Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
di diritto ecclesiale
17 (2004) 6-24
1
E. ALBERTARIO, Il concetto della persona giuridica nel diritto romano, in Miscellanea Vermeersch, Scrit-
ti in onore di P. Arturo Vermeersch, coll. Analecta Gregoriana, vol. II, Romae 1935, pp. 7-14. In partico-
lare, p. 7.
2
«[…] quibus autem permissum est corpus habere collegii societatis sive cuiusque alterius eorum no-
mine, proprium est […] habere res communes, arcam communem et actorem sive syndicum, per
quem tamquam in re publica, quod communiter agi fierique oporteat, agatur fiat». Con libera tradu-
zione il senso del testo potrebbe essere reso nel modo seguente: «[…] ai quali è invece permesso ave-
re la consistenza di un collegio o di una società […] e a suo nome spetta avere beni comuni, cassa co-
mune e attore o rappresentante, mediante il quale, come nello stato, sia compiuto ciò che deve essere
fatto in comune».
3
«Se qualcosa è dovuta all’insieme, non è dovuta ai singoli, né ciò che l’insieme deve, è dovuto dai singo-
li».
4
B. BIONDI, Istituzioni di Diritto Romano, Milano 19724, p. 142; cf E. ALBERTARIO, Il concetto…, cit.,
p. 13.
5
Cf TERTULLIANO, De Baptismo, 6, in PL 1, 1206: «Quoniam ubi tres, id est Pater et Filius et Spiritus Sanc-
tus, ibi Ecclesia, quae trium corpus est».
6
Cf AGOSTINO, De civitate Dei, XXI, 21 e 25, in PL 41, 734 e 742.
8 Alberto Perlasca
7
Il sostrato, in pratica, è l’elemento giuridico soggettivo (o, se si vuole, la soggettività giuridica) che vie-
ne assunto dalla personalità giuridica, costituendone la base.
8
Per questi aspetti si veda più ampiamente S. BUENO SALINAS, La noción de persona jurídica en el derecho
canónico, Barcellona 1985; A. ROTA, Natura giuridica e forma della istituzione nella dottrina di Sinibaldo
de’ Fieschi (Papa Innocenzo IV), in «Archivio Giuridico F. Serafini» 150 (1956) 67-139.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 9
9
Le teorie principali sono le seguenti: 1) Teoria della finzione: è la teoria più antica e classica ma anche
la più combattuta. Essa sostiene che la persona giuridica sia il risultato di una pura finzione o astrazione
fondata sulla legge, in quanto solo la persona fisica, fornita di ragione e di volontà, può essere oggetto di
diritti e di doveri. Von Savigny fu il principale propugnatore di questa teoria; 2) Teoria della persona col-
lettiva reale: questa teoria ha le sue origini nella concezione germanica della soggettività giuridica che,
diversamente da quella romanistica, non faceva coincidere il concetto di persona con quello di uomo. Le
basi più remote di questa teoria affondano nel riconoscimento della soggettività alla stirpe degli antichi
10 Alberto Perlasca
questione di filosofia del diritto che non spettava trattare, né tanto me-
no risolvere, al Legislatore, al quale invece compete l’elaborazione di
norme pratiche richieste dal bene della società ecclesiale10.
germani. Contrariamente alla precedente, attribuisce alla persona giuridica una vera realtà organica, sia
pure diversa rispetto a quella della persona fisica. Principale esponente ne fu il giurista tedesco Von
Gierke; 3) Teoria della concessione o della forma giuridica: per F. Ferrara la personalità è un concetto giu-
ridico: è prodotto dell’ordinamento giuridico e sorge per riconoscimento del diritto oggettivo.
Dall’osservazione della storia dell’uomo, si vede come egli sia vissuto organizzato in differenti forme di
convivenza umana. Nulla impedisce che uno di questi modi di organizzazione sia, appunto, la personalità
giuridica. L’idea centrale di Ferrara è, quindi, che la personalità giuridica è una forma giuridica, non un
ente in sé: non è una cosa indipendente e viva, ma un modo di essere delle cose. È un rivestimento or-
ganico con cui certi gruppi di uomini si presentano di fronte al diritto; 4) un’altra teoria distingue tra cor-
porazioni (universitates personarum) e fondazioni (universitates rerum): le prime sono soggetto reale di
diritti e di doveri, poiché sono costituite da persone fisiche, capaci di volere e di agire; le seconde, inve-
ce, formate da beni o cose, non sono soggetto reale, ma soltanto fittizio, creato dalla legge: cf S. BUENO
SALINAS, La noción…, cit., pp. 125-133; V. ONCLIN, De personalitate morali vel canonica, in AA.VV., Acta
Conventus Internationalis Canonistarum. Romae 20-25 maii 1968, Roma 1970, pp. 127-130.
