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Massimiliano Savorra

Massimiliano Savorra
nella medesima collana
La forma e la struttura 1 Adolf Loos e il suo Angelo 13 Architettura della Seconda Età
Félix Candela, gli scritti Massimo Cacciari della Macchina
Reyner Banham
2 Il restauro dell’architettura
contemporanea 14 Il tempo e l’architetto
Carlo Scarpa, aula Manlio Capitolo Frank Lloyd Wright
Renata Codello e il Guggenheim Museum
Francesco Dal Co

La forma e la struttura. Félix Candela, gli scritti


3 Delirious New York
Massimiliano Savorra Architetto e dottore di ricerca, è Rem Koolhaas 15 Oswald Mathias Ungers: una scuola
professore associato di Storia dell’architettura presso l’Università a cura di Annalisa Trentin
degli Studi del Molise. In precedenza ha insegnato al Politecnico 4 Il Giardino Zen
di Milano, all’Università degli Studi di Napoli Federico II, François Berthier 16 Inquietudine teorica e strategia
all’Università Iuav di Venezia e all’Università degli Studi progettuale nell’opera
di Trento. Fa parte del Comitato direttivo dell’Associazione 5 Architettura è di otto architetti contemporanei
italiana di storia urbana, dove ricopre il ruolo di segretario. Louis I. Kahn, gli scritti Rafael Moneo
Oltre a numerosi saggi editi in volumi collettanei e a studi Maria Bonaiti
apparsi in atti di convegni e su riviste specializzate («Annali 17 Le Corbusier e la Spagna
di Architettura», «Bollettino d’Arte», «Casabella», «Parametro», 6 Architettura© della tabula rasa© con la riproduzione dei carnets
«Il disegno di architettura», «Città & Storia»), ha pubblicato Due conversazioni con Rem Barcelone e C10 di Le Corbusier
i libri: Enrico Agostino Griffini. La casa, il monumento, Koolhaas, ecc. Juan José Lahuerta
la città (Electa, Napoli 2000); Verso il Vittoriano. L’Italia François Chaslin
unita e i concorsi di architettura (Electa, Napoli 2002, con F. 18 Lettere a Auguste Perret
Mangone e M.L. Scalvini); Charles Garnier in Italia. Un viaggio 7 Pensare architettura Le Corbusier
attraverso le arti 1848-1854 (Il Poligrafo, Padova 2003); Peter Zumthor
Storia visiva dell’architettura italiana 1400-1700 (Electa, 19 La prospettiva del Rinascimento
Milano 2006); Enrico Agostino Griffini 1887-1952. Inventario 8 Architettura e nulla Arte, architettura, scienza
analitico dell’archivio (Il Poligrafo, Padova 2007); Storia visiva Oggetti singolari Filippo Camerota
dell’architettura italiana 1700-2000 (Electa, Milano 2007);
Jean Nouvel / Jean Baudrillard
Capolavori brevi. Luciano Baldessari, la Breda e la Fiera di Milano
20 Scritti
(Electa, Milano 2008).
9 Architettura e disegno Antoní Gaudí
La rappresentazione da Vitruvio
a Gehry 21 Carlo Scarpa e il Giappone
James S. Ackerman J.K. Mauro Pierconti

10 Architettura e arte dei gesuiti 22 Atmosfere


Irma B. Jaffe, Rudolf Wittkower, Peter Zumthor
James S. Ackerman, Howard Hibbard,
Francis Haskell, René Taylor, 23 Pier Luigi Nervi
Per Bjurström, Thomas Culley L’Ambasciata d’Italia a Brasilia
Tullia Jori, Sergio Poretti
11 Empire State Building
21 mesi per costruire il grattacielo 24 Adolf Loos
più alto del mondo Architettura e civilizzazione
a cura di Carol Willis a cura di Alessandro Borgomainerio

12 L’antico, la tradizione, il moderno 25 Che cosa è l’architettura


Da Arnolfo a Peruzzi, saggi Lezioni, conferenze, un intervento
sull’architettura del Rinascimento Francesco Venezia
Arnaldo Bruschi

in copertina
Architetti e architetture / 26 Cappella de Palmira, Lomas de
ISBN 978-88-370-9593-2 Cuernavaca, Morelos, 1958-59
(architetti Guillermo Rosell, Manuel
Larrosa), veduta laterale.

