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STORIA DEL DIRITTO CANONICO

CONTENUTI DELLA I LEZIONE


• IMPORTANZA DELLA DISCIPLINA: perché la studio? (importanza culturale, giuridica e
teologica)
• METODOLOGIA: con quale metodo la studio? (metodo teologico, dogmatico o storico)
• IMPOSTAZIONE DEL CORSO: come la studio? (divisa in tre parti – fonti, istituzioni e scienza
canonica – oppure in modo unitario e sincronico)

La Spiegazione:

IMPORTANZA DELLA STORIA DEL D.C.


A) Per la cultura giuridica:
1. Il D.C. [= Diritto canonico] è il più antico ordinamento giuridico tra quelli vigenti
2. È a fondamento dei due sistemi giuridici più importanti: “common law” e “civil law”
3. È un ordinamento universale (è entrato in contatto con le più diverse culture)

B) Per la vita della Chiesa:


1. Rappresenta una delle tre colonne portanti del cattolicesimo: dottrina, disciplina, liturgia
2. È in stretta relazione con le altre due materie teologiche
3. È tornato di attualità nel momento presente
4. Sembra in parte superato l’equivoco dell’antigiuridicismo

METODOLOGIA STORICA
La metodologia da seguire è quella storica. Essa è di grande importanza nello studio del D.C.,
perché:
1. corrisponde alla natura del cristianesimo, religione dell’Incarnazione. La Rivelazione, la
Tradizione, la Chiesa sono immersi nella storia;
2. Il ricorso alla Tradizione canonica, lo studio storico dei problemi della disciplina
ecclesiastica è essenziale per comprendere in maniera corretta le norme vigenti nei codici
canonici,
3. La storia può contribuire a risolvere problemi canonici della vita attuale della Chiesa
perché:
a) Permette di scoprire i motivi e gli scopi per cui è nata una norma o è sorto un istituto
giuridico, e quindi fa capire la “ratio legis”;1 - untuk mengetahui motif dan tujuan dari
mana hukum berasal atau sebuah jalan pintars untuk insititusi iuridis, untuk
memahami logika hukum.
b) Mette in evidenza i fattori o condizionamenti teologici, culturali, materiali di una
norma o istituto giuridico;
c) Permette di seguire le linee di sviluppo del sistema normativo e dell’organizzazione
della Chiesa.

1
Contoh hukum ratum et consummatum dalam perkawinan, konon berasal dari konsep perkawinan yang
berbeda antara orang Romawi dan orang Tedesco. Bagi orang Romawi dalam dirritto Romano, orang dinyatakan
menikah kalah sudah ratum, ada tindakan pengesahan; sementara bagi orang Jerman, perkawinan dikatakan terjadi
kalau sudah dengan berhubungan badan. Dua konsep ini dibawa ke dalam hukum Gereja menjadi konsep “ratum
et consummatum”.
SOSTANZA E FORMA DEL D.C.
▪ In conclusione, la metodologia storica ci permette di distinguere la SOSTANZA e la FORMA
del Diritto canonico.

▪ La “sostanza” è l’essenza immutabile del sistema del DC (la missione della Chiesa e le
condizioni per la salvezza).

▪ La “forma” è l’espressione contingente e variabile assunta dal sistema canonico in una


determinata epoca e cultura.

▪ Es. il sistema canonico ha utilizzato prima il diritto romano, poi il diritto germanico, infine il
diritto statale moderno per le sue istituzioni e per i suoi concetti.

▪ La “sostanza” si attua nel “tempo della Chiesa” e si esprime in una varietà di “forme” storiche
sempre perfettibili e ma mai assolute.

▪ La varietà e la molteplicità delle “forme” del DC sono espressione del principio di incarnazione
e di economia divina. Riflettono le “inculturazioni” del DC. Alla “varietas Ecclesiae”
corrisponde la varietà delle discipline o dei “riti”.

▪ Esiste un legame molto forte, anche se non sempre corrispondente nel tempo, tra la “forma” del
DC e il “modello” di Chiesa. Quindi tra DIRITTO CANONICO E ECCLESIOLOGIA.

SOSTANZA E FORMA DEL CRISTIANESIMO


Parlando della Chiesa “in cammino”, Benedetto XVI ha affermato: “Bisogna sempre chiedersi
cosa, di quello che un tempo valeva come essenzialmente cristiano, sia stato in realtà solo
espressione di una data epoca. Cosa, dunque, è veramente essenziale? Questo significa che
dobbiamo sempre ritornare al Vangelo ed alle parole della fede per appurare questo:
Primo, cosa gli appartiene?
Secondo: cosa cambia col mutare dei tempi?
E terzo: cosa non gli appartiene?
Il punto decisivo in fin dei conti consiste sempre nel fare la giusta distinzione” (Benedetto
XVI, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi…, Città del Vaticano 2010, 199-200).

PRINCIPIO DI ADATTAMENTO
▪ La relatività delle “forme” si inserisce nell’oikonomia (economia) della salvezza divina,
nel mistero della Chiesa, nel principio di inculturazione della fede.
▪ Questo principio di adeguamento/adattamento della “forma” alla “sostanza” del DC non
riguarda solo il “diritto umano” ma anche l’interpretazione del “diritto divino”, da parte
della Chiesa.
▪ Es. il primato petrino che ha una “sostanza” immutabile e una “forma” storica contingente.

IMPOSTAZIONE DEL CORSO


1. La nostra materia è stata introdotta negli studi ecclesiastici superiori da Pio XI nella cost.
ap. “Deus scientiarum Dominus” del 24 marzo 1931, con la denominazione “Historia iuris
canonici (fontes, instituta, scientia).
2. Tradizionalmente era stata divisa e trattata in due branche: Historia fontium i.c. e Historia
institutionum canonicarum.

ISTITUZIONI, FONTI, SCIENZA CANONICA


Questa divisione non sembra però più corrispondere ad una corretta metodologia, perché
spezza l’unità della storia, divide ciò che è di per sé unito.
Infatti vige una “circolarità” tra istituzioni, fonti e scienza canonica:
1) Le fonti del DC sono prodotte dalle istituzioni delle Chiese particolari e della Chiesa universale;
2) Le istituzioni sono regolate dalle fonti normative;
3) La scienza canonica è il frutto del lavoro compiuto dai canonisti sulle fonti a loro disposizione
nelle istituzioni ecclesiastiche.
La soluzione da dare al problema dell’impostazione del corso deve quindi essere coerente
e unitaria.
Il principio dell’unitarietà di istituzioni fonti e scienza canonica si può rispettare solo con
la divisione in periodi storici.
La periodizzazione della storia del DC non va fatta sul criterio della storia generale
(politica, civile, culturale, ecc.) ma sulla base di un criterio interno alla storia della Chiesa e del DC.

FASI O PERIODI DELLA STORIA DEL D.C.


o Questo criterio interno deve corrispondere alle diverse “fasi” attraversate dal D.C., le quali
sono state determinate da alcune “svolte” determinanti.
o Le differenti periodizzazioni della Storia del D.C.

PERIODIZZAZIONE DEL D.C.


1) IUS ANTIQUUM (33ca.-1140): dalla morte di Gesù al Decretum di Graziano. Si può dividere
internamente in altri tre periodi:
❖ dal 33 al 313: regime di persecuzione dei cristiani;
❖ dal 313 (editto di Costantino) al 553: regime della Chiesa imperiale;
❖ dal 553 (inizio delle Chiese romano-barbariche) al 1140: regime del particolarismo
giuridico delle Chiesa (=ogni Chiesa ha un proprio sistema di norme);

2) IUS NOVUM (1140-1563): dal Decretum di Graziano al Concilio di Trento. Si può dividere
internamente in quattro? parti:
➢ Dal 1140 al 1378: formazione del sistema canonico classico
➢ Dal 1378 al 1417 (scisma d’Occidente e conciliarismo)
➢ Dal 1445 al 1563: translatio della cristianità dall’Europa alle Indie;

IUS NOVISSIMUM (1563-1917): dal concilio di Trento al Codex iuris canonici. Si può dividere
in due fasi:
1563-1789: dalle fine del concilio di Trento alla Rivoluzione francese
1814-1917: dalla Restaurazione al Codice passando per il Vaticano I.

IUS CODICUM (1917-): età del diritto codificato.


Si può dividere in due fasi:
1917-1962: dal CIC 1917 al concilio Vaticano II
1965-1990: revisione del CIC 1917 nel 1983 e Codex canonum Ecclesiarum Orientalium (CCEO).
Punto di vista storico: capire come sono cambiate le cose nella storia.

Fonti del diritto canonico: Bibbia, tradizione, fonti liturgiche, primi documenti dei concili.

RADICI BIBLICHE DEL DIRITTO CANONICO

Ci sono elementi comuni tra il DC e il Diritto Ebraico:


1. Una medesima concezione del diritto di derivazione divina (concezione della giustizia e del diritto).
2. Una fonte comune: l’Antico Testamento
3. Le radici delle istituzioni cristiane
Nel Mesopotamia antico il diritto aveva origine magica, mitologica. Nella cultura greca il diritto
era il prodotto democrazia. Nella cultura ebraica il diritto era la norma che proviene da Dio, il
senso vero del diritto che è la giustizia è per l’ebraismo incarnato da Dio stesso. Per gli ebrei è la
Torah, per i cristiani la legge data da Dio è il Vangelo. Si apre un rapporto complesso tra vangelo
e legge. Concetto di diritto è legato alla Rivelazione, non è un prodotto dell’agire sociale né del
potere politico. È espressione della divinità divina comunicata attraverso la rivelazione. 10
comandamenti sono la sintesi del diritto ebraico.
“La giustizia mitigata dalla dolce misericordia” (definizione del diritto del card. Ostiense).
4. Un patrimonio teologico unitario, le cui idee principali sono:
a) Il concetto di Dio come creatore delle leggi, differente dalla concezione cosmica o mitica degli
altri popoli
b) L’idea della storia della salvezza progressiva, fondata sul concetto giuridico di alleanza o patto.
Inizia con la caduta e termina con il ritorno glorioso di Cristo, storia della salvezza che ha inizio
e fine in modo progressivo. Ciò che fonda questo rapporto è il patto, l’alleanza. Nel diritto
antico alleanza indica un patto giuridico, un accordo contrattuale.

▪ L’idea di Antica Alleanza ha un contenuto giuridico e fonda non solo il Decalogo ma anche la
costituzione del popolo di Israele, il sacerdozio e il culto.
▪ I profeti annunciano una nuova alleanza e una nuova legge.
▪ Il NT riprende il concetto di alleanza, la Nuova Alleanza col sacrificio di Cristo (redenzione)
esalta l’autorità del testatore e diminuisce il carattere bilaterale tra Dio e il nuovo Popolo di
Dio.
▪ Redenzione è concetto entrale per il cristianesimo, ha significato fortemente giuridico. Bisogna
pagare il prezzo del riscatto per liberarci dal dominio del peccato, Gesù l’ha pagato offrendosi
volontariamente nella passione per la salvezza di tutti gli uomini. Nella Bibbia i conetti giuridici
sono fondamentali.
▪ Cristo porta a compimento l’Antica Alleanza e spiritualizza la legge mosaica.
▪ Diritto è strumento per la salvezza, non è lo scopo, è uno strumento. La cosa importante non è
la legge ma guidare ciascun battezzato verso la salvezza attraverso l’ordinamento canonico,
questo è lo scopo fondamentale. La legge non è assoluta, può anche mettersi da parte se occorre
per la salvezza. Non vale l’adagio romano Dura lex sed lex; il DC può anche dispensare
dall’osservanza della legge se serve per la salvezza.

Analogia Tra Diritto Canonico E Diritto Ebraico


1. Il diritto divino positivo ebraico (la Torah):
a) È un criterio superiore alla giustizia umana e al potere politico. È necessario obbedire più a
Dio che non agli uomini.
b) È unitario e si estende ad ogni ambito dell’agire umano. Non riguarda solo il rapporto tra le
persone ma innanzitutto tra noi e Dio. Infatti DC conosce l’istituto del foro interno.
c) Ha un fondamento rivelato (la volontà divina) e un carattere morale (rivelazione-
obbligazione).
Il DC trasforma l’obbligo morale che conosceva il Diritto Ebraico in norma esterna.
1
L’ebraismo riconosce anche una sorta di diritto divino naturale nella rivelazione noachida (sette
precetti che Dio avrebbe dato a tutta l’umanità prima del diluvio universale), principi che fanno parte
della natura umana e che dovrebbero essere rispettati da tutti gli uomini. Diritto naturale trova origine
anche nella filosofia greca e latina antica ma la cultura ebraica elabora un diritto divino naturale,
elaborazione più tarda ma con radici bibliche, soprattutto nei libri sapienziali. Questo diritto naturale
ebraico però non corrisponde al diritto naturale del DC.
Pe gli ebrei la legge di Dio non è un fardello ma un privilegio, legge ricevuta direttamente da Dio.

Differenze tra DC e DE:


1. La rivelazione degli ebrei ha il carattere della legge mentre la rivelazione cristiana ha il carattere
della fede. I cristiani non considerano la Bibbia un libro di diritto ma il primo posto spetta alle
verità di fede.
2. La rivelazione e la legge ebraica sono considerate dal cristianesimo uno stadio preliminare, un
momento preparatorio, non la pienezza definitiva portata da Cristo. Diritto divino rivelato
pienamente si ha solo nella persona e nell’insegnamento di Gesù. Non tutto quello che è scritto
nell’AT è valido anche per i cristiani, il criterio è che i precetti e le norme dell’AT sono valide
per i cristiani solo se sono confermati da Cristo nel NT, altrimenti tutte le prescrizioni sono da
considerare decadute. Es. circoncisione.
3. La legge ebraica ha un carattere morale, vincola moralmente, senza un vero ordinamento
giuridico complesso, mentre la legge cristiana ha un carattere morale che però ha dato vita
anche a un sistema giuridico.

Fonti del Diritto Ebraico


Distinzione tra periodo biblico e post-biblico (II sec. a.C. –V sec. d.C.)
1) Periodo biblico:
a) Torah = La Legge divina trasmessa da Mosé (= Pentateuco)
b) Kabbala = La Tradizione (= Profeti, Libri storici)

2) Periodo post-biblico:
a) Torah orale o giurisprudenza (HALAKA):
b) MISHNAH = raccolta di tradizioni orali e pareri dei maestri;
c) TALMUD = legge orale che comprende sia le consuetudini sia le opinioni dei maestri. Da
sottolineare:
✓ Valore delle consuetudini
✓ Dottrina dell’interpretazione

Eredità del Diritto Ebraico nel Diritto Canonico


1. Concezione del diritto e della legge come complesso di regole morali
2. La bibbia come «codice morale» dell’Occidente dalla Patristica a Graziano.
Le prime norme canoniche assumono il carattere della legge solo nella modernità, dopo la
scienza giuridica dell’Università di Bologna. In tutto il I millennio la norma canonica è ancora
influenzata dalla concezione ebraica della legge come regola morale.
3. Solo dopo entrerà il concetto differente di diritto greco-romano come «dikaion» o «ius»
(giusta proporzione tra le cose divise tra le persone).
Giustizia, nel diritto romano, è dare a ciascuno il suo, mentre per l’ebraismo e per il
cristianesimo fino a Graziano l’importante non è dare a ciascuno il suo ma seguire i
comandamenti divini.
4. Ciclicità delle fonti ebraiche e del DE nella storia della Chiesa.
Es. unzione regale, propria dell’AT, con cui i Papi consacrano i re franchi.
Es. Organizzazione delle parrocchie nel XII sec., quando non ci sono rendite sufficienti per
pagare chiese e clero il DC va a prendere nell’AT una tassa che si pagava per il tempio e che

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si chiamava decima (decima parte dei beni di ogni parrocchiano), applicandola ai fedeli di una
parrocchia quando il parroco non ha rendite sufficienti.

LA FONDAZIONE DELLA CHIESA

Questione: come nasce la Chiesa?


Le diverse teorie degli esegeti biblici:
a. Escatologia conseguente (Loisy – Schweitzer, ecc.). Gesù avrebbe predicato il regno di Dio,
la parousia, ma siccome questa tardava, si erano sbagliati a considerare i tempi, allora sarebbe
nata la Chesa…
b. Escatologia realizzata (Dodd). Gesù ha detto “il regno di Dio è in mezzo a voi”, non deve solo
venire ma è già qui presente.
c. Escatologia presente e futura (Cullmann). Sintesi tra le due teorie precedenti. Regno di Dio
era già presente con l’annuncio del vangelo, la persona e la decisione di Gesù di chiamare
attorno a sé gli apostoli (12 come le tribù di Israele, dare vita a un nuovo popolo di Israele) che
ha istruito sulle verità divine, per cui non si può mettere in discussione la volontà di Cristo di
fondare la Chiesa. Il mandato di Gesù è un mandato giuridico, “quello che legherete sulla terra
sarà legata anche in cielo”, conferisce autorità di comando perché legare e sciogliere indicava
il potere di comandare. La Chiesa non è venuta per caso, è Cristo che la fonda.

