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sostenitori, che sta dietro al realismo in quanto tale, al di l della contingenza storica. Per ricostruirne i tratti, lungo i quali si snoda la lunga riflessione severiniana, riprendiamo i suoi recenti interventi prima
sulle pagine del Corriere della Sera poi in volume, dove ha cercato
di fare chiarezza sullimpostazione di quello che qui indichiamo come
problema-realismo.
Ponendo attenzione a quello che si chiamato svolgimento del pensiero, e dal quale emerge il contenuto o nucleo filosofico del problema,
in primo luogo necessario distinguere tra realismo empirico o del
senso comune e realismo filosofico; una distinzione che non pare ancora del tutto accertata. In secondo luogo, ma non secondariamente,
bisogna cogliere la portata della svolta trascendentale. Due interventi,
apparsi a distanza circa di un anno, offrono una sintesi efficace per questo doppio chiarimento pur senza strizzare locchio alla semplificazione
giornalistica, e a questo fine li richiamiamo. Il primo risale al 31 agosto
2011; il secondo al 16 settembre 2012, cui seguito, il 30 novembre
2012, un incontro pubblico allUniversit di Padova sul nuovo realismo, con Maurizio Ferraris, Giulio Giorello e lo stesso Emanuele Severino. Scrive Severino:
Ferraris vuol far rivivere fatti, verit e realismo dando come cosa per
s evidente (almeno cos sembra) che la realt esista indipendentemente dalla
coscienza umana, la quale sarebbe per capace di conoscerla con verit, scorgendo appunto i fatti, ed essendo quindi una certezza che ha come contenuto
la verit. Con fatica, si potrebbe far rientrare questo modo di pensare in ci che
Hegel chiamava appunto identit di certezza e verit8.
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Troviamo sintetizzate in poche battute le tappe di quello svolgimento necessario del pensiero illustrato nellindagine severiniana.
Procedendo, secondo Hegel anche il pensiero filosofico in un primo
momento si pone come il senso comune rispetto alla realt, vale a dire
affermazione immediata di certezza e verit (filosofia antica); successivamente passa tuttavia dalla opposizione di certezza e verit (filosofia
moderna) al superamento dellopposizione attraverso laffermazione
mediata dellidentit di certezza e verit (idealismo). La storia della
filosofia, secondo Severino, resta scandita da questi tre fondamentali
atteggiamenti11. Con certezza si intende una determinazione soggettiva: la convinzione che la verit sia questo mondo di cui appunto sono
certo (tale il senso comune). La verit, filosoficamente intesa, che in
questo suo primo grado coincide con la filosofia realistica, ossia con il
realismo, la riflessione che invece afferma la verit del mondo esterno
indipendentemente dalla certezza. Continua Severino:
Ma, proprio perch conferma il senso comune, il realismo filosofico non
il senso comune. La filosofia, infatti, viene alla luce evocando un senso prima sconosciuto della parola verit il senso che domina lintera tradizione
dellOccidente dai Greci a Hegel, a Einstein; cio la verit come scienza
(episteme) incontrovertibile, fondata su principi primi innegabili e per s evidenti ; e il realismo filosofico ritiene che il senso comune abbia verit. Ma
la filosofia a conoscere la verit del senso comune, non il senso comune12.
Ibi, p. 15 (cap. i).
Ibi, p. 9 (cap. i).
12
E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 213.
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Emerge la potenza della filosofia che, pur nella sua forma primitiva
e per Severino errante o nichilistica quanto la sua forma pi evoluta
in quanto perde di vista la vera natura dellessente , si eleva al di sopra
di ogni altro sapere perch un sapere epistemico, scientifico, orientato
al vero, secondo il significato greco di episteme, come ci che sta,
fermo e immutabile. Questo il senso primo del realismo, messo in
luce da Severino.
Per avere un esempio della potenza e complessit concettuale del realismo
filosofico si tenga ancora sottocchio (cfr. sezione prima, cap. iii) questo passo
dellEtica Nicomachea di Aristotele: Ci di cui abbiamo scienza non pu essere diversamente da come ; delle cose che possono essere diversamente, invece, quando siano fuori della nostra osservazione, rimane nascosto se esistano
o no. (La parola osservazione traduce la parola theorein: losservazione
appunto, la manifestazione del mondo, che accade con lesistenza delluomo).
Si pu dire che in questo passo sia addirittura anticipato quellimportante atteggiamento del pensiero contemporaneo che la fenomenologia fondata
da Edmund Husserl, per la quale verit tutto, ma anche solo ci che osservabile (manifesto, immediatamente presente, sperimentabile); e quindi non
possibile che, con verit, venga affermato qualcosa intorno a ci che non
osservato.
Proprio per questo la fenomenologia non una conferma del nostro senso
comune13.
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Gli snodi decisivi per comprendere il problema-realismo coincidono con la svolta moderna prekantiana e kantiana e idealista. La
critica severiniana si insinua l dove il realismo nega, potremmo dire,
la sua vocazione filosofica per tornare al livello di senso comune
questo leffetto di far coincidere certezza e verit senza mediazione.
