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La Spiegazione:
METODOLOGIA STORICA
La metodologia da seguire è quella storica. Essa è di grande importanza nello studio del D.C.,
perché:
1. corrisponde alla natura del cristianesimo, religione dell’Incarnazione. La Rivelazione, la
Tradizione, la Chiesa sono immersi nella storia;
2. Il ricorso alla Tradizione canonica, lo studio storico dei problemi della disciplina
ecclesiastica è essenziale per comprendere in maniera corretta le norme vigenti nei codici
canonici,
3. La storia può contribuire a risolvere problemi canonici della vita attuale della Chiesa
perché:
a) Permette di scoprire i motivi e gli scopi per cui è nata una norma o è sorto un istituto
giuridico, e quindi fa capire la “ratio legis”;1 - untuk mengetahui motif dan tujuan dari
mana hukum berasal atau sebuah jalan pintars untuk insititusi iuridis, untuk
memahami logika hukum.
b) Mette in evidenza i fattori o condizionamenti teologici, culturali, materiali di una
norma o istituto giuridico;
c) Permette di seguire le linee di sviluppo del sistema normativo e dell’organizzazione
della Chiesa.
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Contoh hukum ratum et consummatum dalam perkawinan, konon berasal dari konsep perkawinan yang
berbeda antara orang Romawi dan orang Tedesco. Bagi orang Romawi dalam dirritto Romano, orang dinyatakan
menikah kalah sudah ratum, ada tindakan pengesahan; sementara bagi orang Jerman, perkawinan dikatakan terjadi
kalau sudah dengan berhubungan badan. Dua konsep ini dibawa ke dalam hukum Gereja menjadi konsep “ratum
et consummatum”.
SOSTANZA E FORMA DEL D.C.
▪ In conclusione, la metodologia storica ci permette di distinguere la SOSTANZA e la FORMA
del Diritto canonico.
▪ La “sostanza” è l’essenza immutabile del sistema del DC (la missione della Chiesa e le
condizioni per la salvezza).
▪ Es. il sistema canonico ha utilizzato prima il diritto romano, poi il diritto germanico, infine il
diritto statale moderno per le sue istituzioni e per i suoi concetti.
▪ La “sostanza” si attua nel “tempo della Chiesa” e si esprime in una varietà di “forme” storiche
sempre perfettibili e ma mai assolute.
▪ La varietà e la molteplicità delle “forme” del DC sono espressione del principio di incarnazione
e di economia divina. Riflettono le “inculturazioni” del DC. Alla “varietas Ecclesiae”
corrisponde la varietà delle discipline o dei “riti”.
▪ Esiste un legame molto forte, anche se non sempre corrispondente nel tempo, tra la “forma” del
DC e il “modello” di Chiesa. Quindi tra DIRITTO CANONICO E ECCLESIOLOGIA.
PRINCIPIO DI ADATTAMENTO
▪ La relatività delle “forme” si inserisce nell’oikonomia (economia) della salvezza divina,
nel mistero della Chiesa, nel principio di inculturazione della fede.
▪ Questo principio di adeguamento/adattamento della “forma” alla “sostanza” del DC non
riguarda solo il “diritto umano” ma anche l’interpretazione del “diritto divino”, da parte
della Chiesa.
▪ Es. il primato petrino che ha una “sostanza” immutabile e una “forma” storica contingente.
2) IUS NOVUM (1140-1563): dal Decretum di Graziano al Concilio di Trento. Si può dividere
internamente in quattro? parti:
➢ Dal 1140 al 1378: formazione del sistema canonico classico
➢ Dal 1378 al 1417 (scisma d’Occidente e conciliarismo)
➢ Dal 1445 al 1563: translatio della cristianità dall’Europa alle Indie;
IUS NOVISSIMUM (1563-1917): dal concilio di Trento al Codex iuris canonici. Si può dividere
in due fasi:
1563-1789: dalle fine del concilio di Trento alla Rivoluzione francese
1814-1917: dalla Restaurazione al Codice passando per il Vaticano I.
Fonti del diritto canonico: Bibbia, tradizione, fonti liturgiche, primi documenti dei concili.
▪ L’idea di Antica Alleanza ha un contenuto giuridico e fonda non solo il Decalogo ma anche la
costituzione del popolo di Israele, il sacerdozio e il culto.
▪ I profeti annunciano una nuova alleanza e una nuova legge.
▪ Il NT riprende il concetto di alleanza, la Nuova Alleanza col sacrificio di Cristo (redenzione)
esalta l’autorità del testatore e diminuisce il carattere bilaterale tra Dio e il nuovo Popolo di
Dio.
▪ Redenzione è concetto entrale per il cristianesimo, ha significato fortemente giuridico. Bisogna
pagare il prezzo del riscatto per liberarci dal dominio del peccato, Gesù l’ha pagato offrendosi
volontariamente nella passione per la salvezza di tutti gli uomini. Nella Bibbia i conetti giuridici
sono fondamentali.
▪ Cristo porta a compimento l’Antica Alleanza e spiritualizza la legge mosaica.
▪ Diritto è strumento per la salvezza, non è lo scopo, è uno strumento. La cosa importante non è
la legge ma guidare ciascun battezzato verso la salvezza attraverso l’ordinamento canonico,
questo è lo scopo fondamentale. La legge non è assoluta, può anche mettersi da parte se occorre
per la salvezza. Non vale l’adagio romano Dura lex sed lex; il DC può anche dispensare
dall’osservanza della legge se serve per la salvezza.
2) Periodo post-biblico:
a) Torah orale o giurisprudenza (HALAKA):
b) MISHNAH = raccolta di tradizioni orali e pareri dei maestri;
c) TALMUD = legge orale che comprende sia le consuetudini sia le opinioni dei maestri. Da
sottolineare:
✓ Valore delle consuetudini
✓ Dottrina dell’interpretazione
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si chiamava decima (decima parte dei beni di ogni parrocchiano), applicandola ai fedeli di una
parrocchia quando il parroco non ha rendite sufficienti.
Cristo ha dato alla Chiesa una certa struttura, come la struttura gerarchia, dando il potere ai 12 ha
dato un compito a parte rispetto a tutti gli altri fedeli, certamente un compito di servizio e non di
comando. La Chiesa inizia il Regno di Dio ma non lo è ancora pienamente. Già e non ancora.
Rapporto tra «Chiesa» e «Regno di Dio»: non rapporto di identità e di continuità ma di
coordinamento e di sovraordinazione. La costituzione della Chiesa come prodotto dell’azione di Dio
e non come un processo autonomo.
La teoria di Rudolph Sohm (1892 e 1909), la critica più aggressiva verso il DC:
▪ La sua tesi principale: “Qualsiasi diritto ecclesiastico divino sarebbe nel cristianesimo primitivo
contrario al Vangelo”. DC è contrario al vangelo! “Mettere assieme DC e Vangelo è come un
ferro di legno”, due cose incompatibili, opposte.
▪ La sua giustificazione storica: pretesa organizzazione carismatica della chiesa primitiva. Nel NT
non c’è nessun diritto e nessuna gerarchia, troviamo invece una Chiesa governata dai leader
carismatici, nessuna traccia di organizzazione giuridica. Recupere la nozione di carisma. I fedeli
seguivano i portatori di carisma come Paolo, organizzazione fondata sulle personalità
carismatiche.
▪ Le varie fasi dello sviluppo del cattolicesimo:
✓ Protocattolicesimo (I secolo). Organizzazione carismatica.
✓ Diritto canonico sacramentale (II-XII secolo). Entra nella Chiesa il concetto di autorità,
lettera di san Clemente Romano ai romani.
✓ Chiesa come organismo giuridico (XIII secolo). Chiesa diventa una vera società giuridica,
una sorta di stato regolato da delle leggi.
Le repliche a Sohm:
1. Adolph Harnack, protestante come Sohm (1910): carisma e diritto non si escludono. Esistenza
di comunità diversamente organizzate (giudaiche e paoline), nelle comunità cristiane
provenienti dal giudaismo si ripete la struttura della sinagoga, non c’erano figure carismatiche
ma gli anziani, i capi della sinagoga, c’era una gerarchia – effetto delle eresie
2. Le critiche dei cattolici: Fournier (1894) e Batiffol (1909): La teoria di Sohm presuppone una
Chiesa invisibile e una anarchia spirituale.
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3. Hertling (1943): elemento generatore della communio
I progressi dell’esegesi neo-testamentaria hanno però smentito questa teoria di Sohm:
4. Bultmann ha anticipato il cosidetto (=c.d.) “protocattolicesimo”
5. Kaesemann ha mostrato che il protocattolicesimo era già già presente nella fase apostolica
6. Schlier afferma che “carisma” e “ufficio” sono collegati nelle Lettere Pastorali: 1) principio di
ufficio –2) nozione implicita di successione apostolica – 3) costituzione gerarchica delle
comunità. Con Paolo si parla di uffici ecclesiastici, ci sono gerarchie di uffici, Paolo dà norme
su come i cristiani si devono comportare.