Cristo ha dato alla Chiesa una certa struttura, come la struttura gerarchia, dando il potere ai 12 ha
dato un compito a parte rispetto a tutti gli altri fedeli, certamente un compito di servizio e non di
comando. La Chiesa inizia il Regno di Dio ma non lo è ancora pienamente. Già e non ancora.
Rapporto tra «Chiesa» e «Regno di Dio»: non rapporto di identità e di continuità ma di
coordinamento e di sovraordinazione. La costituzione della Chiesa come prodotto dell’azione di Dio
e non come un processo autonomo.

CHIESA NASCENTE E DIRITTO

La teoria di Rudolph Sohm (1892 e 1909), la critica più aggressiva verso il DC:
▪ La sua tesi principale: “Qualsiasi diritto ecclesiastico divino sarebbe nel cristianesimo primitivo
contrario al Vangelo”. DC è contrario al vangelo! “Mettere assieme DC e Vangelo è come un
ferro di legno”, due cose incompatibili, opposte.
▪ La sua giustificazione storica: pretesa organizzazione carismatica della chiesa primitiva. Nel NT
non c’è nessun diritto e nessuna gerarchia, troviamo invece una Chiesa governata dai leader
carismatici, nessuna traccia di organizzazione giuridica. Recupere la nozione di carisma. I fedeli
seguivano i portatori di carisma come Paolo, organizzazione fondata sulle personalità
carismatiche.
▪ Le varie fasi dello sviluppo del cattolicesimo:
✓ Protocattolicesimo (I secolo). Organizzazione carismatica.
✓ Diritto canonico sacramentale (II-XII secolo). Entra nella Chiesa il concetto di autorità,
lettera di san Clemente Romano ai romani.
✓ Chiesa come organismo giuridico (XIII secolo). Chiesa diventa una vera società giuridica,
una sorta di stato regolato da delle leggi.

Le repliche a Sohm:
1. Adolph Harnack, protestante come Sohm (1910): carisma e diritto non si escludono. Esistenza
di comunità diversamente organizzate (giudaiche e paoline), nelle comunità cristiane
provenienti dal giudaismo si ripete la struttura della sinagoga, non c’erano figure carismatiche
ma gli anziani, i capi della sinagoga, c’era una gerarchia – effetto delle eresie
2. Le critiche dei cattolici: Fournier (1894) e Batiffol (1909): La teoria di Sohm presuppone una
Chiesa invisibile e una anarchia spirituale.
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3. Hertling (1943): elemento generatore della communio
I progressi dell’esegesi neo-testamentaria hanno però smentito questa teoria di Sohm:
4. Bultmann ha anticipato il cosidetto (=c.d.) “protocattolicesimo”
5. Kaesemann ha mostrato che il protocattolicesimo era già già presente nella fase apostolica
6. Schlier afferma che “carisma” e “ufficio” sono collegati nelle Lettere Pastorali: 1) principio di
ufficio –2) nozione implicita di successione apostolica – 3) costituzione gerarchica delle
comunità. Con Paolo si parla di uffici ecclesiastici, ci sono gerarchie di uffici, Paolo dà norme
su come i cristiani si devono comportare.

FORMAZIONE DELLA GERARCHIA ECCLESIASTICA


o Già la I Lettera di Clemente Romano ai Corinzi (96 ca.) propone l’idea di Chiesa come corpo
sociale organico sul modello della gerarchia dei leviti o dell’esercito romano

Varieta Organisativa
a. Il problema dell’organizzazione delle comunità cristiane è reso complesso dalla varietà di
forme e di modelli dei ministeri già nel NT
b. Atti degli Apostoli = i Dodici e gli Anziani; Lettera ai Corinzi = Apostoli, Profeti, Dottori e
una Diaconessa; Lettera ai Filippesi = episkopoi (sorveglianti, che diventeranno rapidamente
vescovi nell’arco di un secolo) e diakonoi. Non c’è un modello unico e univoco di
organizzazione delle Chiesa.
c. Due modelli organizzativi dominanti ma non contrastanti: 1) comunità fondate da Paolo
(presbiteri, episkopoi); 2) comunità di Gerusalemme (presbiteri, anziani).
d. Interazione tra questi due modelli e loro sovrapposizione: a) identificazione degli episkopoi
col capo sinagoga e b) assimilazione degli episkopoi ai presbiteri giudaici

Evoluzione dell’Episcopato
Tre fasi storiche:
• idea della successione degli episkopoi dagli apostoli e preminenza dei presbiteri-episkopoi nel
governo delle comunità
• Separazione degli episkopoi dai presbiteri (Ignazio di Antiochia nell’anno 110 distingue già
tre ordini: vescovo-presbiteri-diaconi)
• Passaggio degli episkopoi dalla presidenza di una comunità a quella di una diocesi.

Organizzazione ecclesiastica
a. Nomi tecnici per indicare una circoscrizione ecclesiastica: «paroikia» o «eparchia» in Oriente;
«parochia» e «dioecesis» in Occidente (termini equivalenti all’inizio, dopo saranno differenti).
Struttura ripresa dall’organizzazione dell’impero romano, diocesi era la circoscrizione
territoriale di base, al di sopra c’era la prefettura (che poi diventerà la sede metropolitica dei
vescovi). Così la divisione del territorio corrisponde allo sviluppo della gerarchia e della figura
del vescovo per cui si afferma i principio per cui per ogni diocesi deve corrispondere un
vescovo. Sviluppo territoriale va di pari passo con lo sviluppo della gerarchia.
b. In parallelo con la gerarchia ecclesiastica si delinea l’idea di «ordinamento» negli apologisti (I-
III sec.): Ireneo parla di “sistema antico”, Tertulliano di “corpus christianorum” (importanza
della metafora del corpo per rappresentare la Chiesa come tutt’uno, una societas organica);
Cipriano usa già i due termini fondamentali di “potestas” e “ius”. Ordinamento: comunità
governata da regole, con una sua disciplina, cioè delle regole canoniche

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Organizzazione della Chiesa locale (III secolo)
o Estensione del cristianesimo dalle città alle campagne: legame tra «chiesa madre» e «chiesa
figlia»
o La prima distinzione generale avviene tra «ordo» (chierici). Ci sono già i tre gradi dell’ordine
fin dal I secolo) e «plebs» (laici). Distinzione necessaria ma anche pericolosa, perché porta a
identificare sempre più la Chiesa con l’ordo, mentre nel CV II si recupera il fatto che la Chiesa
è la plebs, il popolo di Dio.
o Capo monocratico dell’ordo è il vescovo eletto col suffragium del popolo, confermato dal
testimonium del clero e dal iudicium dei vescovi vicini (era in comunione e aveva le doti per
fare il pastore)

Poteri legislativi
o del vescovo ma anche giurisdizionali, vedi: 1 Cor. 6, 1-8, esorta i fedeli a non adire i tribunali
civili per risolvere le loro liti. Tribunale episcopale («audientia episcopalis»: rendere giustizia
ai fedeli. Si segue il diritto secolare o quello canonico a seconda della materia).

Ordinamento Gerarchio: Uffici e ministeri


✓ Influsso della liturgia sulla nascita del diritto canonico: sono i riti che attribuiscono gli uffici
ecclesiastici. Senza il rito non c’è l’ufficio sacro e non c’è il diritto che regola l’ufficio sacro,
c’è dunque subito un legame tra liturgia e diritto canonico.
✓ Vengono seguite due modalità per il conferimento dei vari ministeri: la chirotonìa per i tre
ordini sacri (imposizione delle mani) e la chirotesìa (istituzione) per le funzioni o servizi
laicali per la comunità, cioè i ministeri
✓ La seconda distinzione nei ministeri, dopo quella tra clero e laici, passa tra uomo e donna.

TRADIZIONE E SCRITTURA COME FONTI DELL’ORDINAMENTO CANONICO

o Precedenza della Tradizione orale sul N.T. La nostra fede si basa sulla trasmissione di verità da
parte di testimoni e garantite dai successori, è la traditio
o A.T. e Tradizione apostolica le due fonti principali, dato il ritardo con cui sarà fissato il canone
(IV secolo)
o Valore sacro della TRADITIO: «depositum fidei» trasmesso dal magistero vivente dei vescovi,
i quali sono «successori» del collegio apostolico
o Per la rivelazione si comincerà a distinguere tra «lex vetera» e «lex nova» (Giustino verso il
120)

Formazione del canone biblico


▪ Il canone (o elenco dei libri) del N.T. come elemento decisivo e a lungo discusso per la bibbia
cristiana (I-IV sec.)
▪ Necessità del canone dopo l’eresia di Marcione e la circolazione di libri apocrifi, compresi
diversi vangeli
▪ Sistema delle fonti cristiane: nel 180 Ireneo di Lione parla di Sacra Scrittura e Tradizione (=
regula fidei per Tertulliano). Ad esse si accompagna il magistero vivo dei Padri o vescovi

Raccolte liturgico-canoniche I-IV sec.


o Le prime raccolte di norme non sono propriamente giuridiche ma liturgico-disciplinari. Sono
intitolate agli apostoli perché sono attribuite al collegio apostolico per acquistare maggiore
credito e venerazione
o In esse si scopre l’importanza della vita delle comunità, dei riti liturgici e delle regole che
strutturano le classi dei fedeli, la divisione dei ruoli, le sanzioni, gli stati di vita

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o Le raccolte hanno un carattere composito: crescono nel tempo e incorporano spesso i testi delle
raccolte precedenti. Si formano così strati successivi di norme che vanno a confluire nelle
raccolte più tardive:

Le principali collezioni dei secoli I-IV:


1. Didaché 100 ca.
2. Tradizione apostolica 218 ca.
3. Didascalia degli apostoli (prima metà del III sec.)
4. Costituzioni apostoliche (380 ca.)
A parte vanno considerati i «Canoni apostolici» (85 o 50 secondo le copie manoscritte) molto
importanti per la chiesa d’Oriente. Contengono vere norme giuridiche in forma breve.

I CONCILI E LA PRASSI SINODALE

❖ Dalla metà del II sec. al IV sec. si diffondono prima concili locali e regionali, poi ecumenici.
❖ Grande importanza dogmatica e giuridica dell’istituto dei concili a) per la definizione dei
principali dogmi di fede e b) per la produzione di norme canoniche emanate dall’autorità
ecclesiastica (fonte primaria del diritto umano, cioè il diritto prodotto dall’autorità
ecclesiastica).
❖ Come e perché sono nati i concili? Prima di tutto erano necessarie delle condizioni preliminari
per la loro celebrazione: la fine delle persecuzioni, il concetto di successione apostolica (primo
fondamento dogmatico), la formazione dell’episcopato monocratico, la fissazione del canone
biblico. “Dove due o tre saranno riuniti nel mio nome io sarò con loro” → quando successori
degli apostoli si riuniscono insieme sanno che lo Spirito Santo è lì con loro, quindi le riunioni
dei vescovi sono considerate fin dall’inizio come riunioni con particolari assistenza dello Spirito
e di un particolare potere di questo collegio riunito.
❖ Esperienza dei concili nei primi secoli non è uniforme, quasi tutti prima vicino alla Palestina e
poi in Africa del nord, quindi distribuzione geografica particolare.
❖ Provincia ecclesiastica: formata da diocesi o chiese particolari vicine → concilio particolare.
Quando i vescovi di questa provincia celebra un concilio mandano i propri decreti con lettera
sinodale a tutte le altre chiese. Es. Ad Antiochia, si mandavano alla chiesa di Roma, Efeso,
africane, ecc.
❖ Quando più vescovi di diocesi vicine si riuniscono → province, quando più vescovi provinciali
si riuniscono → concilio particolare o plenario (per una regione o per una nazione), quando più
vescovi di concili particolari o plenari si riuniscono in comunione col papa → concilio
ecumenico. Anche se comunque questa classificazione nasce successivamente con il problema
del conciliarismo, nelle fonti di allora si parla genericamente di sinodo o concilio.
❖ Vescovo che partecipava nel concilio rappresentava a propria chiesa ma le norme stabilite dal
concilio, anche di natura ecumenica, dovevano essere recepite non dal vescovo soltanto ma
anche dal clero e dai laici di quella chiesa! Anche l’affermazione dogmatica che Cristo è vero
Dio e vero uomo era vincolata alla ricezione dei laici, del clero e del vescovo. Giudice era il
popolo di Dio! Radicalità. Non c’era normativa univoca, in ogni concilio c’erano molte
differenze, difficile fare una teoria dei concili dei primi secoli con formule sicure e certe]
❖ Il vescovo rappresenta la Chiesa, non è semplicemente il pastore, è colui che la rappresenta, è
come se nella persona del vescovo ci fosse molto più che la delega da parte della diocesi
particolare, è una rappresentanza anche giuridica (perché decide in nome e per nome della sua
Chiesa) ma è anche una personificazione teologica, spirituale e mistica della sua diocesi, come
Cristo rappresenta la Chiesa universale. Vescovo è personificazione della diocesi.
❖ Varie ipotesi sull’origine dei concili: la tradizionale si rifà al «concilio di Gerusalemme»
dell’anno 50; il modello amministrativo romano (i grandi funzionari romani si riunivano
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periodicamente per affrontare i problemi amministrativi dell’impero); ragioni storiche e
teologiche: la presa di coscienza dell’ordo episcoporum nel contrasto con le nascenti eresie per
affermare l’ortodossia. I vescovi sentono di appartenere tutti insieme ad un ordo, un collegio,
come l’ordo senatorum, così l’ordo episcoporum è il collegio che riunisce i vescovi.

Fattori di Sviluppo
▪ Geografia delle prime chiese e dei primi concili (v. cartina nel manuale):
▪ II sec.: Asia minore e Roma
▪ III sec.: Africa
▪ IV sec. Gallia
▪ Concili particolari anteniceni: libera iniziativa dei vescovi, partecipazione ampia; prassi delle
«lettere sinodali».
▪ Concili ecumenici: dal 325 (Nicea I) al 787 (Nicea II) direttamente convocati dall’imperatore
che interferisce anche sul terreno dogmatico.
▪ Ruolo attivo dell’imperatore come “vescovo esterno” (episkopos ton ektos). È Costantino che
si attribuisce questo titolo. Escovi decidono delle materie di fede ma all’imperatore spetta un
ruolo politica di tutela della Chiesa. In realtà è un modo di interferire e condizionare la Chiesa,
Costantino non era neutrale. Es. a Nicea Costantino convoca il concilio perché pensava che
l’eresia di Ario poteva dividere la Chiesa e quindi anche l’impero, l’unità di una implicava
l’unità dell’altro.
▪ Importanza della prassi della «ricezione» delle deliberazioni conciliari: rapporti tra i vescovi e
le chiese e tra le chiese tra loro. Ogni concilio non ricominciava da capo ma un concilio andava
a vedere cosa era già stato deciso dai concili precedenti su quella materia. Confronto continuo
con quanto deliberato da altri concili per vedere se quelle norme potevano essere prese come
modello o, alla luce dell’esperienza, richiedevano una precisazione o un’aggiunta. Si cercava
di mettere a frutto l’esperienza dei concili precedenti, se le norme andavano bene per la realtà
si recepivano, se c’erano problemi si modificava quanto strettamente necessario.
▪ Le norme erano obbligatorie solo per i fedeli di quella determinata provincia o di una regione
o di una nazione, a meno che il concilio non sia ecumenico. Occorreva comunque l’adesione
della Chiesa particolare alle decisioni del concilio ecumenico perché questo si applicasse in
quel territorio, questo per materie disciplinari e persino per i dogmi! Differenza importante
rispetto a oggi.
▪ Si forma il diritto particolare (concili particolari e plenari) e il diritto universale (concili
ecumenici).

