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Quaderni

di diritto ecclesiale
17 (2004) 6-24

«Oltre le persone fisiche nella Chiesa


ci sono…» (can. 113 § 2):
i soggetti dell’ordinamento canonico
diversi dalle persone fisiche
di Alberto Perlasca

Il discorso sulle persone giuridiche nella Chiesa è complesso.


Benché il Codice del 1983 abbia apportato anche in questa materia in-
dubbi progressi – si pensi, a titolo di esempio, all’introduzione della
personalità giuridica privata – permangono aspetti che abbisognano
di ulteriore studio e riflessione. Di fatto, il sensibile aumento di sog-
getti giuridici che, benché sprovvisti di personalità giuridica, nondi-
meno sono titolari di diritti e doveri impone di cogliere con maggior
precisione il senso e la specificità della costituzione e della funzione
delle persone giuridiche nell’ordinamento della Chiesa. È ciò che ci si
prefigge di indagare nel presente contributo ripercorrendo sintetica-
mente l’iter storico di questo istituto giuridico e cercando di eviden-
ziarne il significato e i limiti nell’attuale ordinamento canonico.

La persona giuridica nel diritto romano


I concetti di personalità morale e di personalità giuridica erano
sconosciuti al diritto romano nel quale vigeva il principio formulato in
un testo di Ermogeniano riferito nel Digesto: hominum causa omne
ius constitutum (D. 1, 5, 2). Posto che gli atti giuridici sono atti volon-
tari e che solo l’uomo opera con la sua volontà nell’ambito del diritto,
i romani non arrivarono a collocare accanto agli uomini un’altra cate-
goria di soggetti di diritto. Ciò, peraltro, non intendeva circoscrivere
il fenomeno giuridico agli esseri fisici e, ancor meno, agli esseri indi-
viduali. Di fatto, pur non utilizzando il termine persona morale si am-
metteva l’esistenza di entità che agivano al posto della persona uma-
na, ma solo nell’ambito privato della sfera giuridica individuale, mai in
quella pubblica. Il diritto classico romano, scrive Albertario, «non
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 7

giunse alla concezione di un soggetto di diritti astratto e fittizio, indi-


pendente dalle persone che compongono l’ente, ma considera come
soggetto di diritti la collettività concreta delle persone stesse»1. Per
arrivare alla dottrina della persona giuridica come soggetto di diritto
occorrevano infatti la capacità di astrazione e l’attitudine per la tra-
scendenza che risultavano estranee al senso di concretezza che gui-
dava la giurisprudenza romana.
Tale astrazione fu raggiunta nell’epoca giustinianea interpolando
un testo di Gaio (D. 3, 4, 1, 1)2. Questa acquisizione della dottrina eb-
be una notevole ripercussione nel campo della capacità giuridica pa-
trimoniale: infatti, mentre la comunità era un corpus incertum a moti-
vo del rinnovarsi costante dei suoi membri, l’unità astratta era un cor-
pus certum. In tal modo la corporazione poteva essere istituita erede,
in quanto non era più necessario che tutti i suoi componenti accettas-
sero o agissero pro herede. Questa nuova entità astratta, inoltre, pote-
va possedere: i suoi debiti e i suoi crediti erano distinti rispetto a quel-
li dei singoli componenti. In seguito, i giuristi arrivarono a separare i
rapporti dell’ente da quelli dei singoli componenti. Pertanto: «si quid
universitati debetur – riferisce Ulpiano – singulis non debetur, nec
quod debet universitas singuli debent» (D. 3, 4, 7, 1)3.
Per giungere, tuttavia, al riconoscimento della personalità giuridi-
ca fu necessario l’apporto della teologia e della filosofia del Basso Im-
pero. La personalità giuridica, è stato scritto, «fu un genuino portato del
cristianesimo, un’idea essenzialmente nuova per il diritto romano»4. So-
prattutto in Tertulliano5 e in Agostino6, il significato romano di corpus si
evolve: esso non indica più la collettività dei membri che compongono
un dato insieme, ma esprime l’unità dell’ente, cioè un concetto astratto.

1
E. ALBERTARIO, Il concetto della persona giuridica nel diritto romano, in Miscellanea Vermeersch, Scrit-
ti in onore di P. Arturo Vermeersch, coll. Analecta Gregoriana, vol. II, Romae 1935, pp. 7-14. In partico-
lare, p. 7.
2
«[…] quibus autem permissum est corpus habere collegii societatis sive cuiusque alterius eorum no-
mine, proprium est […] habere res communes, arcam communem et actorem sive syndicum, per
quem tamquam in re publica, quod communiter agi fierique oporteat, agatur fiat». Con libera tradu-
zione il senso del testo potrebbe essere reso nel modo seguente: «[…] ai quali è invece permesso ave-
re la consistenza di un collegio o di una società […] e a suo nome spetta avere beni comuni, cassa co-
mune e attore o rappresentante, mediante il quale, come nello stato, sia compiuto ciò che deve essere
fatto in comune».
3
«Se qualcosa è dovuta all’insieme, non è dovuta ai singoli, né ciò che l’insieme deve, è dovuto dai singo-
li».
4
B. BIONDI, Istituzioni di Diritto Romano, Milano 19724, p. 142; cf E. ALBERTARIO, Il concetto…, cit.,
p. 13.
5
Cf TERTULLIANO, De Baptismo, 6, in PL 1, 1206: «Quoniam ubi tres, id est Pater et Filius et Spiritus Sanc-
tus, ibi Ecclesia, quae trium corpus est».
6
Cf AGOSTINO, De civitate Dei, XXI, 21 e 25, in PL 41, 734 e 742.
8 Alberto Perlasca

A partire dal secolo XI e per tutto il XII, molti elementi prepara-


rono il terreno alla successiva elaborazione della personalità giuridi-
ca: la rinascita della città come ente con privilegi e piena indipenden-
za, il consolidarsi dei monasteri e il loro strutturarsi come enti con vi-
ta propria e indipendente, il costituirsi dei capitoli di cattedrali come
esempio di governo collegiale, le numerose istituzioni di beneficenza
(ospedali, lebbrosari, orfanotrofi ecc.), le congregazioni e le confra-
ternite. Si trattava di insiemi di persone fisiche o di cose formanti
un’unità diversa rispetto al sostrato personale o materiale che ne co-
stituiva la base7.
Un ruolo fondamentale nell’opera di elaborazione del concetto di
persona giuridica fu svolto dal genovese Sinibaldo de’ Fieschi, che sarà
poi papa con il nome di Innocenzo IV, il cui contributo dottrinale fu rias-
sunto nella famosa espressione universitas fingatur una persona. Supe-
rando un vago impiego del termine istituzione, Sinibaldo individuò una
caratteristica forma – la persona giuridica – che superava la vecchia e
chiusa bipartizione universitas personarum / universitas rerum. Egli, in-
fatti, riuscì a rintracciare nelle diverse figure esaminate, accanto al com-
plesso giuridico patrimoniale, un organismo permanente (istituto) di
fronte al quale il complesso giuridico-patrimoniale che in precedenza
emergeva come rilevante appariva nella sua vera funzione di mezzo e di
servizio. In tal modo egli poté, speculativamente, prescindere anche dal
complesso giuridico patrimoniale, e rilevare l’attitudine dell’istituto ad
avere tale complesso. Sinibaldo applicò l’idea di istituzione all’Ecclesia,
individuando il fondamento della sua personalità giuridica nell’ordinatio
divina che connota la Chiesa come derivante da un ordine trascenden-
te la realtà umana. Ciò lo portò a considerare anche la missione so-
prannaturale della Chiesa come una finalità insita intimamente nella sua
istituzione che, quindi, acquistava una indiscussa superiorità su qual-
siasi istituzione dell’ordine terreno8. Si deve però precisare che Sinibal-
do non considerò la persona giuridica come una mera finzione del dirit-
to (persona ficta), senza alcuna base reale. Una persona giuridica, per-
tanto, non doveva essere considerata un ente di ragione in senso
filosofico, né una pura creazione dell’ordinamento giuridico prescin-
dendo in modo assoluto dalla realtà sottostante. La persona giuridica,

