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Corsista: Relatore:
Vincenzo Emanuele Rossi Fabio Filosofi
Matricola: 174172 Firma:
Firma:
A.A. 2020/2021
Il tema delle emozioni è senza dubbio uno dei più ampi nel campo delle scienze umane.
Negli ultimi decenni, grazie al contributo degli studi sociologici e psicologici, si è iniziato
processo di non facile gestione, sia da parte di colui che deve operarlo, sia da parte di
colui che deve ispirarlo. Ho scelto di sviluppare questo argomento perché ritengo che
educativo e formativo dell’alunno e nella costruzione del suo futuro. In primis, infatti, la
trasmissione delle conoscenze ruota attorno a come queste vengono proposte e a come
vengono assimilate. Il compito del docente è, dunque, non solo quello di risultare
confronti delle attività promosse, una motivazione che parte dall’interno e creando un
“che cosa” viene trasmesso, dal “come” viene trasmesso e assimilato dagli alunni. Per
fare questo, deve conoscere le emozioni e deve essere acculturato in merito a quella che
alunno che nutra delle emozioni avverse nei confronti degli insegnanti, dell’ambiente
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scolastico o che abbia riscontrato degli ostacoli o degli esiti negativi nei risultati
Allo stesso modo si può pensare, invece, alle emozioni che uno studente prova quando si
trova di fronte a un educatore che insegna con il sorriso, a un ambiento che trasmette
fiducia e motivazione, a dei risultati gratificanti, che possono in questo caso influenzare
della situazione, della persona che si ha di fronte e delle esperienze trascorse. Al giorno
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CAPITOLO UNO
EMOZIONI E APPRENDIMENTO
comune condividerle con gli altri, sapendo di essere prontamente compresi quando si
racconta di avere provato paura, rabbia, odio o gioia, fino al punto che definirle diventa
modo. Molti studiosi hanno fornito definizioni diverse di tale concetto. La maggior parte,
stimoli esterni” (Tuffanelli, 2006, p.165). Daniel Goleman (1996, p.24) descrive, invece,
le emozioni come “impulsi ad agire, cioè piani d’azione dei quali ci ha dotato l’evoluzione
per gestire in tempo reale le emergenze della vita”. Con il tempo sono state delineate
Goleman, tuttavia, si chiede quanto sia utile seguire un preciso raggruppamento, che non
biologiche, ad una serie di propensioni ad agire, cioè ad un contesto più ampio e flessibile
che non si limiti ad una rigida e schematica suddivisione. Egli, tuttavia, riconosce ad
umori e a stati d’animo un ruolo più esterno rispetto alle emozioni, perché più attenuati e
durevoli nel tempo rispetto alle emozioni stesse. In questo caso si viene, quindi, a
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distinguere l’emozione dal sentimento, poiché quest’ultimo è composto da un insieme di
emozioni e dura più a lungo. Così, le emozioni (Ad esempio quelle primarie:
combinandosi tra loro, danno origine a sentimenti più complessi (ad esempio: orgoglio,
Nella psicologia moderna le emozioni vengono definite come “uno stato complesso e
repentino, che ha una durata nel tempo, di sentimenti che si traducono in cambiamenti
Barrett, 2008).
Le emozioni hanno, quindi, una insorgenza rapida, sono degli accadimenti involontari,
qualcosa che proviamo dentro di noi, in risposta a eventi di tipo esterno o interno
e non possono essere scelte. Dunque, vengono viste come reazioni a uno stimolo
a) Fisiologico: che comprende fenomeni fisici in tutto il corpo, come cambiamenti nella
respirazione, della pressione, del battito cardiaco, tensioni muscolari, influenza nella
cambi nel tono della voce e accompagnando le reazioni, come la chiusura o apertura,
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c) Psicologico: sensazione soggettiva, alterazione del controllo di sé e delle proprie abilità
cognitive.
