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Sara Bignotti

REALISMO E IDEALISMO IN EMANUELE SEVERINO


Unidentit problematica

1. Il dibattito sul nuovo realismo e i fondamenti


Il problema del realismo intrinseco alla storia della filosofia, la
attraversa come un fiume carsico a tratti emergente, a tratti nascosto.
Per dimostrarlo non occorre il sostegno delle argomentazioni di un filosofo che, proprio esaminando e discutendo la corrente che di nome
vi si oppone lidealismo , ha investito di quel problema lintera sua
riflessione: Emanuele Severino. Per meglio dire, il suo discorso implica una presa di posizione rispetto al realismo, in quanto ne smaschera
levoluzione e la struttura di fondo. Di evoluzione infatti si tratta, e basta osservare lo svolgimento del pensiero occidentale per comprendere
lantichit del problema che consiste sin dalla filosofia greca nella semplice domanda: che cosa reale? Cos ci che osservo, ci che penso?
Di qui la distinzione fra cosa, idea e simulacro, stigmatizzata nel mito
platonico della caverna e rigorizzata nel grandioso sistema aristotelico.
Cosa si intende per realt? Qual il principio delle cose? Interrogativi
che, se ingenuamente posti dai primi filosofi, virando dallontologia
(che ha per oggetto lessere) alla gnoseologia (che ha per oggetto la
conoscenza dellessere), nella filosofia moderna assurgono in un primo
tempo a problema, tematizzato come tale nellidealismo in una prospettiva del tutto nuova sulla quale vorremmo sostare. Di questo itinerario
problematico v traccia sin dai primissimi scritti severiniani, in actu
exercito gi in Studi di filosofia della prassi (1962)1 dove si interrogava
Ora in raccolta in E. Severino, Studi di filosofia della prassi (1962), Adelphi, Milano 1984,
cfr. in particolare, la prima parte, sul senso della verit (Eliminazione di certi equivoci circa la
pluralit delle filosofie, pp. 73-85; Nota su uno sviluppo possibile del problematicismo (e su alcune confusioni del medesimo), pp. 87-94). Il tema gi sotto traccia in Id., La struttura originaria
(1957) (1 ed. La Scuola, Brescia 1958-2012; 2 ed. Adelphi, Milano 1981), cfr. ad esempio, sul
significato ingenuo di realt, i paragrafi Storia della filosofia e molteplicit dei soggetti; e La
filosofia e le filosofie (1 ed., pp. 21-26), ma anche i concetti di aporia e dialettica (infra); e negli
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sul rapporto fra prassi e verit, in actu signato nellanalisi storiografica


del realismo compiuta nel volume Istituzioni di filosofia (1968)2, che
riproduce un ciclo di lezioni tenute allUniversit Cattolica di Milano
prima del suo allontanamento dalla stessa sul rapporto tra certezza e
verit, ma anche nellesplicito confronto fra realismo e intellettualismo,
attualismo, problematicismo sviluppato in saggi successivi3. La problematizzazione del concetto di realt il fulcro attorno a cui si articola il
discorso severiniano, che si pu senzaltro considerare una delle prospettive pi significative della riflessione contemporanea sul realismo,
a partire dal dialogo con il suo maestro, e maggiore interlocutore, Gustavo Bontadini. Se questultimo ha dedicato i suoi studi a idealismo
e realismo, gi declinandoli come non opposti con il chiaro intento di
rifondare una metafisica che riabilita il realismo stesso4, Severino libero dal vincolo metafisico considerato, daccapo, un presupposto naturalistico , a partire dal concetto di essente (ci che nella sua opposizione al non essere) ha osservato spregiudicatamente la dialettica
tra idealismo e realismo, mostrandone il comune errare, quasi fossero
volti della stessa medaglia, figure dello stesso controsenso originario. Se i percorsi dei due filosofi hanno un punto di tangenza nella definizione di coscienza trascendentale e unit dellesperienza, pur
con le dovute differenze, per la comune riflessione sullidealismo gentiliano, decisamente divergono negli esiti e nello sviluppo che riguarda
la critica del realismo. Il rigore logico del discorso severiniano, che
da decenni si svolge attorno a questo tema e di recente si calato nel
dibattito sul cosiddetto ritorno del realismo, risulta illuminante sulla
cosa stessa, al di l delle mode filosofiche e delle dissonanti posizioni
in campo: con essa intendiamo il terreno comune su cui germinano
realismo e idealismo. Questo limitato aspetto, teoretico, quanto ci
proponiamo qui di far affiorare.
scritti Ritornare a Parmenide (1964) e Poscritto (1965), poi confluiti in Id., Essenza del nichilismo
(1 ed. Paideia, Brescia 1972; 2 ed. Adelphi, Milano 1982).
2
E. Severino, Istituzioni di filosofia, Morcelliana, Brescia 2010, in part. capp. i-iv.
3
Cfr. E. Severino, Oltre il linguaggio, Adelphi, Milano 1992, pp. 77-118 (in particolare Attualismo e problematicismo, infra, precedentemente apparso in AA.VV., Il pensiero di Ugo Spirito, Istituto Enciclopedia Italiana, Roma 1988-1990).
4
Cfr. G. Bontadini, Studi sullidealismo, Vita e Pensiero, Milano 1995 (in part. i saggi: Realismo gnoseologico e metafisica dellessere, pp. 255-273; e Idealismo e Realismo, pp. 276-295).
Cfr. anche Id., Dallattualismo al problematicismo, La Scuola, Brescia 19592.