7
Il sostrato, in pratica, è l’elemento giuridico soggettivo (o, se si vuole, la soggettività giuridica) che vie-
ne assunto dalla personalità giuridica, costituendone la base.
8
Per questi aspetti si veda più ampiamente S. BUENO SALINAS, La noción de persona jurídica en el derecho
canónico, Barcellona 1985; A. ROTA, Natura giuridica e forma della istituzione nella dottrina di Sinibaldo
de’ Fieschi (Papa Innocenzo IV), in «Archivio Giuridico F. Serafini» 150 (1956) 67-139.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 9

pertanto, “esiste”, in quanto include anche il sostrato reale o giuridico


sul quale si fonda; essa funge da forma giuridica di unificazione e di
concentrazione di diritti, obblighi e potestà per il perseguimento poten-
ziato e prolungato nel tempo di interessi umani. La consistenza della
persona giuridica non è quella di soggetti che si vedono o si toccano,
ma è astratta, come quella di tutti gli istituti di diritto. Realtà giuridica,
non realtà corporale sensibile: una forma giuridica che modella un so-
strato reale o giuridico.
I giuristi successivi a Innocenzo IV, i cosiddetti decretalisti
(1250-1550), tra i quali si possono annoverare Raimondo di Peñafort,
Giovanni Andrea, Baldo degli Ubaldi, Nicolò Tedeschi (Panormitano)
e il cardinal Zabarella, benché non possedettero l’originalità di pen-
siero di Sinibaldo, raccolsero tuttavia l’eredità del suo pensiero riu-
scendo a dare continuità alla storia dell’istituto della persona giuridi-
ca. Essi insistettero particolarmente su due punti: 1) applicando il
principio filosofico secondo il quale il tutto non è la semplice somma
delle parti, considerarono l’universitas, in se stessa, come distinta ri-
spetto alle persone o ai beni che la componevano; 2) l’universitas, inol-
tre, era incapace di delinquere posto che si trattava di una mera fin-
zione. Su quest’ultimo punto, tuttavia, gli autori non raggiunsero una
posizione unanimemente condivisa.

La persona giuridica nell’ordinamento canonico


Il Codice del 1917
Tra la metà del secolo XVIII e la codificazione piano-benedettina,
soprattutto grazie all’opera di L. Huguenin, si elaborarono molte delle
intuizioni che, in seguito, furono accolte nel Codice del 1917. In gene-
re, i canonisti erano molto attenti agli aspetti pratici della personalità
giuridica, piuttosto che alle speculazioni teoriche. Non deve pertanto
stupire che il Legislatore del 1917 non si preoccupò di accogliere né
di respingere nessuna delle teorie classiche circa la natura della per-
sona giuridica9. Tale problematica fu giudicata dalla canonistica una

9
Le teorie principali sono le seguenti: 1) Teoria della finzione: è la teoria più antica e classica ma anche
la più combattuta. Essa sostiene che la persona giuridica sia il risultato di una pura finzione o astrazione
fondata sulla legge, in quanto solo la persona fisica, fornita di ragione e di volontà, può essere oggetto di
diritti e di doveri. Von Savigny fu il principale propugnatore di questa teoria; 2) Teoria della persona col-
lettiva reale: questa teoria ha le sue origini nella concezione germanica della soggettività giuridica che,
diversamente da quella romanistica, non faceva coincidere il concetto di persona con quello di uomo. Le
basi più remote di questa teoria affondano nel riconoscimento della soggettività alla stirpe degli antichi
10 Alberto Perlasca

questione di filosofia del diritto che non spettava trattare, né tanto me-
no risolvere, al Legislatore, al quale invece compete l’elaborazione di
norme pratiche richieste dal bene della società ecclesiale10.

Il Codice del 1917 utilizzava sia il termine persona morale sia


quello di persona giuridica11. La generalità degli Autori riteneva la per-
fetta equivalenza dei termini. L’uso largamente prevalente della locu-
zione persona moralis era dovuto alla maggior presenza della medesi-
ma nelle fonti dottrinali che ispirarono il Legislatore canonico. La
eccezionale utilizzazione della locuzione persona giuridica, in consi-
derazione di quella equivalenza, non appare riconducibile a un man-
cato coordinamento letterale dei diversi canoni, quanto piuttosto
all’opportunità di evitare ineleganti ripetizioni della locuzione persona
moralis (per esempio nel can. 1495 § 2)12.
Nella dottrina successiva alla promulgazione di quel Codice,
si assiste alla trasformazione della nozione di persona morale: da
espressione linguistica utilizzata per fini sistematici, essa si orientò
progressivamente a rappresentare una “sostanza”, senza, però, riu-
scire ad affrancarsi del tutto dalle esigenze sistematiche che furono
fondamentalmente all’origine della sua assunzione nel Codice13. In
tal modo, la persona morale divenne capace – in forma autonoma,

germani. Contrariamente alla precedente, attribuisce alla persona giuridica una vera realtà organica, sia
pure diversa rispetto a quella della persona fisica. Principale esponente ne fu il giurista tedesco Von
Gierke; 3) Teoria della concessione o della forma giuridica: per F. Ferrara la personalità è un concetto giu-
ridico: è prodotto dell’ordinamento giuridico e sorge per riconoscimento del diritto oggettivo.
Dall’osservazione della storia dell’uomo, si vede come egli sia vissuto organizzato in differenti forme di
convivenza umana. Nulla impedisce che uno di questi modi di organizzazione sia, appunto, la personalità
giuridica. L’idea centrale di Ferrara è, quindi, che la personalità giuridica è una forma giuridica, non un
ente in sé: non è una cosa indipendente e viva, ma un modo di essere delle cose. È un rivestimento or-
ganico con cui certi gruppi di uomini si presentano di fronte al diritto; 4) un’altra teoria distingue tra cor-
porazioni (universitates personarum) e fondazioni (universitates rerum): le prime sono soggetto reale di
diritti e di doveri, poiché sono costituite da persone fisiche, capaci di volere e di agire; le seconde, inve-
ce, formate da beni o cose, non sono soggetto reale, ma soltanto fittizio, creato dalla legge: cf S. BUENO
SALINAS, La noción…, cit., pp. 125-133; V. ONCLIN, De personalitate morali vel canonica, in AA.VV., Acta
Conventus Internationalis Canonistarum. Romae 20-25 maii 1968, Roma 1970, pp. 127-130.
10
V. ONCLIN, De personalitate…, cit., p. 126; G. LO CASTRO, Personalità morale e soggettività giuridica nel di-
ritto canonico. Contributo allo studio delle persone morali, Milano 1974, pp. 16-17.
11
Non tutti gli Autori, tuttavia, concordavano sulla perfetta equivalenza tra i due termini. Nel senso
dell’equivalenza cf, a titolo di esempio, V. ONCLIN, De personalitate…, cit., pp. 124-125; G. LO CASTRO, Per-
sonalità morale…, cit., pp. 28 ss e nota 15; P. LOMBARDÍA, Persona jurídica publica y privada en el ordina-
miento canónico, in «Apollinaris» 63 (1990) 137-152. Nel senso di una non perfetta equivalenza dei ter-
mini si esprimeva, invece, M. PISTOCCHI, il quale riteneva che la persona morale aveva solo una qualche
capacità giuridica, mentre la capacità di possedere e amministrare i beni temporali fosse unicamente del-
la persona giuridica (De bonis Ecclesiae temporalibus, Torino 1932, p. 66).
12
Così M. CONDORELLI, Considerazioni problematiche sul concetto e sulla classificazione delle persone giuridi-
che nello “Schema de populo Dei”, in «Il diritto ecclesiastico» 91 (1980) 447-448.
13
Cf G. LO CASTRO, Personalità morale…, cit., pp. 49-50.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 11