Varieta Organisativa
a. Il problema dell’organizzazione delle comunità cristiane è reso complesso dalla varietà di
forme e di modelli dei ministeri già nel NT
b. Atti degli Apostoli = i Dodici e gli Anziani; Lettera ai Corinzi = Apostoli, Profeti, Dottori e
una Diaconessa; Lettera ai Filippesi = episkopoi (sorveglianti, che diventeranno rapidamente
vescovi nell’arco di un secolo) e diakonoi. Non c’è un modello unico e univoco di
organizzazione delle Chiesa.
c. Due modelli organizzativi dominanti ma non contrastanti: 1) comunità fondate da Paolo
(presbiteri, episkopoi); 2) comunità di Gerusalemme (presbiteri, anziani).
d. Interazione tra questi due modelli e loro sovrapposizione: a) identificazione degli episkopoi
col capo sinagoga e b) assimilazione degli episkopoi ai presbiteri giudaici
Evoluzione dell’Episcopato
Tre fasi storiche:
• idea della successione degli episkopoi dagli apostoli e preminenza dei presbiteri-episkopoi nel
governo delle comunità
• Separazione degli episkopoi dai presbiteri (Ignazio di Antiochia nell’anno 110 distingue già
tre ordini: vescovo-presbiteri-diaconi)
• Passaggio degli episkopoi dalla presidenza di una comunità a quella di una diocesi.
Organizzazione ecclesiastica
a. Nomi tecnici per indicare una circoscrizione ecclesiastica: «paroikia» o «eparchia» in Oriente;
«parochia» e «dioecesis» in Occidente (termini equivalenti all’inizio, dopo saranno differenti).
Struttura ripresa dall’organizzazione dell’impero romano, diocesi era la circoscrizione
territoriale di base, al di sopra c’era la prefettura (che poi diventerà la sede metropolitica dei
vescovi). Così la divisione del territorio corrisponde allo sviluppo della gerarchia e della figura
del vescovo per cui si afferma i principio per cui per ogni diocesi deve corrispondere un
vescovo. Sviluppo territoriale va di pari passo con lo sviluppo della gerarchia.
b. In parallelo con la gerarchia ecclesiastica si delinea l’idea di «ordinamento» negli apologisti (I-
III sec.): Ireneo parla di “sistema antico”, Tertulliano di “corpus christianorum” (importanza
della metafora del corpo per rappresentare la Chiesa come tutt’uno, una societas organica);
Cipriano usa già i due termini fondamentali di “potestas” e “ius”. Ordinamento: comunità
governata da regole, con una sua disciplina, cioè delle regole canoniche
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Organizzazione della Chiesa locale (III secolo)
o Estensione del cristianesimo dalle città alle campagne: legame tra «chiesa madre» e «chiesa
figlia»
o La prima distinzione generale avviene tra «ordo» (chierici). Ci sono già i tre gradi dell’ordine
fin dal I secolo) e «plebs» (laici). Distinzione necessaria ma anche pericolosa, perché porta a
identificare sempre più la Chiesa con l’ordo, mentre nel CV II si recupera il fatto che la Chiesa
è la plebs, il popolo di Dio.
o Capo monocratico dell’ordo è il vescovo eletto col suffragium del popolo, confermato dal
testimonium del clero e dal iudicium dei vescovi vicini (era in comunione e aveva le doti per
fare il pastore)
Poteri legislativi
o del vescovo ma anche giurisdizionali, vedi: 1 Cor. 6, 1-8, esorta i fedeli a non adire i tribunali
civili per risolvere le loro liti. Tribunale episcopale («audientia episcopalis»: rendere giustizia
ai fedeli. Si segue il diritto secolare o quello canonico a seconda della materia).
o Precedenza della Tradizione orale sul N.T. La nostra fede si basa sulla trasmissione di verità da
parte di testimoni e garantite dai successori, è la traditio
o A.T. e Tradizione apostolica le due fonti principali, dato il ritardo con cui sarà fissato il canone
(IV secolo)
o Valore sacro della TRADITIO: «depositum fidei» trasmesso dal magistero vivente dei vescovi,
i quali sono «successori» del collegio apostolico
o Per la rivelazione si comincerà a distinguere tra «lex vetera» e «lex nova» (Giustino verso il
120)
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o Le raccolte hanno un carattere composito: crescono nel tempo e incorporano spesso i testi delle
raccolte precedenti. Si formano così strati successivi di norme che vanno a confluire nelle
raccolte più tardive:
❖ Dalla metà del II sec. al IV sec. si diffondono prima concili locali e regionali, poi ecumenici.
❖ Grande importanza dogmatica e giuridica dell’istituto dei concili a) per la definizione dei
principali dogmi di fede e b) per la produzione di norme canoniche emanate dall’autorità
ecclesiastica (fonte primaria del diritto umano, cioè il diritto prodotto dall’autorità
ecclesiastica).
❖ Come e perché sono nati i concili? Prima di tutto erano necessarie delle condizioni preliminari
per la loro celebrazione: la fine delle persecuzioni, il concetto di successione apostolica (primo
fondamento dogmatico), la formazione dell’episcopato monocratico, la fissazione del canone
biblico. “Dove due o tre saranno riuniti nel mio nome io sarò con loro” → quando successori
degli apostoli si riuniscono insieme sanno che lo Spirito Santo è lì con loro, quindi le riunioni
dei vescovi sono considerate fin dall’inizio come riunioni con particolari assistenza dello Spirito
e di un particolare potere di questo collegio riunito.
❖ Esperienza dei concili nei primi secoli non è uniforme, quasi tutti prima vicino alla Palestina e
poi in Africa del nord, quindi distribuzione geografica particolare.
❖ Provincia ecclesiastica: formata da diocesi o chiese particolari vicine → concilio particolare.
Quando i vescovi di questa provincia celebra un concilio mandano i propri decreti con lettera
sinodale a tutte le altre chiese. Es. Ad Antiochia, si mandavano alla chiesa di Roma, Efeso,
africane, ecc.
❖ Quando più vescovi di diocesi vicine si riuniscono → province, quando più vescovi provinciali
si riuniscono → concilio particolare o plenario (per una regione o per una nazione), quando più
vescovi di concili particolari o plenari si riuniscono in comunione col papa → concilio
ecumenico. Anche se comunque questa classificazione nasce successivamente con il problema
del conciliarismo, nelle fonti di allora si parla genericamente di sinodo o concilio.
❖ Vescovo che partecipava nel concilio rappresentava a propria chiesa ma le norme stabilite dal
concilio, anche di natura ecumenica, dovevano essere recepite non dal vescovo soltanto ma
anche dal clero e dai laici di quella chiesa! Anche l’affermazione dogmatica che Cristo è vero
Dio e vero uomo era vincolata alla ricezione dei laici, del clero e del vescovo. Giudice era il
popolo di Dio! Radicalità. Non c’era normativa univoca, in ogni concilio c’erano molte
differenze, difficile fare una teoria dei concili dei primi secoli con formule sicure e certe]
❖ Il vescovo rappresenta la Chiesa, non è semplicemente il pastore, è colui che la rappresenta, è
come se nella persona del vescovo ci fosse molto più che la delega da parte della diocesi
particolare, è una rappresentanza anche giuridica (perché decide in nome e per nome della sua
Chiesa) ma è anche una personificazione teologica, spirituale e mistica della sua diocesi, come
Cristo rappresenta la Chiesa universale. Vescovo è personificazione della diocesi.
❖ Varie ipotesi sull’origine dei concili: la tradizionale si rifà al «concilio di Gerusalemme»
dell’anno 50; il modello amministrativo romano (i grandi funzionari romani si riunivano
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periodicamente per affrontare i problemi amministrativi dell’impero); ragioni storiche e
teologiche: la presa di coscienza dell’ordo episcoporum nel contrasto con le nascenti eresie per
affermare l’ortodossia. I vescovi sentono di appartenere tutti insieme ad un ordo, un collegio,
come l’ordo senatorum, così l’ordo episcoporum è il collegio che riunisce i vescovi.
Fattori di Sviluppo
▪ Geografia delle prime chiese e dei primi concili (v. cartina nel manuale):
▪ II sec.: Asia minore e Roma
▪ III sec.: Africa
▪ IV sec. Gallia
▪ Concili particolari anteniceni: libera iniziativa dei vescovi, partecipazione ampia; prassi delle
«lettere sinodali».
▪ Concili ecumenici: dal 325 (Nicea I) al 787 (Nicea II) direttamente convocati dall’imperatore
che interferisce anche sul terreno dogmatico.
▪ Ruolo attivo dell’imperatore come “vescovo esterno” (episkopos ton ektos). È Costantino che
si attribuisce questo titolo. Escovi decidono delle materie di fede ma all’imperatore spetta un
ruolo politica di tutela della Chiesa. In realtà è un modo di interferire e condizionare la Chiesa,
Costantino non era neutrale. Es. a Nicea Costantino convoca il concilio perché pensava che
l’eresia di Ario poteva dividere la Chiesa e quindi anche l’impero, l’unità di una implicava
l’unità dell’altro.
▪ Importanza della prassi della «ricezione» delle deliberazioni conciliari: rapporti tra i vescovi e
le chiese e tra le chiese tra loro. Ogni concilio non ricominciava da capo ma un concilio andava
a vedere cosa era già stato deciso dai concili precedenti su quella materia. Confronto continuo
con quanto deliberato da altri concili per vedere se quelle norme potevano essere prese come
modello o, alla luce dell’esperienza, richiedevano una precisazione o un’aggiunta. Si cercava
di mettere a frutto l’esperienza dei concili precedenti, se le norme andavano bene per la realtà
si recepivano, se c’erano problemi si modificava quanto strettamente necessario.
▪ Le norme erano obbligatorie solo per i fedeli di quella determinata provincia o di una regione
o di una nazione, a meno che il concilio non sia ecumenico. Occorreva comunque l’adesione
della Chiesa particolare alle decisioni del concilio ecumenico perché questo si applicasse in
quel territorio, questo per materie disciplinari e persino per i dogmi! Differenza importante
rispetto a oggi.