10
V. ONCLIN, De personalitate…, cit., p. 126; G. LO CASTRO, Personalità morale e soggettività giuridica nel di-
ritto canonico. Contributo allo studio delle persone morali, Milano 1974, pp. 16-17.
11
Non tutti gli Autori, tuttavia, concordavano sulla perfetta equivalenza tra i due termini. Nel senso
dell’equivalenza cf, a titolo di esempio, V. ONCLIN, De personalitate…, cit., pp. 124-125; G. LO CASTRO, Per-
sonalità morale…, cit., pp. 28 ss e nota 15; P. LOMBARDÍA, Persona jurídica publica y privada en el ordina-
miento canónico, in «Apollinaris» 63 (1990) 137-152. Nel senso di una non perfetta equivalenza dei ter-
mini si esprimeva, invece, M. PISTOCCHI, il quale riteneva che la persona morale aveva solo una qualche
capacità giuridica, mentre la capacità di possedere e amministrare i beni temporali fosse unicamente del-
la persona giuridica (De bonis Ecclesiae temporalibus, Torino 1932, p. 66).
12
Così M. CONDORELLI, Considerazioni problematiche sul concetto e sulla classificazione delle persone giuridi-
che nello “Schema de populo Dei”, in «Il diritto ecclesiastico» 91 (1980) 447-448.
13
Cf G. LO CASTRO, Personalità morale…, cit., pp. 49-50.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 11
14
«La funzione della personalità in tale contesto culturale – scrive Lo Castro – altra non poteva essere che
quella di creare nuove “sostanze”, vale a dire nuovi soggetti di diritto, dotati di capacità generale, poten-
zialmente idonei a riassumere in sé tutte le situazioni giuridiche, svolgenti come tali, a loro volta, una fun-
zione centrale nell’ordinamento, che per essi è posto e per mezzo di essi si sviluppa. Preme pertanto sot-
tolineare, ancor più che non l’evoluzione della nozione persona moralis nella dottrina canonica precodi-
ciale e nei lavori preparatori del Codex, il radicale mutamento di prospettiva in materia conseguente
all’accoglienza di quella nozione» (ibid., p. 48).
15
Per l’iter di codificazione si veda: «Communicationes» 21 (1989) 126-129, 137-141, 165-166, 193; 22
(1990) 50, 68, 103, 149; 23 (1991).
12 Alberto Perlasca
16
PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO, Schema Canonum Libri II De populo Dei,
Città del Vaticano 1977, pp. 5-6.
17
EAD., Schema Codicis Iuris Canonici iuxta animadversiones S.R.E. Cardinalium, Episcoporum Conferen-
tiarum, Dicasteriorum Curiae Romanae, Universitatum Facultatumque ecclesiasticarum necnon Superio-
rum Institutorum vitae consecratae recognitum, Città del Vaticano 1980.
18
EAD., Relatio complectens animadversionionum ab Em.mis atque Exc.mis Patribus Commissionis ad no-
vissimum Schema Codicis Iuris Canonici exhibitarum, cum responsionibus a Secretaria et Consultoribus
datis, Città del Vaticano 1981.
19
EAD., Codex Iuris Canonici Schema novissimum post consultationem S.R.E. Cardinalium, Episcoporum
Conferentiarum, Dicasteriorum Curiae Romanae, Universitatum Facultatumque ecclesiasticarum necnon
Superiorum Institutorum vitae consecratae recognitum, iuxta placita Patrum Commissionis deinde emen-
datum atque Summo Pontifici praesentatum, Città del Vaticano 1982.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 13
Il Codice vigente
L’attuale Codice riserva la qualifica di persona morale a quei sog-
getti che trovano l’origine della loro personalità non nell’ordinamento
positivo, ma in una disposizione divina che trascende lo stesso ordi-
namento (can. 113 § 1). Agli effetti pratici, tuttavia, non sussistono dif-
ferenze tra i diritti e i doveri che competono alle persone morali e
quelli delle persone giuridiche di cui, invece, si parla nel can. 113 § 2.
