HDSF
THE UNIVERSITY
OF ILLINOIS
LIBRARY
195
VGGYcZ
L161 H41
SAGGI FILOSOFICI
ii
VICO
BENEDETTO CROCE
LA FILOSOFIA
DI
GIAMBATTISTA VICO
Seconda edizione riveduta
BARI
GIUS.
TI l'OQ KAFI-KDITOBI-LIHK AI
1922
PROPRIET LETTERARIA
A NORMA DELLE VIGENTI LEGGI
Vecchi e C.
ifs-
V4GV X
GUGLIELMO WINDELBAND
743018
AVVERTENZA
sia
sembrata necessaria
filosofia
gono
nella seconda
terza
appendice del
di
que-
si
leg-
presente
volume.
Qui occorre avvertire soltanto che la mia esposizione non vuol essere un riassunto libro per libro e
parte per parte degli scritti del Vico;
pone
la
conoscenza
vuol eccitare
il
di
questi scritti
e,
e,
lettore a procacciarsela
anzi, presup-
ove manchi,
per meglio
che
gli
vengono da me
giudizi
offerti.
capitoli
relativi
alla
assai spesso
storiografia)
AVVERTENZA
Vili
mischiate liberamente con parole e frasi mie di commento, il continuo virgoleggiarle sarebbe stato un mettere in mostra, con pi di
rovescio del
fastidio
che
di
utilit,
il
da
s,
bile, in
che
si
contentandomi
sembrano
frutti
di semplici accenni.
interpetrazioni
qui esposte
mi
che costituiscono
la
mia personale, e
l'idea
nel
il
modo
ho stimato
libro
avr
cendere
le
di adoperare.
Perch
io
di
la
moderna
filosofa,
camente.
La dedica
del
mio lavoro
(oltre
a essere omaggio
AVVERTENZA
IX
mente
la lacuna, sulla
volte, e special-
volume.
Raiano (Aquila), settembre 1910.
L'augurio espresso nelle ultime linee della precedente avvertenza ebbe compimento, e non solo il Windelband die luogo alla filosofia del Vico nella quinta
edizione della sua Storia della filosofa moderna (Leipzig,
1911,
I,
597-98),
ma
il
mio
fu
libro
subito tra-
preparavano, e fiorivano
quando
la
indagini e
guerra sopravvenne
ripresa di studi e la
fuori d'Italia.
Non
si
e l richiamati per
delle cose; e
li
discussioni,
dominare
col pensiero
altri, lo
le
sospendere quella
divulgazione dell'opera vichiana
per altro che, durante la guerra
e in relazione ad essa,
qua
le
il
stesso
una
corso
Win-
lezione
come
nella
Circa la concezione e
il
metodo
del libro
non ho
AVVERTENZA
manifestare
ma
la facile
tazione
non
libri del
indispensabile, e questa la
mio
sia oggetil
Vico
Vico; e questo
bile:
non
altri
che
alta
da quelli suoi?
Per questa ragione anche non posso dare importanza all'opposizione che mi venuta da egregi scrittori cattolici,
quali
mi sembra
logico,
il
le
altro,
il
cose
non
Vico
a pensatore ortodosso; nel quale sforzo urtano inevitabilmente in due gravi difficolt. In primo luogo
essi vengono a trovarsi di fronte all' impossibilit di
il
avrebbe fatto altro che ripetere o rinfrescare i concetti della tradizione filosofica cattolica, sia sembrato
e sembri tanto originale e rivoluzionario, e sia andato
tanto a genio ai pensatori moderni.
parimente, in
AVVERTENZA
XI
secondo luogo, si tolgono il modo di spiegareT avversione che per lui provarono gli scrittori cattolici del
suo secolo e taluno insigne del secolo seguente, co-
me, per
es.,
scienza cristiana.
E questo
lo senti
estraneo alla
basti
d'esser
cattolici,
stimando
e doveroso
la
B. C.
JJa prima forma della dottrina del Vico sulla conoscenza si presenta come diretta critica e antitesi del pensiero cartesiano, che
allo spirito
del sapere. E poich il metodo geometrico perviene merc l'analisi a verit intuitive,
e da queste muove dipoi per ottenere con deduzione sin-
tetica
la filosofia,
per
procedere con rigore di scienza, doveva, a mente di Cartesio, cercare anch'essa il fermo punto d'appoggio in una
verit primitiva e intuitiva, dalla quale deducesse tutte
le sue ulteriori affermazioni, teologiche, metafisiche, fisiche
e morali. L'evidenza, la percezione o idea chiara e distinta era, dunque, criterio supremo; e l'inferenza imme-
prima verit
e la base per la
cogito col
smn, porgeva
la
scienza.
B. Croce,
La
filosofia
di Giambattista Vico.
2
di sconfiggere
per ci stesso,
riducibile a percezione
umano
la
saggezza
valgono dell'empirica conola poesia, che offre immagini
;
si
spi-
idee
confuse, destinate o a farsi chiare e distinte e perci a svestire la loro anteriore forma d'esistenza, o a trascinare
le
guenze
del
a disputare scolasticamente se
sillogismo, e
se
come
il
cogito
sillogismo sia
le
conse-
alla religione;
sia o
non
no difettoso
un
sia
o a
protestare con l'offeso buon senso contro il disprezzo cartesiano verso la storia, l'oratoria e la poesia. Egli va diritto
al
da Cartesio per
denza; e dove
tutto
rosa,
al
filosofo francese
quanto si potesse richiedere per la scienza pi rigoil Vico osserva che, posta l'esigenza alla quale s'in-
si
bitabile,
il
ma non mi ha
scientifica.
Ogni
punto
l'aria
di
una proposizione
sia,
pu apparire
I.
evidente;
di
e,
persino al Sosia di Plauto, che esprimeva questa sua persuasione quasi con le stesse parole della filosofia cartesiana
sed quom cogito, equidem certo sum . Ma lo scettico re:
merc
ai
la sospensione dell'assenso,
fastid
delle
la scienza
di
a una proposizione che, a bella prima, potrebbe dirsi ovvia e tradizionale. Tradizionale non in conseguenza della
tesi
stesso poi
ebbe a
il
rifiutare, cio
essa era
Nulla di pi familiare, infatti, a un cristiano, il quale recita ogni giorno il suo credo in un Dio onnipotente, onnisciente e creatore del cielo e della terra, dell'affermazione
Il
il
infinito
perch rappresenta a
lui gli
nelle
scuole,
specie,
rinasci-
la sola
le
e lo scettico Sanchez,
geometria;
non
Si
veda per
le
origini
il
omnia
intelligit,
et
mio saggio: Le
(cfr.
il
Windelband, Gesch.
l
.
Ma
il
chiam l'attenzione
p. 23.
quia ipse
in ipso
Sanchez
omomnia
penetrai,
p. 110) ri-
d. neuer. Philosophie 3
I,
I.
Vico non
dendo
si
pel
primo
la
e,
inten-
vero
perch la
cagione quel che per produrre l'effetto non ha bisogno
di cosa estranea, il genere o modo di una cosa
conosi
scere la cagione saper mandare ad effetto la cosa, provare dalla causa farla. In altri termini, rifare idealmente quel che si fatto e si fa praticamente. La cogni-
della
l'ideale
del
vero e del
l'ideale la vera
scienza, e (poich
della
scienza, la
prima
conseguenza che da questo riconoscimento deve trarsi
quella stessa che ne traevano i platonici e gli scettici del
Rinascimento, l'impossibilit della scienza per l'uomo. Se
Dio ha creato le cose, Dio solo le conosce per cause, egli
solo ne conosce i generi o modi, ed egli solo ne ha la
scienza. Forse che l'uomo ha esso creato
creato la propria
mondo? ha
esso
la
scienza,
ma
la sola
coscienza,
non si pu
fanno. La verit di
dimostrare
come
vrebbe
il
coscienza
sto
il
anima?
il
lato
umano
del
la superficie al solido
dirsi
certezza.
Dio
si
l'
ntelligere,
all'uomo
il
solo
cogitare,
pensare, l'andare raccogliendo gli elementi delle
senza
cose,
poterli mai raccogliere tutti. A Dio il vero diil
mostrativo; all'uomo le notizie non dimostrate e non scientifiche, ma o certe per segni indubitati o probabili per
forza di buoni raziocini o verisimili pel sussidio di potenti
congetture.
Il
si
degradarle
il
cogito ergo
sum:
il
tro-
non per
le
preziosissima.
mato
Anche per
fra le scienze
Vico
umane, che
ch'egli abbia,
la metafisica
serba
tutte derivano
da
il
lei;
pri-
ma
laddove per Cartesio essa pu procedere con sicuro metodo di dimostrazione pari a quello geometrico, pel Vico
ma
di
cause.
del
probabile
si
content ai suoi
quando
volle
abbandonare
navi
il
probabile e
detto fastoso
si
empi
la te-
I.
non tanto
di piet
dimostrare Dio,
dovremmo
modo
in qual
sia
ma non domandare
non potremo mai
appoggiano
le
ma
il
di verit
non
scienze
umane
e vi trovano la loro
norma
di coscienza e
di scienza.
Come
il
Vico abbassa
e coltivava, la
geva
risolleva le
le
cognizione empi-
per meglio dire, non ha bisogno di sollevarle per rivendidimostrato che le superbe verit della filosofia condotta con metodo geometrico si riducono anch'esse a niencarle
che probabilit e asserzioni aventi valore di seniplice coscienza, la vendetta delle altre forme del sapere ,
t'altro
da
s un'altra
sul
ragionamento
ma
nell'ufficio
il
quale (come
nutrito pu darsi
il
come
chi
si
avendo scosso
la
Ma
sopra l'autorit.
(come fece
il
bruciati tutti
dit di
Adamo;
una
follia o,
meno, un eccesso,
lo
per
mezzo
in
modo conforme
di
in
modo avverso
si
il
un gruppo
queste, secondo
modo
un posto
suoi predecessori
privilegiato
cartesiane al
vera e propria scienza, non nella cernella verit: le discipline matematiche. Sono
di coscienza,
ma
ma
delle scienze
del Rinascimento,
in
si fa
devono credere.
tezza,
che
il
al carattere indelebile
di
lui, le
cio perfetto
dimostrativo.
effetto
E non
gi,
come
Cartesio
stinta idea
si
si
crea
gli eie-
I.
criterio
moltiplica, prende
il
punto
cartesiano,
ma
appunto
ma
non dall'evidenza,
dalla
mathematica demon-
e lo disegna; e crea
e lo
numeri
ma
non
solo
esse sono
riamente
tematiche
all'altra
il
procedere provengono
le loro
Da
Verit meravigliose
questo
e tutto
quale si ragiona convenga; finalmente, se bisogna, domandare cosa che per natura si possa concedere affine di poter
dedurre i ragionamenti, i quali senza una qualche posizione non verrebbero a capo e con questi principi da verit pili semplici dimostrate procedere fil filo alle pi composte, e le composte non affermare se prima non si esa;
differisca
ne verrebbe rafforzato ed esaltato l'ideale matematico, prefisso alla scienza da quello. Se l'unica conoscenza perfetta
10
che
si
la
il
alle
matema-
la sicurezza
che egli
Vico attribuisce
che
verit
sulla
L'uomo
*.
andando attorno a
investi-
e,
anzi,
li
ha
tutti
prio arbitrio (proprio iure) assume di procedere all'infinito, sicch le linee si possano condurre nell'immenso,
Vico
Si
il
delle
matematiche
fino al
I.
l'
innumerabile.
un mondo
questo
modo
coegli
le linee,
comporre
di
11
numeri,
pu definire
fa infinite
le
ad Del instar
>,
da nessun sostrato
linea
come
l'escurso
la
del
ghezza e la larghezza senza la profondit. Cosi le matematiche purgano il vizio della scienza umana, di avere
sempre le cose fuori di s e di non aver essa fatto ci che
vuole conoscere. Quelle fanno ci che conoscono, hanno in
s medesime i loro elementi e si configurano, perci, a
d'ironia, se
la
La
, si,
sto
Per
che
il
12
pi,
come per
ristretta.
Cartesio, al
sommo
probabile. Ci
Il
metafisica,
umana con
confermando reciprocamente
la divina.
contestabile e
si
Ma
la scienza
modo
una
filosofia trattata
La geometria
non ha
matematicamente
al
dei cartesiani.
I.
una
tesi,
critica,
ma
rimarrebbe in
probabilit, qualcosa di
tra
l'
immaginazione e
mane sempre la
secondo il modo
metafisica
di
e,
il
13
mezzo tra
la fede e la
ragionamento, quale
ri-
in genere, la scienza
umana,
questa prima forma
la metafisica dalla
le
La
fisica
non dimostrabile;
cose fisiche,
faremmo
le
(s
metodo geometrico.
potessimo dimostrare le
physica demonstrare possemus,
se
glia, in verit,
mente arredata
la suppellettile,
a una casa che gli antenati hanno riccae di cui gli eredi non hanno accresciuto
ma
si
posto e a disporla in
re-
quello
il
francese,
ragione in Inghilterra
fisica
ma
in fisica si
hanno a
definire cose e
sia contrastata,
si
pu domandare
cosa alcuna alla ritrosa natura. Onde, nel migliore dei casi,
quel metodo si risolve in un puro e innocuo verbalismo: si
espongono
le
per
la
de-
14
finizione
si
IV, per
conclude con
il
le solenni
non
si
proposito, da paragoni
tal
(egli dice),
quando
farsi sentire, e,
appunto come
satirici.
Il
metodo geometrico
ove
fa
strepito,
negli assalti
risce,
ancora:
il
quel metodo non trae necessit di consentire, quando pronuncia: questo assioma o questo dimostrato ,
simile al pittore che a immagini informi, le quali per s
questo uomo ,
questo satiro , questo leone , e via discorrendo.
Onde accade che col medesimo metodo geometrico Proclo
dimostri i principi della fisica aristotelica, Cartesio i suoi,
non
si
non
fisica
tutti opposti,
sarebbe non
trica;
ma
il
metodo
ma
questa proprio ci
Meno ancora
la
dimostrazione geome-
cambio
si
abusa tanto del nome; e, come il titolo di siun tempo da Tiberio perch troppo su-
gnore
, rifiutato
perbo,
si
mostrazione
tamente
false,
ha sminuito
la
venerazione che
si
deve
alla
verit.
Per
le
matematiche
stesse
il
I.
15
l'analisi, la
ventiva,
e,
quale attutisce l'ingegno, ossia la facolt inrisultato {opere), oscura nella via
certa nel
(opera),
stacca
il
il
av-
lo
Bacone,
lo
particolari e a va-
quale,
merc
macchine e
fuoco, le
il
gli
strumenti,
era
si
duta
la fisica aristotelica,
se a Cartesio
con ci
tendenza verso
la
da
sillogismo e
il
sorite
fisica.
il
lui
ma-
accu-
Come Bacone,
le
di
nuovo e
premesse; e mette
in chiaro
in cui le vuote
generalit
soffocano
il
senno legislativo;
in piedi
si-
16
qui nel senso di concetti generisponde nel Vico (com'era stato caso fre-
rali o astratti,
quente presso
gli antiaristotelici
della
come
anche
Rinascenza)
forme
l'esal-
metafisiche, o,
le
il
come
fin
Vico non
intellettualistica,
non
si
compongono
in certo
modo
sensistica e
non vera-
tra loro,
non
col sottomet-
umano
Il
perch contiene in s
tutte
l'uomo si studia
;
scienza
umana
gli
di
una sorta
in corpo e
corpo
anima, e l'anima in
astrae la figura e
il
in-
moto, e da
I.
17
moto dell'ambito,
morale
la volont.
corpo, la logica
accade di questa ana-
Ma
il
struttura
uso delle
indagare
il
vero
sito,
il
moto,
il
non
si
cogito ergo
mettono
sum
al
certissimo,
ma
mus
le
stillatici ,
Dio: eterno
della parte,
si
vede
ci
perch
nel fatto
il
tutto
maggiore
filosofia cristiana, e
alla
negare per
sua prima gnoseo-
modo
di cri-
alle conclusioni
quale, guardando
generali di un sistema, ne trascura il contenuto particolare,
B. Croce,
La
filosofia
il
di Giambattista Vico.
18
che solo
gli
la
agnostico
o mistico o materialista o spiritualista, e via dicendo ossia
;
questo
il
modo
unilaterale
filosofi
mamente
non
solo
poranea,
originale perch
non sono
ma
lo
che
contem-
sorpassano d'assai.
Quan-
tunque per
il
ammirevoli
ma
inette
mondo
arbitrarie,
il
restante
dell'intuizione, dell'esperienza,
di quelle forme tutte
probabilit, dell'autorit,
il
Vico era,
I.
19
umana
un po'
e forte insieme,
uomo ed
forma succes-
II
lui le
il
fuori del
mondo,
in qualche
si
che
il
modo
via, la quale
mento
bile
che
la
fin
da ora di un con-
il
De
il
ratione studiorum,
lorum sapientia, e
le
il
De antiquissma
ita-
al
22
s'ingolf nei
dibattiti
una cattedra
diritto in genere,
romano
nel
tesi storiche
De
da
lui sostenute
qualche critica che coglieva giusto, fattagli da un recensente del Giornale dei letterati', l'insegnare rettorica, che
era
il
non
il
Vico
ma
non pu nascere
fico),
se
indubitabile
nuovo pensiero
gli
che un orientamento
filosofico
il
furono
filoso-
Attraverso i quali egli ebbe -a fare un'esperienza solenne: cio, che quella materia di studio non poteva essere e non era elaborata dal suo pensiero senza l'ajuto di
rimane estrinseco;
ma
II.
23
cosa che gi
Chi
gli
storia se
fa la
non
la
fa
azione?
stesso che
lo spirito
si
umano, che
fa la storia,
non
quello
il
alle
scienze
mo-
era la visione di un nuovo nesso del principio gnoseologico gi da lai formolato nel periodo precedente della
rali,
la
umano,
non prese,
parve a
lui,
dottrina,
umana
del
del
mondo matematico);
e dall'altra, un'estensione
campo conoscitivo,
sistevano sempre) aveva tracciati dapprima in
i
modo troppo
24
in
lo
sembrava
le
sue convinzioni
reli-
La
non
forse
la
libert, responsabilit* e
religione
insegna
consapevolezza che l'uomo ha dei propri atti e fatti?
Il Vico non senti dunque il bisogno di scrivere un nuovo
libro metafisico, perch gli sembr che bastasse aggiungere una postilla al gi scritto e ritoccare alquanto le sue
precedenti affermazioni. La sua nuova gnoseologia, tenendo
giose, e, anzi,
fermo
il
terio cartesiano
divideva
sce,
nel
le
cio,
mondo umano;
fa le cose le cono-
mondo
e osservando che
della natura e
il
mondo
della na-
restringeva l'agnosticismo solamente al mondo fisico, e dichiarava, per contrario, che del mondo umano, come
fatto dall'uomo, l'uomo ha la scienza. Elevava cosi
conoscenze, dapprima meramente indiziarie e probabili, circa le cose dell'uomo al grado di scienza perfetle
ta;
tanto
impegno
filosofi
si
studino con
mondo
mondo umano
di conseguire la scienza
del
natu-
vava
la
scienza.
prova a sentire
le
mondo umano,
il
mondo
soprannaturale, inaccessi-
II.
25
bile all'uomo, e
ad
affliggere l'uomo.
Le
siderate
forza innanzi
degli stoici,
il
le
matematiche come
nell'astratto, priva di
il
sorite
celebrata l'induzione che il Verulamio, gran filosofo insieme e politico , commendava e illustrava nel suo Organo, e che gl'inglesi adoperavano con gran frutto della
sperimentale
filosofia.
Un ravvedimento
circa l'applicabilit del metodo geometrico potrebbe sembrare la frequente asserzione del Vico
che la scienza delle cose umane sia da lui costruita con
uno
stretto
metodo geometrico
la struttura della Scienza nuova proprio l'opposto di quella geometrica, un fatto che, nel tempo stesso
e negli stessi libri, "egli non cessa di mettere in guardia
andare che
il
Un
signifi-
mondo umano
26
si
tanto a esaminare
la
conseguenze.
plicazione della matematica alle cose morali, quale ne avevano dati esemp i cartesiani e lo Spinoza.
si
il
giudizio di alcuni
interpetri
che
il
della
chiarazione di
convenisse
lui,
ridursi a
filosofi
mondo
filologi
di
di-
uno
stato di
somma
ignoranza, come
Certamente,
gnoseologia entra anche lui
il
la
nuova forma
stati al
della sua
come rifacimento
della verit
gnificato
del
tutto
generico pu
ch
ma
dirsi,
e,
in questo si-
anche
rimane ancora
lui,
carte-
inferiore, per-
pone
rit
del fatto);
lui, la
ma
ve-
dina-
come
se
non vi fossero mai stati libri al mondo n plaessa non importa altro se non che
citi di filosofi e di
filologi,
II.
27
bisogni spogliarsi di ogni pregiudizio, di ogni comune invecchiata anticipazione, di ogni corpulenza proveniente da
fantasia o da memoria, per ridursi
tendimento, informe
di
in istato di
dell'autorit,
che,
per
non
dir
altro,
nel
medesimo
come erudizione
gi conosciute per
proposizioni.
mite attraverso cui giungere alla persuasione della possibilit di costruire con la mente la scienza della mente. Il
tramite vero
fu
il
criterio
le
stesso vichiano
osservazioni
della verit,
nella storia
della
si
voles-
filosofia,
alla
tempo,
al
attico arretrava
volgeva a indagare
la
richiamare la partizione aristotelica delle scienze in fisiche, che considerano il movimento estrinseco all'uomo,
28
La
dall'uomo.
scuole; e
ordo qnem
dell'attivit
facit .
il
Tommaso d'Aquino
Ma
parla
umana come
non
della
natura come
facit , e del
mondo
si
seppe ricavarne.
Di questo principio, la dottrina vichiana sulle scienze
egli
morali n pi n meno che la prima legittima applie inesattamente il suo autore (come di solito,
cazione;
ebbe a presentarla quale semplice estensione delle applicazioni gi date, un secondo caso aggiunto
a quello gi contemplato delle scienze matematiche.
poi, gl'interpetri)
apparenza. Originale
vera
la
falsa la
teoria
delle
De
ma
le
filosofo,
pagine di
che egli procede arbimatematiche foggiano i concetti a libito, se producono finzioni e non verit, esse, a
dir vero, non sono scienze n conoscenze di sorta, e non
gnoseologia del
trariamente. Se
antiquissima)
le discipline
II.
29
la scienza divina,
ma
risplende, forse, di
che deve
qualitativamente,
il
medesimo
mondo
qui
crea
il
mondo umano
sebbene, quan-
come quello,
campo umano, non pi espe-
non
si
estenda,
non pi
dienti di debolezza,
si
umano
nella
vie gi percorse,
vera e piena
il
Ci sembra, dunque, incontrastabile che solamente l'applicazione del verum- factum, quale si effettua nella Scienza
riti
il
tiche.
menti
il
costruisce o
'1
si
procede
suoi elefaccia
il
mondo
30
degli uomini, che
o figure
cendeva a
E un
non ne hanno
altro
indizio
si
ac-
tratti in lui di
dottrina circa
il
mondo
vera e propria (non una mera finzione di conoscenza), potrebbe vedersi nell'uso assai pi convinto, pi caldo ed
entusiastico che egli fa, in questo caso, dell'epiteto
vino
ironico,
di-
prove della Scienza nuova (dice pi d'una volta, con rapimento) sono d'una spezie divina, e debbono, o leggitore,
arrecarti un di v in piacere, perocch in Dio il conoscere
e
il
non* poteva
ossia (secondo
cipale, che
il
gnizioni storiche
al
commune
o veruni);
il
che forma
l'altro tratto
vichiana.
importante
Nella prima gnoseo-
tutte
forti,
perch tutte
la
altres dal
Vico
il
rapporto
II.
necessaria naturai
L'una considera
(avrebbe detto
31
l'universale, l'altra
vrits de fait .
tutto, presso
il
l'una
l'individuale,
il
Vico, nella
medesima nettezza
tanto che a
ma
lont razionale;
il
senso
il
per
filologia
generale.
lo studio delle parole e della loro storia, ma, poich alle
parole sono annesse le idee delle cose, anzitutto la storia
delle
cose; onde
filologi
debbono trattare
attenga
somma
(nel
vita
letterature,
significato
esatto) abbraccia
ma
di guerre, paci,
e monete,
leggi
che
di geografia e di
alla
costumi,
vichiano,
non solamente
La
che poi
la storia delle
si
filologia inil
significato
lingue o delle
fatti,
della
Il
come necessarie
la ratiocinandi ars ,
la notitia
temporum
ma
E
il
al giurisperito
non
solo
rici,
il
Vico
ai suoi
32
greci e
come erano
romani:
il
faceva della storia. Leggendo i libri dei filologi, egli protal senso di vuoto e di fastidio per l'affastellamento
vava un
dare ragione
(e
cambio
tosto indagare se
non
invece di arrecare
fatti
di
pompa
a scienza:
ceco
il
fi-
da ridurre
dovuto piut-
La filologia
non
ma
non perch
possibile,
tratti
si
trinsecamente
filosofia;
rigore, la riduzione
di
:
cose eterogenee,
la storia gi in-
la
pi pic-
con
Ma
la filosofia.
negato; poich
dal
come sappiamo,
pi,
ristocratica filosofia
geometrica,
profanum vulgus
ceva prima
il
dei
casi
o concepivano un'a-
disdegnosa e aborrente
storici, ovvero (come fa-
filosofia e
una
storia egual-
il
filosofico,
raggiunta
il
la
Vico,
mu-
coscienza
II.
33
sequenta
par
est,
seci, e
sario
complemento
filosofia si
il
fine
e da questo affiatamento avrebbe acquistato maggiore larghezza e un senso pi vivo della realt concreta da spiegare. Tale, senza dubbio, uno dei significati che ha la
formola vichiana del congiungimento di filosofia e filologia
e della riduzione della filologia a scienza.
Ma non meno
formola,
il
deva qualcosa
d'altro.
e,
di solito, inten-
al
suo
umane
cogitare e
B. Croce,
La
il
videre, tra
filosofa
il
di Giambattista Vico.
34
filosofia e filologia
in
quanto interpetrazione
filosofica
non
filosofia
storia,
g'
fi-
lamente approssimativa e probabile, e soggetta a verificazione e rettificazione da parte cosi della filosofia come della
storia.
riferiva
nuova
la
sua opera,
dava a questo
il
princi-
titolo invidioso ,
alla scienza
alla
poteva)
due diversi
significati, e
non era
ne serb
la
si
parziale
metodo
metodo speculativo,
il
altri
tivo e psicologico
stema
il
giustifica-
sasse e adoperasse
la duplicit, la
di
filosofia
gli
dell'umanit,
II.
35
nesse una sociologia o una demopsicologia. Unilaterali entrambi, ma i secondi pi dei primi, perch se in verit
nel Vico c' del Bacone e c' del Platone, dell'empirista
e del filosofo, quando poi si colga il carattere del suo
nell'intimo del
ingegno, quando
si
si
si
partecipi
ai
penetri
il
suo spirito,
magnanimo
sforzo,
un Platone
non
un Bacone;
che
mezzo
parla
immaginato da
e
di
di pi vecchio,
e
di
bastando ricordare
una nuova
filosofia,
la
ma
la Politica di Aristotele
Ili
l'
circa
indistinzione dei
il
scienza nuova
rapporto di
due modi
filosofia e filo-
affatto diversi
di con-
complesso di ricerche e dottrine che il Vico venne mettendo fuori dal 1720 al 1730, anzi al 1744, e che, elaborato
tre opere del
precipuamente nelle
uno
De uno
universi iuris
principio
prima seconda Scienza nuova,
ha nella redazione definitiva di quest'ultima la sua forma
et fine
e della
La Scienza nuova,
in
modo conforme
al vario
signifi-
cato dei termini e del rapporto tra filosofia e filologia, consta di tre ordini di ricerche: filosofiche, storiche ed empiriche; e contiene tutt' insieme
rito,
una storia
(o
gruppo
di
le
idee, enunciate
in
88
concernenti
dello
il
spirito
una
bozzo
storia universale delle razze primitive dopo
il diluvio e dell'origine delle varie civilt; la caratteristica
di
della societ barbarica o eroica antica in Grecia e specialin Roma sotto l'aspetto della religione, del costume,
del diritto, del linguaggio, della costituzione politica; l'in-
mente
dagine sulla poesia primitiva, che si esemplifica poi pi largamente con la determinazione della genesi e del carattere
poemi omerici
dei
principalmente in
Roma
studiato in
tutti gli
scienza
mitive. Finalmente,
alla
tentativo di stabilire
un corso uniforme
empirica
si
richiama
il
ziato, della
il
della famiglia, del diritto simbolico, del linguaggio metaforico, della scrittura geroglifica, e via discorrendo.
Ora
fossero
logicamente distinti nella niente del Vico e solo letterariamente mescolati e compressi in un medesimo libro,
stati
dirsi
che
la Scienza
si faccia a leggerlo,
del
resto, in linea di fatto,
N,
L'opera
raccogliere
il
secon-
III.
do, oltre
un breve cenno
39
nazioni
il
d'altra parte,
il
tore difficile,
quale ipotesi
pi o
meno
in
tutti
la
pensatori e in nessuno
manca
pu essere
si
avverte
che a volte avvertiva egli stesso senza riuscir mai a trovarne la causa, non superficiale e non nanel Vico, e
mente
in
oscurit d'idee,
certi nessi e
ma
consiste vera-
fallaci, nell'ele-
40
per suo conto questa prova), e l'oscurit persisterebbe, anzi si accrescerebbe, perch in siffatta traduzione
fatto
perdendo
l'opera,
quella torbida
ma
Che cagione
l'
effettivo
pensiero intorno ai problemi dello' spirito e della storia umana, risulta dall'osservare come filosofia, storia e scienza
empirica
si
nell'altra
e,
l'una
lui
turbare
il
me, categorie o momenti ideali dello spirito nella loro successione necessaria, e bene merita per tal rispetto il titolo
o la definizione di storia ideale eterna sulla quale corrono nel tempo le storie particolari, non potendosi concepire nessun frammento, per piccolo che sia, di storia reale,
cui
si
succedono
le
forme delle
guaggi, degli
la serie
fatti, fosse
anco che
III.
nell'eternit nascessero di
tempo
tempo mondi
in
41
infiniti *;
le
le civilt
sorgano o decadano per l'appunto come sorsero o decaddero quelle antiche. E nel medesimo atto di questo assolutizzamento del corso empirico, il corso ideale si vela di
all'altro, riceve
temporalizza, da eterno
ed extratemporale che era nella concezione iniziale. Si dica
il
il
medesimo
delle singole
si
forme dello
spirito, le quali,
come
ed extratemporali, sono tutte e sempre in ogni singolo fatto; ma il Vico, confondendole coi fatti reali e concreti che la scienza empirica fissa nei suoi schemi, viene,
ideali
non
e quello della
giustizia;
ma
il
una
determinazione rappresentativa e approssimativa, e si riferisce a uno stato di cose concreto e totale, non contiene
solamente forza,
si
anche giustizia;
da una parte il concetto filosofico della forza s'intorbida di quello di giustizia e, facendosi ibrido e contradittici,
torio
si
incoerente,
sforma, dall'altra
il
tipo
empirico
La confusione dell'elemento
pu
filosofico e dell'empirico
dignit
che definisce
la na-
delle
cose:
la genesi ideale e la
simo che
la storia
Natura di cose
altro
la filo-
42
e
sofa,
possa essere
per
il
egli,
dove
il
documento
schema
cumenti
come
manca
dice,
lecito.
e,
aver fatto
ri-
il
Ma
il
queir ipotesi
,
una
riscontro coi
che
sicch
il
fatti,
perfluo; o, se
fatti
dell'ipotesi, affermata
fica.
verit,
gli fornisce lo
in conformit delle
torto
filosofia
egli
tamente
egli
sicuro
tuttavia
della
nessuna
e perci
corso a
fatti
il
gli
sente
si
applicabile,
riempiendo
Vico
Di qui
la
fatti,
come
cio dell'apparenza,
il
non mai
come
fare,
si
il
tura che nella Scienza nuova, e a" porre uno dei capisaldi della nostra esposizione e della nostra critica del
altri
i
esemp
gi dati sa-
costituiti
vizio
da
effettive
ricerche
importanza. E, insomma,
di
i
perfezione nei particolari le loro scoperte; laddove gl'ingegni meno inventivi sogliono essere pi. esatti e conse-
III.
guenti. Profondit e
con pari vigore; e
43
alternano e in-
si
crociano quasi a ogni punto della Scienza nuova, sono diversamente appresi secondo le diverse anime dei lettori e
casi
maneggiare
le
le tenaglie dei
che stritolano senza piet un povero grand'uomo. Per costoro l'opera del Vico (e molte altre della stessa qualit)
un
loro
l'argomento
Ma
vi
difficolt, o le difficolt
ficano
nel
modo pi
appianano subito e
difetti giusti-
e,
Ma un terzo atteggiamento possied doveroso pel critico: quello di non perdere mai
44
di vista la
giungere
luce,
ma
allo spirito
di
non dimenticare
passando oltre
le oscurit;
ma
la lettera,
di
di
non
due capisaldi
stabiliti,
confusione
perci
la
il
ma
non
fantasioso,
la
sua geniale
impongono
di
andare
stato
di
natura,
ma non debbono
impedire
intelligente.
ma
tale
non
se
non
IV
D."elle
nuova, principalmente, e
quelle
tutt'
il
inferiori
insieme col
tico la
il linguaggio)
nome
fantasia, nello
di
si
certo :
spirito
la
pratico
forza o arbitrio,
vestigazione costituisce
il
(come
corpo dell'opera
Perch e come egli prendesse cosi forte interesse a co-
bariche che
le
romano
tradizione
umanistica
ancora viva
in
rettoriche, dalla
Italia,
scienze archeologiche,
dal
culto
dalla cu-
riosit
liana,
via
enumerando.
Ma
altri
ita-
tempo e nel suo stesso paese, trattarono le medesime materie senza punto acquistare la predilezione e la penetrazione
del
fantastico, dell'ingenuo,
del
violento:
cose
46
delle quali
lo
ma
non ancora
la
tenga presente
spirito
me
il
lizzanti; e tanto pi
come da un
il
Il
bramoso
Il
i
modi
Lo
umane nature
nostre
le
ci
che
gli
era costata
la
discendere da queste
ingentilite a quelle
affatto
affatto negato
fiere
ed
e sola-
immani,
quali
d'imaginare
mente a gran pena ci permesso d'intendere ; o, poco
ora che
diversamente, quando insiste sull'impossibilit
le menti umane sono troppo ritirate dai sensi perfino
il
presso
pratica
dei
numeri
di
lizzate,
dalle
LA POESIA E
IV.
ma
doloroso
va
le
la
47
LINGUAGGIO
IL
come
nuo-
sulla
emendate
forinole
ammodernate che
Sanchez
gue
coi
della
le lin-
logica aristotelica,
Grozio, il Selden, il
Pufendorf e gli altri scrittori del diritto naturale meditarono anch'essi sulla natura umana ingentilita dalla religione
e dalle leggi, sicch ritrassero
dalla
met
in gi; ossia
si
il
il
popoli come
dice
la
chiave maestra
dell'opera),
il
Vico,
48
FILOSOFIA.
circondate tutte
tori, e
le
desse
il
le
quantunque
DEL VICO
egli
nome
non
la trattasse in
un
libro speciale,
Baumgarten passava
in fondo,
il
nome importa
poco, e
assai
antichit, attraverso
il
Medioevo,
si
era tra-
svago
perfino
il
e di volutt.
tica, nel quale venivano introdotte e poi lette come se effettivamente Aristotele le avesse pensate e scritte. N il carte-
sianismo
la
scurabile valore. In
un tempo
in cui
si
cercava di ridurre
si
si
di-
escogitavano una
artificiali
viventi, e perfino
IV.
