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Dispensa 1e – Varalli
Il ciclo della dipendenza può iniziare con un problema, un disagio, un dolore fisico o
emotivo che una persona prova e vive con molta difficoltà. Spesso è l’ansia provocata
da una sensazione di inadeguatezza o dalla ricerca di un comportamento che ci faccia
sentire accettati in un gruppo o non troppo diversi dagli altri. L'effetto anestetico che
queste sostanze e questi comportamenti provocano contro il dolore diventa una
soluzione accettabile contro il disagio poiché, facendone uso, una persona si sente
sollevata dalle sensazioni negative connesse al suo malessere. E vi sono alcuni
comportamenti che si insinuano subdolamente nelle nostre abitudini legati ad atti
apparentemente innocui e innocenti.
Per questo è importante avere informazioni corrette sui loro effetti per essere
consapevoli delle insidie nascoste correlate al loro utilizzo e non cadere nella trappola
delle dipendenze. Ci sono diverse modalità di utilizzo che vanno dall’uso occasionale o
saltuario a stati di dipendenza e assuefazione. La pericolosità di una sostanza dipende
sia dalla sua natura che dall’utilizzo che se ne fa:
L’uso è definibile come un utilizzo controllato e limitato nella frequenza e nella
quantità. Il soggetto può interrompere il suo legame con la sostanza che non
necessariamente, in questi termini, provoca danni. Ad esempio un uso anche
continuativo di alcol (ad esempio un moderato consumo di vino a tavola) non
danneggia un organismo adulto sano. Diverso è se l’utilizzo diventa più frequente o in
quantità maggiore: in questo caso oltre a danni all’organismo che possono diventare
con il tempo gravi e cronici è probabile cadere nella dipendenza. Sostanze più
pericolose, come le droghe pesanti, anche se utilizzate occasionalmente
determinano invece danni gravi non sempre evidenti da subito. In questo caso la
progressione verso l’abuso e a forme di dipendenza è più diretto e frequente, sia per
dinamiche psicologiche che fisiche.
Quando giunge alla dipendenza (o tossicomania) l'individuo non può più fare a
meno della sostanza. Da un punto di vista psicologico, si comincia ad attribuire un
valore irrinunciabile ai cambiamenti che la sostanza è in grado di produrre: a questo
punto, la sostanza crea il "mondo" in cui vivere. In genere è abbinata
all’assuefazione: l’organismo tende ad “abituarsi” alla sostanza e per mantenerne
gli effetti deve assumerne dosi sempre più elevate.
LE SOSTANZE TOSSICHE
Le sigarette contengono oltre 4000 sostanze chimiche: centinaia di queste sono tossiche
e una sessantina sono cancerogene. Alcune sono presenti anche nei detersivi, come
l’ammoniaca, altre sono veri e propri veleni, come l’arsenico. Contengono anche il
polonio-210 che è radioattivo.
Tra le sostanze nocive contenute nel tabacco, la più nota per la propria tossicità è la
nicotina. Si può considerare a tutti gli effetti una droga perché agisce sul sistema nervoso
centrale con un effetto rilassante, provocando assuefazione e dipendenza.
È un veleno vegetale che entra nell'organismo con il fumo: dai polmoni passa nel
sangue, che ne assorbe circa un decimo, mentre il resto è in parte bruciato e in parte
rimane nel mozzicone e nel filtro della sigaretta. L'assuefazione arriva con rapidità e gli
effetti dell'intossicazione cronica si sommano in maniera progressiva nel tempo,
creando le premesse per ulteriori danni all'organismo, in particolare all'apparato
cardiocircolatorio.
Nel fumo della sigaretta è presente anche il catrame che si forma dopo che, aspirando, si
estrae la nicotina e il vapore acqueo dal fumo. Il catrame viene inspirato sin dall’inizio,
ma si concentra soprattutto nell'ultima parte della sigaretta, vicino al filtro, facendo
diventare quelle "ultime boccate" le più pericolose. Le particelle fini di catrame inspirate
condensandosi si depositano, infatti, nei polmoni e sono responsabili della maggior
parte delle malattie polmonari, in particolare del cancro.