▪ Si forma il diritto particolare (concili particolari e plenari) e il diritto universale (concili
ecumenici).
Raccolte di concili
• Nelle fonti canoniche avviene una progressiva sostituzione della «tradizione orale» e delle
«consuetudini» - incorporate come abbiamo visto nelle «raccolte apostoliche» - col diritto
scritto costituito dalle prime «raccolte conciliari». Erano gli archivi composti dalle lettere
sinodali ricevuti dalle altre chiese riunite in concili.
• Ecco le principali sorte nell’ambito e per uso delle chiese locali:
o Collezione di Antiochia metà IV sec.
o Vetus Romana fine IV sec.
• Statuta Ecclesiae antiqua in Gallia
• Capitula Martini VI sec. in Spagna
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4) Assunzione di altri istituti romanistici da parte del DC: il votum, le regole e i tempi della
carriera clericale, le insegne e i riti liturgici (sandali dei senatori e dei vescovi, trono dei
magistrati e dei vescovi, il pallium ossia sciarpa dei funzionari diventa privilegio pontificio).
MONACHESIMO
o Fine III sec. – inizi IV sec.: nasce un movimento di fedeli laici (uomini e donne) che vuole imitare
la vita di Cristo con la separazione dal mondo, il controllo delle passioni, la ricerca della perfezione
spirituale, uno stile di vita il più possibile vicino al suo.
Forme di Monachesimo.
Il monachesimo è anche un fenomeno di reazione al processo di mondanizzazione della Chiesa
dopo il suo inserimento nelle strutture dell’Impero romano.
o Le prime forme monastiche sorgono in Oriente nella forma anacoretica (Egitto) o cenobitica
(Palestina, Siria, Persia).
o Il monachesimo è un fenomeno complesso che presenta una notevole varietà di forme, prima di
tutto irregolari (i reclusi, gli stiliti, i pascolanti, i girovaghi e anche vagabondi) oppure ibride (vita
comune di chierici e vergini o vedove con voto di castità: agapèti) osteggiate dai Padri della Chiesa
e in parte condannate dal concilio di Gangra nel Ponto del 341.
o Progressiva istituzionalizzazione del movimento attraverso «regole» di vita:
o Antonio abate (355 ca) prototipo della vita eremitica in Egitto. Modello eroico di monaco.
L’anacoretismo dal Basso Egitto si diffonde in Palestina e in Siria con forme eccentriche (Simone
lo Stilita).
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o Ascesi moderata (non era l’ascesi radicale degli stiliti. Il monaco deve mangiare e in ceri periodi
deve anche bere il vino, non penitenza per la pura penitenza) – chiusura al “mondo” ma apertura
all’ospitalità
o Aspetto più importante dal punto di vista canonico: con il monachesimo benedettino si crea un
nuovo status di fedele oltre quello di chierici e di laici, una terza categoria.
➢ IV-VI sec.: tendenza al raggruppamento organizzativo delle Chiese in Oriente dovuto a vari
fattori (politici, sinodali, liturgici, giuridici).
➢ La Chiesa assume il modello romano delle circoscrizioni territoriali civili di Diocleziano (+305)
che avevano scopi tributari: prefetture, diocesi, province, parrocchie o distretti.
➢ La struttura imperiale fornisce un modello organizzativo territoriale alla Chiesa. La Chiesa
assume un modello di territorialità, si stabilisce e si struttura sul territorio.
➢ Province ecclesiastiche rette da un vescovo e al di sopra una sede metropolitana retta da un
arcivescovo. Ruolo e poteri del vescovo metropolita nella provincia ecclesiastica
➢ Concilio di Nicea, cann. 4 e 5: raggruppamento delle chiese. Si delinea una scala gerarchica:
diocesi –province o metropoli – sedi supermetropolitane
➢ Idea della federazione di Chiese legata al principio della communnio ecclesiarum. Modello di
tipo federativo: tutte le Chiese sono sorelle tra loro in base al principio della comunione. Non
sono una piramide con a capo il vescovo di Roma, sono legate tra loro da legami spirituali e
teologici e hanno una struttura organizzativa gerarchica che raggiunge il grado massimo nel
patriarcato.
➢ Si sviluppa il modello del patriarcato, che è una circoscrizione ecclesiastica retta da un vescovo
che gode di una potestà episcopale piena che esercita anche sui vescovi presenti nella sua area
territoriale.
Patriarcati
▪ Per diverse ragioni sono elevati al rango di patriarcati le sedi episcopali di Alessandria,
Antiochia, Costantinopoli e Gerusalemme.
▪ Con Giustiniano I nel 546 si introduce il sistema della Pentarchia nella legislazione imperiale.
▪ Relazioni tra i Patriarcati e Roma fondate sul principio della communio: lettera sinodale per
informare il papa delle elezioni episcopali; il nome del patriarca è inserito nel dittico (=elenco
delle persone da ricordare nel canone della Messa).
▪ Relazioni diplomatiche tra Oriente e Occidente: l’apocrisario, funzionario del vescovo di
Roma che risiedeva in permanenza a Costantinopoli e manteneva le comunicazioni tra Roma e
le chiese d’Oriente (primo “rappresentante diplomatico” della Santa Sede, anche se
ufficialmente nascerà solo nel 1500).
▪ Nella concezione delle Chiese d’Oriente al papa spetta un primato di onore e di fede ma non
un primato di governo, di giurisdizione. Ancora oggi lo ritengono infatti gli ortodossi, secondo
cui la Chiesa deve governarsi secondo una struttura di tipo patriarcale, per cui lo considerano il
patriarca di occidente.
▪ Conflitti tra Oriente e Occidente da Calcedonia, nel 451, fino allo scisma delle due Chiese
del 1054.Motivo del grande scontro: can. 28 di Calcedonia: riconosce a Costantinopoli, subito
dopo Roma, la precedenza sulle altri sedi patriarcali di Antiochia e di Alessandria e la
giurisdizione sulle metropoli dell’Asia, del Ponto e della Tracia. Costantinopoli viene chiamata
anche esplicitamente “la nuova Roma”.
▪ Il decreto non è riconosciuto da papa Leone I. Perché Roma, come Alessandria, Antiochia e
Gerusalemme, ha una fondazione apostolica, una legittimazione apostolica, il fondamento
dell’autorità di Roma deriva dal fatto di essere stata fondata da un apostolo ma Costantinopoli
no, era eletta a patriarcato solo pe motivi politici. Ecco il motivo dello scontro.
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Conflitto tra Oriente e Occidente
- Grande equivoco: i padri conciliari volevano sancire canonicamente i diritti consuetudinari che
Costantinopoli aveva da tempo su altre chiese dell’Oriente e non intendeva creare uno scontro tra le
«due Rome».
- Ma Roma, con i legati papali, interpretò il can. 28 come un attentato al principatus petrino perché
vi si formulava una rivendicazione di giurisdizione fondata sull’importanza politica di Costantinopoli
e non sul fondamento del primato delle sedi petrine affermato dal can. 6 di Nicea.
- La storia dei 15 secoli successivi sarà una storia di rivalità religiosa, politica, culturale tra Roma e
Costantinopoli.
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rappresentanza pontificia
▪ IV-V sec.: Sviluppo della rappresentanza pontificia:
✓ legati a latere che hanno una missione temporale straordinaria;
✓ vicari apostolici che fanno le veci della Sede apostolica in modo stabile e permanente
ed esercitano per conto del papa la sollicitudo.
Successore di Pietro
▪ Leone I (440-461) crea la prima dottrina organica del primato papale. Giustificazione del
primato: il papa è il successore di Pietro, vicarius Petri principe degli apostoli, e i vescovi
ricevono da Pietro poteri analoghi. La sedes Petri centro della communio episcoporum.
Significato politico universale di Roma caput mundi. Sede di Roma è la sede di colui che
succede a Pietro nel governo della Chiesa. Cristo ha conferito a Pietro i poteri sull’intero
collegio apostolico, siccome Pietro è stato il primo vescovo di Roma, colui che succede
nell’ufficio di Pietro come Vescovo di Roma diventa Vicario di Pietro, cioè assume gli stessi
poteri e fa le veci di Pietro stesso, quindi la successione del Papa da Pietro non è una successione
di tipo personale ma una successione che riguarda l’ufficio ricoperto da Pietro.
▪ I vescovi sono i successori del collegio degli apostoli, il Vescovo di Roma succede a Pietro,
capo principe degli apostoli, non personalmente ma attraverso l’ufficio. Pietro trasmette
attraverso l’ufficio i poteri che ha ricevuto da Cristo a ogni Vescovo di Roma. Colui che diventa
per elezione vescovo di Roma acquisisce i poteri di Pietro e quindi il titolo di Vicarius Petri,
non della persona ma nell’ufficio che fu ricoperto da Pietro come vescovo di Roma. Quindi il
Papa è Papa perché è Vescovo di Roma, in virtù del fatto che diventa Vescovo di Roma, è la
successione nella sede episcopale che dà questo primato. Tutto dipende dal fatto che ricopre
l’ufficio. Domanda: quando il Papa rinuncia all’ufficio ha titolo per essere ancora Papa? No.
▪ Collegio apostolico → vescovi
▪ Pietro → Vescovo di Roma
▪
L’Appogio Imperiale
Editto dell’imperatore d’Occidente Valentiniano III del 445: legittimazione politica del primato
(i meriti di Pietro, la dignità della città di Roma, il primato della Chiesa di Roma). Imperatore
afferma importanza del Papa anche a fini politici, per affermare il primato della Roma latina
sulla nuova Roma d’Oriente.