con scarsi riferimenti alla “realtà sottostante”, ma ponendosi essa


stessa come realtà concettuale – di acquistare, possedere e ammini-
strare beni di diversa natura, di assumere obbligazioni, di essere par-
te di un rapporto processuale, soggetto attivo di reato ecc.14. La per-
sona morale o giuridica, nell’ordinamento canonico del 1917, trovava
pertanto la propria collocazione nell’ambito della più ampia categoria
dei soggetti di diritto: con essa si rivendicava l’esistenza di altri sog-
getti di diritto a fianco delle persone fisiche, da queste autonomi ma
a queste riconducibili. Le costruzioni dottrinali degli Autori e l’opera
del Legislatore canonico furono principalmente orientate nella dire-
zione di legittimare la nuova entità giuridica e il suo particolare mo-
do di essere. Vi era, infatti, il pericolo di introdurre, nell’ordinamento
canonico, una concezione di soggettività elaborata in un contesto cul-
turale – quello civile – che non esprimeva le esigenze ecclesiali. Il
problema relativo alla persona morale o giuridica, pertanto, si spo-
stava dalla sua quidditas alla funzione che essa era chiamata a svol-
gere nell’ordinamento canonico.

La revisione del Codice15


Nello Schema canonum Libri II De populo Dei del 1977 non com-
pariva né il termine persona moralis né la precisazione, presente nell’at-
tuale can. 113 § 1, che la Chiesa cattolica e la Sede Apostolica godono di
tale prerogativa ex ipsa ordinatione divina. Il can. 70 di quello Schema,
corrispondente al can. 99 del Codice del 1917, di fatto, recitava: «In Ec-
clesia praeter personas physicas, sunt etiam personae iuridicae seu ca-
nonicae, subiecta scilicet in ordine canonico obligationum et iurium
quae earum indoli congruunt». Il successivo can. 71 (corrispondente al
can. 100 e al can. 1489 § 2 del Codice del 1917), al § 1, stabiliva: «Perso-
nae iuridicae constituuntur aut ex ipso iuris praescripto aut ex speciali
auctoritatis concessione per decretum data, sive communitates perso-
narum sive rerum complexus, in finem missioni Ecclesiae congruen-

14
«La funzione della personalità in tale contesto culturale – scrive Lo Castro – altra non poteva essere che
quella di creare nuove “sostanze”, vale a dire nuovi soggetti di diritto, dotati di capacità generale, poten-
zialmente idonei a riassumere in sé tutte le situazioni giuridiche, svolgenti come tali, a loro volta, una fun-
zione centrale nell’ordinamento, che per essi è posto e per mezzo di essi si sviluppa. Preme pertanto sot-
tolineare, ancor più che non l’evoluzione della nozione persona moralis nella dottrina canonica precodi-
ciale e nei lavori preparatori del Codex, il radicale mutamento di prospettiva in materia conseguente
all’accoglienza di quella nozione» (ibid., p. 48).
15
Per l’iter di codificazione si veda: «Communicationes» 21 (1989) 126-129, 137-141, 165-166, 193; 22
(1990) 50, 68, 103, 149; 23 (1991).
12 Alberto Perlasca

tem, qui singulorum finem trascendit, ordinatae». Le ragioni di ciò era-


no esplicitate nei Praenotanda dello Schema, laddove si afferma che: 1)
quelle che nel precedente Codice del 1917 erano dette «persone mora-
li» ora più correttamente (rectius) sono dette «persone giuridiche», per-
ché in realtà sono costituite dallo stesso ordine giuridico positivo della
Chiesa come soggetti di obbligazioni e diritti canonici; 2) non si fa men-
zione della personalità morale della Chiesa cattolica e della Sede Apo-
stolica ex ipsa ordinatione divina, perché la personalità della Chiesa cat-
tolica non è di ordine giuridico ma morale: il Codice, pertanto, non la
deve affermare, bensì supporre. Per quanto riguarda, poi, la Sede Apo-
stolica, si rileva che i commentatori del Codice non convenivano affatto
tanto nella determinazione del sostrato giuridico di tale personalità
quanto nella determinazione della sua natura collegiale o non collegia-
le: era quindi meglio omettere il riferimento nel diritto rivisto il quale
doveva contenere solo norme relative alle persone giuridiche16.
Sulla stessa linea si muoveva anche lo Schema Codicis Iuris Ca-
nonici del 1980 il cui can. 110 recitava: «In Ecclesia praeter personas
physicas, sunt etiam personae iuridicae, subiecta scilicet in iure cano-
nico obligationum et iurium quae earum indoli congruunt». Il succes-
sivo can. 111 § 1 stabiliva: «Personae iuridicae constituuntur aut ex
ipso iuris praescripto aut ex speciali competentis auctoritatis conces-
sione per decretum data, universitates sive personarum sive rerum in
finem missioni Ecclesiae congruentem, qui singulorum finem tra-
scendit, ordinatae»17.
Nella Plenaria del 1981 non furono mosse osservazioni18. I cann.
113 e 114 § 1 dello Schema novissimum del 1982 – il testo che fu pre-
sentato al Romano Pontefice per l’approvazione – riproducevano, in mo-
do inalterato, i cann. 110 e 111 § 1 dello Schema Codicis del 198019. Quan-
to è attualmente riportato dal Codice è, dunque, frutto della revisione
successiva alla presentazione dello Schema novissimum al Papa.

