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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

INTRODUZIONE

II cattolico di fronte allo sviluppo del movimento ecumenico odierno, che cosa deve pensare?
Tutti noi ricordiamo gli anni in cuio si era "dentro" la Chiesa cattolica, o si era "fuori" di essa.
Esiste-vano soltanto queste due alternative. Ed essere "dentro" la Chiesa spesso poneva in risalto
una tipica identità cattolica, che era il ri-sultato di un processo di distinzione e di arroccamento, e di
tranquilla sicurezza per la verità posseduta.
Ora i limiti confessionali sono meno marcati. Se un cattolico dell'Europa occidentale nel
Medio Evo avesse avuto contatti con i cristiani delle regioni orientali, o con i seguaci di altre
religioni, li incontrava di solito come nemici. I cristiani dell'Impero Romano orientale venivano
inquadrati nell'ottica della loro rivalità con Roma; i membri delle sette eretiche di casa propria
erano consideratigli oppositori sia della Chiesa istituzionale sia delle strutture sociali consolidate;
gli ebrei, presenti qua e là, rischiavano continuamente l'emarginazione, perché sommariamente ed
erroneamente accusati di aver respinto il Cristo; la difficile convivenza, infine, della fede cristiana
con l'Islam, spingeva i crociati a ricacciare i popoli islamici nelle proprie zone di influenza.
Ma quando la Chiesa cattolica riuscì a liberarsi dei suoi confini europei occidentali durante
l'epoca delle esplorazioni e delle missioni, si è trovata di fronte ad un nuovo problema. Malgrado i
conflitti imperiali, le divergenze tra le varie religioni e le diverse obbedienze cristiane, i cattolici
scoprirono negli "altri" numerose convergenze, e sul piano morale i buoni e i cattivi non erano
classifica-bili in base ai confini confessionali.
Spesso il "buon pagano" diviene un problema teologico e morale per coloro che erano abituati
a considerare la bontà e la verità come patrimonio esclusivo della propria identità cattolica. Il
comportamento, infatti, di molte persone al di fuori dei confini visibili della Chiesa, costituiva un
autentico rimprovero per coloro che vi appartenevano. Il pensiero che l'uomo può fare il bene sol-
tanto con l'aiuto di Dio, difficilmente si concilia con la constatazione palese della operatività della
stessa grazia, e dello stesso Dio in mezzo a coloro che sono al di fuori della Chiesa.

Contemporaneamente, i cattolici affrontavano anche una serie di problemi, densi di significato


per quanto riguarda i rapporti tra le Chiese occidentali e orientali, la comprensione della stessa
fede, e la relazione di questa con le culture. Oggi, possiamo dire che questi problemi non sono stati
affron-tati nel migliore dei modi, almeno restando sul piano della constatazione e non entrando nel
giudizio di merito della complessa ma-teria. La non corretta impostazione delle questioni, generali
e spe-cifiche, ha portato spesso a risultati disastrosi. La Chiesa cattolica del tempo tendeva ad
identificare la fede con la cultura, il cui contesto era quello occidentale latino, e con le categorie
filosofiche utili alla trasmissione della stessa fede. Non solo, ma non compren-deva a sufficienza la
possibilità delle diverse accentuazioni dello stesso oggetto della fede. Con il risultato di rimarcare
le distanze tra cattolici e ortodossi, e di vanificare ogni approccio di riconci-liazione. La tendenza
era quella di seguire una logica riduttiva della fede, anziché quella di percorrere la via della
ricchezza e della complementarietà dello stesso deposito della fede.
Con il presente volume ci proponiamo lo scopo di esporre in una rapida carrellata sia le
divisioni che si sono succedute lungo i secoli nel Corpo della Chiesa di Cristo a partire dalla prima

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divisio-ne della Chiesa dalla Sinagoga, sia i tentativi di riunione, quasi sem-pre falliti. Restando sul
terreno delle relazioni tra occidente e oriente ortodosso, questi fallimenti, come abbiamo accennato,
sono imputabili in larga misura alla non corretta impostazione dei problemi. Tuttavia, scorrendo
queste pagine, è consolante constatare la lucidità di molti personaggi che già allora interpretavano
validamente i fatti e indicavano le vie più idonee da seguire.
Occorre arrivare al Vaticano II, perché la Chiesa cattolica elabori una propria metodologia
per un fruttuoso dialogo, non solo con l'oriente, ma anche con l'occidente cristiano; nonché con i
credenti di altre religioni e con i non credenti.
Il Concilio, dopo aver riconfermato che la Chiesa cattolica è il luogo nel quale è presente ed
agisce la pienezza di Cristo "Mediatore" e "via della salute", afferma che la stessa Chiesa "sa di
essere per più ragioni congiunta" con i fratelli cristiani appartenenti alle altre Chiese e Comunità
ecclesiali, e che coloro "che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, in vari modi sono ordinati al
Popolo di Dio"(LG 14;15;16).
La Chiesa cattolica non è più in difesa, arroccata su se stessa,ma in ascolto e in dialogo sia con
i credenti in Cristo per ritrovare con loro la piena espressione dell'unica fede, e sia con i non
credenti per scoprire la presenza dello Spirito Santo che, nonostante tutto, è in opera in mezzo a
loro. Infatti, "il disegno della salvezza abbrac-cia" tutti gli uomini e tutti i popoli, e
conseguentemente "tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro" deve essere "ritenuto dalla
Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo, e come dato da Colui che illumina ogni
uomo, affinché abbia finalmente la vita" (LG 16).

D'altro canto, la Chiesa cattolica nel dialogo con le Chiese e Comunità ecclesiali ha elaborato
una serie di criteri metodologici per una corretta impostazione delle questioni che dividono i cri-
stiani, in vista della ricomposizione dell'unità visibile della Chiesa di Cristo. Questi criteri, certo,
non sono risolutivi per se stessi, ma indubbiamente permettono di affrontare in un modo nuovo e
maturo il contenzioso che divide tutt'ora le Chiese cristiane; soprattutto quelle questioni che, come
abbiamo accennato, sono più le-gate al metodo che non alla sostanza delle cose. A titolo
esemplificativo ne riportiamo alcuni.
Innanzi tutto "il modo e il metodo di enunziare la fede cattolica non deve in alcun modo essere
di ostacolo al dialogo con i fratelli. Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la
dottrina" (UR 11).
Inoltre, i teologi cattolici "nel mettere a confronto le dottrine si ricordino che esiste un ordine
o 'gerarchla' nelle verità della dottrina cattolica essendo diverso il loro nesso col fondamento della
fede cristiana" (UR 11).
Viene ancora sottolineata la distinzione tra la fede e le for-mulazioni dottrinali. Il modo di
enunziare una dottrina, infatti, "non deve essere assolutamente confuso con lo stesso deposito della
fede" (UR 6).
Infine, va tenuta presente la complementarietà tra le varie accentuazioni dottrinali. E' possibile
"che alcuni aspetti del mistero rivelato siano talvolta percepiti in modo più adatto e posti in miglior
luce dall'uno che non dall'altro, cosicché si può dire allora, che quelle varie formule teologiche non
di rado si completino, piuttosto che opporsi" (UR 17). dialogo, può creare qualche senso di
incertezza, perché molte di-visioni sono cadute e altre, ce lo auguriamo, saranno destinate acadere.

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Un sano ecumenismo, infatti, non può non portare ad una comunione in cui la fede viene percepita
e vissuta in un modo pieno e profondo da parte di tutti i cristiani, benché non sia chiaro il come ciò
possa realizzarsi. A riguardo ci sono diversi tentativi e ipotesi di lavoro, che risentono,
naturalmente, delle matrici ecclesiologiche di provenienza. In ogni caso, i cristiani sono persuasi
che sia il Signore a guidarli nel difficile e lungo cammino verso l'unità. Quale Direttore del Centro
Pro Unione, vorrei esprimere la mia sincera gratitudine alle "Misioneras de la Unidad" di Madrid, e
ai mèmbri della C Episcopale spagnola, per averci dato l'opportunità di utilizzare,in questo nostro
1° volume del "Corso Breve di Ecumenismo", il loro materiale di ricerca che abbiamo riveduto e
adattato per l'Italia, nonché al P. Franco Desideri, C.SS.R. responsabile redazionale del Corso, ai
mèmbri del Segretariato del nostro Centro che hanno collaborato alla sua preparazione, e ai
numerosi amiciche ci hanno sostenuto e incoraggiato a diffonderlo.

MOVIMENTO ECUMENICO

Dal punto di vista etimologico il termine ecumenismo deriva dal TERMINE GREco
oikoumene e significa "casa comune", "casa abitata". In senso ampio poi "terra abitata", "mondo
abitato" Dal punto di vista storico invece la parola oikoumene ha assunto Vari significati. In senso
culturale designa la civiltà greco-romana. In senso politico dal 1 sec. a.c. passa a designare l'Impero
romano, non tanto però dal punto di vista geografico, l'estensione delle terre sotomesse, quanto
invece l'insieme dei popoli che formano questo grande Impero. In senso cristiano l'uso del termine
inizia a partire dal IV sec. ed è sinonimo di "universale". Passerà poi a designare la "Chiesa
universale", e la "totalità della Chiesa" sparsa nel mondo.
Nei nostri giorni, pur conservando il senso etimologico e storico di "casa comune", di "Chiesa
universale", il termine ha acquistato il significato specifico di "movimento" per ricomporre l'unità
delle Chiese. In questo senso viene recepito anche dal Vaticano II, il quale afferma: "Per
'Movimento ecumenico' si intendono le attività e le iniziative che, a Sfcconda delle varie necessità
della Chiesa e opportunità dei tempi, sono suscitate e ordinate a promuovere l'unità dei
cristiani,come sono: in primo luogo, tutti gli sforzi per eliminare parole, giudizi e opere che non
rispecchiano con equità e verità le mutue relazioni con essi; poi, in congressi che si tengono con
intento e spirito religioso, tra Cristiani di diverse Chiese o Comunità, il 'dialogo' avviato tra
esponenti debitamente preparati, nel quale ognuno espone più afondo la dottrina della propria
comunità e ne presenta con chiarezza e caratteristiche" (UR, 4). Si è passati così da una visione
statica e geografica della universalità della Chiesa a una visione dinamica: universalità da
ricomporre con la collaborazione attiva di tutte le Chiese e attraverso la partecipazione di tutti i
mèmbri delle rispettive Chiese.
Dal punto di vista storico, il movimento ecumenico ha una origine piuttosto recente. Risale a
meno di un secolo fa e si è sviluppato inizialmente nelle Chiese protestanti, investendo via via il
mondo ortodosso e quello cattolico.
In seno al Protestantesimo, il movimento ecumenico si può datare all'inizio del nostro secolo,
quando iniziano le prime Associazioni generali, che sfoceranno poi, con la Conferenza di
Amsterdam,del 1948, nel Consiglio Ecumenico de/le Chiese. L'attività ecumenica protestante è

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ormai ispirata e diretta da questo organismo, che ha sede a Ginevra. Promuove Assemblee generali:
Evaston (1954), Nuova Delhi (1961), Uppsala (1968), Nairobi (1975). Promuove contatti sia tra le
diverse Chiese protestanti, sia tra queste e le Chiese ortodosse e sia con la Chiesa cattolica,
mediante la formazione di commissioni o gruppi misti.

Nelle Chiese ortodosse, il primo documento ufficiate sull'ecumenismo risale agli inizi del
secolo ed è una lettera di Gioacchino III,Patriarca di Costanti nopol i, con la quale si invitano le
Chiese ortodosse a stabilire tra loro una maggiore unità. Dal 1925 inizia anche un movimento di
accostamento dell'Ortodossia alle Chiese protestanti, che coinvolge successivamente tutte le
Chiese, fino ad entrare definitiva- mente nel Consiglio Ecumenico delle Chiese nel 1961 durante
l'Assemblea di Nuova Delhi. Le Chiese ortodosse sono 14: 8 Patriarcati: Patriarcato ecumenico di
Costantinopoli, di Alessandria, di Antiochia, di Gerusalemme, di Mosca, della Serbia, della
Romania, della Bulgaria; 6 Chiese autocefale: la Chiesa di Cipro, di Grecia, della Polonia, della
Geòrgia, della Cecoslovacchia, della Finlandia. Le Chiese ortodosse intrecciano il dialogo sia con
le antiche Chiese orientali, dette non-calcedonesi: Chiesa Copta, Chiesa Siro-Giacobita, Chiesa
Armena ed Etiopica, sia con la Chiesa cattolica. A partire dal 1960 gli incontri e le iniziative si
sono moltiplicate: osservatori al Concilio, scambi di vista tra il Papa e il Patriarca ecumenico,
abolizione delle scomuniche, rapporti di stima e di rispetto, scambio di titolo di 'Chiese sorelle'. E'
in fase di preparazione prossima il concilio pan-orto dosso, di cui tuttavia ancora non è stata
stabilita la data. E' il primo concilio dell'Ortodossia dopo la separazione con Roma. Questo concilio
naturalmente non solo sarà un avvenimento importante per l'Oriente cristiano, ma anche per
l'Occidente per i riflessi positivi che non mancheranno di farsi sentire.
Anche la Chiesa cattolica ha fatto sentire più volte la sua voce per richiamare i cristiani
all'unità sia con atti ufficiali, sia incoraggiando iniziative ecumeniche. Si interessano al problema
vari concili, quello di Bari (1098), di Lione (1274), di Firenze (1438). Firenze doveva sancire
l'unità tra l'Oriente e l'Occidente; in realtà, il risultato è stato un nulla di fatto. Nel 1964 furono
esposti in Vaticano documenti sui concili ecumenici, partendo dal concilio Lateranense IV (1215)
arrivando fino al Vaticano I (1870). In questa occasione faceva bella mostra di sé il Decreto
d'unione della Chiesa greca con quella latina, emanato dal Papa Eugenio IV e dai Cardinali, e
dall'Imperatore d'Oriente Giovanni Vili Paleologo, che vi appose la sua bolla aurea. Purtroppo,
l'unione delle due Chiese è restata su questa pergamena, stilata in caratteri purpurei la parte
riservata all'Imperatore e in caratteri neri quella riservata al Papa. Si sono susseguite altre
iniziative, tra cui sono da annoverare le famose "Conversazioni di Malines", che avevano per
protagonisti cattolici ed anglicani.
Ma a partire dal 1959, in seguito alla elezione di Papa Giovanni XXIII, che la Chiesa cattolica
ha dato un contributo notevole alla causa dell'unità. Nel 1960 il Papa costituisce il "Segretariato
per l'unione dei cristiani", prima come organismo conciliare poi come organismo permanente della
Chiesa cattolica (1964). Gli appelli all'unità preconciliari, occorre riconoscerlo, erano appelli al
"ritorno". Ritorno alla Chiesa di Roma senza specificarne i modi e presupponendo sempre
l'immobilità da parte di Roma e il movimento delle altre Chiese verso di essa. In questo contesto
era chiaro che gli appelli cadessero nel vuoto o fossero addirittura controproducenti, nonostante la
buona volontà.
Si deve arrivare al Vaticano II e precisamente al Decreto Unitatis Redintegratio, con quale

