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ALFREDO ROCCO
Ministro Guardasigilli
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TRASFORMAZIONE
DELLO STATO
Dallo Stato Liberale
allo Stato Fascista
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Anonima Editrice
Roma 1927
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TRASFORMAZIONE
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A L F R E D O ROCCO
Ministro Guardasigilli
LA
TRASFORMAZIONE
D E L L O STATO
Dallo Stato Liberale
allo Stato Fascista
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Anonima Editrice
Roma 1927
X
PROPRIETÀ LETTERARIA
i
INTRODUZIONE
1.
(*) Presentata alla Camera dei Deputati dal Presidente del Con-
siglio dei Ministri, ministro degli Affari esteri (Mussolini), nella se-
duta del 12 gennaio 1925.
— 86 —
L E ASSOCIAZIONI SEGRETE
» E LA MASSONERIA (*)
(*) Discorso pronunciato nel Senato del Regno nella seduta del 19
novembre 1925.
— 46 —
2.
(*) Presentato alla Camera dei Deputati dal presidente del Con-
siglio dei Ministri, Ministro degli affari esteri (Mussolini), di con-
serto col Ministro dell' interno (Federzoni), col Ministro della Giusti-
aia e degli affari di Culto (Rocco), seduta del 18 novembre 1925.
— 60 —
3.
(*) Presentato alla Camera dei deputati nella seduta del 28 mag-
gio 1925 dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro, de-
gli Affai-i Esteri, Commissario dell'Areonautica, Ministro ad in-
terim della Guerra e della Marina Mussolini, di concerto col Mini-
stro dell'Interno Federzoni, col Ministro delle Colonie Lanzadi Scalea,
col Ministro della Giustizia e degli Affari di Culto Rocco, col Mini-
stro delle Finanze De Stefani, col Ministro dell' Istruzione Pubblica
Fedele, col Ministro dei Lavori Pubblici Giuriati, col Ministro del-
l'Economia Nazionale Nova e col Ministro delle Comunicazioni Ciano.
— 77 —
punti direttivi dello Stato, nelle situazioni più delicate, nei mec-
canismi più importanti di tutto il vasto organismo statala,
uomini di sua completa fiducia, uomini i quali, io aggiungo-,
non servivano una idea, servivano un uomo. (Applausi).
Ora noi questo chiediamo ai nostri impiegati; chiediamo
che comprendano la grande idea che ravviva tutto il movimento
fascista, una idea semplice, se pure nuova: l'Italia innanzi
tutto, l'Italia sopratutto, l'Italia sopra la -democrazia, sopra
il liberalismo, sopra la massoneria, sopra l'universalismo. (Vi-
vi applausi).
Nessun impiegato può arrossire, nessun impiegato si può
ritenere diminuito quando ad esso chiediamo questa stessa fede
nazionale che ci anima e ci trascina.
E poiché sono sulla via delle citazioni dei precedenti, bi-
sogna pure che io ricordi quello che fecero i Governi democra-
tici della Francia e quella stessa massoneria che oggi muove
tutta la opposizione al disegno di legge.
SOLERI. Io non c'entro con la massoneria! (Vivi ru-
mori — Commenti).
ROCCO, ministro della giustizia e degli affari di culto.
Quando al Governo francese salì Emilio Combes con il car-
tello delle sinistre, si pretese il conformismo più scrupoloso
di tutti gli impiegati, compresi gli ufficiali, all'idea anticle-
ricale e massonica a cui quel Governo si ispirava.
E furono di quell'epoca le famose fiches con le quali si
ricercava non soltanto l'opinione politica di ogni impiegato
e di ogni ufficiale, ma quella della sua famiglia, a cui si
imbiva di frequentare la chiesa cattolica e la scuola cattolica.
I n nome della libertà e della democrazia questo si faceva:
noi faremo molto meno, ed in nome della Patria! (Appro-
vazioni).
Ci si accusa di confondere con questo disegno di legge
concetti che vanno distinti, di confondere lo Stato col Governo,
e lo Stato col partito.
Sul primo punto la risposta è facile ed è stata data molto
— 85 —
DELLO STATO
« Al Preside di Macerata,
— 99 —
4.
RELAZIONE (*)
I.
— 113 —
II.
LA RIFORMA COSTITUZIONALE.
2 . L E G G E SULLE ATTRIBUZIONI E P R E R O G A T I V E
D E L CAPO DEL GOVERNO, PRIMO MINISTRO
SEGRETARIO D I STATO.
— 129 —
1.
