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Per - corsi di pedagogia generale PARTE 3 :

CAPITOLO 4 : EDUCARE LE EMOZIONI PER IL BENE DELLA


PERSONA
Le emergenze educative del nostro tempo, come l'esaltazione delle emozioni, richiedono
un'analisi più approfondita. Se da un lato è riconosciuta la necessità di curare la vita emotiva
per favorire apprendimento ed educazione, dall'altro si evidenzia un culto delle emozioni
spesso eccessivo e contraddittorio. Questo emotivismo, associato al mercato che sfrutta le
emozioni, genera "bisogni" superficiali, omologazione e una sorta di schiavitù, ostacolando il
pensiero critico e la ricerca di autentica felicità.

In questo contesto, è cruciale approfondire le prospettive pedagogiche sulle emozioni e la


crescita morale. Nella prospettiva fenomenologica, l'educazione delle emozioni si lega
strettamente alla promozione del bene della persona, superando l'approccio puramente
psicologico. Questo approfondimento mira a evitare l'ingenuo psicologismo, mantenendo
l'orizzonte della vita buona come fondamento per una pedagogia significativa.

4.1 Forma di educazione delle emozioni


L'osservazione di D. Lanes sottolinea l'importanza di una base teorico-metodologica chiara
nelle proposte di alfabetizzazione emotiva. Le varie prospettive teoriche, come l'intelligenza
emotiva, la metacognizione e la teoria razionale emotiva, influenzano obiettivi, strategie
operative e materiali di supporto nei percorsi educativi.

L'intelligenza emotiva di Goleman, basata su abilità di percezione, comprensione, utilizzo e


gestione delle emozioni, ha avuto un impatto significativo. La metacognizione si concentra
sulla consapevolezza e regolazione delle abilità cognitive ed emotive. La teoria razionale
emotiva evidenzia l'importanza del dialogo interiore e dell'autoefficacia emotiva.

Il costruttivismo, specialmente nell'ambito della competenza emotiva, enfatizza l'uso


sistematico del dialogo per l'apprendimento. Inoltre, il contesto familiare emerge come
fondamentale per la regolazione emotiva, evidenziando la necessità di un dialogo
strutturato per favorire la comprensione e la regolazione delle emozioni.

L'approccio di Nussbaum e il costruttivismo sottolineano l'importanza di permettere al


bambino di sperimentare emozioni, ma anche di fornire modelli di regolazione emotiva e di
guidare il processo di crescita, riconoscendo l'interdipendenza matura come risultato
desiderato.

In sintesi, un approccio educativo ispirato a diverse prospettive teoriche deve considerare il


dialogo, il riconoscimento delle emozioni, la costruzione di un lessico emotivo appropriato e
la promozione di una interdipendenza positiva. La fenomenologia aggiunge l'importanza di
distinguere le diverse forme del sentire e riflettere sulla vita umana e sulle sue possibilità di
bene.

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4.2 Emozioni, stati d’animo, affetti e sentimenti. La fenomenologia delle emozioni oltre lo “psicologismo”.
Il testo di Husserl esplora la complessità della persona attraverso la stratificazione di corpo,
anima e spirito. Si critica lo psicologismo, evidenziando che le emozioni possono entrare in
relazione con dimensioni più profonde attraverso un percorso formativo.

La fenomenologia offre una prospettiva non empirica, ma eidetica, sottolineando la


distinzione tra sensazioni, emozioni e tonalità emotive. Il testo esamina le diverse modalità
del sentire umano in relazione alla progressiva stratificazione della persona. Le emozioni,
definite come stati del sentire vitale, sono analizzate in relazione al corpo, all'esperienza del
mondo e alla loro trasformazione in tonalità emotive. Si riflette sulla necessità di educare
non solo alle emozioni ma anche alle tonalità emotive, evidenziando il loro impatto sulle
relazioni personali e sulla formazione della persona.

Il testo conclude sottolineando che l'obiettivo formativo dovrebbe essere l'educazione delle
emozioni per il bene della persona, andando oltre un semplice insegnamento delle stesse.