emozioni in un certo senso si pongono come movente che sta alla base dei nostri
comportamenti, dei nostri pensieri e delle nostre scelte, formando la nostra identità e
non sono agli antipodi, anzi, ogni funzione cognitiva racchiude delle componenti emotive
tipo verbale o non verbale, come le espressioni facciali, la mimica del corpo, il tono della
voce, la prossemica. Deham (2003), infatti, afferma che, per poter provare un’emozione
(ad esempio, la collera), debba esserci una costellazione di espressioni vocali, facciali e
corporee, detta “nucleo di continuità emotiva”, a cui sono associati significati, scopi e
vantaggi. Tale costellazione sarà specifica per ogni emozione anche a età differenti del
ciclo di vita: ad esempio, una persona arrabbiata, sia che abbia tre anni, sia che ne abbia
venti, esprimerà la collera modulando la voce sui toni bassi, come se ringhiasse,
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La competenza emotiva a livello espressivo costituisce un elemento importante a età
diverse: se nella primissima infanzia rappresenta la base del dialogo emotivo pre-verbale,
con il crescere dell’età garantisce il buon andamento degli scambi sociali, consentendo di
esseri umani, e nel nostro caso gli insegnanti, devono comprendere che è possibile
emozioni proprie e altrui vuol dire dare significato a eventi interni, o stati mentali di
funzione di orientare le azioni dell’individuo durante gli scambi sociali (Harris P. L.,
1995). La maggior parte della vita quotidiana degli individui è caratterizzata dalla
necessità di riconoscere che gli altri hanno delle intenzioni, desideri, stati d’animo,
speranze, sentimenti e che le loro azioni sono motivate da tali stati mentali non
esempio, un bambino osserva un compagno piangere sconsolato nel suo banchetto, sarà
cui ha sottratto un pennarello potrà prevedere un suo attacco fisico o verbale per
riappropriarsi di ciò che gli appartiene. Nel primo caso, a un comportamento farà
corrispondere un presunto stato interno, mentre nel secondo a uno stato interno farà
bambino possiede una teoria della mente, ovvero una concezione più o meno articolata
del ruolo degli stati mentali nella vita delle persone. In questo caso si parla, dunque, di
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in qualche modo controllare le proprie emozioni o quelle delle persone che lo circondano.
Dagli studi di G. Rizzolatti e della sua equipe di ricercatori (tra gli anni ‘80 e ‘90 del XX
secolo), è emerso come tutto ciò sia possibile anche grazie a una predisposizione
biologica e innata dell’individuo dovuta alla presenza nel cervello di specifici neuroni
quello che sta provando la persona osservata. I neuroni specchio, appunto, rispecchiano
Per l’insegnante diventa importante sviluppare e possedere una grande intelligenza di tipo
emotivo, per permettergli di relazionarsi meglio con ogni singolo alunno e aiutarlo a
gli impulsi e rimandare la giustificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che
Goleman, l’intelligenza emotiva (QE) è più importante del quoziente intellettivo (QI) nel
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1.3 L’apprendimento
“Apprendimento”, una parola di cui si sente spesso parlare e che, altrettanto spesso, viene
associata ad alcuni termini che le attribuiscono una connotazione non proprio positiva,
apprendimento scolastico.
L’apprendimento è una parte essenziale della nostra crescita come esseri umani inseriti
in una società e comincia, infatti, già nella tenera età, e continua, potenzialmente, fino
alla morte. Già dal momento in cui il bambino viene al mondo subisce delle influenze,
avverte delle sensazioni e inizia ad imparare. Inevitabile, quindi, che sia la famiglia stessa
quasi esclusivo, durante tutta la fase prescolare, avviando quello che viene definito
piccolo preme per sapere e saper fare questo e quello, e il grande risponde regolandosi
intuitivamente sui bisogni e le possibilità del bambino. Sull’altro fronte, l’adulto preme
Dopo la famiglia, entra in gioco la scuola, il luogo in cui le nuove generazioni crescono
per collegarsi gradualmente alla società adulta e prenderne parte. Non appena il bambino
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secondo grado e poi con la possibilità di continuare il percorso di apprendimento
all’università o altrove.
Tale percorso, benché caratterizzato dal grande impegno dei docenti ad adattare l’azione
regolato: il bambino, e poi il ragazzo, interiorizza strutture sempre più fini e complesse
sotto l’azione didattica ed educativa della scuola che preme perché il sistema cognitivo e
personale dell’alunno si organizzi in forme via via più articolate, seguendo determinate
famiglia.
Perché questa possa alimentarsi, risulta centrale il ruolo di sostegno del docente, il quale,
con la sua vicinanza, diventa un mediatore della conoscenza dell’alunno di sé stesso, cioè
motiva e controlla, proponendo attività adeguate e mandando segnali verbali e non verbali
discente sia restituito a sé stesso, cosciente delle proprie nuove capacità, del proprio
cambiamento, della propria maturazione (A. Bandura, 2000), cioè della propria potenza.