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la Chiesa cattolica, mentre da una parte fissa i suoi criteri ecumenici, dall'altra apre all'ecumenismo
nuovi orizzonti. In questo Decreto infatti non si parla più di "ritorno", ma della necessità di
ricomporre l'unità visibile della Chiesa di Cristo da promuoversi da tutti i cristiani. Il movimento
verso l'unità è un movimento che coinvolge tutte le Chiese e tutte, dalla loro parte, dovranno porre
ogni sforzo perché vengano rimossi tutti gli ostacoli per il conseguimento di questo scopo.
Oggi, superate le vie dimostratesi insufficienti, si fa strada una presa di coscienza comune: la
conversione delle Chiese a Cristo e in Lui ritrovare la piena comunione. Non più "ritorno" delle
Chiese verso Roma, ne "conversione" delle Chiese le une verso le altre, ma conversione verso" e
"unità in" Cristo. A questo fine tutti sono in-vitati e tutti devono dare il loro contributo

ECUMENISMO: VIA DI DIALOGO

L'ecumenismo non è un precipitato di religioni, un sincretismo religioso o una mascheratura di


proselitismo.
L'ecumenismo non è una mescolanza di cattolicesimo e protestantesimo, per esempio: mescolanza
che assicura l'unione di tutti valori ecclesiali in un unico complesso in cui le parti sussistono
senza,mutazione intrinseca; oppure la combinazione in cui spariscono ambedue le confessioni per
formarne una nuova, essenzialmente diversa. Ne una federazione più o meno imprecisa di Chiese,
basata su alcuni punti comuni e sostenuta da un clima di mutua collaborazione. L'ecumenismo non
è una super-Chiesa, la cui finalità consista nell'abbracciare le grandi ramificazioni del
cristianesimo: l'ortodossia, il protestantesimo e il cattolicesimo, in una convivenza pacifica e in una
collaborazione di carità.

COS’É L'ECUMENISMO

Ecumenismo L'ecumenismo è la ricerca inquietante e dolorosa da parte di tutte le Chiese


dell'autentica Unità che Cristo auspicò e desiderò per la sua Chiesa.

L'ecumenismo che, comporta da un lato, una dottrina e dall'altro, una prassi consapevolmente
vissuta, è innanzitutto quel movimento che assume il dialogo, come l'unica metodologia per l'unità
cristiana. Papa Paolo VI, sulle orme di Giovanni XXIII, che indirizzò la sua enciclica "Pacem in
Terris" a tutti gli uomini di buona volontà, ha incamminato la Chiesa Cattolica sulla via del dialogo
a livello universale. Nella enciclica "Ecclesiam Suam" afferma che il dialogo è un "atteggiamento
che la Chiesa Cattolica deve assumere in quest'ora,della storia del mondo"1. Atteggiamento
radicato nella coscienza più, profonda dell'uomo, poiché l'uomo in realtà è un dialogo permanente.
Essere uomo è dialogare con la realtà integrale: con il mondo che ci circonda, con gli altri uomini e
con Dio. L'Enciclica presenta il dialogo in cerchi concentrici. Il primo è un cerchio immenso, i cui
limiti si confondono con quelli dell'umanità. E' il dialogo con i non-credenti, poiché "tutto ciò che è

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umano ci riguarda"2.

Il secondo cerchio, immenso anche questo ma meno lontano: il cerchio dei credenti delle grandi
religioni, "gli uomini che adorano, il Dio, quale anche noi adoriamo". Sono concretamente, gli
ebrei, i musulmani e i seguaci delle religioni orientali; poiché, anche se non possiamo "condividere
queste varie espressioni religiose ne possiamo rimanere indifferenti, quasi che tutte a loro modo sì
equivalessero" non possiamo ne "vogliamo rifiutare il nostro rispettoso riconoscimento ai valori
spirituali e morali delle varie confessioni religiose non-cristiane; vogliamo con esse promuovere e
difendere gli ideali che posso-no essere comuni nel campo della libertà religiosa, della fratellanza
umana, della cultura, del sociale e dell'ordine civile"3. In terzo luogo, il cerchio più vicino, del
mondo che si rifa a Cristo: i cristiani non-cattolici. Il dialogo con i fratelli deve basarsi sul principio
di Giovanni XXIII: "Mettiamo in evidenza anzitutto ciò che ci accomuna, prima di notare ciò che ci
divide", che non è, dall'altro canto, ne irenismo ne sincretismo ne compromesso nella fede.
A tono con l'esigenza di dialogo della "Ecclesiam Suam" potremmo parlare di un ecumenismo
su scala universale, almeno a livello di "uomo religioso", e in questo senso l'ecumenismo sarebbe la
ricerca dell'unità fra tutti coloro che credono in Dio.
Tuttavia, Roma, che vuole il dialogo con tutti gli uomini e per questo ha creato tre
Segretariati: il Segretariato per l'unione dei cristiani; il Segretariato per i non-cristiani; il
Segretariato per i non-credenti, in conformità con la prassi del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
limita principalmente il significato della parola 'ecumenismo' alla ricerca dell'unione fra coloro che
si chiamano cristiani e in Cristo sono fratelli, Così inteso l'ecumenismo si potrebbe definire
unitarietà dia-logica. In quanto unitarietà si allinea a molti altri tentativi già registrati nella storia;
in quanto dialogica, è qualcosa che la Chiesa propone per la prima volta in forma ufficiale. Sta qui
la sua caratteristica. Il dialogo è, in definitiva, l'elemento specifico che caratterizza l'ecumenismo.
L'ecumenismo, per la sua finalità è un qualche cosa inerente alla costituzione stessa della
Chiesa, antico come la sua storia; però, in quanto dialogo, rappresenta una posizione nuova almeno
nel cat-tolicesimo. Vi furono infatti dei tentativi lungo il corso del nostro secolo, ma la Chiesa
cattolica in generale mantenne la convinzione che un dialogo immaturo poteva essere
estremamente pericoloso, giudicò perciò opportuno ritardare il suo apporto ufficiale.

L’ECUMENISMO É UN FATTO

II Concilio Vaticano II, che intende per movimento ecumenico "le attività e le iniziative che, a
seconda delle varie necessità della Chiesa e opportunità dei tempi, sono suscitate e ordinate a
promuovere l'unità dei Cristiani"4, afferma che l'ecumenismo è uno dei "segni dei tempi". Nel
proemio al Decreto, dopo aver indicato che la divisione fra i cristiani non solo contraddice
apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche fonte di scandalo al mondo e danneggia la causa
della predicazione del Vangelo ad ogni creatura, aggiunge: "Ora il Signore dei secoli, il quale con
sapienza e pazienza persegue il disegno della sua grazia verso di noi peccatori, in questi ul- timi

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tempi ha incominciato a effondere con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati
l'inferiore ravvedimento e il desiderio della unione. Moltissimi uomini in ogni dove sono stati
toccati da questa grazia dello Spirito Santo, un movimento ogni giorno più ampio per il
ristabilimento dell'unità di tutti i cristiani"5. In effetti, attualmente c'è ovunque una vera fioritura
ecumenica. Circa settanta anni fa l'ecumenismo come una piccola palla di neve cominciò a rotolare
con grandissima difficoltà, perché aveva poco peso. Solo una minoranza ridottissima di cristiani
ebbe il difficile dono della chiaroveggenza, la profetica percezione dei segni dei tempi, a cui si
riferisce il decreto conciliare. Oggi è certo che l'ecumenismo andrà sempre avanti e ad un ritmo
sempre più veloce, malgrado le ultime resistenze, a volte feroci, dell'immobilismo cristiano. Perché
la minuscola sfera iniziale ha allargato in tal modo il suo perimetro che il suo stesso peso la fa
rotolare irresistibilmente provocando un'accelerazione a tempo con la storia. Come gli oggetti
fisici, quando le idee sono collocate ad una determinata altezza, iniziano un processo costantemente
accelerato di penetrazione e di espansione. E' proprio quello che sta succedendo a tutti i livelli della
Chiesa, sia nel mondo cattolico che in quello protestante e ortodosso.

L’ECUMENISMO è un fatto nuovo

Se l'ecumenismo è una "unitarietà dialogica", avrà molto di an-tico e molto di nuovo. Quale
tensione verso l'unità è antica quasi quan-to la Chiesa. La storia della Chiesa si potrebbe descrivere
come una lotta per mantenere l'unità e una tensione verso la pienezza mediante "il bat-tesimo del
mondo". Questa sofferta aspirazione all'unità e alla pienezza in consonanza con il desiderio di
Cristo che "tutti siano uno" e con il comandamento del Salvatore "Perciò andate, fate diventare
miei discepoli tutti gli uomini del mondo; battezzateli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo"6, costituisce una parte essenziale dell'ecu-menismo, che affonda le sue radici nel cuore
stesso del messaggio cri-stiano.
Il nuovo viene all'ecumenismo dalla metodologia da usarsi nella ricerca dell'unità. Per il
conseguimento di tale fine, la Chiesa ha impie-gato lungo la sua storia diversi metodi a seconda
delle circostanze am-bientali che le è toccato vivere. I principali sono i seguenti:

1 ) La "controversia polemica"

La caratteristica di questo metodo consiste nel sottolineare ciò che separa invece di ciò che
unisce. E' già significativo il nome con cui
10 si designa. La parola "polemico" deriva dal greco "polemos", guerra. Così si ricorre a vere
battaglie per vincere l'avversario. Non si tratta di convincere, ma di vincere. E per questo si usano
tutti i mezzi disponi-bili, degni e meno degni. Negli scritti si lotta con la penna. Si usa l'iro-nia e a
volte la diffamazione. Quando la lotta letteraria non ha dato
IL risultato desiderato e le circostanze politiche sono favorevoli, si arriva alla lotta armata. La

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storia ci parla delle guerre di religione, dell'assalto di Costantinopoli da parte dei Crociati nel 1204,
della guerra dei con-tadini, della strage di San Bartolomeo, ecc.
Questo metodo è impiegato fra i greci e i cattolici e fra questi e i protestanti all'inizio delle
scissioni, quando la ferita è recente e il tempo non ha potuto ancora rasserenare gli animi. Se
volessimo mostrarne le caratteristiche riducendole a schema indicheremmo, le seguenti:
a) Si mira a dei risultati immediati. Nessuno pensa, contrariamente a quanto accade per
l'ecumenismo, ad un processo in dimen-sioni di storia. A ciascuna obiezione si risponde
direttamente, ad ogni attacco, o contrattacco e, a volte, ad ogni modo di procedere sbagliatosi
oppone un altro modo sbagliato di comportarsi.
b) Si accorda grande credito alla ragione e all'autorità, cioè alla strada della persuasione per
mezzo dell'intelligenza. Ma noi sappiamo oggi che nelle convinzioni di un uomo e, soprattutto,
nelle sue convin-zioni religiose, non entrano unicamente la razionalità, ma numerosi elementi
psicologici, sociologici, storici e politici che condizionano i suoi comportamenti in modo
estremamente profondo.
e) Si rifiutano le tesi dell'avversario o almeno, si crede di farlo, senza preoccuparsi
minimamente di mettere in questione sé stessi.
d) Si arriva ad una atomizzazione del dibattito. Si prendono le difficoltà l'una accanto all'altra
senza accorgersi che in realtà, esse formano un tutto unico e senza cercare nell'avversario la
coerenza inferiore che renderebbe conto dei particolari.
Non sorprende perciò che scendano in lizza portando ognuno una lista degli errori dell'altro.
Giovanni Eck aveva stilato per la Dieta di Augusta un memoriale in cui metteva in rilievo gli errori
luterani in 404 articoli. Dietenberger trovava in Lutero 874 errori e più di 1000 falsificazioni del
testo biblico. Più tardi Bellarmino portò questa cifra a 1.100. Cochiaeus scopre, da parte sua, 91
contraddizioni, che inseguito aumenterà a 132 e poi a 500... Troviamo anche il procedimento che
consiste nell'avvicinare gli errori luterani a quelli precedenti. Fin dal 1521, nella sua condanna della
tesi luterana, la Sorbona aggiungeva, ad ogni articolo, il riferimento agli antichi eretici; l'opinione
di Lutero sull'autorità dei papi era già stata condannata nei valdesi; quella che riguardava i meriti in
Gioviniano, ecc... Si rimproverava a Lutero di riprodurre gli errori di Wycliff, Huss, degli ariani,
dei catari e degli ebioniti, fino a considerarlo come un anti-cristo... I polemisti cattolici hanno
cercato inoltre di squalificare definitivamente il protestantesimo attaccando la vita e la figura di
Lutero...
Seguendo questa prassi, non si trova niente di valido nell'avversario ne si riconosce la parte di
ragione che può esserci nel suo atteggiamento. E' un metodo che irrita necessariamente l'altro e
preclude una soluzione pacifica.
Il metodo è utilizzato indistintamente dagli uni e dagli altri. Sono innumerevoli i libri cattolici
che portano come titolo "Adversus graecos", "Adversus haerexes", ivi compresi libri di Sommi
Pontefici. Lo stesso si verifica nelle produzioni dei greci, molte delle quali si intitolano "Adversus
latinos", contro i latini.
Simeone di Tessalonica, nel suo trattato contro le eresie, imputa ai latini di non osservare i
precetti degli Apostoli per quanto riguarda i giorni di digiuno; la rasatura della barba; il taglio dei
capelli; il non ritenere più valida la cresima amministrata da un sacerdote; il modificare la forma
tradizionale delle immagini; il moltiplicare le forme di vita monastica; il non conservare i precetti