4.3 L’intenzionalità delle emozioni e il riconoscimento del bene come valore


Si esplora la prospettiva fenomenologica sulle emozioni, sottolineando che queste non solo
forniscono informazioni sulla realtà, ma sono anche atti intenzionali. L’intenzionalità delle
emozioni implica che il loro significato è legato all’esperienza individuale, con una
particolare attenzione al “cuore” di ciò che è importante per ogni individuo.

Martha C. Nussbaum aggiunge che le emozioni sono giudizi di valore importanti per il nostro
benessere. L'autore sottolinea l'importanza dell'educazione emotiva, indicando che essa
dovrebbe guidare ciascuno nell'esplorare la propria configurazione personale,
approfondendo la comprensione non solo a livello corporeo, ma anche internamente ed
emotivamente.

Si evidenzia un'eccessiva enfasi sull'espressività emotiva immediata nel contesto attuale,


affermando che l'educazione delle emozioni dovrebbe andare oltre ciò, concentrandosi sulla
referenza intenzionale o ontologica delle emozioni. I fenomenologi ritengono che le emozioni
introducano nuove realtà, specialmente attraverso valori, sottolineando che senza di esse,
questi valori non potrebbero apparire nel nostro mondo.

Infine, si afferma che le emozioni dovrebbero essere educate come modi per comprendere il
reale, valorizzando la loro capacità di rivelare aspetti significativi di noi stessi e della
struttura di valore della realtà. L'incontro con un educatore emotivamente competente è
indicato come un modo per superare il narcisismo e per sviluppare un sé più autentico
attraverso una migliore comprensione della realtà.

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CAPITOLO 5 : LA PROPOSTA DI UN METODO EDUCATIVO. IL
DIALOGO ESISTENZIALE CENTRATO SULL’EMPATIA
Il metodo educativo, viene chiamato “dialogo esistenziale centrato sull’empatia”. La
struttura di questo metodo è identificata nel “codice empatico”, mentre il suo scopo è far
sperimentare sé stessi nel momento in cui si vive un’esperienza legata a una fonte di
significato. L’autore sottolinea che l’empatia diventa una virtù quando è un atto spirituale,
oltre a essere un semplice stato psichico.

Nel contesto della temperie post-moderna, il metodo enfatizza le esperienze di “socialità


ristretta”, favorendo la propensione delle nuove generazioni verso microcomunità. Questo
approccio si adatta alla ricerca di autenticità e realizzazione personale. Inoltre, il metodo
può affrontare il deficit di intesa tra le generazioni, aprendo la possibilità di costruire un
nuovo patto educativo attraverso l’acquisizione di competenze storiche ed esistenziali.

5.1 Struttura del metodo


5.1.1 Il dialogo empatico, fondato sulla virtù dell'empatia, si struttura attraverso un sistema di
regolazione relazionale che comprende tre fattori: il fattore di controllo (C) riguarda l'autorità
e la competenza nell'educazione, il fattore emotivo (E) si occupa del contatto socio-affettivo
e l'elemento di autenticità (A) riflette il modo di atteggiarsi e comunicare dell'educatore.

Nel dialogo educativo, questi tre fattori si combinano come tensioni tra polarità opposte:
dominanza e sottomissione per il controllo, distacco e fusione per l'aspetto emotivo, e
autenticità come variabile individuale. La dinamica del sistema dialogale è orientata verso
l'acquisizione della virtù educativa, rendendo il dialogo una struttura determinata dal suo
fine specifico.

5.1.2 Il CODICE EMPATICO, fondato sull'empatia autentica, si caratterizza per due regole
chiave. La prima riguarda il fattore di controllo (C), dove la dialettica tra dominanza e
sottomissione si trasforma in un atteggiamento di autonomia, minimizzando il controllo
senza eliminarlo completamente. La seconda regola concerne il fattore emotivo (E),
superando la dicotomia tra distacco e fusione e adottando un atteggiamento di cura
benevolente, che definirei come "amorevolezza educativa".