Le persone morali sono realtà con una propria unità, una propria
soggettività, portatrice di diritti e doveri per il solo fatto che esistono
per volontà divina (ex ipsa divina ordinatione)22. Ciò, ovviamente, non
significa che la volontà divina abbia prodotto il concetto di persona
morale. Tale concetto, creato dalla scienza giuridica, vuole sottolinea-
re la preesistenza e, conseguentemente, anche l’indipendenza della
Chiesa cattolica e della Sede Apostolica dallo Stato e dalla comunità
politica23. Si deve poi precisare che la personalità morale, di cui gode
la Chiesa cattolica, non ha nulla a che fare con la personalità giuridica
20
«Il dibattito sul tema delle persone giuridiche, da alcuni anni aperto dagli studiosi degli ordinamenti ci-
vili e fra i teorici del diritto, di là di ogni confine nazionale, condotto secondo prospettive culturali nuove,
non ha avuto tra i canonisti l’eco che, secondo noi, avrebbe meritato. È vero: l’ordinamento canonico non
ha la dinamicità propria delle società civili, rispetto alle quali presenta, però, il carattere di una maggio-
re elasticità; in esso non si pongono, o si pongono con minore gravità taluni problemi che ritroviamo nei
secondi [...]. Non di meno la revisione in corso del Codex iuris canonici fa ritenere non fuor di posto qual-
che nuova riflessione sul tema delle persone giuridiche, che tenga presenti i più recenti contributi in ma-
teria della scienza giuridica civile» (G. LO CASTRO, Personalità morale…, cit., pp. 16-17).
21
Cf G. LO CASTRO, Il soggetto e i suoi diritti nell’ordinamento canonico, Milano 1985, pp. 109-110.
22
Privo di costrutto ci pare il problema sollevato da Condorelli circa i rapporti tra persona morale e perso-
na giuridica – e, ancor più a fondo, quello del rapporto tra diritto naturale e diritto positivo –, laddove si deb-
ba giudicare la legittimità del diniego della concessione da parte dell’ordinamento giuridico canonico della
personalità giuridica a un soggetto al quale, per diritto naturale, si debba riconoscere la personalità morale
(cf Considerazioni problematiche…, cit., pp. 449-450). In realtà, a nostro parere, il riconoscimento della per-
sonalità morale rende del tutto superflua l’ulteriore concessione della personalità giuridica.
23
Cf L. NAVARRO, Le persone giuridiche nell’ordinamento canonico, in ID., Persone e soggetti nel diritto del-
la Chiesa. Temi di diritto della persona, Roma 2000, pp. 155-156.
14 Alberto Perlasca
modo, all’autorità ecclesiastica (cf can. 1263). Tutto ciò porta a una
conseguenza pratica di rilievo: l’impossibilità di configurare un diritto
al conseguimento della personalità giuridica, sia pubblica che privata,
da parte di insiemi di persone o per insiemi di cose. La concessione
della personalità giuridica, laddove non sia prevista ipso iure dal Legi-
slatore, è il frutto di una valutazione discrezionale dell’autorità eccle-
siastica in ordine al perseguimento delle finalità istituzionali della
Chiesa. Laddove anche sussistessero tutti i requisiti richiesti dalla
legge canonica per il conseguimento della personalità giuridica, que-
sta rimane sempre il risultato di una valutazione discrezionale da par-
te dell’autorità.