I concili ecumenici e plenari


➢ Partecipazione limitata dei vescovi: Nicea ca. 300, Efeso 150, Calcedonia oltre 500 vescovi la
maggior parte della parte orientale dell’impero. Il vescovo di Roma non partecipa
personalmente ma invia dei «legati plenipotenziari» personali. Non era il papa che si faceva
rappresentare ma il legato si limitava a far valere l’autorità del papa in quel determinato
concilio, “questo va bene per il vescovo di Roma” o “questo non va bene”. Tolto questo caso,
nel concilio non si può delegare perché un altro partecipi a nome del vescovo.
➢ Problemi di storia conciliare: «ecumenicità» e «recezione-applicazione» in tempi lunghi
➢ Autorità dogmatica dei primi 4 concili ecumenici: Nicea (divinità di Cristo) nel 325,
Costantinopoli I (dogma trinitario – Spirito Santo, che divide ancora oggi i cattolici dagli
ortodossi) nel 381, Efeso (Maria madre di Dio) nel 431, Calcedonia (duplice natura di Cristo)
nel 451. Nella tradizione orientale sono paragonati ai 4 vangeli.
➢ Autorità non solo dogmatica ma anche disciplinare dei concili ecumenici. Regolano i diversi
aspetti della vita sociale della Chiesa e hanno per contenuto: l’ordinazione del clero, il celibato,
il matrimonio (si comincia a indicare quali sono gli impedimenti. Ancora il matrimonio non è
considerato un sacramento, questo accade solo dal XII sec. da parte di teologi e canonisti contro
i catari che ritenevano il sesso nel matrimonio comunque peccaminoso, nasce la dottrina per
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cui il matrimonio è cosa sacra, anche se dogmaticamente è affermato solo con il concilio di
Trento), la elezione agli uffici ecclesiastici, la dipendenza dei monasteri e monaci, ecc.
➢ Sinodo e concilio indicano entrambi l’assemblea, la Chiesa riunita per decidere. Non è la
nozione attuale di sinodalità come ‘camminare insieme’.
➢ Sviluppo in parallelo ai concili ecumenici di una sinodalità intermedia:
✓ Si sviluppano concili plenari in Africa, Spagna, Gallia
✓ poi anche concili provinciali dal IV sec. in Oriente, dal V in Africa settentrionale.

Raccolte di concili
• Nelle fonti canoniche avviene una progressiva sostituzione della «tradizione orale» e delle
«consuetudini» - incorporate come abbiamo visto nelle «raccolte apostoliche» - col diritto
scritto costituito dalle prime «raccolte conciliari». Erano gli archivi composti dalle lettere
sinodali ricevuti dalle altre chiese riunite in concili.
• Ecco le principali sorte nell’ambito e per uso delle chiese locali:
o Collezione di Antiochia metà IV sec.
o Vetus Romana fine IV sec.
• Statuta Ecclesiae antiqua in Gallia
• Capitula Martini VI sec. in Spagna

INFLUSSO DEL DIRITTO ROMANO SUL DC


➢ Svolta epocale: cambio di regime giuridico della Chiesa nell’Impero romano. La Chiesa passa
dal regime della persecuzione al regime della tolleranza e della libertà.
➢ Editto di Costantino del 313: concessione della libertà e restituzione dei beni confiscati alla
Chiesa (collegia licita)
➢ Editto di Teodosio I del 380: si proclama il cristianesimo religione dell’Impero.

Inculturazione romana del DC


o Si avvia un processo di compenetrazione delle istituzioni della Chiesa con le istituzioni e il
diritto dell’Impero.
o Si potrebbe parlare di «inculturazione romana» della Chiesa attraverso costumi, riti, diritto e
istituti giuridici
o Tesi storiografiche sulla reciproca influenza tra diritto romano e il nascente diritto canonico
o Punti d’incontro tra i due:
1) la Chiesa ha bisogno del DR (Diritto Romano) come tecnica giuridica (regole, procedure,
istituti);
2) la Chiesa riconosce la legittimità del diritto dell’Impero. V. Rom. 13. 1-7.

Influsso del diritto romano


o Punti di scontro:
✓ la legge di Dio è superiore alla legge degli uomini;
✓ La legislazione canonica limita la legislazione imperiale (v. divorzio).
o Livelli e ambiti dell’inculturazione romana del DC:
1) lingua e concetti: es. ordo, potestas, auctoritas, soprattutto le epistulae decretales (= lettera
contenente un decreto obbligatorio inviato dal papa per risolvere una causa o dare una
risposta a un dubbio oppure mandato giudiziario in caso di appello. Si utilizza il linguaggio
del diritto romano). Le prime decretali di papa Siricio (384-399).
2) Autorità del papa: Il papa agisce e scrive come l’imperatore nelle decretali.
3) Mutuazione della procedura: nella audientia episcopalis (riconosciuta da Costantino nel
318) si riprendono la procedura e gli strumenti del diritto romano (prova, giuramento,
testimonianze, appello, ecc.)

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4) Assunzione di altri istituti romanistici da parte del DC: il votum, le regole e i tempi della
carriera clericale, le insegne e i riti liturgici (sandali dei senatori e dei vescovi, trono dei
magistrati e dei vescovi, il pallium ossia sciarpa dei funzionari diventa privilegio pontificio).

MONACHESIMO

o Fine III sec. – inizi IV sec.: nasce un movimento di fedeli laici (uomini e donne) che vuole imitare
la vita di Cristo con la separazione dal mondo, il controllo delle passioni, la ricerca della perfezione
spirituale, uno stile di vita il più possibile vicino al suo.

Forme di Monachesimo.
Il monachesimo è anche un fenomeno di reazione al processo di mondanizzazione della Chiesa
dopo il suo inserimento nelle strutture dell’Impero romano.
o Le prime forme monastiche sorgono in Oriente nella forma anacoretica (Egitto) o cenobitica
(Palestina, Siria, Persia).
o Il monachesimo è un fenomeno complesso che presenta una notevole varietà di forme, prima di
tutto irregolari (i reclusi, gli stiliti, i pascolanti, i girovaghi e anche vagabondi) oppure ibride (vita
comune di chierici e vergini o vedove con voto di castità: agapèti) osteggiate dai Padri della Chiesa
e in parte condannate dal concilio di Gangra nel Ponto del 341.
o Progressiva istituzionalizzazione del movimento attraverso «regole» di vita:
o Antonio abate (355 ca) prototipo della vita eremitica in Egitto. Modello eroico di monaco.
L’anacoretismo dal Basso Egitto si diffonde in Palestina e in Siria con forme eccentriche (Simone
lo Stilita).

Regole del Monachesimo.


o Pacomio (+347) prototipo della vita cenobitica: Regola di 194 articoli (digiuno, preghiera,
relazioni con le donne, ecc.) piena di discernimento.
o Basilio (+379) riorganizza e normalizza le diverse Regole, sottopone i monaci all’obbedienza ai
vescovi e apre il monachesimo alla realtà sociale.
o IV-VI sec. Diffusione del monachesimo dall’Oriente in Africa e in Europa (Gallia, Italia)
o 529 Benedetto da Norcia fonda Montecassino

Regola di san Benedetto


o 530: Regula Monasteriorum: sintesi e adattamento delle precedenti regole. Prima raccolta
completa di norme.
o E’ un codice spirituale ma anche giuridico come mostra il suo linguaggio. Doppia fonte: regole e
consuetudini (maiorum exempla, distinzione degli ordini o comandi).
o La Regula sarà il modello base per la fondazione degli altri ordini religiosi.
o Organizzazione della Comunità benedettina:
o abbas: funzione carismatica e giuridica (potestas sui monaci e la comunità) – sua perpetuità –
elezione da parte della comunità – capitolo: consiglio della comunità - modi di elezione:
unanimitas e poi sanior pars
o monaci: voto di stabilitas, di castità e di povertà – professio firmata – voto di obbedienza all’abate
o Relazioni tra abate e monaci: principio della discretio (discernimento, saper distinguere dopo aver
conosciuto le persone e l’animo umano, l’abate prima conosce i monaci e poi valutare, così dirigere
la comunità)
o Scopi del monaco: opus Dei ossia preghiera corale quotidiana – lavoro manuale e intellettuale
(fuga mundi ma anche esercizio delle attitudini personali per trovare un equilibrio dell’animo
umano)

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o Ascesi moderata (non era l’ascesi radicale degli stiliti. Il monaco deve mangiare e in ceri periodi
deve anche bere il vino, non penitenza per la pura penitenza) – chiusura al “mondo” ma apertura
all’ospitalità
o Aspetto più importante dal punto di vista canonico: con il monachesimo benedettino si crea un
nuovo status di fedele oltre quello di chierici e di laici, una terza categoria.

ORGANIZZAZIONE DELLE CHIESE IN ORIENTE

➢ IV-VI sec.: tendenza al raggruppamento organizzativo delle Chiese in Oriente dovuto a vari
fattori (politici, sinodali, liturgici, giuridici).
➢ La Chiesa assume il modello romano delle circoscrizioni territoriali civili di Diocleziano (+305)
che avevano scopi tributari: prefetture, diocesi, province, parrocchie o distretti.
➢ La struttura imperiale fornisce un modello organizzativo territoriale alla Chiesa. La Chiesa
assume un modello di territorialità, si stabilisce e si struttura sul territorio.
➢ Province ecclesiastiche rette da un vescovo e al di sopra una sede metropolitana retta da un
arcivescovo. Ruolo e poteri del vescovo metropolita nella provincia ecclesiastica
➢ Concilio di Nicea, cann. 4 e 5: raggruppamento delle chiese. Si delinea una scala gerarchica:
diocesi –province o metropoli – sedi supermetropolitane
➢ Idea della federazione di Chiese legata al principio della communnio ecclesiarum. Modello di
tipo federativo: tutte le Chiese sono sorelle tra loro in base al principio della comunione. Non
sono una piramide con a capo il vescovo di Roma, sono legate tra loro da legami spirituali e
teologici e hanno una struttura organizzativa gerarchica che raggiunge il grado massimo nel
patriarcato.
➢ Si sviluppa il modello del patriarcato, che è una circoscrizione ecclesiastica retta da un vescovo
che gode di una potestà episcopale piena che esercita anche sui vescovi presenti nella sua area
territoriale.

Patriarcati
▪ Per diverse ragioni sono elevati al rango di patriarcati le sedi episcopali di Alessandria,
Antiochia, Costantinopoli e Gerusalemme.
▪ Con Giustiniano I nel 546 si introduce il sistema della Pentarchia nella legislazione imperiale.
▪ Relazioni tra i Patriarcati e Roma fondate sul principio della communio: lettera sinodale per
informare il papa delle elezioni episcopali; il nome del patriarca è inserito nel dittico (=elenco
delle persone da ricordare nel canone della Messa).
▪ Relazioni diplomatiche tra Oriente e Occidente: l’apocrisario, funzionario del vescovo di
Roma che risiedeva in permanenza a Costantinopoli e manteneva le comunicazioni tra Roma e
le chiese d’Oriente (primo “rappresentante diplomatico” della Santa Sede, anche se
ufficialmente nascerà solo nel 1500).
▪ Nella concezione delle Chiese d’Oriente al papa spetta un primato di onore e di fede ma non
un primato di governo, di giurisdizione. Ancora oggi lo ritengono infatti gli ortodossi, secondo
cui la Chiesa deve governarsi secondo una struttura di tipo patriarcale, per cui lo considerano il
patriarca di occidente.
▪ Conflitti tra Oriente e Occidente da Calcedonia, nel 451, fino allo scisma delle due Chiese
del 1054.Motivo del grande scontro: can. 28 di Calcedonia: riconosce a Costantinopoli, subito
dopo Roma, la precedenza sulle altri sedi patriarcali di Antiochia e di Alessandria e la
giurisdizione sulle metropoli dell’Asia, del Ponto e della Tracia. Costantinopoli viene chiamata
anche esplicitamente “la nuova Roma”.
▪ Il decreto non è riconosciuto da papa Leone I. Perché Roma, come Alessandria, Antiochia e
Gerusalemme, ha una fondazione apostolica, una legittimazione apostolica, il fondamento
dell’autorità di Roma deriva dal fatto di essere stata fondata da un apostolo ma Costantinopoli
no, era eletta a patriarcato solo pe motivi politici. Ecco il motivo dello scontro.
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Conflitto tra Oriente e Occidente
- Grande equivoco: i padri conciliari volevano sancire canonicamente i diritti consuetudinari che
Costantinopoli aveva da tempo su altre chiese dell’Oriente e non intendeva creare uno scontro tra le
«due Rome».
- Ma Roma, con i legati papali, interpretò il can. 28 come un attentato al principatus petrino perché
vi si formulava una rivendicazione di giurisdizione fondata sull’importanza politica di Costantinopoli
e non sul fondamento del primato delle sedi petrine affermato dal can. 6 di Nicea.
- La storia dei 15 secoli successivi sarà una storia di rivalità religiosa, politica, culturale tra Roma e
Costantinopoli.

Collezioni canoniche orientali


▪ Syntagma canonum: IV-VI sec. ca. raccolta di concili particolari ed ecumenici
▪ Il concilio «in Trullo» (691-692), detto anche Quinisesto, definisce le fonti del diritto delle
Chiese orientali e proibisce qualsiasi innovazione o modifica: 102 canoni del concilio, canoni
apostolici, canoni dei Padri della Chiesa d’Oriente, canoni di diversi concili ecumenici e
particolari. Ancora oggi sono le fonti delle Chiese orientali.
▪ Collezioni sistematiche:
1. Canoni conciliari: Collectio quinquaginta titolorum
2. Leggi imperiali o nòmoi: Collectio Tripartita. Collezione di leggi civili del potere politico
3. Collezioni miste: Nomokanones che uniscono insieme le leggi canoniche con le leggi
dell’imperatore

LO SVILUPPO DEL PRIMATO PAPALE


▪ Oriente e Occidente: diversa mentalità teologica, organizzazione politica e religiosa (mistica
vs razionale)
▪ La storia del primato papale è il risultato di un lungo processo in Occidente che si snoda in
diverse tappe alla ricerca di un equilibrio. In ognuna di esse il primato papale assume una
varietà di forme.
▪ II-III sec. Il vescovo di Roma “custode della fede e della disciplina”, garante della successione
apostolica, gode di una posizione speciale. A Roma si conserva il deposito della fede, il Papa è
custode dell’ortodossia. Successore di Pietro deve confermare nella fede tutti i fedeli, quindi
deve essere una garanzia egli stesso e dare giudizio sulle eresie.
▪ La cathedra Petri (Cipriano, 258), oltre che custode della fede è il «fondamento originario
dell’unità della Chiesa» che ha in Pietro il suo inizio. I due titoli sono tra loro collegati,
dall’unità della fede viene l’unità della Chiesa. Il Vescovo di Roma rappresenta tutta la Chiesa,
quindi non possono esserci più Papi, altrimenti avremmo una Chiesa divisa.
▪ Concilio di Sardica (=Sofia) (343): Il papa è considerato istanza superiore di appello per i
vescovi condannati dai concili provinciali anche orientali, i quali chiedevano che la loro
posizione giuridica fosse giudicata in appello dal Papa.
▪ Intervengono anche fattori politici. II metà del IV sec.-I metà del V sec., crolla l’impero
d’occidente, cade l’imperatore e resta solo il vescovo: rafforzamento del ruolo politico e
dottrinale con papa Damaso (richiamo per la prima volta a Mt 16,18 per fondare l’autorità del
Papa) e papa Siricio (al papa spetta la sollicitudo omnium ecclesiarum, la cura di tutte le Chiese)
▪ Decretali di Innocenzo I (+407) e di Bonifacio I (+ 422) che estendono formalmente il primato
papale di giurisdizione e governo in Oriente: avocazione delle maiores causae. Quindi non solo
nei casi di appelli di vescovi condannati (come aveva stabilito Sardica) ma per tutte le materie
più importanti in materia di fede e liturgia.

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rappresentanza pontificia
▪ IV-V sec.: Sviluppo della rappresentanza pontificia:
✓ legati a latere che hanno una missione temporale straordinaria;
✓ vicari apostolici che fanno le veci della Sede apostolica in modo stabile e permanente
ed esercitano per conto del papa la sollicitudo.

Successore di Pietro
▪ Leone I (440-461) crea la prima dottrina organica del primato papale. Giustificazione del
primato: il papa è il successore di Pietro, vicarius Petri principe degli apostoli, e i vescovi
ricevono da Pietro poteri analoghi. La sedes Petri centro della communio episcoporum.
Significato politico universale di Roma caput mundi. Sede di Roma è la sede di colui che
succede a Pietro nel governo della Chiesa. Cristo ha conferito a Pietro i poteri sull’intero
collegio apostolico, siccome Pietro è stato il primo vescovo di Roma, colui che succede
nell’ufficio di Pietro come Vescovo di Roma diventa Vicario di Pietro, cioè assume gli stessi
poteri e fa le veci di Pietro stesso, quindi la successione del Papa da Pietro non è una successione
di tipo personale ma una successione che riguarda l’ufficio ricoperto da Pietro.
▪ I vescovi sono i successori del collegio degli apostoli, il Vescovo di Roma succede a Pietro,
capo principe degli apostoli, non personalmente ma attraverso l’ufficio. Pietro trasmette
attraverso l’ufficio i poteri che ha ricevuto da Cristo a ogni Vescovo di Roma. Colui che diventa
per elezione vescovo di Roma acquisisce i poteri di Pietro e quindi il titolo di Vicarius Petri,
non della persona ma nell’ufficio che fu ricoperto da Pietro come vescovo di Roma. Quindi il
Papa è Papa perché è Vescovo di Roma, in virtù del fatto che diventa Vescovo di Roma, è la
successione nella sede episcopale che dà questo primato. Tutto dipende dal fatto che ricopre
l’ufficio. Domanda: quando il Papa rinuncia all’ufficio ha titolo per essere ancora Papa? No.
▪ Collegio apostolico → vescovi
▪ Pietro → Vescovo di Roma

L’Appogio Imperiale
Editto dell’imperatore d’Occidente Valentiniano III del 445: legittimazione politica del primato
(i meriti di Pietro, la dignità della città di Roma, il primato della Chiesa di Roma). Imperatore
afferma importanza del Papa anche a fini politici, per affermare il primato della Roma latina
sulla nuova Roma d’Oriente.