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Non è necessario riuscire al primo colpo, anzi, che il passo proposto sia appena un po’
più in là di dove il bambino, e poi il ragazzo, è arrivato sino a quel momento è regola
centrale dell’azione del docente. Ma, se la fiducia in sé stesso e il sostegno del docente
sono forti, allora si può compiere anche un passo più impegnativo. Ponendosi in maniera
chiara e coerente come sostegno, il docente potrà proporre passi più difficili, e non tanto
importante, perché più arduo è l’obiettivo, maggiore sarà il senso positivo di costruzione
di sé che l’alunno proverà nel ritrovarsi, al termine del passaggio, forte del successo.
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CAPITOLO DUE
L’INSEGNANTE E LA RELAZIONE TRA EMOZIONI E APPRENDIMENTO
Che le emozioni facciano parte della nostra vita e che largo spazio debbano avere già dai
possibilità di esprimerle per non cadere nell’errore del silenzio e della passività.
L'educazione emotiva rientra nella società moderna a pieno titolo nelle attività
mettersi nei panni degli altri. Durante quest'ora i ragazzi parlano di problemi personali o
di gruppo, della difficoltà che provano nel rapportarsi con la famiglia, con i compagni e
con gli amici. Mentre in passato ciò che contava era il saper apprendere in maniera
corretta le varie discipline, senza tener minimamente conto della sfera emotiva degli
studenti, oggi, invece, l’apprendimento non può esistere senza l’aspetto emotivo.
(QE) può essere sviluppato attraverso opportuni esercizi mirati alla consapevolezza della
proprie risorse emotive. Non è, dunque, solo con l’intelligenza e la razionalità che si ha
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successo nell’apprendimento, perché un ruolo altrettanto importante è svolto dalle
emozioni. Purtroppo, per tanto tempo questo non è stato compreso e le emozioni sono
state bandite nelle scuole, perché non erano misurabili oggettivamente e perché potevano
intralciare l’attività didattica, che veniva condotta con procedure rigide, rigorose e
intransigenti.
Oggi, grazie a numerosi studi, è stato dimostrato quanto sia importante l’aspetto emotivo
perché si è finalmente capito che l’essere umano è una totalità di razionalità ed emotività,
influisce nel processo di apprendimento in quanto agisce come guida nella presa di
decisioni e nella formulazione delle idee. Gli stessi pensieri hanno origine non da un altro
pensiero, ma dalla sfera delle nostre emozioni, che ci spingono a reagire a degli stimoli
strettamente correlati, dal momento che entrambi avvengono nel cervello dell’individuo
Scrive Piaget che “a partire dal periodo preverbale esiste uno stretto parallelismo fra lo
intellettuale e neppure atti puramente affettivi, ma sempre e in ogni caso, sia nelle
condotte relative agli oggetti, sia in quelle relative alle persone, intervengono entrambi
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gli elementi, giacché uno presuppone l’altro (La nascita dell’intelligenza nel fanciullo,
1968).
Dunque, si può ragionevolmente affermare che, lo studente che scopre con entusiasmo
un mondo nuovo ed è stimolato nella sua curiosità, apprenderà con maggior successo e
con minore fatica rispetto a un compito imposto che considera privo di interesse. In tal
cruciale delle emozioni nell’apprendimento, grazie al collegamento che c’è tra le stesse
cognitivi legati alla memoria, in quanto la forza dei ricordi dipende dal grado di
attivazione emozionale indotto dall’apprendimento (Brown & Kulik, 1977), per cui
eventi o esperienze vissute con una partecipazione emotiva di livello medio-alto o che
siano significativi per la persona vengono catalogati nella nostra mente come
probabilità di essere ricordati nel lungo periodo, a differenza di quelle che invece non
concetto di intelligenza emotiva, dimostra il valore che questa ha per tutti gli individui,
pienamente convinto che l’intelligenza emotiva influisca nelle pratiche di vita quotidiana
e sia finanche responsabile dei successi o degli insuccessi della persona. Il potenziamento
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dell’intelligenza emotiva diventa fondamentale per il benessere psicologico che è dato
dalla capacità della persona di trovare un equilibrio tra stati emotivi positivi e negativi.