GIURIDICHE.
R E L A Z I O N E SUL D I S E G N O DI L E G G E (*)
12
(*) Prescritta dal Ministro della Giustizia e degli affari di culto
(Rocco) nella seduta della Camera dei deputati del 2G maggio 1925.
— 130 —
* • •
* * *
* » «
* * *
braio 1891 (art. 80); del Paraguay, del 25 novembre 1870 (art. 102
n. 171; del Guatemala, dell'11 dicembre 1879 lart. 77, n. 118); del-
l'Equatore, del 23 dicembre 1906 (art. 81 e 83) ; del Nicaragua, del
30 marzo 1905 (art. 80); del Salvador, del 13 agosto 1886 (art. 90, n. 16) ;
della Columbia, del 4 agosto 1881 (art. 121); di Cuba, del 21 feb-
braio 1901 (art. 40, lJ2 e 68, n. 11); e degli Stati Uniti del Venezuela,
del 27 aprile 1904 (art. 90).
Degna di nota è la Costituzione Messicana, del 5 febbraio 1857
(art. 29), la quale conferisce al Presidente della Repubblica, d'accordo
col Consiglio dei Ministri e con l'approvazione di una Deputazione
permanente, composta di un Deputato per ciascuno Stato o territorio
(nel caso che il Congresso non sia riunito), la facoltà di sospendere
temporaneamente lo garanzie costituzionali nel caso di gravi contin-
genze. La Repubblica di Costarica (Costituzione del 7 dicembre 1871,
riformata nel 1905, art. 92 e 93) attribuisce direttamente ad una Com-
missione permanente, durante la chiusura del Congresso legislativo,
la facolta di sospendere gli ordini costituzionali, in caso di guerra o
sommossa, nonché di emanare, su proposta del potere esecutivo, de-
creti urgenti da sottoporsi al Congresso nella sua prossima riunione.
Il Giappone (Costituzione dell'11 febbraio 1889, articolo 8) rico-
nosce all'imperatore, durante gli intervalli delle sessioni del Parla-
mento, nei casi di urgenti necessità, per mantenere l'ordine pubblico
o per evitare una pubblica calamità, il potere di emanare ordinanze
imperiali con forza di legge. Esse però debbono essere sottoposte al
Parlamento nella sua prima seduta e debbono dichiararsi decadute dal
Governo se il Parlamento non le approva.
— 147 —
* * *
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it., 1865, I, 365), la quale invece riguarda, non un decreto legge, ma.
d titolo 8® del Regolamento doganale 29 ottobre 1561, n. 304, che
stabiliva pene per contravvenzioni non prevedute dalla legge.
— 154 —
* * *
?
SULLA FACOLTÀ DEL GOVERNO DI EMANARE
NORME GIURIDICHE.
del contributo personale che ogni cittadino atto ade armi deve
dare ado Stato per l'organizzazione dede sue forze armate. Vi
è poi la forza bilanciata, altro elemento decisivo, che, riflet-
tendosi suda spesa, diviene materia di legge. E poiché ogni or-
dinamento ded'esercito poggia necessariamente sul reclutamento
e sulla forza bdanciata, basterebbero questi due limiti per ricon-
durre la materia deU'ordinamento mditare nel campo legislativo.
Non ho pertanto difficoltà a dichiarare che tutto l'ordi-
namento ded'esercito è, nel concetto del Governo, materia di
legge e non di regolamento di organizzazione. A questo pro-
i b i t o anzi sono autorizzato a dichiarare che d progetto di
nuovo ordinamento ded'esercito è ormai pressoché ultimato e
sarà presto presentato al Parlamento.
Quanto alla pubblica istruzione, d senatore Schanzer ha
fatto l'obbiezione e ha dato anche la risposta. L'ordinamento
della pubblica istruzione rientra per sé neda facoltà regola-
mentare, ed è giusto che così sia perchè oggi siamo arrivati
a tal punto, mi diceva d collega Fedele, che non possono
mutare i metodi di classificazione degli studenti senza fare una
legge, non si può trasformare lo scrutinio bimestrale in trime-
strale, o viceversa, se non per legge. Orbene, questa è una esa-
gerazione. Se invece consideriamo, non più i rapporti di or-
ganizzazione interna ded'amministrazione deda pubblica istru-
zione, ma i rapporti coi cittadini, l'obbligo dell'istruzione ele-
mentare, per esempio, siamo evidentemente fuori del campo
regolamentare, perchè è in questione la libertà personale dei
cittadini. Con lo stesso criterio vanno risolute le altre que-
stioni che sono state sollevate in questa discussione.
