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Consulenza del Benessere:

Il primo colloquio

Guido A. Morina
Istituto Europeo di Psicobiologia
Scuola Superiore per Consulenti del Benessere
Gli obiettivi della
consulenza
1) comprendere il cliente.
2) spiegarsi il problema presentato costruendo una prima
ipotesi esplicativa.
3) valutare la presenza delle indicazioni per consulenza e
formazione del benessere, la coerenza fra richiesta e lo specifico
approccio psicobiologico (non diagnostico e non terapeutico).
4) definire le regole del contratto di consulenza.
5) proporsi nella relazione in modo che il cliente possa
costruirci come persona competente e affidabile, ponendo le
basi per la costruzione della relazione di formazione al
benessere.
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Comprensione del
problema
È opportuno limitare al massimo gli interventi in modo da
lasciare al cliente il modo e lo spazio per esporre il motivo per
cui ha chiesto l’appuntamento.
Questa fase può avere una durata variabile. È opportuno iniziare
a tenere sotto controllo la narrazione del cliente soltanto
quando l'elaborazione spontanea si esaurisce o si fa ripetitiva; a
questo punto è possibile proporre alcune domande per
comprendere meglio il problema e il punto di vista del cliente.
È necessario disporre di un insieme di dati descrittivi inserendo i
diversi aspetti delle problematiche all'interno dei possibili
contesti situazionali e interpersonali nei quali più comunemente
si esprimono.
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Comprensione del
problema
Se è presente una sintomatologia specifica, ricordare che si
tratta di competenza medica, salvo che essa non sia la spia di un
disagio. In questo caso, mentre spetta allo psicologo intervenire
sul problema, se esso è dovuto a una alterazione psichica, o per
fornire sostegno psicologico, sarà invece compito del consulente
inserire il problema nel contesto più ampio dello spazio di vita
del cliente, e dare ad esso un significato in termini di
adattamento alla vita.
Utile chiedere come si manifesti, a quale causa attribuisce il
problema, se si è già trovato in situazioni simili, quali nessi il
cliente stesso individua di impulso rispetto a situazioni simili,
quali reazioni e stati d’animo il problema attivi sia nel cliente sia
nelle persone che gli stanno vicino.
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Comprensione del
problema
Compresa la fenomenologia attuale, si passa agli
aspetti storici: quando si è presentato la prima
volta, in quali circostanze ecc.? Spesso il cliente
non vede collegamenti, per cui vede il problema
come nato misteriosamente e improvvisamente.
Ricordare che nella consulenza del benessere i
sintomi non sono trattati direttamente, ma letti
in termini di significato (salvo eccezioni).
Non indurre a fare collegamenti.
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Comprensione del
problema
Al termine di questa fase è opportuno chiedere in
modo diretto ed esplicito al cliente quale
significato egli attribuisca al suo problema e quali
spiegazioni si sia dato rispetto alla sua genesi.
Il presupposto di base dovrebbe essere quello di
considerare tutto ciò che il cliente narra come
dotato sempre e comunque di un significato
coerente e di una logica interna: questa logica
talvolta può sfuggire sia al terapeuta che al cliente,
ma deve essere colta nella sua specificità.
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Comprensione del
problema
È indispensabile che il consulente sia consapevole dei
propri presupposti così da poter mettere da parte i
propri schemi, personali e professionali, e calarsi
all'interno dei significati che il cliente propone. Come
è possibile decidere se si è raggiunta una
comprensione sufficiente?
Non esiste nessun metodo certo per giungere a
questa conclusione; la nostra comprensione può
tuttavia essere valutata usando come criterio il livello
di condivisione dei significati raggiunto con il cliente.
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Analisi di eventuali
precedenti trattamenti
Di solito i clienti presentano lunghe storie di interventi
terapeutici più o meno fallimentari che dovranno essere
analizzati sia rispetto alle aspettative che possono avere
determinato nei confronti di qualunque ulteriore tentativo,
sia rispetto alle caratteristiche e le modalità del lavoro che si
sta per intraprendere.
Per questi motivi il consulente dovrà dedicarsi, come
vedremo, allo studio dei diversi modi di concepire la cura,
sia da parte della scienza medica e psicologia ufficiale, sia
specialmente da parte di guaritori e terapisti alternativi, dei
quali occorre conoscere modus operandi e contenuti e
finalità dei sistemi di cura che adottano.