Il nuovo realismo fa leva sul linguaggio della scienza, cos come la
filosofia analitica invita a tornare alla scienza moderna, tralasciandone per il senso di episteme, cio di tesi filosofica, veritativa nel
senso che in grado di opporre certezza e verit. Certo, anche la
scienza moderna rappresenta una frattura nel cammino dellautocoscienza, perch ipostatizza la realt e cos si preclude di conoscerla:
ma una frattura consapevole, volontaria. Da l non pu che giungere
allammissione della propria finitezza, allincapacit di presa sulla realt e allimpossibilit di ammettere una verit assoluta. Un cammino,
necessario, che da Cartesio giunge fino a Nietzsche: la morte di Dio
e con esso della verit. Un cammino, per, dal quale emerge anche
lo statuto epistemologico della filosofia: la frattura rappresenta un
balzo in avanti rispetto al senso comune che risiede nel giudizio
empirico e un balzo indietro rispetto alla pretesa veritativa della
scienza, e della stessa filosofia. Se la scienza moderna volge verso il
verificazionismo (Hume) e il falsificazionismo (vale a dire, vero fino
a prova contraria, direbbe Popper), cosa pu esserne del realismo
filosofico? Significa che il realismo epistemologico ormai precluso, non resta che il realismo ontologico e metafisico. Questo processo,
o svolgimento del realismo, che investe il ruolo della filosofia, va da
Cartesio e Kant, e poi ha una torsione a partire da Hegel fino a Gentile
e al neoidealismo italiano. Scomparso dal dibattito, questultimo per
Severino ne la chiave di lettura.
Rispetto a questo svolgimento, il nuovo realismo compie un passo indietro, perch non riflette su se stesso, sui suoi limiti, ma sembra
tornare al punto di partenza. E cade in contraddizione: come pu una
scienza senza pretesa veritativa e un realismo in tal modo formulato
elevarsi al di sopra del senso comune, del quale peraltro si avvale per
giustificarsi filosoficamente? Delle due luna: se non pi tempo di
verit, sostiene da decenni Severino, se il sogno della verit finito, allora la parola verit non pu significare altro che capacit di
dominio, potenza, e la parola errore impotenza. La verit di una
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Severino mostra come, se si prende sul serio la svolta trascendentale, di cui ora riprendiamo i tratti essenziali, non sia pi plausibile e
sostenibile una posizione di realismo ingenuo, quale sostenuta nella
precedente asserzione. Questo sarebbe un grande passo indietro rispetto
allo svolgimento del pensiero occidentale.
Certo, la difficolt maggiore capire il carattere trascendentale del pensiero, che si presentato in modo sempre pi rigoroso da Kant allidealismo tedesco e al neohegelismo di Gentile. Lal di l di ogni pensiero, lassolutamente
Altro, lIgnoto, gli infiniti tempi in cui luomo non cera e non ci sar: ebbene, di tutto questo possiamo parlare solo in quanto tutto questo pensato. Per
questo Gentile afferma che il pensiero non pu essere trasceso e che esso a
trascendere tutto ci che si vorrebbe porre al di l di esso e come indipendente
da esso. Questo trascendimento la verit.
17
Cfr. contro la dittatura del presente o della realt la prospettiva ermeneutica, difesa dallaccusa di relativismo e nichilismo e valorizzata come inesausta interpretazione, sostenuta da G.
Vattimo nel volume: Della realt. Fini della filosofia, Garzanti, Milano 2012.
18
M. Gabriel, Il senso dellesistenza, Carocci, Roma 2012.
19
Ibi, p. 21.
20
E. Severino, La potenza dellerrare, cit., p. 219.
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Lidealistica trascendentalit del pensiero stata sostituita oggi dal consenso, cio dallaccordo sociale su un insieme di convinzioni. Insieme a molti
altri Popper vede nel consenso il fondamento della verit. vero ci su cui
la comunit pi ampia possibile daccordo. Anche Vattimo sostiene questo
concetto della verit: per lui il linguaggio, entro cui tutto si presenta, il linguaggio della comunit21.
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Ibi, p. 221.
U. Spirito, La vita come ricerca, Sansoni, Firenze 19432.
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cartesiano genio maligno sempre in agguato. Il circolo soggetto-oggetto, dal punto di vista gnoseologico, diventa vizioso, pone in scacco
la conoscenza. Si determina un significato ulteriore della opposizione
moderna di certezza e verit: la sua problematizzazione.
Poich ci che conosciamo immediatamente sono le nostre rappresentazioni,
si presenta allora un problema che non poteva ancora costituirsi nellambito della concezione ingenuamente realistica: [...] non possiamo allora essere
immediatamente sicuri che le nostre rappresentazioni rappresentino la realt
vera e propria32.
Lessere problematico del realismo anche necessario alla coscienza filosofica (allo svolgimento): una presa datto fondamentale,
banco di prova dellidealismo. Dal canto suo lidealismo si trova innanzi lantinomicit, aggirata presupponendo il divenire come pensiero
in atto. Bisogna tuttavia distinguere, osserva Severino, tra dialettismo
metafisico e dialettismo problematico33. Se il primo aspira sempre a
un assoluto adialettico, il dialettismo problematico, severinianamente, attraversando laporia, pu sempre scorgerne leterna soluzione:
[...] in cui il contenuto unico e quindi la coscienza sempre coscienza
dellassoluto, anche quando il bambino gioca, realizza una relazione di Dio
a Dio. In questa prospettiva, in cui il pensiero sempre pensiero di Dio, qual
allora la configurazione specifica dellatteggiamento filosofico?34. Se per
Hegel la coscienza filosofica, che qui raggiunge il sapere assoluto, include la
coscienza estetica e religiosa, per Severino invece: Queste due si distinguono
da quella filosofica in quanto sanno lassoluto, ma non nella forma concettuale
propria della coscienza filosofica [...] nel sapere filosofico lassoluto saputo
come assoluto nella forma del concetto35.
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E. Severino, Introduzione a G. Bontadini, Studi sullidealismo, cit., pp. vii-xviii, qui p. viii.
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