Il senatore Gadini si preoccupa delle cooperative, ma si
tratta evidentemente di enti di diritto privato, che non hanno
nulla da vedere con la organizzazione interna ded'amministra-
zione. Delle cooperative si occupa d codice di commercio; basta
questo per escludere che possano essere disciplinate per re-
golamento.
Quanto alle Casse di risparmio e agli Istituti di emissione,
— 189 —
Paese, esso avrà una vita brevissima, perchè una volta presen-
tato ad una delle due Camere sarà rapidamente preso in esame
e fatto decadere.
:
Io trovo poi molto giusta l'osservazione ded'onorevóle
senatore Gadini. Quando alla coscienza del Parlamento ri-
pugna un decreto in modo da doversene perfino cancedare gli
effetti già prodotti, basterà dichiararlo esplicitamente con
una apposita norma di legge.
Vi è poi il lato politico del problema, che rimane sempre
decisivo.
Se il governo f a un decreto legge che incontra la ripro-
vazione del Parlamento e deda pubbdca opinione, fino al
punto da ritenersi necessario di cancedarne gli effetti pro-
dottisi medio tempore, si darà luogo a una crisi politica, la
cui soluzione darà anche la soluzione del problema legislativo.
Un'altra difficoltà è stata sollevata a proposito delle
condanne penali. Anche in questo io non posso che associarmi
ade giustissime osservazioni del relatore. Non sarà molto pro-
babile che si facciano decreti che creino nuovi reati, ma il caso
può darsi. Se un decreto-legge di questo genere non è conva-
lidato e decade, si applicherà l'articolo 2 del codice penale.
Facciamo l'ipotesi di condanna penale emessa in base ad un
decreto- legge, che cessi di aver vigore per negata ratifica o
per scadenza del termine. È chiaro che siamo nel caso di una
legge abrogata, in luogo della quale riprende vigore la legge
vecchia.
Abbiamo dunque un mutamento di legislazione e perciò,
se la legge nuova è più favorevole, si applicherà la legge nuova
con effetto retroattivo.
L'onorevole senatore Perla ha mosso qualche critica al
termine biennale, che gli sembra troppo breve. Egli è dunque,
in certo senso, più realista del Ee, più governativo del Go-
verno. A noi il termine biennale sembra sufficiente. E vero
che, il fatto che il Parlamento non si è occupato del decreto
in questo periodo di tempo, potrebbe f a r presumere la sua
— 193 —
campo tecnico che a quello politico, nei confini del quale può
esplicarsi l'opera individuale e separata dei vari ministri. Anche
a questo campo la pratica antica estendeva la responsabilità
solidale del Gabinetto. La pratica recente l ' h a giustamente
esclusa.
La posizione costituzionale del ministro presidente è uscita
dunque rinvigorita e resa più precisa da questa evoluzione. I l
primo ministro è d vero Capo del Governo, che dà unità ada
sua composizione ed alla sua azione: unità d'indirizzo politico,
non solidarietà nei dettagli tecnici ded'azione.
Il disegno di legge, che sottoponiamo al vostro esame,
mira a definire con chiarezza questa posizione.
I rapporti del Governo di fronte alla Corona restano
quali sono definiti dallo Statuto. Il Re, che riassume in sè
l'unità dello Stato ed è capo e partecipe dei tre poteri, è anche
il Capo Supremo del potere esecutivo (articolo 5 dello Statuto).
Ma, per la irresponsabdità costituzionale, che accompagna tutti
i suoi atti, per cui ogni suo decreto deve essere contro-
firmato da un ministro responsabde (Statuto, articolo 76),
egli esercita questo potere per mezzo dei suoi ministri. I mi-
nistri essendo costituiti in un Gabinetto, che opera unitaria-
mente sotto la direzione di un capo, d primo ministro, o mi-
nistro presidente, il Gabinetto, o Governo, è effettivamente lo
strumento, per mezzo di cui il Re esercita il potere esecutivo.
Giustamente si parla, nell'uso corrente, di «Governo del R e » .