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La premessa sulla datazione giovanile degli studi severiniani sul


tema utile a contestualizzare i suoi interventi pubblici sgombrando il
campo dallillusione che ci si possa trovare di fronte ad argomenti del
tutto nuovi, come intendono presentarsi nel neorealismo di Maurizio
Ferraris, Umberto Eco ed altri5, ed funzionale a circoscrivere senza
indugi, ma con chiarezza e distinzione, loggetto teoretico da sempre
in questione: ci che , lessere in quanto tale o realt che la si
voglia chiamare, come oggetto del conoscere. Se come in molti con
Severino ritengono il realismo affermato nellormai celebre Manifesto6 nuovo nella forma con cui si impone piuttosto che nel contenuto
in quanto si colloca a monte di quello svolgimento cui si faceva cenno, interessante portare in evidenza sia lo svolgimento sia il contenuto
come va nitidamente determinandosi negli scritti severiniani. A tal fine,
senza addentrarsi nella contingenza del dibattito, richiamiamo qui solo
alcuni passaggi decisivi del contributo attuale di Severino sul tema,
rinviando poi alla struttura argomentativa dei suoi scritti per far luce sui
fondamenti stessi del problema.
2. Realismo ingenuo e realismo filosofico
Lo svolgimento. Secondo Severino c un passaggio necessario dal
realismo, alla filosofia moderna, allidealismo e con ci intende descrivere il carattere organico della storia della filosofia, che la storia
della verit7. Se dunque, hegelianamente, la storia della filosofia non
pu considerarsi una successione di opinioni giustapposte, bens un
processo dello spirito verso lautocoscienza di se stesso, la questione
del realismo nel suo irrompere nel dibattito filosofico di questi ultimi
anni merita, anzi necessita di unindagine e una discussione pi approfondita intenzione di questo fascicolo di Hermeneutica che ne
mostri le linee di sviluppo e di ripresa, gli argomenti e le confutazioni e
con ci lintelaiatura fondamentale.
Il contenuto. Il contributo di Severino intende far emergere secondo
la logica della necessit la mossa teoretica, inespressa dai suoi stessi
AA.VV., Bentornata realt. Il nuovo realismo in discussione, Einaudi, Torino 2012.
M. Ferraris, Manifesto del Nuovo Realismo, Laterza, Roma-Bari 2012 (una sua prima versione era apparsa sulle pagine di La Repubblica, 8 agosto 2011).
7
E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 7 e pp. 37-39.
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sostenitori, che sta dietro al realismo in quanto tale, al di l della contingenza storica. Per ricostruirne i tratti, lungo i quali si snoda la lunga riflessione severiniana, riprendiamo i suoi recenti interventi prima
sulle pagine del Corriere della Sera poi in volume, dove ha cercato
di fare chiarezza sullimpostazione di quello che qui indichiamo come
problema-realismo.
Ponendo attenzione a quello che si chiamato svolgimento del pensiero, e dal quale emerge il contenuto o nucleo filosofico del problema,
in primo luogo necessario distinguere tra realismo empirico o del
senso comune e realismo filosofico; una distinzione che non pare ancora del tutto accertata. In secondo luogo, ma non secondariamente,
bisogna cogliere la portata della svolta trascendentale. Due interventi,
apparsi a distanza circa di un anno, offrono una sintesi efficace per questo doppio chiarimento pur senza strizzare locchio alla semplificazione
giornalistica, e a questo fine li richiamiamo. Il primo risale al 31 agosto
2011; il secondo al 16 settembre 2012, cui seguito, il 30 novembre
2012, un incontro pubblico allUniversit di Padova sul nuovo realismo, con Maurizio Ferraris, Giulio Giorello e lo stesso Emanuele Severino. Scrive Severino:
Ferraris vuol far rivivere fatti, verit e realismo dando come cosa per
s evidente (almeno cos sembra) che la realt esista indipendentemente dalla
coscienza umana, la quale sarebbe per capace di conoscerla con verit, scorgendo appunto i fatti, ed essendo quindi una certezza che ha come contenuto
la verit. Con fatica, si potrebbe far rientrare questo modo di pensare in ci che
Hegel chiamava appunto identit di certezza e verit8.