Le e-cig, le sigarette elettroniche sono molto spesso un aiuto per chi non riesce a
smettere di fumare. In effetti l’emissione di molte sostanze nocive è molto ridotta
rispetto alle sigarette, ma non aiutano per quanto riguarda l’assunzione e la
dipendenza da nicotina. Inoltre si nutrono numerosi dubbi sulla pericolosità di altre
sostanze contenute nei vapori.
L'alcol
In Italia la vendita di alcol (etanolo, alcol
etilico o spirito di vino) non è
regolamentata se non per limiti minimi di
età. L'alcol si ottiene attraverso la
fermentazione e la distillazione degli
zuccheri presenti nella frutta, nei cereali
e in alcuni semi vegetali ed è contenuto
nel vino, nella birra e nei liquori distillati.
Una volta ingerito, l'alcol viene assorbito
a livello dello stomaco e dell'intestino
tenue. La quantità assorbita dipende
unicamente dal volume ingerito, quindi - entro le capacità di assorbimento del nostro
organismo - tutto l'alcol assunto riesce a oltrepassare facilmente le pareti del tubo
digerente e a passare nel sangue.
Oltre ai danni provocati dall’alcol all’organismo in quanto sostanza tossica, la sua
pericolosità è dovuta ai comportamenti che una persona in stato di ebbrezza o di
ubriachezza può compiere. Attività come la guida o l’utilizzo di macchinari che
richiedono attenzione e concentrazione diventano in questo caso molto pericolose. Vi
è un limite di alcol nel sangue (tasso alcolemico) oltre al quale non è consentito
mettersi alla guida di un veicolo, che in Italia è di 0,5 grammi per litro di sangue.
Oltre a comportare gravi sanzioni, che vanno dall’ammenda alla sospensione o al
ritiro della patente all’arresto e al sequestro del veicolo, è considerato un aggravante
della responsabilità penale derivante da incidenti provocati in stato di ebbrezza.
Avendo una diretta azione sui meccanismi che regolano i freni inibitori di una persona,
il comportamento di persone ubriache può facilmente sconfinare in modalità moleste o
violente. Anche in questo caso l’ubriachezza viene considerata un’aggravante di
eventuali reati commessi sotto l’effetto dell’alcol.
“In Italia sono almeno 30.000 l’anno i decessi per cause alcol-correlate e l’alcol
rappresenta la prima causa di morte tra i giovani fino all’età di 24 anni. Il consumo di
alcol non solo produce danni al bevitore stesso, ma anche alla famiglia e al contesto
sociale allargato in cui vive. L’alcol può indurre infatti a comportamenti violenti (1
omicidio su 4 e 1 suicidio su 6 è alcol-correlato), abusi, abbandoni, perdite di
opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità,
incidenti sul lavoro e sulla strada.” [Il Fatto Quotidiano – 18 maggio 2011]
Se l’uso moderato di alcol non provoca danni, il rischio di passare dall’abuso alla
dipendenza è frequente ed elevato, ed è caratterizzato dalla cosiddetta "pulsione al bere",
cioè la necessità di assumere alcol con assiduità, come avviene per le droghe.
L'alcolismo, però, rispetto a queste provoca un numero di morti quasi cinque
volte superiore! Oltre ai danni fisici vi è inoltre una grave compromissione della vita
sociale e famigliare.
Si calcola che in Italia vi siano un milione e mezzo di alcolisti, ma solo 100mila di loro
sono in trattamento terapeutico. Per aiutare l'alcolista a sconfiggere la dipendenza
esistono delle associazioni di volontariato: la più conosciuta è l'Associazione Alcolisti
Anonimi, che opera sull'intero territorio nazionale.
Diversamente da queste ultime e da alcol e sigarette, la legge italiana punisce "chi coltiva,
produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede o riceve, a
qualsiasi titolo, distribuisce, commercia, acquista, trasporta, esporta, importa,
procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo o
comunque illecitamente detiene" sostanze stupefacenti. La legge distingue fra droghe
leggere e droghe pesanti ed è più severa per i reati che riguardano droghe pesanti
(eroina, cocaina, …) con pene da 8 a 20 anni di reclusione, mentre per i reati che riguardano
droghe leggere (hashish, marijuana) le pene vanno da 2 a 6 anni di reclusione (legge Jervolino
Vassalli del 1990).