Quest’ultimi danno un senso alla vita: i primi permettono di apprendere e apprezzare gli
aspetti più piacevoli, gli altri consentono di apprendere, riflettere e reagire. Per questo,
le nostre risposte emozionali: è, dunque, necessario intervenire sin dai primi anni di scuola
nel modo in cui prepariamo i bambini alla vita, senza tralasciare l’educazione emozionale.
Riassumendo, si può affermare che negli ultimi due decenni, la convinzione che la
relazione tra emozioni e apprendimento sia molto forte si è rafforzata e avvalorata. Viene
questa relazione per la realizzazione di una didattica più efficace e interessante per gli
possano ottenere risultati soddisfacenti. Far iniziare la giornata in maniera positiva agli
alunni non è difficile, anche se ogni docente può avere le proprie preoccupazioni. Quando
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si entra nel luogo di lavoro, e non solo a scuola, quindi, bisognerebbe abbandonare per
qualche ora i propri pensieri e concentrarci su ciò che si sta vivendo in quel determinato
che si vivono le esperienze più importanti della crescita e con le figure più significative:
positivo e di ispirazione, sono solo alcune delle tecniche che un insegnante può utilizzare
Per far apprendere cosa sono e come si comportano le varie emozioni, l’insegnante
• Imparare a dare un nome alle proprie emozioni, comprendere ciò che provocano
un lessico emozionale;
Prima fra tutte, l’attività di “gruop reading”, ovvero la lettura e la scrittura di racconti e
fiabe in gruppo o con tutta la classe, può costituire un mezzo efficace per sviluppare la
competenza emotiva. Si potrebbe anche presentare alla classe una storia e da qui offrire
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accaduti o in giochi di ruolo (role playing). Utilizzare la fantasia dell’insegnante è
prospettiva, mettersi nei panni degli altri. Il bambino nella praticità, attraverso il “fare”
impara a capire che le sue emozioni sono anche quelle dei compagni e di tutte le persone
che gli stanno accanto. Un’altra attività, fortemente educativa dal punto di vista
emozionale, è offerta dallo strumento didattico del dialogo emotivo, utile per favorire la
comprensione dei processi di socializzazione delle emozioni. Efficace può essere anche
emozioni che si provano. Periodicamente, l’alunno può creare una vera cartellina delle
emozioni che ha provato, le cause che le hanno scatenate, le sue reazioni, i soggetti
coinvolti.
Molti adulti, facendo riferimento al periodo scolastico, sostengono che hanno dei ricordi
rigido, freddo negli atteggiamenti e distaccato, difficilmente riuscirà a far amare una
atteggiamento aperto, disponibile, cordiale e sorridente nei confronti degli alunni. Non
esistono materie difficili e complicate, tutto sta nel trasmettere le giuste emozioni ai propri
particolari della loro crescita, trasmettendo positività in ogni istante della giornata
dell’adolescenza. Durante questo periodo gli alunni attraversano una fase di profondo
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rapporto con il proprio corpo, che a livello cognitivo e psicologico, con lo sviluppo delle
interessi, a volte anche pericolosi. L’insegnante che si relaziona con gli alunni delle scuole
secondarie di secondo grado dovrà essere a conoscenza di chi ha di fronte e dovrà essere
positivo stia intraprendendo e smorzando gli slanci verso qualcosa di negativo, nocivo e
pericoloso per lo stesso studente e per le sue abilità o competenze. Per entrare in sintonia
con gli studenti il docente può prevedere forme di insegnamento incentrate su nuove
metodologie, nuove tecnologie e nuovi supporti didattici che sono più vicini alla realtà
degli adolescenti e che possano, dunque, risultare più accattivanti e stimolanti per il loro
determinato autore, dove ogni membro del gruppo andrà ad inserire informazioni sulle
potrebbe creare una cartina virtuale che riporti i dati di una qualche guerra, gli
appositi siti internet come “Google My maps”, “Scribble Maps”, “Thinglink”, dove gli
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Nelle materie scientifiche sarebbe d’aiuto la creazione di appositi quiz o giochi interattivi
una motivazione intrinseca superiore nei confronti della materia. Se svolte in piccoli
