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L’IO E L’ES

Siamo nel 1922 e dunque un anno dopo di Psicologia delle masse, questi sono anni estremamente proficui
per l’avanzamento teorico di freud che sta avanzando a grandi passii verso la 2 topica. Nel corso di questi
anni (1914-1922) ci sono tutte quelle novità teoriche che in questo saggio vengono raccolte e
sistematizzate. Questo è anche l’incipit del saggio, Freud infatti sottolinea che il carattere di questo saggio è
molto diverso rispetto a quello di aldilà del principio di piacere che aveva avuto un carattere speculativo
ossia una speculazione teorica a partire dall’ostacolo clinico della coazione a ripetere che lo ha spinto molto
lontano anche attraverso momenti molto azzardati della speculazione; a differenza di quel saggio questo è
più aderente alla psicoanalisi. La metapsicologia è l’architettura teorica della psicoanalisi e una spiegazione
può dirsi metapsicologica qualora riesca a prendere in considerazione i tre punti di vista fondamentali dello
psichico: topico, dinamico, economico. Il punto di vista topico si riferisce ai luoghi in cui avvengono quei
processi psichici considerati, quei luoghi che nella prima topica erano chiamati sistemi (sistema inconscio,
preconscio, conscio). Ora entra in gioco un altro termine ossia l’istanza psichica: l’io, l’es e il super io sono
istanze psichiche. Freud introduce il termine istanza che mette in gioco l’idea di una dinamica tra agenti
diversi che nel caso dell’apparato psichico sono le dinamiche interne tra queste province dello psichico che
non sono più soltanto luoghi dello psichico ma dove è determinante la dinamica che si viene a creare tra
ciascun luogo. Il termine istanza ha il motivo fondamentale che la seconda topica mette l’accento sulle
dinamiche interne e tra dinamiche interne ed esterne dell’apparato. Il motivo per cui una rappresentazione
esclusivamente topica dell’apparato psichico non è sufficiente è legato a questo avanzamento teorico
importante. Freud si accorge che anche l’io e il super io funzionano in maniera inconscia. Il motivo
principale per cui freud passa dalla 1 alla 2 topica è che tutti gli ostacoli clinici che ha incontrato lo hanno
portato ad una nuova concezione dell’apparato psichico dove il concetto di inconscio coscienza e
preconscio non possono più definire dei luoghi dello psichico ma definiscono delle qualità che possono
riguardare tanto processi che si svolgono nell’es tanto processi che si svolgono nell’io e nel super io. Inoltre
attribuisce importanza al punto di vista dinamico: quello che noi vediamo come manifestazioni esterne
dell’attività psichica sono frutto di dinamiche interne dunque diventa centrale il problema del conflitto
psichico, ossia la conflittualità possibile tra le istanze per cui l’effetto che vediamo nei termini della
formazione di compromesso e della possibilità di soddisfare un desiderio direttamente o indirettamente
sono sempre il frutto di una complessa dinamica interna dove c’è l’io che è l’istanza che ha il compito di
mediare tra esigenze diverse e tra loro assolutamente contrastanti: i desideri dell’es che approdano alla
scarica immediata, i dictat del super io che avvengono in maniera irrealistica perché quello che sarà
centrale per cui freud afferma ‘’il povero io’’ è che non solo deve mediare tra le esigenze di tre padroni
(l’es, il super io, il mondo esterno); tre padroni che non tengono conto l’uno dell’altro per cui ciascuno
vuole quello che vuole in maniera rigida e sta al povero io trovare delle forme di compromesso che
permettano di soddisfare tutti e tre senza andare in pezzi. Tutte le dinamiche psichiche sono supportate da
un’energia pulsionale nei termini della seconda topica dove il dualismo pulsionale è diventato tra eros e
tanatos.