Formula Gelasiana
▪ Formula di papa Gelasio I del 494 all’imperatore bizantino Anastasio: “Due sono le autorità…
l’autorità consacrata dei vescovi e la potestà regale”. = principio dualista dell’Occidente, mentre
a Oriente si tende al cesaropapismo.
▪ Diversità del modello politico orientale: la “sinfonia” tra Impero e Sacerdozio di Giustiniano,
il papa e i sacerdoti soggetti all’imperatore sacerdote e re = principio teocratico-imperiale.
LA DIONYSIANA
▪ Parallelo tra crescita del potere papale e unificazione delle norme canoniche. Roma centro
di elaborazione di fonti universali, autentiche e romane.
▪ Problemi: testi conciliari erano scritti in greco, il Papa chiede a Dionigi il piccolo, un grande
letterato che conosceva greco e latino, di fare una traduzione latina di tutti i concili orientali
scritti in greco, in modo che il Papa potesse conoscere e regolarsi su tale disciplina.
▪ La Dionysiana (verso il 500): fa da ponte tra Oriente e Occidente (concili ecumenici) e
raccoglie per primo la legislazione del vescovo di Roma. Tre redazioni l’ultima delle quali
(514 o 530) presenta il testo greco e latino a fronte.
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▪ Dionigi è anche colui che riformula anche il calendario civile, non più a partire dalla
fondazione di Roma ma dalla nascita di Cristo.
▪ Dionysiana chiamata anche Codex Ecclesiae universae, si compone del Codex canonun Vetus
Ecclesiae Romanae e Collectio decretalium.
▪ La Dionysiana è la prima raccolta organica di canoni della Chiesa e il punto di partenza del
“diritto papale”.
▪ Per visualizzare i vari canoni della Dionysiana cliccare:
http://ccl.rch.uky.edu:8088/cclxtf/view?docId=ccl/transcript-node-
3908.xml;chunk.id=Vat5845.7r.4;toc.depth=1;toc.id=Vat5845.7r.4;brand=default
- Dal 500 all’800: fine dell’unità politica e culturale dell’Occidente con le invasioni dei popoli
barbari: perdita della penisola balcanica per la Chiesa bizantina ad opera degli Slavi, barriera naturale
tra Costantinopoli e Roma, frantumazione dell’Europa in regni nazionali (Gallia dei Franchi, Spagna
dei Visigoti, Italia dei Longobardi e bizantini, Inghilterra degli Anglosassoni).
Chiese nazionali
▪ Dominio arabo islamico nel Mediterraneo: Africa Settentrionale, Spagna e verso il resto
d’Europa; avanzata verso la Gallia viene fermata nel 732 nella battaglia di Poitiers da Carlo
Martello.
▪ Due fenomeni:
1. la formazione di chiese nazionali con propri diritti. Se prima la Chiesa era unita, non
aveva divisioni nazionali perché c’era un tessuto comune in tutto l’occidente, ora le
chiese sono condizionate dalla presenza dei regni nazionali e in qualche modo le chiese
vengono incorporate, sempre più collegate e influenzate dai regni nazionali. Chiese
nazionali nel senso che sono legate al potere politico della nazione in cui vivono, non
che sono separate da Roma.
2. l’inculturazione del DC nelle regioni dominate dai barbari mediante
l’evangelizzazione nell’area mediterranea e atlantica. Ora il DC deve misurarsi con le
culture dei vari popoli barbari che sono profondamente diverse dal punto di vista
giuridico e anche antropologico rispetto alla concezione cristiana.
▪ Ordinamento delle Chiese nazionali: ordinamenti barbarici sono di tipo personale e non
territoriale (come invece era proprio del diritto romano, essendo uniforme su tutto il territorio
dell’impero), base etnica e politica dei popoli, forte legame tra gerarchia ecclesiastica
episcopale e re nazionali.
▪ Diritto Canonico: su un territorio devo rispettare diritto universale e particolare di quel
territorio, dunque è la presenza su un determinato territorio a essere determinante.
▪ Invece il diritto barbarico era legato al concetto di clan a cui uno appartiene,
indipendentemente dal territorio in cui si trova. Ordinamento a carattere personale,
appartenenza etnica e politica. La Chiesa si lega inevitabilmente a questo modello.
▪ Mutamento del modello di organizzazione della Chiesa: da quello diocesi-province-sedi
metropolitane dell’Impero a quello dei regni nazionali che strutturano il territorio per criteri
politici.
▪ Muta l’asse episcopale e la forma della sinodalità-collegialità.
▪ Gallia: I concili sono celebrati secondo i singoli regni. In Spagna: prevalenza dei concili
plenari.
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▪ Cambia così il modo di celebrare i concili. Non più in forma ecumenica ma con struttura
nazionale. Così ci sono concili della Gallia, concili della Spagna, sinodi importanti in
Inghilterra. Concili nazionali.
▪ Poteri dei sovrani: i re nazionali sostituiscono gli imperatori nei concili. Beneplacito dei re
merovingi per la loro celebrazione in Gallia; maggiore ingerenza dei re visigoti in Spagna.
▪ I concili trattano materie miste per l’alleanza politica tra re e episcopati. Intreccio tra i due
poteri molto forte in Spagna. Questioni religiose ma anche di carattere civile; materie religiose
sono collegate a decisioni che riguardano anche la vita politica della Chiesa nazionale.
▪ Poteri dei vescovi: crescita del potere politico dei vescovi nell’Occidente (funzione
amministrativa, diplomatica e militare) e del loro potere economico (donazioni private e
immunità politiche).
▪ La fine dell’impero romano, che aveva un’organizzazione amministrativa mirabile, implica la
fine di questa organizzazione e il vescovo diventa l’autorità cittadina per eccellenza dal V sec.
in poi, sostituisce nelle città la funzione del prefetto, molto più che un attuale sindaco. In
questi secoli i vescovi diventeranno persino guerrieri che dovranno difendere le loro città dagli
assalti di alte popolazioni.
▪ L’intreccio tra interessi spirituali e temporali influisce sugli uffici ecclesiastici. Nel VI sec.
dall’elezione dei vescovi da parte del popolo si passa all’elezione del clero e del popolo con
la volontà del re, poi il re si riserva il diritto di giudicare gli idonei. Controllo, supervisione,
influenza e condizionamento politico dei singoli re, i quali alla fine decidono chi debba essere
il vescovo.
▪ Condizionamento così forte che persino il papa sarà scelto per volontà dell’imperatore.
▪ Riflessi sulla formazione delle raccolte canoniche: particolarismo legislativo, prevalenza dei
concili particolari, materie miste.
▪ La collezione Dionysiana voleva comprendere tutto, ora invece ogni chiesa nazionale fa le
proprie collezioni nazionali, così per esempio accadrà anche dal punto di vista liturgico, tutto
diventa “nazionalizzato”.
▪ Gallia: Vetus Gallica (600-721): concili africani, decretali papali, regole monastiche e libri
penitenziali.
▪ Spagna: Hispana (633-702): 67 concili orientali e occidentali + 105 decretali papali
▪ Tutte le collezioni hanno una prima redazione, poi col passare del tempo le si aggiorna,
aggiungendo le norme più recenti al corpus precedente. Si parla in particolare di diverse
redazioni.
▪ Ogni chiesa tiene conto del patrimonio disciplinare delle altre chiese
Il monachesimo irlandese
▪ V-VII sec. Cristianizzazione dell’Irlanda (celti) e della Britannia (anglossassoni) – Assenza
dell’organizzazione romana. Incontro tra la cultura celtica locale e la cultura cristiana.
▪ Irlanda: San Patrizio (+461 ca.) e San Colombano (+615 ca.) creano un’organizzazione
monastica nuova fondata sul pellegrinaggio per Cristo e sull’attività missionaria.
▪ Dal VII sec. avviene un trasferimento dei monasteri dal centri urbani alle pianure, foreste e
paludi. Il monachesimo benedettino in occidente era legato alla città, hanno monasteri dentro
le città e vicini ai vescovi, qui invece i monasteri sorgono lontano dalla città. Monasteri
diventano centri di evangelizzazione su tutto il territorio, monasteri vanno a sostituire le
diocesi, i monaci di san Colombano finiscono per essere i vescovi irlandesi. Il monachesimo
irlandese arriva fino all’Europa nordica e addirittura in Italia (monastero irlandese di Bobbio),
fondamentale per l’evangelizzazione di tutta Europa.
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vicario del vero Dio) e detiene la plenitudo potestatis (iudex ordinarius singulorum).
Giurisdizione diretta della Chiesa nelle materie di fede e di morale e indiretta nella
politica e nella società ratione peccati (dove c’è peccato, il papa deve poter
intervenire direttamente nella società).
o Con Leone Magno il papa era vicarius Petri, ora con Innocenzo III diventa vicarius
Christi. Autorità più importante al mondo che detiene la plenitudo potestatis. Papa
diventa anche il giudice ordinario di ciascun battezzato.
➢ Emanazione di collezioni ufficiale di decretali papali: per primo Innocenzo III dopo
che privati avevano cominciato a raccogliere decretali.
Inghilterra
▪ VII sec. Cristianizzazione dell’Inghilterra prima da parte di Agostino di Canterbury poi dei
monaci celti. Conflitto e reazione del sinodo di Whitby (664) che sceglie la tradizione
romana e favorisce la formazione di una gerarchia ecclesiastica secolare.