D’altro canto, nel corso della storia, si sono resi progressiva-
mente manifesti anche i limiti e i pericoli insiti nella personalità giuri-
dica. Anzitutto, l’elaborazione forse troppo teorica della personalità
giuridica la rende inidonea a ricomprendere tutta una pluralità di fe-
nomeni – sia di diritto che di fatto – che non possiedono i requisiti per
essere ricondotti a quella forma giuridica. Pertanto si è a poco a poco
fatta strada la convinzione che la personalità sia solo una delle forme
nelle quali può concretarsi storicamente la soggettività giuridica, ma
non l’unica. Un altro pericolo sotteso a un utilizzo poco accorto della
personalità giuridica potrebbe essere quello di una certa spersonaliz-
zazione e conseguente deresponsabilizzazione dell’agire nella Chie-
sa. Tutto ciò porta a riaffermare che lo strumento della personalità
giuridica non deve essere utilizzato indiscriminatamente e, soprattut-
to, al di fuori di una chiara logica di utilità ecclesiale. Non sempre è
necessaria. Non sempre è opportuna. Dipende dalle circostanze con-
crete nelle quali questo soggetto ecclesiale si trova a dover operare,
non ultima la situazione politica e giuridica dei diversi Stati.
La Chiesa svolge diverse attività nei più diversi campi della convi-
venza umana. Tali attività, peraltro, pur avendo tutte la medesima fina-
lità, la salvezza delle anime, non hanno il medesimo rilievo. Alcune, di
fatto, essendo propriamente istituzionali devono essere garantite in mo-
do costante e continuato nel tempo. Altre attività, invece, sono contin-
genti e cangianti in ragione del mutare dei tempi e delle circostanze.
In ragione delle finalità perseguite, le persone giuridiche si diffe-
renziano quanto alle modalità della loro costituzione. Alcune sono co-
stituite tali dallo stesso diritto (ipso iure). Per queste, la verifica
dell’ecclesialità e dell’utilità del fine è operata dallo stesso ordinamento
giuridico. Di questa categoria fanno parte: i seminari (can. 238 § 1), le
Chiese particolari (can. 373), le province ecclesiastiche (can. 432 § 2),
le conferenze episcopali (can. 449 § 2), le parrocchie (can. 515 § 3), gli
istituti religiosi, le loro province e case (can. 634 § 1), le società di vita
apostolica (can. 741 § 1). In questi casi l’atto della competente autorità
ecclesiastica – in genere un decreto amministrativo, salva, peraltro, la
possibilità di un provvedimento normativo speciale – non concede la
personalità, ma si limita a costituire il nuovo soggetto giuridico. La per-
sonalità giuridica, di fatto, viene automaticamente conferita dal diritto.
In altri casi, invece, la concessione della personalità giuridica è il frutto
dell’attività discrezionale della competente autorità ecclesiastica («ex
speciali competentis auctoritatis concessione per decretum data»: can.
114 § 1). In questo caso il decreto di costituzione del soggetto giuridico
non necessariamente deve prevedere anche la concessione della per-
sonalità giuridica. Questa, di fatto, potrà essere concessa in un secondo
tempo rispetto alla costituzione del soggetto giuridico e, come si vedrà,
potrà essere sia pubblica che privata (nel caso, invece, di costituzione
ipso iure, la personalità giuridica non potrà che essere pubblica).
Con riguardo, invece, alle modalità con le quali determinate fina-
lità sono perseguite dalle persone giuridiche e superando il limite del
rilievo esclusivamente pubblicistico della personalità morale del Codi-
ce del 1917, il Legislatore del 1983 ha introdotto, non senza accese di-
scussioni, la distinzione tra le persone giuridiche pubbliche e private.
Non è possibile, in questa sede, ripercorrere l’iter di questo travaglia-
to aspetto della legislazione, né affrontare compiutamente l’argomen-
to33. Qui ci limitiamo a dire che i termini pubblico e privato costituisco-
no, indubbiamente, una terminologia da assumere con adeguate cau-
tele, da non forzare nel significato, tanto più che si tratta di una
33
Cf A. PERLASCA, Il concetto di bene ecclesiastico, cit., pp. 83-145.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 19
34
Precisamente per evitare questo tipo di attribuzione nell’ambito delle associazioni pubbliche di fedeli,
nel lavoro di revisione si sostituì una primitiva dizione «nomine auctoritatis Ecclesiae» con «nomine Ec-
clesiae». Cf L. NAVARRO, Diritto di associazione e associazioni di fedeli, Milano 1991, pp. 166-175. Ancor più
ampiamente L. GARZA MEDINA, Significado de la expresión «nomine Ecclesiae» en el Código de Derecho
Canónico, Roma 1998.