Prendendo in considerazione questi tre punti di vista una spiegazione può dirsi metapsicologica. In questo
testo comparirà per la prima volta il termine super io, che diventa cruciale nella seconda topica e freud
parlerà di concetti di ideale dell’io e super io come se fossero la stessa cosa, questa confusione deve essere
letta all’interno dell’avanzamento della ricerca freudiana, tuttavia l’istanza psichica è il super io e l’ideale
del’io sarà una delle sue funzioni e le altre sono l’autoosservazione, la coscienza morale e l’ideale dell’io (mi
osservo, mi giudico e mi punisco). Per quanto riguarda l’eziologia di questi concetti da un punto di vista
evolutivo l’ideale dell’io è l’erede del narcisismo primario e il super io nasce in una fase più avanzata dello
sviluppo psichico che è il tramonto dell’edipo. La stranezza è che nel saggio dove viene introdotto il super io
per la prima volta non compare però nel titolo. Perché non si chiama io, es e super io? Forse perché il super
io è ancora in via di definizione. Il termine es si riferisce a quel luogo primitivo della psiche e alla sua

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origine, definito come crogiuolo di pulsione ribollenti dove vige indisturbato il principio di piacere. Il
termine es è stato mantenuto nella traduzione italiana, es in tedesco è il pronome personale di terza
persona che indica le cose e viene utilizzato anche per chiamare i bambini piccoli. Freud lo usa per definire
questa regione primitiva perché nella sua lingua si riferiva a qualcosa di informe e al contempo primitiva. La
teoria strutturale racchiude il punto di vista topico, dinamico ed economico

-Freud si pone questo problema: nei termini di come fanno quelle che definiamo rappresentazioni inconsce
diventare coscienti e come fanno quelle che chiamiamo sensazioni inconsce diventare coscienti.

La traccia amnestica è la trascrizione della percezione, quando noi percepiamo qualcosa con uno qualunque
dei nostri sensi si sedimenta quella percezione sottoforma di traccia amnestica e sappiamo che le tracce
amnestiche sono preconsce perché il sistema della coscienza non può tenere dentro di sé tutte le
percezioni che noi abbiamo avuto nel corso della vita altrimenti non funzionerebbe più, quindi si
depositano nei sistemi mnestici sotto forma di tracce mnestiche e che dal punto di vista di qualità dello
psichico sono preconsce (facilmente diventa cosciente, l’energia dell’apparato viene investita sulla traccia
mnestica preconscia che a quel punto diventa cosciente e nel momento in cui diventa cosciente, diventa
una rappresentazione). La rappresentazione è un investimento di una traccia amnestica; Freud a tal
proposito distingue tra le rappresentazioni inconsce e le rappresentazioni preconsce: le prime sono le
tracce mnestiche di residui percettivi di tipo visivo ossia immagini che si sono sedimentate sotto forma di
questo tipo di tracce amnestiche e che vengono definite rappresentazioni di cosa. Le tracce amnestiche che
derivano da residui percettivi di tipo uditivo (parole sentite) si sedimentano sotto forma di tracce
amnestiche che reinvestite diventano rappresentazioni di parola. Perché ci serve questa distinzione?
Perché nel processo del divenire cosciente affinché una rappresentazione di cosa ossia una
rappresentazione che ha avuto origine da percezioni visive diventi preconscia si deve collegare con le
rappresentazioni di parola che le corrispondono. D’altra parte in questo passaggio acquisiscono un livello
superiore: perché noi pensiamo per parole, il pensiero è fatto di una concatenazione di parole che in
termini economici è quel processo che permette all’energia libera nell’apparato di essere legata a
rappresentazioni, questo passaggio da energia libera ad energia legata permette l’accesso alle funzioni
superiori e rappresenta anche l’accesso al processo secondario. E’ il principio di realtà che permette di
legare l’energia a rappresentazioni unite e quindi non arrivare alla scarica immediata della pulsione ma
differita nel tempo ossia legata a rappresentazioni che permettono l’attività di pensiero che è fatta di
parola. Come fanno a diventare coscienti i processi di pensiero? Essi si producono in qualche luogo
all’interno dell’apparato come spostamenti di energia psichica sulla via dell’azione, spostamenti di energia
psichica prima che vengano poi scaricati in un ‘azione. In questi spostamenti quello che sappiamo è che essi
avvengono attraverso il legare questa energia a rappresentazioni di parola e questo permette di accedere al
processo secondario e permette al processo di pensiero di svolgersi. I contenuti inconsci possono diventare
preconsci nella misura in cui si associano alle rappresentazioni di parola corrispondenti e parliamo del
processo analitico delle associazioni libere (rappresentazioni di parola). Attraverso il collegamento delle
associazJUioni verbali possiamo portare quei contenuti inconscio stato superiore che è quello del
preconscio. Come qualcosa diviene cosciente e quindi diventa preconscia? Quindi qualcosa che dall’es
riesce ad accedere ad uno stato in cui diventa facilmente cosciente e dunque non è che risale verso la
coscienza, ma si crea un insieme di collegamenti di tipo verbale tra questa rappresentazione di cosa e le
corrispettive rappresentazioni di parola e dunque quel contenuto inconscio diventa preconscio. Queste
rappresentazioni verbali sono state in passato percezioni e come tutti i residui mnestici possono ridiventare
coscienti quindi solo quanto è stato una volta percezione cosciente può diventare cosciente. Il presupposto
è che solo quello che è stato percepito in un momento della vita e che poi è diventata traccia amnestica e
che successivamente può essere affondato nell’inconscio perché può essere collegato con dei desideri
pericolosi però per poter ridiventare preconscia le rappresentazioni iiverbale devono essere state una volta
coscienti. A questo punto fa una distinzione tra ricordo e allucinazione: quando la traccia amnestica viene

