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Sezione 1 • La critica del pensiero dialettico

 Schopenhauer
T4
Il mondo è volontà
Il brano che segue è tratto dal secondo libro del Mondo come volontà e rappresentazione. Si tratta
di un testo particolarmente significativo, perché Schopenhauer si smarca dall’eredità kantiana
e procede verso la conoscenza della cosa in sé, che nella sua filosofia coincide con la volontà.
La realtà noumenica delle cose si cela dietro un «velo di Māyā», ma non per questo è da
ritenersi inattingibile e inconoscibile. L’uomo attraverso un percorso di consapevolezza di sé e
del mondo può infatti arrivare a comprendere la trama effettiva del reale. Sulla base di questa
profonda conoscenza, egli sarà poi in grado di modificare la propria condotta esistenziale. Il
punto di congiunzione e di transito dalla conoscenza del fenomeno a quella del noumeno è il
corpo. L’opera di Schopenhauer compie dunque un primo importante passo nel recupero della
centralità del corpo, una rivendicazione che sarà fatta propria da filosofi di primo piano del
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xx secolo, in contrapposizione a una tradizione considerata eccessivamente sbilanciata verso
un’impostazione di tipo spirituale.

In effetti il significato cercato, del mondo che mi sta di fronte unicamente come mia rap-
presentazione, o il passaggio da esso, come mera rappresentazione del soggetto conoscen-
te, a ciò che esso può essere ancora oltre a quello, non potrebbe mai essere trovato, se il
ricercatore stesso non fosse nient’altro che il puro soggetto conoscente (una testa d’angelo
5 alata senza corpo). Ora invece egli stesso ha le sue radici in quel mondo, si trova cioè in esso
come individuo, ossia il suo conoscere, che è il portatore condizionante di tutto il mondo
come rappresentazione, è tuttavia sempre
l’uomo è materia vivente
mediato da un corpo, le cui affezioni, come 1
Secondo Schopenhauer l’uomo è innanzitutto carne,
si è mostrato, sono per l’intelletto il punto di
corpo, materia vivente, un dato da cui non si può
10 partenza per l’intuizione di quel mondo.  1 prescindere se l’obiettivo è quello di conoscere la
Per il soggetto puramente conoscente come verità del mondo e non la sua mera apparenza. La
tale, questo corpo è una rappresentazione conoscenza stessa non è infatti neutrale rispetto
come ogni altra, un oggetto fra gli oggetti: i al corpo, poiché non è possibile prescindere
suoi movimenti, le sue azioni gli sono per- dall’influenza che quest’ultimo esercita sul processo
del conoscere.
15 tanto noti non altrimenti da come gli sono
note le modificazioni di tutti gli altri oggetti Che cosa intende Schopenhauer quando specifica
intuitivi, e gli sarebbero altrettanto estranei che il soggetto non è una «testa d’angelo»?
e incomprensibili, se il significato di essi non
gli fosse per avventura svelato in un modo
20 del tutto diverso. Altrimenti vedrebbe il suo agire su dati motivi seguire con la costanza di
una legge naturale, proprio come le modificazioni degli altri oggetti seguono da cause, sti-
moli, motivi. Ma egli non comprenderebbe l’influsso dei motivi più del collegamento fra
ogni altro effetto che gli appaia e la sua causa. Chiamerebbe allora l’intima essenza, a lui
incomprensibile, di quelle manifestazioni ed azioni del suo corpo, appunto anche una forza,
25 una qualità un carattere, a piacere, ma a par-
2 il soggetto come pura conoscenza
te ciò non vi saprebbe vedere altro.  2
Il soggetto attivo soltanto sul versante della
Ora però le cose non stanno così: anzi, al
conoscenza del mondo finirebbe per convincersi che
soggetto del conoscere che appare come in- il suo corpo è soltanto una delle tante ▶▶
dividuo è data la parola che risolve l’enig-

