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Il dossier di questo mese di Radici Cristiane è dedicato a uno dei maggiori filosofi
del Novecento, il sacerdote stimmatino Cornelio Fabro, nato a Udine nel 1911 e morto a
Roma nel 1995. La crisi contemporanea prima di essere politica e sociale è culturale e
solo il ritorno ai princìpi dell’ordine naturale e cristiano potrà risolverla. Questi princìpi
sono fondati sulla filosofia aristotelico-tomistica dell’Essere e sono negati da una caterva
di errori intellettuali, che hanno la loro radice metafisica nell’allontanamento dalla
Philosophia perennis.
Nello stesso periodo in cui Augusto Del Noce dedica un importante volume a ll
Problema dell’ateismo (1964), Fabro pubblica una Introduzione all’ateismo moderno
(1969), che tocca la stessa problematica affrontata dal filosofo torinese. Ma, mentre Del
Noce ritiene che l’ambiguità di Cartesio consenta un recupero della sua filosofia, Fabro
fa risalire proprio al cogito cartesiano le origini dell’itinerario nichilistico del pensiero
moderno, da Spinoza a Kant, da Hegel a Heidegger.
Come Del Noce, Fabro fu uno dei pochi intellettuali cattolici, che criticarono
apertamente lo slittamento verso sinistra della società italiana del dopoguerra (soprattutto
in La trappola del compromesso storico, 1979). Padre Fabro, sottolinea giustamente
Giovanni Turco, indica la necessità di pensare metafisicamente anche il diritto e la
politica: «Il primato dell’essere comporta il primato del bene e questo non corrisponde ad
una convenzione o ad una preferenza, bensì ad una realtà e ad una finalità obiettiva».