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rinvestita e diventa ricordo siamo in grado di distinguere il ricordo dalla realtà, ciò significa che
l’investimento di quella traccia amnestica è stato trattenuto nell’apparato psichico. L’allucinazione invece
viene percepita come se appartenesse alla realtà esterna, l’allucinazione di qualcosa che non esiste nella
realtà appartiene al mondo interno ma io non lo riconosco come tale e dunque che cosa avvenuto? Quello
che apparteneva alla realtà interna dell’individuo è stato proiettato all’esterno e viene percepito come
realtà esterna. Pensare per parole è un pensiero più primitivo rispetto al pensare per immagini. Come
fanno a diventare coscienti le sensazioni? Successivamente Freud si rifà al concetto di piacere e dispiacere
per rispondere a questa domanda. Le sensazioni sono qualcosa di primitivo, provengono dall’interno. Le
sensazioni di piacere diventano coscienti nel momento della scarica, quelle di dispiacere diventano
coscienti quando questa scarica è inibita. In aldilà del principio di piacere freud afferma che il dispiacere è la
misura di una tensione elevata dell’apparato che non riesce ad essere scaricato, dunque quell’incremento
energetico non trova una scarica e quando questa viene inibita, si avverte dispiacere. Le sensazioni di
piacere non hanno nulla di propulsivo, perché il piacere è già di per sé l’effetto di una spinta che ha trovato
il soddisfacimento mentre le sensazioni di dispiacere godono di un carattere estremamente propulsivo
perché il dispiacere viene avvertito proprio quando questa scarica viene inibita e però continua ad esserci
l’esigenza di questa scarica, la sensazione di dispiacere spinge al cambiamento (ecco perché è propulsivo)
per trovare una via di scarica possibile. A quel punto freud afferma che quando diventano coscienti le
sensazioni, diventano coscienti là dove si trovano oppure devono risalire alla coscienza? Per diventare
coscienti il processo di scarica deve procede fino al sistema pc. Soltanto quello a cui è stato dato parola può
tornare ad essere cosciente, per esempio le esperienze precoci dell’infante in cui la madre dà parola alle
sensazioni che il neonato prova dando la possibilità a queste ultime di diventare coscienti sotto forma delle
rappresentazioni verbali che le corrispondono. La rappresentazione di cosa invece diventa cosciente nella
misura in cui è trasponibile in parola o è stata trasposta in parola nel passato. Vi è una grande distinzione
fra il divenire cosciente delle rappresentazioni e il divenire cosciente delle sensazioni, infatti perché una
rappresentazione inconscia diventi preconscia occorre il collegamento con le rappresentazioni di parola
corrispondenti e sono quelle che possono diventare coscienti: senza il linguaggio l’uomo non avrebbe
coscienza.