Umberto Curi, Il coraggio di pensare – Edizione Rossa © Loescher Editore 2019 – Torino
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30 ma, e questa parola è la volontà. Questa, ▶▶ rappresentazioni che la realtà gli procura.
e questa è soltanto, gli dà la chiave del Presenterebbe cioè un approccio oggettivante alla
fenomeno che egli stesso è, gli rivela conoscenza del mondo, sulla base della distinzione tra
il significato, gli mostra il congegno soggetto e oggetto posta in precedenza.
intimo del suo essere, del suo fare, dei
35 suoi moti. Al soggetto del conoscere, che per la sua identità col corpo si presenta come
individuo, questo corpo è dato in due maniere del tutto diverse: da un lato come rappre-
sentazione dell’intuizione intellettuale, come oggetto fra gli oggetti, e alle leggi di codesti
sottoposto; ma dall’altro anche, contemporaneamente, in un modo del tutto diverso, cioè
come ciò che è a tutti immediatamente noto e che è indicato dalla parola volontà. Ogni vero
40 atto della sua volontà è subito e immancabilmente anche un moto del suo corpo; egli non
può volere realmente l’atto senza percepire insieme che esso appare come movimento del
corpo.  3 2
L’atto di volontà e l’azione del corpo
3 l’uomo e la volontà
non sono due stati diversi oggettiva-
L’uomo ha la possibilità di procedere oltre la mera
45 mente conosciuti, che siano collegati rappresentazione, attraverso un percorso che comincia con
dal vincolo della causalità, non stanno l’ascolto di sé e con la comprensione della propria natura,
fra loro nel rapporto di causa ed effet- che Schopenhauer chiama volontà. Per raggiungere questa
to; ma sono una stessa e unica cosa, consapevolezza è fondamentale la mediazione del corpo,
solo data in due modi completamen- che parla all’individuo in termini di volontà.
50 te diversi: una volta in modo del tutto In che modo il corpo scardina la logica della
immediato e una volta nell’intuizione rappresentazione?
per l’intelletto. L’azione del corpo non è
nient’altro che l’atto di volontà ogget-
tivato, ossia entrato nell’intuizione. In seguito vedremo che ciò è vero di ogni movimento
55 del corpo, non solo di quello su motivi, ma anche di quello involontario, che segue da meri
stimoli; anziché tutto il corpo non è nient’altro che la volontà oggettivata, cioè diventata
rappresentazione: cose tutte che risulteranno e diverranno chiare dallo svolgimento ul-
teriore. Quindi il corpo, che nel libro precedente e nel trattato sul principio di ragione ho
chiamato, secondo il punto di vista colà adottato con intenzione unilateralmente (quello
60 della rappresentazione), l’oggetto immediato, lo chiamerò qui, in un altro riguardo, l’oggettità
della volontà. Quindi in un certo senso si può anche dire: la volontà è la conoscenza del cor-
po, e il corpo la conoscenza a posteriori
4 il corpo e la volontà
della volontà.  4
Nel corpo traspare l’espressione oggettiva di ciò che
Le decisioni della volontà che si ri- la volontà è. La specifica funzione del corpo è infatti
65 feriscono all’avvenire sono mere ri- quella di oggettivare la volontà, cioè di renderla visibile
flessioni della ragione su ciò che un e di conferirle tangibilità fenomenica: tramite il corpo la
giorno si vorrà e non atti volitivi veri e volontà emerge e si fa riconoscere.
propri: solo l’attuazione suggella la ri-
Perché il corpo può essere ritenuto la «rappresentazione»
soluzione, che fino allora rimane solo della volontà?
70 mutevole proposito ed esiste solo nella
ragione, in abstracto. Solo nella rifles-
sione il volere e fare sono diversi: nella realtà sono tutt’uno. Ogni vero, autentico, imme-
diato atto di volontà è subito e immediatamente anche atto del corpo che si manifesta, e
in corrispondenza di ciò ogni azione sul corpo è d’altra parte subito e immediatamente

