
Il ricatto consiste nel guadagnare potere rispetto ad una potenza rivale senza costi di sangue, di
conseguenza è preferibile alla guerra anche se di non facile attrazione in quanto le grandi
potenze hanno spesso una forza militare formidabile ed è difficile che cedano al ricatto senza
combattere.
Ciò è più probabile in situazioni particolari (vedi Germania durante la crisi, e la conseguente
Conferenza di Monaco del 1938) o quando tali ricatti riguardano stati minori non in grado di
competere con grandi potenze.

BAIT AND BLEED


Questa terza strategia consiste nell’aizzare due stati nel combattere una guerra e starsene in
disparte ad aspettare che i protagonisti ne escano indeboliti, ma in realtà questa tecnica ha pochi
casi empirici in quanto risulta di difficile attuazione ed è difficile che gli stati impegnati non
riconoscano il pericolo.

DISSANGUAMENTO
Questa quarta tecnica rappresenta una sorta di variante della precedente, in quanto consiste nel
prolungare e fomentare il più a lungo possibile una guerra scoppiata per qualsiasi motivo, tra i
propri avversari.
Gli Stati Uniti usarono tale tecnica nella Seconda Guerra Mondiale tra Germania e URSS, e lo
stesso fece Lenin, uscendo al più presto dal conflitto durante la 1° Guerra Mondiale traendo
vantaggio dal conflitto che proseguiva tra gli stati imperialisti.
Una grande potenza non cerca solo di guadagnare potere a spese delle sue rivali, ma cerca anche
di impedire loro di guadagnare potere a sue spese.

BILANCIAMENTO
Quando una grande potenza tenta di aumentare il proprio potere, un’altra grande potenza che si
sente direttamente interessata può intervenire per fermarla, la tecnica del bilanciamento consiste
nel porre un ultimatum alla potenza aggressore, (come durante la guerra Fredda e come fece la
Francia tra le due guerre Mondiali con la Germania), o “costruendo” alleanze con altre potenze

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o stati minori come fecero gli Stati Uniti con la Nato, il Patto di Baghdad /poi Cento) o la
SEATO.

SCARICABARILE
Tentativo di far accollare l’onere di limitare la massimizzazione del potere di una potenza ad
un’altra potenza, tenendosi in disparte e spesso coltivando freddi rapporti con lo stato destinato
a raccogliere ‘ l’incarico’ allo scopo di non essere trascinati nel conflitto.
A differenza del BAIT AND BLEED lo scarica-barile è in primo luogo una tattica di deterrenza,
che può sfociare comunque nello scontro armato, mentre il BAIT AND BLEED punta
specificatamente a provocare una guerra.
Qualcuno afferma che ci siano anche altre strategie quali BANDWAGONING e
APPEASEMENT, che una potenza può adottare contro un’altra potenza pericolosa.
In realtà questo è sbagliato in quanto entrambe prevedono di concedere maggior potere
all’aggressore, violando la logica dell’equilibrio di potenza.

BANDWAGONING
Il BANDWAGONING (saltare sul carro del vincitore) prevede di allearsi all’avversario più
potente, in quanto se questo è davvero molto più potente è inutile opporsi alle sue pretese, ma è
più utile sperare nella sua benevolenza.
Questa tecnica è scarsamente usata in quanto gli stati hanno sempre la possibilità di difendersi
ed è raro che non ci provino, viene praticata quando si è isolati ed al cospetto di un avversario
molto più potente.

APPEASEMENT
Con questa tecnica lo stato minacciato fa ad un aggressore concessioni territoriali di stati terzi,
allo scopo di accrescere il suo territorio, la sua sicurezza e quindi il suo potere, facendolo
diventare uno stato meno vulnerabile e di conseguenza meno aggressivo.
A differenza del BANDWAGONER, l’APPEASER si attiva per controllare la minaccia, ma
anche in questo caso è difficile e assai remoto che nell’anarchia internazionale, lo stato che
riceve la concessione si arresti, ma molto più probabile che prema per riceverne ancora.

CAP. VI
Mearsheimer analizza la sua tesi del realismo offensivo attraverso i dati empirici delle grandi
potenze.