LA POESIA E IL LINGUAGGIO
49
come
quale critic
ve
le
tanto
parlare per
proprio quanto quello che
si dice proprio . La poesia, non che essere una maniera
colare, canta;
prima
di
fsica:
merge
quanto
pi s'innalza agli universali, l'altra quanto pi si appropria ai particolari; l'una infievolisce la fantasia, l'altra la
richiede robusta; quella ci
rito corpo, questa
si
ammonisce
di
non
spirito; le
falsa e fredda:
stesso
uomo
Poeti e
fu insieme
filosofi
B. Croce,
La
non mai,
grande
possono dirsi
filosofia
rendono
gli
metafisico e
uni
di Giambatlista Vico.
il
uno
grande poeta.
50
non
da ritenere vero
Senza
il
senso,
non
si
intelletto;
meno agitato
antica e nuova, fino a quel
soleva, a volta a volta, o confon-
tempo.
Il
dalla
linguaggio
filosofia
si
derlo con la logicit o abbassarlo a semplice segno estrinseco e convenzionale o, per disperazione, dichiararlo di
origine divina.
Il
linguaggio sorge
naturalmente:
nella
prima forma
muti , ossia
con atti
uomini si spiegarono
per cenni, e con corpi aventi naturali rapporti alle idee
che volevano significare , ossia per oggetti simbolici. Ma,
di esso, gli
anche per
placito; laddove, per le anzidette origini, dovettero significare naturalmente, e ogni parola volgare cominciare cer-
tamente da un singolo individuo di una nazione e provenire dal linguaggio primitivo per cenni e per oggetti. Nel
le
La diversa opinione
de-
LA POESIA E
IV.
IL
51
LINGUAGGIO
La grave
arman-
difficolt,
che
si
popoli, per la
costumi, guardarono
diversit dei
medesime
le
climi,
temperamenti
produssero lingue diverse; com' comprovato altres dai proverbi, che sono
massime di vita umana sostanzialmente identiche, eppure
spiegate in tanti diversi modi quante sono state e sono le
nazioni. Singolarmente importante poi l'insistenza onde
il
lingue
gio, e dall'altra, se
si
lamente l'origine delle lingue, ma anche quella delle lettere o scritture, dichiarando errore di grammatici la
separazione fatta tra le due origini, che sono congiunte per
natura e che come tutt'una cosa si presentano nella lingua
primitiva mutola, per cenni -e per oggetti. La sapienza riposta e la convenzione non hanno luogo neppure qui: i geroglifici non furono un ritrovato di filosofi per nascondervi
dentro
necessit di tutti
primi popoli
ma comuni
e naturali
il
Vico viene a
di-
modo confuso, nelle cosi dette scritture quella parte che propriamente scrittura e perci
convenzione, dall'altra che invece diretta espressione,
stinguere, sia pure in
52
ai
una cosa
stessa,
Il
un
Vico
le
il
mato guerra;
re Tar-
circa
il
modo
di
domare Gab:
di suo
procedi-
menti espressivi non diversi da costumanze che si osservano ancora presso popolazioni selvagge e presso i volghi;
medaglie e monete.
Una
le
frivola
favoletta,
che rimpiccio-
ritare l'amore
delle
nobili donzelle.
Ma
le
imprese, nel
Medioevo, furono cosa seria, come a dire la scrittura geroglifica di quell'et: un parlare muto, che suppliva la
povert dei parlari convenuti o delle scritture alfabetiche;
e solamente pi tardi, nei tempi colti, diventarono gioco
e diletto, si convertirono in imprese galanti ed erudite, le
quali bisogna animare coi motti, perch, ora, hanno significazioni solamente analoghe, laddove quelle primitive e
naturali erano mutole e tuttavia parlavano senza bisogno
d'interpetri. In questa schietta naturalit perdurano nei
tempi colti alcune di tali forme espressive; per es., le insegne o bandiere, che sono una certa lingua armata, con
come prive di favella, si fanno intendere tra loro nei maggiori affari del diritto naturale delle
genti, nelle guerre, alleanze e commerci.
la quale le nazioni,
Cosi, al
lume
del
IV.
LA POESIA E
IL
LINGUAGGIO
53
di
tutto
vita: cose
grandi e
cose piccole, l'epos e l'araldica. La dottrina delle forme
si
fantastiche riceve
delle idee
alle scuole
un avviamento nuovo
si
ferirle
che fa vergogna
fin ri-
il
suo inten-
vane opinioni,
che
le
Circa
le
i tanti
che ne avenon ne avevano inteso nulla, e, solo
indovinando, lasciavano trapelare un seniore della
vano composto
per caso e
trattati,
eroiche
In realt, sarebbe
diffi-
vichiani, e tutt'al pi
si
54
dialettica e rettorica
estrinseci,
di quel
con
le
come
tempo
(il
arguzie figurate.
alle
effettivi, si
ori-
il
si
legano
al
processo
dalle
tafora,
dal
De antiquissima
De
al Diritto universale, e
prima
alla
me-
ratione e
indagine che potrebbe porgere argomento a un'apposita dissertazione e che non entra nel quadro della nostra esposi-
giunger che
la poesia,
diversamente dalla
ma
ag-
dominata sovente dal capriccio, dalla necessit e dalla fortuna. Dir ancora che la poesia ha per suo fine l'anima-
pi sublime lavoro di
essa indirizzato a dare vita e senso alle cose insensate. Dir
che
la poesia
altro
che imitazione,
e che
fan-
ciulli,
i
non
il
Si veda
il
capo
mia
Estetica.
IV.
55
LA POESIA E IL LINGUAGGIO
la poesia
il
il
vero dei
filosofi
sono
il
lo
stesso, questo
d'immagini, questo una meta-
fisica
nata, confacente
da
inopia, cio
nato
il
canto, e perci
fondamentale, ma proposti senza mediazione e perci effettivamente non conciliati; altri, affatto inconciliabili. Il
come
sostenitore dell'estetica
mo-
astratta e
ralistica, pedagogica,
tipeggiante, mitologica,
animistica, e via discorrendo. E se non ricasca nelle vecchie teorie che egli aborriva, e se non si dissipa tra gli er-
riore
all'
ziocini.
56
del parlare
metro, spondaico giambico prosastico
metonimia
sineddoche
ironia; delle parti
figurato, metafora
;
delle
scritture, geroglifiche
simboliche alfabetiche;
delle
ma non giunse,
E neppure vide
intrinse-
notando ana-
e, tal'altra,
stranamente separ, come quando pretende che la delicatezza delle arti sia frutto delle filosofie e che delicatissime
siano pittura, scultura, fonderia e intaglio, perch debbono
astrarre le superficie dai corpi che imitano.
si
riportano pi
IV.
LA POESIA E
IL
LINGUAGGIO
57
il
con-
una sola
si
suol dire,
(e la
prevalere
dovevano essere
il
ma
carattutte
lei, la fantasia
moralit,
il
cantare e
il
numerare.
evidenza
siffatta
il
il
paterfamilias
senonch
il
le attivit di tutti
spirito, e
il
complesso di esse sapienza poetica. Il carattere metaforico della denominazione accusato, o balza agli occhi,
in alcuni luoghi caratteristici;
le arti
meccaniche,
come dove
le arti , ossia
modo
reali ,
e l'antico diritto
e
serio
Ma
le
trasformarsi,
presso
come sapienza
il
poetica,
non tard
della poe-
sia, conferendo a quest'ultima tutte le proprie attribuzioni. Col erano teologi, e la poesia fu considerata dal
58
Vico come
si
le
fanta-
sentenze di
sia, che doveva rappresentare il senso, lo schietto senso, rappresent invece il senso gi intellettualizzato, e il detto
che niente
acquist
il
schiarito, o
si
significato
il
una mitologia
allegoria
della
ideale
et poetica;
fanciulli. Il concetto
all'universale
ragionato concentra in s la duplice contradizione della dottrina; perch all'elemento fantastico dovrebbe essere con-
giunto in quella formazione mentale l'elemento dell'universalit, il quale, per s preso, sarebbe poi un vero e proprio
universale, ragionato e
non
fantastico:
donde una
petitio
e,
per dir
cosi, disossata.
LA POESIA E
IV.
IL
59
LINGUAGGIO
Per risolvere la contradizione conveniva dissociare poesia e sapienza poetica; del che, in verit, s'incontra qual-
il Vico.
Egli confessa talvolta, quasi
involontariamente, la non corrispondenza tra la categoria
filosofica e il tipo sociale, e per quest'ultimo costretto a
ricorrere ai
cade di
press'a poco
per
dire,
es.,
e ai
pi o
meno
Gli ac-
nulla o
quasi
che
gli
la
lingua degli di fu
la lingua degli
pochissimo
muta
La
favella poetica
tempo
istorico o
il
la
scorre
civile,
come
dismettere
della
muta;
grandi rapidi fiumi si spargono molto denmare e serbano dolci l'acque portatevi con la vio-
immagine)
tro
et
e di
il
Anche
nei
mente pura
han da soccorrere
ci
parlari
pu
si
lavori
poetici
sorgono poeti; e
sforzarsi di
di
pur-
garsi delle
filosofie,
di
a sminuire
l'importanza
poesia di tutti
del
fatto
si
queste restri-
affaticano invano
riconosciuto:
che
la
60
come
fatto storico.
la rarit e la
provano che
il
Ma
le restri-
la
dall'
nuova.
Se, per altro, l'idea della poesia come pura fantasia,
nonostante tutte le confusioni e incoerenze nelle quali si
sua
che domina la
quell'idea. Diciamo, la
luppo,
o,
come corso
le civilt da un'alta e ragionata saggezza ordinaopera personale di Dio o di uomini sapienti, sorti
non si sa come e piovuti non si sa donde. Il Vico poneva
sorgere
trice,
chiaro
il
l'origine
dilemma
della
delle
civilt: o
nella
riflessione
di
di spiegare
uomini sa-
pienti, ovvero in un certo senso e istinto umano di uomini bestioni; e si risolveva per la seconda ipotesi, per
bestioni che via via si erano fatti uomini
i
cio per
;
pensiero che
si
filosofia
dello
spirito? Nella
fi-
IV.
LA POESIA E IL LINGUAGGIO
di simile, se
61
si
non d'identico,
una certa
per
effetto
quale rinascita
che ebbe la scolastica di Duns Scotus, correva ai tempi del
Vico, e secondo cui la vita dello spirito si esplicava nei
gradi successivi del concetto oscuro, confuso, chiaro
tal
perch
concetti,
confusi
che
oscuri
fossero,
erano
concetti; e
pur sempre
nonch della poesia, neppure delio sviluppo spirituale, che
non pu intendersi, nella sua dialettica quando sia costituito di differenze meramente quantitative, le quali, in
realt, non sono differenze ma identit e perci immobilit; e, infatti,
di
dello sviluppo.
Il
della fantasia e
invece, avverso all'intellettualismo, simpatico alla fantasia, tutto dinamico ed evolutivo; lo spirito , per lui, un
eterno dramma; e, poich il dramma vuole tesi e antitesi,
la
sua
filosofia
della
mente
impiantata sull'antinomia,
cio sulla reale distinzione e opposizione di fantasia e pensiero, poesia e metafisica, forza
ralit,
note, disconoscerla
le
ragioni gi
piuttosto, per
determinazioni storiche.
(Il
A,.nche
la dottrina del
mente stendersi
in
qualche modo
Proseguendo a indagare,
sull'altro.
come abbiamo
sulla mitologia,
lamente
come
tra
il
Cinque e
il
mettessero insieme grandi compilazioni letterarie di miti (delle quali gi aveva dato esempio, nel Trecento,
il
si
due teorie
non ignote del
le
ma
Boccaccio),
tutto al
Medioevo
la teoria del
mito come
tivamente
esistiti e di
gli
eroi
l'altre, l'opera di
(evemerismo).
Natale Conti,
64
De sapientia veterum
il
valore di moralizzazione
Il
il
suo
antiqultatem illustrabimus
neoevemerismo era rappresentato autore(aut
volmente da Giovanni Ledere (Clericus), l'erudito ginevrino-olandese verso cui tanta reverenza e gratitudine ebbe
Vico per aver degnato di attenzione il suo
Diritto universale, e del quale fece epoca, in materia mitoa professare
il
il
lari,
quando non
in
una pura
alcuni o di tutti
risolveva
miti
si
che
il
si
ma un
Vico
scuola,
si
oppone risolutamente
all'allegorismo
storica; e ricorda,
alla
il
prima e
della
alla terza
derivazione
meditare
sull'argomento,
che vero
e per
pi ingegnoso
considerante i miti come storie sacre alte-
ch'egli giudicava
l'altra scuola,
dottrina
perla prima,
ma
alla
Bochart.
gentili
miti o favole
in
riposta,
V. IL
porta che
MITO E LA RELIGIONE
una
abbia, da
si
il
parte,
65
concetto o significato,
due cose l'artifizio
che
momenti,
-quella teoria,
forma
a
ma
non
miti
neppure
in
si
un
possono scindere
significato e
gnificante:
Ma
insieme.
le fa stare
in questi tre
Importa
un
si-
altres,
divina, la pi
di
grande
al
quante mai se ne
prima favola
finsero in
ap-
modo
trovarvele per quel senso di riverenza che si porta all'antichit tanto pi venerabile quanto pi oscura, ovvero sti-
mando comodo
di giovarsi di
fini politici,
cosi
stesso, platonizzando
tale
espediente per
Platone omerizzando
Omero;
e,
loro
nel tratto
miti favole,
intrinsecamente non sono.
resero
laddove
veri mitologi
Per la me-
di rivelazione.
B. Croce,
La
filosofa
di Giambattista Vico.
'allegore m e
lo storici-
66
srao,
un
compi
delle
tualismo,
il
come forme
rivendicazione che
il
Vico
intellet-
le
quale
l'
negava appunto
artificiali
N sembra
accettabile l'opi-
si
riferiscono
di
ma
sono
ondeggiante
in
il
di segnare
compiuto alcuna^
il
nemeo
un concetto; come
V. IL
il
MITO E LA RELIGIONE
67
versale fantastico.
lavoro.,
che
il
non
concetti
alla poesia
in
cagione del fulmine e perci non ne possedevano la definizione fisica, erano tratti, miteggiando, a concepire il cielo
a somiglianza di essi
alle
qualche cosa.
del
loro violentissime
parlasse e vo-
ai
problemi che
fantastici e le
metonimie e
le
sineddoche e
ogni sorta di metafore. Le contradizioni, notate da noi nell'universale fantastico e che lo rendono inadatto a fondare
la dottrina estetica,
il
gine
immagine
un'imma-
un'impotenza potente, un contrasto e una transizione spirituale, dove il nero non ancora e il bianco muore. Infine,
sapienza poetica, cio la teologia, fisica, cosmografia,
geografia, astronomia e tutto il complesso delle restanti
la
buona ragione
loro storie;
ch'egli
la
68
pi o
meno
fantasticata. Poesia,
sentimenti e
poemi omerici
in
quanto
umane
aspirazioni della grecit; storia, gli stessi poemi omerici, in quanto erano cantati e ascoltati come racconti di fatti realmente accaduti
esprimevano
le
spirituali
raccogliersi in
una
che, se
stessa
s'identificano.
mito sia
il
volte che
modo
non gi
si
pro-
bene attenzione,
il
altro importante
filosofia o storia,
Un
scorge che
ma,
in realt,
egli,
nonch
ove
filo-
faccia
si
risolverlo,
non
nere,
ma
La sua
teoria
si
concilia,
il
mito alla
tichi.
ammette entrambi
speculativa, che li ammette altres
entrambi
s
ma
con la
filosofia e storia,
cosi
costituiscono, in fondo,
in
una
superato.
La mente
unirsi a Dio
donde
V. IL
MITO E LA RELIGIONE
69
la
era finta
le
generi fantastici in generi intelligibili, gli universali poein ragionati, e si libera dai miti. L'errore del mito
tici
passa cosi nella verit della filosofia. Il Vico conosce e adopera un concetto dell'errore, dell'errore propriamente detto,
nascente dalla volont e non dal pensiero, il quale quanto
a s non erra mai (mens enim semper a vero urgetur quia
nunquam aspectu amittere possumus Deum) dell'errore che
;
autem scepissime
mentem
immo
deserunt,
nienti
mentientis eludimi oc
vim faciunt
et
Dea
obsistunt);
insomma, che, per adoperare la sua efficace descrizione, si ha quando gli uomini mentre con la bocca
dicono, non hanno nulla in lor mente, perocch la lor
mente dentro il falso, che nulla . Ma sa anche che
dell'errore,
di
filosofia
che
si
svol-
ger poi. I poeti (ossia, nel nuovo significato che assume nel
Vico questa parola, i creatori dei miti) sono il senso (cio,
nel nuovo significato, la filosofia rudimentale e imperfetta);
e
filosofi
losofia pi
di
Dio
tasia
sono l'intelletto dell'umanit (vale a dire, la ficompiuta, che nasce dalla precedente). L'idea
evolve a poco a poco dal Dio, che colpi la fanisolato, al Dio delle famiglie, divi parenDio della classe sociale o della patria, divi patrii,
si
dell'uomo
tum, al
Dio delle nazioni, fino a quel Dio
al
che a
tutti
Giove
70
al
dere
le tre
gli
uomini, possono
non
di solamente, e
il
gli
rimorso;
mente va
e dall'esempio, che
le
menti rozze,
si
cessivamente
il
chiamate
sensibili
gi
rato
faccia
l'odore.
Il
olfa-
a questa connessione tra universali poetici e universali ragionati, tra mito e filosofia, da essere tratto ad affermare
che
le
sentenze dei
filosofi, le
e riscontro -nella sapienza poetica e volgare, debbano essere errate. Anzi, questo un altro significato che egli
dell'umanit.
Con
filosofia
la teoria del
il
Vico ha dato,
religione
e del
rapporto
V. IL
MITO E LA RELIGIONE
71
curiosit
il
fulmine);
l'altro,
s'ingeneri negli animi pel terrore
di colui che minaccia fulminando. E si potrebbero chia-
che
mare
le
la religione
due
pratica
teoretica e dell'origine
poich, conformemente alle
teorie, dell'origine
della
religione;
dottrine del Vico, l'uomo nient'altro che intelletto e vo-
come, fuori di queste due origini, la religione non possa averne altre. Ora, lasciando da parte la
lont, chiaro
il
mito?
la
divinazione,
essa
si
il
tenelle, e
il
ebbe per un secolo ancora, delle religioni come impostura d'altrui , quando erano invece (egli dice) nate da
propria credulit
religioni.
turale
Ma come
ziava n pi n
meno che
sopranna-
atto pronun-
umana,
da notare,
spirito, nella
72
forma semifantastica, che il mito. N bisogna fare casoqualche suo breve detto incidentale, che sembra in contrasto con questa teoria; come l dove dice che la religione
di
le filosofie
ma
il
linguaggio stesso,
la coscienza di qualcosa di
suppone
comune
il
quale
umana
temente espressa,
ma
delle religioni,
essenziale a tutto
non
il
solo insisten-
da un canto,
filosofia;
e,
dal-
perch
umana,
me-
questo si vedr pi oltre, e a suo luogo. Ma appunto perch quel dualismo rimase in lui senza mediazione, noi
dobbiamo, esponendo il suo pensiero, tenere fermo ciascuno dei due termini del dualismo, e, per ora, l'origine
meramente umana:
la religione
bisogno teoretico dell'uomo giacente in condizioni di relativa povert mentale. Concetto che
indiretti
ha rapporti solamente
V. IL
eterna
filosofia
MITO E LA RELIGIONE
73
gliato dai suoi abusi; e che ha rari e deboli riscontri negli scrittori del tempo, i quali, anche quando vi accennano
di passaggio, l'intendono in
modo
ignoranza
loro idee
bat-
e trascurano la
VI
La coscienza morale
JLie altre
dottrine del
primi
perch
scritti,
nella
si
desumono quasi
Scienza nuova
la
tutte dai
fase
della
mente
tutta spiegata
il
problema del rapporto tra poesia e storia, ma,
sempre a causa dell' indistinzione tra filosofia e scienza sociale, non gli riesce di risolverlo pienamente. Sotto un
aspetto, sembra a lui che la storia sia anteriore alla poe-
altres
sia,
sono
poeti.
storia, osserva
popoli
storici
primi
ogni modo, egli insiste sull'elemento poee di Erodoto,
pi parte di favole,
ma
lo
libri
stile ritiene
moltissimo dell'o-
76
N
fra
si
di Dio
il
onde
rapporti
e volont,
magine
bench dapperche
come in Dio
pensiero generale
la
mente o
spirito
non
divisa in
un
Un
al-
teoria
concetti
perch
il
merc l'esperienza
filosofi
pervengono
si
gono
la
democrazia e
ai loro-
tribunali ateniesi.
Ma
presupponquesta suc-
le idee filosofiche, e
ma
appunto,
sociologica.
le dottrine
di
ragion pratica,
non
dei suoi
quattro
Ugo
filosofia
in
idealistica,
mente l'idea
di
col
una
VI.
LA COSCIENZA MORALE
petuamente
77
Vico cre-
il
Selden e
Il
il
nerali e direttivi, e svolga o corregga i particolari. La continu solamente in significato dialettico, cio in quanto ne
ebbe a contrastare le tesi capitali o ad accoglierle cangian-
dole profondamente.
luzioni
ferse
Il
ma problemi,
ben determinati,
e di questi
altri,
anche se alcuni
non
so-
gli of-
veduti, che
il
complesso
l'altro,
si
contemporanea
massoneria
non soprannaturale
Naturale
soprannaturale e alle
tuzioni che lo
ai
conflitti
rappresentavano
a caso il Grozio fu arminiano
ingenerava. Non
dorf ebbe
liti
con teologi;
il
Tomasio
; e, quindi,
sociali
;
il
isti-
che
Pufen-
rammentato
tra
promotori della libert di coscienza. Le proteste di reverenza verso la religione e verso la chiesa, che con molta
78
abbondanza quei
solevano
pubblicisti
nei
inserire
loro
scritti
mico senza
che celebra
il
rale
dalla servit al
forza
di tutta la
venuto a redimere
super naturale
di tutta l'abilit
il
lumen natu-
e fornito perci*
occorrenti; talch,
caute versabatur
et
rationalem
sua.
pratico, forniva
certi desideri,
il
grido
la borghesia, quel
:
che
Proletari di tutto
Mamon-
il
il
decimonono.
In quanto quella scuola e quella pubblicistica erano mamoto pratico, l'interesse filosofico vi aveva
nifestazione di un
secondo luogo, le trattazioni del diritto naturale, filosoficamente considerate, non si levano di solito sopra un
in
chiaro
I principi, sui
popolare empirismo.
e assai spesso
quali
si
neppure
la
forma della
tratta-
VI.
LA COSCIENZA MORALE
79
scrittori
con
listicbe
la
filosofia platonica,
matematico.
si
Ma
accostamento e non fusione, adornamento e non ravvivamento; e, tutt'al pi, valeva come prova di diligenza e di
seriet d'intenzioni.
La
tisti
filosofia,
ci
si
meno
nei tratta-
sono noti
filosofi
caratteri generali.
matematizzante o
piuttosto
filosofia piut-
sensistica,
di
tendenze
il
mente
da far trionfare che non a riconoscere quello realsvoltosi nella storia e ricco di tante forme e vicen-
de, derivava
il
storia
umana
in questa.
com'era,
il
nalmente,
poco
ma non
esplicato
pertanto
poco
e della
facilmente riconoscibile
so-
ragionato dottrinel
'
80
Ora, l'ispirazione del Vico era genuinamente ed esclusivamente teoretica, punto pratica o riformistica; alta-
mente speculativo il suo metodo, e disdegnoso dell'empirismo; idealistico, e perci antimaterialistico e antiutilitaristico,
suo spirito;
il
la
prendendo
le
mosse dal
ma
nel
avrebbe voluto
Ma
poich
il
e modificazione che
del Vico,
si
il filo
stesso,
sar opportuno,
ripigliando
diverso da quello tenuto nel ricapitolare
vari caratteri
Vico all'utilitarismo
del
scuola, e
la
dottrina
dichiarato o larvato
che egli
svolse
sul
di
quella
principio del-
l'etica.
due principali rappresentanti dell'utilitarismo nel secolo decimosettimo, che il Vico ha sempre innanzi agli occhi, sono l'Hobbes e lo Spinoza; ma ricorda insieme con
essi il Locke e il Bayle e, del secolo precedente, il MaI
chiavelli e, risalendo all'antichit, gli stoici col loro concetto del fato, gli epicurei con quello
del caso,
Cameade
Vce victis
una
magnanimo
teoria che
le
Roma.
Brenno o
Hobbes ammirava lo
attribuito al
Dell'
genere umano;
ma
fallito
il
ten-
LA COSCIENZA MORALE
VI.
tativo, che
81
che
egli
non
si
del diritto
problema
non gliene
comanda verso
cristiana, la quale
nonch
tutto
il
genere umano,
ckiano quanto
non sensu de
dall'
hobbesiano (perch
lo
Spinoza
la singolarit.
elevato,
mente,
rerum diiudcat
veris
come
di
sia di
modo poco
mercadanti
mondo
pubbliche del
Severo
il
senza lume di
sterile in quel
cose
che
poche
campo, perch
sparsamente ne lasci
scritte non compongono dottrina e il suo trattato delle Pasle
mente
sterili
il
medicina che
Malebranche
B. Croce,
il
La
Pallavicino
filosofa
offri
il
alla
Nicole, e
morale; simili
Pensieri
del
di Giambattista Vico.
82
il
mo-
rale, fece
nei quali
la
il
frode o impostura,
delle differenziazioni,
frode poteva
la
il
forza,
mai sedurre
vano
affatto
ricchi,
bati,
del grave
quali vive-
molti?
filosofi,
Codeste spiegazioni
problema.
Quei
forti,
poveri,
sono giochetti,
deru-
indegni
si
fa-
si,
di forza,
ma
chiamare sempre gli Stati, quantunque acquistati con l'impostura e con la forza, perch reggano e si conservino;
conformemente
origini,
ma
le origini
profonde
si
trovano
insieme da qualcosa di pi saldo dell'utilit. Societ d'uomini non pu incominciare e durare senza fede scambievole; senza che altri riposino sopra le altrui promesse e
LA COSCIENZA MORALE
VI.
contro la
menzogna? Ma
le leggi
83
altri loro
dica e prometta di
umano
il
lit,
secondo
Cose,
circostanze
fatti,
e di qui
traggano a
pomponiana, che
la forinola
dilezione.
il
mutano
l'illusione
degli
nella moralit
che
utilitaristi,
d a colui
l'approvazione che
si
il
non
si
che
l'
ma
di
pena capitale
ma
la
tenersi
moralit,
in vita,
prende altrui
perch esercita un
di-
fondato sull'equobono.
La sola filosofia che porti con s una vera etica sem-
ritto
bra
al
Vico
la platonica, risalente a
da
un principio metafi-
e crea la materia;
fisico, alla
una metafisica
84
si
educono
laio
le
che lavori
di
Dio un vasel-
le
non pu considerarsi come filosofia morale, dove fa d'uopo procedere da pochissime verit eterne,
stabilite in metafsica da una giustizia ideale. Per ragioni
analoghe il Vico non poteva appagarsi del Grozio e degli allegislatore; epper
tri
giusnaturalisti
circa
loro
si,
titoli
ma-
ma poi non contengono nulla pi di ci che volgarmente risaputo. Se si pesano i principi del Grozio con
gnifici,
punto giusto, non distinguendo l'occasione dalla causa; n inchioda , ossia non
definisce, l'antichissima disputa se il diritto sia in natura o
dell'utilit
il
il
logi ancora
contendono con
semplicioni ,
poich quei suoi
ma
si
lo scettico
Cameade
con Epi-
semplicioni
vengono alla vita comune, e questa determinazione loro dettata dall'utilit, il Grozio scivola
anche lui, senza avvedersene, nell'utilitarismo e nell'episolitudine bestiale,
cureismo.
Ma il Vico, invece, alla domanda se il diritto sia per natura o per convenzione risponde con la solenne dignit
Le cose fuori del loro stato naturale n vi si
adagiano
:
n vi durano
Alla
la societ
ri-
LA COSCIENZA MORALE
VI.
85
le
virt,
dall'altrui,
la
la
pudicizia.
natura umana.
Il pudore o coscienza morale, tradotto nella corrispondente scienza empirica, d il senso comune degli uomini d'intorno alle umane necessit o utilit, che
la fonte del
diritto
naturale delle
genti.
Questo senso
comune
il
Vico)
un atteggiamento pratico
dividui viventi
in
stumi dei vari gruppi sociali, da quelli di una classe particolare a quelli dell'intera umanit. Atteggiamento affatto
senza prendere esempio l'una nazione dall'altra ). Attraverso quel senso comune la coscienza morale s'incor-
VII
Morale e religione
M.
bestioni
Chi
li
Donde verr
frener?
il
soccorso che
dirizzarli
una
Ecco:
il
cielo fulmina,
bestioni
Ma
debbono conformare
la
domare
l'orgoglio e la fie-
SO
dunque
il
conato
ossia la li-
minio sopra s
ralit:
il
stesso,
primi
riti
della terra
corpi.
nuziali,
si
Le prime
religioso,
matrimoni, sepolture
culto
sono sorte.
Questa potenza etica- e sociale dell' idea di Dio si riafferma nel corso della storia posteriore perch, quando i
;
della vita
umana:
menti insegnare
ai
fanciulli, infatti,
la piet
non
si
altri-
pu
curano smaltimento
Se cosi
ai loro libri
(e cosi
pi stolta di quella che pretende concepire morale e civilt senza religione. Come delle cose fisiche non si pu
avere certa scienza senza la guida delle verit astratte
fornite dalle matematiche, delle
si
pu
VII.
MORALE E RELIGIONE
89
senza l'idea di Dio. Quando si spegne o si oscura la coscienza religiosa, insieme si spegne e si oscura il concetto
di
societ
di
stato.
maomet-
di composti di
mente
gli
infinita libera in
corpo
infinito.
corpo
fato.
il
caso;
gli
stoici,
che
lo
Ma non
fecero
non potere
con
lo
ebbero
corpo e col
solo
il
soggetto al
Attico, epicureo,
istituire
lui
noza, rinnovatore dello stoicismo, si visto che non intesero nulla di quel che siano societ e stato. Tra gli emp
irsuti,
fatto,
umana
societ.
La manchevolezza
argomento della
nell'
critica che
il
Vico
muove
il
due
principale
di coloro
primo e proprio principio la provviGrozio non gi che propriamente la neghi, ma, per lo stesso grande affetto che porta alla verit , per meglio assodare la necessit razionale dell'umana
societ, ne vuol prescindere, e professa che il suo sistema
dice) statuisce per
denza divina.
Il
lo taccia di
cenza in una semplicit di natura umana. Peggio il Pufendorf, il quale addirittura sembra sconoscere la provvidenza
e comincia con
90
ripreso
di giustificarsi
con
ma non
il
cui egli
si
trovi
ben
dai
si
Vico non
il
osservi,
giusnaturalisti
al
Perch, se
metodo tenuto
oppone
che anzi anch'egli costruisce
umana
si
prescindendo, come
il
la
sua
Grozio,
prannaturale,
eletto,
il
indagine
il
diritto
il
diritto naturale e
non
il
so-
lavano,
il
non
la
Grozio e
medesima
il
di cui parlavano, o
non par-
Pufendorf.
come
mente
tutta spiegata, in
forma di
gare
il
si
affacci,
MORALE E RELIGIONE
VII.
91
come
nei primordi dell'umanit, in forma di metafisica poetica. Dalla religione rivelata, quando si ricerchi il fonda-
ma in qual
si pu ben prescindere
che tutda
naturale,
quella religione
potrebbe
t'una cosa con la coscienza della verit? Plutarco, descrivendo le primitive religioni spaventevoli, pone in problema se, invece di venerare cosi empiamente gli di, non samento
modo
della
morale,
si
nulla.
Senza una religione, mite o feroce, ragionata o immaginosa, che dia l'idea pi o meno determinata e pi o meno
elevata di qualcosa che superi gl'individui e in cui gli individui tutti
si
a questo punto
stinto
parola
come
il
religione
vendica e giustifica
gli
di;
o,
si
chiarisce
nel Vico. Nel qual significato egli ridetto degli emp che il timore fece
il
anche, addita la radice della religione nel deuomini hanno di vivere eternamente, mossi
da un senso comune
loro mente.
La
religione
fondo della
un
Intesa dunque la religione dal Vico o (nel primo significato) come condizione o (nel secondo) come sinonimo della
moralit, chiaro che, col censurare
il
"Grozio e
il
Pufen-
moralismo e
critica all'insipido
pel
gione. Perch se
alla
al
larvato utilitarismo di
medesimo
fine
ebbe anche
filosofa
attribu
talora
al-
reli-
l'ufficio
di
92
genere umano sollevando e reggendo l'uomo caduto, tal'altra giudic che essa sia piuttosto adatta a ragionare, e che le massime ragionate dai filosofi intorno alla
il
giovare
dello spirito,
religione (o
prima
il
metafisica
carattere dell'epoca
il
religione, e rigettare
la
il
non
bero sorgere
Fu
i
figliuoli dei
Anche
il
per
giusnaturalisti serviva
lico, sia
li
da
ipotesi e
isvolgere la trattazione
da espediente didasca-
indipendentemente dalla
sinuare
le
loro
teorie
utilitaristiche, nel
Vico ricompare
ufficio
scienza pratica
moralit
(il
VII.
rica,
MORALE E RELIGIONE
della civilt o
seguono
93
che precedono
il
sorgere
facevano ossequio, ora pi ora meno, alla dottrina tradizionale della chiesa, cio che l'umanit gentilesca, nella
sti
dispersione seguita alla confusione babelica, avesse portato seco un residuo di religione rivelata, un vago ricordo
del vero Dio, donde l'origine della vita sociale e degli
di
e bugiardi,
falsi
ragione
come
lo stato ferino
astratto e irreale.
Il
la distin-
Stato
di
fatto
senza moralit,
ma
(diversamente che
nell'ipotesi
utilitaria) tutto
dal quale
si
esce
si
naturalmente
pregno
di esigenze
non gi per
morali, e
effetto della
Ma
grazia
sioni virt;
in
il
modo
retta e personale
me-
lui,
dal
da giovane, studiando
opere del Ricardo (il gesuita Stefano Deschamps), teologo della Sorbona, ne accett la dimostrazione circa l'ecle
94
propria (diceva) per meditare un principio di diritto naturale delle genti, che
diritto ro-
mano
nel
tempo
disposto a
l'ebrea; e
il
miracolo
miracolo, e
la
scienza di miracoli.
Che
al
non
tale
terzo dei
tre
sia,
principi
nam
De
ai
del
suoi
diritto
naturale, a Gio-
iure naturali
et
gentium iuxta
discipli-
sario di lui
anche in
altre questioni),
il
La
quale, fatta
il genere umano,
da Dio al popolo
maestro Ezechiele
Aristotele, al
tempo
di Alessandro
della spedizione
in amicizia con
Simone
il
si
degli altri giusnaturalisti avvertendone le tendenze eterodosse. Ma il Vico non vuol sapere di codesto sistema ultrareligioso.
Pufendorf
Se
la
il
supporla, di farne cio un deus ex machina, senza spiegarla con V intrinseca natura della mente umana. Contrario
di
MORALE E RELIGIONE
VII.