Vengono utilizzate per “stare bene”, per sentirsi in forma o adeguati a una determinata
situazione, o per sostenere attività – lavorative o per divertimento – molto più di quanto il
fisico di una persona potrebbe reggere. Questo invoglia il soggetto a ripetere l’esperienza,
pensando di poter evitare i danni causati dalla sostanza. Purtroppo, questo è un
atteggiamento estremamente rischioso: tutte le sostanze (anche quelle considerate
"leggere") agiscono sulle cellule nervose, alterandone le normali funzioni e, sebbene
con modalità diverse e differenti gradi di pericolosità, possono portare a forme di
assuefazione o dipendenza.
Un discorso a parte ma molto simile a quello delle droghe è quello dei farmaci con
effetti sul sistema nervoso utilizzati per il trattamento di un'ampia varietà di disturbi
psichiatrici e neurologici, la maggior parte dei quali può essere prescritta anche dai medici
di medicina generale. Possono avere effetti sull’umore, sul ciclo del sonno, per calmare
l’ansia o come stimolanti. Il loro uso deve essere sempre fatto sotto stretto
controllo medico: l’abuso, anche in presenza di patologie che ne giustificano
l’assunzione, porta rapidamente a dipendenza e assuefazione, oltre a una ampia varietà di
effetti collaterali.
Molto più di alcol e tabacco, la cui produzione e vendita sono legali e regolamentate, il rischio
di sofisticazione è molto elevato. Perciò ai danni che le droghe in quanto tali possono
provocare vanno aggiunti quelli provocati dalle sostanze che vengono utilizzate per
tagliarle o per aumentarne il peso o gli effetti. “Per pompare i panetti di fumo o per
rendere gli effetti dell'erba più pesanti vengono utilizzati plastica, cera per scarpe,
grassi animali, polvere di vetro, ammoniaca. Esistono studi sugli effetti che le
sostanze stupefacenti - allo stato puro - hanno sugli organismi; non esistono
ovviamente studi per capire che effetti hanno sugli organismi la cera per scarpe o
l'ammoniaca, se assunte regolarmente seppure in piccole dosi, ma per anni.”
Repubblica [9/1/2014]
Per le droghe pesanti le sostanze utilizzate per il “taglio”, come amfetamine, stricnina,
antistaminici o altri farmaci, aumentano notevolmente la loro pericolosità. Prendendo
l’esempio della cocaina, “stando alle analisi della polizia scientifica su dosi
sequestrate, il principio attivo raramente supera il 35-40%. Vale a dire che su una
dose di 1 grammo ce ne sono al massimo 0,40 di cocaina. Il resto è un oceano di
lattosio, amido, mannite, polvere di marmo, zucchero, borotalco e altre mille
porcherie. Succede, sempre più spesso, che gli spacciatori del mercato fai-da-te
finiscano per tagliare troppo e allora il trucco è quello di aggiustare con farmaci:
aspirina, novalgina o fenacetina, ai quali poi si aggiunge una massiccia dose di
amfetamina… Ad ogni passaggio il mix diventa sempre più pericoloso.” Corriere della
Sera [30/12/2008]
Infine va tenuto presente che è tutt’altro che certa e conosciuta la composizione delle
cosiddette “droghe da discoteca”, come l’ecstasy, prodotte in laboratori clandestini da
personale non specializzato e senza particolari scrupoli per la salute dei loro
“consumatori”.
La cannabis___________________________________________
In Italia la legge 242/16 consente la vendita legale di prodotti derivati dalla cannabis,
purché con un contenuto di THC (il principio attivo) inferiore allo 0.6% per utilizzi medici o
contenuta in prodotti come deodoranti da ambiente o “articoli da collezione”. Non si fa
specifico riferimento ad un uso “ricreativo” della sostanza ma è ovvio che, una volta
acquistata, uno ne fa ciò che vuole e quindi può anche fumarsela, anche se ciò continua a
essere considerato un comportamento illecito. Questa modifica del quadro normativo ha
portato alla diffusione di esercizi commerciali e persino alcune tabaccherie la vendono. Ci si
trova quindi in una situazione in cui due norme differenti si sovrappongono, quella che
permette la compravendita dei derivati della canapa legale, e quella che vieta uso e
possesso di sostanze stupefacenti.