35
Cf L. NAVARRO, Les contributions de Pedro Lombardía et Willem Onclin à l’introduction de la personna-
lité juridique privée dans le nouveau Code de Droit Canonique, in AA.VV., Metodo, fonti e soggetti del dirit-
to canonico, a cura di J.I. Arrieta e G.P. Milano, Città del Vaticano 1999, pp. 1097-1117; V. ONCLIN, De per-
sonalitate…, cit., p. 135.
20 Alberto Perlasca
39
Per quanto riguarda gli istituti religiosi non è sempre facile determinare la tipologia. Essi, infatti, sono
insiemi di persone per un verso collegiali, benché non tutti i membri abbiano i medesimi diritti. Per altro
verso sono non collegiali in quanto la loro attività non è tutta determinata dai membri, ma anche dalle co-
stituzioni. Alcuni Autori, anche nel vigore dell’attuale Codice, continuano a parlare di persone collegiali
istituzionali e persone collegiali non istituzionali a seconda che la loro attività venga o meno in gran par-
te determinata dalle costituzioni: cf F.X. URRUTIA, Les normes générales, cit., p. 190.
40
Cf C. REDAELLI, La formazione della volontà di una persona giuridica per atto collegiale (can. 119, 2°),
in «Quaderni di diritto ecclesiale» 13 (2000) 83-98.
41
Il can. 727 § 1 del Codice del 1917 distingueva tra cose intrinsecamente spirituali (per es. i sacramenti
e le indulgenze) e cose spirituali annesse a cose temporali, per modo che il bene temporale non potesse
esistere senza quello spirituale (per es. il beneficio ecclesiastico). Tale canone, tuttavia, non è stato re-
cepito nell’attuale Codice. Risulta, peraltro, difficile pensare a un insieme esclusivamente composto di
cose intrinsecamente spirituali. Più facile, invece, risulta pensare a un insieme di cose spirituali annesse
a cose temporali riconosciuto come persona giuridica nell’ordinamento giuridico (cf G. LO CASTRO, Can.
115, in AA.VV., Commentario exegético al Código de derecho canónico, cit., p. 789).
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 23
42
Cf M. CONDORELLI, Destinazione di patrimoni e soggettività giuridica nel diritto canonico, Milano 1964.
43
Cf A.M. PUNZI NICOLÒ̀, Il regime patrimoniale delle associazioni tra ecclesiasticità e non ecclesiasticità dei
beni, in AA.VV., Das konsoziative Element in der Kirche, cit., pp. 589-590; L. NAVARRO, Persone e soggetti nel
diritto della Chiesa..., cit., p. 195 e n. 17.
24 Alberto Perlasca
considerati come unità cui fanno capo diritti e doveri (per esempio i
consigli degli istituti religiosi).
D’altro canto, al di là dei succitati esempi, sembra di dover rico-
noscere che l’attuale Codice non prende praticamente in considera-
zione questi tipi di soggetti giuridici sprovvisti di personalità giuridica
ma, nondimeno, titolari di diritti e doveri. Il discreto proliferare di tali
soggetti renderà imprescindibile, de iure condendo, una loro specifica
regolamentazione da parte dell’ordinamento giuridico della Chiesa.
Per il momento, tutto ciò che si può fare è di applicare a essi, in via
analogica, alcuni canoni dettati per i soggetti giuridici provvisti di per-
sonalità giuridica quali i cann. 115-116 sulla tipologia, il can. 118 sulla
rappresentanza, il can. 119 sugli atti collegiali44. È sommamente au-
spicabile, infine, che il soggetto giuridico sprovvisto di personalità –
sia perché non possiede i requisiti richiesti dalla legislazione, sia per-
ché l’autorità ecclesiastica competente ha ritenuto di non doverla con-
cedere, sia perché gli interessati non aspirano a conseguirla – agisca
nel commercio giuridico per il tramite di altra persona giuridica cano-
nica, se del caso riconosciuta dal diritto civile, e non tramite persone
giuridiche civili esistenti o, peggio ancora, appositamente costituite.
ALBERTO PERLASCA
Piazza della Minerva, 74
00186 Roma
44
In questo senso C. REDAELLI, Can. 114, in Codice di Diritto Canonico commentato, a cura della redazio-
ne di Quaderni di diritto ecclesiale, Milano 2001, p. 161.