95
alla storia
essi
fa intervenire l'opera
Mos;
nell'asserita trasfusione di
Flavio Giuseppe degli ebrei, sempre restii a qualsiasi contatto con popoli stranieri, e a quel che il Vico supponeva
fosse detto anche a questo proposito da Lattanzio, come in
genere era privo di qualsiasi pi elementare sussidio di documenti. Cosicch la conclusione del Vico sempre la medesima: gli ebrei si giovarono altres di un aiuto straordi-
ma
le restanti
nazioni s'incivilirono
sito
e'
importa
il
altri filosofi,
idee che egli sostenne pur attraverso i suoi fraintendimenti storici, che, a dir vero, non sono pochi. Tut-
quanto
le
tavia, sar
la
le
difficolt
che
soluzione che a
che
fondamentali, accanto alla ragione e alla socialit, la volont divina, e che quel suo prescindere da Dio suona poco
pi di una semplice frase enfatica a significare la forza della
avrebbero efficacia etiamsi
daremus non
umane,
esse
Deum o
summo
sine
quod
Pufendorf e
si
chi
apra
pi solenne rifiuto dell'ipotesi groziana, empia ed assurda, e la dichiarazione che le
il
vi legga
il
96
a tacciar
il
che cercava Dio nel cuore dell'uomo, sentiva e scorgeva l'abisso che lo separava da coloro che non l'avevano
pi nel cuore e appena, per abito o per prudenza, lo serbaegli,
voce grossa e insistesse presso prelati e pontefici nell'attribuirsi il vanto di aver esso pel primo formato un si-
stema del
da quello dei
tre autori
protestanti e adatto alla chiesa romana. L' ipotesi che operasse cosi per politica cautela la proporremmo, se, invece di
lui,
ma
furbo frate, un
es.,
un appassionato
Tommaso Campanella; ma
magnanimo
la
candida
personalit del Vico la esclude affatto, e solo si pu concedere che, poco chiaro com'era sempre nelle sue idee, questa
adagiasse alquanto nella poca chiarezza e, trasportato dalla sua calda fede, alimentasse le sue illusioni, fino
volta
si
Vili
Morale e diritto
D<"opo
che tanto lume di originalit rifalso ai nostri occhi, non ci* riesce possibile fermare lo sguardo su
quelle dottrine e classificazioni etiche che il Vico attinse
alla filosofa tradizionale e mise soprattutto nel primo libro
del Diritto universale', quantunque esse per l'appunto riescano assai care a non pochi lettori e siano divenute quasi
popolari per
Ohe Dio
le
pubblica o Stato
infra
quod tendit ad
sia
come
Dio, e poich
debba
fatte.
e l'uomo .posse,
in finitimi
di
immgine
se,
che
la re-
omnia
la libert di
da esso stesso
stabilita
che
comandando
la giustizia
uti-
nella costruzione
due
giustizie parti-
colari
geometrica,
est
ustum
oltre che
sicch
quum
eligis
quod
;
poco originali,
ci
La
filosofa
est
cequum cum
metiris,
queste e altrettali
idem
sentenze,
di Giambattista Vico.
98
Campanella ora
Einascimento,
Il
Vico me-
desimo, in un punto, svela involontariamente e ingenuamente il circolo vizioso di quella metafora scambiata per
concetto,
tra loro
dicendo che
egualmente
gli
uomini debbono
le utilit,
comunicare
di meriti,
Meglio che queste viete forinole, gioverebbe andare raccogliendo le frequenti e acute osservazioni di psicologia
morale che
istile
riso,
debolezza della
un qualche merito;
nel tempo stesso che
classificazioni,
di
il
Vico ha
riconoscere,
per l'appunto,
propone, il necessario confondersi
e identificarsi di tutte o di molte tra quelle distinzioni. Cosi,
distinte le
due
cio,
le
codeste dualit,
trinit
e molteplicit
fanno tutt'uno.
tutt'uno fanno per lui anche giustizia e virt, giacch quella forza del vero o ragione umana, che virt in
MORALE E DIRITTO
Vili.
un meno
es.
nel Grozio)
99
come
quella di un pi
che
leggi,
supplemento sociale alla coscienza individuale nel caso in cui non si purga da s per mezzo del
lui altro
il
Ma
il
presso
pili,
dalla
il
morale quanto
diritto e
trattazione
sistematica, tanto
Scienza nuova.
N poteva
si
pi presente nelle
pu
dire, in tutta la
le
che
il
le
conoscitiva
come
come
dell'ar-
se
dic sempre la morale epicurea una morale da sfaccendati chiusi nei loro orticelli , non approvava nemmeno
le
morale da
stoici,
che per
solitari
non
umane; ma convelle
la
natura umana,
la
disumana,
l'annienta e la induce alla disperazione pretendendola affatto insensata alle passioni, sconoscendo le utilit e necessit di natura corporea, inculcando quella
massima
pi
100
Francia
in
s'irrigidisca
ma
losofi solitari,
morale. Non
la cristiana
fi-
umane
Provvidenza trae
la
genere umano,
merca-
la milizia, la
la civile
felicit.
Anche circa le
sono n buone n
tali
utilit
il
ex
se
non
morale
( sed
cattive
earum
incequalitas
est
tarpitudo, cequalitas
aittem honestas
contro
il
scono la tutela della propria vita e la procreazione ed educazione della prole, e lo ravvicina aH'&St&popev degli stoici.
Che esso non abbia autorit morale provato da ci, che
il
diritto
che
gli
omnes homines
pevceque custoditur
constituit
et
il
ius na-
quod naturalis
apud omnes
gentes
ancora eticizzato?
Ma dove
il
diritto
pi propriamente
come
distinto dalla
si
morale nel
bench
tutti
un
po' confusamente
si
raccolgano
MORALE E DIRITTO
Vili.
come abbiamo
sotto
visto,
flessa.
Il
quello
della
generale
forma
forma
in
101
ri-
l'altro,
auctoritas
cum
a ratione
ratione
non
(soggiungeva)
dicono i morali teologi
quale
E, cio, connetteva
la
dell'autorit;
fonte della
il
il
concetto
avviamento all'indagine
filosofica dei
e morale.
ma
Altro
che
quel
gum
con
la
il
chiama
lettera che
dura
ma,
si
in contrasto
formula
leggi,
con
tuttavia
ha
la
la
un vero contenuto
etico, serba
pur sempre
leggi (scrive
il
Vico)
Il
lo dir lor
il
certo
le-
ragione e
sua peculiare efficacia
sed certa; durum,sed scriptum est . E, insom-
valore
stituita di
lettera delle
pu stare
morale, e
lex,
la
ci
fa
prati-
latino significa
102
particolarizzato,
come
o,
scuole
le
dicono,
indivi-
duato
Il
il
Il
legibus, non exemplis iudicandum precetto relativamente tardo: le prime leggi furono, per l'appunto, exem-
pla
reali
esemp
esemplari. Dagli
castighi
e la rettorica;
intelligibili, si
e,
derivarono
valgono la logica
intesi gli
universali
tere di universalit.
La
giuridico, quasi
il
il
Vico ritrae,
sto era
il
non
quali erano costretti a piegarsi, pur fremendo, coPolifemo, che se ne avesse avuto la facolt avrebbe
forti, ai
me
menterebbe
di venire a tenzone
con
lui.
feroci,
Fu
consiglio della
non addomesticati
fonda
il
della
principio
guerra. Ma
giustizia
esterna della
migliori:
il
loro diritto
meno
nonch,
il
lo
fortissimi
non
il
il
il
il
vero
affermato
e optimi
vero,
puro certo:
stesso
termini identici;
diritto razionale,
ex certo
e
ma nem-
mixtum
Sedel
predominio
miscuglio
concetto del puro certo, dal Vico
MORALE E DIRITTO
Vili.
103
Vico rimprovera il Grozio e gli altri giusnaavere cominciato la storia dalla met in gi,
Quando
il
turalisti di
il periodo precedente, il rimprovero, per ci che si attiene alla filosofa della pratica,
si traduce in quello di avere dimenticato il momento ideale
della forza per guardare unicamente alla giustizia, al-
Hobbes
e,
la
prima
prima
cora, di Epicuro,
momento
Il
met
fu invece
il
campo chiuso
prima an-
verso
tazione che
il
Vico
, in pari
all'
giosa
si
morale. Pure
il
salva merc la
coscienza
reli-
quale dev'essere;
universale
si
laddove
Platone
diffonde in
tutte
i
le
parti
lo
contempla
quella scienza
dell'onest,
consigli dell'utilit,
cosi
ac-
104
romano
gere, nel
Seicento)
(interpetrato da
modo consueto
il
Vico
spirito del
presso
attribu
lui,
i
l'essere
della storia
filosofo
come
politici
riuscito
eterna,
greco e dello
ad abbozzare
onde se ne
for-
Da
la
IX
La
/ome
lo spirito
cosi,
al
analogamente, lo
e da
certo pratico
della
vita si
conformano a questi
tre
di
tipi
sociali:
costumi, tre
donde
spezie di
Per quanto
il
si
la riflessione
riempie di
passioni regolate,
filosofia,
predomina, la poesia
costumi si fanno miti,
popoli assumono
governi,
si
le
componenti
106
compenetrano
si
linguaggi
Forme miste,
alfabetiche.
samente alcuni
il
criterio
pria misura in s stesso. I governi (egli dice) debbono essere conformi alla natura degli uomini governati la scuola
dei principi la morale dei popoli. Si pu inorridire innanzi alla guerra, al diritto del pi forte, alla riduzione
:
della forza,
come
compieva
Vengono
ragione.
detto
si
l'ufficio del
di
ma
che
la
di
sopra, teneva
il
posto e
si
la
fanciul-
Come
fanciulli
il
gli
il
capriccio
si
IX.
guidano
le
107
cosi al
convenne
cessari, utili e
fantasia (che fu
il
e,
in-
genere umano,
ne-
con
la
infine, coltivare la
sapienza con la ragione (che fu il secolo dei filosofi). Parimente, il diritto naturale nacque dapprima con leggi, per
libidine e di
rivestito
di
infine, si
giusta ragione
afferm apertamente nella sua schietta ragione e generosa
;
verit.
Con
modo
siffatto
e costumi,
il
giusnaturalismo: quell'astrattismo e
che
abbiamo ricordato a suo luogo, e
antistoricismo,
del quale era conseguenza la concezione di un diritto napretese capitali del
stia di
sopra
al diritto
traspaiono con molta nitidezza nelle opere dei giusnaturaattraverso il tenue velame dottrinale e filosofico. Co-
listi
dice eterno, che era poi, nella sua parte effettuale, un codice contingente e transitorio, o almeno la proposta di un
Vico
si
che
filosofi,
pubblicisti.
che
il
ius naturale
108
che
gli spetta,
dentro la storia.
sull'idea di
un giusto eterno;
e questo
raziocinamento e
sistemazione
il
ius naturale
scambiato
il
diritto
arbitrario o positivo),
i
fraintese
di
diritto
giureconsulti romani,
quali intendevano parlare solamente di questo secondo,
cui colpi
pia; e poich la
il
un
avuti a concepire la Scienza nuova. Dallo studio di Platone incominci a destarsi in lui, senz'avvertirlo, il pen-
un dritto ideale eterno che celebrasuna citt uni ve r sale nell'idea o disegno della
siero di meditare
sesi in
providenza, sopra
le
repubbliche di
la
tutti
quella repubblica ideale, che in conseguenza della sua metafisica divina doveva meditar Platone . Doveva, ma non
lo pot fare
per
l'
ignoranza
, in
del
primo
IX.
uomo caduto
109
stato
ferino e della
cio
dell'originario
sapienza, che gli successe, affatto poetica o volgare ignoranza in cui fu mantenuto per un errore comune delle menti
:
s le nature
gini dell'umanit gentilesca allo stato perfetto delle sue altissime divine cognizioni riposte, e sapientissimi di tal sa-
pienza riposta immagin quei primi uomini che furono invece, nella realt, bestioni tutti stupore e ferocia . In
cambio
conseguenza
di
governa con
lo
umano onde
esse
si
le
com'
la
comunanza
donne. Cosicch,
delle
il
Vico accettava da Platone l'idea di una repubblica eterna, sconvolgendola da cima a fondo con la soggiunta riserva
che
platonica,
vera repubblica
la
ma
eterna
il
non
l'astratta
generis
humani
tende studiare
civitas , la
respublica universa
, egli in-
mis
human itatis
moderante,
La
gran
110
governata da Dio
che
la
Storia.
dunque,
Negando
il
nien-
si
sibile
della Scienza
ha
Ogni verit
un modo
sare in
o in
selvatici,
col viso
sorridente,
bocca piena di buone parole, recando in mano l'abbici e il catechismo dei diritti e doveri; chi crede invece
con
la
ai bestioni vichiani,
severi
che
e, forse, il
ferro e
il
e,
ma
come
il
Vico,
insieme, che
per gradi *e in
lungo tempo
Vico ebbe
il
e anzi nella
prima redazione italiana dell'opera proponeva due pratiche : 1. una nuova arte critica, da servire di fiaccola per distinguere il vero nella storia oscura e favolosa
2. un'arte come diagnostica, per determinare i gradi
;
umane,
e,
IX.
seguenza, ottenere
bitati
modo
il
di
nazioni.
delle
stato
lo
era
conseguire circa
da.to
111
una
la vita
nazioni.
medesimo
altri
luoghi del
il
(dice
Le
libro.
la
Scienza
quali e dentro
gendo, possa pervenire allo stato perfetto, e come, decaesso, possa sollevarvisi di nuovo. Lo stato di
dendo da
massime
cosi dimostrate
le
nazioni in certe
come
prati-
accademie con
delle
filosofi,
vine e
cio, e gli
umane
tutti
uomini
sapienti
delle
pi riputati
repubbliche
(i
si
fuori di
si
fatte
massime sarebbe
il
vero errore o
ma
tracciato,
112
in
risalto
due elementi
capitali
il
la
sapienza spontanea
in
proponeva di aggiungere all'opera. Tutta quest'opera (cosi cominciava quel paragrafo) stata finora raegli si
istesso
mancare
di soccorrere alla
in
di tutte le scienze
dipendono dall'umano arbitrio, che tutte si chiamano attive . Or bene: in che mai consister codesta
le quali
Cotal
pratica ne pu essere data facilmente da essa contemplazione del corso che fanno le
pratica?
qual avvertiti
nazioni, dalla
(gli
uomini
di stato) e
sapienti
delle repubbliche
i
popoli alla loro x;iyj
o sia stato perfetto . In altri termini: uomo avvisato,
mezzo salvato la contemplazione la sola pratica che la
;
dipende non gi dall'avvisante cio dal pensiero, ma dall'avvisato, cio dal fare. Al Vico non viene neppure in
mente di porsi a determinare gli ordini, le leggi e gli
esempli
tempo
e luogo,
filosofo;
come
infatti
si
La
subito
dopo,
IX.
cade mi e
113
e della cultura.
Sarebbe, di certo, temerario pretendere di conoscere
con sicurezza le ragioni per le quali il Vico, come aveva
omesso nella prima edizione della seconda Scienza nuova
circa
le dichiarazioni
la
per
lo
anche
il
capitoletto
sulla
la
edizione dello
Pratica.
una
che o non
pratica, non
si
la
La
il
dava, e finiva
quale, prometcol
confessare
ria stessa.
B. Croce,
sar lecito
tendo
Ma
stesso
filosofia
di Giambattista Vico.
La Provvidenza
LLia vera
que
il
loro corso
il
mondo
il
corso delle
come
teologia naturale
confermando quell'attributo
di
la
metafisica),
fisico
che
osserva nei moti dei corpi, per es. delle kfere e degli elementi, e con la cagione finale osservata sopra le altre misi
nori cose naturali. Importava, invece, ragionare la Provvidenza sull'economia delle cose civili .
Taluno dei primi interpetri ebbe a notare (e l'osservazione stata rinnovata in sguito non poche volte) che
il
provvidenza
ora
come
116
dente
che regga
loro
destini,
un medesimo vocabolo
zione di
ed ora come
La duplice
l'efficacia
triplice acce-
non
>
presso
dei
significati di
provvi-
il
di-
che governa
le
cose umane.
Ma
la
provvidenza, in tale
si-
gi fatto
porti tra
morale e religione.
gnificato,
Passando, dunque, senz'altro, alla Provvidenza nel secondo significato, ossia al suo vero e proprio concetto, ci
sembra opportuno prescindere per qualche istante dal Vico
e fornire alcuni schiarimenti dottrinali.
comune
altro conoscere
realmente un fatto
si
pro-
le
X.
LA PROVVIDENZA
ed effettivamente canta
la lascivia
117
crede di cantare la
essere
terribilmente
pessimista ed fanciullescamente ottimista; crede di essere Satana ed un brav'uomo inoffensivo. Non meno
tare per
credendo
la
libert,
di lot-
alla libert.
perch
via discorrendo.
gl'individui e
Illusioni spiegabilissime,
nel
fervore del produrre o
popoli,
il
il racconto storico; onde, quando non si rassegnano a tacere e ad aspettare, narrano di s stessi storie fantastiche,
verit e poesia commiste. Anzi, in questa dimostrata dif-
ficolt
di
conoscere l'agire
nell'agire
della saggia
di s
tobiografie e
libri
vuole, importanti,
di
ma
Le opere umane
ci
giungono, per
lo
storico
superficiale
raccontare come
le
si
tal
modo, avvolte
sollevano dagl'individui. E
ferma all'involucro e prende a
si
fini
come
l'aned-
pratici dei
fi-
118
losofi;
come un
quella politica,
interessi, di pettegolezzi,
di
miserie.
il
si
Ma non appena un
avvicina a quelle sto-
spazzare via gl'individui e le loro illusioni e guardare direttamente le cose, quali si sono prodotte nella loro successione oggettiva e nella loro origine sopraindividuale. La
storia vera e reale emerge allora di l dagl'individui, come
un'opera che
si
compia dietro
le loro spalle:
opera di una
scena coi loro gesti o coi loro gridi, ora, in questa seconda
guisa di storia, sono meno che nulla, e i loro atti e gridi,
destituiti di seria efficacia, destano riso o piet. Si
atterriti
il
Fato che
li
domina,
si
guarda
da coloro che
le
ma
storia reale
e illusioni;
opere sono poi compiute dagl'individui, non certamente in quanto sognanti, ma, appunto, in quanto opele
ranti;
ma
nell'ispi-
vero, nel
santo
come
si
argomentano,
il
e,
invece di cacciare
LA PROVVIDENZA
X.
119
moltiplicano. Capriccioso il cieco Fato, il Caso stravagante, il tirannico Dio; epper il Fato passa nel Caso e in
il
Dio,
Caso
in
si
converte nell'uno e
L'idea, che supera e corregge tanto la visione individualistica della storia quanto quella sopraindividualistica,
La
l'
gl' individui
ma
l'individualit
la
concretezza stessa
al
modo
di
di colore
si
linea
si
lega a
un discorso senza
incoerente azione da
folle.
La
ma
storia
significato e
una
dunque non
di quella necessit
fato
ma
pili
propriamente causa
di linguaggio, si sia
il
nome
di
Dio
120
si
della
si
storia, e di
presentano come la
una critica della
si
come per
istinto, cio
al
si
Vico,
zione egli desse al problema della forza che muove la storia, e quale contenuto preciso avesse in lui il concetto
della provvidenza nel significato oggettivo, agevole
an-
Provvidenza
tra-
scendente e miracolosa, che aveva formato il tema dell'eloquente Discours del Bossuet. Agevole, sia perch egli
in tutta la
sua
la
filosofia
non
fa
mai
che ridurre
il
e qui
all'
o,
altro
trascendente
Non meno
come talora
si
cause seconde;
pu
sia
un circolo
con
dall'arbitrio di
catena di Giove
con
la
opportunit
se di quelle
se
si
la
occasioni
speranza, e gli
acci-
X.
denti
LA PROVVIDENZA
121
divina,
fece
il
mondo
delle nazioni
fu
'1
fe-
dalle
minacce del
mine
dello
con quel
nomade,
dei campi.
sit dalla
divagamento
I
ferino, e
la vita corsero a
figliuoli
aristocratici
fa-
che
le
lavoravano;
ma
a questo
modo
indussero
famoli,
122
e quanto pi fieramente
si
patrizi
sforzarono di mantenersi
stimarono patrizi e
tanto pi efficacemente
concorsero a distruggere lo stato patrizio e a creare quello
democratico. Cosi (dice il Vico) il mondo delle nazioni
esce * da una mente spesso diversa ed alle volte tutta
si
tali,
sempre superiore ad
contraria e
essi fini particoavevan proposti; de' quali fini ristretti fatti mezzi per servire a fini pi ampi, gli ha sempre adoperati per conservare l'umana generazione in que-
si
sta terra .
Ma
ritrarre
come
bhe
egli
coscienti
dei
propri
fini
utilitari
si
potrebbe
gli uomini
incoscienti di
Il
come un qualcosa
e perci di
umana
una formazione
estrin-
tiranneggiato dall'amor proprio pel quale segue principalla propria utilit e vuole tutto l'utile per s e niuna
mente
parte pel
compagno
non pu porre
in conato le passioni
mente
ama
sola-
zione; unite
merci,
il
ama
le
la
genere umano;
in tutte queste
Per
circostanze
la
ama
qual ragione,
X.
non da
altri
tenuto dentro
tali
gliare, la civile e
ordini,
meno
123
LA PROVVIDENZA
ci
che vuole,
al-
che dicesi giusto . La pubblica virt romana (scrive altrove) non fu altro che un buon uso che la Provvedenza
faceva di si gravi, laidi e fieri vizi privati, perch si conservassero le citt ne' tempi che le menti degli uomini,
essendo particolarissime, non potevano naturalmente
intendere
ben comune
l'utilitarismo,
alla
mazioni,
talora produceva in lui la sopravvivenza del concetto trascendente e teologico circa la Provvidenza, e anche della
di tenere
il
e d vita
al
pu starsene
mondo
al
delle nazioni
pensiero dell'
ma deve
esplicarsi
nel
di essere
morale dov'
dov'
effettivamente morale.
fini
124
sum sub
mur),
veri specie,
ma doveva
una forma
di
bene
(fal-
simulaci* s amplecti-
prima
luogo dei suoi primi scritti nel quale gli accade di accennare a tali questioni, il Vico nota che noi altri uomini, a
causa della nostra iniquit onde nosmetipsos, non hanc
rerum universitatem
trariano stimiamo male,
spectamus
>, le
cose
che
ci
con-
mundi com-
ma non meno
cause e delle spiegazioni aneddotiche e acquista coscienza del suo fine intrinseco, che
d'intendere il nesso dei fatti, la logica degli avveni-
ammaestramenti
Un monumento
politici e morali.
di storia
prammatica
poraneamente
alla Scienza
di Napoli
Pietro
di
nuova
Giannone,
il
quale
era
veramente
X.
LA PROVVIDENZA
125
con
la
sua altezza, d
modo
di
ma
segnare la tanto
altro che astuzie
per
filo
e per segno
il
le origini
potenza ecclesiastica nel Medioevo. E ben altro, come vedremo, egli scopri realmente nella storia, tutte le volte
XI
RICORSI
non pu,
in
il
ripercorrere
senso, e di l riprendere
il
moto ascensivo,
iniziare
il
ri-
corso.
codesto
ma non
il
il
modo
ricorso
vichiano,
dove l'eterno circolo viene quasi esclusivamente considerato nelle storie dei popoli, come ricorso
delle cose umane civili. La civilt va a terminare nella
scritti del Vico,
corso
non
schema
concetto del
socio
ri-
eternit che
care la
il
solo
il
128
si
ricorsi,
stabilite dai
ma
assai superficiale
le
vano
determinare
la
che abbracciano in s
di cultura,
scienza e
il
fonte, che
secondo
tutti
e,
il
vicinare
mente
atteggiamenti
gli
linguaggio
lo spirito
il
teorie
di
spi-
si
Platone o di Po-
condo
la
si
quale
stati
ritornano,
quanto [poco]
filosofi
lettori
a considerare
principi dei civili governi, e quanto [poco] con verit, Polibio abbia ragionato sulle loro mutazioni . Il Campanella
connetteva
astrologiche
il ricorso
Quando l'astuzia e malignit umana venuta
dove la pu venire, conviene di necessit che il mondo
il
Machiavelli ecco
:
XI.
si
129
RICORSI
dei tre
umani
delle
modi
fame e inonda-
[peste,
nuove
religioni e linguaggi],
acciocch
gli
vano pi
comodamente
precedente
al
quale
il
e divengano migliori .
Vico quasi
l'antichissima tradizione
si
'vi-
solo
riferirsi,
di
gloria
Il
successione delle
egiziana sulla
che nel fondo, conferisce forza alla teoria sociologica vichiana dei ricorsi, il materiale storico col
quale , per cosi dire, impastata, v'introduce qualche de-
Se
la filosofa,
bolezza.
Il
la storia
le
si
la
sua stessa complessit, grandiosit e durata, fini per parergli la storia tipica o normale, da servire di misura
tutte
le altre, e gli
confuse
si
Roma
corso e ricorso.
con
stessa
la
Romolo, cio
del
legge
politico
il
le
apparenza, e
poi neppure nell'apparenza; la democrazia, uscente dalla
lotta contro l'aristocrazia e terminante nell'effettiva mo-
.aristocrazie,
pili
in
rifles-
che formolano
prima sentono
avvertiscono
B. Cuoce,
La
le
il
il
si
scorge nelle
leggi della
degnit
vicinane
necessario, dipoi
badano
comodo, pi innanzi
filosofa
di Giambattista Vico.
si
all'utile,
appresso
dilettano del
pia-
1>
130
dissolvono nel lusso, e finalmente impazzano in istrapazzar le sostanze. Ci vogliono prima uomini
cere, quindi
immani
si
e goffi
come
all'uomo nello stato delle famiglie, e per disporlo a ubbidire alla legge nello stato futuro delle citt. Ci vogliono
i
magnanimi
e gli orgogliosi
come
gli Achilli,
determinati
si
costi-
di virt
quali
furiosi, dissoluti
e,
Ce-
tristi
finalmente,
Neroni,
Caligola,
talch se
tutta rotta
gravi che
le
il
sembr, con
lui
infiniti.
non
Il
la
umane
Capua
(egli
scrive)
Numanzia^
commerci marittimi
dall'abbondanza della
Campagna felice; i numantini, perch nel loro primo furore dell'eroismo furono oppressi dalla
potenza romana, comandata da uno Scipione Africano, vin-
XI.
citore di
131
RICORSI
rerebbero ora
il
corso
delle cose
umane,
se
non fossero
scoperti dagli europei; Polonia e Inghilterra persistono stati aristocratici (tale stimava il Vico l'Inghilterra,
stati
perch, non
come
la Francia,
monarchia
umane
allo stato
ferino, se si apri
ma percorso naturale
assoluta),
il
con
lo
modo,
altre migliori.
il
alla
il
Giappone
romana
dei
132
alla
reli-
gione, e
turchi in
ricordano
le
un grande stato
forma ultima degli
il
pi perfetto di tutti,
si pu intenderne altra superiore,
perch non
riproducendo essa
sommamente
-umanit, che vi
felicitare
si
dotte filosofie
dei
gentili e dalle
tre
maggiori
nente per
la
tal
modo
la
XI.
133
RICORSI
somma civilt, garantita dal cristianesimo, sarebbe andata o stava per andare incontro a un
nuovo stato ferino? diffcile conoscere quel che veramente il Vico pensasse in proposito. C', tra i suoi versi,
dei filologi. Codesta
un
si fa
triste
ma non
si
di quel
affermava che
Mundus
fare,
quorum tamen quadringentos barbaries percurquot nova inventa? quot novee artesf qnot novee scientice
exeogitatee?... . Ma si potrebbe osservare che il De mente
hinc annis,
rit,
suoi dubbi o
il
contemporanea
sia difficile
tanto a co-
punto a lui
da diverse e opposte tendenze e agitato fra timori
e in l
e speranze.
Se non
fosse
stata
turbata
dallo
schema
della storia
romana,
la teoria
134
agevolmente allogato le osservazioni storiche dell'auinsomma, si sarebbe presentata con tratti pi seme
plici
generali. Essa sarebbe consistita sopratutto nella
pili
tore, e,
determinazione e illustrazione del nesso tra epoche di prevalenza fantastica ed epoche di prevalenza intellettiva,
tra spontanee e riflesse, onde dalle prime escono le seconde per potenziamento e dalle seconde, attraverso la
degenerazione e la decomposizione,
storia politica mostra di continuo
crazie che, da forti che erano,
e
cedono all'urto
rozze
di
ma moralmente
classi
si
si
fanno
meno
vili e spregevoli,
affinate
o addirittura
La
lo spettacolo di aristo-
il
fio-
germe, en-
filosofiche
torno alla
mera osservazione
del fatto
singolo, e
il
rina-
Ma
questi cicli,
dimenticare che in ogni epoca, per aristocratica o democratica, romantica o classica, positiva o speculativa che si
dica, anzi in ogni individuo e in ogni fatto, dato notare
momenti
aristocratici e
democratici,
romantici e
classici,
XI.
positivi e speculativi,
135
RICORSI
che quelle
'distinzioni
su grande
scala sono quantitative e di comodo: il che non deve portarci n a sostenere quella legge a tutti i rischi, cadendo
nell'artificiosit,
i
servigi che
gli
rendere.
Perci,
non'
e'
stridenti
mana
quando
sia
cosi intesa
bisogno d'introdurre in
eccezioni che
il
corretta,
essa
modellamento
quelle
sulla
non
grosse
e
ro-
storia
accuse mosse
solo
ma
le
i
ricorsi, che la natura non si rassomiglia mai a s stessa,
ed l'uomo che per comporre. le sue osservazioni forma
le classi e i nomi . Verissima sentenza, ma che si volesse
ricorsi
applicare a questo caso, non varrebbe solo contro
i
che affrettano
il
non
186
il
vari
veri
la
di
gruppo
che
addebiti,
vari
Nel medesimo
accidenti.
degli
altri
popoli senza
un popolo
ficacia di
sull'altro
e di
alfabetica
modo,
ferisce alla
spontaneit
umano.
appunto l'aspetto em-
produttrice dello
spirito
stanze, al
modo
nello studiare le
stesso (per
varie
manifestazioni del
ripigliare
fasi
della
vita descrive
le
prime
fantasticare
vago
o in altri fatti consimili della pubert, non tiene conto
dell'iniziazione all'amore che gli adolescenti meno esperti
possono ricevere
dai
piti esperti,
ricerca concerna
non
le
le leggi
fisiologiche
leggi
quando l'assunto
sociali
della
dell'imitazione
colui
ma
che
bisogno
sessuale
si
risveglia
egualmente
si
il
procaccia
Boccaccio inseri nel Decamerone, ma pronunzierebbe insieme il pi esatto riscontro alla famosa e tanto
tale
che
il
XI. I
ricorsi vichiani si
si
spesso
al
creduto,
opporrebbero,
se,
137
RICORSI
oppongono
di necessit,
come
si
affacciata
svolgimento precedente,
nata,
barbarie
tenne in s
il
il
pen-
siero antico.
Tutt'altra questione se nel Vico sia esplicito e rilevato il concetto di progresso. 11 Vico non nega il progresso,
vi fa anche,
quando parla
ma non
gli
sua
del processo
filosofia, se
procura
l'alta visione
di
fatto;
rilievo.
La
dello
il
progressivo arricchimento del reale, qualcosa di desolato e di triste. Il
carattere individuale degli uomini e degli avvenimenti ,
tanto
una
come
casi particolari di
un aspetto
e perci,
dello spirito o di
vilegiato di
ciascuno
138
mettendo
la propria nota,
storia, e ciascuno
insostituibile,
rispondente
con
nel
poema
maggior voce
della
al
suo
predecessore.
Ma
la
al
non
si
doveva riuscire
si
sia
XII
La metafisica
_L
il
er
Vico
metafisica
della
realt
intendiamo
tutta e
la
non del
mondo umano;
quella suprema
una o pi
in cui le altre
si
sfere
del
reale, o di
riuniscono.
rale:
il
la scienza.
la
cede, di una
quale
si
discorre nella sua autobiografia che del 1725, contemporanea alla prima Scienza nuova; la ricorda con compia-
la
seconda Scienza
140
tasse, la
sua mente.
circa la
d'importanza
filosofica.
metafisica
vichiana, altro
in
ci
do-
da dire
primo luogo,
pu sempre desumere
ticolari si
cercar
legittimo
di
il
scrutando
determinare,
metafisica vi implicita,
nuova, quale
filosofico quella
plemento
filosofia
scienza
la
Scienza
ossia quale
com-
logicamente sopporta e
richiede.
Ora
la
piena delle
come
in
una
umane,
psicologia,
ma
non gi nella
loro superficie
nell'intima loro
natura; la
denza;
quella
Scienza, che
tendeva necessariamente
tutta la realt,
della
si
era
all'interpetrazione di
natura e di Dio
del Vico,
nel
quale
quella scienza,
per cosi
apparire traccia nei suoi libri. Di nessuna dottrina filosoebbe tanto terrore, e contro nessuna polemizz con
tanta frequenza, quanto contro il panteismo e forse profica
prio questa preoccupazione polemica la sola traccia, sebbene affatto involontaria, che si possa notare nei suoi
scritti, della
s.
Egli
LA METAFISICA
XII.
141
sua scienza non vi conducesse, erano bisogni irrefrenabili della sua coscienza. Ma ci, come permetteva al Vico
di reprimere soltanto, e non di sopprimere, la logica e intrinseca tendenza del suo pensiero, cosi d a noi facolt
di riconoscerla nella cosa stessa.
a ragione un critico
italiano
il
sistema di lui un
delle
che
il
monade
e della stessa
attributi spinoziani
leibniziana, sorpassando
che uno di
due
attributi,
la
natura e
lo
o sviluppo; onde
la
semipan-
natura sarebbe
il
le
il
paralle-
due prov-
spirito, in
concepire
il
modo
punto
come spiegamento
fenomeno
e la base
il
particolare
lari e
malsicure, e
della
Scienza nuova,
ma
ma
142
anima
le
La
filosofia di
sembrava a
lui
una
filosofia
si
fingono indivisibili,
le menti rozze
da soddisfare
e con quanto
vedeva spiegate da quel filosofo (ossia nel poema
di Lucrezio) le forme della natura corporea, con altrettanto o riso o compatimento lo vedeva tratto dalla dura
diletto
necessit a perdersi in mille inezie e sciocchezze per ispiegare le guise della mente. Di falsa posizione , non meno
il
dell'epicurea,
Vico accusava
da quella
di
Epicuro
in ci
la
tsica
cartesiana, che
il
l'altra,
suoi
indefiniti vortici
mole mette
in necessit
il
commetteva
mondo
con cui
l'altra
il
al
perch queste due parti non erano congruenti nel sistema, richiedendo la sua fsica meccanica una metafisica
riale,
XII.
LA METAFISICA
143
come
le
respingeva
volgevano
filosofi
della nostra mente, senz'alcuna ipotesi, stabilisce per principio di tutte le cose l'idea eterna sulla scienza e coscienza
mente
dottrina, che
metafisici
egli
Nifo,
Ficino,
Mazzoni,
stoico, dei
alla
punti
quando risplendevano
Steuco,
Zenone
attribuiva a
Patrizzi.