16
PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO, Schema Canonum Libri II De populo Dei,
Città del Vaticano 1977, pp. 5-6.
17
EAD., Schema Codicis Iuris Canonici iuxta animadversiones S.R.E. Cardinalium, Episcoporum Conferen-
tiarum, Dicasteriorum Curiae Romanae, Universitatum Facultatumque ecclesiasticarum necnon Superio-
rum Institutorum vitae consecratae recognitum, Città del Vaticano 1980.
18
EAD., Relatio complectens animadversionionum ab Em.mis atque Exc.mis Patribus Commissionis ad no-
vissimum Schema Codicis Iuris Canonici exhibitarum, cum responsionibus a Secretaria et Consultoribus
datis, Città del Vaticano 1981.
19
EAD., Codex Iuris Canonici Schema novissimum post consultationem S.R.E. Cardinalium, Episcoporum
Conferentiarum, Dicasteriorum Curiae Romanae, Universitatum Facultatumque ecclesiasticarum necnon
Superiorum Institutorum vitae consecratae recognitum, iuxta placita Patrum Commissionis deinde emen-
datum atque Summo Pontifici praesentatum, Città del Vaticano 1982.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 13

Nonostante gli indubbi progressi che la revisione del Codice del


1917 ha apportato alla materia delle persone giuridiche, tuttavia, an-
che in questa circostanza non si è operata quella ulteriore riflessione
teoretica auspicata da qualche Autore20. Il Codice vigente, pertanto,
nonostante l’introduzione delle persone giuridiche private, si pone,
per quanto riguarda l’impostazione della problematica relativa alla
soggettività giuridica, in una linea di sostanziale continuità rispetto a
quello del 1917. Anzi, secondo qualche Autore, l’attuale legislazione
avrebbe reso la materia ancor più cristallizzata21.

Il Codice vigente
L’attuale Codice riserva la qualifica di persona morale a quei sog-
getti che trovano l’origine della loro personalità non nell’ordinamento
positivo, ma in una disposizione divina che trascende lo stesso ordi-
namento (can. 113 § 1). Agli effetti pratici, tuttavia, non sussistono dif-
ferenze tra i diritti e i doveri che competono alle persone morali e
quelli delle persone giuridiche di cui, invece, si parla nel can. 113 § 2.
Le persone morali sono realtà con una propria unità, una propria
soggettività, portatrice di diritti e doveri per il solo fatto che esistono
per volontà divina (ex ipsa divina ordinatione)22. Ciò, ovviamente, non
significa che la volontà divina abbia prodotto il concetto di persona
morale. Tale concetto, creato dalla scienza giuridica, vuole sottolinea-
re la preesistenza e, conseguentemente, anche l’indipendenza della
Chiesa cattolica e della Sede Apostolica dallo Stato e dalla comunità
politica23. Si deve poi precisare che la personalità morale, di cui gode
la Chiesa cattolica, non ha nulla a che fare con la personalità giuridica

20
«Il dibattito sul tema delle persone giuridiche, da alcuni anni aperto dagli studiosi degli ordinamenti ci-
vili e fra i teorici del diritto, di là di ogni confine nazionale, condotto secondo prospettive culturali nuove,
non ha avuto tra i canonisti l’eco che, secondo noi, avrebbe meritato. È vero: l’ordinamento canonico non
ha la dinamicità propria delle società civili, rispetto alle quali presenta, però, il carattere di una maggio-
re elasticità; in esso non si pongono, o si pongono con minore gravità taluni problemi che ritroviamo nei
secondi [...]. Non di meno la revisione in corso del Codex iuris canonici fa ritenere non fuor di posto qual-
che nuova riflessione sul tema delle persone giuridiche, che tenga presenti i più recenti contributi in ma-
teria della scienza giuridica civile» (G. LO CASTRO, Personalità morale…, cit., pp. 16-17).
21
Cf G. LO CASTRO, Il soggetto e i suoi diritti nell’ordinamento canonico, Milano 1985, pp. 109-110.
22
Privo di costrutto ci pare il problema sollevato da Condorelli circa i rapporti tra persona morale e perso-
na giuridica – e, ancor più a fondo, quello del rapporto tra diritto naturale e diritto positivo –, laddove si deb-
ba giudicare la legittimità del diniego della concessione da parte dell’ordinamento giuridico canonico della
personalità giuridica a un soggetto al quale, per diritto naturale, si debba riconoscere la personalità morale
(cf Considerazioni problematiche…, cit., pp. 449-450). In realtà, a nostro parere, il riconoscimento della per-
sonalità morale rende del tutto superflua l’ulteriore concessione della personalità giuridica.
23
Cf L. NAVARRO, Le persone giuridiche nell’ordinamento canonico, in ID., Persone e soggetti nel diritto del-
la Chiesa. Temi di diritto della persona, Roma 2000, pp. 155-156.
14 Alberto Perlasca

che essa può vedersi riconosciuta a livello internazionale. Al limite,


anche se nessuno Stato riconoscesse tale personalità, essa rimarreb-
be intatta, essendo un derivato necessario della stessa Chiesa24.
Fa peraltro specie che nel can. 113 § 1, oltre alla Chiesa cattolica e
alla Sede Apostolica, non venga indicato anche il Collegio dei vescovi,
che pure è di origine divina (cf LG 22 e can. 336)25. Per Chiesa cattolica
si deve intendere la Chiesa di Cristo, costituita e ordinata come società,
governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui
(cf LG 8 e can. 204 § 2). Per Sede Apostolica, invece, si deve intendere
lo stesso ufficio primaziale del Papa, ma può intendersi anche la serie
dei Sommi Pontefici che si sono succeduti sulla cattedra di Pietro. Il si-
gnificato di Sede Apostolica, quindi, si discosta un poco dal disposto del
can. 361: la Curia romana, di fatto, è solo un organismo di diritto positi-
vo di aiuto e di collaborazione all’ufficio primaziale26.
Si noti, inoltre, che il testo latino non dice – come comunemente
si trova nelle traduzioni in lingua italiana – che la Chiesa cattolica e la
Sede Apostolica sono (sunt) persone morali. Dice solo che ne hanno
l’indole (rationem habent)27.
Con il termine persone giuridiche si intendono, invece, delle
realtà create o riconosciute dall’ordinamento giuridico canonico. Può
lasciare perplessi il fatto che il capitolo intitolato Le persone giuridiche
si apra con un paragrafo relativo alle persone morali.
Le persone giuridiche non sono da mettere in relazione con le
persone morali di cui al can. 113 § 1, ma con le persone fisiche. Come
quest’ultime, sono soggetti di diritti e doveri, donde la denominazione
persona. Tali diritti e doveri sono corrispondenti alla loro natura giu-
ridica ed ecclesiale.
Le persone giuridiche sono quindi da considerare come centri di
imputazione di situazioni giuridiche che dispiegano la loro funziona-
lità nell’ambito del diritto canonico e non sorgono dunque come mez-
zi per la difesa dei diritti della Chiesa nei confronti di soggetti a essa
estranei. La persona giuridica, pertanto, non deve essere riguardata
24
Cf V. DE PAOLIS, Le persone fisiche e giuridiche, in AA.VV., Il diritto nel mistero della Chiesa, a cura del
Gruppo Italiano Docenti di Diritto Canonico, Roma 19953, pp. 389-390.
25
Cf «Communicationes» 21 (1989) 140. Si può inoltre notare che la spiegazione della personalità mo-
rale della Sede Apostolica non è unanime tra gli Autori. Si veda, a questo proposito, F.X. URRUTIA, Les
normes générales, Paris 1992, p. 188, n. 611 e «Communicationes» 7 (1977) 240.
26
Cf V. DE PAOLIS, Le persone fisiche e giuridiche, cit., p. 390, e bibliografia ivi indicata.
27
Così G. LO CASTRO, Can. 113, in AA.VV., Commentario exegético al Código de Derecho Canónico, I, Pam-
plona 20023, p. 772. Più correttamente, la traduzione francese riporta «ont qualité», quella americana «ha-
ve the character», quella inglese «have the status», quella tedesca «haben […] den Charakter einer mo-
ralischen Person».
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 15