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delle leggi apostoliche; l'aver sostituito l'imposizione delle mani con una unzione; il non aver dato
l'estrema unzione che ai moribondi; l'aver chiesto ai papi ed ai vescovi la dispensa da certe
proibizioni, come quella di mangiare carne durante la quaresima..., impiegare per la Santa
Eucaristia pane azzimo; in una parola di violare le usanze della Chiesa antica.
Come modello massimo delle accuse dei cattolici contro gli orien-tali possono citarsi quelle con cui
Umberto da Silva Candida terminava la bolla di scomunica contro Cerulario:

"(Gli ortodossi) come i simoniaci vendono il dono di Dio; come gli ariani battezzano di nuovo
quelli che sono stati battezzati in nome della SS. Trinità e soprattutto i latini; come i donatisti
affermano che, al di fuori della Chiesa greca, la vera Chiesa di Cristo e il Suo vero sacrificio e
battesimo sono scomparsi dal mondo intero; come i nicolaiti permettono ai ministri del santo altare
di contrarre matrimonio e rivendicare questo diritto per loro; come i severiani dichiarano maledetta
la legge di Mosé; come i peumatomaci hanno soppresso nel simbolo la Processione dello Spirito "a
filio"; come i manichei dichiarano, fra l'altro, che il pane lievitato è animato; come i nazareni,
attribuiscono una tale importanza alla purità legale che si rifiutano di battezzare i bambini prima
dell'ottavo giorno perfino se sono in pericolo di morte; inoltre, facendosi crescere barba e capelli,
negano la comunione con quelli, che seguendo l'uso della Chiesa romana, si tagliano i capelli e si
radono la barba..."
Lutero nelle sue conversazioni e in altri scritti si mostra terribilmente violento contro i papisti,
usando ogni sorta di storie per mettere in rilievo l'incredibile disordine in cui era caduta la Chiesa
di Roma.
"Nessuno può immaginare, dice, le bravate e gli orribili peccati ele azioni vergognose che si
commettono a Roma. Tali che mai se ne sono visti e uditi. Si dice che se c'è un inferno. Roma vi è
edificata sopra. Tutti i peccati si danno convegno IL Non solo la cupidigia del mendico, ma anche
l'affanno del cieco che disprezza Dio, le abominazioni dell'idolatria, i peccati di Sodoma, ecc.
Tiberio, l'imperatore pagano, un individuo immondo, secondo Svetonio, era un angelo al confronto
con quello che succede oggi nel cuore di Roma".
Leggendo questo testo e molti altri dello stesso stile, si ha l'im-pressione che, per Lutero, i
papisti fossero gli agenti di Satana nella sua lotta contro Cristo. E il papa l'anti-cristo che non si
propone altro fine che quello di estendere il suo potere dominatore.
I nemici di Lutero, a loro volta, ne fanno un personaggio diabolico, sensuale, violento,
orgoglioso, pieno di difetti, senza una briciola di buona volontà, rozzo, privo di spirito religioso. Il
suo pensiero sulla libertà cristiana sbocca necessariamente, secondo Cochleus, nel rilassamento
morale:
"In effetti, nella polemica antiluterana e antiprotestante del XVI secolo, si vuole sottolineare
che l'affermazione della salvezza per la sola fede porta ai più gravi disordini morali; cioè alla
libertà di fare quello che si vuole senza alcuna preoccupazione. L'argomentazione dei luterani e in
genere dei protestanti tratta in questi termini:
"Non siamo più sotto l'impero della legge antica ma sotto quello della grazia. Perciò è evidente
che il peccato non ci può più pregiudicare che per quanto cadiamo, la grazia sarà più forte e
abbondante. Noi siamo liberi. Questo è un punto indiscutibile e il peccato non ci può più
danneggiare: ciò non è meno inconcusso. Operando, pertanto, liberamente, facciamo, come uomini
liberi, tutto quello che ci può risultare gradito".

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

Tale spirito polemico è durato troppo in tutte le confessioni religiose. Citiamo a caso alcune
parole di Giuseppe de Maistre, già in pieno seco lo XIX. Parla degli inconvenienti del
protestantesimo nell'ordine civile. Ai suoi occhi, il protestantesimo è "l'insurrezione della ragione
individuale contro la ragione generale e, pertanto, la peggior cosa che si possa immaginare... Il
protestantesimo è il nemico essenziale delle credenze comuni a gran parte degli uomini, ciò che lo
rende nemico del genere umano perché la bontà delle società umane si basa su questo genere di
credenze". Basta questo per far capire il clima di lotta in cui la cristianità si è dibattuta per secoli
interi, senza aver potuto fare passi importanti sulla via della riconciliazione.

2) Le "controversie ironiche"

L'epoca della polemica aspra non giunse a nessun risultato e cedette il posto ad un'altra
maniera di confrontarsi. Era ancora discussione, ma discussione irenica, vale a dire più calma, fatta
in atteggiamento spirituale sereno, meglio disposto a intendere l'altra parte e a spiegare meglio se
stesso. L'autore più geniale di questa fase della controversia è Bossuet, il cui "Exposé de la doctrine
catholique" ebbe un immenso successo, Bossuet e altri autori minori compresero perfettamente che
se i protestanti si erano schierati contro la Chiesa Cattolica, ciò non era avvenuto unicamente a
ragione del dogma; anche quando il fondo era autentico, essi si ribellavano alla sovra-struttura
carica di elucubrazioni scolastiche, che aggiungeva al dogma delle precisazioni nient'affatto
obbligatorie. Sbarazzarono il cattolicesimo delle questioni scolastiche, in definitiva troppo sottili e
opinabili e si appoggiarono sui Padri, sulla tradizione comune, sui Concili, in una parola sugli
elementi più autentici. Si comincia inoltre a delineare in questi teologi un certo sforzo per cogliere
la coerenza della posizione dell'altra parte.

3) La Simbolica

Nel corso del XVIII secolo l'atmosfera cambia profondamente. Dapprima ci si rende conto della
vanità di ogni polemica, poi, con lo sviluppo della filosofia, del clima del "secolo dei lumi", si
fanno strada atteggiamenti più tolleranti. E' interessante, per esempio, vedere come un autore del
XVIII secolo, ricopiando un testo del secolo anteriore, abbia sostituito la parola "fratelli nell'errore"
che si usava nel XVII secolo, con la parola "fratelli separati". E' una sfumatura, ma significativa. In
quel momento la polemica, anche quella più serena, cede il posto ad una esposizione più scientifica
a livello accademico. In certe università la polemica è oggetto di uno studio chiamato la
"simbolica". Una parola che richiede una spiegazione perché non corrisponde ad un termine preciso
del linguaggio cattolico. Si riferisce ad un uso protestante. Si sa che i protestanti nel XVI secolo,
continuando la Riforma, hanno provato il bisogno di precisare in documenti la loro professione di
fede. Di queste, alcune sono celebri, come in Francia, la Confessione di fede di La Rochelle. Senza
essere delle vere e proprie professioni di fede, vale a dire una serie di brevissimi articoli, certi
documenti facevano testo: così il Piccolo catechismo di Lutero, la Confessione di fede di Augusta e

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

poi la sua apologia. Questa massa di documenti di cui si potrebbe fare un elenco che, per il solo
XVI secolo supererebbe la cinquantina, aveva, per le Chiese protestanti, valore di simbolo di fede
quasi nel senso in cui tutti i cristiani dicono che il Credo è il Simbolo della fede. Quando questi
documenti venivano riuniti in volumi, formavano un insieme di "Scritti simbolici", titolo che i
protestanti danno loro ancora oggi.
Nacque l'idea di fare un'esposizione delle posizioni delle varie Chiese cristiane mettendo a
confronto i documenti più validi, cioè proprio gli scritti simbolici. Fra i cattolici bisogna citare Jean
Adam Móhler, teologo della scuola cattolica di Tubinga.
Il metodo è eccellente se si tratta di studiare dei testi, ma non può bastare per accostarsi
all'altra parte in tutto ciò che essa rappresenta. Un testo non esaurisce mai la posizione di uno
spirito. Quando si tratta di un pensiero religioso la posizione va al di là del piano intellettuale per
impregnare la vita e la preghiera, non solo quella privata, ma anche quella comunitaria e liturgica.

4) Un nuovo metodo nel XIX secolo

Nel XIX secolo si fa un passo avanti, studiando non solo i tèsti simbolici, ma la totalità della
vita di fede di ogni confessione. Interessava inquadrare i simboli in una nuova visione che
permettesse di meglio raggiungere la verità concreta delle diverse posizioni religiose. Si realizzava
così un grande progresso. Si cominciava a guardare al di là dei testi, alle realtà umane che hanno
giocato un ruolo importante nella divisione fra cristiani, così importante che si è quasi indotti a
considerarlo decisivo. Senza minimizzare le questioni di dottrina, ci si convince sempre più del
carattere determinante, nelle divisioni fra i cristiani delle differenze di antropologia, di tradizioni
culturali e sociali, legate alla storia e a numerosi altri elementi. Il nuovo metodo almeno in linea di
principio comprende tutto questo.

5) Ecumenismo

11 XX secolo ci ha portato un nuovo metodo, l'ECUMENISMO.


L'apparizione di un termine nuovo è sempre segno che si è venuta
determinando una nuova realtà. Se A. Comte crea il termine "sociologia" verso il 1840, se la parola
"proletario" appare per la prima volta nel 1817, è perché sono nate nuove realtà sociali. Ogni volta
che si sono tentate riunificazioni cristiane, l'aggettivo "ecumenico" è stato utilizzato. Se verso il
1920 appare nel mondo cristiano, il sostantivo "ecumenismo" vuoi dire che ha cominciato a farsi
strada una nuova realtà in vista della riunificazione. Si è passati dal piano di lavoro strettamente
individuale al piano di lavoro d'insieme L'apparizione della parola "ecumenismo" ci mostra,
pertanto che è nata una realtà nuova. L'ecumenismo rappresenta incontestabilmente una realtà
nuova nel mondo cristiano.
Le caratteristiche che lo differenziano dai metodi precedenti sono numerose. In sintesi, le

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

principali:
1) II metodo ecumenico usa il dialogo ( incontro tra pari) come metodo di comprensione
reciproca.
2) Comprende la totalità e la complessità delle realtà che dividono i cristiani, ed è altresì un
compito che coinvolge ogni chiesa nella sua interezza e tutte le chiese fra di loro.
3) Vede il "positivo cristiano" negli altri.
4).Ricerca la pienezza e la complementarietà delle varie tradizioni cristiane nella
consapevolezza di un arricchimento reciproco.
5) Pur non attendendo risultati immediati opera in dimensione storica.
6) Riconosce e condivide le responsabilità delle divisioni.
7) Promuove uno spirito di apertura, di accoglienza e di convergenza.
8) Considera l'unità della Chiesa come un servizio all'unità dell'umanità.

LA CHIESA CATTOLICA E IL MOVIMENTO ECUMENICO

Abbiamo detto, in precedenza, che fu Giovanni XXIII a mettere la Chiesa Cattolica sulla via
dell'ecumenismo, intendendo questo come nuova metodologia nella ricerca dell'unità fra i cristiani.
La prima lezione ha mostrato come questa ansia di unità costituisce una costante nella storia della
Chiesa. Non è il caso di fare un elenco dei suoi sforzi unitari. S'imporrebbe una revisione completa
della storia ecclesiastica. Questa appare tutta pervasa dal desiderio sussurrato nell'intimità del
Cenacolo nell'ora del distacco: "ut unum sint". Nel suo desiderio di servire da amplificatore alla
preghiera di Cristo, la Chiesa precisò concetti, discusse dottrine, negoziò trattati, convocò Concili,
impose castighi, formulò anatemi...
Perciò bisogna ricordare che i frutti attuali hanno avuto la loro primavera. La fioritura attuale
dell'ecumenismo cattolico non ci deve, far pensare che non si sia fatto niente fino al momento
presente o che i fatti del pontificato di Giovanni XXIII siano apparsi per nascita spontanea.
Non si tratta di fare qui la storia, che meriterebbe un capitolo a parte, degli sforzi fatti dai
pionieri dell'ecumenismo in campo cattolico; di coloro che dissodarono in tutti i campi i passi del
movimento ecumenico: dottrinale, pastorale e spirituale; delle enormi difficoltà che dovettero
affrontare. Non è ancora lontano il tempo in cui tale o tal'altro teologo, con una carica di
preoccupazione ecumenica alle spalle, segnato dall'ansia dell'unità della Chiesa, era considerato
dalla maggior parte dei suoi fratelli come un ricercatore utopista di cose irrealizzabili. Così come
non siamo troppo lontani dai tempi in cui i primi propulsori e promotori della Settimana di
preghiera per l'unità dei cristiani, si vedevano sostenuti solo da un piccolo gruppo di seguaci.
E' certo che senza lo sforzo intelligente di questa minoranza scelta, costretta a lavorare in
condizioni scomode in posti di avanguardia, ai Padri Conciliari non sarebbe stato possibile fare il
passo decisivo che oggi registrano gli atti del Concilio Vaticano II.

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

Ma non è questa la sede per fare un'esposizione dettagliata di tali intenti. Accontentiamoci di
constatare il fatto e di presentare un brevissimo schema di questo periodo, che si potrebbe chiamare
la preistoria dell'ecumenismo nel mondo cattolico.