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Analisi di eventuali
precedenti trattamenti
È opportuno che vengano spiegate le differenze
esistenti fra il nostro stile di conduzione e quello
delle esperienze precedenti, per definire le
particolarità che possono configurare come nuovo
e diverso il processo che si sta per intraprendere e
attivare le aspettative positive che sono necessarie.
L'aspetto di trattamenti medici e farmacologici, in
corso o pregressi, dovrebbe essere affrontato in
questa fase: l'obiettivo è comunque esclusivamente
informativo.
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COMPRENSIONE DELLE MOTIVAZIONI
AL PROCESSO DI FORMAZIONE E
DELLE ASPETTATIVE DI CAMBIAMENTO.
La modalità con cui il cliente è giunto fino a noi
può rispecchiare, oltre al tipo di consapevolezza
che egli possiede sul lavoro che ha deciso di
intraprendere e sulla natura e sulle caratteristiche
del problema, anche le aspettative che si è
costruito rispetto al cambiamento.
Se le aspettative sono casuali, non consapevoli,
magiche, richiederanno una riformulazione in una
direzione più realisticamente funzionale allo
svolgimento del lavoro di consulenza e formazione.
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COMPRENSIONE DELLE MOTIVAZIONI
AL PROCESSO DI FORMAZIONE E
DELLE ASPETTATIVE DI CAMBIAMENTO.
Può capitare che la scelta della consulenza del
benessere venga effettuata in base all'aspettativa
che questo approccio rientri nelle terapie brevi,
centrate sul sintomo.
È possibile che l'invio sia avvenuto a seguito di
insistenze di familiari e che il cliente stia vivendo
questa scelta in termini più o meno sottilmente
coercitivi e non come personale e autonoma, cosa
che determina una probabilità di insuccesso
estremamente elevata.
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COMPRENSIONE DELLE MOTIVAZIONI
AL PROCESSO DI FORMAZIONE E
DELLE ASPETTATIVE DI CAMBIAMENTO.
Chiarire la nostra indisponibilità ad allearci con l’inviante nel
tentativo di imporre al cliente la formazione al suo benessere: la
richiesta di aiuto deve venire dal cliente stesso.
Può capitare che il cliente nella prima seduta arrivi con un
familiare e chieda il permesso di farsi accompagnare nella stanza
dove si svolge il colloquio. Questa eventualità può essere
affrontata o specificando da subito che il lavoro di consulenza
riguarda esclusivamente il cliente ed è opportuno che sia solo lui
a entrare, o iniziando la prima seduta in presenza del familiare.
Nel secondo caso può essere interessante osservare come si
svolgono le interazioni durante i primi scambi comunicativi: chi si
rivolge per primo al consulente, chi risponde alle domande, chi
mostra di considerare problematica la situazione ecc.
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LE PRIME IPOTESI
ESPLICATIVE
L’insieme dei dati raccolti dovrebbe servire a formulare un'ipotesi
preliminare del problema del paziente, delle sue aspettative, delle sue
caratteristiche organizzative, delle sue potenzialità di cambiamento, della
logica interna del suo sistema.
Ai fini della costruzione professionale, il consulente deve attivare i propri
schemi professionali (impianto teorico e metodologico della
psicobiologia). È essenziale che questi vengano considerati solo come
modelli probabilistici che possono aiutare a porre le domande più utili e a
formulare delle ipotesi di lavoro che devono essere ritagliate per ogni
singolo individuo.
Le ipotesi esplicative non possono essere che abbozzate: è sufficiente che
alcuni argomenti siano appena toccati, rimandandone un approfondimento
ai trattamenti successivi, poiché la costruzione di ipotesi esplicative e più
articolate sarà rimandata al termine dell'intero processo di consulenza.

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INDICAZIONI DELLA
CONSULENZA E DECISIONE SULLA
PRESA IN CARICO DEL CLIENTE
Le decisioni sono diverse. Un primo aspetto riguarda la richiesta
del cliente: bisogna capire se le sue aspettative sono congruenti
con ciò che la nostra consulenza può offrirgli e se il suo
problema si presta a essere affrontato mediante il tipo di
intervento che possiamo attuare nei suoi confronti. Possono
esserci condizioni di vario tipo che rendono inadeguata
l'indicazione di una consulenza orientata alla promozione di
cambiamenti delle strutture sovraordinate del sistema (età e una
conseguente rigidità troppo elevata, povertà cognitiva).