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GIAPPONE
Fino alla seconda metà del 1800 il Giappone era ritirato in una propria chiusura verso il mondo
esterno, ma nel 1868 le grandi potenze gli imposero di aprirsi agli scambi economici e di
conseguenza al loro paese.
Da questo momento il Giappone nutrì forti ambizioni quali la Corea, la Manciuria e infine la
Cina.
Grazie alla propria mentalità e alla crescita economica, il Giappone riuscì ad ottenere importanti
zone d’influenza fino a minacciare la stessa Cina e l’Unione Sovietica approfittando della
guerra civile in seguito alla rivoluzione bolscevica.
E’ evidente che una volta calatosi nel mondo anarchico internazionale il Giappone ha fin da
subito ricercato l’egemonia regionale, ma è stato fermato dagli Stati Uniti che non potevano
rischiare di vedere formare una potenza così forte senza fare niente, eliminandolo dal novero
delle grandi potenze alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

GERMANIA
L’orientamento aggressivo della politica tedesca è mosso, oltre che dalle ideologie letali e dal
nazionalismo, dal problema della sicurezza, trovandosi al centro dell’Europa tra la Francia e
Unione Sovietica e senza particolari barriere naturali, di conseguenza i leader tedeschi sono
sempre stati attenti a cogliere ogni occasione per guadagnare potere e migliorare le proprie
possibilità di sopravvivenza.
Con Bismarck, la Germania divenne un’entità unica, più forte della Prussia da cui nasceva,
scatenò tre guerre per formare un vaso impero centrale a spese dell’Austria e della Francia (a cui
strappò l’Alsazia e la Lorena), ma successivamente si adoperò per mantenere solo lo status quo.
Come mai?
Osservando la cartina dell’epoca ci si accorge che non restavano più territori da poter
conquistare senza far scattare l’allarme in una grande potenza quale Russia e Francia, e
probabilmente anche Gran Bretagna, inoltre la Germania non era ancora in grado di sostenere
una guerra contro queste grandi potenze, soprattutto se si fossero coalizzate.
Dal 1900 però la Germania, crescendo era arrivata a controllare la maggior parte della ricchezza
europea e del potere industriale ed aveva l’esercito più potente del mondo.
Non sorprende che fu in questo periodo che la Germania ricominciò a muoversi per alterare lo
status quo e guadagnare altro potere.

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Ciò avvenne durante la Prima Guerra Mondiale, ritrovandosi in gravi condizioni nel dopoguerra,
nonostante questo il maggior statista tedesco durante l’epoca di Weimar, Gustav Stresemann si
mosse diplomaticamente (non aveva altri mezzi) per recuperare almeno i territori persi con il
trattato di Versailles.
Infine sulla Germania Hitleriana c’è poco da dire essendo una degli stati più aggressivi della
storia, arrivando a controllare all’apice della guerra buona parte dell’Europa.

URSS
Anche l’Unione Sovietica nell’arco di tempo che va dal 1917 al 1991 tentò di sfruttare al meglio
le occasioni di espansione che le si presentarono.
Spesso la politica del realismo offensivo fu in contrasto con la matrice ideologica (sembra più
votata a Machiavelli e Bismarck, che a Lenin e Karl Marx), ad esempio tra il 1939 ed il 1941, in
seguito al Patto Molotov-Ribbentrop.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Unione Sovietica approfittò dell’occupazione di quei
territori sulla strada verso Berlino, da una parte dell’Armata Rossa, per formare una sorta di
cordone sanitario di stati satelliti in un punto nevralgico come l’Europa dell’Est.
Quello che era un immenso quanto arretrato stato, grazie ai piani quinquennali diventò il
potenziale egemone europeo e asiatico, e ci sarebbe anche riuscito se non fosse stato per il ruolo
degli Stati Uniti, troppo importanti per permettere una espansione di tale tipo all’URSS; inoltre
Stalin dopo le pesanti perdite imposte dall’esercito tedesco preferì concentrarsi sul
risollevamento dell’economia interna che impegnarsi in un’altra sanguinosa campagna europea.
Durante la Guerra Fredda l’URSS avanzò pretese anche sull’Iran e la Turchia, ma fu sempre
fermata dagli USA, fino a quando nel 1991 si sciolse in stati indipendenti.
Il pensiero realista dei leader sovietici vide la necessità di ridurre la competenza tra est e ovest e
tagliare i costi del Terzo Mondo allo scopo di concentrarsi sul progresso tecnologico e
risollevarsi dal declino economico.
Ciò però non andò secondo i piani, in quanto si risvegliarono nazionalismi latenti provocando il
disfacimento della stessa Unione Sovietica.