Queste regole lavorano sinergicamente, creando un linguaggio di trasparenza comunicativa


che riflette l'onestà morale e la probità intellettuale dell'educatore. Quest'ultimo entra nel
dialogo educativo con sincerità, condividendo la propria prospettiva sulla vita e aprendo
all'educando la possibilità di partecipare, non per adottarla acriticamente, ma per scegliere
consapevolmente la propria strada. La chiave è la percezione dell'educatore come autentico,
senza maschere, in modo che possa rendere ragione della sua proposta di vita e mostrare la
sua rispondenza alle aspettative dell'educando.

5.1.3 La classificazione degli stili educativi può trovare criteri distintivi nei tipi empatico e
autorevole. Questi stili consentono di riconoscere e superare sia l'autoritarismo,
caratterizzato dal massimo controllo e, talvolta, volontà di sottomissione, sia il
permissivismo, con un controllo minimo o assente, manifestando un'indifferenza educativa

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che può sfociare in ostilità. Questa classificazione riflette le diverse intenzionalità
dell'educando come risposta ai comportamenti educativi variamente determinati.

Le regole dell'amorevolezza, autonomia e trasparenza educative contribuiscono a formare


nell'educando un atteggiamento di docilità. Sentirsi conosciuto, amato, accolto e stimato gli
permette di generarsi da sé, dirigendo amore e stima sia verso sé stesso che verso gli altri e
la proposta educativa. In questo contesto, la testimonianza dell'educatore può essere
percepita come dono e accolta come compito, una vera e propria consegna.

5.2 Significato del metodo


Il metodo empatico mira a facilitare l'acquisizione della competenza esistenziale e storica
attraverso un dialogo esistenziale di reciproco riconoscimento. In questo contesto, l'obiettivo
è far sperimentare all'educando un'esperienza di sé, mentre la sfida è farlo vivere un legame
significativo con una fonte di significato, un'eredità che abbia valore come guida nella sua
vita. Questi due aspetti, la sperimentazione di sé e la connessione con una fonte di senso,
operano sinergicamente all'interno del processo educativo.

5.2.1 L'educatore, nel metodo empatico, assume il compito di guidare l'educando


nell'esplorazione di sé attraverso un doppio movimento: l'archeologico, che consiste nella
narrazione della coscienza formata nella storia personale, e il teleologico, un'esplorazione
del potenziale autentico del sé. Questo lavoro congiunto mira a far emergere una
consapevolezza del modo personale di affrontare la realtà e a sostenere l'educando nella
scoperta di un progetto personalizzato di vita buona.

Parallelamente, l'educatore deve, attraverso strategie dialogiche, comunicare all'educando


un'eredità di senso che sia congruente con il suo desiderio di felicità e adatta al contesto
storico in cui vive, affinché possa elaborare un progetto di vita che lo renda protagonista
della propria storia.

5.2.2 Nel metodo empatico, l'educatore si impegna totalmente come testimone dell'ideale di
vita buona, cercando di rendere l'ideale oggettivamente buono in sé e, allo stesso tempo,
termine desiderabile per l'educando. L'educatore deve fornire una prova pratica e teoretica
dell'ideale, dimostrando con la testimonianza della propria vita la bontà dell'ideale e
argomentando le sue ragioni.

La trascendenza dello spirito rispetto alla figura esistenziale e storica dell'educatore può
diventare una sorgente di senso. Dall'altro lato, l'educando deve costantemente confrontare
l'ideale consegnato con la realtà quotidiana, riflettendo sulla sua adesione all'ideale e
sull'interpretazione adeguata del proprio desiderio e del contesto storico.

La prova cruciale per l'educando consiste nell'accorgersi se l'orizzonte di senso aperto


consente di intravedere una traccia del compimento di sé, guidando così la scoperta e la
scelta di una nuova configurazione esistenziale e storica.