La prima critica avanzata quella di considerare come una famiglia


di sinonimi fatto, realt, verit, certezza. Severino si appella a
Hegel per fare chiarezza e distinzione fra questi concetti che richiedono
una pi precisa determinazione. Allidentit di certezza e verit, come
si detto, Severino aveva dedicato un ciclo di lezioni ora rinvenibili nel
gi citato volume Istituzioni di filosofia9, fondamentale per discernere
risolutamente fra senso comune e filosofia: questultima hegeliana8
E. Severino, Nuovo realismo, vecchio dibattito. Tutto gi conosciuto da millenni, in Corriere della Sera, 31 agosto 2011; art. confluito poi in Id., La potenza dellerrare. Sulla storia
dellOccidente, Rizzoli, Milano 2013, pp. 212-216, cit. p. 213.
9
Id., Istituzioni di filosofia, cit., cap. i, pp. 7-33.

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mente tenuta a procedere per deduzione, o giustificazione, delle sue


categorie, dei suoi argomenti, dei suoi problemi e, anzitutto, dando giustificazione del concetto di verit.
Il realismo antico , insieme, una forma immediata, o ingenua, di idealismo. Per lidealismo, infatti, la realt non che il contenuto del pensiero; e
per il realismo la realt, il mondo vero ci di cui siamo certi [...] Ma questa estrema vicinanza del realismo immediato allidealismo insieme estrema
lontananza, giacch il realismo non giunto ancora alla coscienza della necessit di opporre la certezza alla verit [...] La filosofia moderna da Cartesio
a Kant laffermazione di questa opposizione [...] una critica del realismo
tradizionale10.

Troviamo sintetizzate in poche battute le tappe di quello svolgimento necessario del pensiero illustrato nellindagine severiniana.
Procedendo, secondo Hegel anche il pensiero filosofico in un primo
momento si pone come il senso comune rispetto alla realt, vale a dire
affermazione immediata di certezza e verit (filosofia antica); successivamente passa tuttavia dalla opposizione di certezza e verit (filosofia
moderna) al superamento dellopposizione attraverso laffermazione
mediata dellidentit di certezza e verit (idealismo). La storia della
filosofia, secondo Severino, resta scandita da questi tre fondamentali
atteggiamenti11. Con certezza si intende una determinazione soggettiva: la convinzione che la verit sia questo mondo di cui appunto sono
certo (tale il senso comune). La verit, filosoficamente intesa, che in
questo suo primo grado coincide con la filosofia realistica, ossia con il
realismo, la riflessione che invece afferma la verit del mondo esterno
indipendentemente dalla certezza. Continua Severino:
Ma, proprio perch conferma il senso comune, il realismo filosofico non
il senso comune. La filosofia, infatti, viene alla luce evocando un senso prima sconosciuto della parola verit il senso che domina lintera tradizione
dellOccidente dai Greci a Hegel, a Einstein; cio la verit come scienza
(episteme) incontrovertibile, fondata su principi primi innegabili e per s evidenti ; e il realismo filosofico ritiene che il senso comune abbia verit. Ma
la filosofia a conoscere la verit del senso comune, non il senso comune12.
Ibi, p. 15 (cap. i).
Ibi, p. 9 (cap. i).
12
E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 213.
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Emerge la potenza della filosofia che, pur nella sua forma primitiva
e per Severino errante o nichilistica quanto la sua forma pi evoluta
in quanto perde di vista la vera natura dellessente , si eleva al di sopra
di ogni altro sapere perch un sapere epistemico, scientifico, orientato
al vero, secondo il significato greco di episteme, come ci che sta,
fermo e immutabile. Questo il senso primo del realismo, messo in
luce da Severino.
Per avere un esempio della potenza e complessit concettuale del realismo
filosofico si tenga ancora sottocchio (cfr. sezione prima, cap. iii) questo passo
dellEtica Nicomachea di Aristotele: Ci di cui abbiamo scienza non pu essere diversamente da come ; delle cose che possono essere diversamente, invece, quando siano fuori della nostra osservazione, rimane nascosto se esistano
o no. (La parola osservazione traduce la parola theorein: losservazione
appunto, la manifestazione del mondo, che accade con lesistenza delluomo).
Si pu dire che in questo passo sia addirittura anticipato quellimportante atteggiamento del pensiero contemporaneo che la fenomenologia fondata
da Edmund Husserl, per la quale verit tutto, ma anche solo ci che osservabile (manifesto, immediatamente presente, sperimentabile); e quindi non
possibile che, con verit, venga affermato qualcosa intorno a ci che non
osservato.
Proprio per questo la fenomenologia non una conferma del nostro senso
comune13.

La storia della filosofia in dialogo con il senso comune, dalle sue


origini a tutto il Novecento, muovendo per da un realismo ingenuo
a quello filosofico: la stessa fenomenologia, nellintento di salvare i
fenomeni, tornando cos alla realt intesa come ci che osservabile
con evidenza, si distanzia dal senso comune.
Il realismo filosofico greco si sviluppato nella filosofia patristica e scolastica (Agostino, Tommaso etc.) e quindi nella dottrina della Chiesa cattolica
e delle altre Chiese cristiane, e poi nel Rinascimento e nella stessa filosofia
moderna prekantiana, che per procede a una forma pi elaborata di conferma
del senso comune. E il realismo stato messo in questione da Kant e dallidealismo, per poi riaffacciarsi in varie correnti della filosofia degli ultimi due
secoli, Marx e marxismo compresi14.
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Ibi, pp. 213-214.