1. Preparando il cammino

I passi fatti dalla Chiesa Cattolica fino alla nascita dell'ecumenismo, nel suo seno, sono molto
complessi e vari. Ne commentiamo alcuni.
a) Gli studi storici realizzati sulle varie separazioni fra Oriente ed Occidente, e fra il
protestantesimo e la Chiesa Cattolica, hanno dato eccellenti risultati nell'ambito dell'avvicinamento,
poiché hanno rivelato l'esistenza di fattori non dogmatici nel fatto delle separazioni. Quelli politici,
linguistici, culturali, etnici o sociologici sono stati a volte fattori determinanti delle secessioni. Di
conseguenza si è comprovato che il problema di trovare il vero "colpevole" della separazione era
un problema molto complesso e che, in linea di massima, entrambe le parti, ivi compresa la Chiesa
Cattolica, avevano le loro responsabilità.
Altrettanto bisogna dire dello studio dei fattori dogmatici della separaz.ione. Attraverso un
metodo comparativo si è arrivati a scoprire in quali punti vi era accordo e in quali divergenza. Per
arrivarvi spesso si è fatto ricorso alla teologia biblica. Allo stesso tempo si è cercato di analizzare,
in modo progressivo, che ruolo abbia in ognuna delle Chiese, l'umano e la tradizione divina. Per la
teologia cattolica emerge la questione di stabilire fino a che punto le altre Chiese hanno conservato
la loro fedeltà all'unica tradizione divina e come contropartita, fino a che punto essa stessa sia
arrivata a convenire in assoluti, tradizioni che erano puramente umane o ecclesiastiche.
b) Gli studi della storia del dogma misero in chiaro che esisteva una continuità, maggiore di
quanto non si credesse, fra le varie correnti della tradizione scolastica e della Riforma. D'altra
parte, si è arrivati alla conclusione che nelle dispute fra la Chiesa Cattolica e quella riformata ci fu
soprattutto una grande confusione di linguaggio. Nella misura in cui le "scuole riformiste"
modellavano e precisavano le loro posizioni e teorie, e da parte sua, la "teologia cattolica
controriformista" assumeva un'attitudine definita nei loro confronti, si avverte che il linguaggio si
diversifica in modo tale che in meno di un secolo la separazione divenne irreversibile.

c) La teologia biblica. Il rinnovamento che si è prodotto mediante la "nuova teologia", sia nel
campo cattolico che in quello protestante, ha chiarito una certa divergenza fra i rispettivi "sistemi
teologici", ognuno dei quali ha utilizzato una terminologia propria, e una teologia biblica e una
patristica peculiari e ricche di sfumature. Innanzitutto la teologia biblica è stata uno dei primi punti
di incontro dei teologi cattolici con i protestanti. Grazie a ciò, le questioni teologiche che erano
motivo di controversia furono focalizzate sotto una luce completamente diversa. Kittel, Barth,
Bultmann, Von Rad, Cullmann, l'angli cano Dodd e i cattolici Congar, De Lubac, Lyonnet e
Quasten non sono che alcuni nomi scelti dalla vasta lista di esegeti, teologi, biblisti e patrologi che
hanno preparato teologicamente l'incontro delle Chiese. Nel mondo cattolico, il "Biblicum" e la
"Scuola Biblica di Gerusalemme" hanno svolto un ruolo decisivo.
d) Come risultato di queste preoccupazioni scientifiche e sotto l'impulso della ricerca
dell'unità fra i cristiani, sono sorti, soprattutto in Europa, numerosi Centri ecumenici per mantenere
un dialogo fra studiosi di diverse Confessioni cristiane.

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

Fra gli altri, si potrebbero segnalare quello di Chevetogne, fondato nel 1925 da Don L.
Beauduin con il fine di portare all'Occidente una conoscenza più esatta della spiritualità e della
teologia dell'Orien- te; il Centro Istinà di Parigi, fondato dal R.P. Dumond, O.P., e destinato
anch'esso allo studio delle Cristianità orientali, principalmente russe; a Lione fu aperto, dal P. Rene
Beauduin, pére, O.P., il Centro Sant'Ireneo, con un vasto programma di conferenze, riunioni e con
la rivista "Lumière et Vie". In Germania ci sono due Istituti che contano grandi realizzazioni: il
movimento "Una Sancta", fondato prima della seconda guerra mondiale dal Dott. M.J. Metzger e
che organizza incontri interconfessionali a Niederaltaich; e l'Istituto Adam Moehier, fon- dato da
Mons. Jàger, vescovo di Paderbon, nel 1957,
In seguito sono sorti centri e movimenti simili ovunque. Basti citare Eichenhost, Boxel,
Tubinga, Montreal, Graymoor, Salamanca e Tantur. Per l'Italia ricordiamo il S.A.E. (Segretariato
Attività Ecumeniche) fondato dalla Prof.ssa Maria Vingiani nel 1965 a Roma e il Centro Pro
Unione fondato a Roma nel 1968 dai Frati dell'Atonement che dal 1946 avevano già propagandato
in tutta Italia la "Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani" (18-25 gennaio).
Accanto alle Università e alle Facoltà di teologia, sono sorti Istituti e cattedre di ecumenismo,
di Chiesa orientale o di teologia protestante attorno alle quali si sono riuniti, in gruppi di studio,
simpatizzanti e studiosi delle questioni ecumeniche.
Per collegare queste attività, sorte in vari luoghi, nell'ambito dottrinale, nel 1952 fu creata la
"Conferenza Cattolica per le que stioni ecumeniche". Detta Conferenza, di cui facevano parte
alcuni prelati tedeschi e olandesi e alcuni francesi e svizzeri, prese come base dei suoi studi i temi
"Fede e Costituzione" del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Perciò poté presentare seri lavori al
momento della riunione della II Assemblea generale del CEC ad Evanston. Questa Conferenza può
chiamarsi itinerante, per aver tenuto le sue riunioni ogni volta in luoghi diversi (Grottaferrata,
Friburgo, Magonza, Parigi, Chevetogne, Paderborn, Gazzada, ecc.).

e) Fattori di ordine pratico. La coesistenza di cattolici e protestanti, molte volte di fronte alle
stesse difficoltà, dalla persecuzione nazista agli scontri nelle trincee durante la guerra mondiale,
favori fra loro una maggiore comprensione e apertura. La sofferenza comune stimolò la
conoscenza reciproca. Terminata la guerra, questa esperienza contribuì a stabilire un dialogo in
tutte le parti del mondo. Oggi sono numerosi gli incontri che si hanno a diversi livelli e sotto forme
diverse. Ricordiamo quelli di Taizé, Chatelard, Chevetogne, ecc.
f) II movimento spirituale. Verso il 1935, il P. Coutourier lanciava il suo piano di preghiera
a favore dell'unità, al quale potevano partecipare fedeli di varie confessioni, riadattando la
Settimana di preghiera iniziata nel 1908 da P. Paolo Wattson, fondatore dei Frati dell'Atonement.
L'abate lionese, convertito all'ecumenismo nell'abbazia di Chevetogne, rivolse il suo appello ai
quattro venti della Cristianità e trovò eco in tutti gli ambienti cristiani. Da questo impulso nacque
un movimento meraviglioso di ecumenismo spirituale di cui facevano parte sacerdoti, pastori e
laici, provenienti dall'ortodossia, dal cattolicesimo e dalle denominazioni evangeliche e che
costituiva quello che egli chiamava il "monastero invisibile", esistente in tutto il mondo in
atteggiamento di continua preghiera per l'unità.
g) Altre manifestazioni di riforma della Chiesa Cattolica. Il Concilio constata il rinnovamento
che si va operando nella Chiesa in vari settori e ne sottolinea il ruolo nello sviluppo
dell'ecumenismo: "I vari modi poi attraverso i quali questa rinnovazione della vita della Chiesa, già
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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

è in atto — come sono il movimento biblico e liturgico, la predicazione della parola di Dio e la
catechesi,l'apostolato dei laici, le nuove forme di vita religiosa, la spiritualità del matrimonio, la
dottrina e l'attività della Chiesa in campo sociale — si devono avere come garanzie e auspici, che
felicemente preannunziano i futuri progressi dell'ecumenismo"1.
Tutte queste iniziative hanno preparato la fioritura dell'ecumenismo nella Chiesa Cattolica. Gli
inizi sono stati difficili e sommamente umili nella maggior parte dei casi. Ma hanno reso possibile
il glorioso risveglio che è stato per la Chiesa il pontificato di Giovanni XXIII.

2. L'era dell'ecumenismo

Lasciando da parte le moltissime attività e realizzazioni ecumeni- che effettuate in seno alla
Chiesa Cattolica da quando Papa Giovanni salì al pontificato, ci fermeremo unicamente su alcune
delle opere realizzate ufficialmente, cioè all'ecumenismo istituzionale.

IL VATICANO II: CONCILIO DI UNITA'

a) Annuncio del Concilio

Abbiamo parlato prima dei gesti di Giovanni XXIII. Forse il più


inatteso, il più sensazionale e il più valido fu quello del 25 gennaio 1959, nella Basilica di San
Paolo fuori le mura, in occasione della fine della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. In
quella circo- stanza, eletta per il suo significato ebbe luogo l'annuncio di un Concilio Ecumenico.

b) Finalità del concilio Ecumenico

Si è molto discusso sulla finalità del Vaticano II nella mente del Pontefice. Sembra chiaro che il
Concilio non poteva pretendere come obiettivo immediato l'unione di tutti i cristiani. Era una
questione interna della Chiesa Cattolica, ma il rinnovamento della Chiesa, fine immediato, aveva
come conseguenza indiretta l'unità di tutti i cristiani. Il Papa diceva:
"II fine principale del Concilio consisterà nel promuovere lo sviluppo della fede cattolica, il
rinnovamento morale della vita cristiana dei fedeli, l'adattamento della disciplina ecclesiastica alle
necessità e ai metodi del nostro tempo. Ciò costituirà un ammirevole spettacolo di verità, di unità e
di carità, la cui visione, come speriamo, sarà per i separati dalla Sede Apostolica un dolce invito a
cercare e trovare l'unità che Cristo chiedeva al Padre".

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

c) Effetti della convocazione

L'annuncio del Concilio fu accolto in molte parti con entusiasmo, anche se tale entusiasmo
non fu sempre ben diretto. La risoluzione del Papa fu di quelle che fanno epoca. La sua prima e
preziosa conseguenza fu un deciso cambiamento di clima. Prima di tutto in seno alla Chiesa
Cattolica. Quasi dalla sera alla mattina, l'unione dei fratelli non cattolici non fu più la questione di
un'avanguardia ridotta, di alcuni valorosi ammirati, ridicolizzati, compatiti o combattuti; divenne
un tema, non solo affermato teoricamente ma vissuto praticamente, dalla Chiesa intera, anche in
paesi puramente cattolici e dalla gerarchia della Chiesa... Anche fuori dalla Chiesa Cattolica.
Nonostante la speranza inizialmente esagerata, le Comunità cristiane non cattoliche riunite nel
CEC, apprendono con gioia che per la prima volta dai tempi della Riforma, la gerarchia della
Chiesa Cattolica abbandona la sua posizione passiva, di attesa, di studi, di [imitazioni e semplici
appelli al ritorno alla Chiesa, e intraprende energicamente, per iniziativa personale del suo Pastore
supremo, il cammino verso un incontro. La speranza dell'unione ha fatto un balzo avanti, grazie
all'audace annuncio e all'ampia visione del Papa".

d) osservatori del Concilio

Fu uno dei più bei e delicati gesti del Papa Giovanni XXIII. E fra i più efficaci per la presenza
veramente attiva che gli osservatori hanno avuto nello svolgimento dei lavori conciliari. Fu il Papa
a prendere l'iniziativa e l'allora Mons. Willebra'-.c; arrivò fino a Mosca per esplorare gli animi e
verificare l'accoglienza fatta all'annuncio. Senza dubbio favorevoli ovunque. E non furono invitati
solo delegati ufficiali delle Chiese. L'invito fu esteso, a titolo personale e per motivi particolari, che
tutti conoscono, ai monaci di Taizé, Roger Schutz e Max Thurian e al Prof. Cullman. La gioia del
Papa, nel riceverli in udienza nella Sala del Concistoro, è chiaramente riflessa nel bellissimo ed
affettuoso discorso che rivolse loro in quella occasione.

e) Frutti di unità del Concilio

Lo studio dei Documenti conciliari, per quanto riguarda il loro apporto alla causa dell'unione,
supera i limiti di questa lezione. Potrebbe costituire il tema di un intero corso di formazione
ecumenica. Per il momento ci limiteremo a fare riferimento ad ognuna delle Costituzioni,
Dichiarazioni e Decreti conciliari, in modo che il lettore possa dedicarsi a tale studio
personalmente:
1. Costituzione dogmatica sulla Chiesa (Lumen gentium) (nn. 12-15-23-37).
2. Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione (Dei Verbum)(nn. 21-22-25).
3. Costituzione sulla Sacra Liturgia (Sacrosanctum Concilium), nei numerosi casi in cui si
parla delle celebrazioni della Parola, della comunione sotto le due specie, della concelebrazione,
della purificazione del culto liturgico, dell'importanza della Parola di Dio, della lingua del popolo,

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

del mistero pasquale, della partecipazione attiva dei fedeli, ecc.


4. Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et Spes)(nn. 4-6-
21-26-28-29-52-76-78-92).
5. Decreto sull'ufficio pastorale dei vescovi nella Chiesa (Christus Dominus) (nn. 1644).
6. Decreto sul ministero e /a vita sacerdotale (Presbyterorum Ordinisi (nn. 2-9-14).
7. Decreto sulla formazione sacerdotale (Optatam totius) (nn.9-16).
8. Decreto sull'apostolato dei laici (Apostolicam Actuositatem)(nn. 27-29).
9. Decreto sulle Chiese Orientali Cattoliche (Orientalium Ecclesiarum) (nn. 1-9-12).
10. Dichiarazione sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae). In genere tutta.
11 Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane (Nostra aetate). In
genere tutta

DECRETO SULL'ECUMENISMO (Unitatis Redintegratio)

Era stato preparato dal Segretariato per l'Unione dei Cristiani. Fu votato il 21 novembre 1964,
con 2.137 voti favorevoli e solo 11 contrari. Con la promulgazione di questo decreto il Vaticano II
ha dato il via ufficialmente all'ecumenismo.
Il decreto inizia parlando del movimento ecumenico già esistente al di fuori della Chiesa
Cattolica di cui riconosce la validità, al n. 1. Parla dei principi dell'ecumenismo, al n. 2. Delle
relazioni dei non- cattolici con la Chiesa Cattolica, al n. 3. Il secondo capitolo parla dell'esercizio
dell'ecumenismo cominciando con l'affermare che è necessario il rinnovamento interno della
Chiesa Cattolica (nn. 6 e 7). Propone la preghiera (n. 8) come uno dei mezzi efficaci nelle attività
ecumeniche insieme con la conoscenza dei fratelli separati (n. 9) e la formazione ecumenica (n. 10)
e termina proponendo la collaborazione in tutti i campi dell'attività umana (n. 12). Il terzo capitolo
è dedicato allo studio delle Comunità separate da Roma, sia le ortodosse che l'anglicana e le
protestanti (nn. 13 a 18 e fine del 23).
In futuro, la preoccupazione ecumenica non sarà più una preoccupazione particolare di
individui singoli, diffidenti nei confronti della gerarchia, come lo sono stati a volte. Dopo il decreto
"Unitatis Redintegratio", l'ecumenismo è considerato come un bisogno vitale in seno alla Chiesa
Cattolica, che vincola la necessità della sua stessa riforma al conseguimento dell'unità tanto
agognata. Nel decreto la Chiesa s'impegna ufficialmente nel cammino dell'ecumenismo e riconosce
che solo unite le Chiese potranno esprimere l'unità voluta da Cristo. La Chiesa Cattolica ha
riconosciuto i veri valori esistenti in seno ad altre confessioni come pure un determinato numero di
principi e di linee che hanno condotto le Chiese non-cattoliche alla ricerca dell'unità, nel corso di
una cinquantina d'anni.

Direttive ecumeniche

Per l'applicazione concreta dei principi del decreto, la Chiesa si propose di pubblicare un
Direttorio che concretasse e traducesse in norme pratiche le formulazioni basilari del Concilio in

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

materia di ecumenismo. La prima parte uscì il 14 maggio 1967 e fu presentata, in una conferenza
stampa, dal Card, Willebrands. Oltre che di un proemio, in cui si dice che la preoccupazione
ecumenica non deve essere solo dei pastori ma di tutto il popolo di Dio, e si insiste sul fatto che le
attività ecumeniche devono essere guidate, promosse e incanalate dalla gerarchia, il Direttorio
consta di varie parti in cui si parla delle Commissioni ecumeniche diocesane, nazionali e regionali e
dei loro incarichi, della validità del battesimo fuori dalla Chiesa Cattolica, della promozione
dell'ecumenismo spirituale.
La seconda parte apparve il 16 aprile 1970 ed è totalmente dedicata alla formazione
ecumenica ai vari livelli, principalmente degli studi ecclesiastici. Vi si parla della necessità che i
professori di scienze ecclesiastiche sappiano scoprire la dimensione ecumenica delle loro rispettive
discipline e dell'inclusione dell'ecumenismo, come materia speciale, nei piani di studio delle
Università della Chiesa e nei Seminar!. L'ultimo capitolo si riferisce alla cooperazione fra i cattolici
e gli altri cristiani, sia a livello istituzionale che individuale, nel campo della formazione spirituale
e, soprattutto, culturale.
Il 15 agosto 1970, il Segretariato romano pubblicava alcune "Riflessioni e suggerimenti sul
dialogo ecumenico". Documento che all'inizio si pensò d'includere, come terza parte, nel Direttorio;
ma in seguito, lo si spogliò di ogni carattere giuridico, come diceva il Card. Willebrands nel corso
della presentazione e lo si offrì come un documento la cui autorità risiede nel fatto di essere il
risultato di un'ampia riflessione e studio realizzati a vari livelli dagli operatori ecumenici.
Vi si parla della natura e finalità del dialogo ecumenico; dei suoi fondamenti e condizioni;
della metodologia da usare nella sua attuazione, della sua tematica e delle forme che può rivestire.
Il giorno 8 luglio 1975 veniva pubblicata "La collaborazione sul piano regionale, nazionale e
locale" con la quale il Segretariato incoraggiava la base a riappropriarsi delle istanze e delle
iniziative ecumeniche e tutti i cattolici ad operare un coinvolgimento sempre più responsabile delle
Chiese locali.

IL SEGRETARIATO PER L'UNIONE DEI CRISTIANI

L'idea di creare una Commissione che operasse nell'ambito della unione fra i cristiani non era
nuova. Leone XIII, il 19 marzo 1895, creava la "Pontificia Commissione "Ad reconciliationem
dissidentium cum Ecclesia fovendam". Era presieduta dallo stesso Pontefice e composta da otto
cardinali e consultori. Si riunì 27 volte durante il suo pontificato. Ma si estinse sotto quello di Pio
X. Giovanni XXIII annunciò la creazione del Segretariato in un Concistoro semi-pubblico, il 30
maggio 1960, Fu creato con il Motu proprio "Superno Dei notu", del 5 giugno 1960, con cui si
inaugurava la fase preparatoria del Vaticano II. Il 6 giugno ne fu nominato Presidente il Card. Bea.
E il 24 giugno Mons. Willebrands, che era all'epoca segretario della Conferenza Cattolica
Internazionale per le questioni ecumeniche.
In vista della creazione del Segretariato per l'unione dei Cristiani, Giovanni XXIII precisò il
suo obiettivo:
"Per mostrare anche il nostro amore e la nostra benevolenza verso coloro che portano il nome

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

di cristiani, ma sono separati da questa Sede Apostolica e perché possano i lavori del Concilio
trovare più facilmente la via che conduce all'unione per cui Gesù rivolse al Padre Suo celeste una
supplica tanto ardente".

Creato in occasione del Concilio, il Segretariato fu incaricato di tutto ciò che riguardava
l'ecumenismo, che fosse in relazione alle Comunità cristiane nate dalla Riforma o alle Chiese
ortodosse. Si oriente subito verso due direzioni: quella dell'impegno teologico e quella dei contatti.
I lavori preparatori del Concilio toccavano materie che il Segretariato aveva in mano ma
generalmente questioni che aveva in comune con altre Commissioni preparatorie e di cui
esaminava l'aspetto ecumenico: l'appartenenza alla Chiesa, il sacerdozio dei fedeli, le relazioni tra,il
papato e l'episcopato, l'ecumenismo, la libertà religiosa, i matrimoni misti, certe usanze liturgiche,
la formazione ecumenica nelle Scuole di teologia, l'ecumenismo e le missioni, la preghiera
ecumenica. Il Segretariato creò così una serie di sotto-commissioni che presentavano i loro lavori
nel corso di sessioni plenarie che avevano luogo tre volte l'anno.
I contatti personali occupano la maggior parte dello staff del Segretariato. Visite di cristiani
attenti al cammino del Concilio e di prelati appartenenti alle diverse Comunità cristiane. Notevole
corrispondenza proveniente da tutte le parti del mondo. Viaggi e contatti con i rappresentanti
autorizzati delle varie Confessioni e Chiese cristiane. Trasmissione d'informazioni di ogni genere,
sollecitate da cristiani non cattolici. Preparazione delle visite ufficiali, come quella del Dott.
Fischer, di Ramsey, del Patriarca Atenagora e i viaggi del Papa, per motivi ecumenici, a
Gerusalemme, Istanbul e Ginevra. Inoltre furono nominati intermediar! ufficiali fra le Chiese non
cattoliche e il Segretariato per l'Unione, fra cui il Canonico B. Pawley, rappresentante ufficiale
degli arcivescovi di Canterbury e di York, e il Dott. E, Schiink per le Chiese evangeliche di
Germania, ecc.
I magnifici frutti del lavoro del Segretariato sono sotto gli oc- chi di tutti. Con il nuovo
organismo, la Chiesa Cattolica disponeva di una piattaforma di contatti permanenti con i fratelli
separati. La sua efficacia si è manifestata già nel settore dottrinale e nel successo supposto dalla
nutrita presenza di osservatori acattolici nell'aula conciliare.
Il Segretariato è un'innovazione senza precedenti nella storia della Chiesa Cattolica. I fratelli
non cattolici hanno saputo valorizzare questo gesto meglio di noi. Alcuni di essi hanno atteso a
lungo prima di poter stabilire un dialogo ufficiale con Roma. Ciò spiega la grata accoglienza
riservata alla nascita del Segretariato negli ambienti acattolici. Il CEC, riunito in una delle sessioni
del suo Comitato Centrale a St. Andrews, nel 1960, dichiarò che bisognava salutare con vera gioia
['"istituzionalizzazione" del dialogo nella Chiesa Cattolica.

Tenendo presente ciò che abbiamo detto in precedenza, possiamo concludere con le seguenti note:
abbiamo visto come l'atteggiamento della Chiesa Cattolica nei riguardi del movimento ecumenico
si sia precisato sempre più, abbiamo visto un ritmo ascendente nella preoccupazione per i problemi
riguardanti l'unità della Chiesa, malgrado le logiche alternative che la storia e la prudenza a volte
consigliano. Dalle profonde preoccupazioni di Leone XIII, manifestate in moltissimi documenti sul
tema, dai primi contatti ufficiali con i movimenti non-cattolici a favore dell'unità ai tempi di
Benedetto XV, dalla precisazione del "metodo ironico" preconizzata da Pio XI, dalla apertura verso
l'ecumenismo voluta da Pio XII, ed arrivando all'incontro fraterno con i fratelli cristiani,

19
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

caratteristico di Giovanni XXIII e di Paolo VI, con il Concilio Vaticano II, l'interesse e lo sforzo
non è diminuito nei responsabili della Chiesa di Roma. I fedeli stessi si sono coscientizza- ti in
questi ultimi anni con intensità variabile a seconda della loro latitudine spirituale.
Tuttavia la fermezza della gerarchia cattolica nel mantenere il deposito della fede ad essa affidato
non è stata minore; non vi son-o state concessioni a falsi irenismi che non fanno avanzare la causa
ecumenica ne, certamente, entrano nella volontà di Cristo per la Chiesa. Ma la precisione teologica
è aumentata, vi sono stati avvicinamenti nel dialogo fraterno e si è cominciato a superare barriere
secolari. Non solo si sono chiariti i fattori dogmatici che separano le Chiese, ma si sono scoperti e
si sono cominciati a risolvere i "fattori non teologici" di divisione. Lo studio, la conoscenza, la
comprensione, l'accordo tra fratelli da secoli separati hanno cancellato molte barriere che
sembravano insuperabili... A ciò ha contribuito non poco la Santa sede, come si è potuto vedere:
creazione di centri di studio riguardanti i fratelli separa- ti ai tempi di Benedetto XV, inclusione di
questi studi nei corsi ecclesiastici con Pio XI, responsabilizzazione dell'episcopato e del popolo
cristiano sotto Pio XII, e soprattutto, attenzione a creare una nuova mentalità ecumenica con lo
studio dei fratelli separati e l'avvicinamento ad essi nel Vaticano II... Tutto ciò, in definitiva,
sboccherà in una maggiore conoscenza e in un maggiore amore dell'unica Chiesa di Gesù Cristo,
La stessa Chiesa Cattolica sentirà perfezionata la verità che vive, poiché, "tra gli elementi o beni,
dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata alcuni, anzi, parecchi e segnalati,
possono trovarsi fuori dei confini visibile della chiesa cattolica (UR3).

MOVIMENTO ECUMENICO E CONSIGLIO ECUMENICO DELLE


CHIESE

Nel 1950, il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) approvò la cosiddetta "Dichiarazione di
Toronto", che rimane tuttora la migliore definizione o auto definizione del Consiglio, accettata da
tutte le Chiese che vi appartengono. Vi si afferma che il Consiglio non è una super-Chiesa, la
Chiesa mondiale o la 'Una Sancta' di cui parlano le varie confessioni. Non ha altra autorità oltre
quella che gli deriva dalla serietà della sua ricerca scientifica. Non ha autorità nei confronti delle
Chiese mèmbri, ma coordina e promuove il dialogo a livello dottrinale e di testimonianza cristiana
comune. Il Consiglio non sostituisce e non si sovrappone all'autonomia delle singole Chiese.
L'appartenenza al CEC non implica relativismo nel concetto di Chiesa. Il CEC è convinto che ogni
cooperazione e testimonianza debba basarsi sul riconoscimento di Cristo quale Capo della sua
Chiesa, sull'unione proclamata della Chiesa, e sulla credenza che l'Una Sancta è più di qualsiasi
confessione.
Il Consiglio non è un'organizzazione statica, ma espressione istituzionale di un movimento.
Quello che cominciò come una mera iniziativa protestante, è arrivato ad inglobare la maggior parte
delle Chiese ortodosse, e a questo proposito, bisogna sottolineare che i cristiani d'Oriente hanno
avuto un ruolo importante nel movimento ecumenico fin dai suoi inizi.

20
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

1. Movimenti unitari confluenti nel Consiglio Ecumenico delle


Chiese

Nella Conferenza delle Società missionarie, tenuta ad Edimburgo nel 1910, un delegato delle
giovani Chiese, il cui nome non è noto,lanciò un appello accorato sullo scandalo della divisione
delle Chiese cristiane.