È una sostanza estratta da una pianta (Erytroxylium Coca) che cresce spontaneamente
in America Meridionale, utilizzata da secoli dalle popolazioni locali per il suo effetto
analgesico che non altera la condizione mentale ma consente di sopportare meglio la
fame, la fatica e l’altitudine. Le sue foglie macerate e amalgamate formano una pasta
che per raffinazione dà origine a una polvere cristallina biancastra (da cui il termine
improprio di "neve") che ha un forte effetto eccitante. Generalmente viene assunta per
via nasale, ma anche spacciata in scaglie (flake cocaine) o in cristalli (crack).
GLI EFFETTI
L'uso di cocaina porta in poco tempo all'abuso e alla dipendenza: cresce infatti
l'esigenza di prenderne sempre di più e si aumentano così le dosi e la frequenza fino a
non poterne più fare a meno, arrivando quindi alla dipendenza e all’assuefazione.
L’aumento incontrollato delle dosi porta ad avere tremori, tachicardia e ipertermia,
ipertensione, pupille dilatate, stato confusionale e convulsioni, fino a stati d'ansia,
crisi maniacali, crisi di violenza. I rischi fisici più immediati sono: collasso, infarto,
ictus, perforazione del setto nasale, polmoniti, edema polmonare, epilessia, disturbi
della sfera sessuale, gravi lesioni ai sistemi nervoso, digerente e cardiocircolatorio.
L’eroina______________________________________________
E’ una delle droghe più dannose e pericolose, sia dal punto di vista degli effetti
sull’organismo, sia per la rapidità con cui porta a dipendenza – non soltanto psicologica
ma anche fisica - ed assuefazione. Rappresenta una vera e propria emergenza sociale,
che almeno in Europa sembrava ridimensionata ma che negli ultimi anni è ritornata a
proporzioni allarmanti. Come la morfina è un derivato dell’oppio e può presentarsi
come una polvere di colore bianco cristallino, oppure marrone scuro e molto
appiccicosa (brown sugar). Si assume generalmente per via endovenosa ma si può
anche fumare o inalare dopo averla bruciata. Per le sue proprietà sedative e
antinfiammatorie è stata molto usata in medicina, prima di essere proibita a causa dei
devastanti effetti collaterali.
Per molti ragazzi è perciò difficile considerarle delle droghe vere e proprie, il che
spesso fa sì che siano assunte in dosi massicce o insieme ad alcol o altre sostanze. In
realtà sono pericolosissime. Contengono mix di sostanze sempre diverse ed è
praticamente impossibile sapere cosa si sta prendendo; spesso si tratta di derivati
sintetici delle anfetamine, con effetti sia eccitanti sia allucinogeni. Vengono prodotte in
piccoli laboratori “fai da te” che alimentano un mercato difficile da bloccare almeno
sino a quando non vengono identificate e inserite nella tabella delle sostanze illegali,
per essere subito sostituite da altre molecole modificate solo di poco.
Basta anche una sola dose per sperimentare il peggio: tachicardia, crisi ipertensive,
infarti e danni gravi a fegato, reni e apparato gastrointestinale. Possono causare
reazioni imprevedibili come aggressività, agitazione psicomotoria, depressione e
convulsioni. Anche una singola “pasta” può causare la morte.
L’ecstasy è stata la capostipite di queste droghe tipicamente da discoteca. Il suo
principio attivo è la MetilenDiossiMetaAnfetamina (MDMA); originariamente utilizzato
in medicina e in psichiatria, fu successivamente abbandonato per via dei gravi danni
cerebrali che provocava.
Un’altra droga che si è inserita da pochi anni del commercio illegale, ma che nel 2017
ha coinvolto, insieme all’utilizzo di altre metanfetamine nella loro forma più pura, circa
200 mila italiani è la Shaboo: una droga sintetica che ha risultati euforici immediati,
con un effetto stimolante fino a dieci volte maggiore della cocaina. Però, provoca
anche ansia, tensione, irritabilità, pensiero e comportamento irrazionale, insonnia,
perdita di appetito, deterioramento mentale.