come elemento essenziale della costituzione della Chiesa, ma deve


essere vista nel quadro dei problemi dell’organizzazione ecclesiasti-
ca. Essa nasce come mezzo tecnico, come strumento di formalizza-
zione giuridica fondata sul diritto umano positivo, anche se gli scopi
che deve conseguire devono essere consoni alle esigenze del diritto
divino naturale e positivo28. Alle già viste teorie classiche sulla perso-
nalità giuridica in tempi più recenti ne sono state affiancate altre. Se-
condo qualche Autore la personalità giuridica «più che una cosa è un
metodo»29; per altri, invece, partendo dal presupposto che veri sog-
getti dell’ordinamento sono soltanto gli uomini, si tratterebbe di una
«ammirabile creazione originaria del linguaggio giuridico»30.
Non si deve ritenere che le persone morali, le persone giuridiche
e quelle fisiche siano gli unici soggetti giuridici dell’ordinamento ca-
nonico. Come si vedrà meglio in seguito, esistono, di fatto, altri centri
di imputazione di diritti e di doveri che, benché sprovvisti di persona-
lità morale o giuridica, possiedono nondimeno una soggettività che li
rende, a loro modo, rilevanti nell’ordinamento giuridico canonico. Ciò
risulta evidente non solo dall’osservazione della realtà, ma anche dal
superamento di una traduzione non del tutto felice dell’incipit del can.
113 § 2 nelle lingue moderne «Sunt etiam in Ecclesia […] personae
iuridicae». Tale inciso, di fatto, oltre al senso che ne è stato comune-
mente dato, «nella Chiesa, oltre alle persone fisiche, ci sono anche
persone giuridiche» – senso che, appunto, potrebbe portare a ritene-
re che nella Chiesa, gli unici soggetti di diritto siano le persone fisiche
e quelle giuridiche –, sopporta anche un altro significato che sottoli-
nea, invece, l’esistenza delle persone giuridiche canoniche non nei
confronti delle persone fisiche, bensì nei confronti dello Stato: «anche
nella Chiesa, oltre alle persone fisiche, ci sono persone giuridiche»31.

Senso dell’esistenza delle persone giuridiche nella Chiesa:


finzione giuridica o strumenti in cui si articola la realtà ecclesiale
Si deve ora indagare la funzione delle persone giuridiche
nell’ordinamento giuridico canonico.
28
Cf P. LOMBARDÍA, Persona jurídica en sentido lato y en sentido estricto. Contribución a la teoria de la per-
sona moral en el ordinamento de la Iglesia, in AA.VV., Acta Conventus Internationalis Canonistarum, Ro-
mae 20-25 maii 1968, Roma 1970, pp. 164-165; ID., Persona jurídica publica…., cit., pp. 139-140.
29
Cf P. ZATTI, Persona giuridica e soggettività, Padova 1975, p. 14.
30
Cf F. D’ALESSANDRO, Persone giuridiche e analisi del linguaggio, in Studi in memoria di T. Ascarelli, I, Mi-
lano 1969, p. 263.
31
Cf G. LO CASTRO, Can. 113, cit., p. 775.
16 Alberto Perlasca

L’evoluzione storica dell’istituto della personalità giuridica mo-


stra con chiarezza che la Chiesa recepì e utilizzò questo strumento
giuridico anzitutto e fondamentalmente allo scopo di individuare un
titolare certo dei beni temporali sia nei confronti della società civile
sia nei confronti degli stessi fedeli. Di fatto, le antiche teorie, le quali
attribuivano la proprietà dei beni della Chiesa a Dio, a Cristo, ai santi
o ai poveri, non solo non rispondevano più alle esigenze dei tempi ma,
cosa ancor più grave, non tutelavano sufficientemente il patrimonio
ecclesiastico sia dalle indebite ingerenze del potere secolare sia dagli
abusi degli stessi uomini di Chiesa. Invero, volendo cercare una co-
stante in tutta la storia dell’istituto, la si potrebbe individuare precisa-
mente nella sua capacità patrimoniale. Nata sulla base della specula-
zione filosofica e teologica, la personalità giuridica fu dunque utilizza-
ta per rispondere a esigenze di carattere pratico32.
Attualmente si può dire che la concezione della personalità giu-
ridica come finzione giuridica sia stata definitivamente superata.
Essa è rivista, piuttosto, come un soggetto sì ideale – come, d’altro
canto, lo sono tutti gli istituti giuridici – ma a base reale. Si tratta,
quindi, di un istituto giuridico che, da un lato, assume la socialità na-
turale dell’uomo e prende atto che vi sono attività che superano la vi-
ta stessa dei singoli individui e, dall’altro lato, però, non annulla la
soggettività dei singoli per modo che la personalità giuridica non
può essere rivista come un soggetto superiore di diritto cui devono
essere sacrificati i singoli soggetti fisici. La persona umana, di fatto,
deve sempre restare il centro, l’origine e il fine di ogni organizza-
zione, tanto più se ecclesiale.
La Ecclesia qua talis pur godendo in quanto persona morale dei
diritti che sono propri delle persone giuridiche, concretamente non li
esercita in modo diretto ma attraverso le sue articolazioni, appunto le
persone giuridiche, da essa stessa erette o in forza del diritto o in for-
za di un atto della competente autorità ecclesiastica. Ciò appare evi-
dente nel caso delle persone giuridiche canoniche pubbliche le quali
agiscono nomine Ecclesiae (can. 116 § 1). Le persone giuridiche priva-
te, invece, benché non agiscano in nome della Chiesa e benché le loro
attività non oltrepassino l’ambito dell’iniziativa di coloro che le com-
pongono, nondimeno sono erette dalla competente autorità ecclesia-
stica per il conseguimento di finalità ecclesiali e, dunque, sono conno-
tate da un’aliquale dimensione ecclesiale che le rende soggette, a loro
32
Si veda più ampiamente A. PERLASCA, Il concetto di bene ecclesiastico, Roma 1997, pp. 49-63 e 234-244.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 17

modo, all’autorità ecclesiastica (cf can. 1263). Tutto ciò porta a una
conseguenza pratica di rilievo: l’impossibilità di configurare un diritto
al conseguimento della personalità giuridica, sia pubblica che privata,
da parte di insiemi di persone o per insiemi di cose. La concessione
della personalità giuridica, laddove non sia prevista ipso iure dal Legi-
slatore, è il frutto di una valutazione discrezionale dell’autorità eccle-
siastica in ordine al perseguimento delle finalità istituzionali della
Chiesa. Laddove anche sussistessero tutti i requisiti richiesti dalla
legge canonica per il conseguimento della personalità giuridica, que-
sta rimane sempre il risultato di una valutazione discrezionale da par-
te dell’autorità.
D’altro canto, nel corso della storia, si sono resi progressiva-
mente manifesti anche i limiti e i pericoli insiti nella personalità giuri-
dica. Anzitutto, l’elaborazione forse troppo teorica della personalità
giuridica la rende inidonea a ricomprendere tutta una pluralità di fe-
nomeni – sia di diritto che di fatto – che non possiedono i requisiti per
essere ricondotti a quella forma giuridica. Pertanto si è a poco a poco
fatta strada la convinzione che la personalità sia solo una delle forme
nelle quali può concretarsi storicamente la soggettività giuridica, ma
non l’unica. Un altro pericolo sotteso a un utilizzo poco accorto della
personalità giuridica potrebbe essere quello di una certa spersonaliz-
zazione e conseguente deresponsabilizzazione dell’agire nella Chie-
sa. Tutto ciò porta a riaffermare che lo strumento della personalità
giuridica non deve essere utilizzato indiscriminatamente e, soprattut-
to, al di fuori di una chiara logica di utilità ecclesiale. Non sempre è
necessaria. Non sempre è opportuna. Dipende dalle circostanze con-
crete nelle quali questo soggetto ecclesiale si trova a dover operare,
non ultima la situazione politica e giuridica dei diversi Stati.