Preoccupato dal problema dell'evangelizzazione e vedendo che le scissioni fra i cristiani erano un
serio ostacolo al progresso del cristianesimo, quell' ignoto rappresentante delle giovani Chiese, in
mezzo alla grande Assemblea, indirizzò un terribile rimprovero alla vecchia cristianità occidentale.
Quelle parole furono come una frustata alla coscienza dei partecipanti, fra cui si trovavano uomini
di buona volontà, che cominciarono a sentirsi responsabili di fronte a quel problema e vollero
raccogliere la sfida che era stata loro lanciata. Dalla Conferenza di Edimburgo sorsero tre
movimenti unitari:il Consiglio Internazionale delle Missioni, che fu strutturato nel 1921 per
coordinare ed appoggiare l'attività missionaria in tutto il mondo;
il movimento "Fede e Costituzione", !a cui finalità era studiare le cause che mantengono separate le
varie confessioni cristiane e gli elementi dì unione esistenti fra di loro; il movimento "Vita e
Azione", chiamato anche cristianesimo pratico, con la finalità di coordinare l'azione cristiana in
qualsiasi ramo dell'impegno nel sociale.
Questi tre movimenti si fusero fino a costituire il Consiglio Ecumenico delle Chiese, come
vedremo in seguito. A partire da Nuova Delhi (1961), il Consiglio incorpora i tre movimenti
originari. Per vari anni continuarono ad essere indipendenti. Ancora oggi conservano del resto il
loro significato iniziale: la missione, la teologia, la testimonianza.

2. Il Consiglio Internazionale delle Missioni (CIM)

Uno dei tré movimenti chiaramente differenziati che nacquero dalla Conferenza di Edimburgo
fu il CIM. I delegati di Edìmburgo determinarono la creazione di un "Comitato di Continuazione"
degli obiettivi proposti nell'Assemblea. Il Comitato iniziò, nel 1912, la pubblicazione di una rivista
"Thè International Review of Missions" e diffuse nel mondo missionario, mediante assemblee
locali e conferenze periodiche, l'idea della necessità di andare verso un'unione più reale e stretta per
una collaborazione più efficace nel campo apostolico. Le attività del Comitato furono paralizzate
dallo scoppio della prima guerra mondiale, alla fine della quale, nel 1920, si celebrò una
Conferenza a Granzies—Ginevra, in cui si parlò della creazione di un organismo permanente, che
si costit'Ji l'anno seguente a Lake Mohonk, con il nome di Consiglio Internazionale delle 'missioni.
Da allora i grandi problemi posti al mondo missionario dalla disunione dei cristiani trovarono
eco nel CIM, che ha reso servizi in- calcolabili alla causa dell'unità. Il CIM prima di fondersi con il
CEC (nel 1961), collaborò strettamente con tutti gli organismi ecumenici.
Le principali attività del CIM si potrebbero studiare seguendo gli atti dei vari Congressi
missionari. Nella seconda Conferenza, che ebbe luogo a Gerusalemme nel 1928, si parlò
dell'educazione cristiana, dell'industrializzazione e del problema ebraico. La terza Conferenza si
21
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

celebrò a Tamberam—Madras (India) nel 1938. La quarta a Whitbv (Ontarìo—Canada) nel 1947.
La tematica fu la "Testimonianza cristiana in un mondo in evoluzione". Si parlò dell'attualità del
messaggio cristiano mediante una vita di testimonianza. La quinta Conferenza ebbe luogo a
Willingen (Germania) nel 1952. In questa occasione si parlò delle relazioni fra missione ed
ecumenismo. Nel 1958, i rappresentanti del CIM, tennero in Ghana una Conferenza che ebbe
grande importanza per il futuro dell'Istituzione. Si esaminarono i cambia- menti strutturali che si
ritenevano necessari nelle missioni ed erano provocati dai popoli dei paesi emergenti, dallo
sviluppo delle giovani Chiese e dal movimento ecumenico. La Conferenza di Nuova Delhi(1961)
vide, con grande soddisfazione di tutti i partecipanti, l'incorporazione ufficiale e definitiva del CIM
nel CEC.
E con ciò le Chiese-membri del Consiglio Ecumenico acquisirono una consapevolezza vìva ed
operante della missione e della evangelizzazione. La missione, che aveva originato il movimento
ecumenico, gli da ora un impulso decisivo. Al CEC si aprì una nuova prospettiva, come la
fratellanza delle Chiese orientate all'evangelizzazione del mondo e alla testimonianza di Cristo di
fronte a tutti gli uomini. La missione ha portato il CEC ad essere una "ricerca di comunione al
servizio della evangelizzazione".
La teologia della missione che si era andata sviluppando nel movimento missionario sotto l'influsso
dei teologi protestanti, provocò un notevole impatto nella strutturazione e nella linea dottrinale del
CEC. Attualmente in seno al Consiglio vi è la "Commissione delle Missioni" e un "Dipartimento di
studi missionari". Dopo Nuova Delhi e come Commissione inserita nel CEC, essa ha tenuto un'altra
Conferenza in Messico, nel dicembre 1963. In quell'occasione si è studiato il tema della
testimonianza dei cristiani a vari livelli, fra gli uomini di altre fedi e in mezzo al mondo
secolarizzato.

Movimento "Vita e Azione"

La fine del XIX secolo e gli inizi del XX sono segnati, sia per la Chiesa Cattolica che per le
altre Confessioni cristiane, da una grande preoccupazione per i problemi sociali. In tal senso
sorsero iniziative ed esperienze ovunque. Lo scoppio della Grande guerra fu un allarme nella
coscienza di non pochi uomini alla ricerca della pace.
Proprio nel maggio 1914, fu elevato alla sede arcivescovile di Uppsala, in Svezia, Sòderbiom
uno degli uomini che avrebbero influito maggiormente sul movimento ecumenico e a cui gli storici
del medesimo, danno il glorioso appellativo di "profeta dell'ecumenismo". Era un uomo colto in
filosofia, sociologia, teologia e straordinariamente aperto ai seguaci di altre religioni. La sua
formazione, il suo carattere e la sua buona volontà gli guadagnarono la simpatia di numerosi amici
in diverse Chiese, amicizia che gli sarebbe risultata di grande vantaggio per i suoi piani futuri.
Sóderlom fu l'iniziatore del movimento "Vita e Azione" detto anche "cristianesimo pratico"
per il suo carattere eminentemente pragmatico. Convinto che "solo la vita unisce, mentre la dottrina
divide", egli concepì il piano di una organizzazione ecumenica incaricata di articolare l'attività di
tutti i cristiani, "come se" realmente fossero uniti, "come se" le loro divisioni confessionali non

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

avessero alcuna consistenza.

Sòderbiom già nel 1914 attirò l'attenzione mondiale al suo Appello in favore della pace". Nel 1917,
promosse, allo stesso fine, la Conferenza di cristiani svizzeri, olandesi e scandinavi. L'anno
seguente lanciò l'idea della formazione di un Consiglio Mondiale di Chiese per la promozione
dell'unità. Infine, previa un'intensa preparazione di assemblee a Parigi, Ginevra e Peterborough,
convocò l'Assemblea di Stoccolma, sulla base di un programma di cristianesimo pratico.

4. Conferenza di Stoccolma (19-30 agosto 1925)

Questa Conferenza riunì 600 delegati di 57 nazioni. Era la prima volta che i contendenti della
guerra europea si trovavano faccia a faccia, o meglio uniti nello studio di problemi comuni e con il
desiderio di una vera cooperazione. Per la prima volta, protestanti e ortodossi sedevano accanto su
un piano di piena collaborazione. L'arcivescovo di Uppsala, anima della conferenza, come era stato
il grande animatore di tutti i passi fatti per arrivare alla sua convocazione, aveva invitato a
partecipare all'assemblea insieme ai vescovi nordici, la Chiesa Cattolica. Il cardinale Gasparri si
limitò a ringraziare per l'invito, ma passò sotto silenzio la risposta che interessava veramente.
La conferenza discusse di cristianesimo pratico. Questo era stato il pensiero e l'intenzione dei
suoi organizzatori. Per rendersene conto basta scorrere la tematica dell'assemblea, divisa in cinque
commissioni. La prima, "La Chiesa e le questioni ecumeniche e social i" tratta del significato
cristiano della proprietà privata, del ruolo della cooperazione nell'industria, del lavoro dei minori e
del problema della disoccupazione. La seconda, "i problemi morali e sociali"tratta detta famiglia,
dei giovani, dell'abitazione, dei rapporti fra i sessi, della repressione penale, dell'alcoolismo, eco.
La terza tratta delle "Relazioni internazionali", come la promozione della pace, il problema
razziale, le migrazioni. La quarta, sul tema "La Chiesa e l'educazione cristiana". E la quinta su "La
Chiesa e i metodi di cooperazione e federazione". Wilfred Monod, uno dei suoi principali artefici,
spiegava così il
metodo da seguire:
"Operiamo come se il problema cristiano fosse già risolto e continuiamo a credere che la
Chiesa di Gesù Cristo nel mondo formi già un unico fronte sotto un solo comandamento. Esistono
la fede e le credenze, perché fede, nel senso evangelico del termine, è un'attitudine spirituale e
un'esperienza religiosa. E pertanto una stessa fede può esprimersi con varie credenze". Durante la
conferenza di Stoccolma si verificò il bellissimo spettacolo, fino allora inedito, della preghiera
comune nella cattedrale di Uppsala, per implorare la grazia dell'unità sui 600 delegati,
rappresentanti di 31 Confessioni diverse. Alla fine dell'assemblea, tutti recitarono insieme: "Padre
Nostro, Dio che sei amore, ti benediciamo, ti lodiamo per averci mandato il Tuo Cristo, Nostro
Signore, che è la nostra pace, che vuole riconciliarci gli uni con gli altri e fare di noi, per la Croce,
un solo Corpo. Ispira alla Tua Chiesa universale lo spirito di unione e di unità nel servizio, perché
tutti i cristiani siano pronti a nuovi atti di fede e raggiungano,una conoscenza più certa della
volontà del nostro Salvatore... Fa che trionfi la causa dell'unione e della fratellanza tra gli uomini...
E che la cristianità intera operi, fusa nello stesso anelito perseverante, per l'avvento del Tuo Regno
sulla terra".

23
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

5. Il Movimento "Fede e Costituzione"

Fu opera soprattutto del Vescovo episcopaliano americano Charles Brent, allora missionario
nelle Filippine. Egli aveva partecipato alla conferenza di Edimburgo ed era stato profondamente
colpito dalle parole profetiche dell'ignoto rappresentante delle giovani Chiese, che lanciava
l'appello all’ unione. Contrariamente al parere di Sòderblom, il quale pensava che la vita unisce
mentre la dottrina separa, Brent considerava superficiale quàlsiasi collaborazione tra uomini
profondamente divisi nelle loro convinzioni religiose. Secondo lui, il primo passo doveva
consistere nell'armonizzare le idee. Al conseguimento di questo obiettivo consacrò tutta la vita.
Ebbe un valido collaboratore in Roberto H. Gardiner, che deve essere considerato uno dei pionieri
dell'ecumenismo. La guerra del 1915-1918 paralizzò temporaneamente le attività del movimento.
Ma una volta terminata, una delegazione visitò l'Europa e l'Oriente e si ottenne l'adesione della
Chiesa anglicana, dell'Ortodossia greca e della russa in esilio. Si recò anche a Roma. Il cardinale
Gasparri ricevette i visitatori e li presentò a papa Benedetto XV, che accolse i delegati, nel maggio
1918, con grande affabilità, ma alla fine dell'udienza consegnò loro una nota che diceva: "II Santo
Padre desidera vivamente l'unione dei cristiani, ma la dottrina cattolica della Chiesa non permette
la sua partecipazione ad una conferenza universale. Il papa non disapprova queste riunioni di
cristiani. Prega perché esse conducano in seno all'unica vera Chiesa".
In questo clima e previe importanti riunioni e conferenze parziali a Ginevra (1920), Stoccolma
e Berna (1925), a Berna e Losanna (1926), si poté aprire la Conferenza di Losanna, nel 1927.

6. Nascita del Consiglio Ecumenico delle Chiese

Alcuni giorni prima della conferenza di Oxford, si riunì nei sobborghi di Londra, un comitato
di studio, di cui facevano parte 35 rappresentanti di sei importanti movimenti mondiali: "Vita e
Azione", "Fede e Costituzione", "Alleanza Universale per l'amicizia internazionale delle Chiese",
"CIM", "Federazione universale degli studenti cristiani", "YMCA". Si discusse della possibilità di
unione e delle difficoltà che questa avrebbe comportato.

I rappresentanti di "Vita e Azione" temevano di ritrovarsi intricati negli ostacoli posti dalla
problematica teologica e che la loro attività ne fosse fortemente paralizzata. Quelli di "Fede e
Costituzione" temevano di vedere dissolversi il loro movimento nel pragmatismo degli attivisti,
ansiosi di risultati immediati in una causa che deve muoversi lentamente. Però quella riunione
diede i suoi frutti. Si mirava alla costituzione di un organismo che abbracciasse tutti i movimenti
segnati dalla preoccupazione dell'unità.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale impedì l'avviamento del Consiglio Ecumenico delle
Chiese, che si può dire sia stato per dieci anni in via di gestazione. Ma non fu tempo perso. Si ebbe
l'occasione di approfondire la cognizione della realtà di ciò che si aveva in mano. Le sofferenze
comuni, provocate dal conflitto bellico, la permanenza nelle trincee e nei campi di concentramento
unirono gli spiriti e avvicinarono gli animi. Come avrebbe detto in seguito il vescovo di Oslo,
Berggrav: "Durante gli ultimi anni siamo vissuti più uniti gli uni agli altri che se avessimo avuto
facilitazioni per comunicare reciprocamente (egli stesso era stato imprigionato dai nazisti).
Abbiamo pregato più uniti, abbiamo ascoltato più uniti la Parola di Dio, i nostri cuori sono stati più

24
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

uniti di prima".
Durante la guerra e in pieno periodo di formazione, il CEC rese grandi servigi alla causa
dell'unione mediante soccorsi ai rifugiati e agli ebrei vittime della discriminazione razziale dei
nazisti.
La conferenza di Utrecht nel 1938, in cui si decise definitivamente di procedere alla
costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, fu seguita da altri incontri fra cui emerge
quello che ebbe luogo nel gennaio del 1939 a Saint-Germain-En-Laye nel corso del quale si
discussero i differenti problemi internazionali, si parlò della creazione di una rivista e dell'invio di
una lettera al Vaticano per informare la Chiesa Cattolica dei passi che s'intendevano fare. E si fissò
l'apertura della prima Assemblea generale del CEC per l'agosto del 1941. La guerra ritardò fino al
1948 la convocazione di detta Assemblea che si celebrò ad Amsterdam dove venne alla luce
ufficialmente il Consiglio Ecumenico delle Chiese.

7. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese

"II Consiglio Ecumenico delle Chiese è diventato maggiorenne". Così il P. Antonio Maria
Javierre intitolava un articolo sulla rivista "Incunable" in occasione della celebrazione
dell'Assemblea di Uppsala, facendo allusione ai venti anni trascorsi dalla nascita del Consiglio,
fino alla celebrazione della quarta Assemblea generale tenuta appunto ad Uppsala nel luglio del
1968.

E' vero che il Consiglio Ecumenico delle Chiese non può monopolizzare tutte le attività del
movimento ecumenico. Questo non può ridursi ai compiti, seppure ingenti, di una tale istituzione.
Tuttavia il CEC è l'espressione più felice e più efficace dei passi fatti dal movimento ecumenico. Il
simbolo del CEC, una barchetta che attraversa le onde del mare, con la croce per albero, significa
che il movimento ecumenico non può essere imprigionato nelle strutture di un'istituzione.
Giustamente, quindi, colui che ne fu il Segretario generale, il Dott. Visser't Hooft, ha potuto
scrivere: "II Consiglio Ecumenico è uno strumento creato dalle Chiese per portare a compimento i
propositi del movimento ecumenico... per essere lievito nella pasta delle Chiese... E' al tempo
stesso istituzione e evento, strumento e lievito... per aiutare le Chiese nel compimento della loro
vocazione comune, nella testimonianza e nel servizio e per spingerle verso una più chiara
manifestazione dell'unità della Chiesa".
L'importanza del CEC è indiscussa, non solo negli ambienti protestanti, ma anche fra i
cattolici. La sua nascita costituisce, per il P. Rouquette "uno degli eventi più importanti della storia
dall'epoca della divisione della cristianità". Parole sottoscritte dall'insigne ecumenista Gustave
Thiis, che dice: "Dal punto di vista dell'economia interna delle Chiese, come da quello della loro
presenza e testimonianza nel mondo, Amsterdam, per la costituzione del Consiglio Ecumenico, è
un avvenimento storico".

a) La base dottrinale del CEC


Per appartenere al CEC era indispensabile programmare una base dottrinale che, tutte le
Chiese e Confessioni che volessero esserne membri, dovevano accettare. Ad Amsterdam, all'inizio

25
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

si propose la seguente: "II CEC è una comunità di Chiese che riconoscono Nostro Signore Gesù
Cristo come Dio e Salvatore".
Dinanzi alla pressione delle Chiese ortodosse che consideravano insufficiente tale formula,
l'Assemblea di Nuova Delhi, nel 1961, l'ampliò nel modo seguente: "II Consiglio Ecumenico delle
Chiese è una Comunità di Chiese che, fedeli alla Scrittura, riconoscono Nostro Signore Gesù Cristo
come Dio e Salvatore e, di conseguenza, mirano a compiere la missione per cui sono state
chiamate, per la gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo". Cioè, si aggiunse l'atto di fede nel
mistero della SS. Trinità e il riferimento alla Parola di Dio.
L'accettazione di questa base dottrinale è requisito indispensabile per l'appartenenza al CEC. Ciò
non vuoi dire che sia necessario professare una determinata credenza in materia di ecclesiologia, di
sacramenti o nella questione del ministero. Ogni Chiesa può mantenere le proprie credenze al
riguardo. La finalità del CEC è permettere alle Chiese di guardarsi faccia a faccia. E' stimolare le
Chiese a cercare l'Unità voluta da Cristo, ma ogni Chiesa può avere un concetto diverso di cosa sia
l'unità voluta dal Signore. Basta che ogni Chiesa sia sufficientemente aperta alle altre per udirle ed
ascoltarle, per apprendere da esse il buono del loro contenuto dogmatico e disciplinare, per
partecipare loro i suoi propri valori e mantenere con le altre relazioni di carità fraterna.

Cosa è il CEC

1) Le Chiese-membri del CEC credono che il dialogo fra loro, la loro collaborazione e la loro
testimonianza comune debbano fondarsi sulla convinzione che Cristo è il Capo della Chiesa.
2) Le Chiese-membri del CEC si basano sul Nuovo Testamento per affermare che la Chiesa di Cristo è
Una.
3) Le Chiese-membri riconoscono che l'appartenenza alla Chiesa di Cristo va al di là del corpo dei
fedeli. Cercano di stabilire un contatto vivo con coloro che, al di fuori dei suoi confini, confessano la
Signoria di Gesù Cristo.
4) Le Chiese-membri del CEC ritengono che il riferimento di altre Chiese alla Santa Chiesa Cattolica
professato nelle confessioni di fede debba essere oggetto di un esame comune. Tuttavia il fatto di
appartenere al Consiglio non implica che ogni Chiesa debba considerare le altre come Chiesa nel vero e
pieno significato del termine.
5) Le Chiese-membri del CEC riconoscono alle altre chiese elementi della Chiesa. Ritengono che ciò le
obbliga ad intraprendere un dialogo serio, nella speranza che tali elementi di verità le conducano ad un
riconoscimento della verità nella sua pienezza e ad una unità fondata soprattutto sulla verità.
6) Le Chiese-membri del CEC accettano di consultarsi reciprocamente per cercare di comprendere
quale testimonianza Gesù Cristo esiga che esse offrano al mondo in Suo Nome.
7) Una delle conseguenze pratiche dell'affiliazione al CEC è l'obbligo per le Chiese di riconoscere la
loro solidarietà, di prestarsi assistenza reciproca in caso di necessità e di astenersi da qualsiasi atto
incompatibile con il mantenimento di relazioni fraterne.
8) Le Chiese-membri stabiliscono relazioni spirituali fra loro grazie alle quali possono imparare l'una
dall'altra ed aiutarsi reciprocamente perché si edifichi il Corpo di Cristo e si rinnovi la vita delle Chiese.
La preoccupazione del CEC per l'unità si riflette nei suoi fini che si possono riassumere come segue:
1. Proseguire l'opera dei due movimenti "Fede e Costituzione" e "Vita e Azione".
2. Facilitare l'azione comune delle Chiese per il mondo.
3. Promuovere lo studio teologico in comune.

26
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

4. Sviluppare la coscienza ecumenica tra i fedeli di tutte le Chiese.


5. Stabilire relazioni con le Alleanze confessionali a carattere universale e con gli altri organismi ecumenici.
6. Sostenere le Chiese nella loro attività di evangelizzazione e di testimonianza cristiana.
7.

Appendice

Il perché di questo corso

Enchiridion Vaticanum Volume 1 Documenti Concilio Vaticano II (19621965)

DECRETO SULL'ECUMENISMO (UNITATIS REDINTEGRATIO)

La reciproca conoscenza

529

9. Bisogna conoscere l'animo dei fratelli separati. A questo scopo è necessario lo studio, che

deve essere condotto secondo la verità e con l'animo ben disposto. I cattolici debitamente

preparati devono acquistare una maggiore conoscenza della dottrina e della storia, della vita

spirituale e cultuale, della psicologia religiosa e della cultura propria dei fratelli.

A questo scopo molto giovano i convegni, con la partecipazione di entrambe le parti, per

discutere specialmente su questioni teologiche, dove ognuno tratti da pari a pari, purché quelli che

vi partecipano, sotto la vigilanza dei vescovi, siano veramente competenti. Da questo dialogo

apparirà anche più chiaramente quale sia la vera condizione della chiesa cattolica. E in questo

modo si verrà anche a conoscere meglio il pensiero dei fratelli separati e a loro verrà esposta con

maggiore precisione la nostra fede.

La formazione ecumenica

530

10. L'insegnamento della sacra teologia e le altre discipline specialmente storiche è

necessario che siano presentati anche sotto l'aspetto ecumenico, perché abbiano a corrispondere

sempre più accuratamente alla verità dei fatti.

27
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

531

Infatti è molto importante che i futuri pastori e i sacerdoti conoscano bene la teologia

accuratamente elaborata in questo modo, e non in maniera polemica, soprattutto per quanto

riguarda le relazioni dei fratelli separati con la chiesa cattolica.

532

Infatti dalla formazione dei sacerdoti dipende soprattutto la necessaria istruzione e la

formazione spirituale dei fedeli e dei religiosi.

533

Anche i cattolici, che attendono alle opere missionarie nelle stesse terre in cui lavorano altri

cristiani, devono, specialmente oggi, conoscere le questioni e i frutti, che nel loro apostolato

nascono dall'ecumenismo.

Modi di esprimere e di esporre la dottrina della fede

534

11. Il modo e il metodo di enunziare la fede cattolica non deve in alcun modo essere di

ostacolo al dialogo con i fratelli. Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la

dottrina. Niente è più alieno dall'ecumenismo, quanto quel falso irenismo, dal quale ne viene a

soffrire la purezza della dottrina cattolica e ne viene oscurato il suo senso genuino e preciso.

535

Nello stesso tempo, la fede cattolica deve essere spiegata con più profondità ed esattezza,

con quel modo di esposizione e di espressioni che possa essere compreso bene anche dai fratelli

separati.

536

28
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

Inoltre nel dialogo ecumenico i teologi cattolici, restando fedeli alla dottrina della chiesa,

nell'approfondire con i fratelli separati i divini misteri devono procedere con amore della verità, con

carità e umiltà. Nel mettere a confronto le dottrine si ricordino che esiste un ordine o piuttosto una

«gerarchia» delle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della

fede cristiana. Così si preparerà la via, nella quale, per mezzo di questa fraterna emulazione, tutti

saranno spinti verso una più profonda conoscenza e una più chiara manifestazione delle

insondabili ricchezze di Cristo.

29
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

Uno sguardo sintetico al nostro corso

ECUMENISMO1

1. TERMINOLOGIA II TERMINE ECUMENISMO E IN PARTICOLARE L'AGGETTIVO ECUMENICO, SONO ATTUALMENTE ADOPERATI IN


DUE SENSI DIVERSI. IN ESPRESSIONI QUALI PATRIARCA ECUMENICO O CONCILIO ECUMENICO IL TERMINE HA UN ANTICO SIGNIFICATO
CONNESSO A QUELLO DEL GRECO CLASSICO, IN CUI OIKOUMENE (OIKOUMÉNÈ) INDICAVA IL MONDO ABITATO, PIÙ
SPECIFICAMENTE IL MONDO DELLA CULTURA GRECA O ROMANA, L'IMPERO ROMANO BIZANTINO E PIÙ TARDI IL MONDO CRISTIANO
UNITO ALL'IMPERO ROMANO NON ANCORA DIVISO. E COSÌ SI RIFERIVA ANCHE ALLA DOTTRINA UFFICIALE, ORTODOSSA, COMUNE
ALLA CHIESA ORIENTALE E OCCIDENTALE. SOLTANTO NEL PERIODO19201930 IL TERMINE ECUMENISMO/ECUMENICO COMINCIÒ
AD ESSERE CORRENTEMENTE USATO PER INDICARE IL MOVIMENTO PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI. IL TERMINE È TALVOLTA USATO IN
UN SENSO ANCORA PIÙ AMPIO, PER INDICARE CIOÈ OGNI TIPO DI SFORZO TENDENTE ALL'UNITÀ FRA LE RELIGIONI O TRA LE
NAZIONI. NOI ADOPERIAMO QUI IL TERMINE NEL SUO ATTUALE E PIÙ RISTRETTO SIGNIFICATO,PER INDICARE GLI SFORZI VERSO
L'UNITÀ TRA LE CHIESE CRISTIANE SEPARATE.

2. DEFINIZIONE
II concilio Vaticano II nel documento sull'ecumenismo, Unitatis Redintegratio, ha descritto il movimento
ecumenico nel modo seguente: «Moltissimi uomini in ogni dove sono stati toccati da questa grazia (cioè del
ravvedimento perla divisione e il desiderio dell'unione), e anche tra i nostri fratelli separati è sorto, per
grazia dello Spirito Santo, un movimento ogni giorno più ampio per il ristabilimento dell'unità di tutti i
cristiani. A questo movimento per l'unità, chiamato ecumenico,partecipano quelli che invocano la Trinità e
professano la fede in Gesù Signore e Salvatore, e non solo singole persone, ma anche riunite in comunità,
nelle quali hanno ascoltato il Vangelo e che i singoli dicono essere la Chiesa loro e di Dio. Quasi tutti però,
anche se in modo diverso,aspirano alla Chiesa di Dio una e visibile, che sia veramente universale e mandata
a tutto il mondo, perché il mondo si converta al Vangelo e così si salvi per la gloria di Dio» (UR 1).Il
decreto indica perciò alcune caratteristiche essenziali del movimento
ecumenico, come il suo riferimento all'opera dello Spirito Santo, il suo carattere comunitario ed ecclesiale, il
suo orientamento missionario. Lo Spirito Santo opera oltre le frontiere di ogni chiesa e le conduce all'unità
per la salvezza del mondo. A causa delle sue radici pneumatologiche ed ecclesiologiche la dimensione
ecumenica fa parte di ogni riflessione teologica.

