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Per individuare e comprendere le cause della sofferenza degli individui e per aiutarli ad affrontarla lo
psicologo clinico si serve principalmente del colloquio (30-40 minuti minimo).
A questo associabile luso di vari test psicologici per indagare ed approfondire aspetti specifici del
funzionamento psichico.
particolarmente conto. Lo studente preparato e non trova motivo per linsolito accanimento. Si pu
ipotizzare che lallievo abbia un profondo bisogno di mostrarsi particolarmente bravo per ottenere lode ed
ammirazione dal docente (figura paterna idealizzata?) e che questesigenza attivi in questultimo interne
risposte di insofferenza che lo spingono ad entrare in competizione con lo studente e a riaffermare la
propria superiorit facendo si che laltro riveli le sue lacune e le sue debolezze. Una dinamica relazionale
interferisce con il normale svolgimento di un esame.
Altro concetto base della teoria psicoanalitica quella del transfert : trasferimento sulla figura dello
specialista o sulla relazione terapeutica di aspettative o di caratteristiche che non rispondono
esclusivamente alle qualit oggettivamente presenti in essi e non sembrano giustificate dai motivi reali
che hanno portato alla consultazione, ma appartengono alla vita psichica del pz stesso, il quale,
involontariamente, le attribuisce alla situazione attuale. un fenomeno universale. uninterferenza
del passato sul presente che conduce ad una distorsione di questultimo.
I fenomeni di transfert/contro-transfert sono dunque movimenti inconsapevoli, allinterno di una relazione
significativa come quella medico paziente,in cui o il pz trasferisce i suoi vissuti emozionali, i suoi
atteggiamenti, i suoi comportamenti, riattivati dal colloquio,allaltro (transfert); o laltro risponde
inconsciamente alle componenti emozionali del pz assorbendole, elaborandole e manifestandole (Trombini).
Nella pratica sanitaria la condizione di paura e di sofferenza porta il pz a sviluppare nei confronti del
medico sentimenti, anche intensi, non sempre realistici. Il pz pu quindi idealizzare le capacit del
medico affidandosi a lui in modo totale e fiducioso, come ad una figura onnipotente o, allopposto, pu
nutrire ingiustificati sentimenti di diffidenza, con comportamenti di sfiducia e di opposizione.
Le dinamiche affettive che si instaurano in un colloquio, soprattutto quelle inconsapevoli, pi potenti e
non controllabili, giocano, dunque, un ruolo rilevante potendo trasformarsi da prezioso strumento di
conoscenza (se comprese e controllate) in pericoloso impedimento ad una corretta percezione del
materiale clinico e divenire un elemento di disturbo nella conduzione del rapporto.
I rilievi effettuati durante il colloquio vanno progressivamente incamerati ed integrati per arrivare ad
una visione dinsieme e formulare ipotesi in merito alle domande che hanno motivato lincontro.
Numerosi gli ostacoli ed i trabocchetti che possono trasformarsi in motivi di distorsione, fraintendimento
ed errori di valutazione.
Sono gi stati ricordati i pericoli legati alle implicazioni emotive (di difficile gestione).
Motivi di errore nascono inoltre del modo di raccogliere dati, di elaborarli, di interpretarli e di integrarli
in una visione dinsieme. Innanzi tutto questo ritratto finale dipende dal modello teorico di riferimento:
solo allinterno di una teoria i dati acquisiti assumono significato e concorrono nel costruire un quadro
coerente. Un uso acritico e settario del proprio modello teorico pu portare a letture parziali che
deformano la realt per adattarla alla teoria di riferimento, a trovare rapporti di causalit dove esistono
solo coincidenze.
Altra fonte di errore la cosiddetta dissonanza cognitiva o conflitto decisionale, e cio lincongruenza tra
le aspettative delloperatore, ci che da questo viene ritenuto giusto, ed i dati in suo possesso. Questo
conflitto viene spesso erroneamente risolto con operazioni mentali tese a rendere compatibili le
informazioni incongrue, trascurando o distorcendo il significato di alcuni dati (esempio: forzatura delle
notizie che il pz riferisce secondariamente sulla base di rilievi che emergono per primi ed ai quali
loperatore tende ad attribuire maggior significato).