L’io confluisce nell’es e avendo un funzionamento inconscio affonda nell’es ma emerge anche dall’es. Gli
stimoli esterni che vengono dalla realtà apportano a questo apparato psichico indifferenziato degli inizi,
portano dispiacere ed è questo il motivo che spinge alla prima strutturazione dell’apparato, dunque da un
es ad una iniziale strutturazione nei termini di questa istanza dell’io che è quella deputata a fare i conti con
queste stimolazioni che generano dispiacere.

-All’origine l’apparato psichico è un es psichico, ossia un apparato non differenziato e primitivo che non
potrebbe sopravvivere solo con questo crogiuolo ribollente di pulsioni che mirano alla scarica, una scarica
che potrebbe essere pericolosa. Come si struttura l’apparato psichico nei termini di una nascita e di una
progressiva organizzazione di un’istanza che è quella dell’io deputata a garantirne la sopravvivenza
attraverso il suo lavoro? L’apparato psichico così concepito è esposto agli stimoli estremamente potenti che
vengono dalla realtà esterna, gli stimoli che vengono dall’esterno e apportano energia all’apparato
costringono l’apparato ad organizzarsi per gestirli e lì nasce questo primo germe di istanza io deputata a
gestire il rapporto con la realtà esterna. L’io dunque nasce dall’es ed è una modificazione dell’es sotto
l’influsso degli stimoli provenienti dalla realtà esterna. Freud afferma che l’io è quella parte dell’es che ha
subito una modificazione per la diretta azione del mondo esterno grazie all’intervento del sistema pc; a tal
proposito è importante sottolineare che il sistema pc è il nucleo dell’io ed è il primo nucleo che si sviluppa
perché rispetto alla gestione di questi stimoli torturanti la funzione di percepirli e di prendere coscienza è la
prima azione per poterli gestire e risolvere questo eccesso di energia. Tenendo conto di questo es primitivo,
chiamiamo io quell’entità che scaturisce dal sistema p e chiamiamo l’altro elemento psichico in cui l’io si
continua e si comporta in maniera inconscia l’es. Questo significa che l’io non è separato completamente