L’ordinamento delle persone giuridiche ai fini ecclesiali


Il concetto di persona giuridica offerto dal can. 113 § 2 è ulterior-
mente precisato dal can. 114, dal quale si ricava un elemento essenzia-
le e discriminante di questo particolare soggetto giuridico, il fine. Per-
ché si abbia una persona giuridica, sia essa insieme di persone o di co-
se, è necessario un fine. Tale fine deve essere: 1) trascendente il fine dei
singoli; 2) deve corrispondere al fine della Chiesa, in particolare, come
specificato dal § 2, deve trattarsi di un’opera di pietà, di apostolato o di
carità sia spirituale sia temporale; 3) deve trattarsi di un fine effettiva-
mente utile e per il raggiungimento del quale vi siano mezzi sufficienti.
18 Alberto Perlasca

La Chiesa svolge diverse attività nei più diversi campi della convi-
venza umana. Tali attività, peraltro, pur avendo tutte la medesima fina-
lità, la salvezza delle anime, non hanno il medesimo rilievo. Alcune, di
fatto, essendo propriamente istituzionali devono essere garantite in mo-
do costante e continuato nel tempo. Altre attività, invece, sono contin-
genti e cangianti in ragione del mutare dei tempi e delle circostanze.
In ragione delle finalità perseguite, le persone giuridiche si diffe-
renziano quanto alle modalità della loro costituzione. Alcune sono co-
stituite tali dallo stesso diritto (ipso iure). Per queste, la verifica
dell’ecclesialità e dell’utilità del fine è operata dallo stesso ordinamento
giuridico. Di questa categoria fanno parte: i seminari (can. 238 § 1), le
Chiese particolari (can. 373), le province ecclesiastiche (can. 432 § 2),
le conferenze episcopali (can. 449 § 2), le parrocchie (can. 515 § 3), gli
istituti religiosi, le loro province e case (can. 634 § 1), le società di vita
apostolica (can. 741 § 1). In questi casi l’atto della competente autorità
ecclesiastica – in genere un decreto amministrativo, salva, peraltro, la
possibilità di un provvedimento normativo speciale – non concede la
personalità, ma si limita a costituire il nuovo soggetto giuridico. La per-
sonalità giuridica, di fatto, viene automaticamente conferita dal diritto.
In altri casi, invece, la concessione della personalità giuridica è il frutto
dell’attività discrezionale della competente autorità ecclesiastica («ex
speciali competentis auctoritatis concessione per decretum data»: can.
114 § 1). In questo caso il decreto di costituzione del soggetto giuridico
non necessariamente deve prevedere anche la concessione della per-
sonalità giuridica. Questa, di fatto, potrà essere concessa in un secondo
tempo rispetto alla costituzione del soggetto giuridico e, come si vedrà,
potrà essere sia pubblica che privata (nel caso, invece, di costituzione
ipso iure, la personalità giuridica non potrà che essere pubblica).
Con riguardo, invece, alle modalità con le quali determinate fina-
lità sono perseguite dalle persone giuridiche e superando il limite del
rilievo esclusivamente pubblicistico della personalità morale del Codi-
ce del 1917, il Legislatore del 1983 ha introdotto, non senza accese di-
scussioni, la distinzione tra le persone giuridiche pubbliche e private.
Non è possibile, in questa sede, ripercorrere l’iter di questo travaglia-
to aspetto della legislazione, né affrontare compiutamente l’argomen-
to33. Qui ci limitiamo a dire che i termini pubblico e privato costituisco-
no, indubbiamente, una terminologia da assumere con adeguate cau-
tele, da non forzare nel significato, tanto più che si tratta di una
33
Cf A. PERLASCA, Il concetto di bene ecclesiastico, cit., pp. 83-145.
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 19

terminologia mutuata dal diritto civile e che, quindi, potrebbe intro-


durre nell’ordinamento canonico concetti a esso estranei. Si tratta,
inoltre, di una terminologia legata a un preciso momento storico e
che, quindi, può essere perfezionata o sostituita. Con essa il Legisla-
tore canonico ha inteso significare il diverso rilievo che le attività svol-
te dai fedeli possono assumere nella Chiesa. Le attività istituzionali
(per esempio l’insegnamento della dottrina cristiana, l’incremento del
culto pubblico) devono necessariamente essere svolte sotto uno stret-
to controllo da parte dell’autorità ecclesiastica competente, onde ga-
rantirne l’ortodossia ed evitare l’insinuarsi di errori o abusi. Il can.
116 § 1, a questo proposito, afferma che le persone pubbliche agisco-
no nomine Ecclesiae, agiscono cioè in modo ufficiale, ancorché la loro
attività non possa essere attribuita direttamente alla gerarchia34. Non
necessariamente l’attività della persona giuridica deve tendere alla
realizzazione di un fine pubblico: potrebbe trattarsi anche di un fine, di
per sé, privato ma ritenuto necessario – e, ciononostante, non adegua-
tamente atteso – per una determinata comunità. Deve quindi trattarsi
di un’attività finalizzata al bene pubblico e svolta nomine Ecclesiae. I be-
ni di questi soggetti giuridici sono ecclesiastici (can. 1257 § 1) e sono
soggetti alla normativa canonica contenuta nel libro V del Codice. Il
controllo sui beni, diventa, quindi, in qualche modo, anche un control-
lo sull’attività concretamente svolta dalla persona giuridica pubblica.
La personalità giuridica privata (can. 116 § 1), invece, nasce dal-
la necessità di offrire un adeguato strumento giuridico finalizzato a
far sì che determinate attività sorte dall’iniziativa privata possano
avere un’adeguata formalizzazione e tutela giuridica che, diversa-
mente, non avrebbero35. In passato, quando l’ordinamento canonico
conosceva solo la personalità morale, tutte le attività che non aspira-
vano a conseguire rilievo pubblicistico rimanevano prive di tutela
giuridica oppure ricorrevano alle possibilità offerte dal diritto civile
dei diversi Paesi, con tutti gli immaginabili inconvenienti che la cosa
comportava. Ora, invece, proprio per formalizzare e garantire da un