Un alunno che si mostri subito bravo tender a rimanerlo pi facilmente agli occhi del maestro anche in
presenza di successive prove scadenti, che vengono attribuite piuttosto al caso o ad eventi accidentali
sfavorevoli. E viceversa.
Allo stesso modo se nella raccolta dati un elemento viene, volontariamente o meno, enfatizzato o
scarsamente valorizzato limmagine globale pu risultarne mutata. Ci dovuto alla presenza di un
effetto alone esercitato da alcuni tratti sugli altri.
Cos una persona bella, intelligente e capace, per trascurata e superficiale appare meno positiva di una
persona trascurata e superficiale, ma bella, intelligente e capace.
Leffetto alone pu essere sperimentato da chiunque quando un atteggiamento emotivo verso unaltra
persona muta.
Restare delusi di un amico, verso il quale viene provato del risentimento, provoca un fenomeno di
risignificazione ovvero un cambiamento di posizione gerarchica, con messa a fuoco degli aspetti negativi,
i quali erano probabilmente gi presenti, ma venivano negati, minimizzati da quelli positivi.
Tra gli atteggiamenti inadeguati del clinico che possono inficiare landamento del colloquio,
impoverendone le capacit conoscitive e trasformative si ricordano:
voyeurismo intrusivo;
autoritarismo;
superiorit oracolare;
disposizione sacrificale e salvifica;
Colloquio direttivo;
Colloquio libero;
Il colloquio direttivo
loperatore che guida il dialogo in modo attivo, facendo domande e richiamando lattenzione del
soggetto nella direzione prescelta (anamnesi). Le aree da indagare sono gi individuate.
Allinterno del colloquio direttivo si riconoscono 2 realt:
-
i vantaggi del colloquio direttivo risiedono nel fatto che garantiscono una maggiore oggettivit e
confrontabilit dei dati rilevati in pz diversi o gruppi di pz (ricerche). Il prezzo che si paga, per evitare il
rischio di trascurare alcuni rilievi o di lasciare in ombra ambiti di conoscenza, di costringere il pz
dentro un tragitto obbligato e di impedire laffiorare di elementi spontanei che possono aprire altre
direzioni di indagine.
Tra i colloqui direttivi si ricorda :
- lintervista semi strutturata usata nella pratica psichiatrica detta SCID structural clinical interview for
personality disorders la quale consiste in un insieme di domande tese a rilevare in un soggetto la
presenza di sintomi psicopatologici e disturbi della personalit, avendo come riferimento la
classificazione ufficiale dei disturbi psichiatrici operata dal DSM diagnostical and statistical manual of
mental disorders.
- lintervista semi strutturata usata nella clinica psicologica detta AAI adult attachment interview
elaborata allinterno della teoria dellattaccamento per indagare e valutare i modelli di attaccamento
della persona adulta, attraverso il racconto che il soggetto fa delle proprie esperienze relazionali infantili;
Il colloquio libero
La persona intervistata parla spontaneamente e guida la conversazione.
Tale approccio permette di conoscere i fatti narrati e di cogliere il modo in cui il soggetto li vive, il peso
che d ad esse, le omissioni significative e molto altro.
Tale modalit quella che prevale nei colloqui clinici, psicoterapeutici (la psicoanalisi estremizza
questapproccio), ma pu essere utilizzata in qualsiasi contesto.
Ci che rende un colloquio libero non avere idee preconcette e non limitare lesposizione spontanea del
soggetto : lasciare il pz libero di parlare. Assumono importanza non solo i fatti raccontati, ma anche la
narrazione stessa (le pause, gli aggettivi, la ricchezza del linguaggio, lordine di presentazione dei fatti).