5.2.3 La pratica dialogale esistenziale, centrata sull'empatia, non solo favorisce la


consapevolezza del modo di abitare il mondo dell'educando ma si estende anche a una
competenza storica. Nel dialogo esistenziale, l'educando si confronta con un'eredità di senso,

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ne percepisce la forma originaria e progetta una nuova figura, interiorizzandola nel proprio
vissuto. La competenza storica, vista come una consegna con testamento, richiede un lavoro
di interiorizzazione che fa dell'educando il "giusto erede".

Questa competenza storica porta a un atteggiamento innovativo di fronte alla storia,


definibile come risorgimento. La ricerca del vero, attraverso la memoria delle lotte per il
riconoscimento e il recupero degli ideali umani conquistati nel tempo, può aprire nuove
forme di vita, svelando le potenzialità di senso rimaste inespresse nel passato. Ogni ideale
autentico contiene una riserva inesauribile di possibilità implicite e indica modi specifici di
realizzarle.

5.3 Una specifica relazione di cura


5.3.1 Nel dialogo centrato sull'empatia, possiamo identificare due momenti distinti: il
dialettico e il maieutico. Il momento dialettico implica un'oggettivazione di sé, comportando
una presa di distanza dalla coscienza spontanea. Questo processo, definito dialettico, si
sviluppa attraverso la critica delle interpretazioni date e la consapevolezza riflessa dei limiti
delle proprie vedute. L'ironia qui è una messa in questione di sé stessi e l'apertura al compito
di riappropriarsi di sé in una forma di coscienza più comprensiva.

L'empatia introduce un'innovazione rilevante, formando il momento maieutico. In questo


contesto, l'empatizzato arricchisce la conoscenza di sé grazie alla comprensione che
l'empatizzante acquisisce dei suoi vissuti, rivivendo le sue esperienze. Il maieutico
rappresenta un momento innovativo in cui l'empatizzato, attraverso la prospettiva
dell'empatizzante, riesce a vedere il proprio modo di essere visto. La conoscenza di sé
diventa così un processo arricchito e trasformato dall'interazione empatica, sottolineando
che il bene più prezioso, la conoscenza di sé, si manifesta come un dono proveniente
dall'altro.

5.3.2 Il dialogo educativo proposto qui, centrato sull'empatia, si distingue da altri approcci
empatici, come quelli presenti nelle pratiche psicoterapeutiche. Mentre la psicoterapia mira
a offrire alla persona ciò che può aiutarla a ritrovare in sé le energie necessarie per vivere
un'esistenza sana ed equilibrata, la relazione educativa si propone come una cura per la
crescita educativa della persona. Entrambi i percorsi condividono la ricerca di forza interiore,
ma l'educazione è orientata verso una realizzazione di sé che va oltre il benessere, mirando
all'eúnoia, ossia la disposizione mentale al bene.

La prossimità tra psicoterapia e relazione educativa diventa massima distanza quando si


considerano gli obiettivi finali. Mentre la psicoterapia mira al benessere, l'educazione cerca
l'eúnoia, cioè un'orientazione verso il bene. L'educazione si concentra sulla costruzione di
una forma d'essere, una figura esistenziale di maggiore pienezza, mentre la psicoterapia
mira a promuovere il benessere psichico.

Inoltre, uno studio dello sviluppo psichico evidenzia che la maturità psichica non è frutto di
un'evoluzione spontanea, ma richiede un lavoro educativo sistematico per acquisire
competenze cognitive, affettive e relazionali. La sfera dell'educazione è legata agli ambiti
dei fini e dei valori, coinvolgendo la consapevolezza, la libertà e le motivazioni personali.

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Il dialogo educativo proposto è essenzialmente esistenziale, portando a un costante
interrogarsi sul senso del reale. Questo dialogo coinvolgente, sia intellettualmente che
affettivamente, non solo favorisce la consapevolezza del modo di affrontare la realtà, ma
agisce anche come un'azione pedagogica. La sua forza coinvolgente può trasformare chi vi
partecipa, diventando un'esperienza trasformante di sé e portando alla conquista della virtù
dell'educazione, un evento significativo nella prospettiva della pedagogia fondamentale.

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