Il
il
rio-
il
si
tagliano
non pi
ma
geometrici
metafisici,
quali,
non
estesi,
generino
l'estensione.
mandar
quiete, e
il
non
altro che
un'indefinita* virt di
144
mantenerlo disteso,
la quale sta egualmente sotto cose diquantunque disuguali, ed insieme indefinita virt
di muovere che sta sotto ai moti quanto si voglia disuguali. Sotto un granello di arena vi ha tal cosa che, dividendosi quel corpicello, d e sostiene un' infinita estensione
stese
mente
muove
tempo
si
si
di Dio, la quale,
pura
tutto.
diviso;
perturbazioni dell'animo diminuiscono e crescole cose
no, la tranquillit d'animo non conosce gradi
le
estese
si
corrompono,
le
non
il
si
n pi in qua n pi in
l, il
non
sta
;
il
divide
nelle
due specie
della
sostanza
distesa, che e
l'altra
della cogitazione,
cio a dire
un determinato pensiero,
Proprio dell'anima
fatto ai corpi
il
conato dei corpi, la incominciava veramente da poeta e ricadeva nelle concezioni antropomorfiche dei popoli primi-
XII.
tivi.
Quelli che
LA METAFISICA
145
sono moti insensibili dei corpi, coi quali essi o s'appressano, come voleva la meccanica antica, ai loro centri di
gravit, o, secondo le teorie della meccanica nuova, s'allontanano dai loro centri del moto. E, al pari del conato,
e inconcepibile nei corpi la comunicazione del moto, concedere la quale tanto varrebbe quanto concedere la compenetrazione dei corpi, non essendo altro il moto che il
corpo che si muove la percossa data a una palla sol:
si
spieghi di pi e cosi
ci
dia apparenza di
in
ispecie
col Malebranche,
macchine
il
con tutta
la filosofia del
Vico ac-
il
cenna appena e che non gli sono proprie, tutta sua veramente quella fondamentale dei punti metafisici giacch
;
l'attribuzione di
essa a
un
fantastico
(secondo
si
pu riportarla alla monadologia leibniziana, che dubbio se fosse nota al Vico, che il Vico a ogni modo non
si
il
B. Cuoce,
Leibniz), e
La
filosofia
con
la
di
alta reve-
di Giambattista Vico.
IO
146
vaga, perch
efficacia si
qualche
newtoniana (che allora si cominciava a divulgare in Italia anche per opera di taluni amici
la scoperta leibniziana e
cui
ter-
(egli dice)
se
la
sotto tutti
comparazione,
quale stabilisca che
movimenti
sia
una
indagato
confluire
il
renti platoniche (del platonismo della Rinascenza) e galileiane, particolarmente di queste ultime;
non ne diminuisce
il
l'originalit.
un pensare fantasticheg-
svolgimento e senza efficacia diretta sulla reconcezione del Vico. Al recensente del Giornale
sibilit di
stante
dei
letterati,
un aborto,
come aborto, compiuto.
e,
ma
dove
si
e composte
astratte e
si
corpulente
conviene l'ordine dei numeri, che sono cose
purissime, e
si
pochi con
civili
le aristocrazie,
monarchie
familiari,
governi
passano
XII.
LA METAFISICA
147
corre sempre dall'uno all'uno, dall'assolutismo del paterfamilias a quello del monarca illuminato.
Ma
se si
pu
si
alla
cosmologia
cui si avvichiana;
e
manifeste
furono
notate
dai
critici
del
sono
volge
tempo;
anche innegabile il carattere che essa ha di dinamise
smo,
le
contradizioni e
in opposizione al
oscurit in
le
meccanicismo della
filosofa
contem-
Un Vico
un Vico agnostico, perfino un Vico immaginoso inventore di romanzi cosmologici e tsici, si trova qua
e l; ma un Vico materialista non si trova in nessuna
teologizzante,
il
mondo
creato in
qual modo
si
potrebbe
intendere dal-
le
ri-
le creature, e
la ra-
La trascendenza limitava
di
la
dendogli
che la conoscenza
veramente completa
di
e,
impe-
impediva anquel
mondo
148
umano,
ch'egli
aveva
cipio, rischiarato.
il
Ed ecco
ora perch
osservato che
il
il
concetto. E
stato
concetto di progresso estraneo al cattolicismo e prende origine dalla riforma protestante, e che
il
cangiato la storia, da un rassegnato percorrere e ripercorrere il solco tracciato da Dio sotto l'occhio di Dio, in un
dramma che ha in s la propria ragion d'essere; avrebbe
trascinato nelle sue spire l'intero cosmo e reso reale il
pensiero dei mondi infiniti. Il Vico, all'affacciarsi di questa visione, arretra pauroso, si
ferma ostinato,
il
filosofo
xnr
Passaggio alla storiografia
D,'alle
come una
ai
popoli e
che ciascuno di
tal
uopo
avvenimenti.
il
di pensiero, che in
il
suo sistema
e aperto
concezione religiosa e innalzare la sua divinit provvidente a divinit progrediente, determinando i corsi e i
alla
come
il
germinale filosofia idealistica, togliere la divisione tra provvidenza ordinaria e straordinaria, darsi totalmente in braccio alla fede e alla tradizione religiosa, e tracciare la storia
dell'
umanit
metteva
primo
sul disegno
d' intravvedere.
partito,
lui ricostruita
come
Come
filosofo, al
secondo; onde
non
fu,
la storia
da
storia uni-
versale.
Per conseguenza, non fu neppure quello che si chiama
filosofia della storia, se a questa denominazione si rida
150
il
significato originario di
una
storia
universale
(cio
alle
rerum) narrata filosoficamente (vale a dire, pi filosoficamente che non si solesse dai cronisti, dagli aneddotisti
e dagli storiografi cortigiani, politici e nazionali).
La con-
fa-
vore dello Herder, perch l'opera di costui ha quell'andamento di storia universale che manca alla Scienza
lo
schema costruttivo
ma
ben
oltre nei
tempi mo-
sar
una
Herder si
o di
filosofia
il
storicizzata);
attribuisce
il
quando
al
Vico o allo
nuova scienza,
si
la filo-
rivolge loro
un complimento
intitol
il
francese
XIII.
151
un corso
tutto proprio,
colari, cio
si
che nella sua parte filosofica non ne dava i principi esplicativi, non avrebbe dunque dovuto trattarne altrimenti
nella sua parte storica. E tale sarebbe stato, forse, il desi-
Ma
al
desiderio
le
due
storie, le quali,
per quanto
di-
anche un
autore gentile, Tacito, chiamava gli ebrei uomini inso>), entrambe si erano svolte sulla terra e avevano
cievoli
il
Vico
il
soficamente e filologicamente trattabili, non potesse esimersi dal rompere talvolta il suo proposito, e dal tentare
un qualche congiungimento
tempo una qualche apologia
gomenti
tra le
due
storie, e in
pari
questa
mente, che
bare intatte
della
la
gli ebrei
le loro
qual cosa
le altre
nazioni
si
vantavano a vuoto, e
che perci l'origine e successione certa della storia universale dovesse domandarsi alla storia sacra. E l'esigenza
di connettere
152
la cronologia biblica,
creazione
alla
del
mondo, con
si
soleva assegnare
del diluvio
la tradizione
sato
dalla
creazione
diluvio, e
il
No, mentre gli ebrei iniziano o prosestoria con Abramo e gli altri patriarla
loro
sacra
guono
e
con
le
chi,
poi
leggi date da Dio a Mos, tutti i restanti
separatisi
figli di
i camiti e
giapetici, i primi pi tardi e per minor
tempo, i secondi e i terzi pi presto e per tempo pi lungo,
caddero nello stato ferino ed errarono per la terra, be-
semiti e
E laddove
gli
ebrei, sottomessi al
gendosi
nitrici
sali
fisica,
travol-
nel
come
(cosi
s'in-
grassa e diventa
ignite
in
aria a ingenerare
come gi sappiamo,
che Giove,
si
coscienza di
la
con
fulmini. Coi
fulmini,
fulminante
cosi
quale
e
domestica che
mento
doma
spirituale, e
la loro
merc
le
l'ele-
quale hanno
gli
uomini che
s'
in-
XIII.
153
Tale,
et eroica.
dramma che
(il
diluvio,
giganti, le
raggiungeva
priva altres
il
spirito, la ferinit.
con
storia
la
ebraica
la
sola
che a
lui
s'
imponesse
rari
accenni
gnare
che
s'
ai vari popoli
uno speciale
scritti
ufficio o
ad asse-
missione; onde
caldei la ratio e
giapetici la pliantasia.
Parallelamente a questa storia fantastica dei cominciamenti del genere umano sulla terra, corrono i tentativi di
apologetica biblica.
Il
di arrecare
prove
racconti della
storia sacra. Conferma, per es., del diluvio e dei giganti sa-
rebbero
il
si
e dopo
il
popoli di
auspici.
un
154
un
come
scriver perfino
delle
una
educati.
Vico
Il
storica
verbi comin-
dente che
i
patriarchi dovettero dare gli ordini nelle loro
famiglie a nome di un sol Dio (Deus dixit). Questo, a suo
parere, era un fulmine da atterrare tutti gli scrittori
che hanno oppinato gli ebrei essere stati una colonia uscita
da Egitto, quando, dall' incominciar a formarsi, la lingua
ebraica ebbe incominciamento da un solo Dio
mini, a dir vero, che invece di fulminare
Sono
ful-
miscredenti,
illuminano la povert degli argomenti sui quali l'apologetica si appoggia anche in un uomo come il Vico; e, oggettivamente considerando, la divisione introdotta per iscru-
scienza
della
da mettersi a
Selden o
il
Bossuet;
fare, e
il
la storia
XIII.
si
pu prescindere.
155
sentare
il
del progresso,
l'aspetto
riconoscere
il
carattere
se
specifico,
non
propriamente
quello individuale, di leggi, costumi, poesie, favole, d'intere formazioni sociali e culturali che erano state fraintese
dalla storiografia fino ai suoi tempi.
egli,
tere in luce gli aspetti comuni di certi gruppi di fatti, appartenenti a tempi e nazioni varie. Nella Scienza nuova
ha (egli dice) tutta spiegata la storia, non gi particolare ed in tempo delle leggi e dei fatti de' romani e de' greci, ma sull'identit in sostanza d'in-
si
tendere
Si
cipi
come sappiamo,
in quella
Scienza
si
stampe . Ossia,
ha da una parte una
ma come
Omero non
sta
come Omero,
secoli, ritrova e
non consiste
di certo, essen-
156
ma senza la percezione
somiglianze come si giungerebbe a fissare le differenze? Dante non Omero, i baroni non sono i patres r
l'ateniese Solone non il romano Publilio Filone, il feuzialmente, in queste somiglianze
delle
ma
rappresentare, classifica; ma c' classificazione e classificazione: quella che si fa a servigio di un pensiero superficiale e quella che si fa a servigio di un pensiero profondo.
la parte storica della Scienza nuova una grande sostituzione di classificazioni superficiali con classificazioni pro-
fonde.
In questo mbito, dov' la forza della storiografia vichiana, le deficienze e gli errori provengono non dal d
fuori dei limiti
tracciati,
ma
stato
scarsi
insufficienti
dei
storico
materiali
brama
di studio, e nel
mate-
sono, sempre,
ai
ma
di sapere
giudicare uno
di ci, si del
modo cauto
XIII.
si
quale
dimenticato
si
qui
vero che
la
minazioni
la
Maffei e
il
come turbava
turbava
157
della
pura trattazione
la
scienza
ricerca
gi,
Il
filosofica
con
storica
contempo-
Muratori.
il
le
deter-
storici,
cosi
filosofia e
non
li
sua risposta.
Una
frequente illusione
gli
faceva ravvisare
riormente
bero
tolto
genza
alla
(egli dice)
dili-
bella
Nicolini, e qual-
ma
edizione
di
saggio,
continuo sulla voce, e qualche volta rettificando tacitamente le sue citazioni. Sicch,
come parlando
di
il
158
Vico non era ingegno acuto, cosi, parlando della sua stodobbiamo ora dire che egli non era ingegno
critico. Ma come, negandogli col l'acume in piccolo, gli
riografia,
grande. Negligente,
ticolari; circospetto,
ziali;
scopre
il
nei par-
cervellotico, affastellato
logico, penetrativo
talora
fianco, e
tutta
la
persona
ai colpi
pili
grande che
sia.
se
tempo
tempo e non
die agio e
campo
alla
dagatrice e osservatrice di spiegarsi, e invece di storia invent miti e intess romanzi dove poi lasci che quella
;
forza liberamente
si
spiegasse,
come c'industrieremo
di venire
Ma
passare a rassegna
le
interpetrazioni
come da molti
storiche vi-
fatto ed co-
si
mune
l'ac-
che
scrivere
stri
tempi.
ai
no-
principali pr-
XIII.
159
scienza non gi
XIV
Nuovi canoni
PER LA STORIA DEL TEMPO OSCURO E FAVOLOSO
.1
me
un pezzo erano
cronache del mondo e
scorsi da
il
si
tempi
in cui si
compilavano
le
scaligeriana, in tutti
mosettimo
la
prime e
storia
andavano correggendo
lologi
todi
le
sfatavano
fondeva, per
ticismo, o
tempo
stesso
perfezionando
che
loro
si
fi-
medif-
pirronismo
storico
seguente.
B. Ckocjo,
mettendo capo
La
filosofia
di Giambattista Vico.
11
162
sua efficacia sul progresso degli studi fu asa provocare vigorose reazioni
una delle quali fu rappresentante il Vico) a favore
belli spiriti, la
della
tradizione
dell'autorit.
le
filologi
quali restituivano
testi,
svelavano
raddrizzavano
la
tire, l'antico e
il
geniali
dei pi
tempi in cui mancava o era rarissimo l'uso della scrittura, da queste e simili osservazioni non riceveva tale scossa da esserne spinto
polari,
mezzo
di trasmissione storica in
Anch'egli moveva da una sorta di scetticismo, scetticismo concernente i pregiudizi dei dotti e delle nazioni
circa l'indole e
una
fatti dell'antichit
;.
e statuiva, nel
com-
batterli,
serie di canoni o
ma
illusione
di
cui
XIV. CANONI
trovava
la sorgente in ci
si
163
rovescia
mente
tale
pi
enunciato somi-
idola tribus
in cui la
non
terpetrare
un trasporto
per
dine degli antichi
nemico
Donde
il
est
di guerra;
moderni e
civili.
Cosi Cicerone,
di fantasia
la cosa
stava pro-
multa
di
quanto
fosse
rustici,
gli
homnes
di
cui
altre,
bate
memorie
del
e ser-
mondo. Ciascuna
164
non avendo per molte migliaia d'anni avuto comle altre onde potesse accomunare le notizie,
buio
della sua cronologia, simile a un uomo che,
nel
fu,
dormendo in una stanza piccolissima, nell'errore delle tedi esse,
mercio con
Con
la
boria
nazioni
delle
il
quali ci che essi sanno vogliono che sia antico quanto il mondo; e perci si compiacciono nell' immaginare una inarrivabile riposta sapienza degli antichi,
dei dotti,
che coincide poi per l'appunto, mirabilmente, con le opinioni professate da ciascuno di quei dotti e da essi ammantate di antichit per
chi
ma
lo stesso
sione tra
verum
factum
e dei punti
metafisici.
avrebbe
istruito
Beroso per
la Cal-
mato
la
XIV. CANONI
1G5
in verit, a quelle
stato selvaggio,
alle loro
medesime confinanti!
questi lunghi viaggi avrebbero, avuto per oggetto di diffondere invenzioni, che ciascuna nazione poteva fare senz'altro da s, e che se poi, conosciutisi tra loro i popoli
per guerre e trattati, si ritrovarono simili, fu perch contenevano un motivo comune di vero e nascevano dalle me-
desime necessit umane. C'era bisogno di supporre l'efficacia del diritto ateniese o di quello mosaico sul romano,
come usavano
pareggiatori
delle
il
leggi
come
trattatisti
fosse formato
si
Atene
e in
Roma,
uccidere
anime, che
Restava
rati
come
il
si
pregiudizio circa gli storici antichi consideinformatissimi dei tempi primitivi, i quali, inil
quanto o meno
Vico leggeva, o
la confessione che
origini, seppero
noi
il
non conoscevano nulla della propria antichit; e osservava altres che gli storici greci solo al tempo di Senofonte cominciarono ad avere qualche notizia precisa delle
cose persiane. La storia romana si soleva principiarla da
il
mondo,
la
quale fu una citt nuova fondata in mezzo a un gran numero di minuti popoli pi antichi nel Lazio e per Roma
stessa Tito Livio dichiara di non entrare mallevadore della
;
e a proposito della
166
memorabile passaggio
appennine. Tanto
grande
eozie o
dalle
in
gli
dalle Alpi
Italia, se
storici antichi
erano
bene informati!
si
fino alla
incertissimo:
un
al
Vico tutto
ove
si
poteva
grembo
di
negativi, che
quelli
abbiamo
riferiti.
Perch,
Vico
il
svelava
rie nazionali, se
le illusioni e le
dotti,
struzione
badava a
ciarlatanerie dei
sostituire
giore
resistenza,
quali
era dato
il
cio
altro
procacciarsi
lo
studiare meglio quelli gi posseduti. Ogni avanzamento nelle conoscenze storiche non si effettua, in verit,
in altra guisa che con questo ritorno dal racconto ricevuto
al
documento
il
racconto.
qualche sillaba o lettera, e cercare altre superficiali somiglianze, inferendone la derivazione di un vocabolo da una
lingua
Ma
dall'altra, dal
latino, dal
greco o dall'ebraico.
non
di-
menticare che
le
XIV. CANONI
le lingue. Cosi le
nel bel mezzo di
1'
perpetuamente,
ci,
una
per
intelligere ,
167
es.,
richiama
il
legere
frutti dei
o raccogliere
disserere
e dalle sue
bocca
parti
si
il
umani
sensi e passioni,
labbro
come
fronte e spalle
umano
dagli
un
dopo che
le
nazioni
universale, per
come
la
si
guardati con
diversi aspetti dalle varie nazioni, avessero ricevuto diversi
vocaboli; e, infine, un dizionario di voci mentali, comuni
apparisse
a
le
tutte le
gli stessi
uomini,
fatti o cose,
sostanze
e le
modificazioni
uniformi circa
le idee
nature
utisiti,
delle diverse
comune.
La seconda
imposture,
ina
la
scienza
il
Vico
dapprima
163
fatti
luogo,
cielo,
sociali;
fintanto
in
che,
astri, e le
Ma
ultimo, salirono al
cose terrene e
nelle
umane
ficile vita,
e dif-
sociali.
Cosi
nei miti egli trov riflesse le istituzioni, le scoperte, le divisioni sociali, le lotte di
Anche
classe,
viaggi, le
guerre, dei
il
popoli primitivi.
Vico fu alieno dalle interpetrazioni naturalistiche o filosofiche; e il Conosci te stesso , attribuito all'antico savio,
parve nient'altro che un monito alla plebe ateniese perch conoscesse le proprie forze, trasportato dipoi a sensi
gli
rono
tutti
trarono
intrusi in tempi tardi e corrotti, che interpecostumi antichi sui propri o presero a giustifi-
teri in terra
e,
forma
significato
tutte
XIV. CANONI
169
delle nozze, che perseguitavano per le selve le donne ancora in preda ai concubiti vagabondi e nefar; Venere,
che si copre le vergogna col cesto, era simbolo pudico di
matrimoni solenni;
gli
eroi, figliuoli di
ma
gi
e solenni, celebrate con la volont di Giove che
i
Omnia
mundis:
intenda
mundis
et
rive-
si
immunda im-
selve e
delle
tre
et degli
gua degli di
(ossia,
come
Omero
postilla
ser-
tradizione egiziana
uomini; quei
degli
attribuisce alla
il
nomi che
memorie
cio delle
eroi e
di, degli
es., la
lin-
trovano in san-
economica e
turale, morale,
di
silum
civile dei
di scrittori antichi.
Frantumi finora
alla
inutili
scienza,
menti architettonici o
tempo
storico
scultori,
si
veda
fondo
in
che
le
pubbli-
che medaglie ossia le monete, cosi per il periodo favoloso e oscuro sono da tenere in luogo di esse alcuni
vestigi
restati
in
marmi
che provano
gli
antichi co-
170
con
siffatti
degno
di nota poi
come
clusioni di preistoria;
come
et,
del-
la
compara-
si
ha notizia
zioni antiche.
un popolo
tronca de-
all'altro,
intendeva in modo assai largo, cio come da esercitare con materiale raccolto dai pi vari paesi e tempi. Per
egli
come
*il
cielo
mini l'idea di un
i
rapsodi dei poemi omerici gli richiacantastorie che sul molo di Napoli recitano
storo
fossero di;
mano
in
mente
poemi di Oliando e dei paladini le trasformazioni o metamorfosi cantate dai poeti antichi ravvicina alle fiabe
dell'orco
XIV. CANONI
padre
si
la
del
mitologia
manze
171
il
incenso e spargendo vino, e di quello che la plebe napoletana brucia la sera di Natale, nonch all'uso che vigeva
altres nel
le famiglie per
e
tutti
altri
Pitone
serpente
serpenti migli
sono messi a riscontro perfino con la biscia che i
fuochi
tici
il
milanesi accampa
de Picardie
dei Visconti;
Riuscirebbe vano
cercare,
nella
anteriore o
filologia
storia del
intrinseci
il
pensiero
perch
filosofico
essi
di
sono troppo
lui
da potere
mente,
elaborati da
mente colorita
desima rivolta
alla
dotta
ma
incolore o
un secolo dopo
falsa-
me-
fu sve-
di
da
barbari.
XV
Le societ eroiche
A,.ppunto
come
Francia, dispogliati di
dotti a sapienti
loro tratti
di
caratteristici, ri-
merc
i loro
pomposi e teatrali quadri storici. Re che
studiavano saggi provvedimenti per giovare ai popoli e
insieme non far mancare alle loro corti lo splendore che
colorire
irradia
vano
una
regnavano o
fiorente
tempi in cui
filosofi
sacrificarsi per la
comune
felicit
uomini
di stato
che
174
vano
libri e
greca
le
fantasie. Questi
romana;
gli
genere umano,
non
della lette-
eroi,
atteggiamenti d'animo,
come era
tivi,
egoisti,
ligiosit.
La
si
si at-
tiene alla storia politica, nel fraintendimento delle tre parole capitali che
re,
si
narchia assoluta sul tipo del regno di Francia, la monarchia illuminata che si appoggia sulle forze popolari e tiene
sottomessi
i
grandi, la quale , invece, prodotto tardo,
anzi ultimo, della storia. In siffatto errore si era impigliato
Giovanni Bodin, verso cui il Vico polemizza di preferenza.
Ma
il
romana antica
gli effetti di repubblica aristocratica, punsuo sistema col distinguere tra stato e governo, e
affermare che Roma, ai suoi primi tempi, -fu popolare di
tell
il
ma
stato
di
si
governo e
tutta la pr-
175
vero che
monarchi, come non furono a Sparta n altrove. Re monarchi, ma d un tipo speciale, soggetti non ad altri che
glia viveva
da
s.
Sorto
il
primo
vari
stocratica scacciato
e serb
due re
aristocratici, ai quali
testate
diminutum
Lo
nihil
stesso
reges
annui
carattere ebbero
si
parla,
non
solo
non
cosi,
soli
padri.
ridicolo
il
padri
Le relazioni
poi
tra padri e plebe consistevano di ben altro che di pacifica
ecco
il
la
176
romana virt
che
esemp gloriosi,
verso la plebe. Bruto, che consacra con due suoi figliuoli la sua casa alla libert; Sce-
nessuno ne
che
offre di piet
vola,
col
Curz, che
gettano armati a
si
Deci, che
si
Fabriz e
consacrano per
Curi, che rifiu-
some d'oro dei sanniti e i regni di Pirro; gli Attili Regoli, che vanno a certa morte per serbare la santit romana dei giuramenti;
che cosa fecero a pr della
non
se
plebe,
sempre pi angariarla nelle guerre, sempre
pi profondamente sommergerla nel mare delle usure, sempre pi seppellirla nelle prigioni private dei nobili, dove
i plebei
erano battuti a spalle nude a guisa di vilissimi
tano
le
schiavi ?
sciato
scorgere
la
gli aristocratici
pi piccola
voglia
di
che avesse
alleviare
la-
quei
mali!
aveva salvato
mondo)
col,
il
il
al
magnanimo
come Roma
re Agide,
il
fu degli
eroi del
Manlio capitolino di
plebe lacedemone con una legge di conto nuovo e di sollevarla con un'altra testamentaria, fu dagli efori fatto strozzare.
La celebrata
appressa con
le
nella giustizia e
virt
modo che
Allo stesso
devano
verso
eroi
177
le
i
loro figliuoli fino all'anima, talch
sovente, convulsi dal dolore, cadevano morti sotto le bac-
condano
figliuoli
fanciulli
formano
la
delicatezza della
natura umana. Le mogli erano comperate con le doti eroiche (donde il costume, che rimase per solennit in Roma,
dei matrimoni
come schiave
sto, trattate
il
che
si
e,
del re-
per adusare
al
disprezzo
delle
ferite e della
morte. Le
guerre
si
la libert civile
nieri erano
considerati
sommamente
e Plutarco
le
inospitali.
(o,
B. Cuoce, La
stra-
filosofia
di Giambattista Vico.
in
pregio d'armi
12
178
la
storia,
presso
fenici, gli
riche, e presso
con
la
sciti,
romani
stessi,
sacrificavano perfino
il
sacrificio
d'Ifi-
umane:
il
matrimoni,
le
la
divinazione per
auspici,
are, e
il
umane belve
esser pietose
corpi degli
come
disse
fondevano in s
e perci sana, in
179
partenevano alla stessa famiglia, sicch dovettero cominciare tra fratelli e sorelle. Et fortemente morale, codesta
dei ciclopi sebbene non quale la finsero dipoi i poeti effeminati che licesse ci che piacesse, perch a quegli
uomini, storditi ad ogni gusto di nauseante riflessione '
;
si
dei contadini),
ch avevano smesso
e
magnanimi, come
il
il
concubito ferino
forti,
industriosi
umani
vare; e da mediterranei che erano in origine, via via scesero alle marine, e navigarono e dedussero colonie.
Le
le
famiglie,
genti
delle
in ordine, dalle
come vennero
gentes maiores
dalle
altre
cacciata dei re), le quali si chiamarono invece gentes minores . Ma quelle genti o famiglie avevano in s un elemento di differenziazione e di lotta. Le famiglie non erano
composte (come, pel solito errore di dare a vocaboli antichi significati moderni, si generalmente creduto) dalle
sole mogli e figliuoli, ma altres dai fa moli, da coloro
meno
forti e
in
180
nexi
ma
di
seguirono e servirono,
1^
*,
clientes
La
umano
si
dissero
perci
nio; e costitu
il
alcuni tempi
di
particolare
mondo. Come
eroiche e fu l'eterno
le societ
le
repubbliche
al
famoli e clienti
suum principem
et
defendere
tueri,
sua
quoque fortla facta glorice eius adsignare, prcecipuum iuramentum erat che una delle propriet pi spiccanti dei
:
feudi. Del
resto,
non tanto
figli
degli eroi
si
distingue-
vano dai famoli quanto piuttosto visi confondevano: si distinguevano nel nome, liberi , ma si confondevano nella
eguale comune obbedienza e nella mancanza di propria
personalit.
La
contro
in cui si
necessit,
i
trovarono
padri di garantirsi
si
all'ordine patrizio
loro,
e alla
citt eroica.
solo presso
avevano
testamenti
Ed erano
sacre; sotto
quale aspetto
il
si
guardavano
le cose
in quei primi
tempi dappertutto (in Roma, come nell'Egitto o nella Germania) anche le cose profane. I re dei patrizi, che ab-
da opporre
Ma
ai
gli eroi
dine con la
loro conduttori e
famoli o plebei.
non provvidero
sola
resistenza,
alla
fatta di forza; e
come
essi,
181
famoli
all'obbedienza,
concessero
pur
loro,
dimorava
stizia
sulla terra,
prevedendo
cando che ad
di
ad
che pu
domini,
ad
altri
abbondanti
filoso-
La concessione dei
feudi ru-
distinse
tre
il
ai plebei,
dirsi la
altri
ai sapienti, e infine
rei politici ,
ad
altres dall'origine
da quella, escogitata da
sarebbero
tutte fertili,
fica di
altri
tutte infeconde,
essi stessi
il
quiritario
nobile
conservato
con
le
armi
armi
rilasciavano loro
e,
il
medesima ragione,
riva e
si
Anche
si
agguer-
faceva pericolosa.
le leggi solo
pur ritenendone
lentamente
si
il
il
ricordo.
182
da
Aristotele)
offese e
ammendare
torti
privati;
onde,
mancando
le
le
sconfitta.
Ai giudizi armati si accompagnarono e seguirono giumezzo di formole verbali, le quali per l'abito reli-
dizi per
assoluto
dai decemviri,
il
bench
lo tenessero
innocente; e
admiratione
virtutis
magis
popolo
qiiam iure causce . Anche piti tardi il diritto romano ritenne tanto di questi scrupoli di parole che esso appunto
l
danaro
poi
si
e per
il
diritto
non conosceva
contratti
che
gazioni
si
assicuravano con
furono permutazioni,
le
la
mano,
locazioni
le
prime compere
di case consistevano in
censi di suoli
183
enfiteusi, le societ e
La materialit
giganti strascinavano le
cosi, egualmente, le cerimonie della mancipazione, dell'usucapione, della rivendicazione erano state dapprima atti realmente eseguiti. La
fonte di tutti
saglie private. Divennero poi cerimonie o favole: la mancipazione, tradizione civile con atti e parole solenni (si
quis
ita
nexum
faciet
mancipiumque,
con l'animo
le rappresaglie,
si finge ritenersi
azioni personali con la so-
debitore. Si porta-
sotto la persona o
nascondevano
tutti
maschera
di
un padre
figliuoli e tutti
le
persone,
di famiglia si
in
diritto indivisibile si
maschere senza soggetto (iura imaginaria), ragioni favoleggiate da fantasia; e le forinole, con le quali parlavano
184
le leggi,
le loro circoscritte
per
role si dissero
se
bene vi
si
carmina
rifletta,
. I
misure di
tali e
tante pa-
vanno
vare che
delle
dodici
tavole
medesimo trovava
il
fanciulli
tamquam
n ecessar htm
le
leggi
Carmen
il
late quelle
ateniesi.
Tutto
diritto
il
romano antico
fu
un
serioso
il
il
conservarono
la
propria
le
al
lingua con
tempo
in
tenere a
memorie
dei
defunti
memoria
gli
in versi
consegnarono le
cinesi; inversi altres (se-
185
Il
ma
si
moderne.
greci
dosi pi spedite le
poetici
(come
isfo-
anche
plo
non perch
fosse connaturato
esso le
come
alla
tragedia.
il
metro,
denti, di
fetti o
il
loro corpo
d'immagini vive,
si
componeva
di somiglianze evi-
le parti o
gli ef-
individuati, di contorsioni
modi
le
sintattiche e di
episodi. Tutti
186
voci intese da
degli
ambe
non appartiene
torto naturale
al
di spiegarsi tutto,
come
si
tra-
bisogna n tralasciare
il parlare con-
loro proposito
effetto di chi
sono propri
non sanno
non sappia o
sia impedito
osservare
pu
negli irati e dicasi retto e obliquo e tacciono
nella
loro
onde sorse
abbondanza
il
parlare;
di
dittonghi, traccia
mente
del
cantare
immaturamente
passarono rapida-
Un
sua ricchezza di voci composte che cosi felicemente traducono quelle greche e con la sua sintassi tanto pi raggirata della latina quanto la latina pi della greca. Se
la
con bramosia
sibile)
il
il
Vico, guardando
attenderanno a trovarne
le origini
merc
principi
ma-
ravigliose.
Poetica
o,
anzi,
come
si
le
loro conce-
il
Vico svolse
la
in-
sua teogo-
le
genti maggiori
fulmini,
Giove o
il
187
boleggi
nere
celeste
buirono
sorse accanto
combattere eroico
pr
si attri-
le
amorose,
ma
aquile; e
un duplice
perch
degenere*
parimente a Vulcano
cominciarono a riflettersi
coi
il
Tantalo, d'Issione e di Sisifo. Ercole (le cui dodici fatiche sono storie poetiche di dodici diverse et) in quanto
lotta con Anteo carattere dei nobili delle citt eroiche,
come Anteo
nelle
prime
vengono ricondotti
vile.
La
mento
di
bonitario ai plebei e
dri.
L'ultima delle
tempo
il capo a Giove.
comunicazione del dominio
la
dodici
divinit,
ai
pa-
!a
188
perci fu detto brutto ossia privo di bellezza civile (honestas)', e dalla favola esopica della societ leonina traspare a maraviglia la realt del consorzio degli eroi coi
famoli, messi a parte delle fatiche
non
altro
si
ma non
sa dalle storie
greche se
ateniesi,
zioni. Pitagora e
nonch
pitagorici,
delle
l'aspetto
nobili
loro
rivendica-
sublimi
di
quali,
filosofi,
avendo
at-
tentato di ridurre le loro repubbliche da popolari in aristocratiche, furono tutti tagliati a pezzi. Caratteri poetici
vennero
Numa,
leggi e ordinamenti di
at-
autore di
;
Tulio
disciplina militare;
(intorno alle
il
quali
vole
e,
prima che
filosofi
creassero di nuove,
in
di
Giove vedessero
raffi-
gurata l'idea eterna di Dio generata in esso Dio, a contrasto delle idee negli uomini che sono prodotte da Dio, o nel
Caos e nell'Orco
natura e
la
la
poeti teologi vi
189
avevano espresso
le loro idee,
umani
nulla,
mondo
della
rispon-
devano
ai
furono bruciate, e la terra dove si esercita il lavoro umano. L' essere e il sussistere erano concepiti il
le selve
lo
stare sui
talloni .
ai solidi e ai liquidi,
La compagine
del
l'anima all'aria, la
generazione al conclpere o concapere , ossia prendere d'ogni intorno i corpi vicini, vincerne la resistenza
e adeguarli e conformarli alla propria natura; e tutte le
al
scoppiare
non fu pi profondo di un
poco venne ampliato e profon-
fulmini; l'inferno
dato nelle
Col progresso dei tempi il cielo, oggetto di contemplazione per trarne auguri, si alz pi in su, e con esso
pi in su gli di e gli eroi, i quali furono affissi ai pianeti
tivati.
e alle costellazioni,
si
190
Post aliquot, mea regna, videns mirbor aristasmessis erat virgiliani, e anche l'uso odierno
dei contadini toscani, che, invece di tre anni , dicono
mostrano
il
il
tertia
portandosi
popoli,
nuove
citt e ai
successione cronologica
delle
delle
contestabili
stilistiche, tutte
o quasi
tutte
sono
poggiano su fon-
fragili,
sprigiona una verit che va oltre le particolari affermazioni. Il loro complesso il possente sforzo di rievocare una forma di societ e di umanit vivente senza dubsi
del
ancora qua e
monumenti sopravanzati,
frammentariamente
d'ogni sorta,
genuini.
secoli,
sotto
un cumulo d'imma-
convenzionali,
che impedivano
di
riconosci-
alcune parti
e ancora ai tempi
in
scorgerne
di
i
pregiudizi
lineamenti
XVI
Omero e la poesia primitiva
D'ella
non
gli
Omero
antichi avevano
mune
cora
somma
immaginato
filosofi e gli
di lui, e che
del
perizia in tutte
scrittori
l'opinione
co-
secolo decimosettimo
an-
gli attribuiva.