Formula Gelasiana
▪ Formula di papa Gelasio I del 494 all’imperatore bizantino Anastasio: “Due sono le autorità…
l’autorità consacrata dei vescovi e la potestà regale”. = principio dualista dell’Occidente, mentre
a Oriente si tende al cesaropapismo.
▪ Diversità del modello politico orientale: la “sinfonia” tra Impero e Sacerdozio di Giustiniano,
il papa e i sacerdoti soggetti all’imperatore sacerdote e re = principio teocratico-imperiale.

LA DIONYSIANA

▪ Parallelo tra crescita del potere papale e unificazione delle norme canoniche. Roma centro
di elaborazione di fonti universali, autentiche e romane.
▪ Problemi: testi conciliari erano scritti in greco, il Papa chiede a Dionigi il piccolo, un grande
letterato che conosceva greco e latino, di fare una traduzione latina di tutti i concili orientali
scritti in greco, in modo che il Papa potesse conoscere e regolarsi su tale disciplina.
▪ La Dionysiana (verso il 500): fa da ponte tra Oriente e Occidente (concili ecumenici) e
raccoglie per primo la legislazione del vescovo di Roma. Tre redazioni l’ultima delle quali
(514 o 530) presenta il testo greco e latino a fronte.

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▪ Dionigi è anche colui che riformula anche il calendario civile, non più a partire dalla
fondazione di Roma ma dalla nascita di Cristo.
▪ Dionysiana chiamata anche Codex Ecclesiae universae, si compone del Codex canonun Vetus
Ecclesiae Romanae e Collectio decretalium.
▪ La Dionysiana è la prima raccolta organica di canoni della Chiesa e il punto di partenza del
“diritto papale”.
▪ Per visualizzare i vari canoni della Dionysiana cliccare:
http://ccl.rch.uky.edu:8088/cclxtf/view?docId=ccl/transcript-node-
3908.xml;chunk.id=Vat5845.7r.4;toc.depth=1;toc.id=Vat5845.7r.4;brand=default

LA FORMAZIONE DELLE CHIESE NAZIONALI E LA FRANTUMAZIONE


NORMATIVA

Crisi dell’impero romano e chiese nazionali

- Dal 500 all’800: fine dell’unità politica e culturale dell’Occidente con le invasioni dei popoli
barbari: perdita della penisola balcanica per la Chiesa bizantina ad opera degli Slavi, barriera naturale
tra Costantinopoli e Roma, frantumazione dell’Europa in regni nazionali (Gallia dei Franchi, Spagna
dei Visigoti, Italia dei Longobardi e bizantini, Inghilterra degli Anglosassoni).

Chiese nazionali
▪ Dominio arabo islamico nel Mediterraneo: Africa Settentrionale, Spagna e verso il resto
d’Europa; avanzata verso la Gallia viene fermata nel 732 nella battaglia di Poitiers da Carlo
Martello.
▪ Due fenomeni:
1. la formazione di chiese nazionali con propri diritti. Se prima la Chiesa era unita, non
aveva divisioni nazionali perché c’era un tessuto comune in tutto l’occidente, ora le
chiese sono condizionate dalla presenza dei regni nazionali e in qualche modo le chiese
vengono incorporate, sempre più collegate e influenzate dai regni nazionali. Chiese
nazionali nel senso che sono legate al potere politico della nazione in cui vivono, non
che sono separate da Roma.
2. l’inculturazione del DC nelle regioni dominate dai barbari mediante
l’evangelizzazione nell’area mediterranea e atlantica. Ora il DC deve misurarsi con le
culture dei vari popoli barbari che sono profondamente diverse dal punto di vista
giuridico e anche antropologico rispetto alla concezione cristiana.
▪ Ordinamento delle Chiese nazionali: ordinamenti barbarici sono di tipo personale e non
territoriale (come invece era proprio del diritto romano, essendo uniforme su tutto il territorio
dell’impero), base etnica e politica dei popoli, forte legame tra gerarchia ecclesiastica
episcopale e re nazionali.
▪ Diritto Canonico: su un territorio devo rispettare diritto universale e particolare di quel
territorio, dunque è la presenza su un determinato territorio a essere determinante.
▪ Invece il diritto barbarico era legato al concetto di clan a cui uno appartiene,
indipendentemente dal territorio in cui si trova. Ordinamento a carattere personale,
appartenenza etnica e politica. La Chiesa si lega inevitabilmente a questo modello.
▪ Mutamento del modello di organizzazione della Chiesa: da quello diocesi-province-sedi
metropolitane dell’Impero a quello dei regni nazionali che strutturano il territorio per criteri
politici.
▪ Muta l’asse episcopale e la forma della sinodalità-collegialità.
▪ Gallia: I concili sono celebrati secondo i singoli regni. In Spagna: prevalenza dei concili
plenari.

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▪ Cambia così il modo di celebrare i concili. Non più in forma ecumenica ma con struttura
nazionale. Così ci sono concili della Gallia, concili della Spagna, sinodi importanti in
Inghilterra. Concili nazionali.
▪ Poteri dei sovrani: i re nazionali sostituiscono gli imperatori nei concili. Beneplacito dei re
merovingi per la loro celebrazione in Gallia; maggiore ingerenza dei re visigoti in Spagna.
▪ I concili trattano materie miste per l’alleanza politica tra re e episcopati. Intreccio tra i due
poteri molto forte in Spagna. Questioni religiose ma anche di carattere civile; materie religiose
sono collegate a decisioni che riguardano anche la vita politica della Chiesa nazionale.
▪ Poteri dei vescovi: crescita del potere politico dei vescovi nell’Occidente (funzione
amministrativa, diplomatica e militare) e del loro potere economico (donazioni private e
immunità politiche).
▪ La fine dell’impero romano, che aveva un’organizzazione amministrativa mirabile, implica la
fine di questa organizzazione e il vescovo diventa l’autorità cittadina per eccellenza dal V sec.
in poi, sostituisce nelle città la funzione del prefetto, molto più che un attuale sindaco. In
questi secoli i vescovi diventeranno persino guerrieri che dovranno difendere le loro città dagli
assalti di alte popolazioni.
▪ L’intreccio tra interessi spirituali e temporali influisce sugli uffici ecclesiastici. Nel VI sec.
dall’elezione dei vescovi da parte del popolo si passa all’elezione del clero e del popolo con
la volontà del re, poi il re si riserva il diritto di giudicare gli idonei. Controllo, supervisione,
influenza e condizionamento politico dei singoli re, i quali alla fine decidono chi debba essere
il vescovo.
▪ Condizionamento così forte che persino il papa sarà scelto per volontà dell’imperatore.
▪ Riflessi sulla formazione delle raccolte canoniche: particolarismo legislativo, prevalenza dei
concili particolari, materie miste.
▪ La collezione Dionysiana voleva comprendere tutto, ora invece ogni chiesa nazionale fa le
proprie collezioni nazionali, così per esempio accadrà anche dal punto di vista liturgico, tutto
diventa “nazionalizzato”.
▪ Gallia: Vetus Gallica (600-721): concili africani, decretali papali, regole monastiche e libri
penitenziali.
▪ Spagna: Hispana (633-702): 67 concili orientali e occidentali + 105 decretali papali
▪ Tutte le collezioni hanno una prima redazione, poi col passare del tempo le si aggiorna,
aggiungendo le norme più recenti al corpus precedente. Si parla in particolare di diverse
redazioni.
▪ Ogni chiesa tiene conto del patrimonio disciplinare delle altre chiese

Il monachesimo irlandese
▪ V-VII sec. Cristianizzazione dell’Irlanda (celti) e della Britannia (anglossassoni) – Assenza
dell’organizzazione romana. Incontro tra la cultura celtica locale e la cultura cristiana.
▪ Irlanda: San Patrizio (+461 ca.) e San Colombano (+615 ca.) creano un’organizzazione
monastica nuova fondata sul pellegrinaggio per Cristo e sull’attività missionaria.
▪ Dal VII sec. avviene un trasferimento dei monasteri dal centri urbani alle pianure, foreste e
paludi. Il monachesimo benedettino in occidente era legato alla città, hanno monasteri dentro
le città e vicini ai vescovi, qui invece i monasteri sorgono lontano dalla città. Monasteri
diventano centri di evangelizzazione su tutto il territorio, monasteri vanno a sostituire le
diocesi, i monaci di san Colombano finiscono per essere i vescovi irlandesi. Il monachesimo
irlandese arriva fino all’Europa nordica e addirittura in Italia (monastero irlandese di Bobbio),
fondamentale per l’evangelizzazione di tutta Europa.

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vicario del vero Dio) e detiene la plenitudo potestatis (iudex ordinarius singulorum).
Giurisdizione diretta della Chiesa nelle materie di fede e di morale e indiretta nella
politica e nella società ratione peccati (dove c’è peccato, il papa deve poter
intervenire direttamente nella società).
o Con Leone Magno il papa era vicarius Petri, ora con Innocenzo III diventa vicarius
Christi. Autorità più importante al mondo che detiene la plenitudo potestatis. Papa
diventa anche il giudice ordinario di ciascun battezzato.
➢ Emanazione di collezioni ufficiale di decretali papali: per primo Innocenzo III dopo
che privati avevano cominciato a raccogliere decretali.

Quinquae compilationes antiquae


✓ Raccolte di tipo privato fatte dai canoniste che precedono le collezioni ufficiali di
decretali. Occorreva che qualcuno raccogliesse le decretali del singolo papa.
✓ Sono 5 tra le oltre 20 che vennero composte nello stesso periodo di tempo.
✓ 1191: Bernardo di Pavia riunisce nel Breviarium extravagantium o Compilatio I le
decretali dopo il Decretum in 5 libri secondo l’ordine: iudex –iudicium –clerus
(celibato, residenza, obblighi, ecc.) – connubia (matrimonio) – crimen (diritto
penale). Schema introdotto da Bernardo che rimarrà fisso per i secoli successivi fino
al codice.
✓ Rainieri da Pomposa e Bernardo di Campostella riuniscono le decretali di Innocenzo
III ma la loro opera non è riconosciuta valida.
✓ Innocenzo III ordina una nuova compilazione di carattere autentico a Pietro
Beneventano (la Compilatio III ma in ordine cronologico la II), che copre il periodo
1198-1210
✓ Gilberto e Alano d’Inghilterra, Giovanni del Galles danno vita alla Compilatio II
ma in ordine cronologico la III che copre gli anni 1192-1198.
✓ Giovanni Teutonico compone la Compilatio IV che comprende le decretali dal 1210
al 1216 e i decreti del concilio lateranense IV.
✓ Tancredi di Bologna ordina la Compilatio V che copre gli anni 1216-1226.

Inghilterra
▪ VII sec. Cristianizzazione dell’Inghilterra prima da parte di Agostino di Canterbury poi dei
monaci celti. Conflitto e reazione del sinodo di Whitby (664) che sceglie la tradizione
romana e favorisce la formazione di una gerarchia ecclesiastica secolare.
▪ 668 viene stabilito in Britannia il sistema canonico occidentale: diocesi territoriali,
giurisdizione di vescovi e sinodi diocesani.
▪ Formazione dell’identità nazionale inglese: integrazione della cultura celtica con quella
classica. Importanza dei monaci Beda il Venerabile (+735) di Willibrord e del suo allievo
Winfrido (poi Bonifacio).
▪ I monaci inglesi evangelizzano nel sec. XI i paesi nordici

Organizzazione irlandese
▪ Le novità dei monaci irlandesi:

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1. una diversa forma organizzativa della cura delle anime. L’assenza di vita urbana sposta la
centralità sociale nei monasteri di campagna. Qui i clan familiari sono raccolti sotto un
sacerdote-monaco non necessariamente vescovo.
2. un nuovo metodo della penitenza che modificava quella vigente nella chiesa primitiva.

Regime della penitenza


▪ Ordo poenitentiae antico: (ini sifatnya personal, artinya pribadi yang mengaku di hadapan
publik)
a) classe dei penitenti con uno status e abito proprio,
b) forma pubblica duplice: petere poenitentiam (si potevano confessare pubblicamente le
proprie colpe); o accipere poenitentiam (si poteva essere chiamati dall’autorita ecclesiastica a
scontare colpe gravi e scandalose, conosciute dalla comunitá).
c) rito celebrato in particolari solennità dell’anno,
d) presenza del vescovo,
e) effetti giuridici (diminuzione di status),
f) limitazione ad una sola volta dopo il battesimo.
▪ Ordo poenitentiae irlandese: Irlandese mengubahnya dari personal jadi bareng2.
a’) sostituzione della penitenza personale con quella pubblica,
b’) ripetibilità della confessione,
c’) scopo mortificatorio e ascetico.
▪ Due effetti:
1) importanza del rapporto sacerdote/penitente;
2) collegamento dottrinale peccatore-peccato-espiazione.
▪ Concetto di penitenza come farmaco spirituale; applicazione della regola contraria contrariis
sanare; graduazione delle penitenze (a tariffa).
▪ I libri penitenziali sono il “vademecum” dei confessori. Elencano tipo di persona, genere, numero,
circostanze del peccato e relative penitenze da impartire. Modo tariffario, cioè penitenza assegnata
in modo proporzionale alla gravità e al ruolo che il fedele ha all’interno della Chiesa. Insomma
sono una sorta di «contabilità» del peccato.
▪ Problema: casi di penitenza espiata da terzi per sé o sostituiti con donazioni alla Chiesa per la
salvezza dell’anima (se hai dei beni e li lasci alla Chiesa). Sistema penitenziale si corrompe con
l’interesse economico. Chiesa medievale diventa proprietaria di un’immensa ricchezza, fenomeno
di commercializzazione della penitenza.

Libri penitenziali
▪ VI-VII secolo: Poenitentiale Vinniani (Finniano), P. Cummeani (divisi per generi di peccati), De
Poenitentia di San Colombano (diviso per classi di persone).
▪ VIII sec. Invasione dei libri penitenziali in Europa e diminuzione del loro rigore con la
commutazione del digiuno con opere pie, donazioni di beni, celebrazioni di messe e perfino
sostituti.
▪ Controllo della Chiesa sui Penitenziali dall’VIII sec. in poi: revisione e aggiornamento,
recupero della distinzione antica tra peccato pubblico e privato con la relativa forma.
▪ Significato storico dei libri penitenziali:
1. invenzione di un genere letterario poi proseguito (summae e casus conscientiae) rilevante per
il rapporto norma/persona;
2. sviluppo della autonomia del fòro interno;

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3. contributo alla fondazione del diritto penale non solo canonico ma civile (peccato come delitto
e penitenza come pena);
4. introduzione del principio di proporzionalità tra peccato/penitenza e reato/pena.