▪ 668 viene stabilito in Britannia il sistema canonico occidentale: diocesi territoriali,
giurisdizione di vescovi e sinodi diocesani.
▪ Formazione dell’identità nazionale inglese: integrazione della cultura celtica con quella
classica. Importanza dei monaci Beda il Venerabile (+735) di Willibrord e del suo allievo
Winfrido (poi Bonifacio).
▪ I monaci inglesi evangelizzano nel sec. XI i paesi nordici
Organizzazione irlandese
▪ Le novità dei monaci irlandesi:
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1. una diversa forma organizzativa della cura delle anime. L’assenza di vita urbana sposta la
centralità sociale nei monasteri di campagna. Qui i clan familiari sono raccolti sotto un
sacerdote-monaco non necessariamente vescovo.
2. un nuovo metodo della penitenza che modificava quella vigente nella chiesa primitiva.
Libri penitenziali
▪ VI-VII secolo: Poenitentiale Vinniani (Finniano), P. Cummeani (divisi per generi di peccati), De
Poenitentia di San Colombano (diviso per classi di persone).
▪ VIII sec. Invasione dei libri penitenziali in Europa e diminuzione del loro rigore con la
commutazione del digiuno con opere pie, donazioni di beni, celebrazioni di messe e perfino
sostituti.
▪ Controllo della Chiesa sui Penitenziali dall’VIII sec. in poi: revisione e aggiornamento,
recupero della distinzione antica tra peccato pubblico e privato con la relativa forma.
▪ Significato storico dei libri penitenziali:
1. invenzione di un genere letterario poi proseguito (summae e casus conscientiae) rilevante per
il rapporto norma/persona;
2. sviluppo della autonomia del fòro interno;
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3. contributo alla fondazione del diritto penale non solo canonico ma civile (peccato come delitto
e penitenza come pena);
4. introduzione del principio di proporzionalità tra peccato/penitenza e reato/pena.
ETÀ CAROLINGIA
▪ VIII sec. Grandi trasformazioni nella strategia politica della Chiesa. Espansione musulmana
in Africa e Spagna, perdita dei collegamenti con la Chiesa d’Oriente, divisione interna nel
centro Europa con la Chiesa franca soggetta alla dinastia merovingia.
▪ Trasformazioni del patrimonio ecclesiastico: incremento dei beni della Chiesa che però
vengono da Carlo Martello non confiscati ma concessi in feudo ai militari e da questi passati
a sacerdoti e a laici come benefici. Prima secolarizzazione dei beni della Chiesa. Anche i
beni rimasti nelle mani dei vescovi con Pipino il Breve vengono tolti ai vescovi e dati in feudo
ai militari, i quali avevano interessi sulle rendite ma non ad assolvere ai doveri connessi al
beneficio.
▪ Conseguenze: crollo finanziario delle strutture della Chiesa, occupazione degli uffici anche
vescovili da parte di laici, assenza di concili e sinodi, aumento delle chiese private ma
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soprattutto divisione del patrimonio della Chiesa particolare un tempo diviso in 4 parti. Inizio
di un processo di secolarizzazione che si ripeterà nei secoli (Es. Riforma protestante)
▪ L’unità patrimoniale dei vescovi cede il posto al frazionamento in tante porzioni di beni tra
vescovo, clero della cattedrale e singoli parroci: mensa episcopalis, mensa capituli,
praebenda.
Constitutum Constantinii
▪ Forse è di questo periodo il famoso documento falso del C.C. datato 315 che ci è giunto con
le False Decretali. Donazione fatta dai franchi al Papato di Ravenna, Spoleto, Benevento e
altri territori. È redatto un documento falso che si chiama Donazione di Costantino.
▪ In esso si dice che l’imperatore Costantino aveva concesso a papa Silvestro I una serie di onori
e territori:
a) il principatum o primato del papa sulle chiese patriarcali dell’Oriente
b) il palazzo del Laterano, Roma, tutta l’Italia – comprese le isole - e le province occidentali
dell’Impero
c) le insegne imperiali. Per cui il Papa diventava veramente l’erede dell’imperatore, ne
poteva portare i simboli.
▪ Scopo del documento: fondare il principio dell’uguaglianza del papa con l’imperatore
(imitatio imperii, ne era il successore) e legittimare il primato spirituale e gerarchico della
Chiesa di Roma
▪ Questo documento sarà inserito nelle False Decretali e sulla base di questo documento tutti i
Papi del Medioevo fonderanno le loro rivendicazioni e i loro diritti sul mondo intero. Su
questo documento si fonderà la teocrazia medievale.
▪ Anche se già nel Medioevo si inizia a dubitare della veridicità del documento (era frequente
la produzione di documenti falsi). Con l’umanesimo e la filologia classica Lorenzo Valla ne
dimostra la falsità.
▪ http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=3&cad=rja&ve
d=0CDsQFjAC&url=http%3A%2F%2Fwww.rmojs.unina.it%2Findex.php%2Frm%2Farticl
e%2Fdownload%2F67%2F289&ei=2baNUqevPISs7QbZ8YGADw&usg=AFQjCNHMGW
cR-srkKbB3VfqpF_f5rwBQyQ.
Sacro Romano Impero: notte di Natale dell’800 Papa consacra Carlo Magno imperatore.
Nasce la continuazione dell’impero romano sotto la benedizione del papa.
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• dalla visione della comunione tra le Chiese con il privilegio primaziale del papa all’interno
del collegio dei vescovi e una struttura territoriale per diversi gradi gerarchici si passa ad
una visione piramidale della Chiesa centrata sull’autorità del papa (si afferma l’idea
teologi.
• prepara la struttura fortemente gerarchica della Chiesa di Gregorio VII e pone le basi della
dottrina circa la derivazione papale della potestà di giurisdizione dei vescovi (concilio
Vaticano I).
• si afferma l’idea teologica che il potere dei Vescovi derivano dal Papa (la teologia più
antica riteneva che i Vescovi ricevessero il potere direttamente da Dio sulla Chiesa
particolare. Vaticano II infatti chiama i Vescovi vicari di Cristo, ricevono i loro poteri
direttamente da Cristo; anche se il conferimento di una Chiesa ad un vescovo, dopo che è
consacrato, che avviene mediante missio o mandato ad opera del Papa, che ha cura di tutte
le Chiese).
Le false decretali
▪ I falsi nel medioevo: distinzione tra falsificazione storica (testo e contenuti falsi) e
falsificazione documentaria (testo falso, contenuto vero). Es. monastero aveva ricevuto dei
beni pro remedio animae da un privato, fatto l’atto notarile scritto su pergamena in cui diceva
che un erto Carolus aveva lasciato beni e terre al monastero. Dopo 40 anni sorgeva una
controversia giudiziaria tra il monastero e un altro privato che rivendicava quei beni che
Carolus aveva lasciato al monastero. La pergamena non si trovava più e allora si fabbricava
un documento falso della donazione di Carolus a quel monastero. Documento falso ma
contenuto vero.
▪ Il fenomeno dei falsi documentari è ampio nel medioevo e non esclusivo della Chiesa (es.
falsi capitolari di Carlo Magno).
▪ Le False Decretali rispondono a un bisogno forte di legittimazione della organizzazione della
Chiesa: vuoto di normativa che rendesse valida una situazione di fatto (per giustificare i poteri
che l’Arcivescovo deteneva, quindi si modificano o aggiungono parole delle antiche decretali
di Papa Damaso o altri del IV o V secolo per affermare i poteri degli Arcivescovi, eliminando
i poteri delle strutture intermedie. Sia a livello centrale della Chiesa che a livello diocesano).
▪ La strategia del “falso”: attribuzione di fonte legale a testi che ne erano privi; interpolazione di
parole nelle decretali esistenti; creazione di testi integralmente falsi.
▪ Date e Luoghi di produzione probabile: IX secolo – Le Mans o Reims
▪ Le collezioni di False Decretali:
1. Collectio Hispana-Augustodunensis redatta a Autun (Francia)
2 .Capitularia Algiramni
3. Benedicti Levitae
4. la più importante sono però le Decretales dello Pseudo-Isidoro, che influenzerà il diritto
canonico successivo. Isidoro di Siviglia è l’ultimo Padre della Chiesa d’occidente ma questo
è un falso: Pseudo-Isidoro.
▪ Discussione sugli effetti delle False collezioni nella storia del papato: tesi umanistiche,
gianseniste, protestanti. I protestanti dicevano che il primato del Papa è nato grazie alle false
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decretali. Studi di Fuhrmann: no, il primato del papa si era già consolidato, le decretali
contribuiscono a rafforzare l’autorità del papa e di Roma sulle chiese, si compirà con la riforma
gregoriana.
o La regolamentazione della vita monastica da parte del Sacro Romano Impero si realizza in modo
organico nel SINODO DI AQUISGRANA dell’816: Institutio canonicorum et sanctimonialium
Aquisgranensis. Si compone di una I parte di carattere teologico e spirituale e di una II parte
pratica sulla vita comune dei chierici, canonici e canonichesse. Sinodo introduce elementi
fondamentali:
o La nascita della vita canonicale. Distinzione tra monaci e canonici in base all’abito, mensa,
proprietà. Canonici sono sacerdoti secolari che vivono in una diocesi e che si aggregano e vivono
assieme per formare una comunità, un collegio di canonici, che vivono a fianco a una cattedrale
o a un santuario o a una chiesa importante formando una canonica (e non un’abazia), vivendo in
celle simili a quelle dei monaci, solo che i canonici si dedicano all’officiatura della Chiesa e al
servizio pastorale in quella chiesa. Fanno vita comune come i monaci ma hanno scopi diversi, il
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servizio pastorale. La grande novità dei canonici è che vivono secondo una regola, fanno cioè
vita comune. Si chiamano canonici regolari perché seguono una regola.
o Norme sulla vita comune dei canonici (= chierici facenti parte di un collegio che presta servizio
presso una chiesa e che seguono una regola comune di vita) e canonichesse (le prime in
Inghilterra nell’VIII secolo).
o Istituzioni della vita canonicale:
1) ufficiatura corale o coro;
2) capitoli o riunioni dei membri con facoltà deliberative;
3) dormitorio e refettorio comuni ma con la possibilità di vivere anche in abitazione privata
dentro il chiostro della Chiesa;
4) beni propri;
5) vitto diverso da quello monastico.