Ibi, p. 214.

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Gli snodi decisivi per comprendere il problema-realismo coincidono con la svolta moderna prekantiana e kantiana e idealista. La
critica severiniana si insinua l dove il realismo nega, potremmo dire,
la sua vocazione filosofica per tornare al livello di senso comune
questo leffetto di far coincidere certezza e verit senza mediazione.
Il nuovo realismo fa leva sul linguaggio della scienza, cos come la
filosofia analitica invita a tornare alla scienza moderna, tralasciandone per il senso di episteme, cio di tesi filosofica, veritativa nel
senso che in grado di opporre certezza e verit. Certo, anche la
scienza moderna rappresenta una frattura nel cammino dellautocoscienza, perch ipostatizza la realt e cos si preclude di conoscerla:
ma una frattura consapevole, volontaria. Da l non pu che giungere
allammissione della propria finitezza, allincapacit di presa sulla realt e allimpossibilit di ammettere una verit assoluta. Un cammino,
necessario, che da Cartesio giunge fino a Nietzsche: la morte di Dio
e con esso della verit. Un cammino, per, dal quale emerge anche
lo statuto epistemologico della filosofia: la frattura rappresenta un
balzo in avanti rispetto al senso comune che risiede nel giudizio
empirico e un balzo indietro rispetto alla pretesa veritativa della
scienza, e della stessa filosofia. Se la scienza moderna volge verso il
verificazionismo (Hume) e il falsificazionismo (vale a dire, vero fino
a prova contraria, direbbe Popper), cosa pu esserne del realismo
filosofico? Significa che il realismo epistemologico ormai precluso, non resta che il realismo ontologico e metafisico. Questo processo,
o svolgimento del realismo, che investe il ruolo della filosofia, va da
Cartesio e Kant, e poi ha una torsione a partire da Hegel fino a Gentile
e al neoidealismo italiano. Scomparso dal dibattito, questultimo per
Severino ne la chiave di lettura.
Rispetto a questo svolgimento, il nuovo realismo compie un passo indietro, perch non riflette su se stesso, sui suoi limiti, ma sembra
tornare al punto di partenza. E cade in contraddizione: come pu una
scienza senza pretesa veritativa e un realismo in tal modo formulato
elevarsi al di sopra del senso comune, del quale peraltro si avvale per
giustificarsi filosoficamente? Delle due luna: se non pi tempo di
verit, sostiene da decenni Severino, se il sogno della verit finito, allora la parola verit non pu significare altro che capacit di
dominio, potenza, e la parola errore impotenza. La verit di una

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teoria decisa dallo scontro pratico con lavversario15. Ci sporgiamo


in questo modo sulla soglia di in un altro capitolo del discorso severiniano, pur strettamente correlato, inerente il nucleo fondamentale del
nostro tempo, il nichilismo appunto ossia la raggiunta autocoscienza
della fragilit della verit rispetto allepisteme (sapere stabile), nel quale non opportuno qui entrare. Lo lasciamo sullo sfondo del discorso,
orientato qui non tanto alla contingenza del dibattito quanto piuttosto
alla struttura problematica e alle insidie che il realismo tende, come
approccio della filosofia, quandanche essa creda di distanziarsene o
trovarne una soluzione virtuosa. La questione gnoseologica, sorta in et
moderna come problema della realt pensata, nellimmagine del ponte soggetto-oggetto, non si aggira: aver presa su una presunta verit
esterna impossibile. Lidealismo si risolve per una verit mediata dal
pensiero, inteso come Assoluto divenire. La speculazione di Gentile
il punto culminante di questo processo: distruggendo ogni immutabile
qualifica come sommo immutabile il pensiero.
Sebbene possa sembrare inverosimile, tale nucleo infatti ci che fa diventar
reale la dominazione del mondo da parte della tecnica destinata a questo
dominio nonostante altre candidature, ad esempio quella capitalistica, politica,
religiosa, e anche se la tecno-scienza (ma non solo essa) non ancora in grado
di prestare autenticamente ascolto alla filosofia. Quel nucleo mette in luce che
ogni Limite assoluto allagire delluomo, cio ogni Essere e ogni Verit immutabile della tradizione metafisica, impossibile; e dicendo questo non solo
autorizza la tecnica a oltrepassare ogni Limite, ma con tale autorizzazione le
conferisce la reale capacit di superarlo. [...] Tra i pochi abitatori del nucleo essenziale c sicuramente il pensiero di Nietzsche. Ma anche quello di Giovanni
Gentile, la cui radicalit ben superiore a quella di altre pur rilevanti figure
filosofiche, di cui tuttavia continuamente si parla16.