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dall’es, ma è separato dall’es solo da ciò che l’io, attraverso la rimozione, ha ricacciato nell’inconscio.
Pertanto l’individuo è un es psichico ignoto e inconscio sul quale poggia nello strato superiore l’io,
sviluppatosi dal sistema p come da un nucleo. Questo io che funzioni svolge? La percezioni ha per l’io la
funzione che nell’es svolge la pulsione, ossia la percezione ha una funzione propulsivo per l’io. Il fatto che
l’io percepisca gli stimoli lo spinge ad occuparsene nei termini di trovare un modo per gestire la tensione
che diventa torturante, proprio come la pulsione per l’es ha valore propulsivo perché spinge alla scarica. Il
lavoro dell’io è estremamente difficile perché deve confrontarsi con le esigenze di tre padroni senza andare
in scacco e trovando una forma di compromesso che soddisfi i tre padroni in contemporanea. L’io tuttavia
ha un potere in quanto ha il controllo delle vie di accesso alla motilità, se una pulsione raggiunge il suo
scopo è perché l’io ha valutato che questo era possibile. Qui ci ritroviamo di fronte ad una metafora: il
rapporto tra l’io e l’es è come quello tra il cavaliere e il suo cavallo, il cavallo è l’es con tutta la sua potenza
immensa e il cavaliere cerca di domare la forza preponderante del cavallo, cercando di portarlo nella
direzione che vuole. La differenza è che mentre il cavaliere cerca di domare il cavallo con i suoi mezzi, l’io lo
fa con mezzi presi a prestito, perché non ha un bagaglio energetico proprio e dunque lo prende a prestito
dall’es e anche dal super io. La metafora afferma che come il cavaliere per non essere disarcionato dal
cavallo è costretto ad ubbidirgli così anche l’io può trasformare in azione la volontà dell’es come se si
trattasse della volontà propria. Per esempio, per la scarica di una pulsione sessuale l’io mette in atto
l’investimento oggettuale e dunque mettere in atto grazie al controllo delle vie di accesso alla motilità
quelle azioni che permettono l’investimento oggettuale per raggiungere l’oggetto e attraverso l’oggetto
soddisfare la pulsione. Facendo questo l’io si mette a servizio del desiderio dell’es, tuttavia poiché
l’investimento oggettuale è compiuto dall’io perché è l’io che ha il potere di trasformare questa pulsione
ribollente interna in azione, parole e fatti che permettono il raggiungimento della scarica attraverso
l’investimento sull’oggetto, quindi sembra la volontà dell’io perché è l’io che mette in atto l’investimento
oggettuale ed è l’io la meta che allunga i suoi pseudopodi verso l’oggetto, però facendo questo sta
compiendo il desiderio dell’es. Per approfondire la conoscenza dell’io Freud argomenta un altro elemento.
Sulla genesi dell’io è stato determinante l’influsso del mondo esterno nei termini dei suoi stimoli e che
costringono questo apparato informe ad organizzarsi per farvi fronte, tuttavia freud afferma che all’origine
della nscita dell’io c’è anche un’altra questione che ha a che fare con il corpo. E’ attraverso il corpo e la
superficie del corpo che noi proviamo delle sensazioni che vengono generate da qualcosa di esterno e
l’individuo percepisce anche la differenziazione tra lui e quella cosa (fin dove finisco io e dove comincia
quell’oggetto). In aldilà abbiamo parlato dell’importanza del dolore fisico per l’accrescimento della
consapevolezza del nostro corpo (quando ci fa male una cosa la percepiamo in maniera estremamente
intensa). Il dolore fisico è un’esperienza che ci aiuta a percepire come siamo fatti e fin dove arriviamo noi e
dove finisce l’altro. Per comprendere meglio cita Winnicott che parlava dei processi di sviluppo primario in
relazione alle funzioni materne in particolare quando parla della personalizzazione come insediamento
della psiche nel soma supportata dall’handling materno, ossia dalla manipolazione che la madre compie nel
corpo del neonato quando se ne prende cura. Qual è l’esito di questo processo se le cose vanno bene e che
cosa conduce il processo della personalizzazione sostenuto dall’handling materno? Ad un’acquisizione
importantissima che è quella della membrana corporea, quando parte e si consolida questo processo di
personalizzazione l’infans acquisisce una membrana corporea perché è la base del processo di
differenziazione (non posso differenziare me dall’altro se non riesco a percepire fin dove finisco io).
L’involucro che definisce dove finisco io e dove comincia l’altro è la pelle. Il corpo nel senso della superficie
corporea e winnicott afferma che l’acquisizione di questa membrana è possibile grazie alla manipolazione
della madre del corpo dell’infans, e l’infans acquisisce pian piano la definizione della sua membrana
limitante e della superficie del suo corpo. Il contatto fisico dà all’infans la sua superficie corporea e diventa
la membrana limitante che distingue tra me e non me. Questa membrana limitante ha un corrispettivo
psichico nei termini di una rappresentazione del corpo: psichicamente noi acquisiamo la rappresentazione
del nostro corpo quindi la membrana è una rappresentazione corporea e psichica. Freud qui afferma che