Quale stravagante
filosofo
avergli; la
cendosi
occhi di cane
cuore di cervo
e conten-
si
ubbria-
192
cano. Altezza
spirituale
si
d'intelletto,
d'animo, equilibrio
gentilezza
cercherebbero indarno in
si
tutti
loro
atti
intendimento, di vastissima fantasia, di violentissime passioni, zotici, crudi, aspri, fieri, orgogliosi, diffidenti e osti-
nati
nei
propositi
e,
al
tempo
loro
si
motivo
di ragione che loro si dica, si rimettono, ma, perch deboli di raziocinio, lasciando subito sfuggire il concetto che li aveva persuasi, tornano facilmente al primo
rimembrando a un
dileguano in amarissimi
tratto
pianti; o,
cosa lagrimevole,
mentre sono
afflitti
con
una privata
da Agamennone
non era giusto vendicare
offesa
fattagli
la nazione),
si
com-
piace che vadano in perdizione tutti i greci, battuti miseramente da Ettore. N si risolve a recar loro soccorso se
XVI.
Ma
gelosia!
la Briseicle toltagli
per
da Agamennone,
da empirne
per la quale
fa tanto fracasso
e porgere
la
stra, in tutto
il
193
la terra e
il
cielo
menomo
senso di
amorosi come
pi piccolo segno
Menelao, che per Elena rapitagli muove Grecia tutta contro
Troia, ma non mai si tormenta di gelosia perch Paride
se la goda. Privo di ogni senso di umanit, Achille a
affetti
di questi
non d
il
Ettore che vuole patteggiare con lui la sepoltura se nell'abbattimento l'uccida, nulla riflettendo all'egualit del
grado, nulla
o
morte che
alla
tutti
agguaglia,
feroce
ri-
sponde:
inai gli
anzi
dar a mangiare
pur
ai
lui a riscattarne
il
Priamo non
questo avrebbe
fosse
venuto da
in quell'incontro
solo per
lui affidato,
di
un
nulla
commosso
dalle
un
si
era tutto a
padre, nulla dalla venerazione di un tanto vecchio, nulla riflettendo alla fortuna
comune della quale non vi ha cosa che pili vaglia a muotal
vere compatimento, montato in una collera bestiale g' intuona sopra che gli vuol mozzare la testa Della Bri!
seicle toltagli
B. Ckoce,
La
nemmeno morto
filosofia
si
di Giambattista Vico.
i:>
194
venga
sacrificata
sul
vendetta non bevano l'ultima goccia di quel sangue innocente. E gi. nell'inferno Achille, domandato da Ulisse
come
vilissimo schiavo,
ma
vivo
che Omero,
canta
(jijAwv),
virt eroica.
della
un
Un
siffatto
esempio
che pone tutta la ragione nella punta della lancia,
pu altrimenti intendere se non come un uomo or-
eroe,
si
goglioso,
la
Questo l'eroe
d' irreprensibile
ai popoli greci in
non
il
quale ora
si
alla
si
faccia passare
pi grandi caratteri di Omero sono tanto sconvenostra natura civile, le comparazioni delle
quali egli si vale hanno a lor materia belve e altre cose
da fanselvagge. E se per i costumi che rappresenta
Se
nevoli
alla
onde
cru-
Ma
gli
chi fu,
in
realt,
Omero? Che
cosa
si
cosa di
trae dai
suoi
lui
dicono
poemi?
avventano
stravaganze e in-
XVI.
195
piaceri di Circe,
una
nelopi; da
tentano
lussi di
Alcinoo, le delizie
anzi assediano
le
passa-
caste Pe-
e ruvidi, dall'altra
tempo
di
Numa;
si
talch,
i
diversi e lontani:
settentrione
l'Iliade all'oriente
l'Odissea,
all'occidente,
coerenze di linguaggio, sconcezze di favellari, che permangono nonostante l'emendazione di Aristarco, e per la
quale si sono proposte le pi strane teorie, come quella
da
il
suo linguaggio
da chi
altri
ne
sia l'autore) e
che fu
buio.
il
maggior lume
Non
si
sa di
di Grecia,
Omero n
il
siamo
tempo
notizie
le
si
tratta
pi eledi questo
lasciati affatto al
in
cui visse n
il
196
luogo di nascita ciascuno dei popoli di Grecia lo rivendicava suo cittadino. Si narra bens ch'egli fosse povero e
:
ma
cieco;
mettono sospetto, come muove a riso ci che dice Longino che Omero da giovane componesse l' Iliade e da vecchio l'Odissea. Mirabile che
uomo
faccende di un
il
una
la scrittura;
giacch
le
tre iscrizioni
d'Ippocoonte e la terza
con troppo buona fede parla il
Vossio, sono imposture, simili alle tante che sogliono eseeroiche,
di
di Anfitrione, l'altra
Laomedonte,
guire
delle quali
falsificatori di
Per
tutte
medaglie antiche.
nel Vico
il
so-
spetto che
infatti ci si
la storia
greche
che a uno o due poeti singoli si pensa a un popolo intero poetante; invece che a due opere di getto, a
;
se invece
tutto si rischiara e
riaccorda. Si spiegano le stravaganze delle favole, perch la composizione dell' Iliade e dell'Odissea appartiene alla
si
terza et di quelle, vere e severe presso i poeti teologi, alterate e corrotte presso gli eroici, e ricevute cosi corrotte
nei due poemi. Si spiegano le variet dei costumi, richia-
manti
le-
giovane
XVI.
197
pi recente tempo della Grecia primitiva. Si spiega la valuoghi di nascita e di morte, assegnati al loro
autore, e le variet dei suoi linguaggi, perch vari furono
riet dei
popoli che produssero quei canti. Si spiega, infine, perch ogni popolo greco volle Omero suo concittadino, per
la ragione cio che essi popoli per l'appunto furono que-
la folla
o carat-
tere
verisimiglianze nell'Omero finora creduto, diventano nell'Omero qui ritrovato tutte convenevolezze e necessit. E,
aggiunge una sfolgorantissima lode d'essere stato il primo storico a noi pervenuto dell'intera
Grecia. In Omero si ha il documento della primitiva ideninnanzi tutto,
gli si
una conferma
di quel
che
il
Vico
si
dice
averla
come
s' visto,
Omero
forse,
l'interpetrazione che
volta,
198
dovessero essere
feste panatenaiche.
Comunque, non di certo in questa risoluzione materialmente intesa dell'individuo Omero in un mito o
carattere poetico l'importanza (come, forse, non la
verit) della teoria vichiana. Dalle incoerenze ch'egli non
pel primo notava, e
per altro, di
le
non c'era rigoroso passaggio logico all'affermazione della non esistenza di un Omero individuo, princi-
lasciate),
pale autore di
uno
o di entrambi
il
poeta o
poeti lavora-
rono sopra una ricca materia tradizionale, della provenienza pi varia per luoghi e per tempi, e non tanto
disposta a strati secondo la provenienza (che era a un dipresso
l'fpotesi
piuttosto in tutti
una societ
un abile
Uno
collettore dei
risoluzione di
Omero
in
XVI.
gamente
era
la
199
materia
di quei
poemi, che,
Parimente l'ana-
Vico svolge del costume dei poemi omerici, oltre che non del tutto nuova, pu ben essere, ed veralisi
che
il
nuove vie
progresso e apriva
tro
modo
si
alla
poteva abbattere
il
critica.
in
immenso
qual
al-
fantoccio del-
resistente
esempio imitabile
un
rappresentava
nell'insieme,
presa
non
scagliandogli contro quell'Achille contadinesco, tutto passioni elementari, violento, testardo, irriflessivo, pronto al-
l'impeto generoso
N minore
ma non meno
progresso
il
Vico
omerica
allo
sfogamento bestiale?
fa
compiere all'intelligenza
ed qui anzi la sua mag-
tempo
classica,
omerofili
tutt'all'opposto
scepe
dormitaret,
nunquam
bonus
fuisset
Homerus!
):
200
appunto perch
simo.
filosofo
non
fu,
sublime
onde n
filosofie
Omero
fu
fantasia
poeta grandis-
robusta, ingegno
per corti spazi gli tenesse dietro. Caratteri eroici si seppero fingere solamente d lui; le sue comparazioni sono
incomparabili; le sue sentenze s'innalzano, insino al cielo
sublimi, e sono individuate in coloro che le sentono, prodotte in forza di un'accesa fantasia; la sua locuzione,
fici
le scorie
Omero, nonostante
le
il
in s la rinnovazione di tutta la
Ma
il
storia
letteraria
storia: egli
non
poneva,
antica.
li
risolse
con
il
greco),
non potendo
problemi che
si
ri-
pro-
non saranno
stati
denominati a questo
modo
XVI.
201
che
essi
non
male
osservato. Cosi non e il caso d'indugiarsi sulle sue congetture circa l'et di Esiodo o di Esopo, n si prenderanno
alla lettera le
tre
melica o
arie per
cantarono
musica
fiori
ammirata
pure, qui
lirica
e, infine, lirica
pomposa
ben avvertito
il
ne nota
le relazioni
con
la
l'epos.
lo
La tragedia nacque
spirito eroico,
poesia
omerica,
si
rozza,
perfezion
ispirandosi ai perso-
naggi di questa e rifuggendo da caratteri di nuova invenzione. Strettamente imparentata con la tragedia fu la
com-
la
la filosofia fece
fanta-
medie, sulle
rono perci
ma
si
quali
filosofia socratica.
sente
che passato
personaggi della
il
soffio della
fu-
finti di getto,
privati; e, poich
il
nuova commedia
202
e di
coro. Si
il
moralmente
Aristotele,
perfetti.
in quella
commedia
cominciarono, circa
eroi
ottimi, gli
memore
della forte
gli
individuazione dei caratteri omerici, ancora alzava in precetto d'arte poetica che gli eroi di tragedia non siano n
ottimi
si
pessimi,
Ma
bene mescolati
grandi virt e
di
grandi
poeti
tempi
foggiarono un
eroismo di virt
dell'idea
costruita
dai fi, giovandosi
losofi: un eroismo che pu chiamarsi, perfino, galante .
vizi.
dei
tardi
nuove
favole
di
pianta, o le favole,
nate dapprima gravi e severe quali convenivano a fondatori di nazioni, effeminarono piegandole all'effeminarsi dei
costumi. Galante altres
il
pastoreccio
dei
bucolici
marci di amore
greci, dei Mosco e degli Anacreonte,
delicatissimo . Un'osservazione generale intorno alla let
teratura greca
romana
che
in
mento all'agevole
Della
modi d'espressione
di
popolo e
al
romana
il
im-
perci d'impedi-
letteratura
alti e
da giudicare.
la
primi
primi autori della lingua latina furono i Sali, poeti
sacri; e ci convenevolmente ai principi dell'umanit delle
nazioni, le quali nei primi tempi, che furono religiosi, non
poeti e
analogo
XVI.
ossia
eroico,
fatori
203
frantumi degl'inni
il
subigendis
di
maxlmas
prosternit
legiones
Fundit, fugat,
Anche
come Livio An-
di Acilio Glabrione.
camminarono con
guerre cartaginesi; e
le
reali e
sparlava di
per
romani,
la satira
pi notorie. Senonch,
lo
i
veduta
affatto di
ma
Varrone chia-
da Romolo
La
letteratura
quanto a forza poetica, non si pu metterlo neppure a conOmero. Di Lucrezio giudica che port in lin-
fronto con
gua
nuova materia
poetiche introduzioni e d' una
quella, incomparabile
nel
scrive la pestilenza di Atene), del rimanente tratta le materie fisiche con istile niente diverso da quello con cui si
sarebbero insegnate in una scuola latina di filosofia naturale: laddove Virgilio, nella Georg ica, tratta dell'arte villereccia
poeticamente
204
in Orazio,
Roma,
Una
ziosi
per
lo
est
parabolis ac similitudinibus
referto,; e
spesso
li
che Mos
Ma
subito
ne discosta, quasi un istinto lo avverta che gli poteva accadere di trattare il Pentateuco come l' Iliade e Mos come
se
Omero. Onde
con cui Dio
si
gli
perch
greci
un
si
dogmi
una legge
della divinit e
si
si
ripiena di dignit
le
Aristidi
se,
come
XVI.
il
sospettiamo,
gano
le
pietatem
sublimes cogtationes
admodum
si
sostiene che
Tractatus
il
dove
205
theologico-
ai profeti ebrei
si
riconoscendo loro
non insegnarono
se
ne-
la sola
non cose
firmavisse quibus
nem
erga
Deum
maxime
movevi posset
rivelate da Dio a
Mos
e,
testo della
si
nihil aliud
afferma che
fuissent
quam
andando ben
s'
le leggi
tura
oltre gli
istituiscono spregiu-
Bibbia e sull'autenticit e
libri del
Pentateuco. Si direbbe
XVII
La storia
di
Roma
mento
Ma
di opposizione,
vita e
si
risolve:
democratica,
repubblica popolare. Il Vico
intende anche questo processo come uniforme in tutti i
ma poich le sue riferenze ad altre storie, che
popoli
la societ
la
fa qualche
niese), la descrizione
di
come ora
si
Quel che
un brano
della storia
romana,
o,
Roma.
le
popolazioni
perch in questo campo, piuttosto archeologico ed etnografico che storico, egli non condusse studi particolari. Nel
De antiquissima italorum
208
Roma
di
lo
sarebbero appropriata in
si
modo conforme
an-
italica,
romani
all'indole loro,
come
le leggi), e
in ultimo,
sembra,
da
lui
abbandonata,
Roma
da imitazioni
avere
stalliere,
Tra
non
ingenuamente professando
certo
per
Roma
l'asilo di
al
Enea
di
De Segrais
tanto
il
di
ne accetta
le
conclusioni, confermanti
storici antichi.
Per
lui,
rumore
della guerra di
Roma
Troia e intrusero in
niera lo ricevettero
Roma
se
di
un
il
diverse
Vico
in Italia, e
l'origine
il
la
nascesse,
con
storia
che, se
lui
di
famosa origine
stra-
favola,
XVII.
LA STORIA
DI
ROMA
209
Roma,
e l'alfabeto
romano tanto
simile a quello greco antico, egli sarebbe incline all'ipotesi che i romani avessero, nei loro primi tempi, vinta e
distrutta nel lido del Lazio alcuna colonia greca (rimasta
poi sepolta nelle tenebre dell'antichit), e, con l'accoglierne
in Roma come rifuggiti e soci gli abitatori, si fossero im-
si
esercit poco
.storia
romana.
Il
direttive (come
si
visto) egli
ha circa
il
periodo regio
nomi
dei re stiano
come
simboli o
l'altra,
caratteri poetici
nismo
, si
Come anche
che
delle
anacro-
avvenimenti e riforme
si
avuto occasione di
accennare, l'ordinamento di Servio Tullio non era, a giudizio del Vico, da fraintendere, al modo che fecero i romani
in tempi
ch fu in
seriori,
B. Ckoce,
La
filosofa
di Giambattista Vico.
repubblica rolt
210
che
la lotta
fatti di essa
gioni. Il Machiavelli
anche
una volta
causa della grandezza romana a sparsi istituti romani civili e militari senza scoprire la fonte di quegl' istituti, cio la natura di quella societ; e un'altra,
perch
riferi la
la
magnanimit
della
plebe. Plutarco gli sembra inferiore a tutti, perch, invidioso della virt e sapienza romana, attribu quella gran-
romani
si
sottomisero
inondo,
perch ebbero giovane l'eroismo, quando tra gli altri
popoli del Lazio cominciava a invecchiare. Per quel vigore
giovanile, i patrizi furono forti nel custodire il loro ordine
e la religione su cui
si
fondava e che
lo
il
garantiva
(i
no-
com-
bili,
dersi); la plebe fu
magnanima
si
sapienti
nell'interpetrare
giuree
con-
durre
di
role di
quelle. Per
tal
cagione
principalmente l'impero
XVII.
LA STORIA DI ROMA
fermo sopra
deve
la
di stare
ordini
si
211
altres
suoi prin-
prodezza
il
loro ordine, e
i
plebei
dimostrarsi
meritecompievano segnalatissime imprese per
voli degli onori dei nobili. E quando i romani stesero le
clientele
le
colonie,
alle
rono
il
Roma: perch
mandandovi
il
girono
lo
trattamento
stesso
di
mansuete
rilascia-
all'Italia
citt
permisero
benemerite lar-
parificazione che
aveva
era in questione
il
dell'arcano onde
i patrizi
avvolgevano le leggi, che essi soli
conoscevano, intendevano e interpetravano, e perci amministravano a loro arbitrio. A questa divulgazione e fissamente del diritto scritto i patrizi non poterono bona-
repugnare con quella ritrosia di cui narra Dionigi d'Alicarnasso, espressa dal mores patrio servandos, leges ferri
non oportere
La
della
storiografia
legge delle
212
della missione che
la
per riportarne
da Dionigi,
travaglio
si
nuova legge
ma
lone?
Come
se
le
che nessuno
Come
tempo
rivesti idee
scrit-
'
LA STORIA DI ROMA
XVII.
213
tutti
del Lazio
Roma,
impostura
statua di Erinodoro, che Plinio narra vedersi ancora
suoi tempi nel
vedono
modo
Comizio, nel
la
ai
tomba
la
di Virgilio; e,
o spartane,
le leggi ateniesi
di altri popoli e
con
le
il
perch, come
meno che
funerali
ma
questo accadde
non
si
nomi
dei
poetico, e a essa
singoli
re,
divenne un
carattere
agguagliarono la
numenti. Ma la legge originaria delle dodici tavole, tanto
incivile, rozza, inumana, crudele e fiera,.tanto poco conveniente al
tempo
in cui
Atene sfoggiava
di
cultura,
un
dall'et di Saturno.
Ottenuto
il
scritta, la lotta
cui
si
perse
il
dominio
dei
campi e la \cgge
ricominci pel diritto dei connubi: lotta di
vero significato e sulla quale gli stessi sto-
quiritario
cose assurde,
immaginando che
plebei
(i
essa
quali erano
poco pi che miseri e vilissimi schiavi) di potersi liberamente imparentare coi nobili. In tal guisa la storia romana
214
diventa assai pi incredibile della favolosa dei greci, perch di questa non si sa che cosa abbia voluto dire, ma
quella si oppone a tutto l'ordine dei desideri umani, presentando una plebe che prima aspira alla nobilt, poi agli
onori e magistrature, e in ultimo alla ricchezza; laddove
gli
in ultimo nobilt.
non
ma
gi
connubio,
patrum
d'imparentarsi
(cosa che non
avrebbe ardito pretendere e che in fondo non le premeva),
ma il diritto di contrarre nozze solenni, come le contrae-
vano
coi
diritto
il
nobili.
Perch, senza
le
nobili
gli
auspici,
plebei non potevano esercitare in effetto il diritto
quiritario dei campi, e non potevano tramandarlo ai loro
i
La
insomma, n pi n
quella della cittadinanza; e fu soddisfatta con
la rogazione Canuleia.
lit.
meno che
la quale,
Dopo
dipendenze
g'
modo
la
Tullio,
che
si
si
somministrava
concernente
dal Vico
con
la
il
la pi aspra
viano e a riportare
la
riforma
al
tempo
di
Fabio Massimo.
potest di comandare
le leggi, perch le leggi precedenti, Orazia e Ortensia,
non avevano dato ai plebisciti forza di obbligare il popolo
I tribuni
tutto se
procedettero a chiedere
la
XVII.
215
si
plebe
LA STORIA DI ROMA
Gianicolo. Questa nuova conquista, che stabili la superiorit della plebe e mut la repubblica da aristocratica in
per la quale i plebisciti >omnes quivtes teL'autorit del senato ne venne ristretta, perch
blilio Filone,
nerent
il
al
La legge
deva
-e li
divisione
alla
tra patriziato e
secondo
ri-
sovrano sopra
nel
sato
timi o
delle
fondi del
popolo;
e,
ultimce necessitatis
armi
finch la
romana
lo
mantenne con
fu repubblica
la
forza
e
popolare
quante volte il popolo tent di disporne, tante il senato
arm i consoli, i quali dichiararono ribelli e uccisero i tribuni della plebe che avevano promosso quei tentativi. Il
;
che
si
il
216
Qui
rempublicam salvam velit, consulem
con
le leggi la porta degli onori alla
Aperta
sequatur
moltitudine che comanda nelle repubbliche popolari, non
berio Gracco
Tutta
muta
fiso-
testamentarie e facilmente
vano annullati
che
le
testamenti veni-
aveva
il fi-
una
non
erano
da
dubitare
legittimazioni
permesse
donne succedessero. Ma nella societ democratica,
pena
le
l'effetto di
il
volgo.
il
Muta
dominio civile
non pi di ragion pubblica e si disperde per tutti i domini privati dei cittadini, che formano ora la citt popolare; il dominio ottimo non pi quello fortissimo, non
infievolito
da niun peso reale, neppure pubblico, e signisia libero da ogni peso pri-
il
dominio di cui
il
nobile
LA STORIA DI ROMA
XVII.
217
Le forme dei
di forinole
razionalizzate:
della
mente del
semplificate e
si
un'idea di comune ragionevole utilit, intesa come spirituale di sua natura. Le caussce, che prima erano forinole
cautelate di proprie e precise parole, diventano affari o
negozi, che si solennizzano coi patti convenuti e, nei trasferimenti di dominio, con la tradizione naturale e sola;
mente nei
contratti che
si
le
parole,
mangono
ri-
mine. Cosi
il
forma particolare
corpi
di luce
(formula naturai,
informa di s, in
opachi dei
fatti
sopra
ella
quali
diffusa. Nelle
delle
monarchie familiari
delle
dodici tavole
in brani
debitori
falliti),
falsi
vengono
testimoni, fatti
sostituite
vivi
precivivi
da pene be-
si fanno cangevoli e
serbarono l'aristocrazia, dicescrivevano molte leggi, ma le poche
flessibili.
vano che
in
Atene
si
218
quanto con
si
le
questioni perpetue
moltiplicarono di nuovo.
Le
perch, dopo di
stesse
lui,
guerre, crudelis-
gliendo
campagne a
ai vinti
il
perch
si
umane. Gl'imperi
si
dilatano,
le
valgono
le
monarchie.
in questo generale umanarsi dei costumi, scesapienza di governo, la virt politica. Gli antichi
e, avendo
patrizi facevano duramente rispettare le leggi
Eppure,
ma
la
perci
magnanimamente difendevano
il
bene
intorno ad esso.
che compon-
cittadini
popolo, e
ad attendere
cotal
alle
di
monarchia:
lunga mano
e resa
preparata
narchia che
fatti
necessaria,
la
XVII.
fuori, senza
LA STORIA DI ROMA
precorso di tante e
il
bono condizionarla,
di
un
si
219
dell'
cuzzo
legge regia
il
dano
forinola di eterna
che poich nelle repubbliche popolari tutti guarloro privati interessi ai quali fanno servire le pub-
ai
come
tra
cuncta
accepit
romani Augusto
qui
come
scrive Tacito,
>>);
a s tutte
un
le
solo,
ai soggetti l'attendere
pubbliche
che viene loro permesso, e si circondi di pochi sapienti
di stato per consultare con l'equit civile nei gabinetti
circa i pubblici affari. Quel solo invocato alla pari da
da plebei: dai nobili, che dopo essere stati abbassottomessi al governo plebeo, abbandonata l'antica
nobili e
sati e
La monarchia
che
il
polarmente, agguagliare
lui,
tutti
ed
egli
soggetti, umiliare
grandi
220
sione,
mantenere
il
sostentamento che
gli
il
gli usi
si-
stema
caso
chiamano
si
ticolari,
promovendo
fuori d'ordine
pi
umana, comune a
nobili e a plebei
e Augusto attese a
fedeco
in
coi
messi,
quali nei tempi innanzi,
proteggere
merc la puntualit degli eredi gravati, i beni erano pas;
li
trasform in necessit di
ragione, costringendo gli eredi a mandarli ad effetto. Successe una folla di senatoconsulti, coi quali i cognati entra-
differenze tra legati e fedecommessi, confuse la quarta falcidia e trebellianica, distinse poco
adegu
ab intestato
i
cognati. Tanto le leggi romane ultime si profusero in
favorire i testamenti che, laddove anticamente per ogni
leggiero motivo essi erano invalidati, poi si dovettero interpetrare nel modo che meglio conduceva a mantenerli
saldi.
giovani
alla
il
guerra, poi
quasicastrense
per
LA STORIA DI ROMA
XVII.
221
quelli che non erano n soldati n letterati, il peculio avventizio. Tolsero l'effetto della patria potest alle
tenti
si
contennero
difficili
arrogazioni,
un sui
pater familias
st d'un estraneo
,
si
iiiris,
le
monium
paterno
nella
reputarono
ristrette
approvarono universalmente
alquanto perch difficile che un
pi
<;
imperiale, fu mutato nell'altro di patria potest . L'umanitarismo della monarchia si estese anche a quella parte
dell'antica famiglia che erano gli schiavi,
ratori
avendo
se
non
ai
impe-
dava
g'
prima non
si
grazioso titolo di
furono sempre
pili
clementi
naturale, e
si
posto del
dalle
goli
tutto
comuni
merito dei
disposizioni.
La
che
li
traeva fuori
fatti,
sotto Caracalla
si
fece di
sola
222
si
dei
da Salvio Giuliano
editti
provinciali.
Con
cede
il
la
monarchia,
il
posto al diritto
quella forma politica, sociale e giuridica la pi conveniente all'umana natura della pi spiegata ragione. Con
essa (come si avuto occasione di accennare) si raggiunge
da capo, dopo lungo svolgimento, quell'uno, che era delle
monarchie familiari dei primi padri e il corso delle na;
zioni
si
deve considerare
affatto
compiuto. Andare pi
somma
delicatezza dell'umanit ingentilita, corrompersi, imbarbarirsi con la barbarie della riflessione , e ricadere in una
sorta di
nuova
barbarie.
ferinit,
XVIII
La barbarie ritornata
tali ricorsi
'i
un caso
il
o il Medioevo
il
denomini ancora
cosi)
il
Medioevo
scienza;
sentito
il
rono o
si
spensero
affatto.
medioevo
la fortuna, la
s'
inizi in
fu la fine dell'alma
nome romano
Roma,
il
citata descrizione,
che
tutti
to-
224
tale, seguito alla caduta dell'Impero d'occidente. Ma passare a rassegna le rovine o raccogliere le antichit medie-
di quel
dere
Il
lo spirito di
Vico inaugura
l'
costituzione
della
mentale,
culturale
di
quel-
l'et.
tezzata:
barbarie seconda
ritornata
ricorsa ,
aveva
stabilita
generale,
di vita e
dei ricorsi.
11
medioevo
gli
apparve, in
che da queste si svolge. Pensiero quanto originale altrettanto ricco di verit, al quale sarebbe fuori luogo opporre
che
il
Vico scopre
viduali
del
caratteri generici e
medioevo
l'appunto era
il
non
tratti indi-
zione scientifica.
come miracolosa, ribelle alla trattaAnche ai giorni nostri (la cosa degna
di essere notata)
affatto trascendente e,
di
LA BARBARIE RITORNATA
XVIII.
e ridurre
la storia
225
1
.
un
nessun risalto da
cattolico, del
lui
dato al cri-
sovrumane
con
Roma
tro la potenza di
la virt dei
martiri con-
padri e coi
miracoli contro la vana sapienza greca, e dovendo sorgere
nazioni armate da combattere in ogni parte la divinit del
permise che
suo autore,
secondo
lita
il
si
fosse stabi-
le
esserne consunto.
racconto o
il
Ecco
clopi
gl'italiani
Si
vedano
zioni critiche,
B. Ceoc^,
La
I,
(a
allora
proposito di
si
un
chiamano
castella
tutte
mie Conversa-
810-22.
filosofa
di Giambattista Vico.
15
226
nobili
forse,
laddove
stanti,
dissero
plebei, che
si
summo
abitavano
le
valli e
Ecco
pianure sotto-
specialmente presso i signori ecclesiastici, che in tanta ferocia di vita erano pi mansueti e gli oppressi e gli spau;
riti
loro patri-
Un
esempio di queste formazioni politiche era, nel regno di Napoli, la badia di San Lorenzo
secolari.
A versa,
illustre
di
alla
sicciuole
uffizi
loro
abituri
che
monumenti pi
Ed
altri
dalle
il
materia vile
(come,
al
dire
feudi, che
LA BARBARIE RITORNATA
XVIII.
227
di natura le pi belle
giurisprudenza romana (con le quali lo
stesso Cuiacio mitiga la barbarie della dottrina feudale)
se
espressioni
ad
uomini
mano ancora
gli
homines
si
potrebbe desiderare di
semplici
patres
baroni
viri , in
come erano
patroni
la
padroni
varones
ben pi
ginano,
e,
in
chia-
vassalli, tra
e servi. I feudisti
che traducono
feudum
si
lingua spagnuola)
detti
eruditi,
clientela ,
fanno
come s'imma-
come
che
prime clientele
osservava ancora
le
si
di
Romolo: forma
ai
di vassallaggio
erano una specie di schiavi che quei palatini (o voievoda) spesso mettevano come poste dei loro giuochi, per-
dendone
droni.
le intere
Vennero poi
feudi rustici,
che
nexi
e che
feudisti
furono
nuovi uomini
ligi
legati
tutti gli
disse
opera militaris
litare servitium . Il
e nel
medioevo
legame feudale
si
si
che
amici e ne-
Roma
ridisse mi-
estese a pi larghi
228
cosi
i
si
Le repubbliche
risorsero
aristocratiche,
se
maest
non
di
forma esterna
di
di
cratico di stato.
Danimarca,
e si
serbava ancora,
regni di Sve-
ai
la Polonia, gi
il
senato di Ro-
signori ); ed erano corti armate, come gli antichi comizi curiati, di baroni ossia di pari. In quei parlamenti si
diritti o successioni o
devoluzioni di feudi per cagioni di fellonia o di caducazione; le quali cause, confermate pi volte con
cature, fecero
le
Real Maest
tali
giudi-
presidente
come
Vico
si
di
ai consiglieri
il
il
nome
di
milites ,
e dalle sue sentenze non v'era appellazione ad altro giudice, ma solamente richiamo al medesimo tribunale.
sovrani
cattolici
della
reali
(onde
sacra
come Ugo
LA BARBARIE RITORNATA
XVIII.
229
il
infedeli.
un orbe, che
tutte le potenze
gate in campo nelle guerre sante, nelle crociate. Ritornarono le schiavit eroiche, che durarono molto a lungo tra
le nazioni cristiane, perch, considerandosi le guerre giudizi di Dio,
biano col
divina
fossero ab-
vinti
turchi, e questi
li
et
le citt,
cupare
li
chiamano
cristiani
credevano che
vincitori
bandonati da Dio e
e portar via
non ad
altro
(cosi
ricamai vinti
nell'oc-
popoli in
tempi sotterravano e nascondevano con ogni diligenza), onde in quei tempi avvennero quasi tutte le trasquei
santi.
Di
popoli vinti
vittoriosi tutte le
campane
Analoghe somiglianze
si
La somma
diali.
Ma
tissimo,
infievolito
pubblico: erano
stati
la
divisione
delle
cose in
feudali
importavano
Gli allodiali
erano in
gli allodiali
non
siffatti
rispondevano dunque
ex iure optimo
quando,
in
feudali
al
al
dominio quiritario,
e solamente
bonitario
230
in
Roma
allodiali
antica,
si
furono sottomessi
ai pesi
denominazione dispregiativa
fuso , in contrasto coi feudali,
di
la
e gli
come
beni
del
Cosi,
rono sottoposti ai dazi e tributi e il dominio ex iure optimo si confuse col dominio privato non feudale, soggetto
a quei pesi, e gli allodi nel significato nobile divennero
una cosa sola con gli allodi nel significato volgare. I feudisti degli ultimi tempi smarrirono il valore della distin-
zione originaria, come i giuristi romani ultimi non avevano inteso il significato del dominio ex iure optimo .
Al dominio feudale si collegavano le enfiteusi, onde il laudemio rest a significare egualmente ci che il vassallo
paga
al
commende
si
censuanti, o gli
le
,
i
, ri-
angari
perangar
produssero gli assidui romani); le precarie , che
dovettero essere dapprima le terre date dai signori alle
i
nuovo nella
comune
legge salica
Germania
romano,
si
celebr di
in origine (congettura
il
Vico)
prime barbare
nazioni di Europa, e poi restata in vigore solamente nella
Francia e nella Savoia.
I
alla
castighi
a tutte
erano crudeli e
la
le altre
pena
di
morte
si
disse
LA BARBARIE RITORNATA
XVIII.
pena ordinaria
Ma neppure
nel
231
leggi e procedimenti penali pei torti privati: gli ammazzamenti dei plebei o accadevano per fatto dei loro padroni
nome
purgazioni canoniche
(non riconosciute per altro dai
si celebravano in tutta Europa certe specie
sacri canoni)
di
tempi di Bartolo, vi
Nei
giudizi intorno agli alrappresaglie.
lodi i signori se la vedevano tra loro con le armi
e nel
reame di Napoli, ancora ai tempi del Vico, i baroni non
ebbero vigore
fino ai
e,
le
dentro
dove
la forza
tres
'i
ma
loro
feudi
da
altri
baroni. In
gli
attentati
una
societ
imperava, qual maraviglia che tornassero alladronecci eroici, e che il titolo di corsaro o
pirata
mai, come
al-
romano
di equit, fu rifiutato e
in consuetudini piuttosto
ritti
mole rigide e
cosi detti
tali
le
nudi
cerimonie solenni e
da quelli
vestiti
importanza
si
,
distinsero
di-
le fori
patti
cio sussidiati
da
forinole e cerimonie.
pu valere come
di
232
Corrado
III
fomentato
il
il
i
linguaggi
mutoli
chierico
signific
uomo
dotto
ma
fatta scar-
di morte,
che sapesse di lettere, come eccellente in arte non fosse
messo a morte; e letterato , come chierico , si stese
prosa.
medesimo
si
Le prose
perch
le
teologia
la facolt poetica.
Poesia e storia
si
riconfusero;
LA BARBARIE RITORNATA
XVIII.
233
riil
come
mero
cosi
dittonghi
storia di
la
poema omerico.
pur
De
gestis
riempiendosi
di
Turpino sopravvisse
termini
in
Provenza
come
in
in Italia e
pugliese nel
Guniero nel Carmen
duellisti
gestis.
poeti
Francia.
.riponevano
non
in latino
poemi
primi
astratti,
Francia quasi
in
nu-
come Guglielmo
storie,
normannorum
sponta-
tutta
donde uscirono
la
loro
morale
le
leggi superbe,
soddisfazioni vendicative dei cavalieri
;
Non sembra
proprio un
personaggio omerico dalla rapida commozione quel Cola
erranti, cantate
di
dai
romanzieri.
mentova
si
legge
l'infelice stato di
tutti
nella vita
Roma,
in
io
come
lui),
dirottissimi pianti?
ragiona, prorompono
bole fantastica era ancora una condizione
rito,
di
mentre
il
comune
Vico)
quali
L'iperdi
spi-
sovente
che mi
immagini degli
Cristo, della
Vergine,
Padre eterno,
dipingevano e scolpivano di
eccedente grandezza.
Ma
234
danno nel bel principio fratti maravigliosi in perfezione, grandezza e abbondanza. Epper al tempo della
tura,
fida,
ma
atroci di
un gran numero
(le
quali
descrizioni,
glianza di
da
lui
quella dei suoi poemi, da tutti i diadella sua nazione: opinione dei dotti del secolo deci-
raccolta,
letti
si
come Omero
che,
quando Dante
li
us,
ad andarli raccogliendo
mancavano
gli scrittori.
d'uomo
Omero
nella
sublimit poetica.
XVIII.