3. PANORAMICA STORICA
Sebbene la storia della disunione pesi gravemente nella storia delle chiese cristiane, tuttavia tale
infelice stato di cose non è stato mai accettato con la coscienza tranquilla. Sempre ci sono stati tentativi di
riconciliazione e di ristabilimento dell'unità. Ricordiamo soltanto i vani tentativi dei concili di Lione (1274)
e di Firenze (1439) riguardo alle chiese orientali e l'influsso dello spirito di D. Erasmo sui colloqui religiosi
in Germania e in Francia al tempo della Riforma protestante. Ma soltanto nel secolo ventesimo lo scandalo
della divisione tra i cristiani è stato pienamente riconosciuto. Molti motivi storici hanno contribuito allo
sviluppo di questa coscienza, quali ad esempio i movimenti filantropici internazionali del XIX secolo, i
movimenti interconfessionali di studenti e di giovani, la diffusione dell'idea missionaria nel mondo
protestante. In verità, è la Conferenza missionaria mondiale tenutasi a Edimburgo nel 1910 che
generalmente viene considerata il punto di partenza del moderno movimento ecumenico. Come conseguenza

1 Questa sintesi è tratta da un articolo del prof Vercruysse ed è presente nel Dizionario di

Teologia Fondamentale
30
CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

di questa conferenza venne fondato nel 19211'' International Missionary Council(Consiglio missionario
internazionale) con lo scopo in particolare di«promuovere la solidarietà dei cristiani su scala mondiale e
l'unità d'intenti e d'azione nell'opera di evangelizzazione» (Storia del Movimento ecumenico: II, 303). Il
Movimento di Fede e Costituzione (Faith and Or der Movement) è sorto per affrontare i problemi teologici
che erano stati consapevolmente omessi a Edimburgo, ma che continuavano a pesare su tutti i successivi
contatti. Il movimento organizzò due importanti conferenze mondiali, la prima nel1927 a Losanna e la
seconda a Edimburgo nel 1937. Una terza corrente di primaria importanza che portò alla prima Universal
Christian Conference on Life and Work (Conferenza mondiale di Cristianesimo pratico), tenutasi a
Stoccolma nel 1925 e alla seconda a Oxford nel 1937, ebbe origine dalla sollecitudine del vescovo luterano
di Uppsala Nathan Sóderbiom (18661931), a favore della pace durante la prima guerra mondiale 19141918.
Questo movimento era fondato sulla convinzione che si poteva servire nel migliore dei modi l'unità con un
comune interesse e collaborazione a favore della pace e della giustizia. Insieme con questi settori maggiori,
altri gruppi lavorarono per un riavvicinamento tra i cristiani. Il Christian Student Movement(Movimento
degli studenti cristiani)dovrebbe essere ricordato come il vivaio spirituale di molti leaders ecumenici. Fu nel
1937 che Faith andOrder (Fede e costituzione) e Life andWork (Cristianesimo pratico) decisero
formalmente di fondersi nel CEC (Consiglio ecumenico delle chiese).L'International Missionary
Council(Consiglio missionario internazionale)decise in quel momento di non entrare a far parte
formalmente del Consiglio, ma tuttavia lavorò in stretto contatto con esso. I tre elementi,cioè dottrina,
servizio e missione, che diedero vita al Consiglio ecumenico delle chiese, rimasero all'opera nella successiva
evoluzione del Consiglio:essi continuano a sviluppare i loro programmi all'interno dell'unica struttura del
CEC, convocando per esempio le loro particolari conferenze mondiali. È giusto affermare che quando la
chiesa cattolica romana mostrò il suo interesse al movimento ecumenico nei primi anni Sessanta con la
fondazione del Segretariato per l'unione dei cristiani con il cardinal A. Bea (18811969) quale suo primo
presidente, con l'invio di osservatori ufficiali all'assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese
tenutasi a New Delhi nel 1961 e con l'invito a osservatori non cattolici al concilio Vaticano II, essa prese
parte a un movimento che si era già pienamente stabilito. Per molti anni la chiesa cattolica si era tenuta a
distanza dal movimento ecumenico. L'enciclica Mortalium Animos di Pio XI, del 6gennaio 1928, fu un
rifiuto ufficiale a collaborare. Questo atteggiamento rimase fondamentalmente inalterato fino al 1960 anche
se l'Istruzione del Santo Ufficio del 20 dicembre 1949 de Motione Ecumenica, manifestò già qualche
apertura. L'ingresso nel movimento era stato preparato dall'impegno personale di molti ecumenismi cattolici
come Y.M. Congar (1904), P. Couturier (18811953), M. Pribilla (18841956) e L. Beauduin (18731960),
fondatore del monastero benedettino di Amay,seguito Chèvetogne. Dovrebbe essere ricordata anche la
Conferenza cattolica per le questioni ecumeniche, di cui J. Willebrands era segretario. L'apertura della
chiesa cattolica fu significativa per tutto il movimento ecumenico. Tramite un atto conciliare il Vaticano II
diede il suo appoggio allo sforzo ecumenico e lo fece entrare a far parte, come mai prima, delle priorità
ufficiali della chiesa cattolica, come pure di altre chiese. L'ingresso della chiesa cattolica mutò il panorama
ecumenico. Se in precedenza il movimento ecumenico poteva largamente identificarsi con le realizzazioni
del Consiglio ecumenico delle chiese, il Consiglio ora diventava una parte importante di un più vasto
movimento. In questo panorama i dialoghi bilaterali tra le confessioni e le chiese acquistarono una grande
importanza. Sebbene la rete dei dialoghi sia più ampia di quella in cui è coinvolta la chiesa cattolica,è anche
vero che quest'ultima possiede un'indubbia predilezione per essi. Nominiamo alcuni dei dialoghi più
fruttuosi a livello mondiale: la Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la chiesa
cattolica romana e la chiesa ortodossa, la Commissione internazionale anglicana cattolica romana (ARCIC),
la Commissione congiunta cattolica romanaevangelica luterana e la Commissione mista di studio cattolica
romanariformata. Ci sono anche dialoghi e incontri con le antiche chiese orientali, con i battisti, i discepoli
di Cristo, i pentecostali e i metodisti. Alcuni importanti dialoghi a livello locale, quale il dialogo
luteranocattolico romano negli Stati Uniti e l'opera del gruppo francese Groupe desDombes hanno avuto un
forte influsso nella formazione del consenso ecumenico. La conoscenza dei risultati di questi dialoghi
disponibile attraverso molti rapporti e dichiarazioni ora riuniti in diverse raccolte, allargherà l'orizzonte
della teologia e favorirà la recezione dei loro risultati. L'iniziativa ecumenica non si limita ai contatti
ufficiali e ai dialoghi dottrinali. È qualcosa di più di un semplice impegno tra tanti altri. È diventata una

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

forma esigente di rapporto vicendevole in differenti modi e avari livelli della vita ecclesiale, dalle orme
ufficiali fino ad altre molto informali di vivere insieme nella vita quotidiana. Queste nuove relazioni si
esprimono in preghiere, lettura della bibbia e celebrazioni comuni, nella comune testimonianza e nel
servizio nei confronti dei vari bisogni del mondo, in modo speciale a favore della pace e della giustizia. I
cristiani in realtà dovrebbero fare assieme tutto quanto non sono costretti a fare separatamente. Il
movimento ecumenico è un modo provvisorio di vivere insieme come cristiani, nato dalla profonda
sofferenza per lo scandalo della disunione e dal riconoscimento di una fede comune. L'impegno per l'unità e
la non uniforme accoglienza del progresso ecumenico creerà inevitabilmente tensione e fermento nelle
chiese e nell'insieme del mondo cristiano. L'esperienza della comunione per quanto sia ancora
imperfetta,non può mai essere in modo adeguato espressa da regole e direttive che necessariamente sono
codificazioni di una realtà del passato. La pazienza e prudenza, richiesta dall'azione ecumenica, lotta con
l'urgenza del traguardo,vale a dire la rimozione della separazione e la restaurazione della comunione
spezzata.

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

4. Geografia ecumenica

Chiese Cattoliche Orientali

Chiese Cattoliche di rito Chiesa Bulgara Chiesa Sira


Bizantino
Chiesa Albanese Chiesa Siro-Malankarese
Chiesa Melchita
Chiesa Russa Chiese Cattoliche di rito
Chiesa Ucraina Caldeo
Chiesa Bielorussa
Chiesa Rumena Chiesa Caldea
(Chiesa Georgiana)
Chiesa Rutena Chiesa Siro-Malabarese
Chiese Cattoliche di rito
Diocesi di Krizevci Alessandrino Chiesa Cattolica di rito
Armeno
Chiesa Macedone Chiesa Copta- Cattolica

Chiesa Slovacca Chiesa Etiope o Geez

Chiesa Ungherese Chiese Cattoliche di rito


Antiocheno
Chiesa Italo-Albanese
Chiesa Maronita
Chiesa Greca

Anomalie nella Chiesa Cattolica

Associazione Cattolica Svizzera(Chiesa Cattolica Chiesa Filippina Indipendente


Patriottica Cinese Cristiana in Svizzera)
Chiesa Vecchio-Cattolica dei
Altre Chiesa Vecchio-Cattolica nella Mariaviti
Repubblica Ceca
Chiese Vecchio-Cattoliche Altre Chiese e Gruppi Cattolici
Chiesa Vecchio-Cattolica o Vecchio-Cattolici
Unione di Utrecht Polacca
Successione Lefebvre
Introduzione Chiesa Cattolica Nazionale
Polacca in U.S.A. e Canada Successione Mendez-
Cronologia Gonzales
Chiesa Cattolica Croata
Chiesa Vecchio-Cattolica Successione
d'Olanda Giurisdizioni della Conferenza (prevalentemente) Duarte-
Internazionale dei Vescovi Costa
Diocesi Cattolica dei Vecchio-
Vecchio-Cattolici
Cattolici in Germania Comunione delle Chiese
Chiese in Ampia Cattoliche Apostoliche
Chiesa Vecchio-Cattolica
Comunione con l'Unione Nazionali
d'Austria
di Utrecht
Altri prevalentemente nella
Chiesa Vecchio-Cattolica di
Successione Duarte-Costa

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

Successione (prevalentemente) Agostino(?) Consiglio dei vescovi Vecchio-


(prevelentemente) Thuc Cattolici Romani
Successione Cornejo-
Chiese e gruppi Palmariani Radavero Altri in successione
(prevalentemente)Mathew e
Chiese e gruppi tradizionalisti Successione de Landes-Berghes
Charbaunneau(?)
Chiese e gruppi Altri in successione Mathew e
sedevacantisti Successione Aneed Willoughby

Altri prevalentemente in Successione Lefberne Altri in successione vecchio-


successione Thuc cattolica
Successione vecchio-cattolica
(prevalentemente)Kowalski
Successione Mathew
(prevelentemente) Sanchez y Successione (malankarese)
Camacho Unione vecchio-Cattolica
(prevalentemente) Alvares e
Ortodossa
Villatte
Successione

Chiese Ortodosse

autocefale locali
Chiesa di Chiesa di Serbia (Metropolia Cipro)
Costantinopoli(Patriarcato di Belgrado e Patriarcato di
Ecumenico di Costantinopoli) Serbia) Chiesa di Grecia (Arcidiocesi
di Atene e di tutta la Grecia)
Chiesa di Chiesa di Romania
Alessandria(Patriarcato di (Arcidiocesi di Bucarest e Chiesa di Polonia ( Metropolia
Alessandria) Patriarcato di Romania) di Varsavia e di tutta la
Polonia)
Chiesa di Chiesa di Bulgaria (Metropolia
Antiochia(Patriarcato di di Sofia e Patriarcato di Chiesa di Albania
Antiochia) Bulgaria) ( Arcidiocesi di Tirana e di
tutta l'Albania)
Chiesa di Chiesa di Georgia (Arcidiocesi
Gerusalemme(Patriarcato di di Mitschete e Tyflida e Chiesa della Repubblica Ceca
Gerusalemme) Patriarcato di Georgia) e della Slovacchia

Chiesa di Russia (Patriarcato Chiesa di Cipro (Arcidiocesi di Chiesa Ortodossa d'America


di Mosca e di tutta la Russia) Nuova Giustiniana e di tutta

Chiese vecchio-calendariste
Comunione Vecchio- Grecia Chiesa Thikonita di Russia
calendarista moderata nelle Catacombe
Sinodo in Resistenza in
Chiesa Ortodossa Russa Romania Altre Chiese Florinite
all'Estero
Sinodo in Resistenza in Chiesa Ortodossa Russa
Sinodo in Resistenza in Bulgaria Libera

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CORSO DI TEOLOGIA ECUMENICA

Chiesa dei veri cristiani Massimo) Chiesa Ortodossa di


ortodossi (Arcivescovo Macedonia
Crisostomo II) Chiesa dei veri cristiani
ortodossi(Arcivescovo Chiesa Ortodossa Autocefala
Chiesa dei veri cristiani Atanasio) Ucraina
ortodossi(Metropolita
Kallinikos) Santa Chiesa Ortodossa in Chiesa Ortodossa Autocefala
Nord-America Ucraina-Patriarcato di Kiev
Chiesa dei veri cristiani
ortodossi(Metropolita Santa Chiesa Ortodossa in Chiesa Ortodossa Autocefala
Georgia Bielorussa

Chiesa Ortodossa Montenegrina

Chiese Non Calcedonesi


Chiesa Assira Chiesa Ortodossa Etiope Chiesa Sira Indipendente del
Tewahido Malabar
Santa Chiesa Cattolica
Apostolica Assira dell'Est Chiesa Ortodossa Eritrea Chiesa Sira di Mar Thoma
(Neo-calendarista
Chiesa Ortodossa Sira Altre Chiese e Gruppi non
Santa Chiesa Cattolica calcedonesi
Apostolica Assira dell'Est Chiesa Armena
(Vecchio-calendarista Chiese etiopi non riconosciute
Chiesa Ortodossa dagli altri non-calcedonesi
Comunione delle Chiese Malankarese (Indiana)
Ortodosse Orientali Federazione delle Chiese dei
Altre Chiese del Kerala Cristiani di S.Tommaso
Chiesa Ortodossa Copta

Manca tutto il mondo evangelico

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