DIRITTO GERMANICO E CHIESA


▪ Incontro tra la tradizione culturale dei popoli germanici e il cristianesimo: investe riti,
matrimonio, organizzazione della Chiesa.
▪ Questo processo di acculturazione è legato alle trasformazioni economiche dei secoli VI-
VIII in Europa: declino dei centri urbani, crescita degli insediamenti nelle sedi rurali,
economia agricola.
▪ Effetti: divisione e frammentazione delle circoscrizioni ecclesiastiche.
▪ Due cambiamenti sistemici:
▪ Dal VI sec. al XIII sec.: lungo processo di autonomia delle parrocchie rurali rispetto alle
diocesi vescovili sul piano amministrativo e pastorale, compresa la liturgia. Dall’equivalenza
dei due termini dioecesis e paroecia alla loro separazione.
▪ Passaggio dalla personalità alla territorialità del diritto canonico provocato da tre istituti:
introduzione della tassa sacramentale (decima), creazione di plebs con pertinenze, cappelle e
oratori, struttura gerarchica degli uffici nelle zone rurali.
▪ Effetto: duplice organizzazione e duplice gerarchia città/campagna – diocesi/pievi.
▪ Attorno a questi due poli si sviluppa la vita sacramentale e la religiosità popolare e rurale
(processioni, rogazioni, pellegrinaggi, culto delle reliquie, ecc.).
▪ Esigenza di introdurre mezzi di coordinamento nelle singole diocesi: visita pastorale
(strumento di verifica e controllo sulla gestione e amministrazione delle parrocchie poste fuori
dalla città) e sinodo diocesani (si sviluppa ora per la prima volta, assemblea tra vescovo e
propri parroci per verificare lo stato della diocesi e per dare alla diocesi norme di diritto
particolare)

4 nuovi istituti del diritto germanico:


beneficio ecclesiastico (VIII sec. -1983): patrimonio e ufficio, cumulo di benefici, mandatario
o sostituto, vicari o delegati, separazione tra funzione e titolare. Beneficio ecclesiastico:
privato o soggetto collettivo dona un patrimonio immobiliare per costituire un beneficio
presso presso una chiesa, abbazia, sede vescovile, ecc. Si erige una chiesa a beneficio di un
santo (es. san Colombano) e questa erezione riceve approvazione del vescovo. Beneficio è
eretto dal vescovo. Annesso al patrimonio immobiliare c’è un ufficio sacro (parroco,
cappellano o canonico del capitolo della cattedrale), per cui chi riceve le rendite del
patrimonio, che viene costituito in beneficio, beneficia anche delle rendite annue che
provengono dal patrimonio immobiliare. Diritto di patronato: il donatore del patrimonio ha
diritto di presentare al vescovo il candidato a fare il canonico, cappellano, parroco, ecc. Quindi
chi viene eletto titolare dell’ufficio (indicato dal donatore del patrimonio immobiliare)
esercita l’ufficio corrispondente (farà il parroco, cappellano, abate, ecc.) e riceve ogni anno
da questi beni le rendite (es. patrimonio erano dieci poderi, che fruttavano olio, mais, ecc.);
con queste rendite deve provvedere alle spese personali, alla manutenzione dell’edificio
chiesa e alle spese liturgiche. Sistema con cui dal VIII sec. al 1983 la Chiesa ha risolto il
sostentamento del clero! Istituzione importantissima.
immunità ecclesiastica analoga a quella feudale. Esenzione da altre giurisdizioni, da servizi,
oneri, servizi, tasse. Dall’immunità sorgono il privilegio del fòro (oggi non esiste più. Quando
un chierico commetteva un delitto il privilegio del foro implicava che il chierico non fosse
giudicato da un tribunale civile ma da un tribunale ecclesiastico. Era una riserva id
giurisdizione che si estendeva alle persone e ai luoghi sacri e diventa diritto di asilo) e il diritto
di asilo (riserva di giurisdizione applicato ai luoghi. Coloro che pur non essendo chierici si
trovavano anche momentaneamente o si rifugiavano volontariamente in un monastero o in
26
una parrocchia o ina chiesa o in un santuario, siccome era un luogo sacro anch’essi avevano
il privilegio di essere giudicati dal tribunale ecclesiastico e non dal tribunale civile)
Munus: compiti che spettano, i doveri. Immunità: sottratto agli obblighi. Immunità
ecclesiastica era il particolare privilegio per cui gli ecclesiastici erano esentati da altre
giurisdizioni, da servizi, oneri, servizi, tasse.
chiesa privata o propria (Eigenkirche): edificazione di chiesa, cappella o monastero da
parte di signori feudali privati o di corporazioni con lo scambio del ius patronatus,
incameramento delle rendite in parte o in tutto (ius spolii), riscuotere le entrate nella vacanza
della sede, cioè quando mancava il titolare dell’ufficio (ius regaliae), ricevere i diritti di stola
(diritti riconosciuti al parroco per la amministrazione dei sacramenti) e imporre la decima.
decima: un capitolare franco del 779 estende la decima anche fuori delle chiese private,
comprende tutti i beni produttivi, è divisa in quattro parti, di cui una al vescovo. Progressiva
perdita di potere economico del vescovo sulle pievi e chiese private ma conservazione dei
diritti vescovili su di esse (IX sec.).
▪ Nelle parrocchie in cui mancava il beneficio o c’era il beneficio ma le entrate non erano sufficienti
per il sostentamento del parroco, il restauro della chiesa, i paramenti, ecc. il parroco aveva diritto
a imporre una tassa personale a tutti i fedeli per la parrocchia. Pagamento in natura o in denaro la
decima parte delle entrate del raccolto del parrocchiano. Es. un contadino aveva ogni anno dieci
barili di olio, ne doveva dare la decima parte al parroco per il sostentamento della parrocchia.

• Conseguenze di questo sistema:


1. fenomeni di privatizzazione della organizzazione della Chiesa: mescolanza di diritto privato
e pubblico. Tutto ruota attorno alle chiese private, al beneficio ecclesiastico, ecc.
2. dispersione della proprietà. L’antica divisione della proprietà ecclesiastica in 4 parti
(vescovo è colui che amministra tutte le rendite della chiesa locale: una parte va per il
mantenimento del vescovo, una del clero, una per il mantenimento delle chiese, una per il
sostentamento dei poveri. Un quarto delle rendite era per i poveri) salta completamente
perché ora le rendite finiscono quasi tutte in mano ai privati.
3. autonomia delle chiese private e chierici dal vescovo e loro soggezione al signore fondiario
o al potere politico.
4. mescolanza tra funzioni laicali e funzioni chiericali.
5. Interpretazioni diverse: patrimonializzazione della Chiesa è stata un danno o un
compromesso necessario con il regime feudale? Risposta più saggia: compromesso era
necessario se voleva accrescere la propria presenza istituzionale sul territorio, doveva
concedere questi diritti ai privati

ETÀ CAROLINGIA
▪ VIII sec. Grandi trasformazioni nella strategia politica della Chiesa. Espansione musulmana
in Africa e Spagna, perdita dei collegamenti con la Chiesa d’Oriente, divisione interna nel
centro Europa con la Chiesa franca soggetta alla dinastia merovingia.
▪ Trasformazioni del patrimonio ecclesiastico: incremento dei beni della Chiesa che però
vengono da Carlo Martello non confiscati ma concessi in feudo ai militari e da questi passati
a sacerdoti e a laici come benefici. Prima secolarizzazione dei beni della Chiesa. Anche i
beni rimasti nelle mani dei vescovi con Pipino il Breve vengono tolti ai vescovi e dati in feudo
ai militari, i quali avevano interessi sulle rendite ma non ad assolvere ai doveri connessi al
beneficio.
▪ Conseguenze: crollo finanziario delle strutture della Chiesa, occupazione degli uffici anche
vescovili da parte di laici, assenza di concili e sinodi, aumento delle chiese private ma

27
soprattutto divisione del patrimonio della Chiesa particolare un tempo diviso in 4 parti. Inizio
di un processo di secolarizzazione che si ripeterà nei secoli (Es. Riforma protestante)
▪ L’unità patrimoniale dei vescovi cede il posto al frazionamento in tante porzioni di beni tra
vescovo, clero della cattedrale e singoli parroci: mensa episcopalis, mensa capituli,
praebenda.

Cristianizzazione della Germania


▪ Progetto di alleanza Chiesa di Roma e Carlo Martello. Cristianizzazione della Germania in
possesso dei franchi. Conversioni di massa, creazione vescovati, monasteri.
▪ I franchi diventano la potenza europea più importante e la Chiesa di Roma, soggetta alle
invasioni dei longobardi (altro polo germanico) ed esposta alla pressione dei bizantini, sceglie
di allearsi con la nuova potenza emergente che è l’impero franco. In cambio di questa alleanza
i Papi possono concedere il riconoscimento onorifico più elevato, cioè la legittimazione
sacrale.
▪ Unzione sacrale di Pipino il Breve da parte di papa Stefano II nella basilica di Saint-Denis
(754) e protezione dei franchi al papato: sconfitta dei Longobardi in Italia e donazione delle
loro terre al papa.
▪ Rito e rituale dell’unzione sacra viene ripresa dall’AT, dall’unzione di Davide, re di Israele.
Con questo rito sacro avviene una alleanza tra il Papato e il regno frano. Il regno franco si
impegna a difendere il Papato da tutti gli altri nemici, il Papato riconosce la legittimazione
sacrale a Pipino il Breve, re dotato di potere sacrale, gli trasferisce una parte della sacralità al
re dei franchi.
▪ Prende inizio il potere temporale della Chiesa (ducato di Roma, esarcato di Ravenna,
Spoleto e Benevento). Comincia quello che sarà poi lo Stato Pontificio.

Constitutum Constantinii
▪ Forse è di questo periodo il famoso documento falso del C.C. datato 315 che ci è giunto con
le False Decretali. Donazione fatta dai franchi al Papato di Ravenna, Spoleto, Benevento e
altri territori. È redatto un documento falso che si chiama Donazione di Costantino.
▪ In esso si dice che l’imperatore Costantino aveva concesso a papa Silvestro I una serie di onori
e territori:
a) il principatum o primato del papa sulle chiese patriarcali dell’Oriente
b) il palazzo del Laterano, Roma, tutta l’Italia – comprese le isole - e le province occidentali
dell’Impero
c) le insegne imperiali. Per cui il Papa diventava veramente l’erede dell’imperatore, ne
poteva portare i simboli.
▪ Scopo del documento: fondare il principio dell’uguaglianza del papa con l’imperatore
(imitatio imperii, ne era il successore) e legittimare il primato spirituale e gerarchico della
Chiesa di Roma
▪ Questo documento sarà inserito nelle False Decretali e sulla base di questo documento tutti i
Papi del Medioevo fonderanno le loro rivendicazioni e i loro diritti sul mondo intero. Su
questo documento si fonderà la teocrazia medievale.
▪ Anche se già nel Medioevo si inizia a dubitare della veridicità del documento (era frequente
la produzione di documenti falsi). Con l’umanesimo e la filologia classica Lorenzo Valla ne
dimostra la falsità.
▪ http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=3&cad=rja&ve
d=0CDsQFjAC&url=http%3A%2F%2Fwww.rmojs.unina.it%2Findex.php%2Frm%2Farticl
e%2Fdownload%2F67%2F289&ei=2baNUqevPISs7QbZ8YGADw&usg=AFQjCNHMGW
cR-srkKbB3VfqpF_f5rwBQyQ.

Ordinamento politico e vescovile


▪ Cosa cambia in Europa dopo l’alleanza del Papato con i franchi?
28
o Età carolingia caratterizzata dal fenomeno della compenetrazione dei poteri: Sacerdotium
e Imperium ossia potere ecclesiastico e potere politico. Si tratta di una integrazione
reciproca tra i due apparati che hanno la loro corrispondenza nella divisione sociale tra capi
guerrieri e ceto episcopale. Si mescolano e si condizionano reciprocamente, confusione
fino a non poter distinguere più chiaramente le due realtà.
o Il potere politico utilizza il potere vescovile per disciplinare il popolo e rafforzare l’unità
dei popoli; il potere episcopale trova espressione e rappresentanza negli organi di
deliberazione regia. Integrazione fra le rispettive istituzioni. Imposizione di un’unica
liturgia romana al posto delle tante liturgie nazionali per favorire l’unità, la coesione anche
culturale e politica dell’impero.

Capitolari regi e ecclesiastici


▪ Capitularia: leggi franche relative a materie civili e ecclesiastiche. Espressione della
integrazione tra i due ordinamenti o sistemi.
▪ Le riforme ecclesiastiche contenute nei Capitolari franchi riguardano: l’organizzazione
monastica (unificazione regola benedettina), la vigilanza sull’amministrazione ecclesiastica,
l’unificazione della liturgia romana e della scrittura (obbligo per notai, segretari, insegnanti,
ecc. di scrivere con la stessa calligrafia. Prima di Carlo Magno la scrittura era confusa e
arbitraria, lui impone un metodo unico chiamato scrittura carolina in suo onore).
▪ Unica liturgia: romana; unica regola monastica: benedettina. In tutto l’impero i monaci
parlano la stessa lingua, hanno lo stesso rito e seguono la stessa regola.
▪ Queste leggi fondamentali di unificazione per tutto l’impero confluisce nella raccolta
Dionisyo-Adriana.
▪ Tre capitolari di Carlo Magno 789: disciplina unitaria del clero secolare e regolare (Dionysio-
Adriana data da papa Adriano I a Carlo Magno come “codice” della chiesa franca); ripristino
circoscrizioni ecclesiastiche; controllo dei vescovi da parte dei metropoliti.
▪ Precedente raccolta era di Dionigi il Piccolo, nella stessa collezione si aggiunge tutti i
capitolari di Carlo Magno.

Sacro Romano Impero: notte di Natale dell’800 Papa consacra Carlo Magno imperatore.
Nasce la continuazione dell’impero romano sotto la benedizione del papa.

CAMBIO DEL SISTEMA GERARCHICO


➢ Gerarchizzazione dei rapporti nella Chiesa, convergono piramidalmente, dipendenza diretta
dell’autorità inferiore dall’autorità superiore. Rafforzamento della posizione esercitata dagli
Arcivescovi all’interno della Chiesa.
➢ Convergenza tra il programma di Carlo Magno e le aspirazioni del papa:
1. unione della dignità arcivescovile all’ufficio di metropolita e concessione del pallium un
tempo prerogativa papale (legame maggiore tra Papa e Arcivescovi, tutti gli altri vescovi
della provincia sotto sottomessi all’Arcivescovo, ecco il rafforzamento gerarchico.
Perdono di peso tutte le cariche intermedie)
2. ma anche introduzione del giuramento di fedeltà dei metropoliti al papa (istituzione
tipicamente feudale. Colui che sta sotto deve giurare fedeltà a colui che sta sopra,
dipendenza totale sotto forma sacrale, cioè attraverso un giuramento. Vangelo dice di non
giurare ma questo viene considerato un giuramento che non danneggia Dio. Rapporto tra
Arcivescovi e Papa si rafforza tramite questo istituto) e, a questa condizione, loro facoltà
di consacrare vescovi suffraganei (dipendenti da loro)

➢ Importanza di questo cambiamento nella seconda metà del IX sec.:

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• dalla visione della comunione tra le Chiese con il privilegio primaziale del papa all’interno
del collegio dei vescovi e una struttura territoriale per diversi gradi gerarchici si passa ad
una visione piramidale della Chiesa centrata sull’autorità del papa (si afferma l’idea
teologi.
• prepara la struttura fortemente gerarchica della Chiesa di Gregorio VII e pone le basi della
dottrina circa la derivazione papale della potestà di giurisdizione dei vescovi (concilio
Vaticano I).
• si afferma l’idea teologica che il potere dei Vescovi derivano dal Papa (la teologia più
antica riteneva che i Vescovi ricevessero il potere direttamente da Dio sulla Chiesa
particolare. Vaticano II infatti chiama i Vescovi vicari di Cristo, ricevono i loro poteri
direttamente da Cristo; anche se il conferimento di una Chiesa ad un vescovo, dopo che è
consacrato, che avviene mediante missio o mandato ad opera del Papa, che ha cura di tutte
le Chiese).

Scopi delle false decretali


o Questo mutamento istituzionale della organizzazione della Chiesa è riflesso in forma giuridica
nelle False Decretali papali messe in circolazione in questo periodo.
o Le False Decretali si propongono di combattere l’anarchia interna alla Chiesa, dispersa e
frantumata nell’ordinamento feudale, di rafforzare la primazia papale, di esautorare le
gerarchie intermedie (patriarchi, metropoliti, vescovi, corepiscopi o vescovi di campagna
dell’Oriente e organi corrispondenti come le province ecclesiastiche).

Le false decretali
▪ I falsi nel medioevo: distinzione tra falsificazione storica (testo e contenuti falsi) e
falsificazione documentaria (testo falso, contenuto vero). Es. monastero aveva ricevuto dei
beni pro remedio animae da un privato, fatto l’atto notarile scritto su pergamena in cui diceva
che un erto Carolus aveva lasciato beni e terre al monastero. Dopo 40 anni sorgeva una
controversia giudiziaria tra il monastero e un altro privato che rivendicava quei beni che
Carolus aveva lasciato al monastero. La pergamena non si trovava più e allora si fabbricava
un documento falso della donazione di Carolus a quel monastero. Documento falso ma
contenuto vero.
▪ Il fenomeno dei falsi documentari è ampio nel medioevo e non esclusivo della Chiesa (es.
falsi capitolari di Carlo Magno).
▪ Le False Decretali rispondono a un bisogno forte di legittimazione della organizzazione della
Chiesa: vuoto di normativa che rendesse valida una situazione di fatto (per giustificare i poteri
che l’Arcivescovo deteneva, quindi si modificano o aggiungono parole delle antiche decretali
di Papa Damaso o altri del IV o V secolo per affermare i poteri degli Arcivescovi, eliminando
i poteri delle strutture intermedie. Sia a livello centrale della Chiesa che a livello diocesano).

