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4.

IL COMUNISMO IN UNIONE SOVIETICA

Le terribili condizioni militari, sociali ed economiche in cui si trovava la Russia


nel febbraio 1917 spinsero la popolazione ad abbattere il potere dello zar
Nicola II. La Rivoluzione di febbraio fu seguita dalla Rivoluzione di ottobre,
grazie alla quale i bolscevichi guidati da Vladimir Lenin imposero alla Russia il
potere dei soviet. Al termine di una sanguinosissima guerra civile, il
comunismo trionfò e nacque l’URSS, Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche. Nel 1924 il potere fu assunto da Stalin, il quale impose una
dittatura che costò ai russi milioni di morti e l’annientamento di ogni diritto
civile e di ogni libertà.
4.1 La Rivoluzione russa

Il 27 febbraio 1917 (secondo il calendario russo) una rivoluzione scoppiata a


Pietrogrado (oggi San Pietroburgo) mette fine al potere degli zar di Russia.
Il nuovo governo, guidato da Alexandr Kerenskij, di ispirazione liberale, non
riesce però a fronteggiare l’instabilità sociale, il peggioramento della
situazione al fronte e la conseguente insoddisfazione dei soldati, dei
contadini e degli operai. Nel paese cresce l’influenza e la forza dei soviet,
consigli di lavoratori guidati dai partiti socialrivoluzionario e
socialdemocratico: quest’ultimo è a sua volta diviso tra menscevichi, più
moderati, e bolscevichi, sostenitori della dittatura del proletariato.
4.2 La conquista del potere da parte dei bolscevichi

I bolscevichi di Vladimir Lenin approfittano della situazione conquistando il


potere nella Rivoluzione d’Ottobre (24-25 ottobre secondo il calendario
russo).
Nel gennaio 1918, dopo un colpo di stato, i bolscevichi sciolgono l’Assemblea
Costituente da poco eletta: attuano l’immediata distribuzione della terra ai
contadini, aboliscono la proprietà privata, sottopongono l’economia al
controllo dello Stato, assumono il nome di Partito comunista e dichiarano
l’uscita della Russia dalla guerra, firmando la pace di Brest-Litovsk (3 marzo
1918), che costa all’ex regno zarista pesanti perdite territoriali in Polonia e
Ucraina.
4.3 La guerra civile e la nascita dell’Unione Sovietica

Tra il 1918 e il 1921 si combatte una terribile guerra civile. I bolscevichi


lottano per mantenere il potere appena conquistato. Gli zaristi (i “bianchi”),
sostenuti dalle maggiori potenze europee, che temono che la rivoluzione
possa espandersi anche fuori dalla Russia, vogliono riportare sul trono i
Romanov; proprio per evitare un possibile ritorno della monarchia, il 17 luglio
1918 lo zar e tutta la famiglia reale vengono giustiziati dai bolscevichi. I
contadini si ribellano alla requisizione dei raccolti, effettuata per sostenere le
città e l’Armata Rossa. Ucraini, bielorussi e caucasici desiderano rendersi
indipendenti dal potere russo.
La guerra civile termina con la vittoria dei bolscevichi, che il 30 dicembre
1922 proclamano la nascita dell’URSS, Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche.
4.4 Dal comunismo di guerra alla Nep

Negli anni di guerra civile Lenin impone al paese il comunismo di guerra per
assicurare il pieno sostentamento all’armata Rossa e vincere così la guerra.
L’intera economia nazionale passa sotto il controllo statale: ciò provoca un
crollo dell’economia e un diffuso malcontento tra la popolazione.
Le condizioni dei sovietici migliorano solo verso la metà degli anni Venti,
grazie alla Nep, la Nuova politica economica. Si ha allora un ritorno parziale
alla proprietà privata e ai metodi dell’economia capitalistica.
4.5 La dittatura di Stalin

Dopo la morte di Lenin, nel 1924, a capo dell’Urss si pone Josif Stalin, che in
poco tempo afferma il proprio governo personale sull’intera Russia,
imponendo il principio del “socialismo in un solo Paese”. Prima di impegnarsi
a esportare il comunismo, infatti, l’Urss deve rafforzarsi e diventare una
grande potenza. Con questo obiettivo, l’agricoltura viene collettivizzata nel
1929 e a partire del 1928 prende avvio un processo di industrializzazione
forzato, basato su piani economici quinquennali.
Nonostante il peggioramento delle condizioni di vita della popolazione, la
pianificazione fa in pochi anni dell’URSS la terza potenza industriale del
pianeta. La dura repressione poliziesca e la gigantesca rete di campi di
concentramento (gulag) rendono la dittatura di Stalin una delle più
sanguinarie del Novecento, causando milioni di morti e isolando la Russia dal
resto del mondo.

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