ITALIA
Gli studiosi della politica estera italiana sono concordi nell’affermare che nonostante l’Italia sia
stata la più debole delle potenze, cercò anch’essa costantemente di espandersi e guadagnare
potere.

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L’Italia ha sempre avuto notevoli ambizioni (Nord Africa, Corno d’Africa,regioni affacciate
sull’Adriatico), ma non i mezzi per soddisfarle, il suo esercito non avrebbe retto il confronto con
una grande potenza e avrebbe faticato a raggiungere la vittoria anche contro potenze minori, di
conseguenza ha sempre agito diplomaticamente, studiando le sue mosse e intervenendo nei
conflitti qualora sia stato inevitabile ed a fianco all’Alleato disposto ad offrirle concessioni
migliori in caso di vittoria.
Durante la Prima Guerra Mondiale , l’Italia adottò proprio questo comportamento e anche
durante la Seconda, Mussolini sfruttò le vittorie della formidabile macchina da guerra tedesca
per inserirsi nel conflitto quando i giochi (secondo il suo punto di vista) erano ormai fatti, nella
speranza di accaparrarsi parte del bottino.
Osservando questi quattro casi ci appare chiaro che nel momento in cui appare più o meno
fattibile, la manovra aggressiva del realismo offensivo sostenuto da Mearsheimer, è la tattica
preferita dalle grandi potenze.

CORSA AGLI ARMAMENTI NUCLEARI


Mearsheimer poi analizza il comportamento delle grandi potenze sotto l’aspetto nucleare
confutando la teoria del realismo difensivo ossia : in un mondo MAD (dove ciascuna delle
potenze ha la capacità di distruggere l’altra una volta assorbito lo shock del primo attacco
nucleare) le potenze dovrebbero spontaneamente accettare lo status quo.
La Guerra Fredda invece contrasta con questa visione e abbraccia il realismo offensivo di
Mearsheimer che vede le potenze impegnate nella corsa agli armamenti per ottenere l’egemonia
nucleare.
USA e URSS svilupparono nel corso della seconda metà del 1900 numerose strategie di attacco,
focalizzandosi sui punti nevralgici dell’avversario e incrementando sempre più il proprio
arsenale nucleare.
E’ evidente che muovendosi in questa direzione, nella migliore delle ipotesi un progresso
significativo nei confronti della rivale avrebbe garantito netta superiorità, nella peggior delle
ipotesi si avrebbe comunque impedito all’altra parte di conseguire un vantaggio decisivo.

CAP. VII
Sembrano esserci, ad un’analisi superficiale due eccezioni alla teoria del realismo offensivo,
ossia al fatto che le grandi potenze siano esclusivamente dedite a massimizzare la propria quota
di potere mondiale; tali eccezioni sono rappresentate da Stati Uniti e Regno Unito.

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CASO STATUNITENSE
Per quanto riguarda gli Stati Uniti un esame approfondito dimostra che il realismo offensivo
calza perfettamente la situazione, in quanto per tutto il 1800, gli Stati Uniti, confinati in una
stretta porzione di territorio sull’Oceano Atlantico, cercarono di espandersi verso ovest,
acquistando o conquistando territori dalle potenze europee e seguendo quella che veniva
definito come destino manifesto (espandersi attraverso il Nord America per costruire lo Stato
più potente dell’emisfero occidentale), per poi concentrarsi sul consolidamento dello Stato
all’interno dei nuovi confini esistenti (aumentando la coesione tra i popoli, espellendo i nativi
che controllavano la terra di recente acquisizione e costruendo la più potente economia del
mondo ).
Agli inizi del 1900 gli USA erano il paese più ricco della Terra ed il Regno Unito abbandonò
l’annosa rivalità con essi e le proprie aspirazioni nell’emisfero occidentale, sia per potersi
concentrare sul ruolo crescente della Germania in Europa sia perché non aveva più la forza di
tener testa agli Stati Uniti che erano più popolosi, più avanti economicamente e infine non
avevano interesse (o perlomeno non ancora) a proiettare la propria forza attraverso l’Atlantico
come il Regno Unito.
Durante la seconda parte del 1800 e per tutto il ‘900 gli USA seguirono scrupolosamente la
dottrina Monroe, ossia minimizzare se non eliminare l’influenza europea e delle grandi potenze
nelle Americhe: il vero pericolo era la possibilità di un patto antiamericano tra una grande
potenza e uno stato dell’emisfero occidentale, con evidenti effetti negativi per la sicurezza del
paese.
Fu nel 1900 che gli USA terminarono il loro isolamento, secondo la teoria del realismo
offensivo infatti gli Stati Uniti avrebbero dovuto evitare di impegnarsi sul continente a meno
che non vi fosse stato un potenziale egemone europeo difficilmente contrastabile dalle stesse
potenze europee, ma fu proprio ciò che avvenne in Europa, in quanto la Germania nutriva nuove
e rinnovate aspirazioni egemoniste.
Di conseguenza l’ascesa della Germania nelle due Guerre Mondiali e dell’Unione Sovietica
corrisponde a questo modello di bilanciamento esterno costringendo gli Stati Uniti a impegnarsi
direttamente sia in Europa che in Asia con l’ascesa del Giappone poi dell’Unione Sovietica.