LA BARBARIE RITORNATA
235
mo-
ma non
soave;
badano a
Omero,
cosi agli
uomini
dilettarsi di fiori,
di gusto austero,
che non
egli
per
la
modo acconcio
di
commentarlo
mentovati dal poeta, di spiegare i sentie tralasciare ogni morale e molto pi scien-
o persone
fatti
menti
di lui,
ziata allegoria
come
kespeare allora non si conosceva nulla e appena ne giunal Vico una tarda e vaga notizia, cio che gl'in;
geva
glesi,
secolo,
non
si
dilettavano di tragedie che non avessero dell'atroce, appunto come il primo gusto del teatro gl'eco fu delle nefa-
236
mente nella
naturalmente poeti
andando
nascono
cerca di poesia
cio,
ingenua e popolare, gli accadde di abbracciare, senz'avvedersene, i rappresentanti della scuola slesiana, gli Hoffmannswaldau e i Lohenstein, imitatori tedeschi del suo
in
atto
zione feudale, il Vico non dice; e sembra non aver fermato la sua attenzione sul movimento comunale, che tante
analogie gli avrebbe offerto con le lotte della plebe romana e col formarsi dell'antica democrazia. Schernisce,
per altro, anche qui, coloro che facevano sorgere le monarchie moderne, per es., la francese, di punto in bianco,
con una sorta di legge di Triboniano, per la quale (dice
ironicamente)
paladini di Francia
si
sarebbero spogliati
re
della
linea cape-
il
nell' obsequium principis . Ma speciale importanza egli d al risorgere della giurisprudenza romana (di
questo diritto naturale delle genti di Europa , come lo
barone
aveva chiamato
versit d' Italia
il
onde
l'equit naturale,
si
nobili e
tal
potenza; e
si
libere e delle
XVIII.
LA BARBARIE RITORNATA
237
perfettissime monarchie.
ormai
sofferto
scirono
nell'antichit
plebei,
il
pitagorici e
contente
le
moltitudini da esse
XIX
Il Vico contro l'indirizzo di cultura dei suoi tempi
G'iunto,
che erano
Vico
nel contemplare
suoi, di
il
le nazioni,
il
fa
e tace, se
salito
(almeno nel significato che hanno d'ordinario quecontemplazioni della Scienza nuova
politici
non discese
presenta
alla vita
attiva,
ovvia a un
piti
uomo
si
pratica della
che
l
,
accademie
La
che
la
parte
dentro le
pratica
dentro
le
accademie
ossia nel
campo
della
meno
piezza.
Si
110-13.
240
II
Vico v'insist e
la svolse
ampiamente;
anzi, la sua
negli studi;
si
ma
casioni rese
espliciti
sottintesi e
posizioni principali.
Quella polemica si mosse in due campi attigui, che rispondono al duplice aspetto della Scienza nuova, come filosofia dello spirito e come scienza generalizzante.
Sotto
il
primo aspetto,
il
diritti
il
Sotto
il
secondo, aveva
l'uno e nell'altro campo, il Vico avvertiva le medesime deficienze, ed era offeso da quel medesimo arido intellettua-
XIX. IL VICO
CONTRO
SUOI TEMPI
241
Ai
fanciulli,
appena
grammatica,
si
ora e pi
di
frequente quella (in sostanza anch'essa aristoche era stata elaborata dall'Arnaud e
telica e scolastica),
diceva logica di Portoreale , tutta ripiena di severissimi giudizi intorno a materie riposte di scienze superiori
e lontane dal comune senso volgare, tutta infarcita di
si
risimili e probabili;
la loro
di niente si
pote-
si
giudica e finalmente
modo
e,
ma
sterili.
quanto
civile, la
sul
quale
si
solo
legge-
ma
eloquenza
Donde non
il
suo
effetto, col
dire cose opportune, penetrando la psicologia dell' interlocutore e 'regolandosi in modo conforme. Della prematura
B. Croce,
La
filosofia
di Giambattista Vico.
mano
16
242
gliore ricordo
Quell'et,
che
la
barbarie dell'intelletto,
due
facolt) di
ed esercitata con
memoria, richiede
di essere
nu-
fanciulli
sciuto
il
vi dentro.
Per
tal
vinetti,
Un
rante fantasia;
ma
pittura, e invigorisce la
memoria
col
all'esube-
modo una
quelle
che fanno
al
caso
per dimostrare la
XIX. IL VICO
CONTRO
SCOI TEMPI
243
il
memoria,
l'ingegno, rallenta l'intendimento, danneggiando per queste quattro vie le arti belle, la conoscenza
delle lingue e delle storie, le invenzioni e la prudenza.
infingardisce
Pili
se
non
l'ingegno, perch
ci soltanto che gli
vato
il
la fantasia,
vi
si
meno
ritrovano
utilit e
atti.
di si gravi danni,
matematico
del ra-
che
non per
la cosa
tutte
gradatamente rimovendo
le specie, finch
giunge
si
desidera sapere.
Tutta l'educazione soffriva dell'eccesso di matematica
dalle
accademie uscire
in
di
il
mondo
244
tali
erano
gli
e ai Raeine; in
nuova
e
poesia,
ma non
Malebranche,
il
le facolt
se
filosofi
dell'anima che provengono dal senso, e speciald'immaginare, che detestavano come ma-
mente
la facolt
dre di
erano da
essi
condannati col
falso
la
fante di Cicerone?
La severa conoscenza
del
latino e
del greco era finita con gli scrittori- del cinque e seicento;
CONTRO
XIX. IL VICO
il
culto delle
lingue orientali
era
si
La famosa
SUOI TEMPI
245
ristretto nei
romana
si
prote-
facevano an-
ma
per
sca-
meno
della
duta
un avvenimento
cosi
come
strepitoso
la
guerra di
seconda cartaginese.
si vantavano i metodi nuovi, ma niuno avrebbe
indicare
le cose nuove, che si erano ritrovate per
potuto
loro mezzo. Forinole nuove e cose vecchie; e, in compenso,
solo alla
Assai
secolo
per la
tsica,
la tsica
poco esercitata;
precedente,
quasi
affatto
lo spirito
Lo
spento.
scetticismo,
il
campo
del
sapere.
Continuava
il
in
altres
predominio della
quenza
ricca (diceva
il
comparazioni, incapace
amplificare
di
dare colore
alle
sentenze, di
inversioni, sterile
membri
di periodi;
la
che sono
distrofi e
pi inerti e
246
sostanza, ossia di
in
abbondanza
di vocaboli di
Degnamente,
l'esprit.
Francia e
si
la
nuova
rivestivano di
quella lingua.
La
si
accresceva, erano i ristretti, le biblioteche, i dizionari delle scienze, come quelli che portavano i nomi
del Bayle, dello Hoffmann, del Moreri maniera d'apprendere la pi scioperata e casuale che si potesse mai inven:
vago
di esporre in
compen-
innanzi.
si
compilarono,
provava da tutti un
mercato
e si stimavano
mar
si
oggetto di
al
costringevano
riflettere
combinare.
simili
il
ricordo
tutta la cultura
contemporanea
gli
vasse
il
considerare
non
una
la invigorisse e rinfrancasse, la
repubblica delle
CONTRO
XIX. IL VICO
SUOI TEMPI
247
lettere
il
allora,
greco e del giurisprudente romano, e che vagheggiava modernamente nel maestro di eloquenza (e si direbbe nella
sua propria persona), come chiamato a dare unit, vita ed
efficacia a tutto
il
La sapienza,
sapere?
ma
la facolt
quale
somma
apprendono
si
la
tutte
le
infatti,
non
delle conoscenze;
le discipline e dalla
che
deve insegnare
la
a sommo bene
le
le critiche
al
metodo
mosse
di
perfettamente
educazione e
tico,
si
sollecito
deva
il
non inten-
nalismo e di quella ribellione al passato, che erano necesguerra contro re, nobili e preti di quei
sari strumenti di
che dovevano mettere capo all'Enciclopedia; di quella scienza popolare, che preludeva al giornalismo di quei libercoli per dame e per eleganti conristretti e dizionari,
versazioni, che
avrebbero alimentato
decimottavo e temprati
Si sente in lui,
salotti
del secolo
radicalismo giacobino.
come
nel
suo
sistema
qui
filosofico, il catgli spiriti al
248
che avvinghiato
tolico
al filosofo,
il
pessimista cristiano
sul dialettico dell' immanenza. Egli non sa scorprogresso nei suoi avversari, e perci non li ricono-
che grava
gere
il
ma gradini da
a
dovuto
e
che
stesso
avrebbe
lui,
giungere
egli
salire per intendere e posseder meglio s stesso. Il suo atteggiamento polemico verso la cultura del tempo compie e
conferma
sieme dei
l'analisi,
che
difetti della
si
sua
filosofia.
XX
CONCLUSIONE
Vico e lo svolgimento posteriore
Il
dizio
si
gi ottenuto
stessa, coincidente
come
risultante dall'esposizione
critica
non hanno
tutt'uno; la
fatto
poco attento
e,
diabile con aggiunte che sarebbero appiccicature e con ripetizioni che sarebbero ridondanze.
capitoli,
critici
intorno ai
filosofi e
che contengono
Si
importanza
}t
la
storia della
idee
sociali
sono
e di cul-
sebbene non priva di certa sua parrimane estranea alla storia della fi-
propriamente detta;
veda Appendice,
le
II.
come
250
filosofiche,
confluisce n pi n
il
e'
quale
si
cristallizzato, quasi
sempre
possibile riconoscere
l'
gemme
all'altra e
inalterata forma
non abbia
il
posteriori e
sata antipatia e
sufficientemente
ancora
il
in
alcuni
circoli ristretti,
a profonde
ricordare le idee e
da dare
la
fisonomia
sofia e di storia?
al
fluo, si
se anche,
minato nell'intrinseco
ai fatti
il
che seguirono possa sembrare un espediente superconceder, per lo meno che, posto che la nostra
come ogni
altra orazione
debba avere
il
suo compimento
nessuna perorazione
si
presenta pi spontanea
un rapido cenno
251
della filosofia e
metodo che
barie seconda in
confronto
con
come
egli
la
presentare la
un ricorso delle idee
prima,
del Vico. Ricorsero, in primo luogo, la critica di lui al sapere immediato di Cartesio e il suo criterio della conver-
sione del vero col fatto, nel moto speculativo che and dal
Kant
allo
Hegel
e che
culmin nella
tesi
dell'identit del
vero col
cimottavo,
figlio del
cartesianismo;
kantiana, che riconcili ideale e reale, categoria ed esperienza; e nella filosofia storica dello Hegel, in cui lo stori-
sua forma errata nella scuola hegeliana; talch siffatto indirizzo mentale potrebbe prendere a giusto titolo il nonfc
di vichismo . Ricorse la limitazione che egli aveva tentata del valore delle
la
matematiche
delle scienze
esatte,
nismo spinoziano e
astratto; e, perle
nella
in quella dello
matematiche
gald Stewart e da
altri)
non
ma
nei postulati
critica
del
Jacobi
al
Hegel contro
determi-
l'intelletto
in particolare, fu (dal
nelle definizioni, e le
Du-
la loro forza
ftctiones , di
indagata dai
252
il
la critica dell'intuizione
si
come
ori-
La
dot-
nato l'allegorismo e
Hume che la
David
spondente agl'inizi della vita umana, tutti passione e immaginazione; con lo Heyne, che il mito un sermo symbolicus ,
ma
da bisogno e po-
il
si
;
esprime per
con Ottofredo
la
spontaneit.
come qualcosa
me
La
non fu pi guardata
nemico verso la filosofia, co-
religione
di estraneo o di
letteratura
tedesca, lo
Hamann
(per
Vico nelle tendenze, bench impari nella potenza mentale), aveva ammonito e preveduto dicendo: se la nostra
al
Faraone
delle vacche di
storiografa
del
scolo
un
far pi
si
253
magra
poesia ravviv la
la quale da incolore
alito di
decimonono,
fu negata
allo
narratori
di
viaggi
nuando l'opera
in
paesi
ignoti
il
tuto conoscere n esattamente giudicare, la filosofia idealigermanica intese non gi a strappare dalla vita la
stica
religione,
ma
ad
affinarla,
dando valore
Il
certo,
ditazioni
Tomasio
diritto,
Kant
spirituale di re-
Fichte, e
al
da costoro
ai recentissimi
criterio
al
il
distintivo tra le
due forme, e
tutti o
il
quasi tutti
forza
coazione
come
rica del
mismo
astratto
del
l'altra
nismo
di
una repubblica
il
ideale o
platonismo o
di
un
il
grozia-
diritto naturale,
un popolo
il
in
un dato momento
254
come
mu-
il
dalle individuali
pi prosaico, ma
ragione, formolata dallo Hegel
velloticamente ritradotta nella
e fu spiritosamente e cer-
popolare
astuzia della
specie
Schopenhauer, e, poco spiritosamente sebbene assai psicologicamente, nella cosi detta legge wundtiana dell'eterogenesi dei fini.
dello
Sono, come
si
filosofia idealistica
del
le
si
possono
considerare ricorsi di dottrine vicinane. Quasi tutte, perch ve n' ha poi qualcuna della quale nel Vico si trova
il precorrimento ma l'esigenza, non l'addentellato ma
lacuna da riempire; e per questa parte si ha non pili il
non
la
ricorso
ma
il
progresso
del secolo
decimonono sopra
di
amdue
vero e
il
fatto,
ch quel
criterio
ma
mondo
scibile, e al
al
gnoseologico
trascendenza, rifulse
il
e che
cartesiani e
il
Vico
avevano pure
255
in
affermato.
Ma a questo mancato riscontro fa compenso quello pienissimo tra le discoperte storiche vicinane e la critica
e storiografia del secolo decimonono. Riscontro, anzitutto,
nei canoni metodici
nella scepsi circa i racconti degli
:
documenti
monumenti
guaggi come
e
narrazioni, nell' indagamento dei lintesori dei concetti e dei costumi primitivi,
sulle
importanza data
comunicazioni
rendo. Riscontro nelle soluzioni effettive dei problemi storici, perch furono riaffermati il carattere arcaico e barbarico delle civilt primitive greca e romana, e l'indole
aristocratica e feudale delle loro costituzioni politiche; il
come un
ad azioni guerresche; il travestimento degli eroi romani in eroi democratici ebbe termine coi giacobini francesi e coi loro imitatori in Italia e
poema drammatico,
altrove;
Omero
quanto pi rude
fu
;
allusivo
considerato
poeta
tanto
Roma venne
la storia di
grande
pi.
ricostruita so-
nomi
dei sette
la lotta di classe,
di
che
il
Vico
tempi e
il
Me-
gli
animi e
le
al
menti, vagheg-
256
giato e sospirato come il contrapposto della societ razionalistica e borghese e inteso, perci, come il periodo religioso, aristocratico e poetico che
come
cosi la
che
il
il
l'et giovanile
ticolarmente Ottofredo Miiller), la teoria omerica; il Cornerai Lewis, il Pais e il Lambert, l'altra e analoga sua
teoria circa la legge delle dodici Tavole; lo
ler,
il
Heyne,
il
Miil-
Bachhofen,
altri filologi,
il
il
Savigny e la
primitiva per mezzo delle etimologie
scuola storica, lo studio degli svolgimenti spontanei del
diritto, con preferenza data alle consuetudini sulle leggi e
;
il
codici
Troya
il
Thierry e
Fustel de Coulanges in
il
Francia,
in Italia e
concezione del
mezzo
classe e
dei
di ritorni a stati
la
il
ringiovanimenti
d'animo primitivi
e a ricorsi di barbarie; perfino il superuomo del Nietzsche rinnov, in qualche modo, l'eroe vichiano. Sono alcuni nomi soltanto, che ricordiamo alla rinfusa e un po' a
caso, perch a ricordarli
tutti e
si
positivismo , una
parentesi di parziale ritorno all'astrattismo e materialismo
del secolo decimottavo, che essa, invece, sembra ora chiusa
fermamente.
Questi molteplici ricorsi dell'opera di un individuo nell'opera di pili generazioni, questo riscontro tra un individuo e un secolo, giustificano una definizione immaginosa
257
che
si
cimonono
compendio
in
germe.
come
della nostra
della
filosofia
il
posto che
moderna. Egli
da
collocare
stato
spesso paragonato
migli
al
Leibniz, come
quest'intento
si
creduto
si
provano
falsi
(i
paragoni
superficiali),
istituiti
ma,
anzi,
chiuso a ogni coscienza di quel che sia il linguaggio, nonostante che del linguaggio si occupasse fervidamente durante tutta la vita; antidialettico, nonostante la tentata
spiegazione del male nell'universo. Rispetto all'idealismo
posteriore, la filosofia leibniziana sta come l'espressione
pi perfetta della vecchia metafisica, che doveva essere superata; quella del Vico, come l'abbozzo della nuova me-
tafisica,
si
intorno e ne proe
sonoramente
la
voce; l'altro, a un
pag rapidamente
secolo avvenire ed ebbe intorno a s il deserto e il silenrivolse
zio.
al
Ma
la
folla
il
gli si
affoll
tolgono
B. Cuoce,
La
filosofa
di Giambattista Vico.
17
I.
si
vedano
allo
la
spirito della
VI, 5.
le
il
De studiorum
due Risposte
al
ratione,
il
Giornale
<
(p. 22),
(p. 23),
V, 147;
II.
IV, 33
V, 136-7
il
mondo
-**
nuova
ridursi a
intendimento
nato
mondo umano
(p. 24),
99; V, 51;
convenga
il
sillogismo, sorite,
della natura e
mondo
uno
stato di
somma
ignoranza
di linee e di
numeri
e
1'
VI,
nuova
di
puro
immagi-
in
118, 160;
29);
II,
ma
anche
le
la
cose
(ivi), V, 115,
filooggetto amplissimo della filologia, IV, 27; V, 98;
sofia e filologia ancora estranee l'una all'altra ai tempi del Vico
l'erudizione di Grozio non intrinseca al
(pp. 31-2), IV, 20 sgg.;
149;
suo argomento
(p. 32),
IV, 19;
il
260
232;
(ivi), III,
la necessit di
logia necessaria
il
(ivi),
l'esigenza
V, 103;
umane
(ivi),
invidioso
il
titolo
V, 562.
(p. 34),
V, 99 (degn. XIV)
vichiane (p. 42), IV, 81
(p. 41),
III.
(p.
nuova
della Scienza
la filo-
metodo baconiano
delle societ
ridurre
>
in idea
IV.
tica
certo
Il
fatti
da
e ritenuti
lui
(ivi),
prove metafisiche
dubbi sono asseriti dal Vico
le cosi dette
costituisce
(p. 45),
Opere, V, 97
quasi tutto
il
la
verit meditate
sapienza poe-
corpo
nuova
(ivi),
nuova
la
rore
commesso da
lui
(p. 47),
V, 42;
il
Vico confessa
(ivi),
l'er-
IV, 194,
228
la sapienza poetica la chiave maestra della seconda
la Logica poetica (p. 48), V, 179
Scienza nuova (ivi), V, 42
;
tura
e la
220, 237;
mosso
e,
il
linguaggio
(ivi),
improprio
(ivi),
muti
(ivi),
linguaggio
il
V, 186;
la poesia
proprio
la poesia e la
me-
losofi l'intelletto
atti
V, 115
IV, V,
necessit di na-
prima
e gran poeta
filosofi, III,
V, 197, 466;
le
il
linguaggio
per
le origini delle
sono per convenzione (pp. 50-1), V, 209-10;
lingue furon trovate dal Vico nei principi della poesia (p. 51), V,
(p. 50),
194-218, 466-7;
una
medesima
del
l'origine
261
linguaggio e
parole reali
cinque
d'
Idantura
V, 82, 201-2
(ivi),
le
alti
g-li
la
favoletta
sull'origine
IV, 206;
le
le
16; V, 230-1;
mutole
le
IV, 211-2;
rovesciate
<
111,
275;
V, 195-7;
(ivi),
le teorie di
boriose
opinioni
(p. 53),
sibilo
il
idea ottima
(ivi),
V, 230-1
(ivi),
lingua armata
(ivi),
polemica contro
(p. 54),
la
(ivi),
IV, 194;
non
saggio di
imprese eroiche
vero nella sua
delle
trattatisti
poesia rappresenta
IV, 224;
IV, 163
dei venti
e ridevoli
nimato
g'ine delle
IV, 202-
(ivi),
imprese
delle
ha per
il
V,
materia l'impossibile credibile (p. 55),
nata da inopia (ivi), III, 271-2;
III, 272; IV, 165; V, 168-9;
identit del vero dei filosofi e del vero dei poeti
V, 220, 442-3;
(ivi),
112, 238;
(ivi),
ha per propria
V, 164;
V, 220-1
V, 456 sgg.
figurato
217;
da
inopia nacquero
il
canto e
V, 164;
(ivi),
;
(ivi),
V, 182 sgg.;
delle
un caso d'afasia
identit intrinseca
(ivi),
(ivi),
V, 222;
le delicatezze
delle
(p. 56),
del parlare
poesia
arti (belle)
(ivi),
(ivi),
VI, 40;
(ivi), III,
V,
270; V,
filosofie
(ivi),
alla
metafore
438;
le
tuosamente
s =g'-j
V, 55;
la
romano
un
la
diritto
modo
(ivi), III,
il
347;
262
la
187;
V, 212;
il
(p. 59),
uomini
quasi
come
gli
V, 379
per industria
tali
Vico ponesse
il
(ivi), III,
IV, 24.
V.
Il
De sapientia veterum
(p. 64),
di
Bacone
De
il
Voss
(ivi),
la Demonstratio evangelica
Huet e Phaleg
Chanaan del Bochart
V, 80; miti non contengono sapienza
hanno significati univoci 65), IV, 169;
riposta
V, 169;
mito
di Giove fu effettivamente creduto dagli
V, 43, 111-2;
IV, 21; V, 171
dell'
et
il
(ivi),
(p.
(ivi),
il
uomini primitivi
(ivi),
V, 166;
da
la sapienza riposta
spiriti primitivi (ivi), IV, 74; V, 18, 109;
fu intrusa in essi soltanto in tempi colti (ivi), IV, 191-3;
n poi
il mito
V, 80, 81;
il mito del Cielo (p. 67), IV, 164:
d'Ercole (pp. 66-7), IV, 167;
il Vico asserisce, si, che i miti contengono i sensi storici,
V, 248
ma proprianon filosofici, dei popoli primitivi (p. 68), V, 43
all'altro (ivi),
mente
altissima filosofia
nei miti
(ivi),
e ai sensi
V, 169;
sensi storici ai
come
analogi
la
l'errore
(p.
69), III,
110;
96; V, 166
II,
in tempi colti
dai miti
si liberi
e del
falso
(ivi),
IV,
(ivi),
(ivi),
V, 420;
169;
i
intrusi
mente umana
sensi mistici di
teologi
l'idea di Dio
furono
come
il
senso,
si sia
i
filosofi
crea-
l'intel-
svolta storicamente
concetti
delle
tre
pene
purgativa e unitiva
l'induzione socratica e
il
sillogismo aristotelico
(ivi),
V, 192;
V, 165, 168;
De
De
il
(ivi),
sofa e
(p.
linguaggio
due
pensieri circolano
divinazione
V, 168;
71),
(p.
V, 108;
155;
il
il
(ivi),
precedo la
la religione
IV, 193-4;
72),
da Dio
V, 379
ma
le religioni
da propria credulit
il
(ivi),
della
l'origine
origine idolatria? e
V, 171
olfacere
nella Scienza
263
filo-
VI.
alla storia
(ivi),
lo stile di Erodoto
V, 109, 110, 444; VI, 15;
detto di Cicerone (ivi), IV, 400;
le istituzioni
(ivi),
V, 18;
sociali e la
il
V, 532, 534;
quattro auttori
del Vico (pp. 76-7): Platone e Tacito, IV, 351; Bacone, IV, 351-2;
adornatori
V, passim, spec.
(p. 80):
Hobbes
il
gli
polemica contro
fallimento dello
spinosisti
i
Cartesio,
IV, 14;
stoici,
Spinoza e
81-2):
175-7;
6,
e del
il
III,
tee victis
sforzo
Locke
IV, 343;
dell'antichit
del
brenno
magnanimo
(p.
(ivi),
Cinquo
V, 138, 49;
al
del-
81), VI, 5;
lo
la
Settecento (pp.
l'utilit
la frodo e la forza
la fede nelle
(ivi), IV, 87; III, 57;
base
della
e
relativa
contro
il Locke
promesse
societ,
polemica
l'utilit
causa
non
occasione,
(pp. 82-3), IV, 39-40;
(p. 83), III,
30;
30;
il
detto di
Pomponio
(ivi), III,
il
fame
IV, 35
giusnaturalisti
HI, 31;
furto per
non corrispondono
(ivi),
IV, 334-5;
i
titoli
al loro
l'etica
magnifici dei
contenuto
(ivi),
(ivi), III,
12;
Grozio e la questione
264
natura
in
IV, 17;
(ivi),
stato naturale
pudore son
il
V,
(ivi),
semplicioni
(ivi),
la
degnit
vicbiana sulle
rimorso e
il
fonti di tutte le virt (p. 85), III, 234 sgg.; IV, 49-50;
umano
l'arbitrio
VII.
dall' interno,
(ivi),
dall'esterno
V, 98.
fulminante fa immaginare
V, 142, 172-3;
umana
non
le
passioni
bestioni
ai
pri-
(ivi),
V, 242;
il
conato
il
solo
V,
(p. 87),
(ivi),
incertissimo (ivi),
Il cielo
131;
;
mitivi
vita
il
infieriti
con
la religione
armi
le
popoli
(ivi), V,
insegnata ai fanciulli mediante il timor di Dio
l'uomo disperato desidera un essere superiore
(ivi), V, 242;
cbe lo salvi (ivi), V, 142;
tutte le nazioni credono in una diil
106;
la piet
vinit provvidente
di viaggiatori
(ivi),
(ivi),
V, 138;
V, 137;
spegne
il
parallelo
(ivi),
cose fisicbe e le
le
mettani
tra
V, 138;
cristiani,
gentili e
il
mao-
detto di Ci-
l'Hobbes e lo Spinoza
cerone a Tito Pomponio Attico (ivi), ivi;
e la loro inintelligenza del vero concetto di societ e stato (ivi),
mata letteratura
Pietro
Bayle
dotti
della
sfu-
(ivi),
(ivi), V, 290;
contro Puffendorf (pp. 89-90), IV, 18;
IV, 17; V, 176; IV, 43;
la religione vale come concezione della realt, o che
V, 176
si affermi come metafsica intelligibile (p. 90), V, 153-4, 241-2
;
o che
V, 163;
la
spaventosit
delle religioni primitive e polemica relativa contro Plutarco (ivi),
il vero significato
del detto che il timore fece gli
V, 253;
(p.
91),
di
(ivi),
V, 108;
un
ma
tal'altra la
filosofia,
V, 242
eia moralo
gionare
(p. 92),
pratica,
giova all'eloquenza
ridusse
la religione
V, 108;
142;
come
come il
Vico concepisse
il
arbitrio
libero
V, 490;
all'umanit
stato ferino
ca-
religione
(ivi),
lo
la
civili (ivi),
Polifemi
dei
figliuoli
pi che alla
filosofi,
tempi
Vico a Polibio
dei
573-4;
V,
(ivi),
IV, 9;
(ivi),
Vico, sollevare
pel
talora,
265
V, 97;
(ivi),
V,
(p. 93),
quale posizione
assumesse nelle controversie sulla grazia (pp. 93-4), IV, 332-3
la grazia naturale e la soprannaturalo (p. 92), V, 97
la po-
lemica contro
Selden (pp.
il
le restanti nazioni, e
(ivi),
92-3), IV, 17
V, 176
gli ebrei e
il
cfr.
citazioni
le
pi gi
al
cap. XIII.
Vili.
v.
Dio
Dio
finiium
(ivi), III,
97),
(p.
70-1
Opere,
22;
III, 21,
l'uomo
p.
ri.
di
l'egualit e
simo
virt
(ivi), III,
43-6;
(ivi),
IV, 14;
la
40;
28*
IV, 309-13
(ivi),
le distinzioni tra le
due
solitari e
il
il
IV, 335;
n buono n cattive
il
teoria
tre diritti
e degli
filosofi
per
la dottrina vichiana della pena
(ivi),
(ivi), III,
la
anche giustizia e
lui
stoici
filosofi
j.
di
tutt'uno fanno
immagine
come rettrice
lo Stato
le utilit
non sono
naturale prius e il
n. posterius, e polemica relativa contro Grozio (ivi), III, 49-52;
la Scienza
certo, il vero, l'autorit, la ragiono (p. 101), III, 53;
(ivi), III,
30;
filosofia
lettera
(ivi),
leggi
la
(ivi),
V, 240-1;
(ivi),
ius
il
il certo
delle
53;
furono
V, 133;
prime leggi
exempla (p. 102),
il diritto primitivo fu concepito come forza materiale
delle
leggi
III,
le
fortissimi
per
altro,
266
mente
gli optimi
ex vero mixlum
III,
(ivi), III,
han cominciato
naturalisti
63;
65,
87;
certo
il
met
giusin gi
velli
una
tare
storia
di Platone e la
feccia
di
Romolo
la
repubblica
V, 96.
Il sentire senz'avvertire, l'avvertire con animo commosso,
IX.
tutte le
riflettere con mente pura (p. 105), Opere, V, 112;
il
104),
(p.
ferino
(divino), del
si
corrispondono nei
barbarico
tro tipi
(eroico) e del
ci-,
(ivi),
l'eguale necessit
le
umana
dividuale e quello della vita delle nazioni (pp. 106-7), III, 192-3;
il tu* naturale philosophorum ammesso dal Vico a parole (p. 107),
III,
88;
ma
negato nel
fatto,
allorch egli
lo identifica col
polemizza
al
di-
riguardo
analogamente,
Vico confessa d'essere stato indotto dallo studio di Platone a
meditare un
tone, perche
148, 176;
(p. 108),
IV, 335;
polemizza contro
il
ma
sif-
medesimo Pla-
e medit
stumi
tiche
due
si
le
267
nuova
tica
X.
civili
La Provvidenza va
ragionata
siili'
(p. 115),
caso
di Giove
V, 172;
(ivi),
umane
illusioni
IV, 34-5
Vico (pp.
circa
fini delle
V, 143;
122-3),
che d vita
delle
(p. 21),
azioni che
il
mondo
V, 572;
si
XI.
La
contro Polibio
cfr.
pi gi
il
V, 463;
(ivi),
di
107.
Opere, V, 536,
(p. 127),
governo
problema
il
II,
polemica relativa
uomini
XVII;
le
degnit
formolanti
LXVI
nemmeno
l'han seguito
il
le citazioni al cap.
le leggi della
eroi e degli
quel che
forme
IV, 62
(p. 128),
delle
di
nazioni
la successione
esemp
l'utilitarismo
del male in uno dei primi scritti del Vico (p. 124),
570;
delle na-
la divinit
mondo
al
Caso
catena
stoici e la
le opportunit, le
gli
aristocratiche
gli
americani
(p. 131),
V, 561;
le
ancora
un giorno
per-
il medio
evo s'apre con lo
V, 559;
stabilimento del cristianesimo (ivi), V, 537;
le due vie offerte
alle nazioni corrotte: il ritorno allo stato ferino e il dominio stra-
fettissime monarchie
niero
(ivi),
(ivi),
serva, posson
13;
le poche
cimottavo
557-8;
si
una
repubbliche aristocratiche persistenti nel secolo deconservano con arti di sopraffina sapienza (ivi), V,
compiuta umanit
sembra
al
268
nei principi del secolo decimottavo, per tutte le nazioni (pp. 131-2),
una canzone giovanile del Vico cupamente pessiV, 559-61;
mistica (p. 133), VI, 317-21 [Affetti di un disperato);
il triste
quadro dato dal Vico della condizione degli studi ai suoi tempi
(ivi),
VI, 3-17, e
nescit
cfr.
pi gi
climi, le
la scrittura
Mundus
iute-
nuota seconda,
razze
delle
egli
disposizioni
Vico come
che
XIX;
capitolo
il
manca
d'osservare
caldei ai fenici e da
XII.
capitolo
I,
XIII.
le
262-5,
ebrei
gli
81
fin dal
103-4;
III,
uomini insocievoli
(pp. 150
1),
IV, 17, e
principio del
la
249-51
memorie
(p.
V,
IV, 253
mondo
III,
60, 61,
(p. 148),
Vico dei
V, 79-
cfr.
il
dell'esi2.
il
3.
goloro-
dice, V, 217-8;
ria
di spiegarsi
tanto
(p. 155),
come esemp
nella Scienza
sull'identit in
V, 562
(ivi),
IV, 38;
fatti,
la diligenza
minuta
e tarda
virt (p. 157), Scienza nuova seconda, ediz. Nicolini, pp. 11-2.
XIV.
rovesciato
crescit
eundo
all'antichit;
regola dell'universo;
est
l'uomo
fama
(pp. 162-3),
Seneca
piccolissima
95-6;
l'errore
borioso
V, 58;
164),
(p.
la
commesso da
commessi da
rioso
commesso
365
228,
di errori
esemp
V, 196-7
l'errore
(degn. XIII);
bo-
bo-
romano
(p. 165),
(ivi),
V,
diritto
ritrova perfino in
si
non conoscevano
invenzioni
inutile
<
V, 63,
tutto di Pita-
le principali
(ivi),
si
(ivi),
Platone, specialmente
la
(ivi), III,
dotti
altri
gora
Vico a Cicerone,
V, 60, 95;
(ivi),
Grozio
269
India
(ivi),
Opere,
le
tanto ai tempi di
(ivi),
della storia
romana anteriore
la storia
alle
greco-romana primitiva
le lingue sono i
V, 93
testimoni pi gravi degli antichi costumi dei popoli (ivi), V, 100
re
incertezza, quasi
(degn. XVII)
(p.
nullius
167),
etimologie di
le
167),
(p.
la
intelligere
maggior parte
disserere
dello espressioni
i tre
V, 182-3;
etimologici e il dizionario di voci
mentali vagheggiati dal Vico (ivi), IV, 236-7, 237-8, 239-41, 241-3
(ivi),
cfr.
V, 211;
del
motto
te
Conosci
stesso
IV,
significato primitivo
(p. 68),
V, 189
come, quando e perch furono intrusi signi156, 229
il
ficati
vari:
1.
(ivi), III,
V, 73-4;
2.
esemp
Apollo e Dafne
270
V, 246;
245
i
IV, 244
grandi frantumi
V, 149
eroi
degli
nomi
chi di
uomini
degli
frantumi
149
Omero
carni arrosto e le
plir
marmo
carni lesse
storie favolose
V, 447;
(ivi),
il
IV, 88-9
(ivi),
V,
le
principio
o supi
codesti
scienza
la
gli elen-
tutti
perch
V, 105;
(ivi),
alla
170), V, 430-1
(p.
le
(p. 163),
di altri popoli
poemi omerici
psodi dei
(p. 169),
IV, 183-4: V,
V, 105, 203;
Varrone
(ivi),
(ivi),
(ivi),
(ivi),
vestigi restati in
) dell'antichit
Romolo
luco di
rottami
(o
Venere
cesto di
il
3.
Giove
detti figli di
4. gli eroi
le
ra-
(ivi) r
moderne
273;
III,
mitici e
glifici
XV.
Platone
rebus de Picardie
(p.
il
il
171),
(ivi),
serpenti
i
gero-
V, 202.