34
Precisamente per evitare questo tipo di attribuzione nell’ambito delle associazioni pubbliche di fedeli,
nel lavoro di revisione si sostituì una primitiva dizione «nomine auctoritatis Ecclesiae» con «nomine Ec-
clesiae». Cf L. NAVARRO, Diritto di associazione e associazioni di fedeli, Milano 1991, pp. 166-175. Ancor più
ampiamente L. GARZA MEDINA, Significado de la expresión «nomine Ecclesiae» en el Código de Derecho
Canónico, Roma 1998.
35
Cf L. NAVARRO, Les contributions de Pedro Lombardía et Willem Onclin à l’introduction de la personna-
lité juridique privée dans le nouveau Code de Droit Canonique, in AA.VV., Metodo, fonti e soggetti del dirit-
to canonico, a cura di J.I. Arrieta e G.P. Milano, Città del Vaticano 1999, pp. 1097-1117; V. ONCLIN, De per-
sonalitate…, cit., p. 135.
20 Alberto Perlasca

punto di vista giuridico l’iniziativa dei privati è stata approntata que-


sta nuova figura, più snella e duttile rispetto alla personalità pubbli-
ca, che permette di mantenere in equilibrio due esigenze: tutelare la
giusta libertà dell’iniziativa privata e consentire all’autorità di svol-
gere una discreta e rispettosa funzione di controllo sull’attività con-
cretamente svolta. Attività che, ovviamente, non hanno il rilievo isti-
tuzionale di quelle svolte dalle persone giuridiche pubbliche ma
che, ciononostante, meritano tutela e promozione. Precisamente per
questo motivo, le persone giuridiche private non agiscono nomine
Ecclesiae e, pertanto, sono sottoposte a minori controlli rispetto alle
persone giuridiche pubbliche. Mai, comunque, si dovrà ricorrere al-
lo strumento giuridico della personalità giuridica privata al solo fine
di sottrarsi, ad arte, dal più invasivo controllo dell’autorità ecclesia-
stica previsto per le persone giuridiche pubbliche. Il contrario sa-
rebbe, invero, di un travisamento dell’istituto oltreché del significa-
to più autenticamente cristiano del termine libertà. Precisamente
per tutelare e garantire la libera iniziativa dei fedeli, i beni delle per-
sone giuridiche private non sono ecclesiastici (can. 1257 § 2).
D’altro canto, in forza della concessione della personalità giuridica
privata che è sempre e comunque un atto discrezionale dell’autorità
competente, i loro beni sono caratterizzati da un’aliquale ecclesia-
lità, cioè da una connaturale destinazione a fini ecclesiali. Ciò che le-
gittima alcuni interventi di controllo (cf, per esempio, can. 325 § 1)
e di imposizione da parte dell’autorità stessa (cf, per esempio, can.
1263). De iure condendo si potrebbe auspicare una migliore forma-
lizzazione normativa della personalità privata rispetto all’attuale in-
dicazione codiciale di carattere residuale («tutte le altre persone
giuridiche sono private»).
Quanto detto porta a ritenere che è fuorviante considerare la qua-
lifica di pubblico e di privato in termini di un maggior o minor prestigio.
Invero, si tratta di soggetti giuridici che non sopportano tal tipo di raf-
fronto. La questione non è di blasone, ma dipende dalla concreta atti-
vità che esse sono chiamate a svolgere nella Chiesa e dalle finalità cui
esse devono servire. Sorge, a questo riguardo, il problema circa le per-
sone morali costituite nel regime del Codice del 1917 e tuttora esi-
stenti. Di per sé, si tratta di persone giuridiche pubbliche, soggette ai
controlli dell’autorità ecclesiastica previsti per queste realtà giuridi-
che. Si tratterà, quindi, di valutare caso per caso in un sereno confron-
to con l’autorità ecclesiastica se, alla luce della nuova possibilità offer-
ta dal Codice del 1983 della persona giuridica privata, non sia più op-
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 21

portuno, in ragione delle finalità effettivamente perseguite, passare a


questa nuova forma36.

La tipologia codiciale (con riferimento anche al libro V


per le fondazioni e al libro II per le associazioni)
Oltreché in ragione delle modalità con le quali le persone giuri-
diche perseguono le finalità loro proprie, esse si diversificano anche
in ragione del sostrato giuridico che le supporta. Di fatto, esso può es-
sere costituito da persone oppure da cose.
Si possono avere, pertanto, insiemi di persone (universitates per-
sonarum) oppure di cose (universitates rerum) (can. 115 § 1). Le uni-
versitates personarum, poi, a loro volta, si distinguono in collegiali e
non collegiali (can. 115 § 2). Le universitates rerum sono dette anche
fondazioni autonome (can. 115 § 3)37 e hanno apposita disciplina con-
tenuta nel libro V del Codice di diritto canonico (cann. 1303 ss). Si
tratta di una delle novità introdotte dal Codice del 1983 rispetto alla
precedente normativa del Codice del 1917 (can. 100). Di fatto, la per-
sona non collegiale di quel Codice corrisponde all’attuale universitas
rerum. Onde favorire la chiarezza del discorso, si tratterà delle uni-
versitates personarum e delle universitates rerum.
Nelle universitates personarum il sostrato giuridico è costituito
da un insieme di persone fisiche. Il numero minimo richiesto, per la
costituzione, è di tre persone (tres faciunt collegium: D. 50, 16, 85).
Giustamente è stato notato che tale numero è richiesto per la costitu-
zione della persona giuridica, non per la sua sussistenza nel tempo (cf
can. 120). La persona giuridica, pertanto, una volta costituita, rimane
anche qualora venisse meno il numero minimo richiesto di tre perso-
ne fisiche, precisamente per il fatto che essa acquista un’autonomia
distinta rispetto all’insieme che la compone38.
Le persone giuridiche collegiali sono quelle la cui azione è de-
terminata – nel rispetto del diritto e degli statuti – da tutti i membri,
che concorrano o meno con pari diritto . Persona giuridica collegia-
le nella quale tutti concorrono con pari diritto sono, per esempio, il
36
Per quest’aspetto, in riferimento alle associazioni dei fedeli, cf A. TALAMANCA, La qualificazione delle as-
sociazioni tra vecchio e nuovo Codice, in AA.VV., Das konsoziative Element in der Kirche. Atti del VI Con-
gresso Internazionale di Diritto Canonico, München 14-19 settembre 1987, St. Ottilien 1989, pp. 627-639.
37
Si dicono fondazioni autonome per distinguerle dalle fondazioni non autonome che non hanno perso-
nalità giuridica propria, in quanto i beni sono dati o affidati a una persona giuridica preesistente, in ge-
nere una universitas personarum.
38
Cf V. DE PAOLIS, Le persone fisiche…, cit., pp. 389-390.
22 Alberto Perlasca

capitolo della cattedrale oppure le associazioni di fedeli; una perso-


na collegiale nella quale tutti non concorrono con pari diritto è, per
esempio, il Collegio dei vescovi39. La determinazione dell’azione da
parte dei membri di un insieme di persone collegiale, avviene attra-
verso un atto collegiale (can. 119)40. Si noti, infine, che parlare di per-
sona giuridica collegiale non significa parlare di un soggetto che ne-
cessariamente agisce in modo collegiale. D’altro canto vi sono insie-
mi, addirittura non costituiti in persona giuridica (per esempio i
consigli degli istituti di vita consacrata) i quali, per certi atti almeno,
agiscono collegialmente (cf can. 699).
Le persone giuridiche non collegiali sono quelle la cui azione
non è determinata dai membri, ma è preventivamente stabilita dalla
legge o dagli statuti (can. 115 § 2). Esempi tipici sono la diocesi e la
parrocchia.
Nelle universitates rerum il sostrato giuridico è costituito da beni
spirituali e temporali (can. 115 § 3)41. L’unità dell’insieme è dato dal fine
cui i beni devono soddisfare. Poiché l’insieme di cose non può dirigersi
da se stesso, è retto da persone fisiche oppure da un’altra persona giu-
ridica. Attese le finalità ecclesiali cui la fondazione autonoma deve ser-
vire, si potrà avere una scuola, un ospedale, un luogo di culto ecc.

