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(2003)
TOMO I
mente per suo comodo, per un esercizio più efficace dei suoi poteri?
Lutero non èsita ad affermarlo con durezza: il diritto è il grande
tradimento storico della Chiesa Romana; la scelta per il diritto dà
l’avvı̀o a una vera e propria captivitas babylonica nell’abbraccio delle
temporalità. Il giudizio dovrebbe, però, a mio avviso, essere più
rispettoso della complessità delle forze storiche che quella scelta
hanno motivato e generato; altrimenti, il rischio è la unilateralità.
Io direi che è una scelta intrisa di concretezza mediterranea. La
Chiesa Romana sa che è nel mondo, nel vòrtice dei rapporti sociali,
che il singolo fedele trova la sua salvezza o la sua condanna eterna.
La scelta per il diritto è semplicemente la valorizzazione del ‘tem-
porale’ quale terreno in cui la salvezza si gioca. Il ‘temporale’ è il
mondo del peccato e delle umane caducità, ma è lı̀ che la vicenda dei
singoli fedeli si matura e si compie; si matura e si compie non
all’interno di un microcosmo isolato, bensı̀ di un intrecciarsi di
rapporti sociali del singolo con gli altri, del singolo con la stessa
societas sacra. È da questa puntuale consapevolezza di ı̀ndole antro-
pologica, oltre che da ovvie motivazioni potestative, che si orı́gina
una attenzione particolare della confessione religiosa Chiesa Ro-
mana, l’unica che ha sempre pervicacemente voluto, ininterrotta-
mente dall’età primitiva agli ultimi decennii postconciliari, costruire
un proprio diritto.
Ma lo fa non imitando interamente il diritto romano, grande
modello di sapere tecnico, che alla Chiesa nascente offriva già
consolidato il suo edificio classico; al contrario, pur approfittando
largamente del sapere tecnico dei romani, costruisce lentamente,
secolo dopo secolo, un diritto che ha delle caratteristiche peculia-
rissime, cioè congeniali all’essere la Chiesa Romana una società
sacra, con un marchio fondamentale imprèssogli dal sottostante
scopo pastorale. Il diritto canonico, o serve alla salvezza delle anime,
o è una clamorosa aberrazione. E se deve contribuire a questa
salvezza, è ovvio che il suo carattere centrale sarà uno soltanto, e cioè
la strumentalità.
Spieghiàmoci meglio, giacché si tratta di un punto meritevole di
molta attenzione. La Chiesa, edificando il diritto canonico, non lo
considera affatto il fine della comunità sacra, alla stessa stregua dello
Stato che può annoverare tranquillamente fra i suoi fini il manteni-
mento della civile convivenza per il tramite del diritto. Il fine
(2) Cfr. P. GROSSI, Novità e tradizione nel diritto sacro, in Il Foro Italiano,
luglio-agosto 1983, V.
denza per il formalismo. Noi giuristi laici siamo ancora oggi malati
di formalismo. Certo, abbiamo bisogno di categorie formali perché
il sapere giuridico è scienza ordinante, ma non ci rendiamo sempre
conto che talvolta queste tendono a separarci da una realtà che è
mobilissima. La legge, la logica, il sistema, l’insieme delle forme
talvolta tendono a distaccàrsene. E allora si verifica tragicamente il
declino del diritto, perché abbiamo una corteccia separata dalla sua
sottostante linfa sociale economica culturale. Questo rischio il diritto
canonico non lo può correre, perché sarebbe il totale discredito —
e il collasso — dell’ordinamento della Chiesa: un ordinamento
giuridico ridotto a una vera mostruosità storica. In questo caso
l’accusa luterana avrebbe veramente un grosso senso.
Due parole conclusive su questa mentalità, cui prassi e rifles-
sione canoniche dànno vita. È una mentalità empirica, che privilegia
il particolare, che privilegia le circostanze di un atto, le circostanze
umane in primo luogo ma anche quelle contestuali; che, consequen-
zialmente, concepisce la regola giuridica come naturalmente elastica;
che, concretandosi precisamente in un’analisi minuta di tante indi-
vidualità, èleva a un ruolo centrale e propulsivo dell’ordinamento il
giudice assai più del legislatore. Chi vi parla esercita la funzione di
giudice canonico nel Tribunale Regionale Etrusco di Firenze e ha la
possibilità di constatare quotidianamente nella esperienza pratica la
centralità che il giudice ha ancora oggi nel diritto della Chiesa.
(5) Chi avesse voglia di saperne di più può leggere il testo di una nostra
conferenza che, essendo destinata a un pubblico cólto ma eterogeneo, è facilmente
comprensibile anche da studenti novizii: Globalizzazione, diritto. scienza giuridica, in Il
Foro Italiano, maggio 2002, V.