I sostenitori del nuovo realismo trovano invece argomenti per una


nuova formulazione proprio nella conferma sociale, valoriale, politica
(la forma democratica e liberale dominante): il realismo si impone nelle
vesti di una Weltanschauung filosofica, una visione del mondo dove
gli oggetti compaiono o scompaiono senza che luomo, e il suo pensieE. Severino, Legge e caso, Adelphi, Milano 1979.
Cfr. E. Severino, Il senso del Nuovo Realismo, in Corriere della Sera (La lettura), 16
settembre 2012; art. poi ripreso e ampliato in La potenza dellerrare, cit., pp. 216-226 (Intorno a
Nietzsche, Gentile, Heidegger; Realismo e idealismo in relazione allostacolo); cit. p. 216.
15
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ro, ne possano avere controllo, ma che troverebbe conferma ovunque17.


Il realismo cos formulato sarebbe una soluzione in grado di opporsi al
dogmatismo, epistemologico e metafisico, ritenendo di aver superato
il dilemma tra intentio recta e obliqua. Il tema della adaequatio tra intelletto e res rimane piuttosto aperto o, meglio, indiscusso tant che
questi sostenitori non si confrontano con Gentile, lautore italiano che
pi ha fatto suo questo dilemma nel 900. Anche Markus Gabriel18
convinto sostenitore di un nuovo realismo, che condivide con Ferraris, fornendo un argomento disarmante, nel quale scompare del tutto la
questione gnoseologica: C qualcosa che noi non abbiamo prodotto, e
proprio questo esprime anche il concetto di verit19. Risponde a questa
asserzione Severino:
Ma lidealista e quellidealista rigoroso che Gentile risponderebbero che,
certo, questo o quellindividuo non producono il fatto consistente nella
produzione umana di qualcosa, e tuttavia questo fatto pensato (anche da
Gabriel, sembra) e, in quanto pensato, non pu essere, come invece questo
libro sostiene, una realt indipendente dal pensiero, ossia da noi in quanto
pensiero20.

Severino mostra come, se si prende sul serio la svolta trascendentale, di cui ora riprendiamo i tratti essenziali, non sia pi plausibile e
sostenibile una posizione di realismo ingenuo, quale sostenuta nella
precedente asserzione. Questo sarebbe un grande passo indietro rispetto
allo svolgimento del pensiero occidentale.
Certo, la difficolt maggiore capire il carattere trascendentale del pensiero, che si presentato in modo sempre pi rigoroso da Kant allidealismo tedesco e al neohegelismo di Gentile. Lal di l di ogni pensiero, lassolutamente
Altro, lIgnoto, gli infiniti tempi in cui luomo non cera e non ci sar: ebbene, di tutto questo possiamo parlare solo in quanto tutto questo pensato. Per
questo Gentile afferma che il pensiero non pu essere trasceso e che esso a
trascendere tutto ci che si vorrebbe porre al di l di esso e come indipendente
da esso. Questo trascendimento la verit.
17
Cfr. contro la dittatura del presente o della realt la prospettiva ermeneutica, difesa dallaccusa di relativismo e nichilismo e valorizzata come inesausta interpretazione, sostenuta da G.
Vattimo nel volume: Della realt. Fini della filosofia, Garzanti, Milano 2012.
18
M. Gabriel, Il senso dellesistenza, Carocci, Roma 2012.
19
Ibi, p. 21.
20
E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 219.

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Lidealistica trascendentalit del pensiero stata sostituita oggi dal consenso, cio dallaccordo sociale su un insieme di convinzioni. Insieme a molti
altri Popper vede nel consenso il fondamento della verit. vero ci su cui
la comunit pi ampia possibile daccordo. Anche Vattimo sostiene questo
concetto della verit: per lui il linguaggio, entro cui tutto si presenta, il linguaggio della comunit21.

Il nuovo realismo, privo di verit, si lascerebbe alle spalle, in una


sola volta, la prospettiva gnoseologica e metafisica.
3. La svolta trascendentale: idealismo realismo
Si insistito sul realismo come problema e, se in filosofia le parole hanno un peso diverso rispetto alluso comune, anche questa va
giustificata e approfondita. Problema, e non semplicemente tema, perch d a pensare: il realismo uno scoglio del pensiero, come emerso
nel discorso svolto sin qui. Chiama in causa lantica questione del rapporto, o opposizione, tra soggetto e oggetto, appunto detta questione
gnoseologica e sopra richiamata. Nel momento in cui si parla di realt,
o oggetto, si introduce un soggetto. Per questo motivo il realismo non
riducibile a una corrente, che possa rinnovarsi di abito e cos celare
la sua struttura essenziale, ma va considerato come una questione con
la quale n pi n meno bisogna fare i conti, quale che sia la peculiare
prospettiva da cui la si osserva. Lidealismo ne un osservatorio privilegiato, perch con esso il realismo posto in una prospettiva trascendentale, capace di andare oltre la sua struttura problematica.
A tal fine interessante riprendere alcuni tratti del dibattito interno
al neoidealismo italiano, dove la struttura lopposizione, o il dialettismo che dir si voglia viva e argomentata. Un momento significativo preso in esame da Severino il problematicismo, elaborato in
particolare (anche se non esclusivamente) da Ugo Spirito nel confronto
critico con il suo maestro, Gentile. Esso ruota attorno al concetto dellantinomia22 costitutiva del pensiero: da una parte c il divenire per
cui tutto sarebbe vano, dallaltra la ragione che del tutto vana non pu
essere. Da questa antinomia pare non si possa uscire, di qui la constata21
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Ibi, p. 221.
U. Spirito, La vita come ricerca, Sansoni, Firenze 19432.