▪ La strategia del “falso”: attribuzione di fonte legale a testi che ne erano privi; interpolazione di
parole nelle decretali esistenti; creazione di testi integralmente falsi.
▪ Date e Luoghi di produzione probabile: IX secolo – Le Mans o Reims
▪ Le collezioni di False Decretali:
1. Collectio Hispana-Augustodunensis redatta a Autun (Francia)
2 .Capitularia Algiramni
3. Benedicti Levitae
4. la più importante sono però le Decretales dello Pseudo-Isidoro, che influenzerà il diritto
canonico successivo. Isidoro di Siviglia è l’ultimo Padre della Chiesa d’occidente ma questo
è un falso: Pseudo-Isidoro.
▪ Discussione sugli effetti delle False collezioni nella storia del papato: tesi umanistiche,
gianseniste, protestanti. I protestanti dicevano che il primato del Papa è nato grazie alle false

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decretali. Studi di Fuhrmann: no, il primato del papa si era già consolidato, le decretali
contribuiscono a rafforzare l’autorità del papa e di Roma sulle chiese, si compirà con la riforma
gregoriana.

IL NUOVO MONACHESIMO BENEDETTINO


o Nell’età carolingia si sviluppa una nuova forma di monachesimo che diventerà parte essenziale
della civiltà dell’Europa medievale. Essa rappresenta il pieno inserimento del movimento
monastico nell’ordinamento della società germanico-romana.
o Sotto Carlo Magno il monachesimo diventa una struttura sociale fondamentale per l’Europa, nata
con Carlo Magno che dà moneta unica, cultura e religione unica per unire l’impero. Carlo Magno
favorisce lo sviluppo nei territori delle abazie benedettine come una struttura fondamentale che
deve essere presente ovunque, così il monachesimo cambia la sua funzione. Non più poche abazie
che si dedicano alla contemplazione ma l’abbazia diventa una struttura sociale diffusa in tutta
Europa che svolge tutta una serie di servizi per la vita sociale e non solo religiosa. Carlo Magno
sceglie il monachesimo benedettino, rendendo marginali tutte le altre forme (es. monachesimo
irlandese).
o Questo fenomeno è reso possibile da 4 fattori:
✓ la fine della mescolanza tra monasteri urbani e strutture vescovili (i monasteri benedettini
sono nelle zone di campagna o di montagna, necessità di renderli autonomi rispetto al
vescovo. Con Carlo Magno i monasteri diventano autonomi dalla giurisdizione vescovile,
costituiscono un’istituzione separata dalla diocesi, come sono ancora oggi. Istituto
dell’esenzione: monasteri diventa esenti, monaci esentati dall’osservare i comandi
dell’autorità vescovile. Con documenti pontifici solenni si stabilisce il privilegio papale
dell’esenzione. Abbazie si organizzano in maniera autonoma, struttura perfettamente
parallela alla diocesi, l’abate ha potere esecutivo ma anche potere giudiziario, i poteri
dell’abate si accrescono);
✓ il rinnovamento dell’idea monastica attuato da san Colombano (dall’ascesi trascendente
all’ascesi intramondana. Necessità che il monaco si impegni attivamente nella società, così
le strutture monastiche sono inserite nelle strutture dell’impero);
✓ la prevalenza della Regula Sancti Benedicti per il suo aspetto pratico-organizzativo;
✓ l’inserimento del monachesimo nei quadri politico-sociali dell’impero carolingio.
o Potenziamento del monachesimo benedettino da parte di Carlo Magno e Ludovico il Pio
mediante:
• centralità della Regula S.B.;
• stimoli dati alla vita cenobitica maschile e femminile (quella eremitica diventa del tutto
secondaria);
• affermazione della giurisdizione vescovile sui monaci solitari o eremitici;
• allargamento delle relazioni sociali tra monaci, nobiltà e potere regio.

o La regolamentazione della vita monastica da parte del Sacro Romano Impero si realizza in modo
organico nel SINODO DI AQUISGRANA dell’816: Institutio canonicorum et sanctimonialium
Aquisgranensis. Si compone di una I parte di carattere teologico e spirituale e di una II parte
pratica sulla vita comune dei chierici, canonici e canonichesse. Sinodo introduce elementi
fondamentali:
o La nascita della vita canonicale. Distinzione tra monaci e canonici in base all’abito, mensa,
proprietà. Canonici sono sacerdoti secolari che vivono in una diocesi e che si aggregano e vivono
assieme per formare una comunità, un collegio di canonici, che vivono a fianco a una cattedrale
o a un santuario o a una chiesa importante formando una canonica (e non un’abazia), vivendo in
celle simili a quelle dei monaci, solo che i canonici si dedicano all’officiatura della Chiesa e al
servizio pastorale in quella chiesa. Fanno vita comune come i monaci ma hanno scopi diversi, il

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servizio pastorale. La grande novità dei canonici è che vivono secondo una regola, fanno cioè
vita comune. Si chiamano canonici regolari perché seguono una regola.
o Norme sulla vita comune dei canonici (= chierici facenti parte di un collegio che presta servizio
presso una chiesa e che seguono una regola comune di vita) e canonichesse (le prime in
Inghilterra nell’VIII secolo).
o Istituzioni della vita canonicale:
1) ufficiatura corale o coro;
2) capitoli o riunioni dei membri con facoltà deliberative;
3) dormitorio e refettorio comuni ma con la possibilità di vivere anche in abitazione privata
dentro il chiostro della Chiesa;
4) beni propri;
5) vitto diverso da quello monastico.

Le funzioni sociali del nuovo monachesimo


Le funzioni principali del monastero nell’Europa medievale:
• 1) centro religioso: luogo dell’opus Dei e della vita comunitaria; introduzione del canto
gregoriano nel coro. Funzione religiosa propria dei monaci nella tripartizione sociale
medievale: orantes che completano quella svolta dai laborantes e dai bellatores. Nel Medioevo
la preghiera è concepita come una funzione anche sociale.
Il monastero simbolo diventerà Cluny (910), abazia principale o abazia madre, tutte le abazie
cluniacensi che si formano sul territorio non sono indipendenti ma sono tutti dipendenti come
cellule dall’abazie madre di Cluny, nasce il modello congregazionale, formando una
congregazione di abazie, non più le singole abazie indipendenti benedettine. Legami con le
famiglie nobili e con il potere regio per la protezione celeste.
• 2) centro economico: mediante le molte donazioni di beni pro remedio animae, il monastero
diventa grande proprietario terriero e impiega contadini e servi della gleba per lavorare la terra.
Nascono tecniche razionali di cultura e primi strumenti meccanici applicati all’agricoltura. Si
forma il concetto positivo del valore del lavoro non più come effetto della colpa ma come
dimensione sociale dotata di utilità.
• 3) Centro culturale: la grande disponibilità di beni materiali e la missione sociale del
monachesimo rendono il monastero un luogo di trasmissione della cultura: la scuola annessa al
monastero non solo per imparare a leggere e a scrivere ma anche la musica, la matematica,
l’astronomia, la medicina; lo scriptorium per la copiatura, illustrazione, doratura dei manoscritti
medievali.
• 4) Centro di assistenza: il monastero si propone, in ottemperanza alla Regula, di assistere i
poveri. Annesso ad esso è un ospedale e una farmacia. Gli ospedali si moltiplicano lungo le vie
di attraversamento dei mercanti e dei pellegrini. Le farmacie assicurano la continuità con la
scienza medica dell’antichità e sviluppano le tecniche naturali di guarigione (fitoterapia).
o Ultimo ma non ultimo aspetto: il monachesimo si presenta come un ideale di vita che è rimasto
centrale per molti secoli nella concezione antropologia dell’Occidente e che si collega
strettamente con il concetto di disciplina. Monastero è una cittadella in cui c’è tutto.
o Conclusione: “Il monastero è la più tipica istituzione culturale di tutto il periodo che si estende
dalla decadenza della civiltà classica al sorgere delle università europee nel secolo XII” (Ch.
Dawson, La religione e la formazione della civiltà occidentale).

COLEZIONI CANONICHE POST-CAROLINGE E IMPERIALI


▪ Andamento delle collezioni canoniche tra il IX e l’XI sec. Sono collezioni di carattere
nazionale. Risente delle reazioni al movimento di unificazione carolingio. Da qui fasi di
transizione, decadenza e ripresa delle collezioni condizionate sia dalla crisi del Sacro Romano
Impero (divisione interna dopo Lodovico il Pio e guerre intestine tra i figli), sia dalla crisi del
papato ostaggio delle famiglie romane.

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▪ Fase di transizione: potenziamento del ruolo politico del vescovo che diventa funzionario
pubblico del re e da lui viene investito (specie in Germania). Vescovo come defensor civitatis,
vescovo guerriero. In situazione di guerra o emergenza il vescovo ha la cura di tutti coloro
che risiedono nella città.
▪ In Germania si celebrano importanti sinodi, visite pastorali e si predispongono raccolte
normative.
▪ Due collezioni (fine IX sec.):
a. Anselmo dedicata (dedicata a Anselmo II vescovo di Milano) e
b. Libri duo de synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis dell’abate Reginone di Prum
(+915).
▪ Reginone di Prum raccoglie una sorta di manuale per la visita pastorale del vescovo e riporta
gli istituti caratteristici della diocesi di Trèviri fra cui le ordalie o giudizi di Dio. Visita
pastorale è strumento di controllo morale, amministrativo e giudiziario di laici, chierici, che
il beneficio della parrocchia sia ben tenuto e non trascurato, il parroco in quanto rettore del
beneficio deve curare che i campi producano bene il loro raccolto. Nascono piccoli trattati di
diritto canonico sul governo da parte dei vescovi delle diocesi. Governo delle diocesi in questo
periodo si attua mediante celebrazioni di sinodi diocesani, in cui il vescovo chiama a raccolta
i parroci per stabilire norme di diritto particolare della diocesi (amministrazione dei
sacramenti, disciplina del clero, ecc.).
▪ Fase di decadenza nel sec. X: predominio della legislazione locale che si affida a testi
incompleti o falsificati mentre il papato versa in grave crisi istituzionale.
▪ Fase di ripresa (inizi dell’XI sec.) dovuta al movimento cluniacense e alla riforma imperiale
della Chiesa sotto gli Ottoni.
▪ Due collezioni:
a. Collectio V librorum in Germania e
b. Decretum di Burcardo di Magonza poi vescovo di Worms.
▪ Il Decretum di Burcardo (ca. 1000) primo manuale completo di Diritto Canonico (anticipa il
fondamentale Decretum di Graziano): 1785 capitoli divisi in 20 libri relativi a papa, vescovi,
vari gradi dell’ordine, sacramenti e sacramentali, culto, delitti e pene. Raccolta di tutte le
norme che vigevano in quel periodo utili al vescovo, all’arcivescovo e al papa.
▪ L’ispirazione è riformatrice: norme raccolte da Burcardo tendevano a correggere gli abusi
della Chiesa feudale, cioè lotta alla simonia (vendita di uffici sacri per scopi economici e di
potere), al concubinato del clero (non osservazione del celibato ecclesiastico), alle chiese
private (rivendicazione dei diritti dei laici contro i diritti dei vescovi), ecc.

L’ETA CLASSICA E POST-CLASSICA

LA “RIVOLUZIONE GREGORIANA”

Problemi della Chiesa occidentale tra il IX e l’XI secolo erano costituiti da due aspetti principali:
A. PRIMO PROBLEMA: perdita della Libertas Ecclesiae.
✓ Perdita di autonomia del papato e quindi la perdita della libertà istituzionale, giuridica,
amministrativa della Chiesa rispetto al potere politico del Sacro Romano Impero (si era
insediata la dinastia degli Ottoni: soprattutto Ottone III aveva condizionato nel bene e nel
male la vita della Chiesa)
✓ Stato di crisi e corruzione (anche morale), al punto che era l’imperatore che cercava di
riformare la Chiesa. Riforma ottoniana della Chiesa corrotta, il problema era che l’imperatore
andava a sostituirsi all’autorità ecclesiastica, innanzitutto attraverso il condizionamento
dell’elezione del papa (il papa all’epoca veniva eletto e poi confermato dalle famiglie e dai
vescovi vicini.
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Grande problema: servitù del papato alle famiglie romane e poi all’imperatore per
debolezza e per i meccanismi elettorali.
✓ Dunque il Papato se lo spartivano le famiglie più nobili di Roma, affare di famiglia delle
aristocrazie romane. In questo sistema si inserisce anche l’intromissione dei re italici e poi
dell’imperatore.
✓ La riforma di Ottone III prevede che spetti all’imperatore la conferma dell’elezione e si
pretendeva che il papa eletto giurasse fedeltà all’imperatore, dunque una condizione di servitù
e dipendenza. Papato decade e impero diventa sempre più importante e autorevole, imperatore
si percepiva investito da Dio e persona sacra.
✓ Così anche i vescovi-conti nominati dall’imperatore nei territori dell’impero.
✓ Scopo più generale era costituita una “Chiesa imperiale” tedesca di cui l’imperatore era il
capo.
✓ Papa Leone IX, eletto con questo sistema, avvia una riforma della Chiesa. Uno dei suoi primi
atti è quello di prendere come suo consigliere il monaco Ildebrando di Sovanache poi
diventerà papa Gregorio VII, il papa della grande riforma.

B. SECONDO PROBLEMA: Crisi morale e organizzativa della Chiesa.


• Corruzione del clero con la diffusione della simonia (vendita degli uffici sacri. Ottenimento
del titolo e della consacrazione episcopale dietro pagamento di denaro. Se tu vescovo mi
consacri vescovo di quella determinata diocesi, ti do dei soldi); decadenza dei costumi e
mancanza di disciplina: nel clero diffusione del concubinato o addirittura del matrimonio.
Interessi materiali connessi.
• Nel sec. XI nascono movimenti spirituali laici che denunciano il degrado, le mancanze
disciplinari del clero e la collusione tra istituzioni ecclesiastiche e feudali. Necessità di riforma
che emerge anche dal basso. Testimoniano con la loro vita un ideale cristiano alternativo, sono
laici che scelgono la vita monastica. Ideale dei monaci anacoreti o dell’eremo: san Romualdo
(fondatore a Camaldoli), san Pier Damiani, Giovanni Gualberto. Si propongono l’imitatio
Christi e l’ideale della forma primitiva della Chiesa. Riforma della Chiesa mediante una vita
ascetica, facendo penitenza, pregando e predicando il vangelo, denunciando anche per vie
processuali il clero simoniaco.
• Altri movimenti analoghi: monaci, canonici regolari (chierici che vivono vita comune e si
impegnano nella vita pastorale della Chiesa), Patarini (laici agguerriti che arrivano a rifiutare
i sacramenti amministrati dai sacerdoti corrotti. Affermavano questo principio: sacramenti
amministrati da chierici corrotti non avevano valore sacramentale, negavano la validità di
questi sacramenti. Solo dopo la teologia dirà che il sacramento opera ex opere operato ma la
radice della discussione è qui).
• Altri monaci si organizzano in un modo nuovo, monaci molto impegnati e anche potenti:
monaci di Cluny. Rigore morale, impegnati nella preghiera e nella spiritualità, anche nella
invenzione di nuove pratiche religiose come la diffusione in tutta Europa della
commemorazione dei defunti (non solo in un giorno dell’anno ma tutti giorni e in tutte le
messe, necessità che si preghi per loro perché possano vedere Dio) [certo, anche con interessi
materiali, voleva dire celebrare messe di suffragio per i defunti]. Avevano capacità
organizzative e politiche, erano potenti perché legati al potere imperiale ma anche molto
capaci, avevano modificato la struttura dei monasteri benedettini: nella concezione di san
Benedetto ogni monastero doveva essere una cellula isolata e autonoma rispetto alle altre,
mentre il modello cluniacense è concepito nel rapporto tra la abazia madre e tutte le abazie
dipendenti da Cluny come abazie figlie (Cluny controlla mediante delle visite periodiche lo
stato delle altre abazie dipendenti) e così si garantiva l’osservanza della regola monastica, la
tutela del patrimonio, la vita comunitaria di tutta la congregazione. Questo modello era l’esatto
contrario del modello feudale, che tentava di imporre la propria autorità sulla Chiesa, Cluny

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diventa una fortezza autosufficiente e inespugnabile da parte del potere feudale, inaccessibile
alla simonia e alla corruzione.
• La riforma della Chiesa ideata da Gregorio VII prende a modello la congregazione di Cluny.
Chiesa concepita come avente un centro (Chiesa di Roma) e tutte le altre chiese o diocesi farle
dipendere dal controllo del centro che era Roma.
• Ildebrando di Sovana nel 1073 viene eletto papa: Gregorio VII. Nel 1059 aveva influenzato il
sinodo romano del Laterano, facendo emanare da Leone IX un decreto contro il clero
simoniaco e nicolaitico (leggenda: prete Nicolò nei primi secoli del cristianesimo viveva in
uno stato concubinario. Preti concubinari erano chiamati così) e contro la pratica delle
investitura delle chiese da parte dei laici (laici bramosi di occupare questi posti non per
funzione spirituale ma per le rendite materiali che questi uffici comportavano).
• Monaci e laici iniziarono a rivolgersi a lui contro il clero decadente, si svolgeva il processo e,
se colpevole, si applicava la sanzione della degradazione.