(ivi),
(p. 173),
V, 259-60;
felicit
es.
per
filosofi,
da
vagheggiati pronti
i
V, 359
pretesi
gli eroi,
(ivi),
su cui
il
re , libert
di
governo
(ivi),
(p. 175),
loro famiglie
re
V, 118, 255;
ma
V, 520-1
re di
singoli eroi
spartani
(p. 178),
monarchia assoluta
la
sopra
Roma
tutti al
e di Sparta
(ivi),
V, 255;
il
carattere aristocra-
V, 520;
;
la
primitivo fu composto di soli patrizi (ivi),
primitiva fu soltanto signorile (ivi), V, 357, 520;
tria
primitiva soltanto
fece
forma originaria
Bodin (pp. 174-5),
la
(ivi),
romani o
popolo
erroneamente credere
res
pairum
(ivi), III,
399
libert
la
pa-
IV, 94; V,
271
V, 355-6
il
(ivi),
364;
364;
342;
(ivi),
(ivi),
le
gli stranieri
culto
(p. 178),
V, 363
(ivi),
religioso
l'et
V, 253
la-
g'
umane
le vittime
V, 251-3;
(ivi),
V, 262;
V,
V, 320,
offerte
agli
storica del
l'origine
matrimoni
dei
V, 168;
(ivi),
(ivi),
V, 341
(ivi),
popoli primitivi
delle sepolture
(ivi),
V, 243;
re,
(ivi),
(ivi),
di superstizione
di dai
severissime
vinti,
III,
(ivi),
302
le
prime
sedi degli eroi furon le alture dei monti presso le fontane perenni
i
V, 258;
primi matrimoni, aqua et igni (pp. 178-9), V,
il
che avevan del lecito gli uomini primivero
concetto
259;
(ivi),
tivi
(p. 179),
V, 250;
tardi
quei primi
aggruppamenti umani
(ivi), V, 128;
pi tardi
ancora navigarono e dedussero colonie (ivi), IV, 151 sgg. V,
le gentes maiores e le gentes minores (ivi), V, 132
308
le
famiglie primitive furon composte, non di soli figliuoli, ma anche
;
e che, coltivando
V, 279;
e
nexi * (pp. 179-80), V, 282;
(ivi),
donde
il
terre
lo
(ivi),
mani
(ivi),
V, 283;
figli e
nome
eroica
(ivi),
V, 299
testamenti
litico d'
(ivi),
imperio
mizi curiati
(ivi), III,
V, 281;
della
344-5
V, 307-8, 332;
(p.
180),
V, 281
frequenti
si di-
ammu-
diritti politici,
Y, 809-10
(ivi),
(ivi),
detti
clientes
forti
n matrimoni solenni, n
272
feudi
famoli
V, 299-300;
(ivi),
la
vera
il dominio
bonitario,
propriet (ivi), IV, 83-4;
ed
eminente
perch nelle requiritario
(ivi), IV, 103; V, 312-3;
pubbliche eroiche i patrizi si guardassero dall'arricchire le plebi
della
origine
alle
mancavan
donde
guerre
la necessit
V, 121;
(ivi),
le offese pri-
Oraz
Curiaz
(ivi),
forinole verbali
come per
(ivi),
es. la lex
horrendi carminis
di
Roma
primitiva
(ivi),
la
simo ora
il
il
contratti con-
domina
V, 225
cone
rioso
egizia
rio
225;
poetiche del pari le leggi degli egizi, di Licurgo, di Dra diritto romano antico fu un poema seV, 225;
347; IV, 225; V, 531; la poesia ebraica, araba,
in verso consegnarono loro prime stoV, 221
il
(ivi),
(ivi), III,
(ivi),
il
giambico
le
persiani,
chinesi,
germani
(p. 185),
quale fosse
il
corpo
per
imitazione, la
in giambi fu verseg-
commedia
(ivi),
V, 460;
gli
la
perch
parlare contorto
il
greca
lingua
V, 101, 220-1;
<p. 180),
(p. 186),
la
lingua tedesca e
la
l'esigenza d'una
di
dittonghi
scoperte mara-
le
V, 226-7;
273
(ivi),
IV, 226;
Giove o il Cielo
(ivi), IV, 255-70; V, 175;
Giunone (pp. 186-7), V, 246 sgg.;
Diana
V, 227 sgg.;
Apollo (ivi), V, 265 sgg.;
Vulcano,
(p. 187), V, 261 sgg.;
Marte (ivi), V, 286 sgg.
Saturno, Cibele (ivi), V, 274 sgg.
dodici di maggiori
(ivi),
Venere
(ivi),
V, 291 sgg.;
Marte
e di
il
V, 295 sgg.;
Tantalo, Issione, Sisifo (ivi),
Ercole che lotta con Anteo (ivi), V, 324-5;
Minerva
181),
(p.
V, 289 sgg.;
V, 298-9;
Mercurio (ivi), V, 316 sgg.;
Nettuno (ivi),
(ivi), V, 304 sgg.;
Minosse (ivi), V, 338
V, 339 sgg.
gli argonauti, la guerra
ritorno
il
troiana,
di Ulisse,
Europa
il
il
toro,
Minotauro
(ivi),
V, 192-3;
s SS-'j
Dracone
(p. 188),
Roma
sette re di
Solone
V, 188
decemvirato
e
190-1;
V, 191-2;
(ivi),
V,
(ivi),
le
il
Dodici Tavole
(ivi),
(ivi),
IV, 191;
vece per gli uomini primitivi il caos e l'orco (p. 189), V, 369;
a che cosa corrispondessero per essi i quattro elementi del mondo
(ivi),
V, 371;
del
compagine
V, 372 sgg.;
l'inferno
(ivi),
nomia poetica
90VV,
XVI.
sta che
come
corpo
come
il
(ivi),
(ivi),
come
l'astro-
V, 383;
la
terra
filosofia
(p. 183),
sussistere, la
la
A Omero
La
astronomico
il
dell'anima
come
comunemente
B. Croce,
cielo
interne
V, 391 sgg.;
V, 386;
394 sgg.;
geografa poetica
(ivi),
(p.
V, 389;
190),
V, 403 sgg.
di Giambattista Vico.
18
274
424;
V, 425
tore della
civilt
Marte, Giunone
Achille e
donano
(ivi),
greca in
V, 423-4;
(ivi),
tal
quali contumelie
scambiano
si
(ivi), V, 423
dimostrano di cortissimo in-
si
si
omerici abban-
gli eroi
stiale (ivi), V,
381;
360-1
426;
carattere di
le
son
passione e irriflessione
tutti
(ivi),
V,
tre cose
selvagge
rici o le
favole da vecchiarella
dell'Odissea
V, 427;
lo stile truculento d'Omero (ivi), V, 425;
nei poemi omerici vi
sono incoerenze di costumi (p. 195), Y, 429-32, 452;
incoerenze
(ivi),
V, 428;
in-
196), V, 449;
Iliade,
V, 449;
(ivi),
s'ignora la patria e
tempo
non
lo si afferma, ci
Omero
V, 448;
(ivi),
(ivi),
met
che
carattere poetico
Grecia antichissima
tante (ivi), V, 451;
riche
(ivi),
(ivi),
si
'ivi),
V, 449-50;
(ivi),
V, 455;
spiegano
stumi, l'Omero
(pp. 195-6),
la scrittura
le tre
giovane
le
per
per la
se infatti si pensa
tesori dei
se a
non
iscrizioni
V, 448;
queste ragioni
ma
V, 445-448;
tutte
un
maggior lume
visse
del
si
da vecchio l'Odissea
esisteva ai tempi di
in cui
il
costumi della
un popolo
intero
poe-
ome-
si
l'Omero
di nascita
V, 451-2;
275
come un
e considerato
caratle loro
cosi le sue pretese sconcezze e inverisimiglianze diventano acconcezze e necessit (ivi), V, 450
egli
storie (ivi), V, 450;
ha
primo
documento della primitiva identit di storia e poesia (ivi), V,
e la conferma che prima d'Ecateo Milesio la storia dei
444;
stato
il
in lui si
il
V, 445;
(ivi),
nell'
da aedo
il
448, 452;
di favole
omero
(ivi),
V, 445
redazione pisistratea
ha
Odissea di chi
(ivi),
V,
(ivi),
V,
compositore e legatore
(p. 198),
nunquam bonus
sublime
(ivi),
fuisset
tanto da lui
parabili;
V, 453;
(ivi),
le
splendore
non
ma
delicato
grande
(ivi),
V, 441
Molo
tastorie del
V, 78;
le
tre
tragedia greca
nuova
(p. 195),
gedia e l'eroismo
lirica
il
il
il
V, 447;
(ivi),
padre
can-
Esopo
V, 457-8;
(ivi),
commedia antica
la
e principe
congetture del
e di
(ivi),
sua
la
V, 442
poeti ciclici e
greca
V, 434, 456-60;
galante
V, 380-1;
creonte (ivi), IV, 178
(p. 202),
epoche della
egli
V, 453;
(ivi),
la
foggiato
dai
poeti
pastoreccio galante
di
di
tempi
Mosco
tardi
Ana-
456;
frantumi
(ivi),
V, 226;
203), V, 224;
i
Livio
romani perderon
di
276
veduta
calogo
ebrei
Lucrezio
Ego sum
163;
sum
qui
Virgilio
XVII.
lo
IV, 25;
filosofi
Roma
parallelo tra
(ivi),
(p. 198),
VI, 138;
(ivi),
294; IV,
detto
il
V, 100-1
(ivi),
(ivi),
V,
V, 458;
ebraica
eroica
storia
la loro storia
soltanto la loro
detto
il
Mos
carattere
Omero,
del de-
Teofrasto
di
sugli
III,.
il
di
ma
abbandon definitivamente
poi
romani da
derivazione degli
la tesi della
professando d'avere errato sull'esempio del Cratilo platonico (ivi), IV, 228;
per lui con la
suo punto
storia di Roma non comincia il mondo (ivi), IV, 27
istituti
istituti stranieri,
di
partenza
Romolo
di
l'asilo
(ivi),
(ivi),
fu
V, 355-8;
ridiche
ma
Roma
il
V, 355-8
473;
velli, cosi
la
la
vaga
adduce Polibio
furon
signorile
smo
clavis historice
il
periodo
aristocrazia
la
li-
rivoluzione
nobili
la
sparsi
(p. 210),
si
474;
che
la
ripone nella
fondava
tutti Plutarco,
(ivi), III,
riferisce a istituti
la
474; V, 510;
V, 102;
romance universa?
inferiore a
(ivi), III,
(ivi),
quando
di
V, 325-8;
(ivi),
spiegazione
(ivi), III,
quando
V, 510;
fortuna
ma
V, 410-1
monarchia
di
209-10)*,
III,
re di
contro
(p. 209),
periodo non
V, 190-1;
(ivi),
Lazio
lido del
Roma
regio a
(ivi),
V, 122;
il
l'eroi-
loro or-
giacch,
gran segno
(ivi),
V, 277;
gnanima
condizioni sociali
l'impero romano
giurecon-
secondo
leggi
ma-
la plebe fu
277
le
mutate
(ivi), V, 122;
ingrandi e
dur perch rest sempre fermo sui suoi principi (pp. 210-1), V,
509;
le
s'
(p. 211),
V, 122;
quiritario e con questo la legge delle Dodici Tavole (ivi), IV, 110-2;
con
V, 86-7; Scienza nuota seconda, ediz. Nicolini, pp. 1133-7;
questa la plebe conquist il diritto scritto o cess l'arcano onde i
colsero
desideri
ma
dice Livio,
la
leggi
della
con
V, 123;
(ivi),
le
avvolgevano
patrizi
la
(ivi),
Opere, V, 123;
plebe non
ritrosia
con
la
patrizi ac-
condiscendenza che
d'Alicarnasso
Atene
Roma
per riportare a
pp. 1119-22;
124-5
ma
ignorata da Polibio
cit.,
(ivi),
481
(ivi), III,
V, 126-7
Se.
pp. 1125-7;
"66;
bili allora
sec, ed.
cit., p.
cit.,
le
doro?
(ivi),
impostura
Italia,
67-8;
(ivi),
come
egli
Opere,
avrebbe
la
(ivi),
.Se.
nuo. sec,
con
fatto a tradurle
impostura
-Se.
la
cit.,
di Eraclito a Erniocit.,
venuta
pp. 1095-6;
d'
Ermodoro in
impostura
sua statua nel Comizio (pp. 212-3), Opere, IV,
lettera,
cit.,
pp. 1097-1110;
dotti,
che
le fecero
ed.
cit.,
le leggi ateniesi,
spartane
278
da attribuire
al corso
(ivi),
pp. 1101-5;
cit.,
come
sec., ed.
1140;
p.
cit.,
1106-8, 1140;
cit.,
ma
la
legge origi-
connubi e
310, 495-6
la
;
Lex
V, 331;
(ivi),
V, 125;
come
dalla
(ivi),
V, 499, 501
democratica
(ivi),
V, 502;
istituti della
dure giudiziarie
534;
(p. 217),
le
guerre
monarchie
spontanea della
alle
V, 523;
(ivi),
(pp. 318-9), V,
V, 505;
men
crudeli di-
V, 475-6
62, 401;
l'origine
la favoleg-
V,
le
pene
nell' interpetrazione
si
gentilizia,
merc
l'incre-
l'indebolimento
addolcirono ancora
delle
nuova
(ivi),
522-3
monarchia
legge regia
(ivi),
nelle proce-
caussce
vit
si
stocratici, per
pubblico preposto alle utilit private
<
nelle
(p. 218),
altro, al
giata
guerre
leggi si moltiplicarono
vennero
le
dell'epoca
V, 531-2;
134, 534-5;
e delle
senatoconsulto
romana
famiglia
il
Gracchi e
aristocratica
la
il
successive
le
dell'antico
la lotta pei
V, 33-4, 325-S;
(p. 214),
Lex
V, 100
(ivi),
la
e fiera (ivi),
un gran testimonio
Lazio
legisla-
Opere, IV,
(ivi),
la
si
(ivi),
leggi
prese
il
(p. 213),
V,
sopravvento
Caracalla a tutto
cittadinanza fu concessa da
la
mondo romano
il
279
V, 523;
(ivi),
dai singoli
il
(ivi),
V, 505;
e si ritorna,
con
rinit,
V, 524-5;
(ivi),
la
possibile ormai
imbarbarirsi
soltanto
e ricadere
una nuova
in
barbarie
eroica
fe-
V,
(ivi),
570-1.
XVIII.
La barbarie seconda o ricorsa riusci* al Vico pi
oscura della barbai'ie prima (p. 224), V, 33, 536-7, 550;
il nessun risalto dato dal Vico al cristianesimo (p. 225), V, 537;
ri-
non
vile
ma
ritorna la divisione
il
tela
V, 543;
(ivi),
del medioevo
i
famoli (p.
eroi
tra
IV, 101
(ivi),
(ivi),
tempi
primi e
1'
547,
medievale
gli
opera
gli
uomini
militateti
(ivi),
ligi
romana
soci
di
V, 554
il
(ivi),
Roma
antica e
V, 537;
armate
V, 537-8;
V,
feudi
gli
le
dei
militare servitium
tradu-
nexi
secondi
tempi
il
personali
foudisti
clien-
V, 546;
(ivi),
che
V, 545
dei
feudi
kmet polacchi
V, 546-7;
(ivi),
beneficia
V, 542;
(ivi),
V, 545;
cono eccellentemente
Romolo
le clientele di
Ugo Capeto
del
medioevo
le
schiavit
(ivi),
V, 554-5;
e dei re
V, 540;
le
537
228-9), V,
(ivi),
(pp.
pura
et
pia
eroiche ricorse
bella
(ivi),
medievali
religioni
V, 539-40;
la
280
tar le
campane
V, 538;
(ivi),
medievali
livelli
beni allodiali e
le
enfiteusi,
V, 548;
(p. 230),
beni feudali
censi, le
l'esclusione
precarie,
delle
donne
dalle successioni e la
V, 553
483, 539;
Regno
corsi
diritto
stiti
V, 539
V, 508-9
(ivi),
feudale
V, 549;
(ivi),
ladronecci e
l'oblio nell'alto
corseggi eroici
la
medioevo del
165;
nudi
patti
diritto giusti-
di
presa
Weinsberg
le
in
(p. 232),
V, 231-2;
ch
excellens in arte
letterato
significhi
non
chierico
(ivi),
V, 231
debet inori
anche
erudito
(ivi),
scriveva
si
perci equivaleva
norma
III di
iscritto (ivi),
il
patti ve-
su Corrado
l'aneddoto leggendario
e tedesca
un barbaro
ri-
III,
(ivi),
Hohensthaufen
ritornarono
V, 520;
(ivi),
nianeo
duelli tra
(ivi),
regni
le
(ivi),
non sapevan
origine
V, 234;
Y, 234
;
della
perl'
im-
la
portanza nel medioevo delle imprese gentilizie (ivi), V, 539;
prosa dei padri della Chiesa piena di numeri poetici (ivi), V,
Guntero
furono
V, 226, 438;
poeti
primi scrittori vol nei cavalieri erin
Provenza
gari
Italia, Francia,
VI, 37;
si
(ivi),
(p.
(ivi),
(ivi),
Cola di Rienzo
i
molli clivi
di
enorme
si
dipingevan
paragone
(ivi),
(ivi), III,
statura, allo
le
(ivi),
V, 425;
stesso
modo che
immagini degli
tra gl'ingegni
umani
di
eccedente grandezza
esseri celesti
i
terreni
(ivi),
V, 438;
il
VI,
43;
281
perch
Dante chiamasse
suo poema
rallelo tra V Inferno e V Iliade,
(ivi),
VI, 38;
(ivi), III,
Dante
il
il
il
linguaggio di
commedia
VI, 39-40;
(ivi),
V, 439;
Purgatorio e Paradiso e
Omero
il
(p. 235),
V, 425;
se Dante
linguaggio di Dante
la
divinit
44;
il
di
teatro inglese
di sco-
in qual guisa si
pa-
V Odissea
(ivi),
VI, 38;
poeti
la
XIX.
le
prime pagine
VI,
3-6), al
si
vedano
il
De studiorum
dell'autobiografia e le lettere
De Vitry
ratione,
all'Esperti {Opere,
Per l'accenno
APPENDICE
AiJla
trasfigurazione rettorico-leggendaria,
poeti, dei
filosofi,
che negli
Risorgimento nazionale,
compi dei
di quasi tutti gli uomini pi o meno rapsi
l'altare, si tent
Vico *
di G. B.
italiana,
atteggiandoli
come pa-
per un momento
il
trono e
di sottomettere anche,
con
lieve
tocco
di
Poich
il
si
personale del Vico, non riuscir sgradito trovare in appendice la conferenza, che su quest'ultimo argomento io tenni alla Societ napoletana
di storia patria
il
moria, che
il
I,
cono tutti
messa in
il
nuova edizione
teggio e -poevie varie (Bari, Laterza, 1911), pp. 101, 123, 124.
APPENDICE
286
modo che
solo
intendi-
fini
Ma
tori
tra
que-
napole-
patrioti
nonch
alla critica, al
ne fece giustizia l
certo, nel riguardo oggettivo, che le dottrine del Vico
recavano implicita una critica cosi della trascendenza criIannelli, fin dal 1817,
la
egli
, o,
allora,
come anche
gli
si
epicurei
ateisti
2
.
In una lettera
davano
di
ed errori
lui fin
come accade,
questi,
fissi
criteri
eterni
memoria, diventavano,
ricor-
si
il
3.
bello
Quali
Si
pp. 91-5.
2
napol.,
XX.
f.
Societ stor.
Sono state
De
Cristofaro
il
quale si
Giannini, 1905), pp. 31-44, e fu amico del Vico. Altre notizie intorno
agli
epicurei
di
pp. 235-6.
3
voi. II,
I.
287
De
che ne dava
il
il
E quando
usci
il
le
prime voci avverse, che
erano tinte da una simulata piet
programma,
contro
et fine
le
stessa,
pili
pure
gurava, dei miti. N soltanto in tutte le esteriori dimostrazioni il Vico fu cattolico irreprensibile, e sottomise sempre ogni parola che mettesse in istampa alla doppia cene privata, degli amici ecclesiastici, e fra
sura, pubblica
ma
scrupolo d'intermettere il
Grozio, non sembrandogli dicevole che un cat2
ed ebbe cosi
tolico commentasse un autore protestante
egli giunse perfino allo
commento
al
polemica circa
Questa
dif-
ficolt
che premiate la
sette argomenti, se
non mi
mente a penetrare
in
Ivi.
si
pro-
APPENDICE
288
mostra scevro
si
di materialit e superstizioni,
specie a Napoli
dove in ogni avvenimento della vita privata e pubblica interveniva attore e direttore san Gennaro era cattolicesimo
cosi generali
tempo, e
di
animo
contro
sunse
non
le
mente
e di
non
alta,
credenze popolari e
le parti di
censore;
di
volgo.
Ma neppure
le superstizioni
pago
di
il
Vico as-
ii
Non
era
nulla
in,
lui
dello
spirito
combattivo da
alcuni
filosofi
della
e di quel
e di quegli ardenti
francese e l'austriaco), e
si
si
profil
andarono profughi;
tempo
come
Le
al
pi
cose,
alto
cio,
non
e,
segnatamente, giungeva in
punto
le
la
lotta
dello
Stato
quel
contro la
suonavano
I.
come
del quale
sempre
di
tutto quel
parve non
289
nemmeno
essersi
accorto.
La vita
gerla.
Come
le
e sociali furono
uomo
il
gionarlo
di
mite, e
una
pu
si
fargli
Era veramente
colpa n accail
suo li-
uomo ha
perch ogni
esclude l'altra, un lavoro esclude gli
fiacchezza,
lotta
altri lavori.
Non che
egli si ritraesse da ogni contatto con la porappresentanti di essa. Purtroppo, dovette corteggiare assai di frequente e l'una e gli altri, con istorie, orazioni, versi ed epigrafi, latini e italiani; i quali
litica e coi
basterebbero da
soli
vicende
cui and- soggetta Napoli dalla fine del secolo decimosettimo alla met del decimottavo il viceregno spagnuolo, la
:
congiura e rivoluzione
zione e
il
striaca,
il
il
regno
tentata
dagli
autonomisti, la rea-
viceregno austriaco,
Carlo Borbone....
di
bisogni conversevole
',
la
Ma
riconquista spagnuola e
egli,
e professore di
eloquenza nella
lavorava, per le medesime occasioni, le frange, e lo stuccatore le volute e gli svolazzi. E quali frange e quali svolazzi
Perdurava
la
moda
letteraria secentesco-spagnuola;
e 'ci basta per gran parte a spiegare quel che nelle lodi
profuse dal Vico ci sembra, ed , iperbolico e barocco. Del
B. Crock,
La
filosofia,
cit.,
p.
142.
di Giambattista Vico.
19
290
APPENDICE
Panegyricus Philippo V inscriptus, da lui composto per ordine dell'ultimo vicer spagnuolo duca di Ascalona, continua, come se niente fosse, col riattacco di un semplice
appresso
Appresso, ricevutosi questo reame al dominio austriaco, dal signor conte Wirrigo di Daun, allora
governatore delle armi cesaree in questo regno, ebbe l'or-
dine
di
a morte, qualche anno prima, nella repressione della congiura di Macchia, dal Vico narrata, veridicamente bens
ma
con ossequio
al
governo
costituito, nel
De parthenopea
coniuratione.
Ma non
deve
se
e,
dirsi,
in
retore e panegirista, non pu dirsi adulatore. L'adulatore, l'uomo senza coscienza, vilipende e
quei suoi
scritti,
adulati, o col-
lui
conoscendo chi
il
quale, pur
napoletano, che
aveva inviato agli Ada lipslensa la noterella contumeliosa
contro di lui, e fremendo d'ira, e potendo facilmente rofosse
l'
italiano,
anzi
il
vinarlo (perch quella noterella era anticattolica), generosamente non volle mai svelare quel nome 2 presta, si, i suoi
,
dei suoi
lodati
ma non
traffica
con
gli
giustizia che
subietto, di
si
riverenza verso
3.
principi e di
E, per tornare
20910.
I.
291
quei due nemici della parte trionfante, mostra anche allora, in taluni particolari, il suo animo gentile; e del Ca-
non
pece, che
ostentali s pectus
ned eamque
infestis
armis
efflagitans,
inexoratus occubuit, fortissimum mortis genus si causa cohonestasset ; e pel Sangro, riferita la voce della grazia fat-
de
da Luigi XIV e giunta troppo tardi, aggiunge: unmaior damnati, qui iam poenas persolverat, misera-
no
tagli
l
.
Senza dubbio, non poteva essergli, e non gli era, nascosto che la pi parte degli individui da lui lodati valeva
ben poco.
che
gli
in Napoli,
il
il
padre De Vitry
2.
Un
suo motto
ma sempre
satirico circa
letterato
duca
scrittori
di
XIX,
2
3
I,
191.
tiravano
le
121).
1
manoscritto di un
cit., p.
il
cit.,
pp. 215-6.
(ivi,
APPENDICE
292
Vico K Contradizioni
e transazioni
da pover'uomo, schiac-
che riesce
difficile
come precettore
stipendio annuo
inabilit (
maggiore importanza:
uomo
di
poco spirito
in-
Era
costretto,
blica universit)
scendeva
le altrui scale
giovinetti, o addirittura
famiglia: la
Antob., ed.
cit.,
p. 24.
ma
saliva e
virt
le
pi piccole
delle
I.
293
lattia, e
dolori ed egli
fu
costretto a invocare
l'intervento della
polizia,
da
lui
figliuolo sciagurato
richiesti,
il
},
il
che
si
pu
ri-
nuova per
per
le plebi
Priamo
le dolenti figure di
e di Polissena,
per es., in
sti-
ricome,
corda che le streghe, per solennizzare le loro stregonerie,
uccidono
spietatamente e fanno in brani amabilissimi
listici,
innocenti bambini
e tutto
si
turba,
in
modo
inop-
gli
dal
vennero dalla
figliuolo
figliuola
Gennaro, che
lo
suppl e poi gli successe nella cattedra. Quando, nell'elogio della contessa d'Althann, accenna sarcasticamente ai
filosofi
sotto
e dai
figliuoli
APPENDICE
294
familiare.
Accade molto spesso, specie ai giorni nostri, di osservare gli uomini di qualche ingegno emanciparsi da questo
o quello dei pi umili doveri; e tanto pi bisogna ammirare quest'uomo di genio, che invece li accett tutti e (per
adoperare una parola che il Flaubert disse di s medesimo), pensando da semidio, visse
costantemente da bor-
La
vano
salute ebbe
sempre malferma
mastro Tisicuzzo
gli
amici
lo
chiama-
e alle
manc sempre.
memente con
gnatagli
fin
Egli
travagliandosi per
travagliandosi insie-
si
agitava dentro.
IV
Non
un
Vico eroe, cercandolo nella vita religiosa, sociale e politica, quando il Vico eroe ci sta innanzi, ed appunto
questo: l'eroe della vita filosofica.
In Autob. y ed.
cit,, p. 120.
stato notato
da
altri
I.
che
ebbe carissima
egli
la
,
parola
eroico
eroe
295
e tutti
, ecc.); e
deri-
ne fece con-
l'aprire,
smarrimenti, gli avvilimenti, che talvolta lo fecero cadere in un cupo pessimismo individuale e cosmico (come
si vede dalla canzone Affetti d'un disperato), pot sollevarsi
gli
De
nel
metodo
scientifico,
che enunci
ratione, e al suo
primo
De antiquissima italorum
facendo in parte
il
uno
e *alla Scienza
nuova
dopo venticinque anni (egli diceva delle scoperte contenute in questa) di continova ed aspra meditazione .
principio
et fine
e,
vi condensata.
somma
di energia
un'opera di reazione
e di
mentale
rivoluzione
insieme reazione al presente per riattaccarsi alla tradizione dell'antichit e del rinascimento; rivoluzione contro
il presente e il passato per fondare quell'avvenire, che si
:
chiamer
Ivi,
p. 120.
APPENDICE
296
da signori
che egli falsamente lodava nelle misere scritture dei superbi cavalieri
e dei pomposi mitrati del suo tempo, era veramente il suo.
aristocratico; e quello
stile
Egli aborriva la letteratura galante e socievole, che cominciava a diffondersi dalla Francia in Italia e negli altri
paesi d'Europa,
libri
per
le
dame
2.
Ma non meno
scriveva,
era
il
tone,
conda
e la se-
Come
di
non
libri
voluminosi,
di cose proprie
5.
genuamente
di
la Autob., ed.
In Autob., ed.
216.
cit.,
p.
cit.,
p. 186.
I.
poi, le
metafisica,
sembrava a
particolare efficacia,
libri
297
materia
brevi, in
[
.
Per quest'amore
troppi
repubche gi non regge sotto il peso
lasci
orazioni, stamp per dovere il De ratione, ed
letteraria,
inedite le
alla
libri la
2
ebbe, infine, a manifestare pi volte il desiderio che, di
tutte le sue opere, sola gli sopravvivesse la Scienza nuova,
la
le
sue
indagini precedenti.
All'aristocrazia dell'ideale
si
accompagnavano
il
nella sua
pi nobile decoro e la
pi profonda lealt. Dalle sue polemiche si potrebbe ricavare un intero catechismo circa il modo in cui si debbono
condurre le dispute letterarie. Bisogna (egli dice) non mirare a vincere nella disputa, ma a vincere nella verit;
ragionatori esser placidi e tranquilli, non perturbati e com. Agli avversari, che movevano obiezioni vaghe,
faceva notare Il giudizio in termini troppo generali
mossi
e gli
non
fatte .
di risposta
deguato se
Ai medesimi, quando
raffinato
novembre
si
appellavano
al
Tra
le altre,
cit., p.
170-1), e
il
APPENDICE
298
'
il
secolo,
rispondeva sdegnoso:
',
da avversari diven-
gono giudici
ma neppure
le
opinare . E, accusato di avere commesso il medesimo peccato di Aristotele attribuendo errori ai filosofi per poterli
il
lo
gi questo (scrive nella seconda Scienza nuova) dee sembrare fasto a taluni che noi
divisione viziosa
tali
uomini dati
alle
le
contro
altri,
de' favorevoli giudizi dati alle loro, e per quelli stessi non
pi s'avanzano a perfezionarle; ma a noi le lodi degli uo-
Si
vedano
I.
forma
ed anco in miglior
plire
stra
di
299
cangiar questa
no-
'.
giunga a faccia a faccia col vero a lungo bramato e cercato, ed esulti di poterlo annunziare agli uomini. Di qui
la sua alta poesia, che non gi nei versi, ma nelle prose,
e,
(scrive
ma
gia,
vola; onde in
lirico
maginazioni
le
raccontando, ragiona
e,
ra-
ognora, con
le
tile
estimatore,
al
G. B. Vico
cit.,
latini
4
.
p. 10.
dire
p.
Pi ampiamente
104; cfr.
ora,
il
In Autob., ed.
cit.,
p. 120.
cfr.
APPENDICE
300
Ma componeva male
dmone donde, le sproporzioni nelle varie parti dell'opera, nelle singole pagine,
nei singoli periodi. Rende talora immagine di quella botfurore e
tiglia
di
come
in
cui parla
preda a un
il
capovolta
che vorrebbe uscire, tanto
via angusta, che a goccia a
per la
goccia fuori esce a fatica . A fatica o a fiotti, disordinatamente. Un'idea che egli sta enunciando, gliene richia-
ma
un fatto, e il
in una volta,
un'altra, e questa
un
fatto
e
altro fatto;
ed
perci le parentesi si
commosse, d'immagini
pitto-
il
segreto.
L'eroismo
filosofico
del Vico
non
si
afferm
soltanto
ma
fu sottomesso
posizione mentale, da
e, sotto
lui
ad
altre e
pi dure prove.
raggiunta, avversa
al
La
presente
essi
sollevano entusiasmi
e trovano in
folla
I.
mi ha
inteso, e questi
301
mi ha frainteso
),
esprime a meraviglia tale necessit storica: chi perfettamente inteso nel suo tempo, muore col suo tempo. Pure,
di rado o non mai la sproporzione tra il proprio pensiero
e la
laude
che
poi
Il
desio di
negli
un van desio .
Tanto pid l'incomprensione e l'indifferenza lo angosciavano, in quanto, com' facile supporre, aveva piena colui
per
che
la
Provvidenza
aveva
gli
conseguenza
affidato
nato per
dell'Italia,
una missione
altis-
la gloria
u.
la Scienza
e sfuggo tutti i luoghi celebri per non abbattermi in coloro a' quali l'ho mandata, e, se per necessit
al deserto
dandomi
essi
Egli aveva creduto, addirittura, a un effetto rapido e immediato; e sperato di trovare gli animi pronti e gl'intelletti
aperti a
ricevere e
fecondare
suoi pensieri,
cit., p.
175.
APPENDICE
302
occupati a comporre e mandare a memoria prediche verbose, tra i verseggiatori che rimavano
sonettuzzi, tra gli avvocati che scrivevano allegazioni!
Napoli
tra
frati
3
.
Peggio
a leggerla, cred di avere smarrito ogni scintilla d'intenbuffoneggiando, eorse a farsi tastare il polso dal
medico Cirillo *. Un erudito senese, nel riferire le impres-
dimento,
una sua
sioni di
suo
e,
lettura di qualche
scritto,
catore
Un
un certo tempo costui era passato per uomo davma che dipoi, per le strane sue opinioni, aveva
che, per
vero dotto,
acquistato
fama
Scienza nuova?
l'altro),
2
3
di
squilibrato.
, insiste
il
E quando
Finetti.
Ivi,
p.
die fuori
6. I
maldicenti
In Autob., ed.
cit., p, 143.
113.
Critica,
lo
118.
la
XV
cit.,
In Autob.,
p.
119.
ristamp.
I.
303
dopo aver fatto tutto il corso de' loro studi, cio quando
erano stati da essi gi resi appagati del lor sapere o,
pi insidiosamente, che egli era adatto non a insegnare,
;
ma
'
e, cio, ri-
conoscevano
la
pratica.
vi
alla
che anche
al
leggerezza o alla
compenso gli amici
Come
sareb-
bero potuti mancargli, se egli ne faceva una trepida ed attenta cultura artificiale? Si veda, per es., in qual modo col-
tivasse
il
di
giativa ricevuta da
*
sublime
il
lui,
torno del
e che tutti ne
concepire
neva
un
latino fratesco
avevano ammirato
che
in
!)
le lodi di
Autob.,
1.
un panegirico
di s stesso, autore di
e.
Furono pubblicate da me
in Napoli nobiliss.,
XIII
70-2.
(190-J),
f.
I,
APPENDICE
304
di
Vico, non
samente, nuove
lodi.
Vico a
il
inaffiarlo
pazientemente
maravigliosa opera di V. S.
la
I. ;
il suo
dire da signore ; le
digressioni demosteniche ;
l'eloquenza, che fu la favella filosofica, con la quale parlarono gli antichi accademici greci, tra i latini Cicerone,
tra
ritirato
poi
niun
gl'italiani
cato Francesco
in
gli
che V.
fosse tra
egli
intendimento, che
S.
I.
All'avvo-
che
provincia, insinuava
altro
Solla, che
volessero
si
era
sua Scienza
la
pochissimi forniti
riceverla con mente
i
Ma anche
modo raccoglieva
a questo
almeno
le
di Gaeta,
una
non
parola
le
opere di
lui
certamente,
ad
ammirare
occupato
la propria prosa. Il Solla, nel quale il Vico sembrava riporre tante speranze, giudicava l'orazione per la morte
non
le
aveva neppur
->
e,
lette, tutto
ratore,
che o banali
gli
In Autob., ed.
Ivi, p. 251.
Ivi, pp.
195-6.
3
.
Lodi generi-
cit.,
p. 202.
I.
dar vano,
ostinati, la
trascuranza e
305
silenzio), in
il
ricam-
Roma,
ma
di Napoli,
ai letterati
Padova, anzi
di Pisa, di
di
Germania,
a quelli
di Olanda,
1
Egli
d'Inghilterra: ne mand, perfino, a Isacco Newton
ottenne, tutt'al pi, di farsi considerare erudito tra centi.