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l’io è innanzitutto un io corpo e lo definisce come una proiezione psichica della superficie corporea
acquisita attraverso le sensazioni tattili, si proietta nello psichico sotto forma di rappresentazione psichica
nel nostro corpo che è una parte importantissima del nostro io, che è l’istanza deputata al rapporto con la
realtà e quindi alla differenziazione. L’io è prima di tutto un’entità corporea. Qui parla della genesi dell’io e
della differenziazione dell’es. Il corpo è alla base di questa genesi e in particolare la sua superficie che grazie
alle sensazioni tattili ci fornisce la percezione del nostro involucro corporeo. Freud dunque dice che l’io non
è solo un’entità superficiale che si prosegue nell’es, ma è anche la proiezione di una superficie. Dunque
questa membrana limitante che è il nostro corpo e la cui percezione ci è possibile grazie alla sensazione
tattile e grazie al fatto che il nostro corpo è stato toccato e ha percepito la differenziazione tra il toccante e
il toccato mediante la pelle. La superficie corporea dunque si proietta nello psichico e forma una
rappresentazione che è la rappresentazione del mio corpo e che è fondamentale per la genesi dell’io che è
innanzitutto un io corpo. Freud in questo capitolo sta strutturando il passaggio per il discorso del super io
che farà nei capitoli successivi. In questa seconda topica il super io si presenta come un’istanza che ancora
più dell’io può funzionare in maniera inconscia. Anche le funzioni superiori infatti possono funzionare in
maniera inconscia, anche la coscienza morale. Qui fa riferimento al senso di colpa inconscio che dimostra
che l’autocritica e la coscienza morale possono svolgersi in maniera inconscia. Il passaggio è questo: l’io è
innanzitutto un io corpo ossia la sede in cui si svolge la guerra delle pulsioni ma questa guerra che si svolge
in maniera inconscia, questa maniera inconscia non riguarda solo quello che consideriamo come più
primitivo come le pulsioni, ma riguarda anche funzioni superiori quali il pensiero, l’autocritica e la coscienza
morale e in tal senso, il senso di colpa inconscio ne è la prova. Freud chiude questo discorso dicendo che
non solo le cose più profonde (pulsioni) ma anche quelle che per l’io sono le più elevate possono essere
inconsce. Questo porta ad affermare che l’io cosciente è prima di tutto un io corpo e il corpo è il luogo su
cui operano le pulsioni, tuttavia è da questi elementi primitivi consci che poi derivano anche le funzioni
superiori. Non solo le pulsioni si manifestano nel corpo ma da questi elementi primitivi che derivano le
funzioni più elevate e il pensiero è quella funzione che si attiva nella misura in cui instaurando il principio di
realtà, la pulsione viene imbrigliata e differita la sua scarica e dunque collegata a rappresentazioni che nella
loro concatenazione formano il pensiero. Il materiale di cui sono fatte queste funzioni è pulsionale.

-Questo è il saggio dove per la prima volta freud fa un discorso approfondito sul super io, ma non è ancora
un concetto definito nella sua interezza per la sua mancanza nel titolo e perché utilizza il concetto di super
io e di ideale dell’io come se fossero intercambiabili. L’intercambiabilità è un problema nella misura in cui
non mette chiarezza sulle origini diverse dell’ideale e del super io. L’ideale è l’erede del narcisismo primario
e quindi viene alla luce in una fase precoce della strutturazione psichica e il super io nasce con il tramonto
dell’edipo e quindi è l’ultima strutturazione psichica dell’apparato. Questo capitolo ‘’l’io e il super io’’ è una
prosecuzione del discorso fatto in psicologia delle masse dell’ideale dell’io e dell’identificazione. Viene
approfondita la questione dell’identificazione primaria che è un concetto così primitivo da precedere il
primo investimento oggettuale e collocarsi in un tempo storico dell’apparato in cui non c’è ancora
distinzione tra me e non me. Freud parte dal discorso sull’identificazione perché i processi che danno
origine al super io sono identificazioni che generano qualcosa che freud non si aspettava. Fino ad ora erano
considerate come processi che costituiscono l’io, l’io si forma attraverso tutte le identificazioni del corso
della sua vita e che sono il lascito degli investimenti oggettuali che ha dovuto abbandonare. Ma nel caso
della nascita del super io avviene qualcosa che contraddice questo discorso. Lo scopre con la clinica della
melanconia dove questa posizione così minoritaria dell’io che si sente così sminuito è il frutto di
un’identificazione con l’oggetto perduto. Lo scopre anche dalla paranoia dove c’è una regressione e infatti il
paranoico si sente perseguitato da persona che lo giudicano, lo osservano. Questi sono elementi che dalla
clinica portano freud all’avanzamento della teoria e a partire dalla sintomatologia melanconica e paranoide
a presupporre che veramente esiste dentro di noi un’istanza che ci osserva ci giudica e ci punisce e in quelle
patologie si manifesta in forma regressiva. Ogni volta che noi abbandoniamo un investimento oggettuale
importante quell’oggetto ci lascia qualcosa che va ad integrare la nostra personalità. Tuttavia quello che
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accade con la nascita del super io è qualcosa di inaspettato rispetto a questo discorso perché gli
investimenti oggettuali più importanti di tutti se abbandonati vengono sostituiti da identificazioni che però
vanno a creare un gradino interno all’io e una differenziazione dell’io stesso che generano l’istanza del
super io. In questo capitolo vi sono anche una serie di rettifiche rispetto ad alcune questioni, per esempio
in quella in merito all’esame di realtà, egli afferma che è una funzione dell’ideale dell’io. Adesso però
essendo avanzato nella ricerca e nella teorizzazione e diventando chiaro che ideale dell’io e super io sono
molto vicini all’es più di quanto lo sia l’io, giunge alla conclusione che l’esame di realtà è una funzione
dell’io perché quello che afferma il super io può essere molto lontano dalla realtà, essendo un
funzionamento primitivo. La seconda rettifica è relativa al nucleo dell’io, in aldilà afferma che il nucleo
dell’io è la sua parte inconscia ma dopo tutto questo discorso è evidente che il nucleo dell’io è la funzione
svolta dal sistema pc. Attraverso il dato clinico si mette in evidenza come l’identificazione può essere un
sostituto di investimenti oggettuali abbandonati che sono anche però un modo attraverso cui l’io può
risolvere un conflitto e che non si può risolvere con un soddisfacimento nella realtà. Qualora l’investimento
oggettuale sia inaccessibile, questa questione dell’identificazione può diventare un escamotage che l’io
utilizza per risolvere il conflitto senza incorrere nel pericolo, per cui invece di permettere alla pulsione che
mira all’oggetto di procedere e andarsi a investire su di esso, intercetta questa pulsione identificandosi con
l’oggetto e ponendosi all’es come oggetto d’amore. Dunque si identifica con l’oggetto irraggiungibile e si
pone all’es come oggetto di amore. Qui si ritrova anche la questione che si riscontra in psicologia delle
masse ossia l’identificazione il cui prodromo è quel processo di introiezione che è molto presente nella fase
orale (es. cannibalismo). Quello che metto dentro mi costituisce e quello che incorporo è il prodromo del
processo di identificazione. L’incorporazione è come il rapporto che c’è tra il discorso filogenetico dell’orda
primordiale e la sua reviviscenza nell’ontogenesi del piccolo edipo: l’uccisione del padre primigenio e la sua
incorporazione viene vissuto ad ogni generazione nella propria ontogenesi a un livello psichico infatti il
bambino fantastica di accoppiarsi con la madre e uccidere il padre e questi elementi sono avvenuti
filogeneticamente e così potrebbe essere un parallelo tra identificazione e incorporazione: una avviene sul
piano della realtà (mettere dentro materialmente).