Riforma ha uno scopo ultimo: la libertas Ecclesiae


A) Difesa della libertas avviene mediante la riserva dell’elezione del vescovo di Roma non più al
popolo e al clero romano ma ad un collegio ristretto di cardinali che erano i collaboratori del
vescovo di Roma (cardinali insigniti del titolo vescovile). Prima l’elezione avveniva con famiglie
aristocratiche e clero romano, ora l’elezione è riservata al collegio cardinalizio, come
fondamentale organo di stabilità e continuità. Collegio cardinalizio diventa il più stretto
collaboratore del papa nelle decisioni più importanti relative alla vita della Chiesa.
In questa riforma elettori erano solo i cardinali insigniti del titolo vescovile; successivamente
verranno inseriti anche i cardinali diaconi e i cardinali presbiteri, con diritto di voto attivo e
passivo. Riforma introdotta nel sinodo romano del 1059, che è l’atto di nascita del collegio
cardinalizio, e che è ancora attuale.
Successivamente verrà istituito il concistoro da Urbano II nel 1099: organismo permanente (allora
era permanente) che finisce per essere considerato come il senato del papa.
B) Celibato ecclesiastico nel 1074 (sinodo romano) e legge generale nel 1123 (I concilio
Lateranense).
C) Struttura costituzionale della Chiesa sul modello accentrato di Cluny: abazia-casa madre da cui
provengono per gemmazione le abazie-figlie. Centralizzazione romana che si esprimerà poi nel
Dictatus Papae del 1075, in cui Gregorio VII esprimerà le sue idee.

o Effetti: sostituzione dei metropoliti e dei patriarchi con il collegio cardinalizio; sostituzione del
sinodo romano col concistoro.
o Da SISTEMA COLLEGIALE (di derivazione tipicamente orientale), fondato sulla comunione
tra i patriarchi, a SISTEMA VERTICALE della Chiesa. Chiese del I millennio vivevano quasi
in un modello federativo, tutte in comunione ma con propria autonomia, si ricorre al centro solo
per problemi gravi. Ora invece la struttura è centralistica, accentrata, verticale, per cui tutte le
chiese dipendono da Roma

Dictus Papae
Primato del Papa, nel Dictatus Papae (1075), documento scritto di suo pugno da Gregorio VII nel
suo registro papale.
I – La Chiesa romana è stata fondata solamente da Dio. Afferma il primato della Chiesa di
Roma su tutte le altre, posizione che sarebbe stata considerata eretica dalle chiese di oriente,
perché per loro tutte le chiese sono fondate da Dio. Gregorio VII vuole affermare l’unicità della
Chiesa di Roma, Gregorio VII intende il papa, il collegio dei cardinali e la curia, cioè tutta la
struttura.
II – Solo il romano Pontefice per diritto può essere detto universale, cioè vescovo di tutti. Prima
ogni vescovo era un vescovo, anche se si riconoscevano certe prerogative al vescovo di Roma

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in materia dottrinale e giudiziale, ora il vescovo di Roma diventa il vescovo universale di tutta
la Chiesa.
III – Principio precedente è applicato concretamente: solo al vescovo di Roma è permesso
deporre o far rientrare nella comunione ecclesiale gli altri vescovi.
IV – Legato che manda il papa in un concilio rappresenta non solo il papa ma deve addirittura
presiedere il concilio a nome del papa.
VII – Spetta solo al papa, secondo le necessità del tempo, fare nuove leggi. Fondamentale per
il diritto canonico successivo, da questo momento le leggi universali della Chiesa dovranno
essere fatte solo dal Papa o da un concilio ecumenico comunque presieduto da lui!
VIII – Solo il papa può usare le insegne imperiali. Il suo nome è unico nel mondo e il suo potere
si esercita anche sul potere politico perché se l’imperatore è un battezzato può essere deposto
dal papa.
XVI – Quando si celebrano sinodi (o concili) particolari potranno essere riconosciuti come
validi solo dal papa. Le norme saranno di diritto particolare ma se vogliono che siano anche
norme generali deve essere il papa a riconoscerle.
XVIII – Il papa non può essere giudicato da nessuno. Non c’è autorità superiore sulla terra.
XXII – la Chiesa romana non ha mai sbagliata né sulla base della Scrittura sbaglierà in futuro
e in perpetuo. Anticipo in qualche modo dell’infallibilità papale.
XXVII – Il papa ha il potere di assolvere dal giuramento di fedeltà i sudditi di un re iniquo. Se
va contro il bene della Chiesa può essere condannato dal papa come eretico o scomunicato e il
papa può sottrarre i sudditi di quel re o imperatore dall’obbligo di prestare giuramento di fedeltà.

Sulla base di questi principi sorge la Respublica Christiana

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RESPUBLICA CHRISTIANA
▪ Principio ierocratico (potere sacro, ogni potere viene da Dio e Gregorio VII organizza
tutta la società cristiana sulla base di questo principio): a) il mondo deve ricevere un
ordinamento fondato su criteri o valori spirituali; b) la Chiesa romana rappresenta il
vertice del potere spirituale finalizzato alla salvezza.
▪ Respublica gentium cristianorum: papa è capo non solo della Chiesa me dell’intera
società medievale, dei popoli cristiani. Tutti i poteri derivano dal papa e quindi tutti
coloro che rivestono un potere sono subordinati al papa, sia dentro che fuori la Chiesa.
Tutti i battezzati rientrano sotto la giurisdizione spirituale della chiesa. - Chiesa romana
diventa il vertice e il centro della Chiesa universale
▪ Chiesa universale = Chiesa romana
=Papa Societas christiana = papa -
Conseguenze:
1. desacralizzazione del potere politico. Imperatore e re diventano sudditi spirituali
del papa. Il papa può giudicare il potere politico se è al servizio del bene dei
battezzati.
2. dialettica tra potere spirituale e potere politico. Entrambi sono legittimi ma
quest’ultimo è subordinato ai fini del primo.
▪ N.B. Non è una teocrazia papale sull’idea orientale. È vero che il papa ha un potere
superiore agli altri poteri ma la teocrazia medievale non significa che il papa non
considera più necessario l’imperatore, il re e il potere temporale. Restano figure
essenziali per la società umana. I due poteri devono sempre esserci, quello che si
afferma da Gregorio VII in poi è che il papa è giudice superiore delle azioni dei re e
degli imperatori, ma il loro potere è legittimo e doveroso.
▪ Distribuzione dei poteri e delle funzioni all’interno della Chiesa e della società:
1) organizzazione gerarchia per uffici, funzioni e competenze: papa, vescovi, con
giuramento d’ufficio
2) recupero del principio di territorialità e di pubblicità sul principio di personalità del
diritto
3) Ordinamento canonico. La Chiesa da ora in poi, autonoma dal potere politica, si
darà un proprio sistema giuridico, un proprio ordinamento, e il potere politico avrà un
suo legittimo ordinamento. Ci saranno le leggi generali fatte dal papa che valgono per
tutti i battezzati; le leggi generali fatte dall’imperatore sulle materie politiche che
valgono per tutti i sudditi; le leggi nazioni; le leggi feudali. Si formano due sistemi
giuridici organizzativi con rispettivi uffici diversi per la Chiesa e il potere politico.
4) ristrutturazione delle circoscrizioni in base agli uffici: arcidiocesi, diocesi,
parrocchie, arcidiaconati, decanati.
▪ L’ordinamento o sistema giuridico della Chiesa si separa dal sistema giuridico
secolare avendo competenze e funzioni proprie.
▪ nuova gerarchia delle fonti: le leggi del papa che sostituiscono il sistema antico delle
fonti (S. Scrittura, concili, decretali, consuetudini, ecc.). Leggi del papa divengono più
importanti delle norme emanate dai concili, per effetto della riforma gregoriana.
Lettere decretali del papa diventano la norma giuridica più importante del diritto
canonico, ancora più delle norme dei concili ecumenici.
▪ Controllo e conferma del papa sulla produzione delle fonti canoniche inferiori (concili,
sinodi, consuetudini, ecc.). Le norme canoniche inferiori (concili territoriali, sinodi
diocesani, ecc.) devono trovare conferma da parte del papa, non hanno validità a meno
che il papa non gliela attribuisca.
▪ DUE TIPI DI COLLEZIONI CANONICHE: tradizionali o gregoriane (Collectio
canonum di Anselmo da Lucca (1083) e del cardinale Deusdedit (coeva). Scopi:
mostrare la superiorità del diritto papale, limitare il diritto particolare, sostenere la
riforma morale della Chiesa. Condanna della simonia e del nicolaismo, le grandi
piaghe in quel momento.

Opera canonica di Ivo di Chartes


• Tre opere canonistiche fondamentali (anni 1093-1095), lavoro intenso di raccolta e
riorganizzazione di tutte le norme del I millennio:
➢ Tripartita (collezione di norme canoniche divisa in 3 parti: decretali, canoni
conciliari, testi patristici. Questo ordine è significativo, importanza nella
gerarchia delle fonti canoniche);
➢ Decretum (opera principale): 17 libri di teologia e di diritto canonico, raccoglie le
fonti di Burcardo e della Tripartita;
➢ Panormia (di dubbia attribuzione): sintesi delle opere precedenti.
• Significato teologico-giuridico della sua opera: tendenza verso la sistemazione delle
fonti con metodo ancora teologico.

Graziano e il “Decretum”
▪ Il personaggio Graziano (fine XI sec., - 1159 ca.): dati storici e dati della tradizione.
▪ L’ambiente: Bologna – prima Università fondata nel 1088, collegamenti tra la prima
teologia scolastica e la riscoperta del Digestum, l’opera maggiore della giurisprudenza
romana ricostruita da Irnerio e dai glossatori in 50 libri.
▪ L’opera: Concordia discordantium canonum, poi definita Decretum Gratiani. Scopo:
raccogliere e armonizzare il patrimonio normativo della Chiesa del I millennio.
Armonia tra norme canoniche in dissonanza. Sinfonia canonica, mettendo insieme le
norme canoniche tra loro contraddittorie e cercare di capire come si potesse arrivare a
una loro concordia armonica.
▪ Le norme raccolte da Graziano sono le fonti o auctoritates : 3900 testi circa: dai canoni
apostolici al concilio Lateranense II del 1139 passando per i concili e le decretali, i
Padri della Chiesa e i penitenziali. Fonti autorevoli. Decretali dei papi, opere dei padri
della Chiesa in cui venivano fissate norme canoniche, libri penitenziali. Tutto viene
raccolto da Graziano in opera unica, il Decretum.
▪ Non è un semplice raccoglitore, applica un suo proprio metodo. Scopo: superare le
contraddizione tra le 3900 norme. Il metodo: non può impiegare i criteri ermeneutici
del diritto romano; usa quelli di Ivo di Chartres e di Abelardo, cioè criteri che vengono
dalla teologia. La loro applicazione alle auctoritates genera i dicta ossia le soluzioni
del problema trovate mediante l’uso delle distinctiones.
▪ Le distinctiones sono lo strumento logico con cui una materia o un concetto viene
suddiviso e articolato per identificare il suo oggetto specifico. Es. se un religioso
▪ è parroco è soggetto al proprio vescovo per quanto riguarda l’attività pastorale in quella
parrocchia ma se quel religioso non esercita un’attività pastorale non è più soggetto al
controllo dell’ordinario del luogo, sarà aoggetto alle norme del proprio superiore
religioso.
▪ Individuato l’oggetto specifico Graziano può applicare uno dei criteri ermeneutici:
“capitula ex causa, et loco et tempore consideranda sunt”. Frase che sintetizza il
suo metodo. “Le norme devono essere comprese e interpretate in base alla causa (cause
diverse producono norme diverse), al luogo (quella norma vale per una diocesi ma non
per altre, non essendo norme di diritto universale) e al tempo (norma posteriore deroga
quella anteriore). Così vengono superate le apparenti contraddizioni tra una norma e
un’altra.
▪ La composizione:
▪ 1) il luogo vitale del Decretum è l’Università di Bologna, dove Graziano insegna.
L’opera riflette il metodo della scuola di Bologna: interazione tra magister e alunni.
Esempio tipico le glossae. Edizione del Decretum con le glosse
in http://digital.library.ucla.edu/canonlaw/toc.html
▪ 2) anche la redazione esprime che il Decretum è un work in progress. Non è un testo
chiuso completamente a Graziano, ci sono diverse redazioni successive. Studi recenti:
v. manoscritto di San Gallo in http://www.ecodices.unifr.ch/en/csg/0673/3
▪ Fasi successive dell’opera (“redazioni”) comprese tra il 1130 e il 1158 (durante la vita
di Graziano) e post-mortem fino a circa il 1180 (?) con interventi redazionali (divisioni
in capitoli, numerazioni varie, ecc.). L’edizione critica oggi disponibile è quella di
Emil Friedberg (in http://geschichte.digitale-sammlungen.de/decretum-
gratiani/online/angebot).
▪ L’ordine sostanziale del Decretum: è ancora non ben definito ma potrebbe essere
indicato con ministri (dal papa ai diaconi), negotia (affari, beni della Chiesa,
amministrazione), sacramenta (sacramenti), come dice Rufino, tra i suoi allievi più
importante, probabilmente vescovo di Assisi.
▪ L’ordine o struttura formale è invece:
✓ 101 Distinctiones (con l’aggiunta delle palae di Paucapàlea suo primo allievo,
glosse) contenenti princìpi o disposizioni di diritto canonico;
✓ 36 Causae o controversie fittizie divise in quaestiones. Nelle università non
c’erano solo lezioni ma anche esercitazioni pratiche
✓ De consecratione contiene la materia dei sacramenti e dei sacramentali
(benedizioni e consacrazioni). Es. battesimo si può reiterare o no? Se è valido,
no. Nel dubbio, sotto condizione.
▪ Nelle quaestiones Graziano segue il metodo scolastico della controversia: propositio
(tesi) – oppositio (antitesi) – conclusio (sintesi).

Il diritto in Graziano
❖ Cosa è il diritto. I principi del diritto in Graziano nelle prime distinctiones:
riprendendo Isidoro di Siviglia dice che il genere umano è retto:
 IUS NATURAE: equivalenza tra diritto divino rivelato e diritto naturale
impresso da Dio nella natura, da quella inanimata alla ragione. La distinzione
tra i due è moderna, non c’è per Graziano. Ius naturae = diritto divino, che può
essere naturale e positivo.
Individua poi una diversità dei precetti mosaici: moralia o morali immutabili
– mystica o liturgici modificabili.
 CONSUETUDO: è il mos o costume che se ripetuto e osservato nel tempo
genera la consuetudine. Essa è una legge non scritta che riflette le tendenze
naturali individuali e sociali. Possono essere buone o cattive, e quindi da
rifiutare (ricezione critica delle consuetudini).
❖ Alcuni studiosi rilevano una differenza tra la visione volontaristica di Graziano e
la teologia scolastica francese che punta sulla ragione ordinatrice alla base del
cosmo. Volontarismo: è la volontà divina che crea il diritto. Teologia scolastica:
diritto deve essere prima di tutto ragionevole, razionale, prodotto della ragione e
non della volontà.
❖ I glossatori bolognesi, assieme a Graziano, collegano i princìpi della filosofia
scolastica col diritto canonico e formulano il concetto di AEQUITAS dalla
riflessione sul mistero trinitario. L’aequalitas tra le persone trinitarie è quella che
dà vita alla giusta proporzione nelle cose. Tre persona diverse ma nessuna è più
importante delle altre, uguaglianza tra le persone divine è il simbolo della giusta
proporzione che deve esistere nelle cose, soprattutto nella amministrazione della
giustizia.

Fortuna del Decretum


Valore dell’opera di Graziano tra I e II millennio:
➢ Consolidazione delle norme canoniche
➢ Fondazione della scienza canonistica. Primo canonista, applica il metodo delle
distinctiones e quello dialettico al diritto canonico, quindi è riconosciuto come il
padre fondatore della scienza del diritto canonico.
➢ Distinzione tra DC e Teologia (Pietro Lombardo e Graziano). Due scienze in accordo
ma differenti, sebbene abbiano lo stesso metodo (distinctiones e metodo dialettico)
hanno campi, ambiti, materie e contenuti tra loro diversi. Questa ida che il DC diventa
una scienza distinta dalla teologia e viceversa la troviamo qui, perché accanto a
Graziano emerge un altro personaggio fondamentale, il teologo Pietro Lombardo,
prima vera opera teologica scolastica. Le due materie si distinguono uno dall’altro.