gruppi, tali attività, possono produrre effetti positivi sullo sviluppo di relazioni,
che parla davvero la loro lingua; si accresceranno sentimenti di gioia, di calma, di unione
Un’attività utile alla comprensione di sé, delle proprie emozioni e di tutte le paure che
ruotano attorno alla vita adolescenziale e al cambiamento potrebbe essere quella del
qualsiasi altro insegnante con la giusta propensione, potrebbe dedicare alcune delle sue
ore alla discussione in classe di argomenti importanti per gli adolescenti. Gli alunni
un apposito contenitore e da estrarre a turno. Senza timore e senza vergogna gli alunni
riguardo all’argomento estratto. Questa attività, che a molti insegnanti ortodossi, potrebbe
attivo, il rispetto dell’alterità e, se svolta in una classe in cui è presente un alunno con una
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disabilità o un qualche altro bisogno educativo speciale, permette all’alunno di
comprendere sé stesso e farsi comprendere dagli altri, abbattendo i tabù legati alla
disabilità e facendogli provare un senso di libertà e apertura che forse non ha mai potuto
sentire prima. L’attività può essere svolta anche sfruttando le nuove tecnologie, tramite
l’ausilio del sito “Padlet”, il quale mette a disposizione degli studenti una bacheca sulla
quale ognuno può scrivere, anche in forma anonima, i propri pensieri. La creazione di un
padlet può essere utile anche al termine di una qualsiasi lezione, per l’insegnante e gli
alunni, per focalizzarsi sui punti chiave, esprimere i propri pareri, chiedere
l’argomento trattato.
alunni di legarsi e rispettarsi, e di entrare nella scuola con un umore diverso. Bisogna
sempre ricordare che l’alunno non solo pensa ed elabora, ma “sente” e partecipa. Se
intervento didattico, può farle diventare una vera e propria “leva” per la didattica. Egli
sarà in grado di svolgere un insegnamento che tenga presenti e in maniera equilibrata gli
docente una serie di vantaggi preziosi in termini di stimolo per l’apprendimento: sintonia
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L’insegnante, bisogna però precisare, che non è un amico e come tale non deve essere
considerato. I ruoli devono essere sempre ben distinti. L’insegnante deve trovarsi a metà
strada tra l’autoritario e l’amichevole, senza eccedere verso l’una o l’altra parte, deve
e deve tenere sempre a mente sono: conoscenza e padronanza della propria materia,
saggezza. In classe non si entra per raccontare delle storielle, ma per creare un clima
sereno e tranquillo, ottenendo fiducia da parte degli alunni, in primis, e dei genitori, poi.
Un altro aspetto importante che l’insegnante deve sempre tenere in considerazione e che
continuamente, sei giorni su sette, per l’intero anno scolastico, con i propri compagni,
oltre che con gli insegnanti, e questo può creare una situazione di grande positività per
sessuali, differenti religioni e così via. Per l’insegnante diventa fondamentale riuscire a
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comprendere gli alunni della classe, riuscire a creare un legame solido con loro e tra di
proprie potenzialità. La classe diventa il luogo in cui gli alunni crescono, sviluppano le
le proprie passioni, un luogo nel quale è impossibile non essere influenzati e non
prestare molta attenzione al clima della classe, poiché una classe poco ospitale può
alunni e favorire la coerenza tra gli insegnamenti e gli spazi a disposizione. Per fare
questo, può, innanzitutto, agire sulla disposizione spaziale dei banchi e degli arredi
all’interno dell’ambiente: studi e ricerche hanno evidenziato come la posizione dei banchi
possa favorire il lavoro comunitario e, allo stesso tempo, quello individuale (Jones, 2000).
La disposizione dei banchi diviene essenziale nel caso di alunni con bisogni educativi
tempo di essere ugualmente inseriti nel gruppo classe, garantendo la loro massima
- collocazione tutoring;
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- collocazione libera;
Importante per l’insegnante diventa, inoltre, la conoscenza di ogni singolo alunno, del
suo modo di apprendere, dei suoi tempi di attenzione e di ascolto, delle sue
predisposizioni personali e passioni, delle sue potenzialità e dei suoi punti di debolezza.