Nel caso in cui si valuti adeguata una consulenza volta al
cambiamento: ce la sentiamo di svolgere il ruolo di guida con
quello specifico paziente? Ogni consulente deve sapere quali
sono i casi che per lui è bene non seguire.
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INDICAZIONI DELLA
CONSULENZA E DECISIONE SULLA
PRESA IN CARICO DEL CLIENTE
Quando non si prende in carico il cliente:
✴Eccessive risonanze emotive che certe
tematiche possono suscitare
✴Somiglianza tra struttura personale del cliente e
del consulente
✴Il cliente induce in noi reazioni di antagonismo,
rifiuto, ecc, che renderebbero difficile il
trattamento: la consulenza non è asettica, ma un
incontro tra due persone.
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DEFINIZIONE PRELIMINARE E
IMPLICITA DELLA RELAZIONE
D’AIUTO
Per decidere se affidarsi a lui, il cliente deve riuscire a
costruire fin dall'inizio il consulente come "persona
competente in grado di comprenderlo" ed è fondamentale
la qualità dei primi scambi comunicativi, verbali e non
verbali.
L'impressione di essere capito nasce dalla capacità di
ascolto del consulente, dalla congruenza dei suoi
interventi. È importante che, nel condurre il primo
colloquio, il consulente faccia attenzione anche al proprio
modo di interagire con il cliente e alla congruenza
emotiva fra i messaggi che riceve e le risposte che invia.
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IL CONTRATTO DI
CONSULENZA
L'uomo come scienziato (Kelly): il lavoro del consulente può
essere presentato come un processo di ricerca all'interno
del quale cliente e consulente svolgono ruoli diversi e
complementari come quello di ricercatore e di
supervisore della ricerca: il cliente è l'esperto rispetto
all'oggetto della ricerca, il consulente è l'esperto rispetto
al metodo.
Nel nostro lavoro la logica è quella della ricerca scientifica:
non esistono verità ma solo ipotesi. Questo è uno
degli elementi fondamentali per distinguere il
professionista dal ciarlatano.
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L’IMPORTANZA DEL
METODO
La consulenza del benessere è fondata su un
metodo autonomo ed esclusivo di questa disciplina,
il quale consente di analizzare la persona del cliente
nella sua totalità, e individuare tecniche e strategie
corrette per il suo caso specifico. Non è, quindi,
come alcune forme di counseling, una semplice
esposizione di concetti filosofici, non è semplice
ascolto empatico, non è neppure uso di contenuti,
tecniche e strategie terapeutiche illecitamente
prelevate dal corredo professionale degli psicologi.
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L’IMPORTANZA DEL
METODO
Il Metodo della consulenza del benessere, che sarà
illustrato via via nel corso delle lezioni e si trova
riassunto negli appositi manuali, richiede una
conoscenza e competenza in diverse scienze e
discipline e lo sviluppo di una capacità di analisi, di
sintesi e comunicativa fondato su precisi principi e
contenuti scientifici, oltre a una naturale
propensione al rapporto con il prossimo, la quale
non va confusa con la volontà di fare del bene, con
la sensibilità o l’interesse per i problemi altrui.
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IL CONTRATTO DI
CONSULENZA
Può essere utile descrivere brevemente i
presupposti generali all'interno dei quali si
muoverà il lavoro del consulente.
L'obiettivo è la ricostruzione delle caratteristiche
degli schemi prevalenti del sistema di conoscenza,
dell’organizzazione cognitiva del cliente (la si
analizzerà nelle successive lezioni) e dell'influenza
che essi esercitano sul suo comportamento.

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IL CONTRATTO DI
CONSULENZA
Far presente che il processo di autoconoscenza richiede spesso il
tentativo di ricostruire, a posteriori e in termini inferenziali,
processi che vengono messi in atto dall’individuo al di fuori della
sua consapevolezza. È importante che il cliente abbia presente che
dovrà essere lui a ricostruire le conoscenze relative a sè e non
dovrà cercare o aspettarsi l'interpretazione del consulente.
Devono essere definiti gli elementi normativi della relazione: la
frequenza e durata delle sedute, durata prevista e obiettivi di fondo
della consulenza, eventuali altre sedute di preparazione, modalità di
pagamento, eventuale utilizzazione di strumenti di registrazione.