Ed esattamente l'articolo 1 del disegno di legge dichiara,
ìdustrando con assoluta fedeltà lo Statuto, che il Re esercita
d potere esecutivo per mezzo del suo Governo; che d Governo
del Re è costituito dal primo ministro e dai ministri, e che
il primo ministro è Capo del Governo. I ministri restano, come
d primo ministro, ministri del Re, e sono, come d primo
ministro responsabili verso di lui; questo dichiara appunto l'ar-
ticolo 2 dei disegno di legge. Ma, agendo sotto la direzione del
primo ministro essi sono altresì responsabili verso di questo,
come lo stesso articolo 2 stabdisce. Identificato, come si deve,
— 200 —
ATTRIBUZIONI E PREROGATIVE
DEL CAPO DEL GOVERNO.
DISCORSO AL SENATO ( * )
ti
— 211 —
RELAZIONE AL DISEGNO D I L E G G E « D E L E G A A L
GOVERNO DEL R E D E L L A FACOLTÀ DI EMEN-
D A R E I L CODICE P E N A L E , I L CODICE D I P R O C E -
DURA P E N A L E , L E L E G G I SULL' ORDINAMENTO
GIUDIZIARIO E D I A P P O R T A R E NUOVE MODIFI-
CAZIONI E AGGIUNTE AL CODICE CIVILE ». (*)
(*) Presentata alla Camera dei Deputati nella seduta del 30 gen-
naio 1925.
— 212 —
CODICE PENALE.
nato col maggiore rigore per evitare l'abuso dei ricorsi. I casi-
di ricorso, le sentenze contro cui si può ricorrere, la distribu-
zione della competenza tra le due sezioni penali della Corte di
Cassazione, la enumerazione dei casi di annullamento senza
rinvio, sono i punti che più abbisognano di essere riveduti e
migliorati. Il deposito di una somma a garanzia del pagamento
della multa nei casi di ricorso infondati deve essere preso in
opportuna considerazione.
Infine la revisione dei giudicati venali appare meritevole
di un miglior regolamento legislativo. Conviene esaminare
l'opportunità di ammettere altresì la revisione dei giudicati, di
proscioglimento, specie in caso di sopravvenuta confessione
dell' imputato prosciolto.
ORDINAMENTO GIUDIZIARIO
17
— 258 —
— 277 —
LA RIFORMA SOCIALE
I.
XX.
III.
— 336 —
23
— 838 —
IV.
— 345 —
V.
VI.
vn.
si ispirò, nei suoi giudizi, non di rado, più alle vere o sup-
poste necessità politiche del momento, che a ragioni di giu-
stizia. Orbene, la legge vuole che la politica esuli comple-
tamente dal campo della giurisdizione del lavoro e che il
Governo come potere esecutivo, rimanga estraneo a conflitti,
i quali invece debbono essere risoluti secondo la giustizia da
un magistrato imparziale ed indipendente. Del resto lo stesso
senatore Loria ha concluso la sua critica con una semplice
esortazione, quella di considerare l'opportunità di una pre-
parazione tecnica, speciale dei magistrati che saranno preposti
a questa funzione; e credo anch'io che potremo, con vari prov-
vedimenti, ottenere una preparazione tecnica, speciale dei
magistrati destinati a costituire la magistratura del lavoro.
Del resto, già nell'ordinamento attuale non manca la possi-
bilità ai magistrati di acquistare esperienza nelle questioni di
carattere economico. Le sezioni commerciali dei tribunali, ad
esempio, sono già oggi un campo di preziose esperienze, di
cui i nostri magistrati sanno trarre eccellente profitto. Del
resto, ad integrare le cognizioni tecniche ed economiche dei
magistrati di carriera, stanno i due giudici esperti, previ-
sti dal disegno di legge.
A questo proposito desidero eliminare un dubbio che può
venire, e che è venuto a taluni, nell'interpretazione della di-
sposizione di legge che introduce i due giudici esperti nella
magistratura del lavoro. I due esperti sono giudici come gli
altri e partecipano alla formazione del Collegio, quindi il
Collegio, che giudicherà presso le corti d'Appello sulle que-
stioni del lavoro, sarà composto di cinque giudici; tre togati
(tre magistrati di appello) e due giudici esperti, i quali però,
alla pari dei magistrati togati, prenderanno parte alle deci-
sioni ed avranno voto deliberativo. È bene che ogni dub-
bio sia eliminato in proposito.
Ed anche circa le critiche del senatore Loria, intorno al
divieto dello sciopero ed alle pene che sono comminate per
coloro i quali infrangono il divieto, non ho niente da aggiun-
— 391 —
— 400 —
* * *
INTRODUZIONE Pag. 5
I.
L E LEGGI D I D I F E S A .
II.
L A RIFORMA COSTITUZIONALE.
III.
IV.
L A RIFORMA SOCIALE.