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▪ Fase di transizione: potenziamento del ruolo politico del vescovo che diventa funzionario
pubblico del re e da lui viene investito (specie in Germania). Vescovo come defensor civitatis,
vescovo guerriero. In situazione di guerra o emergenza il vescovo ha la cura di tutti coloro
che risiedono nella città.
▪ In Germania si celebrano importanti sinodi, visite pastorali e si predispongono raccolte
normative.
▪ Due collezioni (fine IX sec.):
a. Anselmo dedicata (dedicata a Anselmo II vescovo di Milano) e
b. Libri duo de synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis dell’abate Reginone di Prum
(+915).
▪ Reginone di Prum raccoglie una sorta di manuale per la visita pastorale del vescovo e riporta
gli istituti caratteristici della diocesi di Trèviri fra cui le ordalie o giudizi di Dio. Visita
pastorale è strumento di controllo morale, amministrativo e giudiziario di laici, chierici, che
il beneficio della parrocchia sia ben tenuto e non trascurato, il parroco in quanto rettore del
beneficio deve curare che i campi producano bene il loro raccolto. Nascono piccoli trattati di
diritto canonico sul governo da parte dei vescovi delle diocesi. Governo delle diocesi in questo
periodo si attua mediante celebrazioni di sinodi diocesani, in cui il vescovo chiama a raccolta
i parroci per stabilire norme di diritto particolare della diocesi (amministrazione dei
sacramenti, disciplina del clero, ecc.).
▪ Fase di decadenza nel sec. X: predominio della legislazione locale che si affida a testi
incompleti o falsificati mentre il papato versa in grave crisi istituzionale.
▪ Fase di ripresa (inizi dell’XI sec.) dovuta al movimento cluniacense e alla riforma imperiale
della Chiesa sotto gli Ottoni.
▪ Due collezioni:
a. Collectio V librorum in Germania e
b. Decretum di Burcardo di Magonza poi vescovo di Worms.
▪ Il Decretum di Burcardo (ca. 1000) primo manuale completo di Diritto Canonico (anticipa il
fondamentale Decretum di Graziano): 1785 capitoli divisi in 20 libri relativi a papa, vescovi,
vari gradi dell’ordine, sacramenti e sacramentali, culto, delitti e pene. Raccolta di tutte le
norme che vigevano in quel periodo utili al vescovo, all’arcivescovo e al papa.
▪ L’ispirazione è riformatrice: norme raccolte da Burcardo tendevano a correggere gli abusi
della Chiesa feudale, cioè lotta alla simonia (vendita di uffici sacri per scopi economici e di
potere), al concubinato del clero (non osservazione del celibato ecclesiastico), alle chiese
private (rivendicazione dei diritti dei laici contro i diritti dei vescovi), ecc.
LA “RIVOLUZIONE GREGORIANA”
Problemi della Chiesa occidentale tra il IX e l’XI secolo erano costituiti da due aspetti principali:
A. PRIMO PROBLEMA: perdita della Libertas Ecclesiae.
✓ Perdita di autonomia del papato e quindi la perdita della libertà istituzionale, giuridica,
amministrativa della Chiesa rispetto al potere politico del Sacro Romano Impero (si era
insediata la dinastia degli Ottoni: soprattutto Ottone III aveva condizionato nel bene e nel
male la vita della Chiesa)
✓ Stato di crisi e corruzione (anche morale), al punto che era l’imperatore che cercava di
riformare la Chiesa. Riforma ottoniana della Chiesa corrotta, il problema era che l’imperatore
andava a sostituirsi all’autorità ecclesiastica, innanzitutto attraverso il condizionamento
dell’elezione del papa (il papa all’epoca veniva eletto e poi confermato dalle famiglie e dai
vescovi vicini.
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Grande problema: servitù del papato alle famiglie romane e poi all’imperatore per
debolezza e per i meccanismi elettorali.
✓ Dunque il Papato se lo spartivano le famiglie più nobili di Roma, affare di famiglia delle
aristocrazie romane. In questo sistema si inserisce anche l’intromissione dei re italici e poi
dell’imperatore.
✓ La riforma di Ottone III prevede che spetti all’imperatore la conferma dell’elezione e si
pretendeva che il papa eletto giurasse fedeltà all’imperatore, dunque una condizione di servitù
e dipendenza. Papato decade e impero diventa sempre più importante e autorevole, imperatore
si percepiva investito da Dio e persona sacra.
✓ Così anche i vescovi-conti nominati dall’imperatore nei territori dell’impero.
✓ Scopo più generale era costituita una “Chiesa imperiale” tedesca di cui l’imperatore era il
capo.
✓ Papa Leone IX, eletto con questo sistema, avvia una riforma della Chiesa. Uno dei suoi primi
atti è quello di prendere come suo consigliere il monaco Ildebrando di Sovanache poi
diventerà papa Gregorio VII, il papa della grande riforma.
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diventa una fortezza autosufficiente e inespugnabile da parte del potere feudale, inaccessibile
alla simonia e alla corruzione.
• La riforma della Chiesa ideata da Gregorio VII prende a modello la congregazione di Cluny.
Chiesa concepita come avente un centro (Chiesa di Roma) e tutte le altre chiese o diocesi farle
dipendere dal controllo del centro che era Roma.
• Ildebrando di Sovana nel 1073 viene eletto papa: Gregorio VII. Nel 1059 aveva influenzato il
sinodo romano del Laterano, facendo emanare da Leone IX un decreto contro il clero
simoniaco e nicolaitico (leggenda: prete Nicolò nei primi secoli del cristianesimo viveva in
uno stato concubinario. Preti concubinari erano chiamati così) e contro la pratica delle
investitura delle chiese da parte dei laici (laici bramosi di occupare questi posti non per
funzione spirituale ma per le rendite materiali che questi uffici comportavano).
• Monaci e laici iniziarono a rivolgersi a lui contro il clero decadente, si svolgeva il processo e,
se colpevole, si applicava la sanzione della degradazione.
o Effetti: sostituzione dei metropoliti e dei patriarchi con il collegio cardinalizio; sostituzione del
sinodo romano col concistoro.
o Da SISTEMA COLLEGIALE (di derivazione tipicamente orientale), fondato sulla comunione
tra i patriarchi, a SISTEMA VERTICALE della Chiesa. Chiese del I millennio vivevano quasi
in un modello federativo, tutte in comunione ma con propria autonomia, si ricorre al centro solo
per problemi gravi. Ora invece la struttura è centralistica, accentrata, verticale, per cui tutte le
chiese dipendono da Roma
Dictus Papae
Primato del Papa, nel Dictatus Papae (1075), documento scritto di suo pugno da Gregorio VII nel
suo registro papale.
I – La Chiesa romana è stata fondata solamente da Dio. Afferma il primato della Chiesa di
Roma su tutte le altre, posizione che sarebbe stata considerata eretica dalle chiese di oriente,
perché per loro tutte le chiese sono fondate da Dio. Gregorio VII vuole affermare l’unicità della
Chiesa di Roma, Gregorio VII intende il papa, il collegio dei cardinali e la curia, cioè tutta la
struttura.
II – Solo il romano Pontefice per diritto può essere detto universale, cioè vescovo di tutti. Prima
ogni vescovo era un vescovo, anche se si riconoscevano certe prerogative al vescovo di Roma
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in materia dottrinale e giudiziale, ora il vescovo di Roma diventa il vescovo universale di tutta
la Chiesa.
III – Principio precedente è applicato concretamente: solo al vescovo di Roma è permesso
deporre o far rientrare nella comunione ecclesiale gli altri vescovi.
IV – Legato che manda il papa in un concilio rappresenta non solo il papa ma deve addirittura
presiedere il concilio a nome del papa.
VII – Spetta solo al papa, secondo le necessità del tempo, fare nuove leggi. Fondamentale per
il diritto canonico successivo, da questo momento le leggi universali della Chiesa dovranno
essere fatte solo dal Papa o da un concilio ecumenico comunque presieduto da lui!
VIII – Solo il papa può usare le insegne imperiali. Il suo nome è unico nel mondo e il suo potere
si esercita anche sul potere politico perché se l’imperatore è un battezzato può essere deposto
dal papa.
XVI – Quando si celebrano sinodi (o concili) particolari potranno essere riconosciuti come
validi solo dal papa. Le norme saranno di diritto particolare ma se vogliono che siano anche
norme generali deve essere il papa a riconoscerle.
XVIII – Il papa non può essere giudicato da nessuno. Non c’è autorità superiore sulla terra.
XXII – la Chiesa romana non ha mai sbagliata né sulla base della Scrittura sbaglierà in futuro
e in perpetuo. Anticipo in qualche modo dell’infallibilità papale.