Tutti questi aspetti pratici sono qui introdotti, ma saranno oggetto
di approfondimento, via via che il bagaglio di conoscenze e di
esperienza dell’allievo si arricchisce.
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IL CONTRATTO DI
CONSULENZA
Nel documento che il consulente rilascia al cliente al
termine della prima seduta, può essere utile aggiungere,
a seconda dei casi, l’avvertimento che la seduta di
consulenza non è una seduta medica, dalla quale
aspettarsi un risultato in tempi brevissimi, anche per
distinguere nettamente la prescrizione medica (la
ricetta) dalla consulenza relativa al programma di
salute biopsicosociale. Quando la consulenza non si
esaurisca in una sola seduta, la formulazione può
essere la seguente, da apporre con copia/incolla al
fondo del documento:
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IL CONTRATTO DI
CONSULENZA
ATTENZIONE: I SUGGERIMENTI SOPRAINDICATI
SI RIFERISCONO SOLO ALLA PRIMA FASE,
P R E PA R AT O R I A , D E L P R O G R A M M A D I
RIEDUCAZIONE ALLA SALUTE SECONDO LA
CONSULENZA FORMATIVA PSICOBIOLOGICA.
ESSI NON POSSONO PRODURRE EFFETTO NÉ
RISULTATI DURATURI SE LE INDICAZIONI NON
SONO SEGUITE CORRETTAMENTE E SE IL
CLIENTE NON SI SOTTOPONE ALLA VISITA
SUCCESSIVA, IN CUI SI IMPOSTA IL PROGRAMMA
DEFINITIVO.
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Setting
E’ importante che il terapeuta si ponga nel ruolo
corretto, facendo riferimento alle metafore sotto
elencate e ricordando che quello della consulenza
psicobiologica è un lavoro che richiede un contesto
collaborativo, e non una imposizione di prescrizioni:
1.Consulente come supervisore alla
ricerca
2.Perturbatore strategicamente orientato
3.Base sicura
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Consulente come supervisore alla
ricerca
Come si è già osservato, il contesto della consulenza del
benessere richiede l’adesione al metodo scientifico: il
cliente è “l’esperto” relativamente alle sue caratteristiche
di persona che chiede l’aiuto del consulente; quest’ultimo
non è un semplice esperto con maggiori conoscenze ed
esperienza, ma un collaboratore che cerca di condurre la
ricerca che il cliente conduce su se stesso entro i limiti
della correttezza scientifica, individuando errori, illusioni,
potenziali pericoli, e vagliando le diverse ipotesi ai fini del
miglioramento della qualità della vita del cliente, senza
che ciò significhi mai imporre un certo punto di vista, e
mettendo sempre alla prova e alla critica ogni ipotesi
formulata.
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Perturbatore strategicamente
orientato
Con questa definizione del consulente e
formatore si vuole sottolineare come esso abbia
un ruolo attivo di sollecitazione e non di
prescrizione. Sta al consulente, infatti, aiutare il
cliente a valutare la sua situazione facendogliela
osser vare da punti di vista differenti,
provocandone una reazione, sollecitando un
cambiamento, nel senso che meglio si adatta al
cliente, ma che egli non avrebbe preso in
considerazione se il consulente non lo avesse
stimolato in tal senso.
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Base sicura
Si tratta della nota definizione che Bowlby diede del
ruolo della madre nei rapporti col bambino. In ogni
relazione terapeutica è inevitabile che il cliente
assuma un ruolo di infantile sottomissione
all’autorità e al controllo del formatore del
benessere, riproponendo la sua relazione infantile
con la madre. Questo atteggiamento va illustrato al
cliente, il quale deve essere consapevole dei
differenti ruoli, anche per potersi assumere la
responsabilità delle proprie scelte di vita, senza
essere costretto, per ognuna di esse, a cercare
conforto, appunto, nella sua base sicura.
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Setting: posizionamento
1.Lettino e terapeuta alle spalle (liberazione materiale
inconscio). Da lasciare alla psicoterapia.