Soggetti con o senza la personalità giuridica


(cenni critici circa l’incompletezza della normativa codiciale
e indicazioni pratiche)
Come più sopra accennato, la personalità morale e giuridica (sia
pubblica sia privata) non esauriscono tutte le forme di soggettività
giuridica che l’ordinamento canonico ammette.

39
Per quanto riguarda gli istituti religiosi non è sempre facile determinare la tipologia. Essi, infatti, sono
insiemi di persone per un verso collegiali, benché non tutti i membri abbiano i medesimi diritti. Per altro
verso sono non collegiali in quanto la loro attività non è tutta determinata dai membri, ma anche dalle co-
stituzioni. Alcuni Autori, anche nel vigore dell’attuale Codice, continuano a parlare di persone collegiali
istituzionali e persone collegiali non istituzionali a seconda che la loro attività venga o meno in gran par-
te determinata dalle costituzioni: cf F.X. URRUTIA, Les normes générales, cit., p. 190.
40
Cf C. REDAELLI, La formazione della volontà di una persona giuridica per atto collegiale (can. 119, 2°),
in «Quaderni di diritto ecclesiale» 13 (2000) 83-98.
41
Il can. 727 § 1 del Codice del 1917 distingueva tra cose intrinsecamente spirituali (per es. i sacramenti
e le indulgenze) e cose spirituali annesse a cose temporali, per modo che il bene temporale non potesse
esistere senza quello spirituale (per es. il beneficio ecclesiastico). Tale canone, tuttavia, non è stato re-
cepito nell’attuale Codice. Risulta, peraltro, difficile pensare a un insieme esclusivamente composto di
cose intrinsecamente spirituali. Più facile, invece, risulta pensare a un insieme di cose spirituali annesse
a cose temporali riconosciuto come persona giuridica nell’ordinamento giuridico (cf G. LO CASTRO, Can.
115, in AA.VV., Commentario exegético al Código de derecho canónico, cit., p. 789).
I soggetti dell’ordinamento canonico diversi dalle persone fisiche 23

L’ordinamento canonico, in altri termini, non è composto solo da


persone fisiche, persone morali e persone giuridiche. Vi sono, di fatto,
anche altri centri di imputazione di diritti e doveri che, pur privi di per-
sonalità giuridica, ciònondimeno rilevano e agiscono nell’ordinamento.
Già nel Codice del 1917, peraltro, soggetti giuridici di questo tipo
erano ravvisabili nei cosiddetti patrimoni di destinazione. Si trattava di
insieme di beni destinati a costituire una nuova fondazione, i quali, ben-
ché affidati a una persona morale, nel tempo intercorrente tra il negozio
privato di fondazione (acceptatio fundationis) e l’intervento di concessio-
ne della personalità morale da parte dell’autorità ecclesiastica (approba-
tio ed erectio), godevano di una certa autonomia precisamente in ragio-
ne dello scopo cui erano destinati. Di questa categoria di soggetti giuri-
dici facevano parte, per esempio, le pie unioni meramente approvate
(can. 708) e le pie fondazioni non autonome (cf cann. 1544 § 1 e 1547)42.
Un chiaro esempio di soggetto giuridico privo di personalità giuri-
dica ma, comunque, titolare di diritti e doveri, sia pure limitatamente alla
sfera patrimoniale, è attualmente offerto dal can. 310, laddove si norma-
no le associazioni private dei fedeli non costituite in persona giuridica. I
fedeli riuniti in tali associazioni possono congiuntamente contrarre obbli-
ghi, acquisire e possedere beni come comproprietari e compossessori, e
sono in grado di esercitare tali diritti e obblighi mediante un mandatario
o procuratore. In questo caso, il rapporto dei membri (condomini) è con
il patrimonio comune nel suo complesso giacché mentre il rapporto del
singolo si svolge solo con l’associazione, nei confronti della quale egli
svolge pienamente la sua autonomia, nel campo patrimoniale è il gruppo
nel suo insieme (coniunctim) a collegarsi con i beni, a obbligarsi e a ri-
spondere per mezzo di questi, ad amministrarli e a servirsene. Pertanto,
nessun consociato come singolo è dominus dei beni dell’associazione, ma
solo condominus e compossessor in quanto e fino a quando continui a far-
ne parte. La sua posizione dunque non è assimilabile a quella del pro-
prietario di una quota pro indiviso, poiché poggia su un presupposto di-
verso, cioè sul suo essere membro di un gruppo. Come tale, il suo rap-
porto non è con una frazione del patrimonio ma con la totalità dei beni43.
Un altro esempio di soggetto non personificato può essere costi-
tuito, in generale, dai collegi di persone (can. 127), nei casi in cui sono

42
Cf M. CONDORELLI, Destinazione di patrimoni e soggettività giuridica nel diritto canonico, Milano 1964.
43
Cf A.M. PUNZI NICOLÒ̀, Il regime patrimoniale delle associazioni tra ecclesiasticità e non ecclesiasticità dei
beni, in AA.VV., Das konsoziative Element in der Kirche, cit., pp. 589-590; L. NAVARRO, Persone e soggetti nel
diritto della Chiesa..., cit., p. 195 e n. 17.
24 Alberto Perlasca

considerati come unità cui fanno capo diritti e doveri (per esempio i
consigli degli istituti religiosi).
D’altro canto, al di là dei succitati esempi, sembra di dover rico-
noscere che l’attuale Codice non prende praticamente in considera-
zione questi tipi di soggetti giuridici sprovvisti di personalità giuridica
ma, nondimeno, titolari di diritti e doveri. Il discreto proliferare di tali
soggetti renderà imprescindibile, de iure condendo, una loro specifica
regolamentazione da parte dell’ordinamento giuridico della Chiesa.
Per il momento, tutto ciò che si può fare è di applicare a essi, in via
analogica, alcuni canoni dettati per i soggetti giuridici provvisti di per-
sonalità giuridica quali i cann. 115-116 sulla tipologia, il can. 118 sulla
rappresentanza, il can. 119 sugli atti collegiali44. È sommamente au-
spicabile, infine, che il soggetto giuridico sprovvisto di personalità –
sia perché non possiede i requisiti richiesti dalla legislazione, sia per-
ché l’autorità ecclesiastica competente ha ritenuto di non doverla con-
cedere, sia perché gli interessati non aspirano a conseguirla – agisca
nel commercio giuridico per il tramite di altra persona giuridica cano-
nica, se del caso riconosciuta dal diritto civile, e non tramite persone
giuridiche civili esistenti o, peggio ancora, appositamente costituite.

ALBERTO PERLASCA
Piazza della Minerva, 74
00186 Roma

44
In questo senso C. REDAELLI, Can. 114, in Codice di Diritto Canonico commentato, a cura della redazio-
ne di Quaderni di diritto ecclesiale, Milano 2001, p. 161.

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