XXVII – Il papa ha il potere di assolvere dal giuramento di fedeltà i sudditi di un re iniquo. Se
va contro il bene della Chiesa può essere condannato dal papa come eretico o scomunicato e il
papa può sottrarre i sudditi di quel re o imperatore dall’obbligo di prestare giuramento di fedeltà.
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RESPUBLICA CHRISTIANA
▪ Principio ierocratico (potere sacro, ogni potere viene da Dio e Gregorio VII organizza
tutta la società cristiana sulla base di questo principio): a) il mondo deve ricevere un
ordinamento fondato su criteri o valori spirituali; b) la Chiesa romana rappresenta il
vertice del potere spirituale finalizzato alla salvezza.
▪ Respublica gentium cristianorum: papa è capo non solo della Chiesa me dell’intera
società medievale, dei popoli cristiani. Tutti i poteri derivano dal papa e quindi tutti
coloro che rivestono un potere sono subordinati al papa, sia dentro che fuori la Chiesa.
Tutti i battezzati rientrano sotto la giurisdizione spirituale della chiesa. - Chiesa romana
diventa il vertice e il centro della Chiesa universale
▪ Chiesa universale = Chiesa romana
=Papa Societas christiana = papa -
Conseguenze:
1. desacralizzazione del potere politico. Imperatore e re diventano sudditi spirituali
del papa. Il papa può giudicare il potere politico se è al servizio del bene dei
battezzati.
2. dialettica tra potere spirituale e potere politico. Entrambi sono legittimi ma
quest’ultimo è subordinato ai fini del primo.
▪ N.B. Non è una teocrazia papale sull’idea orientale. È vero che il papa ha un potere
superiore agli altri poteri ma la teocrazia medievale non significa che il papa non
considera più necessario l’imperatore, il re e il potere temporale. Restano figure
essenziali per la società umana. I due poteri devono sempre esserci, quello che si
afferma da Gregorio VII in poi è che il papa è giudice superiore delle azioni dei re e
degli imperatori, ma il loro potere è legittimo e doveroso.
▪ Distribuzione dei poteri e delle funzioni all’interno della Chiesa e della società:
1) organizzazione gerarchia per uffici, funzioni e competenze: papa, vescovi, con
giuramento d’ufficio
2) recupero del principio di territorialità e di pubblicità sul principio di personalità del
diritto
3) Ordinamento canonico. La Chiesa da ora in poi, autonoma dal potere politica, si
darà un proprio sistema giuridico, un proprio ordinamento, e il potere politico avrà un
suo legittimo ordinamento. Ci saranno le leggi generali fatte dal papa che valgono per
tutti i battezzati; le leggi generali fatte dall’imperatore sulle materie politiche che
valgono per tutti i sudditi; le leggi nazioni; le leggi feudali. Si formano due sistemi
giuridici organizzativi con rispettivi uffici diversi per la Chiesa e il potere politico.
4) ristrutturazione delle circoscrizioni in base agli uffici: arcidiocesi, diocesi,
parrocchie, arcidiaconati, decanati.
▪ L’ordinamento o sistema giuridico della Chiesa si separa dal sistema giuridico
secolare avendo competenze e funzioni proprie.
▪ nuova gerarchia delle fonti: le leggi del papa che sostituiscono il sistema antico delle
fonti (S. Scrittura, concili, decretali, consuetudini, ecc.). Leggi del papa divengono più
importanti delle norme emanate dai concili, per effetto della riforma gregoriana.
Lettere decretali del papa diventano la norma giuridica più importante del diritto
canonico, ancora più delle norme dei concili ecumenici.
▪ Controllo e conferma del papa sulla produzione delle fonti canoniche inferiori (concili,
sinodi, consuetudini, ecc.). Le norme canoniche inferiori (concili territoriali, sinodi
diocesani, ecc.) devono trovare conferma da parte del papa, non hanno validità a meno
che il papa non gliela attribuisca.
▪ DUE TIPI DI COLLEZIONI CANONICHE: tradizionali o gregoriane (Collectio
canonum di Anselmo da Lucca (1083) e del cardinale Deusdedit (coeva). Scopi:
mostrare la superiorità del diritto papale, limitare il diritto particolare, sostenere la
riforma morale della Chiesa. Condanna della simonia e del nicolaismo, le grandi
piaghe in quel momento.
Graziano e il “Decretum”
▪ Il personaggio Graziano (fine XI sec., - 1159 ca.): dati storici e dati della tradizione.
▪ L’ambiente: Bologna – prima Università fondata nel 1088, collegamenti tra la prima
teologia scolastica e la riscoperta del Digestum, l’opera maggiore della giurisprudenza
romana ricostruita da Irnerio e dai glossatori in 50 libri.
▪ L’opera: Concordia discordantium canonum, poi definita Decretum Gratiani. Scopo:
raccogliere e armonizzare il patrimonio normativo della Chiesa del I millennio.
Armonia tra norme canoniche in dissonanza. Sinfonia canonica, mettendo insieme le
norme canoniche tra loro contraddittorie e cercare di capire come si potesse arrivare a
una loro concordia armonica.
▪ Le norme raccolte da Graziano sono le fonti o auctoritates : 3900 testi circa: dai canoni
apostolici al concilio Lateranense II del 1139 passando per i concili e le decretali, i
Padri della Chiesa e i penitenziali. Fonti autorevoli. Decretali dei papi, opere dei padri
della Chiesa in cui venivano fissate norme canoniche, libri penitenziali. Tutto viene
raccolto da Graziano in opera unica, il Decretum.
▪ Non è un semplice raccoglitore, applica un suo proprio metodo. Scopo: superare le
contraddizione tra le 3900 norme. Il metodo: non può impiegare i criteri ermeneutici
del diritto romano; usa quelli di Ivo di Chartres e di Abelardo, cioè criteri che vengono
dalla teologia. La loro applicazione alle auctoritates genera i dicta ossia le soluzioni
del problema trovate mediante l’uso delle distinctiones.
▪ Le distinctiones sono lo strumento logico con cui una materia o un concetto viene
suddiviso e articolato per identificare il suo oggetto specifico. Es. se un religioso
▪ è parroco è soggetto al proprio vescovo per quanto riguarda l’attività pastorale in quella
parrocchia ma se quel religioso non esercita un’attività pastorale non è più soggetto al
controllo dell’ordinario del luogo, sarà aoggetto alle norme del proprio superiore
religioso.
▪ Individuato l’oggetto specifico Graziano può applicare uno dei criteri ermeneutici:
“capitula ex causa, et loco et tempore consideranda sunt”. Frase che sintetizza il
suo metodo. “Le norme devono essere comprese e interpretate in base alla causa (cause
diverse producono norme diverse), al luogo (quella norma vale per una diocesi ma non
per altre, non essendo norme di diritto universale) e al tempo (norma posteriore deroga
quella anteriore). Così vengono superate le apparenti contraddizioni tra una norma e
un’altra.
▪ La composizione:
▪ 1) il luogo vitale del Decretum è l’Università di Bologna, dove Graziano insegna.
L’opera riflette il metodo della scuola di Bologna: interazione tra magister e alunni.
Esempio tipico le glossae. Edizione del Decretum con le glosse
in http://digital.library.ucla.edu/canonlaw/toc.html
▪ 2) anche la redazione esprime che il Decretum è un work in progress. Non è un testo
chiuso completamente a Graziano, ci sono diverse redazioni successive. Studi recenti:
v. manoscritto di San Gallo in http://www.ecodices.unifr.ch/en/csg/0673/3
▪ Fasi successive dell’opera (“redazioni”) comprese tra il 1130 e il 1158 (durante la vita
di Graziano) e post-mortem fino a circa il 1180 (?) con interventi redazionali (divisioni
in capitoli, numerazioni varie, ecc.). L’edizione critica oggi disponibile è quella di
Emil Friedberg (in http://geschichte.digitale-sammlungen.de/decretum-
gratiani/online/angebot).
▪ L’ordine sostanziale del Decretum: è ancora non ben definito ma potrebbe essere
indicato con ministri (dal papa ai diaconi), negotia (affari, beni della Chiesa,
amministrazione), sacramenta (sacramenti), come dice Rufino, tra i suoi allievi più
importante, probabilmente vescovo di Assisi.
▪ L’ordine o struttura formale è invece:
✓ 101 Distinctiones (con l’aggiunta delle palae di Paucapàlea suo primo allievo,
glosse) contenenti princìpi o disposizioni di diritto canonico;
✓ 36 Causae o controversie fittizie divise in quaestiones. Nelle università non
c’erano solo lezioni ma anche esercitazioni pratiche
✓ De consecratione contiene la materia dei sacramenti e dei sacramentali
(benedizioni e consacrazioni). Es. battesimo si può reiterare o no? Se è valido,
no. Nel dubbio, sotto condizione.
▪ Nelle quaestiones Graziano segue il metodo scolastico della controversia: propositio
(tesi) – oppositio (antitesi) – conclusio (sintesi).
Il diritto in Graziano
❖ Cosa è il diritto. I principi del diritto in Graziano nelle prime distinctiones:
riprendendo Isidoro di Siviglia dice che il genere umano è retto:
IUS NATURAE: equivalenza tra diritto divino rivelato e diritto naturale
impresso da Dio nella natura, da quella inanimata alla ragione. La distinzione
tra i due è moderna, non c’è per Graziano. Ius naturae = diritto divino, che può
essere naturale e positivo.
Individua poi una diversità dei precetti mosaici: moralia o morali immutabili
– mystica o liturgici modificabili.