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zione del problematicismo, che significa sostare consapevolmente nella


dialetticit. Ci che illegittimo e contraddittorio, per Spirito,
considerare il divenire quale soluzione del dialettismo, come accade
in Gentile; piuttosto giustificato il rinvio allalterit (in cui consiste
lapprodo di Bontadini). Se per il problematicismo la drammatica antinomicit della vita ad essa connaturata e non negoziabile, per lattualismo, come noto, la dialetticit superata nel divenire assoluto di
pensiero ed essere, ossia nellAtto puro. Interrogandosi sul divenire di
ci che , della realt, Spirito ritiene che la posizione dellidealismo, o
meglio dellattualismo di pensiero ed essere, sia contraddittoria perch
assolutizza il divenire e cos lo ipostatizza, ne fa un nuovo immutabile
ossia un presupposto naturalistico tanto quanto il concetto di realt
anteposto dallintellettualismo. Il divenire resta il problema in quanto
lo sviluppo del pensiero; non pu divenirne la soluzione. Spirito sostiene fino in fondo la dialetticit del reale: levidenza del divenire si
traduce nella sua insuperabilit, che non pu riassorbirsi nel pensiero
come assoluto, pena il ricadere nel tratto culminante dellintellettualismo (di nuovo, laffermazione di un presupposto). V gi qui un importante punto di tangenza e divergenza23 con Severino, il cui discorso
tuttavia sospinto oltre: primo rilievo che il divenire non evidente
come ammettono sia Gentile sia Spirito, sia molti altri ; a essere
immediatamente evidente al contrario lesser s dellessente; secondo, il problematicismo di Spirito compie un passo indietro nella critica
allattualismo, perch non ne coglie il tratto fondamentale:
Gentile non abbandona il contenuto che il pensiero greco ha assegnato una
volta per tutte a tale legge [il divenire] non abbandona il concetto di unit
dellessere e del non essere, non abbandona lontologia greca , ma abbandona lambientazione realistica del divenire, che impedisce a questultimo di
essere la legge evidente della realt24.

Vale a dire, il discorso di Gentile una delle forme pi potenti di


distruzione degli immutabili dopo Hegel, non ne la riproposizione. Le
prospettive richiamate sono importanti perch prendono sul serio lop23
Questo confronto con il neoidealismo contenuto in E. Severino, Oltre il linguaggio, cit.,
in part. pp. 104.112. Cfr. anche Id., Note sul problematicismo italiano, Vannini, Brescia 1950; poi
in Id., Heidegger e la metafisica, Adelphi, Milano 1994, pp. 355-447.
24
E. Severino, Oltre il linguaggio, cit., p. 104.

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posizione o dialetticit che il realismo e il concetto di realt chiamano


in causa; la svolta di Gentile decisiva perch optando per lapriorit
del pensiero sul pensato subordina idealismo e realismo alla loro,
anteriore, dimensione trascendentale.
Uno snodo fondamentale, colto da Bontadini e poi sviluppato da
Severino con il noto e sorprendente epilogo: laporeticit del reale conduce direttamente ovvero per elenchos, per autoevidenza alleternit dellessente: nellapparire stesso dellerrore si manifesta lapparire
trascendentale. Praxis theorein, cio verit, senza distinzione25. Questo tuttavia un capitolo o, come usa dire Severino, un tabernacolo,
che qui opportuno lasciare chiuso, o mettere in epoch. Per il nostro
scopo, il frutto interessante dellanalisi severiniana ricomprendere il
realismo alla luce della sua matrice comune con lidealismo, che consiste nella prospettiva trascendentale in cui si risolve il dialettismo pensiero/realt e in cui consiste la stessa verit.
Con svolta trascendentale si intende laccertamento della intrascendentalit del pensiero da parte di Gentile, definita anche criticamente
formalismo del pensiero: uneredit decisiva che caratterizza in maniera singolare il pensiero filosofico successivo. Gentile rende possibile
rielaborare e oltrepassare la teoria della conoscenza come adaequatio
rei et intellectus con una forza dirompente rispetto a Kant il quale ancora ammetteva la cosa in s, ma anche rispetto ad Hegel. Uno spunto che determina lo svolgimento della filosofia italiana, in grado cos
di smascherare il reciproco implicarsi di realismo e idealismo. Ma
anche la soglia oltre la quale, se plausibile lapprodo a un realismo
ontologico-metafisico, resta da chiedersi come possa giustificarsi un
realismo epistemologico che non risponda dei sostanziali rilievi mossi
dal neoidealismo italiano e non tenga conto della portata della svolta
trascendentale. Non merita attenzione, ad esempio, la critica che Gentile elabora verso lintellettualismo26, quel pensiero in cui rientra anche Nietzsche secondo il quale loggetto gi realizzato prima che
il processo dello spirito sia iniziato? Se per lintellettualismo la realt
un presupposto del pensiero, se la realt prima di essere pensata
indipendente dal pensarla, essa daccapo una verit in s; ma cos fa25
26