CASO DELLA GRAN BRETAGNA


Anche la Gran Bretagna agì come gli Stati Uniti, ossia comportandosi da bilanciatori
d’oltrermare e adottando la tecnica dello scarica-barile quando ciò era possibile, durante la
prima guerra Mondiale apparve però chiaro che la Germania Guglielmina stava acquisendo

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troppo potere rispetto alla Francia e alla Russia che era stata già pesantemente sconfitta
dall’esercito giapponese nel 1905, di conseguenza era necessario intervenire in prima persona
sul continente, come di fatto avvenne anche nella Seconda Guerra Mondiale.

CAP VIII
Bilanciamento e scaricabarile sono le principali tecniche adottate dalle grandi potenze qualora
debbano difendere l’equilibrio di potenza da un eventuale aggressore.
Lo scarica-barile viene preferito al bilanciamento perché chi lo pratica con successo non dovrà
nemmeno combattere in prima persona con l’aggressore.
Ma quando è possibile utilizzare la tecnica dello SCARICA-BARILE?
Ciò che conta, in questa analisi, è soprattutto la costituzione del sistema.
In caso di sistemi bipolari, infatti, lo scarica-barile non può essere utilizzato in quanto non vi è
nessuna altra potenza in grado di contrastare l’avversario, e sarà necessario contare unicamente
sulle proprie forze.
Nei sistemi multipolari bilanciati (dove tutti gli stati detengono una quota pressoché uguale di
potere), lo scarica-barile è molto diffuso soprattutto tra le potenze non direttamente minacciate.
E’ invece meno probabile, ma possibile che lo scarica-barile venga utilizzato in casi di
multipolarità sbilanciata (ossia sistemi multipolari dove tre o più potenze detengono più potere
latente delle altre), in quanto gli stati tenteranno di scaricare l’onore di contrastare il potenziale
egemone alle potenze più forti, ma tuttavia sarà molto probabile che tali potenze saranno
costrette a formare una coalizione di bilanciamento.
Mentre l’aspetto della struttura del sistema chiarisce le possibilità che lo scarica-barile si
verifichi, l’aspetto geografico è utile per individuare i soggetti attivi o passivi.
Gli stati separati dal potenziale aggressore, (da distese d’acqua o perché senza confini comuni)
tenderanno a utilizzare lo scarica-barile, mentre quelli a stretto contatto, con lo stato aggressore
tenderanno a occuparsi direttamente della questione.
In definitiva le frontiere in comune promuovono il bilanciamento, le barriere incoraggiano lo
scarica-barile.
Mearsheimer applica questa teoria alle vicende storiche.

PRUSSIA 1862-1870
La Prussia di Bismarck del 1862 al 1870 riuscì a formare un potente stato nell’Europa Centrale
riunificando territori in seguito a tre guerre successive contro Austria e Francia.

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Regno Unito e Russia non intervenirono nel conflitto perché entrambe vedevano una forte
Germania alle porte, cio nonostante non bilanciarono congiuntamente contro la Prussia
scaricandosi reciprocamente la responsabilità convinti ognuna che l’altra potesse da sola
fermare la Prussia e permettendo così a Bismarck di sconfiggerle una dopo l’altra.
Quindi lo scarica-barile venne attuato principalmente (per Russia,Francia e Austria) a causa
della divisione del potere in Europa e quindi perché non ritennero necessaria una coalizione
bilanciante del potere in Europa.