2.Frontale con scrivania (paritario, scambio verbale
razionale)
3.Lettino o poltrona e consulente frontale (non
richiede contatto oculare diretto ma non lo
impedisce; favorisce processi meno razionali; quando
la consegna non è “ragionare su..”, ma provare a
cogliere immagini, pensieri, sensazioni come emergono
spontaneamente, in associazione agli spunti offerti)
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Conclusioni
1.Clienti con organizzazione rigida:
propongono un obiettivo di autoconoscenza,
comprensione di sé e delle problematiche.
2.Clienti con locus esterno: chiedono o
p re t e n d o n o d i e l i m i n a re i s i n t o m i
chirurgicamente, come se emozioni,
comportamenti, disturbi fossero un corpo
estraneo da estirpare. In realtà…
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Conclusioni
1.Q u a l s i a s i d i s t u r b o, e m o z i o n e n e g a t i v a ,
comportamento, per quanto disturbante, svolge una
s p e c i fi c a f u n z i o n e a d a t t a t i v a a l l ’ i n t e r n o
dell’equilibrio del sistema.
2.Qualsiasi sintomo, se è stato sviluppato e viene
attualmente mantenuto dal sistema, è
necessariamente connesso con uno o più scopi
g e r a rc h i c a m e n t e s ov r a o rd i n a t i , a n c h e s e
inconsapevoli. Si tratta di un conflitto tra diversi
scopi del sistema.
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Conclusioni
In molti casi chi si rivolge a un consulente del benessere
sa o è disponibile a prendere in considerazione un
programma di modificazione dello stile di vita, ma
pretende di avere un rimedio, una cura, uno strumento
concreto per combattere allopaticamente il suo disagio
o disturbo. Sebbene questa impostazione sia lontana
dalla filosofia che regge la relazione di aiuto come intesa
dalle nostre scuole, non si può pretendere che il cliente
che chiede aiuto sia già preparato, fin dal primo
incontro, a cambiare la propria vita in base ai principi e
alle informazioni che gli forniremo.
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Conclusioni
Per questo motivo la prima parte del corso ha
illustrato quali siano i rimedi eticamente e
scientificamente più corretti ed efficaci da applicare
alle singole situazioni (non patologiche, naturalmente:
di fronte ad esse, il consulente rinvia al medico
curante preliminarmente). Quindi, il consulente
fornirà tutte le informazioni utili, anche per iscritto,
perché il suo cliente sappia, con consapevolezza e
conoscenza, quali possono essere i rimedi utili, e
specialmente quali siano i limiti della loro efficacia.

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Conclusioni
Ciò significa che, nell‘indicare i rimedi, il consulente
dovrà chiarire che essi forniscono un supporto in
positivo alla sua volontà di cambiare, andando a
migliorare la sua condizione psicofisica, ma non sono
rivolti e non possono agire direttamente sulle
eventuali patologie lamentate dal cliente. Essi vanno
infatti sempre abbinati a un programma basato sui
principi indicati in tutte le lezioni del corso e riassunti
nella “Guida alla salute consapevole”, senza pretendere
che essi possano produrre, da soli, la guarigione.

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Conclusioni
Inoltre, per questioni di correttezza deontologica, i
rimedi andranno indicati come stimoli motivazionali e
il loro scopo sarà quello di trasmettere e rinforzare
una informazione: mai essi dovranno essere
presentati come una prescrizione. A questo scopo,
come risulta dal prontuario allegato nelle precedenti
lezioni, il consulente si premurerà di indicare diversi
prodotti per lo stesso rimedio, provenienti da aziende
diverse, informando circa i pro e contro di ciascuno, e
spiegando il perchè del loro suggerimento.

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Conclusioni
In altri termini, si presti attenzione a non dare
l’impressione (abituale, purtroppo, nell’ambiente
naturopatico tradizionale) di essere dei semplici
prescrittori di rimedi o di prodotti alimentari,
integratori nutrizionali o erboristici, e che si
suggeriscono quelli di una determinata azienda solo
perchè è l’unica che si conosce, o, peggio, perchè è
quella i cui prodotti sono disponibili presso il
negozio che il consulente indica e con cui collabora,
o perchè esista un qualche interesse a prescriverli.

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Conclusioni
Questi principi di base hanno un
preciso significato solo se inquadrati
nell’ottica di una relazione d’aiuto di
tipo professionale. L’esperienza diretta è
naturalmente facilitata da un tirocinio
p r a t i c o, c h e m e t t a l ’ a s p i r a n t e
consulente di fronte a situazioni reali.
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