Rispetto a questa questione dell’identificazione ci ha fornito l’aspetto topico e dinamico, ora anche
quello economico e dunque cosa accade alla pulsione quando un investimento oggettuale viene
sostituito da un’identificazione. La pulsione viene desessualizzata se torna sull’io e diventa narcisistica e
la trasformazione da libido sessuale a libido narcisistica implica una rinuncia alle mete sessuali e quindi
una specie di sublimazione. Come nella sublimazione la libido viene desessualizzata e la differenza tra
sub e id sta nel fatto che la sub indica una meta per la pulsione desessualizzata che è esterna, nell’id
questa desessualizzazione porta la pulsione sull’io quindi viene introiettata. Freud si chiede chi mette in
atto la sublimazione e perché? L’io sublima e questa è una funzione dell’io che può attivarsi per dei
motivi che non provengono dall’io quindi quella pulsione viene scaricata su una meta diversa e viene
sublimata. Il motivo che ha spinto l’io a fare questo dipende dal super io. Nella misura in cui questi
processi implicano una desessualizzazione della pulsione in gioco, generano una conseguenza nell’ordine
del disimpasto pulsionale. I concetti di impasto e disimpasto compaiono in questo saggio per la prima
volta. Nel momento in cui è stata introdotta la pulsione di morte ed è diventato evidente che le forze in
gioco da un punto di vista pulsionale sono eros e tanatos. In eros sono convogliate sia le pulsione di
autoconservazione e sia le pulsioni sessuali, tutto quello che mira al legame. In tanatos rientrano le forze
che slegano e come fa l’apparato psichico a proteggersi dalla pulsione di morte? Attraverso l’eros e tanatos
viene utilizzato per una meta costruttiva. Desessualizzando la pulsione eros perde forza e ne guadagna
thanatos e così aumenta l’aggressività.

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