Le condizioni del colloquio
Il colloquio ha bisogno di alcune condizioni materiali che ne rendano possibile lo svolgimento, come un
luogo adatto, un tempo necessario, un clima accogliente.
Setting il termine in uso per riferirsi alle regole formali e contrattuali secondo cui viene condotto
lintervento, e alle condizioni ambientali in cui esso si svolge.
In un accezione pi ampia il concetto include anche latteggiamento mentale del terapeuta (per
atteggiamento si intende una caratteristica non evidente che si esprime nel comportamento).
Il setting svolge pertanto funzioni di tipo pratico, ma anche di tipo clinico in quanto, se ben attuato,
svolge esso stesso funzioni terapeutiche sia per gli effetti della sua presenza e delle sue caratteristiche
(fattori di fiducia, conforto e sicurezza per il pz) sia perch pu mettere in evidenza tratti della
personalit del pz attraverso le comprensione del suo modo di reagire alle condizioni ed alle regole del
trattamento (dimenticanze o ritardi negli appuntamenti).
Nella pratica clinica evidente una scarsa, se non nulla, attenzione al setting (raccolta anamnestica in
una stanza con 6 letti eseguita dello studente in 10 minuti). Il paziente non andrebbe fatto aspettare
per pi di dora.
colloquio, il cosiddetto colloquio aperto chiuso : loperatore ripete con tono ambiguo affermativo
interrogativo, dopo qualche secondo di silenzio, le ultime parole dette dal paziente. Lintervista non viene
cos pilotata.
NB: lezione Trombini sul colloquio clinico.
La struttura fondamentale del colloquio clinico prevede 5 punti:
-
prepararsi allascolto;
fare domande;
ascoltare attivamente e favorire lascolto;
dimostrare di comprendere;
rispondere (solo alla fine);
la regola base quella di lasciar parlare le persone e mostrare di averle ascoltate, riattivando, cos, la
sintonizzazione affettiva.
1. Prepararsi allascolto
- presentarsi: nome e ruolo;
- stretta di mano;
- settino fisico: sedersi comodamente, spostare gli oggetti che si frappongono;
- postura rilassata;
- contatto fisico: mani-spalle (evitare il fraintendimento);
importante monitorarsi nel proprio atteggiamento verso laltro.
2. Fare domande
- domande chiuse: focalizzano il problema e sono vitali ai fini della raccolta dei dati;
- domande aperte: consentono di esplorare il vissuto del paziente ed aiutano il medico
nellindagare alcune aree specifiche; si comprende come si sente il paziente veramente,
come si comporta, quando ha dolore,;
le due tipologie devono alternarsi.
importante evitare domande retoriche (non pensa che?), in quanto chiudono allaltro la possibilit di
esprimersi, soprattutto in campo concettuale morale. Le domande retoriche, infatti, esprimono un
giudizio. Inibiscono il paziente.
3. Ascoltare attivamente
Facilita il racconto del paziente.
- far cominciare il paziente (mi dica il motivo per cui venuto);
- non interrompere il paziente;
- incoraggiare il paziente a parlare(cenni del capo, sguardo diretto);
- sopportare i silenzi (per riprendere: a cosa sta pensando?);
- ascoltare domande inespresse (dette a bassa voce o in modo ambiguo (per paura della
risposta negativa);
4. Dimostrare di comprendere
Il medico deve mostrare come per lui le parole del paziente abbiano significato. Possibile farlo attraverso:
- ripetizione: di ci che viene dette utilizzando le parole del paziente;
- riformulazione: ricapitolazione con parole diverse date dalla competenza specifica;
sono tecniche comunicative che fanno sentire allaltro di essere compreso.
5. Rispondere
Non sempre possibile rispondere a tutte le domande del paziente. Potremmo, infatti, non aver ancora
terminato liter diagnostico; le domande potrebbero non riferirsi strettamente a dati clinici.
Quando possibile rispondere con:
- affermazioni: indicano il pensiero del medico, basato sulle sue conoscenza da specialista;
- ulteriori domande: aiutano a comprendere meglio la situazione;