l’apprendimento degli alunni o per affidare a determinati alunni alcuni specifici compiti,
così da garantire all’interno della classe sempre un clima positivo, diligente, attento e
amichevole. Per favorire questo clima il docente può proporre attività di tipo esperienziale
che coinvolgano il vissuto degli studenti, l’attività corporea, gli oggetti personali, le
passioni personali come la musica, gli sport, libri, cartoni, fumetti. Questo permetterà
partecipato è quello riguardante le regole. Molto spesso le regole vengono viste dagli
alunni come un limite, una barriera alla propria libertà, una sfida da superare, un qualcosa
svolgimento delle lezioni e per la massima efficacia dell’azione formativa. Per tale
motivo, il docente deve riuscire a garantire il rispetto delle regole, conservando allo stesso
tempo un clima positivo all’interno della classe. Può essere fatto, innanzitutto, facendo
conoscere agli studenti e alle studentesse le linee educative relative alla convivenza civile,
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le regole dell’istituto e della classe, permettendogli di parlarne, di discuterne insieme al
docente, di comprenderle. L’insegnante non deve mai pensare che gli studenti conoscano
già le regole, che parlare di regole possa sottrarre tempo al programma curricolare, che
con i ragazzi possano funzionare solamente le minacce o che gli insegnanti che fanno
Infine, affinché il clima di classe rimanga sempre positivo, l’insegnante deve saper
rispettare egli stesso delle regole fondamentali, anche nel momento in cui interviene per
- evitare la rabbia;
Tenendo sempre presente che la classe è composta da persone, ognuno con i propri
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2.4 Come gestire le emozioni negative dei discenti
può, invece, imparare ad ascoltarle. Le frasi classiche “I bambini grandi non piangono”,
“gli altri bimbi non si disperano come te”, “se sorridi alla vita, la vita ti sorride”,
confronti di una situazione. Ma non è sempre utile. Tutte le emozioni sono necessarie ed
esprimere liberamente ciò che si prova in una circostanza e viverla significa proprio essere
più spontanei e liberi dalle “trappole emotive”. Trasformarle o negarle attraverso una
visione differente, spinge i bambini a provare disagio, poiché non si sentono “autorizzati”
a manifestarle. L’insegnate, tuttavia, deve ricordare che la natura ci ha dotato di tutto ciò
che è necessario, pertanto, anche emozioni come la paura e la rabbia, che il più delle volte
male. Ovviamente, come tutte le emozioni, vanno educate nella giusta direzione e ai
discenti bisogna far comprendere che non sempre si può oltrepassare un determinato
limite per non creare danni a noi stessi e/o agli altri. Va bene, quindi, arrabbiarsi, provare
forza fisica.
Vi sono, dunque, molti modi con cui un insegnante può aiutare un bambino a gestire le
nell’immaginare un oggetto o una situazione e può essere molto utile con i bambini per
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imparare a governare i momenti di disagio e gestire le emozioni. È quindi indicato non
reprimere le loro espressioni, i loro pianti, la loro tristezza, ma indurli a parlare di sé, a
descrivere ciò che stanno vivendo e come lo stanno vivendo. Bisogna insegnare loro a
comunicare i propri disagi e la propria sofferenza, vivendoli, anche se questo può produrre
malessere.
Conclusioni
l’azione didattica del docente può favorire un clima di lavoro in cui gli alunni si sentano
errori che possano ricordare per sempre. L’errore, infatti, è necessario e deve
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giusti obiettivi per l’allievo e nel mettere in atto opportune strategie che gli permettano di
raggiungerli, lo aiuta a riflettere sulle proprie scelte, lo sostiene nello studio e lo motiva
devono essere viste come dei segnali che dicono all’alunno se sta facendo bene o male,
se bisogna continuare per quella via oppure cambiare. In questo modo è possibile
emozionale, la quale spesso viene trascurata o dimenticata nella prassi didattica. Si può
diventando una risorsa importante per la formazione. Tanti sono gli effetti positivi delle
In tal senso, per l’insegnante diventa un punto di forza quello di saper creare un clima
scolastico.
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Bibliografia
74. (2003).
Goleman, D. Emotional Intelligence: Why It Can Matter More Than IQ. Bantam Books,
Goleman, D. Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici. Rizzoli, Milano
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Ianes, D., Macchia, V. La didattica per i Bisogni Educativi Speciali. Erickson, Trento
(2008).
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Piaget, J. La nascita dell’intelligenza nel fanciullo. Giunti Editore. 2da edizione. (1991).
Rizzolatti, G., Sinigaglia C. So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio.
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