Senza dubbio,
tra
il
Di costoro era
oratore
altri pochi.
Ma, se
il
il
poeta,
gi ricordati
di
Padova
Anche
il
Concilia confessava, in
mezzo
#1 fervore
dei suoi
di
fondo ed il mirabile artificio, che panni alquanto di ravvisare! *. Il miglior ufficio, che codesti
amici potessero adempiere, era di lenire con parole buone,
se non con intima corrispondenza di pensieri, l'animo esa-
prendere
il
Esteban, concludendo la
lettera nella quale procura di rimediare a quel che gli era
l'
scappato dalla penna a proposito dell'orazione per la Cimini, e ripeteva frasi che aveva dovuto cogliere sulla
Autob., ed.
Ivi, p. 205.
B. CitOCE,
La
cit.,
filosofa
p. 55.
di Giambattista Vico.
20
APPENDICE
306
tica
semplici,
quando n pure
il
bambino Ges
gli
rifiuta le rozze
suggeriva di aggiungere
giovani della sua scuola, erano alcuni, tutti pieni della dottrina di lui, pronti a difendere il maestro a spada tratta *-T
ma si sa che cosa valgano codesti entusiasmi di giovani.
vedute
le
sto-
nuova)
leggieri,
Geno-
Ferdinando Galiani.
pettegoli,
calunniatori, gl'inin-
In Autob., ed.
Ivi, p. 121.
Ivi, p. 122.
cit.,
pp. 218-4.
carit, e
letterati
da vero
fi-
I.
peccato non
di
al
307
pari
gli spiaceva:
qualche bellezza. L'orazione per la Cimini contiene una
specie d'inno alla collera, alla collera eroica , che
negli animi generosi co' suoi bollori turbando
riflessione della
e dall'imo
mente, da cui
nasce la razza vile della fraude, dell'inganno, della menzogna, fa ella gli eroi aperti, veritieri e
sandoli della verit,
arma
li
scrivere
nello
si
si,
interes-
forti
2.
Bench
fidi,
guardasse
a tutto potere
dal cadere in quella passione 3 la collera si sente tumultuare mal repressa nelle lettere private, in tutte quelle
punte contro i dotti cattivi , che amano pi l'erudi,
memoria
tutto
versazione
poi,
era,
nel 1736,
Quando,
contro
comune
il
uomini che
degli
quel
che
sembra, mordacissimo.
conta
il
coi titoli di
dottissimo
e di
il
libro con-
.Vico (rac-
celeberrimo
ci
sente
si
trov pre-
un garzone
Ma agli scoppi di
ricadute nella pi profonda tristezza. In un sonetto, egli si dice oppresso da quel fato
che
l'ingiusto odio altrui cre sovente , onde si era np-
come
noi
collera
si
si
alternavano
le
*.
APPENDICE
308
umano
Da
si
quel torpore
VII
in
mezzo a questa
medesimata con
l'anima, sempre
essere fisso nell'Eterno che tutti
ziante nell'infinito
si
il
colma
di
che tutte
le
il
suo
cose comprende; e
finite
gioia,
non
in
certi
luoghi invidiosamente n in certi tempi avaramente ristretta, ma che senza uggia di emulazione, senza tema
di
si
potrebbe
comunicata
lui accrescere
umane menti
3
riposava sodisfatta
che
dolori
aveva cosi acerbamente
(egli dice)
Le
erano cari,
perch attraverso di essi era pervenuto alle sue scoperte
sofferti, gli
In Autob., ed.
cit.. p. 325.
2i7.
cit., p. 188.
I.
309
Benedico ben
venticinque anni da me spesi nella meditazione di siffatto argomento, ed in mezzo le avversit della
mia fortuna e le remore che mi facevano gli esempli infelici
degl'ingegni, che han tentato delle nuove e gravi disco-
verte....
*.
quelle fatiche e
si
solle-
la
immanente
della Provvidenza
necessit storica.
o,
come
si
somma
benignit!
uomo
io
mi sento
un certo spirito eroico, per lo quale non pi mi perturba alcun timore della morte e sperimento l'animo non
pi curante di parlare degli emoli. Finalmente, mi ha
di
p.
Lettera
178.
al
il
giudizio
cit.,
APPENDICE
310
di Dio,
il
uomini cio
degli
di
altissimo
la
inten-
dimento, di erudizione tutta propria, generosi e magnanimi, intenti a conferire opere immortali nel comune
delle lettere , che
l.
simi
sit di tutto ci
deva nella
metteva
sempre
La Provvidenza
che
vita, e,
gli
la Gloria.
Vili
le
si
prime opere,
era tutto riti-
si
e verso cui
Dunque
(di-
questa mia opera io la debbo all'Universit, che, riputandomi immeritevole della cattedra e non volendomi oc-
mi ha dato
l'agio
di
medi-
Un
avergliene pi grado
fiorentino Sostegni, in un sonetto a lui indiriz-
posso
di questo?
io
amico,
zato, usciva in parole di biasimo contro la citt di Napoli,
che aveva tenuto in poco conto il suo gran figlio. E il
il
In Autob., ed.
p. 134.
cit.,
pp. 120-1.
cit.,
I.
311
lamenta
la
di
suoi progressi
medit, final-
diritti,
quali poi avevangli a fruttare le riflessioni, sulle quali lavor l'ultima sua opera della Scienza nuova, la qual appruovasse tale e non altra aver dovuto essere la sua
vita letteraria
4
.
Vico
insomma,
metodo ne
il
In Autob., ed.
cit.,
IV
p. 825.
Nell'introd. al
stesso
come sono
in
312
APPENDICE
grado di farla
saranno quelli
insistere.
critici e gli
storici
odierni, e altrimenti
nedizione alle avversit, un riconoscimento della Provvidenza e una certezza di fama e di gloria.
IX
vecchiaia,
nunzi
Da
la
tremante
l.
man
cade
esclamava
due
in
versi, pieni
il
il
mio
stile
mio tesauro
-,
lacrime, di un
di
sonetto
1735.
Prepar
un momento
allora,
Ma
le
il
aveva comin-
Viveva
nel ricordo delle battaglie combattute, nella coscienza del dovere compiuto. Il buon figliuolo gli faceva,
militici,
'
In Autob., ed.
mondo de
3
-i
cit.,
p.
le
nozze di Rai-
Sangro).
Autob., ed. cit., 75: cfr. Bibl. vich., pp. 38-9, Sec. tuppL, p. 6.
In Aidob.y ed.
cit.,
p. 123.
I.
313
monto, gli fu risparmiato, almeno, il tormento dei tormenti: quello che strazi negli ultimi anni di vita un filosofo tanto di lui pi fortunato, Emanuele Kant, ansioso
di dare sguito e compimento al suo sistema filosofico e
consumantesi
in
una
che
gli sfug-
penna.
comandava
di
deporre
II
all'esposizione
di vista la
quando poi
passi a questa seconda storia, bisogna guarun
altro
darsi da
genere di errore: dalla pretesa di giungere a determinare, merc quella narrazione, se l'opera
si
si
debbano riconoscere.
di significato e la corrispondente
quanti gradi
indagine priva
misurazione impossibile &
Siffatta
i
principali risultati delle ricerche da me
esposte nella Bibliografia vichiana e nei due
Supplementi (efr, in questo volume, p. 342), ai quali lavori
Restringo in breve
fatte sull'argomento
annessi
ed
Si
si
affermano.
veda sopra,
pp. 249-50.
APPENDICE
316
come
Vico
o giunta a notizia
si
nulla.
della
il
Vico)
Ebbe
il
Provvidenza
alle
no e
risolutezza,
si
e,
si
libri
non
di
si
Ma un
stranieri.
scorgerebbero in
pensatore come il Vico
si
lui sia
lo spirito
cati a
documento
dell'efficacia
suo.
Tale
meno
di quelle di qualsiasi
caso,
in
lemica che
si
Damiano Romano,
e rammentata nel
Bonamy
Duni
e,
se-
II.
317
Da Bignon; delle ipotesi sulla preistoria e sulle origini dell'umanit, adoperate e alterate dal Boulanger in Francia e
da Mario Pagano in Italia; dei concetti storici e politici,
e di quelli sulla poesia
il
presso
il
Galiani,
Questione
e sul
Pagano,
che
linguaggio
il
pili
trovano
si
metodo
di stu-
Venezia consigli
il
al
(come
certamente messo
in atto
il
serba
si
1725,
ancora
nella
biblioteca
del castello de la
Ma ingegno
Brde.
importanza. Deve
mente
mento
dirsi,
il
merito
general-
a considerare
mano
al
Come
cosi
il
veramente
un popolo o di un'epoca;
questo
ordine cosi di tempo come di eccellenza, spetta
Vico.
il
Montesquieu per
Wolf per
la questione
filosofica
carattere di
il
inerito, in
invece
in guisa
la
Ma
Prolegomena ad Home-
318
APPENDICE
legomena
(e,
si
dei
poemi omerici);
profilavano nel
I concetti
Wood
e,
infine,
e in alcune
il
che
me-
nome
biamente un certo sentore indiretto. E, in ogni caso, resta sempre, anche qui, il fatto riconosciuto da tutti co-
il Wolf, filologo di
anch'esso
pensatore assai
gran lunga superiore
ideali
era
in
d'intendere
le
motivazioni
non
minore,
grado
dottrina
che avevano condotto il suo predecessore a quella
tutti
al
Vico
ma
intorno a
perficiale,
secolo
decimottavo,
fu
in
chiana
stesse
ma
non
si
II.
319
d'Italia, e in
Vico rimase generalmente sconosciuta, in parte per il dierano caduti sin dalla fine del seicento i
scredito in cui
libri italiani, in
parte per
mani
caso
si
di
uomini
divertisse
Quando
atti a
le difficolt
la
che
lo stile del
Vico
impedirne loro
la
seria
lettura
il
l'intelligenza.
si
eseguite
11
Goethe l'ebbe a
Napoli, nel 1787, con grandi raccomandazioni, dal Filangieri e la port seco in Germania e nel 1792 la prestava
al Jacobi; ma solo per una felice combinazione, piuttosto
che per una vera conoscenza o per un chiaro intuito, avvicin il nome del Vico a quello dello Hamann. Lo Herder
ma
ne discorse nel
la
soli
ne riconoscessero
il
Vico, nonostante
in
buon
tutti,
il
suoi fermi
APPENDICE
320
propositi di
Provvidenza
stiana, e di
non
lo
ortodossia
religiosa, coltivava
un' idea
della
affatto
Dio
come Dio
che
per-
sua critica
alla
di ribellione al passato,
l
Un'invettiva, insomma, nella quale erano
Boulanger
indicate tutte le parti che dovevano diaccuratamente
gi
il
poi entrare a comporre il grandioso elogio che il secolo decimonono avrebbe indirizzato al Vico. Nacque per tal modo
tra gli
autore;
uomini
di
di chiesa
vescovo
Colangelo, preceduta da un giudizio del regio censore Lorenzo Giustiniani, che diceva la Scienza nuova: un libro
il
Europa
La
il Vico
porse materia a un libro
pi oltre in questo volume, p. 339.
Labanca:
cfr.
II.
321
i
giovani che in Napoli, sulla
secolo deci mot tavo, coltivavano con ardore gli
del
line
imminente rivoluzione,
rato
come
si
il
opere dell'autore e con gli scritti inediti; prepararono lavori espositivi e critici sul sistema filosofico e sto-
le altre
rico del Vico; taluno, come il Pagano, si prov a rielaborarlo mescolandolo con le idee del sensismo francese,
tal
altro,
come
il
non ne fu
Filangieri,
bench molto
lo
ammi-
dai sogni
mismo;
nel 1797
distolto
il
E quando
stragi e dai
patiboli
della
Lombardia,
al
esili
fama
apostoli e missionari.
la
Salii
Ugo
prolusione universitaria
Foscolo, che ne accolse parec-
Vico e
Si
il
Muratori; e ad
veda sopra,
B. Cuoce, La
filoso/la
altri
minori.
Il
Cuoco inform
pp. 285-6.
di Giamhaltisia Vico.
81
322
APPENDICE
intorno al Vico
Histoire
esule,
il
il
di Giulio Michelet;
coli
alla
sua
compare
sgstmes philosophiques; un altro
De Angelis, metteva la Scienza nuova tra le mani
des
il
Salti
Revue encyclopdique
della
scritti in francese.
in
volumi ed opuscoli
tardarono a comparire. Per tali vicende, e in quel pridecennio del secolo decimonono, il Vico, da reputa-
mo
alle
mento che
siero, fu
di
il
primo
e principale
ammaestra-
politico o di filosofia
politica
e cio, la
siero del
Vico
li
critica
avevano
un'opera di capitale importanza, il Saggio storico sulla rivoluzione, napoletana (1800) di Vincenzo Cuoco. Similmente,
alcuni decenni dopo,
Ballanche, nei suoi JEssais de palingnesie sociale (1827), scriveva che il Vico, se fosse stato
noto in Francia nel secolo decimottavo, avrebbe esercitato
il
che seguirono.
Un
altro
particolare aspetto
del Vico, la
Sulla natura
umane
e necessit della
lui
II.
323
tra
il
conver-
principio della
e la teoria kantiana
che non
intendere
se non
perfettamente concepire
di
grado
costruire; dalla quale un sol
conduceva poi (egli notava) al sistema dell'idenLa medesima cosa riconobbe il Baader, che trovava
e
possa
ci che si in
passo
tit.
sistema la conferma e
cipio enunciato
dal Vico.
Ma
il
la
(in ispecie
nella
Fenomenologia) ha col pensatore napoletano e al quale doveva essere rimproverata la mania triadica, come gi il
cattolico Finetti aveva rimproverato il Vico di star sempre
trine
filologiche
Bockh
tre .
tedesche
e di tanti altri
riscontri
delle
nuove dot-
del
la
lece
il
Savigny e per
l'articolo
di confronto:
Vico
und
324
vele
APPENDICE
mon
scrisse
cceur
che
il
Michelet, per
il
primo
o tra
primi,
il
minier, lo
il
Ballanche
gi,
Chateaubriand,
isfuggirono
che
il
il
rapporti tra
il
Cousin
il
e pi tardi
1 Cournot
il
Laurent,
il
e moltissimi
Vacherot,
De Ferron, il Franck,
ammir il Vico Au-
il
altri: lesse e
in
si
accenna
duratura
il
nome
fare capo
si
poich nel
moltiplicarono
moto
le edi-
seguirono e in parte s'intrecciarono due correnti, la neoguelfa e la radicale e il simile accadde in quello
filosofico con le due tendenze idealjstico-cattolica e idea-
sorgimento
si
II.
325
rosminiano-giobertiana e bruniano-hege-
listico-razionale,
liana;
il
com'
assai bene,
si
prestava
opposte simpatie e
di lai
platonico,
lista dei
il
il
prologhi
sofo schiettamente
restante Europa,
tgli
da contrapporre a
della Riforma;
il
tradiziona-
il
perci anche
al Diritto universale, e
italiano
Vico dei
quelli della
pu vedere nei
si
gine
Tommaseo
e di altri
menticare quelli
di
pinse
presso
forse
i'
filosoft
tra
un nobile
libri del
molti,
quali
scrittore
d
tutti,
non bisogna
di-
La seconda immagine
si
si
ritrova
educarono
germanico; e segnatamente in
Bertrando Spaventa e in Francesco de Sanctis, che cominciarono a vedere con chiarezza le relazioni tra il Vico e il
pensiero europeo anteriore e posteriore, e a convertire i
semplici accenni e le vaghe impressioni di altri su tal
proposito in interpetrazioni scientifiche e in giudizi determinati. E che gl'interpetri e critici del secondo indirizzo
cogliessero nel segno e quelli cattolico-liberali o cattolicoidealisti si soffermassero in una posizione insostenibile,
l'altro,
liberali
ma
dalla
medesima
incoerenza l'irre-
meno
Giacomo
Bai-
APPENDICE
326
Non
italiana del
il
lazioni
il
il
mente
nell'Italia meridionale; e,
in
Dopo
il
rantennio non
opere di lui.
si
senti
neppure
il
bisogno di ristampare
le
del 1867,
sofia,
ma
teste
immaginose
Si
di fede
XIX
in
metodica
il
detto:
II.
veruni
fatto,
327
fatto bruto,
il
due migliori lavori generali intorno al Vico, comsi debbono al cattotedesco Carlo Werner (1881), che ne espose con grande
Baader
seconda
quale
senza dubbio assai pi favorevole dello psicologismo del
e all'inglese RoCantoni alla comprensione del Vico;
berto Flint (1884), che scrisse per la raccolta dei Plrlosoe della
filosofia schellinghiana),
il
ha mostrato
il
nei quali
moderna;
il
filosofo italiano,
sia
si
passato del
avrebbe, dopo
dubbia scienza della
il
quando non
la
Questa poca
considerazione nasce in parte dalla scarsa conoscenza di
APPENDICE
328
ritto,
della
nome
di
il
religione
dalla storia
politica
che
dalla
sotto quel
Ma, per un'altra parte,
storia
della cultura;
onde
cause e incidenti non operarono abbastanza largacivilt europea, sono sacrificati ad altri, di
mente nella
filosofico,
ma
pigmei.
Il
tra storia
della filosofia
e storia
della cultura;
e,
nel
Ili
Cenni bibliografici
I.
.1
pi antico scritto del Vico, che ci sia pervenuto,
canzone Affetti di un disperato, composta di certo
prima che l'autore raggiungesse il venticinquesimo anno,
a Vatolla nel Cilento (dove si trattenne per circa un novennio come pedagogo in casa Rocca), e stampata con la
la
carattere filosofico
si
accentua nelle
sei orazioni
che
mente, c' ancora la filosofia tradizionale, non senza qualche traccia di cartesianismo. L'opposizione al cartesianismo, e insieme la professione metodica del Vico, si affer-
De
nostri
330
APPENDICE
l'anno dopo (Napoli, Mosca, 1709). Un lungo cscurso ( 1215) contiene uno schizzo della storia della giurisprudenza
romana, primo saggio degli studi storici che condussero
storica
del Vico:
pientia ex linguai
latiice
il
De antiquissima
italorum
il
sa-
solo
primo libro (Napoli, Mosca, 1710); gli altri due non furono
mai pubblicati, ma di quel che dovessero contenere pu dare
idea ci che se ne dice nell' Autobiografa. Oltre la gnoseologia (nella prima forma) e la metafisica del Vico (da lui mantenuta poi sempre salda), il De antiquissima tenta di ritrarre
la prima volta la sapienza primitiva o un caso particolare di quella sapienza (l'italica); quantunque, come si
gi detto nel testo del nostro lavoro, il tentativo sia fondato
per
come
ancora accolta,
che
il
dunque
De
il
tutta la
sua vita scientifica, alle sue tende'nze, ai principi e al metodo che quasi universalmente applic poi nelle sue ricerche
storiche
*,
tendere
il
pensiero
posteriore.
quale
come ad alcune
primo anello
impossibile in-
Le censure, che
il
e Vili)
il
Gior-
mosse
cosi
De
nodavano
le
meditazioni di
filosofia della
medicina, dalle
CENNI BIBLIOGRAFICI
III.
3?>1
Vico trasse un opuscolo: De (Equilibrio corporis animantis, che molti anni dipoi pensava di pubblicare e che
quali
il
-andato
perduto
onde
di quelle,
come
delle
sue specula-
Tralasciando
quali
il
pi esteso
il
De
pagine
fitte
un programma a stampa
il
nome
di
quattro
di Sinopsi
avanzamento
un
ulteriore
Questo
(ivi)
libro,
presenterebbe
giudizio non
il
la
quale opera
si
secondo
il
culmine
meno
Cantoni (op.
inaccettabile del
il
cit.
p. 243), rap-
precedente. L'autore
la
pretesa di
a
altri filosofi
in alquante materie ma
bozzo della Scienza nuova
sulla poesia vi sono
lo disse
,
vi an-
APPENDICE
332
un'ipotesi ibrida, la teoria dei ricorsi vi appena debolmente adombrata, e insomma cosi la storia ideale eterna
come la gnoseologia, sulla quale essa si fonda, sono ancora immature. L'opera rifusa nelle posteriori, salvo ci
che riguarda la generale filosofia etica e giuridica (che non
molto originale) e salvo alcuni svolgimenti storici che
nelle opere posteriori ricompaiono solo in accenno.
andato perduto
divisa in due
trine
libri,
manoscritto di
il
in cui
le
ritrovano
comune natura
principi di
positivo, invece, e in
nei Principi
espose
torno alla
un'opera italiana,
Vico esponeva le sue dotossia con metodo prevalenteil
forma con-
di
delle
nazioni, per
la quale
in-
naturale
medesimo)
di
Vita
1725,
il
Vico narr
la
la
Prima
storia
scienza
dei suoi
di
due orazioni
della
una
sione teorica sul riso) contro una maligna noterella inserita negli Acta lipsiensia del 1727 intorno alla Scienza
la
sua opera e
De Vitry
al Giacchi, al
Degli An-
Alla Prima
una lunga serie
di Annotazioni
III.
ma
333
CENNI BIBLIOGRAFICI
Venezia tra
pi effetto
se
e,
non
le
lo
soddisfaceva
de' principi di
libri
Cinque
comune natura
alla
delle na-
questa seconda impressione con pi propia maniera condotti e di molto accresciuti (Napoli, Mosca, 1730),
zioni, in
formano
che
Cantoni
una
la
il
senile
invece
il
mettono capo
tentativi
ed
precedenti;
De antiquissima
libro
il
che,
pu spigolare soltanto qualche particolare dipoi tralasciato; ma, pel resto, vi compaiono le medesime dottrine
della Seconda scienza nuova in un modo meno profondo
si
meno
sicuro,
e,
meno
certamente,
vichiano.
Il
con-
Anche
alla redazione
mutarne l'ordine
tra
1731 e
il
il
del 1730
e la sostanza,
il
pi
variazioni
aggiunte,
che poi incorpor per gran parte nel testo in un manoscritto definitivo, sul quale fu condotta l'edizione dei Principi di
poli,
alla
comune natura
sei
mesi dopo
la
334
APPENDICE
per
Dopo
la
la
il
sua edizione.
il
esse, l'orazione
l,
una
una
nota personale.
II
Degli
scritti
si
Il
Villarosa ebbe
tutto ci che
figliuolo di costui,
Gen-
de Rosa
di Villarosa.
Delle Opere complete la prima, e si pu dire unica edizione perch riprodotta in tutte le altre, quella di Giuseppe Ferrari in sei volumi (Milano, Classici italiani, 1835-7),
CENNI BIBLIOGRAFICI
III.
anche l'edizione
335
tore
in otto
Morano)
(i
italiani, e gli
altri
presso l'edi-
III, 1861,
IV, 1859,
non compresi
Pomodoro.
in
nessuna
edizioni, sono raccolti nel Croce, Bibliografa vichiana e Primo e Secondo supplemento, e Nuove ricerche,
di tali
2;
e in
Una
diretta
di tutti
dovuta
al
d. r
le citazioni
vichiane e recato
in nota
riferiva
il
V.
additati
si
la genesi;
punti oscuri col riferimento alle altre opere del
finalmente, ha riformato (secondo un desiderio
Vico; e,
pi volte espresso anche da autorevoli letterati come il
Tommaseo) l'ortografia e la punteggiatura. Dell'edizione
ferrariana sono riprodotti in questa del Nicolini, ma algli utili sommarietti-. In un'ampia intro-
quanto ritoccati,
duzione si studia
il
Vico scrittore e
si
336
APPENDICE
vole; e le ricerche
minuto indice
tre
il
analitico.
col
Gentile, attende a
Laterza e
il
cui
il
De
polemiche, a
cura del Gentile e del Nicolini, 1914), e il voi. V {L'autobiografia, il carteggio e le poesie varie, a cura del Croce, 1911).
Le opere latine del V. sono state pi volte tradotte in
italiano: il De antiquissima da un anonimo, che forse fu
Vincenzo Monti (1816), e poi dal Sarchi (1870); il primo
libro del Diritto universale dal Corcia (1839), dall'Amante
(1841), dal Giani (1855) e dal Sarchi
libri,
nonch
il
De
ratione e
il
(1866), e tutti
due
De
antiquissima, come si
Seconda scienza nuova fu
Renouard,
1844).
Belgioioso
Completa anche,
la traduzione tedesca di
W.
Cristina Trivulzi
(Paris,
ottime note,
(Leipzig, Brock-
e fornita di
Weber
E.
In
Omero, condotta
nell'opera
di
II.
sulla
francese del
Michelet
inserita
ediz.,
to
the
London, Murray,
1846). Il
337
CENNI BIBLIOGRAFICI
III.
Hachette, 1835, e in
una
serie
non
proseguita di Kleine
Schriften del V.
Ili
supplemento dell'autobiografia,
come continuazione
degli Opuscoli, voi.
di
I
il
Villarosa raccolse
scritto
quello
nella
le
mise
sua edizione
(1818).
il
(p. 303),
carteggio e le
poesie varie, a
IV
Letteratura intorno al Vico
Le
sole
ancora essere
lette
La
filosofa
di Giambattista Vico.
22
APPENDICE
338
Carlo Cantoni, G. B.
1.
comparativi
losophie
3.
duzione italiana
veda
Si
ci
di F. Finocchietti (Firenze,
si
1888).
detto
di
sopra,
pp. 326-7.
Dei lavori hi'cvi di carattere generale hanno singolare
pregio
1.
alle
titolo:
La
pp. 83-102:
filosofia italiana nelle sue
1862),
Laterza, 1908);
2.
poli,
F.
Scienza nuova
'
(Fi-
E. Cauer, G. B. V.
und
modernen
pp. 249-265).
Per la trattazione pi o
sono da tenere presenti
meno
1.
F. A.
Wolf, G.
B. V. iiber den
Homer
(nel
II,
Museum
pp. 555-
570).
2.
sches
J.
K. von Orelli, V. und Nebuhr (nello Scnceizeridi Aarau, voi. I, p. 184 segg.).
Museum
III.
C. Iannelli,
3.
CENNI BIBLIOGRAFICI
Sulla natura
umane
839
necessit
della scienza
una
4.
phil.-histor.
voi.
Classe della
Accademia imperiale
di
Vienna,
XCVI).
(in
il
titolo
E. .Bouvy,
7.
De
Cellini,
1884).
1889).
8. E. Bouvy, La critique dantesque au dix-huitime
de: Dante et V. (Paris, Leroux, 1892).
9.
rigi,
sie-
G. Sorel, Etude sur V. (nel Devenir social, di Pa1896); e si veda, altres, dello stesso au-
voi. II,
Renan
passim.
10. B.
Labanca, G. B. V.
poli, Pierro,
11.
1898).
filosofica
voi.
von Dante
bis
APPENDICE
340
Studi vichian
G. Gentile,
14.
Lo svolgimento
Giorn. stor. d.
Principato,
Nicolini, Ferdinando
15. P.
(Messina,
un'importante monografia su
leti.
Hai.,
Galloni
1918, voi.
LXXI.
G. B. V.,
in
16. Id.,
17.
19.
documenti vichiani
inediti o dispersi,
V*.
265, rielaborata in
B. Croce, Estetica
presente monografia;
VI,
pp.
1908,
71-77)
Lineamenti di
quello sui
storia, letteraria
(ivi,
pp. 460-80), nei capp. XVI e XVIII gli altri scritti sparsi
hanno, in genere, interesse solamente erudito, filologico o
;
polemico.
Posteriormente alla
ho pubblicato:
1.
La
e altri scritti
XLII
cesco
Bianchini
tiche (Bari,
Fran-
5.
cri-
II,
III.
341
CENNI BIBLIOGRAFICI
La
poesia di Dante
a
(3.
179-80.
la letteratura
come
tutte le pi
minute notizie
con documenti
inediti),
del V.,
documenti
o rari, e va-
dell'Accademia
pontaniana l di Napoli,
Supplemento
voi.
XXXIV,
di
riunite
XL,
voi.
un
sol
le Nuove ricerche sulla vita e le opere del V. e sul vchismo, in Critica, voli. XV-XIX, 1917-21. Si veda anche
Per la biografia di G. B. V., ivi, XIX, pp. 371-87 (e ora
sono
in
Nuove
123-52).
curiosit
storiche, Napoli,
Ricciardi, 1922,
pp.
A bramo,
Aubignac
152.
Adamo,
Agide, 176.
Agostino (s.), 169.
Alcinoo, 192, 195.
Alessandro, 94, 130, 137, 221.
202..
Anfitrione (iscrizione
di),
196.
Atlante, 164.
198, 199.
53.
Adriano, 222.
Agamennone,
(d'),
Bacone
344
Bouvy
Corneille, 244.
Costantino, 221.
Cournot, 324.
Cousin, 324.
Criseide, 191.
Cristofaro (di) G., 286.
Croce
Caligola, 130.
Calipso, 195.
Galoger, 332.
Campanella
337.
Cardano, 4.
Carlo di Borbone, 289.
Cameade,
80. 81.
Cartesio, 1-3,
5, 6, 7, 8, 9, 10, 12,
13
Dafne, 168.
Dale fvan) A., 71.
Daniele F., 334.
Dante, 155, 156, 234-6, 256, 299 r
306, 307, 324, 341.
(conte di), 290.
Decio, 176.
Dogrando, 322.
Daun
Cerere, 167.
Cesare, 130, 137.
Diomede, 191.
Dione siracusano, 212,
Colangelo
Comte
F., 320.
A., 324.
Concina N., 305, 306.
Confucio, 187.
Conti A., 306, 317.
Conti N., 63.
Corcia N. M., 334, 336.
Deschamps
S., 93.
237.
Domiziano, 130.
Donati B., 335. 337, 340.
Dracone, 184, 188.
Dubois (cardin.), 245.
Dugald Stewart, 251.
Duni, 316.
E
Ecateo milesio, 197.
Elena, 193.
Eliano, 184.
Elingio Ingevaldo, 53.
Endimione, 168.
Enea, 208.
Ennio, 203.
Epicurei, 99.
345
Gemmingen von
Eraclito, 212.
Ercole, 66, 67, 168, 187.
Erodoto, 75, 166, 195, 197.
Ermodoro, 212, 213.
Esiodo, 201.
Esopo, 70, 187, 201.
Esperti, 332.
Esteban F., 304, 305.
O., 340.
Gerning, 321.
Giacchi B., 286, 287, 303-4, 332.
Giamblico, 51.
Giani C, 336.
Giannone
Eusebio, 184.
Ezechiele, 94.
Ferrari
G.,
311,
334,
337,
340.
Ferron
(du), 324.
Fichte, 253.
Ficino M., 4, 143.
Filangieri, 319, 321.
Filippo V, 290.
Finetti, 302, 319, 323.
Finsler, 339.
Fiorentino F., 338.
Flaubert, 294, 324.
Flint R., 327, 338.
Grimm,
256.
Gronovio, 163.
Grozio, 22, 31, 32, 47, 76, 77, 78,
84, 89, 90, 91, 94, 95, 99, 100,
103, 108, 163, 236, 287.
G
Hamann,
252, 319.
Galeno, 51.
Galiani F, 306, 317, 318.
323, 325.
Heyne, 252,
Hobbes, 80,
256, 318.
81, 89, 103, 253.
Hoffmannswaldau, 236.
Holbach (d'), 328.
346
Huet D. (Uezio),
Humboldt, 252.
Hume
64.
D., 252.
Lobenstein, 236.
Lomonaco
F., 321.
C, 286,
322, 338.
Idantura, 51.
Ifigenia, 178.
Ippocoonte (iscrizione d'), 196.
Iside, 184.
Luzn
I.,
306.
Issione, 187.
Marino G.
Kant, 251, 252, 253, 313, 325.
Marx C,
256.
157.
Maugain G., 339.
Mauthner P., 327.
Mazzoni L, 143.
Medea, 235.
Menandro, 201.
Mendelssohn, 328.
Menelao, 182, 193.
Maffei
Labanca
Lambert, 256.
Lami
G., 319.
Laomedonte
Lattanzio, 95.
Laurent, 324.
B., 236.
Mercuri Trismegisti
(i
Mercurio, 193.
Mercurio gotico,
Merian, 318.
53.
Merlino, 171.
Metastasio, 244, 302.
Michelet, 150, 322, 323, 324, 336.
Mommsen,
256, 323.
Montesquieu, 317.
Monti V., 321, 336.
Licambe, 185.
Mosco, 202.
Mos, 95, 152, 204-5.
Licurgo, 184.
Lipsio G., 184.
Livio Andronico, 203.
due), 164,
187.
Moreri, 246.
N
Nettuno, 167, 187.
Nevio, 203.
Nicole
165,
188,
208,
212.
Newton,
47
146, 305.
P., 81.
333,
334,
Pitagorici, 237.
Platone, 16, 35, 47, 51, 53, 65, 70,
76, 103, 104, 108, 109, 121, 128,
164, 173, 188, 204, 208, 296, 331.
Plauto, 3, 182.
Plinio, 213.
Plutarco, 9.1. 177, 195, 203, 210.
Polibio, 92, 128, 208, 210, 212.
Polissena, 194, 293.
Pomodoro F. S., 335, 336.
Pomponio,
83.
Porsenna, 176.
No, 152.
Pompilio, 94, 188, 195.
Numa
Portoreale, 241.
Predari, 334.
Oldendorpio, 226.
Olivieri A., 339.
Omero, 39, 65, 155, 156, 169, 191205, 234-5, 256, 257, 331.
Orazi, 182, 201.
Orazio Fiacco, 185, 204.
OrelH, 323, 336, 338.
Orfeo, 164, 187.
Origene, 184.
Orlando, 170, 233.
.
Proclo, 14.
Publilio Filone, 156, 215.
Puffendorf, 47, 77, 89. 90,
91,
94, 95.
R
Racine, 244.
Ricardo: v. Deschamps.
Rinaldi o cantastorie, 200.
Romano
Rosa
Pagano
Pais
E., 256.
Pallavicino, 81.
Penelope, 195.
Perseo, 187.
Petrarca, 156, 234.
Saint-Evremond, 161.
Salfl, 321, 322.
Sanchez F.
Sangro
Sangro
Sarchi, 336.
348
Schelling-, 252.
Schopenhauer, 254.
Thierry
Tommaso
d'Aquino, 28.
Trabalza C, 340.
Triboniano, 219, 236.
Trivulzi Cristina, principessa di
Belgioioso,
3.36.
Trova C, 256.
Tucidide, 165.
Tulio Ostilio, 188.
Turpino, 233.
Siila, 218.
Simone
il
giusto, 94.
Sisifo, 187.
Strabone, 197.
Stuart Mill, 324.
Suida, 246.
Vacherot, 324.
Valletta G., 245.
Vitry
Voss
W
Weber W.
Zeno
317-8, 338.
A., 157.
INDICE
Avvertenza
I.
II.
III.
IV.
VI.
21
...
37
45
e la religione)
63
coscienza morale
75
87
linguaggio)
La forma semifantastica
La
del conoscere
(Il
mito
La storicit del
X. La Provvidenza
IX.
XI.
XII.
diritto
I ricorsi
La
vii
il
V.
pag.
metafisica
Carattere
la
storia
del
tempo oscuro
crazie
105
>
115
127
>
139
149
favoloso
97
generale
>
primitiva
e la formazione delle
161
>
173
191
207
demo-
350
INDICE
XIX.
Il
Vico contro
XX. Conclusione.
l'
il
Medioevo
Il
Vico e
lo
del Vico
...
I.
II.
III.
del Vico
Cenni bibliografici
249
259
La fortuna
239
l'esposizione
Appendice
svolgimento poste-
Luoghi
pag. 223
285
315
329
>
343