GERMANIA GUGLIELMINA 1890-19414


Nei venticinque anni precedenti la Prima Guerra Mondiale la Germania unificata intraprese una
rapida crescita che la portò immediatamente prima della Guerra ad essere un potenziale
egemone regionale.
Fino al 1905 però la Germania detenne una quota di potere latente e di potenziale industriale
minore della Gran Bretagna, che unito alla separazione tramite specchio d’acqua
dall’aggressore, permisero a quest’ultimo di utilizzare lo scarica-barile con Francia e Russia,
che sicuramente erano le più dirette interessate. Ma dal 1905 la Russia subì una cocente
sconfitta in Asia contro il Giappone e la Germania accumulò un potere industriale e di
conseguenza un potere latente maggiore degli altri stati europei, Gran Bretagna compresa.
Fu quindi evidente che la Francia da sola non avrebbe potuto reggere il confronto con la
Germania, di conseguenza la Gran Bretagna avrebbe dovuto abbandonare lo scarica-barile e
intervenire direttamente come bilanciatore a fianco di Francia e Russia nella Prima Guerra
Mondiale.

GERMANIA NAZISTA 1933-1941


Per quanto riguarda la Seconda Guerra Mondiale il discorso è lo stesso, in quanto gli Alleati
quali Inghilterra e Francia aspettarono fino al 1939 prima di formare un fronte comune di
bilanciamento in quanto fino a quell’anno la Germania non era ancora un potenziale egemone
(pagava il prezzo della sua rapida ascesa economica) e l’esercito francese e l’Armata Rossa
potevano ancora far fronte individualmente a Hitler.
La Gran Bretagna, protetta dalla Manica giocava a scarica-barile con Francia e URSS, e
quest’ultime facevano lo stesso tra di loro, la Francia rinforzandosi sperava che Hitler avrebbe
preferito attaccare il fronte orientale, mentre Stalin puntava a far scoppiare una lunga e
sanguinosa guerra tra Germania e Francia-Inghilterra (anche perché ora non esisteva più un

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confine tedesco-sovietico, occupato dalla Polonia) addirittura stipulando un patto con Hitler, il
tristemente noto Patto Molotov-Ribbentrop.

GUERRA FREDDA 1945-1990


Durante la Guerra Fredda, gli Usa tentarono di utilizzare lo scarica-barile sull’Europa per
contrastare l’Unione Sovietica, ma appare evidente che non c’erano stati così potenti che
avrebbero potuto accollarsi il compito; anche l’Inghilterra che era uscita vincente dalla guerra
aveva subito pesanti bombardamenti per la sua economia fragile e in declino.
Gli USA tentarono di avviare un processo di sviluppo e integrazione tra gli stati europei e in
effetti ci riuscirono, ma nel periodo della Guerra Fredda furono l’unica potenza in grado di
contenere l’URSS e dovettero inevitabilmente contare solo su se stessi.

Concludendo, la geografia e la distribuzione del potere svolgono un ruolo chiave nel


determinare se le grandi potenze minacciate formeranno coalizioni di bilanciamento contro un
aggressore pericoloso o se ricorreranno allo scarica-barile.
Specificatamente quanto più potere uno stato potenziale egemone controlla, tante meno
probabilità avremo di assistere allo scarica-barile; anche l’avere confini in comune con
l’aggressore, con molta probabilità scoraggerà lo scarica-barile.

CAP. IX
Mearsheimer tenta di spiegare il perché gli stati ricorrano alla guerra.
Il fattore strutturale sembra essere l’anarchia del sistema, ma da sola l’anarchia non è sufficiente
a spiegare la guerra, in quanto l’anarchia è una costante, mentre la guerra non lo è.
L’autore spiega buona parte della causa della guerra, con il sistema di potenze, in quanto un
sistema bipolare è meno portato al conflitto che un sistema multipolare, questo per tre motivi :
a) in un sistema multipolare le combinazioni di stati che possono entrare in conflitto sono
maggiori
b) In un sistema multipolare le asimmetrie di potere tra potenze sono molto più probabili che in
un sistema bipolare, di conseguenza più probabilità che vi sia uno stato con una quota di
potere latente maggiore che le altre potenze.
c) In un mondo multipolare si possono più facilmente commettere errori di valutazione e stima,
ed è difficile prevedere il comportamento di tanti stati, mentre in un mondo bipolare, ogni
stato si trova di fronte un solo principale nemico e l’errore di calcolo è più remoto.

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Inoltre la multipolarità sbilanciata è ancora più pericolosa della semplice multipolarità, in quanto
presenta tutti i potenziali pericoli di quest’ultima ma è aggravata dalla presenza di un potenziale
egemone causando più alti livelli di timore tra le grandi potenze.

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