CONSUETUDO: è il mos o costume che se ripetuto e osservato nel tempo
genera la consuetudine. Essa è una legge non scritta che riflette le tendenze
naturali individuali e sociali. Possono essere buone o cattive, e quindi da
rifiutare (ricezione critica delle consuetudini).
❖ Alcuni studiosi rilevano una differenza tra la visione volontaristica di Graziano e
la teologia scolastica francese che punta sulla ragione ordinatrice alla base del
cosmo. Volontarismo: è la volontà divina che crea il diritto. Teologia scolastica:
diritto deve essere prima di tutto ragionevole, razionale, prodotto della ragione e
non della volontà.
❖ I glossatori bolognesi, assieme a Graziano, collegano i princìpi della filosofia
scolastica col diritto canonico e formulano il concetto di AEQUITAS dalla
riflessione sul mistero trinitario. L’aequalitas tra le persone trinitarie è quella che
dà vita alla giusta proporzione nelle cose. Tre persona diverse ma nessuna è più
importante delle altre, uguaglianza tra le persone divine è il simbolo della giusta
proporzione che deve esistere nelle cose, soprattutto nella amministrazione della
giustizia.
I DECRETISTI
▪ Il Decretum di Graziano diventa subito il libro di testo per l’insegnamento del diritto
canonico nelle nascenti università medievali in Italia (Bologna) e in Europa (Parigi e
Oxford).
▪ Sul testo di Graziano si esercitano allievi, studenti e futuri docenti denominati
“decretisti”, a somiglianza di quanto fanno i “glossatori” sul Digesto. Studiavano e
spiegavano il decreto di Graziano, figure parallele dei glossatori (civilisti che
studiavano il diritto romano a Bologna che aggiungevano glosse al testo del Digestum
per spiegare meglio e interpretare i brani)
▪ Il contesto vitale delle università, con i legami tra studenti e docenti, favorisce
l’acquisizione e l’accumulo delle conoscenze e delle tecniche, prima in forma
disordinata e poi in modo rigoroso.
▪ Lezioni: si leggeva il testo e gli allievi cercavano di spiegare il testo che era stato letto.
▪ Decretisti mettono per iscritto tutte le parole importanti dette dal magister: glosse.
▪ Dentro le università, in relazione alle diverse modalità dell’insegnamento, nascono
specifici generi letterari (le glosse) che, a loro volta, producono generi letterari più
complessi (gli apparati e le summe).
▪ Le glosse sono le trascrizioni, nelle interlinee o a margine della pagina manoscritta,
delle spiegazioni date dal docente (magister) durante la lezione. Per arricchire di
spiegazioni importanti il testo.
▪ I notabilia o brocarda sono brevi regole o princìpi di diritto utilizzati nel corso della
lezione per risolvere casi giuridici. Es. “Ad impossibilia nemo tenetur” o “La legge
posteriore deroga alla legge anteriore”.
▪ Tutto il materiale creato dentro l’Università viene raccolto e ordinato per genere
letterario e per strati.
▪ Tra il 1140 e il 1160 si riuniscono le glosse al Decreto costituite da:
o allegationes (testi paralleli o contrari), notabilia o brocarda, solutiones
specialmente di Paucapàlea;
o glosse interlineari con brani tratti dal diritto romano;
o glosse del maestro Rufìno.
▪ Tra il 1180 e il 1245 si passa ad UN SECONDO LIVELLO, gli Apparati glosse che
sono il prodotto del riordino delle glosse sparse fatto da un magister: si ricordano
1. Ordinaturus Magister,
2. Ius naturale (Alano d’Inghilterra);
3. Lorenzo di Spagna (Glossa Palatina) e soprattutto
4. Giovanni Teutonico (Glossa Ordinaria del 1245),che sarà inserita nelle edizioni
a stampa del Corpus iuris canonici.
▪ Non sempre le glosse hanno un nome o un autore preciso, quindi sono denominate
secondo varie espressioni, magari con le parole con cui comincia il manoscritto (Es.
“Ordinaturus Magister, Ius Naturale o con qualche nome rappresentativo. Glosse si
perfezionano sempre di più fino all’edizione definitiva: Glossa Ordinaria, che tutti
usavano e che anche noi usiamo. Fu ordinata da Giovanni Teutonico nel 1245, sarà poi
pubblicata a stampa nel 1582 nell’edizione ufficiale del corpus iuris canonici.
▪ La prima Università è quella di Bologna, nasce per iniziativa degli studenti. Si
diffondono in tutta Europa. Diritto, Teologia, medicina. Occorrono professori e testi
su cui fare lezioni, il Decretum diventa il testo per gli studenti di diritto canonico in
tutta Europa. Studenti seguono in maniera attiva, con interventi e esercitazioni,
aggiungono nei loro manoscritti una serie di appunti: glosse, brocardi.
▪ Tutto questo materiale alla morte di Graziano viene raccolto e rielaborato.]
LE SUMMAE DECRETI
❖ Le Summae Decreti segnano un terzo stadio evolutivo perché si passa dalla raccolta
organica alla sistemazione razionale delle glosse. Sono opera di ex-allievi di Graziano
che, tornati in patria, elaborano strumenti scientifici per l’insegnamento scientifico del
diritto canonico e la sua applicazione pratica in Europa.
❖ Genere letterario ancora più importante delle Glosse. Summae sono una sintesi di tipo
dottrinale su dei singoli argomenti che sono trattati dal Decreto di Graziano (in questo
caso). Sono opere di ex allievi di Graziano che, tornati in patria, vanno a insegnare in
Spagna, Francia, Inghilterra, Italia e per il loro insegnamento elaborano strumenti
scientifici per l’insegnamento del diritto canonico. Particolarità della Summa: fa un
commento scientifico a determinati istituti o istituzioni giuridiche presenti nel Decreto.
Es. Decretum parla del concetto di potestas per parlare del governo della Chiesa, si
parla di potestas ordinis; non si trova invece la potestas iurisdictionis ma in Graziano
si distingue la potestà di amministrare i sacramenti che viene affidata a un vescovo
tramite l’ordinazione e la potestà esecutiva attraverso cui il vescovo esercita un potere
legislativo, giudiziario, amministrativo: allora la Summa è più di una glossa perché
non spiega semplicemente le parole ma cerca di capire che rapporto ci sia tra i vari
istituti del diritto canonico, per es. tra una potestà e l’altra. Sono i primi manuali di
diritto canonico. Inizio di riflessione scientifica sui concetti e istituti giuridici.
❖ Gli autori delle Summae si dividono in tre Scuole di provenienza: bolognese (la più
importante), franco-renana e anglo-normanna.
1) Nella Scuola bolognese (1140-1160) operano nella seconda metà del XII sec.:
Paucapàlea (primo allievo), Rufìno (v. riproduzione della sua Summa), Giovanni da
Faenza, Simone da Bisignano. Il più grande sommista è però Uguccione da Pisa,
preziosissima la sua opera scientifica chiamata Summa decretorum, del 1188-1190.
2) La Scuola franco-renana (1160-1200) si forma attorno alle università di Parigi,
Colonia, Magonza e risente delle influenze teologiche di Parigi e giuridiche di
Bologna. E’ rappresentata da Stefano d’Orléans (detto Tornacense) e da altre opere
anomine: Summa Parisiensis, Summa Coloniensis (Colonia), Summa Monacensis
(Monaco di Baviera).
Summe né francesi né tedesche, una via di mezzo. Riprendono la scuola di
Bologna ma influenzate anche da altre correnti locali. In Francia era molto
sviluppata lo studio della teologia, quindi questa scuola tiene anche conto dei
concetti della scuola teologica francese che influisce molto sull’interpretazione
dei concetti e degli istituti giuridici. Es. Matrimonio nella scuola francese era
concepito in maniera diversa dalla scuola bolognese influenzata solo da
Graziano.
3) La Scuola anglo-normanna (1160-1190) legata all’Università di Oxford, fu creata
o sviluppata da Gérard Pucelle. Due le somme principali: Summa Lipsiensi (Lipsia)
e Summa Decretalium di Onorio di Richmond.
❖ La scuola più tardiva, si sviluppa con il contributo degli studenti e degli allievi.
❖ Decretisti: allievi che commentano il Decretum di Graziano: glosse, brocardi,
summae.
❖ Decretista più grande di tutti: Uguccione da Pisa. Ricordare i nomi dei principali
decretisti, perché diventano a loro volta maestri.
PAPI-GIURISTI
➢ Alessandro III (Rolando Bandinelli) 1159-1181 è il grande iniziatore della
decretazione papale (emana i 2/3 delle decretali del XII sec., 713 su 1.055, quasi un
corpus legislativo)
➢ Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni) 1198-1216 segna il culmine del potere
anche simbolico del papa: è il pontefice tra cielo e terra, vicarius Christi (vero vicario
del vero Dio) e detiene la plenitudo potestatis (iudex ordinarius singulorum).
Giurisdizione diretta della Chiesa nelle materie di fede e di morale e indiretta nella
politica e nella società ratione peccati (dove c’è peccato, il papa deve poter intervenire
direttamente nella società).
o Con Leone Magno il papa era vicarius Petri, ora con Innocenzo III diventa vicarius
Christi. Autorità più importante al mondo che detiene la plenitudo potestatis. Papa
diventa anche il giudice ordinario di ciascun battezzato.
➢ Emanazione di collezioni ufficiale di decretali papali: per primo Innocenzo III dopo
che privati avevano cominciato a raccogliere decretali.