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Cfr. E. Severino, Studi di filosofia della prassi, cit., passim.


G. Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro (cap. xvii, par. 3).

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cendo il pensiero dimentica di s mentre definisce la realt, e questa per


Gentile la suprema alienazione del pensiero. Un argomento, in cui si
riflette una complessa parabola del pensiero filosofico del Novecento,
sul quale tuttavia il nuovo realismo sorvola. Una parabola, nella quale spicca lidealismo nella specifica forma dellattualismo, che sembra
archiviata senza darne ragione. Scrive Severino:
Si continua a dire che ci si liberati della cultura idealistica. Ma quanti conoscono lidealismo da cui ci si deve liberare? Per lidealismo (e il neoidealismo italiano) fuori discussione (come per il realismo) che la natura esiste
indipendentemente dalle singole coscienze degli individui umani. dalla coscienza trascendentale (liquidata con troppa disinvoltura) che la natura non
indipendente27.

La mossa teoretica dellidealismo non lieve: consiste nel togliere


la cosa in s28, di fatto e di diritto, spiega Severino. Di fatto, perch esso
culturalmente consiste nellaccertamento che la convinzione realistica
sia priva di fondamento (il realismo per lidealismo ovvio ma non
evidente, non giustificato), di diritto perch ne dimostra lautocontraddizione: come pu lesperienza fondare un discorso che vada oltre ci
che appartiene allesperienza? Kantianamente, sarebbe come dire che
il realismo resta un giudizio a posteriori; non pu avere la pretesa di
essere a priori. Ma se Kant e Cartesio costituiscono gli antecedenti che
preparano il terreno allidealismo, con la teoria dellintenzionalit che
mostra il carattere di contenuto della coscienza della res, solo lidealismo toglimento di diritto del realismo, attraverso il primato della
coscienza che diviene coscienza dellessere, non del fenomeno dellessere, e intende con ci superare ogni residuo dualista.
Lidealismo rileva che anche quando la cosa in s pensata, anche questa determinazione cosa in s un contenuto della coscienza, una rappresentazione
soggettiva. Pensare la cosa in s significa, appunto, pensarla; si potrebbe dire
che tutto lidealismo in questa affermazione. Tanto pi si pensa la cosa in s,
la cosa al di l del pensare, tanto pi il pensare si ritrova; e in questo ritrovarsi
del pensiero il concetto di cosa in s, cio chiusa in s, chiusa al pensiero, diventa autocontraddittorio29.
E. Severino, La potenza dellerrare, cit., pp. 214-215.
E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., cap. iv, pp. 63-103.
29
Ibi, p. 81.
27
28

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a tutti noto che se per Kant ci che appare sempre da intendersi


come una determinazione che vive allinterno della coscienza, per Hegel e per lidealismo ci che appare lessere in se stesso che, in quanto
contenuto della coscienza, autocoscienza. Per Gentile ci si traduce
nellintrascendibilit formale del pensiero: oltre il pensiero non si va
perch lintero. Il pensiero non pi atto di un individuo ma pensiero attuale, atto con cui lessere manifesto a se stesso. Giunti a questo
punto, il realismo non pu essere formulato come nella cultura moderna: realismo e idealismo coincidono, nel senso che autocontraddittoria una realt indipendente dal pensiero, come ci fosse un prima e un
dopo. C il divenire, di essere, pensiero e dunque realt.
Lidealismo assoluto di Gentile poi un assoluto realismo, perch il contenuto del pensiero non una rappresentazione fenomenica della realt esterna, ma
la realt in s stessa30.

Questa leredit di Gentile. Si torna allidentit iniziale, ma dopo un


lungo cammino dellautocoscienza, divenuta consapevole del problema.
Proprio per questa identit di realismo e idealismo la coscienza comune vive
il suo essere certa del mondo come la stessa verit del mondo31.