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75 anche azione sulla volontà: essa si chiama come tale dolore, quando è contraria alla volon-
tà; benessere, piacere, quando le è conforme. Le gradazioni dell’uno e dell’altro sono molto
diverse. Ma si fa completamente torto a chiamare rappresentazioni il dolore e il piacere:
essi non sono affatto rappresentazioni, bensì affezioni immediate della volontà nel suo fe-
nomeno, il corpo: sono un forzato e at-
80 tuale volere o non volere l’impressione 5 il rapporto tra volontà e azione
che quello subisce. [...]  5 Volontà e azione sono indiscernibili e indistinguibili,
Infine, la conoscenza che io ho della poiché non c’è differenza tra la volizione e l’atto del
mia volontà non può essere separata, corpo. L’unione tra questi due elementi è dimostrata
dalle sensazioni di piacere o di dolore che accompagnano
sebbene sia immediata, da quella del la percezione di sé e della propria corporeità: quando la
85 mio corpo. Io conosco la mia volon- volontà è in sintonia con l’azione si avverte benessere, al
tà non nella sua totalità, non come contrario quando l’azione del corpo è contraria alla volontà
unità, non perfettamente nella sua si prova sofferenza.
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essenza, ma la conosco solo nei suoi
Piacere e dolore sono rappresentazioni della volontà?
singoli atti, vale a dire nel tempo, che Perché?
90 è la forma del fenomeno del mio corpo
come di ogni oggetto; quindi il corpo
è condizione per la conoscenza della mia volontà. Per conseguenza io non posso in realtà
rappresentarmi questa volontà senza il mio corpo. Nel trattato sul principio di ragione
la volontà, o piuttosto il soggetto del volere, è sì presentato come una classe particolare
95 di rappresentazioni od oggetti; ma già lì abbiamo visto quest’oggetto coincidere col sog-
getto, cioè appunto cessare di essere oggetto. Abbiamo chiamato lì questo coincidere il
miracolo kat’exochén; tutta la presente opera ne è in certo modo la spiegazione. In quanto
io conosco la mia volontà propriamente come oggetto, la conosco come corpo; ma allora
mi ritrovo con la prima classe di rappresentazioni presentata in quel trattato, cioè con
100 gli oggetti reali. Nell’ulteriore svolgimento vedremo sempre più che quella prima classe
di rappresentazioni trova appunto la propria chiarificazione, la propria decifrazione solo
nella quarta classe ivi elencata, che in
realtà non voleva più contrapporsi 6 la conoscenza della volontà e del corpo
al soggetto come oggetto, e che noi, Il soggetto conosce soltanto attraverso la forma a
105 corrispondentemente, dobbiamo priori del tempo, che costituisce la possibilità di ogni
gnoseologia. L’essere nel tempo, tuttavia, implica che
giungere a capire, in base alla legge
l’oggetto della conoscenza sia frammentato e che di esso
di motivazione che domina la quarta non si possa avere un’immagine completa ed esauriente.
classe, l’intima essenza della legge di Ci si deve invece affidare a manifestazioni parziali
causalità che vige nella prima classe, della cosa in sé e, in questo senso, il corpo è il veicolo
110 nonché di ciò che avviene in confor- essenziale per attingere all’essenza del mondo, che è la
mità di questa.  6 volontà. Dato che non si può trascurare la dimensione
della temporalità – senza la quale l’uomo sarebbe posto
L’identità della volontà e del corpo,
nella condizione di non poter conoscere nulla –, il fatto
presentata ora in maniera provviso- che la volontà si presenti frammentata attraverso il corpo
ria, può solo essere mostrata, come non rappresenta un deterrente alla conoscenza, ma al
115 qui, e per la prima volta, si è fatto e contrario il punto di forza.
come sempre più si farà in seguito, Il termine «kat’exochén» indica l’eccellenza del nome al
cioè essere elevata dalla coscienza quale si riferisce. Il miracolo che Schopenhauer ▶▶
immediata, dalla conoscenza in con-
creto, al sapere della ragione, ovvero