I DECRETISTI
▪ Il Decretum di Graziano diventa subito il libro di testo per l’insegnamento del diritto
canonico nelle nascenti università medievali in Italia (Bologna) e in Europa (Parigi e
Oxford).
▪ Sul testo di Graziano si esercitano allievi, studenti e futuri docenti denominati
“decretisti”, a somiglianza di quanto fanno i “glossatori” sul Digesto. Studiavano e
spiegavano il decreto di Graziano, figure parallele dei glossatori (civilisti che
studiavano il diritto romano a Bologna che aggiungevano glosse al testo del Digestum
per spiegare meglio e interpretare i brani)
▪ Il contesto vitale delle università, con i legami tra studenti e docenti, favorisce
l’acquisizione e l’accumulo delle conoscenze e delle tecniche, prima in forma
disordinata e poi in modo rigoroso.
▪ Lezioni: si leggeva il testo e gli allievi cercavano di spiegare il testo che era stato letto.
▪ Decretisti mettono per iscritto tutte le parole importanti dette dal magister: glosse.
▪ Dentro le università, in relazione alle diverse modalità dell’insegnamento, nascono
specifici generi letterari (le glosse) che, a loro volta, producono generi letterari più
complessi (gli apparati e le summe).
▪ Le glosse sono le trascrizioni, nelle interlinee o a margine della pagina manoscritta,
delle spiegazioni date dal docente (magister) durante la lezione. Per arricchire di
spiegazioni importanti il testo.
▪ I notabilia o brocarda sono brevi regole o princìpi di diritto utilizzati nel corso della
lezione per risolvere casi giuridici. Es. “Ad impossibilia nemo tenetur” o “La legge
posteriore deroga alla legge anteriore”.
▪ Tutto il materiale creato dentro l’Università viene raccolto e ordinato per genere
letterario e per strati.
▪ Tra il 1140 e il 1160 si riuniscono le glosse al Decreto costituite da:
o allegationes (testi paralleli o contrari), notabilia o brocarda, solutiones
specialmente di Paucapàlea;
o glosse interlineari con brani tratti dal diritto romano;
o glosse del maestro Rufìno.
▪ Tra il 1180 e il 1245 si passa ad UN SECONDO LIVELLO, gli Apparati glosse che
sono il prodotto del riordino delle glosse sparse fatto da un magister: si ricordano
1. Ordinaturus Magister,
2. Ius naturale (Alano d’Inghilterra);
3. Lorenzo di Spagna (Glossa Palatina) e soprattutto
4. Giovanni Teutonico (Glossa Ordinaria del 1245),che sarà inserita nelle edizioni
a stampa del Corpus iuris canonici.
▪ Non sempre le glosse hanno un nome o un autore preciso, quindi sono denominate
secondo varie espressioni, magari con le parole con cui comincia il manoscritto (Es.
“Ordinaturus Magister, Ius Naturale o con qualche nome rappresentativo. Glosse si
perfezionano sempre di più fino all’edizione definitiva: Glossa Ordinaria, che tutti
usavano e che anche noi usiamo. Fu ordinata da Giovanni Teutonico nel 1245, sarà poi
pubblicata a stampa nel 1582 nell’edizione ufficiale del corpus iuris canonici.
▪ La prima Università è quella di Bologna, nasce per iniziativa degli studenti. Si
diffondono in tutta Europa. Diritto, Teologia, medicina. Occorrono professori e testi
su cui fare lezioni, il Decretum diventa il testo per gli studenti di diritto canonico in
tutta Europa. Studenti seguono in maniera attiva, con interventi e esercitazioni,
aggiungono nei loro manoscritti una serie di appunti: glosse, brocardi.
▪ Tutto questo materiale alla morte di Graziano viene raccolto e rielaborato.]
LE SUMMAE DECRETI
❖ Le Summae Decreti segnano un terzo stadio evolutivo perché si passa dalla raccolta
organica alla sistemazione razionale delle glosse. Sono opera di ex-allievi di Graziano
che, tornati in patria, elaborano strumenti scientifici per l’insegnamento scientifico del
diritto canonico e la sua applicazione pratica in Europa.
❖ Genere letterario ancora più importante delle Glosse. Summae sono una sintesi di tipo
dottrinale su dei singoli argomenti che sono trattati dal Decreto di Graziano (in questo
caso). Sono opere di ex allievi di Graziano che, tornati in patria, vanno a insegnare in
Spagna, Francia, Inghilterra, Italia e per il loro insegnamento elaborano strumenti
scientifici per l’insegnamento del diritto canonico. Particolarità della Summa: fa un
commento scientifico a determinati istituti o istituzioni giuridiche presenti nel Decreto.
Es. Decretum parla del concetto di potestas per parlare del governo della Chiesa, si
parla di potestas ordinis; non si trova invece la potestas iurisdictionis ma in Graziano
si distingue la potestà di amministrare i sacramenti che viene affidata a un vescovo
tramite l’ordinazione e la potestà esecutiva attraverso cui il vescovo esercita un potere
legislativo, giudiziario, amministrativo: allora la Summa è più di una glossa perché
non spiega semplicemente le parole ma cerca di capire che rapporto ci sia tra i vari
istituti del diritto canonico, per es. tra una potestà e l’altra. Sono i primi manuali di
diritto canonico. Inizio di riflessione scientifica sui concetti e istituti giuridici.
❖ Gli autori delle Summae si dividono in tre Scuole di provenienza: bolognese (la più
importante), franco-renana e anglo-normanna.
1) Nella Scuola bolognese (1140-1160) operano nella seconda metà del XII sec.:
Paucapàlea (primo allievo), Rufìno (v. riproduzione della sua Summa), Giovanni da
Faenza, Simone da Bisignano. Il più grande sommista è però Uguccione da Pisa,
preziosissima la sua opera scientifica chiamata Summa decretorum, del 1188-1190.
2) La Scuola franco-renana (1160-1200) si forma attorno alle università di Parigi,
Colonia, Magonza e risente delle influenze teologiche di Parigi e giuridiche di
Bologna. E’ rappresentata da Stefano d’Orléans (detto Tornacense) e da altre opere
anomine: Summa Parisiensis, Summa Coloniensis (Colonia), Summa Monacensis
(Monaco di Baviera).
Summe né francesi né tedesche, una via di mezzo. Riprendono la scuola di
Bologna ma influenzate anche da altre correnti locali. In Francia era molto
sviluppata lo studio della teologia, quindi questa scuola tiene anche conto dei
concetti della scuola teologica francese che influisce molto sull’interpretazione
dei concetti e degli istituti giuridici. Es. Matrimonio nella scuola francese era
concepito in maniera diversa dalla scuola bolognese influenzata solo da
Graziano.
3) La Scuola anglo-normanna (1160-1190) legata all’Università di Oxford, fu creata
o sviluppata da Gérard Pucelle. Due le somme principali: Summa Lipsiensi (Lipsia)
e Summa Decretalium di Onorio di Richmond.
❖ La scuola più tardiva, si sviluppa con il contributo degli studenti e degli allievi.
❖ Decretisti: allievi che commentano il Decretum di Graziano: glosse, brocardi,
summae.
❖ Decretista più grande di tutti: Uguccione da Pisa. Ricordare i nomi dei principali
decretisti, perché diventano a loro volta maestri.

DIRITTO CANONICO E DIRITTO ROMANO


❖ Evoluzione delle Scuole dei sommisti: in Francia conserva il legame con la
teologia, nelle altre parti dell’Europa subisce un declino, a Bologna prende un
nuovo inizio in concomitanza con due fattori: l’impiego del diritto romano e la
autonomia dalla teologia.
❖ Si verifica una nuova forma di inculturazione del diritto romano in Europa.
Nell’università di Bologna si riscopre il diritto romano attraverso il commento e
l’applicazione ai nuovi problemi della società contemporaneo attraverso il Digesto
di Giustiniano e poi il Decretum. Attualizzazione in un contesto molto diverso dal
contesto originario romano e nasce una vera scienza del diritto civile e canonico.
Nasce una gara tra la scienza dei civilisti e quella degli allievi di Graziano. Si
forma una specie di sintesi tra il diritto canonico e il diritto civile. Questa unione
nella società medievale darà origine allo ius commune, il diritto su cui si fonderà
tutta l’Europa medievale. Diritto canonico è inserito a pieno titolo nella scienza
giuridica di tutta l’Europa.
o Conseguenza: separa ulteriormente il diritto canonico dalla teologia,
legandolo al diritto civile. Problema: come il diritto canonico può
utilizzare il diritto civile? Hanno concetti comuni ma anche uno spirito
diverso, metodi e fini diversi: lo scopo del diritto civile è la tranquillità
dell’ordine nella società, il fine del diritto canonico riguarda la salvezza
spirituale delle persone.
❖ Il diritto romano civile serve a dare una struttura tecnica al diritto canonico e a
rispondere alle crescenti esigenze di applicazione (nascita dei tribunali diocesani
e estensione della giurisdizione della Chiesa su materie civili).
❖ Impostazione e terminologia tecnica che deriva dal diritto romano civile. Diritto
canonico diventa norma anche per i contratti civili, quindi i tribunali ecclesiastici
devono risolvere cause che riguardano non solo i chierici e il matrimonio tra i
fedeli ma anche cause di natura civile (es. validità di un contratto). Problema
attuale anche oggi: contratto è spesso preceduto da una promessa, allora il diritto
canonico regolava la promessa perché in caso in cui si veniva meno si commetteva
peccato, quindi già la promessa diventava un obbligo contrattuale.
❖ Rischio: perdere la specificità del diritto canonico.
❖ Preoccupazione pratica della Chiesa: chierici che studiavano il diritto civile poi
andassero a svolgere gli uffici di notaio, giudice nell’ambito della società civile,
non servendo più la Chiesa. Fuga dei chierici verso gli uffici civili, rimanendo
vuoti gli uffici ecclesiastici.
❖ Quindi si arriva a una reazione negativa del papato all’uso del diritto romano
perché esalta il ruolo dell’imperatore e attrae i chierici verso le professioni
secolari. Nel 1219 Onorio III proibisce di insegnare il diritto romano a Parigi.
Motivi di interesse relativo alla Chiesa, non voleva che i chierici fuggissero dalla
Chiesa per esercitare professioni civili.
❖ Tre fasi della penetrazione del diritto romano nel diritto canonico:
1) da Paucapàlea a Simone di Bisignano (utilizzano il diritto romano solo
come mezzo tecnico. Usano il diritto romano per confermare quello che già
stabilisce il diritto canonico.);
2) Stefano di Tournai lo presenta come diritto suppletorio sull’esempio di
Giustiniano. Supplet, là dove c’è una lacuna del diritto per mancanza di una
norme
che regolamenta una determinata questione , quindi là dove il diritto canonico
tace, si va a vedere cosa dice il diritto romano, così da applicarne la soluzione
al caso non ancora regolamentato dal diritto canonico;
3) Uguccione da Pisa trova una soluzione mediana: utilizza pienamente il
diritto romano come strumento giuridico ma affermando la preminenza e
l’autonomia del diritto canonico. Comprende che i due sistemi hanno finalità
diverse (es. “Dura lex sed lex” vs Aequitas);
❖ Il diritto romano giustinianeo viene re-impiegato: non solo fornisce istituti,
tecniche e massime ma anche il modello per trasporre l’autorità del princeps al
papa e dare autonomia e coerenza all’ordinamento della Chiesa.
❖ Non si può parlare di canonizzazione o di ricezione pura e semplice del diritto
romano ma del suo uso in funzione suppletoria e/o confirmatoria.

IUS NOVUM PAPALE


▪ Il diritto romano serve a rafforzare l’unità e le coerenza del sistema giuridico della
Chiesa. La parificazione papa=princeps avviene con 1) il cambio della gerarchia
delle fonti canoniche e con 2) la nuova funzione dell’epistola decretalis.
▪ Gregorio VII riteneva che spettasse solo al Papa emanare leggi universale. Persino
le norme dei concili ecumenici erano considerati di valore inferiore. Nel XII-XV
secolo i papi producono leggi universali attraverso le lettere decretali (che
esistevano dal IV sec. ma che ora acquistano importanza e diffusione che prima
non esisteva).
▪ Così il papa viene parificato al princeps dal punto di vista dell’autorità legislativa.
▪ Tra le auctoritates canoniche le decretali papali sono poste prima dei decreti dei
concili ecumenici; inoltre i concili ecumenici divengono sempre più concili papali
e assumono un ruolo legislativo invece che giudiziario e amministrativo.
▪ Graziano distingue leggi private e privilegi dalle costituzioni o canoni; i decretisti
valutano la collaborazione del collegio cardinalizio col papa per dare maggiore
valore all’atto oppure il raggio più o meno largo dei destinatari della decretale.
▪ Cambia la natura e funzione delle decretali, che da decisioni di tipo
giurisprudenziale validi per le parti in causa divengono leggi generali vincolanti
tutti i fedeli. Si tratta di un’estensione della disposizione nei casi analoghi. Prima
le decretali erano decisione di natura giurisprudenziale, risolvevano controversie
tra singole parti, ora le nuove decretali divengono leggi generali che obbligano
tutti i fedeli qualora si ripeta lo stesso caso che è stato analizzato dal papa.
▪ Si procede per analogia: applicazione analogica della soluzione in tutti i casi in
cui ricorre la medesima fattispecie.
▪ Tutta la società medievale dal XII sec. viene regolata mediante disposizioni:
statuti dei comuni, delle associazioni, delle confraternite, delle corporazioni (delle
varie arti e professioni). Chiesa diventa modello per le altre formazioni sociali. Si
abbandona il modello delle consuetudini.
▪ Alla fine del XII secolo ci si distacca dal mondo delle consuetudini, si acquisisce
la distinzione tra rescriptum privato e constitutio, si introduce il principio deIla
irretroattività, il tutto per affermare il valore preminente del ius humanum o diritto
positivo emanato dai papi.
▪ Questo IUS NOVUM è opera dei papi-giuristi: più generazioni di papi che si
formano a Bologna o altrove nel diritto canonico e che danno vita alla cancelleria
papale come apparato burocratico, base della futura Curia romana.
▪ Emerge un modello fluido di diritto canonico, adattabile alle esigenze del tempo
mediante le decretali. Quando emerge una novità, si fa una nuova decretale che
sostituisce quella vecchia.
▪ Questa proliferazione di decretali: ius novum. Ipapi del tempo vengono tutti dalla
scuola di Bologna, sono tutti grandi giuristi che conoscevano bene il diritto, che
avevano insegnato fino prima di diventare papi.

PAPI-GIURISTI
➢ Alessandro III (Rolando Bandinelli) 1159-1181 è il grande iniziatore della
decretazione papale (emana i 2/3 delle decretali del XII sec., 713 su 1.055, quasi un
corpus legislativo)
➢ Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni) 1198-1216 segna il culmine del potere
anche simbolico del papa: è il pontefice tra cielo e terra, vicarius Christi (vero vicario
del vero Dio) e detiene la plenitudo potestatis (iudex ordinarius singulorum).
Giurisdizione diretta della Chiesa nelle materie di fede e di morale e indiretta nella
politica e nella società ratione peccati (dove c’è peccato, il papa deve poter intervenire
direttamente nella società).
o Con Leone Magno il papa era vicarius Petri, ora con Innocenzo III diventa vicarius
Christi. Autorità più importante al mondo che detiene la plenitudo potestatis. Papa
diventa anche il giudice ordinario di ciascun battezzato.
➢ Emanazione di collezioni ufficiale di decretali papali: per primo Innocenzo III dopo
che privati avevano cominciato a raccogliere decretali.

Quinquae compilationes antiquae


✓ Raccolte di tipo privato fatte dai canoniste che precedono le collezioni ufficiali di
decretali. Occorreva che qualcuno raccogliesse le decretali del singolo papa.
✓ Sono 5 tra le oltre 20 che vennero composte nello stesso periodo di tempo.
✓ 1191: Bernardo di Pavia riunisce nel Breviarium extravagantium o Compilatio I le
decretali dopo il Decretum in 5 libri secondo l’ordine: iudex –iudicium –clerus
(celibato, residenza, obblighi, ecc.) – connubia (matrimonio) – crimen (diritto penale).
Schema introdotto da Bernardo che rimarrà fisso per i secoli successivi fino al codice.
✓ Rainieri da Pomposa e Bernardo di Campostella riuniscono le decretali di Innocenzo
III ma la loro opera non è riconosciuta valida.
✓ Innocenzo III ordina una nuova compilazione di carattere autentico a Pietro
Beneventano (la Compilatio III ma in ordine cronologico la II), che copre il periodo
1198-1210
✓ Gilberto e Alano d’Inghilterra, Giovanni del Galles danno vita alla Compilatio II ma
in ordine cronologico la III che copre gli anni 1192-1198.
✓ Giovanni Teutonico compone la Compilatio IV che comprende le decretali dal 1210
al 1216 e i decreti del concilio lateranense IV.
✓ Tancredi di Bologna ordina la Compilatio V che copre gli anni 1216-1226.

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