Unidentit, di realismo e idealismo, ripresa in modo radicale da


Severino: la verit, esterna e mutevole, immediata o mediata, fa problema. Problema, aporia gi da sempre risolta se la si consideri lapparire finito dellorizzonte infinito della coscienza trascendentale, eterna e
immutabile; questo il destino della necessit. Lo scarto, fra Gentile
e Severino, fra lio empirico e lio trascendentale uno scarto che
qui non nostro interesse approfondire. Tuttavia, merita sostare sulla
natura problematica di queste tappe, necessarie, del pensiero, da Severino ripartite nei tre momenti che si sono qui ripresi. Si visto che il
realismo moderno a formulare il problema, nel disgiungere soggetto e
oggetto del conoscere. Un approccio problematico in quanto, nellatto
di porre o presupporre la realt, nega a se stesso la possibilit di conoscerla; apre un divario che, epistemologicamente, fatica a colmare. Lo
pu fare con il salto della metafisica, ma chi garantisce questo salto? Un
30
31

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E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 221.


E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 98.

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cartesiano genio maligno sempre in agguato. Il circolo soggetto-oggetto, dal punto di vista gnoseologico, diventa vizioso, pone in scacco
la conoscenza. Si determina un significato ulteriore della opposizione
moderna di certezza e verit: la sua problematizzazione.
Poich ci che conosciamo immediatamente sono le nostre rappresentazioni,
si presenta allora un problema che non poteva ancora costituirsi nellambito della concezione ingenuamente realistica: [...] non possiamo allora essere
immediatamente sicuri che le nostre rappresentazioni rappresentino la realt
vera e propria32.

Lessere problematico del realismo anche necessario alla coscienza filosofica (allo svolgimento): una presa datto fondamentale,
banco di prova dellidealismo. Dal canto suo lidealismo si trova innanzi lantinomicit, aggirata presupponendo il divenire come pensiero
in atto. Bisogna tuttavia distinguere, osserva Severino, tra dialettismo
metafisico e dialettismo problematico33. Se il primo aspira sempre a
un assoluto adialettico, il dialettismo problematico, severinianamente, attraversando laporia, pu sempre scorgerne leterna soluzione:
[...] in cui il contenuto unico e quindi la coscienza sempre coscienza
dellassoluto, anche quando il bambino gioca, realizza una relazione di Dio
a Dio. In questa prospettiva, in cui il pensiero sempre pensiero di Dio, qual
allora la configurazione specifica dellatteggiamento filosofico?34. Se per
Hegel la coscienza filosofica, che qui raggiunge il sapere assoluto, include la
coscienza estetica e religiosa, per Severino invece: Queste due si distinguono
da quella filosofica in quanto sanno lassoluto, ma non nella forma concettuale
propria della coscienza filosofica [...] nel sapere filosofico lassoluto saputo
come assoluto nella forma del concetto35.

Dove la coscienza, come manifestazione dellessere, dischiude una


comune origine, sulla quale sarebbe quanto mai utile tornare a medita32
E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 17. Cfr. anche p. 22: il mondo esterno cos
inteso (inteso cio come questo mondo che ci sta davanti), interno alla coscienza, s che il vero
mondo esterno ci che sta al di l delle nostre rappresentazioni, e la cui struttura si pone dunque
come un problema.
33
E. Severino, Oltre il linguaggio, cit., p. 112.
34
E. Severino, Istituzioni di filosofia, cit., p. 103 (si noti qui lemergere della dimensione
pedagogica, toccata in Id., Educare al pensiero, La Scuola, Brescia 2011).
35
Ibi, p. 103.

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re. Perch, scrive Severino, commentando lanalisi bontadiniana sullidealismo:


Se realismo significa laffermazione che il pensiero pensa lessere, la realt, il realismo non un risultato, ma la verit originaria36.

Vale a dire, ci che distingue latteggiamento filosofico, al di l di


realismo e idealismo, la capacit di riflettere su se stesso, scoprendosi
come una originaria infinita apertura.
ABSTRACT
The essay analyses three fundamental points examined by Severino
especially in the book Istituzioni di filosofia to discern between realism
of common sense and philosophical realism. 1) Ingenuous realism as
direct assertion of identity between certainty and truth; 2) philosophical realism as opposition between certainty and truth; 3) idealism as
indirect assertion of identity between certainty and truth. The theme of
realism appears here as a problem: not only in opposition to idealism,
but such as its own origin: idealism is realism that, such as trascendental conscience, reflects on itself.
Per distinguere tra realismo del senso comune e realismo filosofico il saggio riprende i tre snodi del pensiero filosofico esaminati da
Severino soprattutto nel volume Istituzioni di filosofia. 1) Realismo
ingenuo come affermazione immediata dellidentit di certezza e verit; 2) Realismo filosofico come opposizione di certezza e verit; 3)
idealismo come affermazione mediata dellidentit di certezza e verit.
A emergere il tema del realismo come problema: considerato cio
non nella sua semplice opposizione allidealismo ma, appunto, come
sua matrice: idealismo realismo che, come coscienza trascendentale,
riflette e supera se stesso.

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E. Severino, Introduzione a G. Bontadini, Studi sullidealismo, cit., pp. vii-xviii, qui p. viii.

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