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120 essere trasferita nella conoscenza in ▶▶ richiama è quello che accade nel momento in cui,
abstracto; invece, per sua natura, non grazie al pensiero del corpo, nella volontà viene a
potrà mai essere dimostrata, ossia de- esaurirsi la distinzione tra soggetto e oggetto. Il trattato
dotta come conoscenza mediata da al quale l’autore si riferisce è il testo Sulla quadruplice
radice del principio di ragion sufficiente (1813), nel quale
un’altra immediata, appunto perché è
Schopenhauer distingue la ragion sufficiente del divenire,
125 essa stessa la più immediata, e se noi del conoscere, dell’essere e dell’agire. Relativamente alla
non la cogliamo e tratteniamo come quarta classe, egli afferma che il soggetto conoscente
tale, invano attenderemo di riceverla non può essere oggettivato nella rappresentazione,
in un qualsiasi modo mediato, come anche se esso può venire conosciuto come volontà.
conoscenza derivata. È essa una co-
Perché la conoscenza della volontà non può essere
130 noscenza di natura tutta particolare e separata dalla conoscenza che un individuo ha del proprio
la sua verità, appunto perciò, non può corpo?
essere propriamente neanche colloca- 4
ta in una delle quattro rubriche in cui, nel trattato sul principio di ragione, § 29 e sgg.,
ho ripartito ogni verità, cioè in logica, empirica, metafisica e metalogica; giacché essa
135 non è, come tutte quelle, la relazione di una rappresentazione astratta con un’altra rap-
presentazione o con la forma necessaria del rappresentare intuitivo o astratto; bensì è
la relazione di un giudizio con il rapporto che una rappresentazione intuitiva, il corpo,
ha con ciò che non è affatto rappresentazione, ma una cosa da essa toto genere diversa:
volontà. Vorrei perciò distinguere questa verità da tutte le altre e chiamarla verità filo-
140 sofica kat’exochén. Se ne può atteggiare l’espressione in diversi modi e dire: il mio corpo
e la mia volontà sono una cosa sola;
oppure ciò che io come rappresenta- 7 la funzione essenziale del corpo
zione intuitiva chiamo il mio corpo, La volontà è un principio che si può collocare a fianco
della rappresentazione, senza però pretendere di farle
lo chiamo, in quanto ne sono conscio coincidere. A differenza di quanto accade per tutti gli
145 in una maniera affatto diversa, non altri fenomeni che il soggetto conosce, il corpo non
paragonabile a nessun’altra, la mia si lascia oggettivare nella rappresentazione intuitiva.
volontà; oppure, se si prescinde dal Questo accade perché esso è il canale più accessibile
fatto che il mio corpo è una mia rap- all’individuo per prendere coscienza dell’esistenza della
presentazione, esso non è poi se non volontà. Di conseguenza il corpo non rappresenta, come
vuole la tradizione, una zavorra che impedisce l’elevazione
150 la mia volontà ecc.  7 spirituale e intellettiva, ma svolge al contrario la funzione
A. Schopenhauer, essenziale di tramite della conoscenza.
Il mondo come volontà e rappresentazione,
trad. it. di S. Giametta, Bur, 1. In che modo è possibile rappresentare l’identità tra
volontà e corpo?
Milano 2003, II, pp. 263-69
2. Quali caratteristiche presenta la verità «filosofica»?

lessico  Quale espressione utilizza Schopenhauer per indicare il corpo?


concetti  Quale definizione di «volontà» viene proposta in questo brano? Riscrivila con parole tue.
argomentazione  Quali argomentazioni portano Schopenhauer ad affermare che il corpo è la
condizione per la conoscenza della volontà? Ricostruisci i principali passaggi logici presentati nel
brano.

Umberto Curi, Il coraggio di pensare – Edizione Rossa © Loescher Editore 2019 – Torino

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