9 788837 095932
euro 35,00
26
Architetti e architetture / 26
Massimiliano Savorra

Traduzioni La forma e la struttura


Massimiliano Savorra
Félix Candela, gli scritti
Progetto grafico
Tassinari & Vetta

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© JA. Salas Portugal by SIAE 2013

© 2013 by Mondadori Electa S.p.A., Milano


Tutti i diritti riservati Electa
La forma e la struttura
Massimiliano Savorra

Inquadrare il pensiero di Félix Candela è un’impresa tanto ardua quanto voler


racchiudere in una formula il senso della ricerca ingegneristica negli anni cin-
quanta e sessanta del Novecento. Eppure, comprendere le sue idee di forma e di
struttura risulta necessario proprio per avviare una lettura critica di quella stagio-
ne “miracolosa” per i tecnici della costruzione1. La ragione filosofica e l’audacia
delle configurazioni plastiche in cemento armato che egli ha contribuito a creare
diventano un corpo unico nelle meditazioni affidate ai suoi molti scritti. E la me-
ditazione sulla realtà delle cose, oltre che sulle forme dell’architettura, non è solo
una continua riflessione sulla tecnica (peraltro centrale nel pensiero del Novecen-
to, da Max Weber a Emanuele Severino) offerta ad architetti e giovani allievi che
seguivano le sue affollate lezioni universitarie, ma diventa essa stessa ciò che lega
il lavoro e la straordinaria vita di Candela2 – e le sue circostanze, come direbbe
il suo maestro Ortega y Gasset – con il mondo della professione dell’ingegnere.
Che cosa è la forma? Perché in natura alcuni elementi – animali, vegetali e mi-
nerali – assumono determinate forme? La natura può essere fonte d’ispirazione?
In che modo la forma risponde ai bisogni strutturali? La forma segue la struttura?
O la struttura segue la forma? Candela si è interrogato più volte sul senso del
lavoro dell’architetto, e nello specifico sul ruolo dell’ingegnere chiamato a dare
sostanza alle forme da realizzare in cemento armato; egli sosteneva che tra forma
e struttura esiste una connessione che va al di là del puro calcolo, una relazione
in grado di cambiare sostanzialmente la concezione dello spazio architettonico3.

1
Cfr. A. Saint, Architect and Engineer. A Study in Sibling Rivalry, Yale University Press, New
Haven-London 2007, pp. 365-428. Si veda anche B. Addis, Building: 3000 Years of Design
Engineering and Construction, Phaidon, London 2007, pp. 451-665.
2
Sulle vicende biografiche di Candela, impegnato anche nello sport e nella politica, si rimanda a un
suo quaderno manoscritto inedito, conservato in Avery Architectural and Fine Arts Library, Drawings
and Archive Collection, della Columbia University di New York, Félix Candela Architectural Records
and Papers, 1950-84 (d’ora in poi FC). Si veda anche M.E. Moreyra Garlock, D.P. Billington, Félix
Candela. Engineer, Builder, Structural Artist, catalogo della mostra, Yale University Press, New
Haven-London 2008; Félix Candela 1910-2010, catalogo della mostra, IVAM, Valencia 2010.
3
Ho avuto modo di anticipare alcune ricerche avviate per questo studio in M. Savorra, Félix
Candela, Pier Luigi Nervi and Formalism in Architecture, in P. Cassinello (a cura di), Félix Candela,
Prova di collaudo di catalogo della mostra, Fundación Juanelo Turriano, Madrid 2010, pp. 155-167; M. Savorra,
una struttura a ombrello Félix Candela. A proposito di Nervi: le riflessioni sul formalismo e le ricerche sulle strutture a
rovescio, Vallejo, guscio, in G. Bianchino, D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi: la costruzione di un’identità, atti del
Città del Messico, 1952. convegno (Parma-Ferrara-Bologna, 24-26 novembre 2010), Skira, Milano 2012, pp. 306-323.

5
Félix Candela spiega Borsa valori, Città
il funzionamento del Messico, 1953-55
dell’ombrello rovescio. (architetti Enrique de la
Mora y Palomar, Fernando
López Carmona), veduta
del salone principale.

Chiesa di Nostra Signora


della Solitudine “El Altillo”,
Coyoacán, Città del
Messico, 1955 (architetti
Enrique de la Mora y
Palomar, Fernando López
Carmona), veduta esterna.

Il tema del rapporto tra forma e struttura – termini chiave della riflessione completa di una sola mente su tutti gli aspetti del progetto possa produrre
filosofica di Candela a partire dal 1951 – è affrontato in scritti, conferenze, quella perfezione equilibrata che rende un edificio o una struttura un’opera
articoli, nei quali egli cerca di spiegare come il “costruire correttamente” sia d’arte»9. Del resto, Bruno Zevi lo aveva definito «ingegnere-architetto-scul-
l’esito di una operazione complessa, in cui tutti gli elementi in gioco sono tore»10, ideatore di «eretiche strutture laminari», una delle figure rappresen-
chiamati a svolgere un ruolo importante al fine di ottenere la bellezza senza tative, accanto a Hans Scharoun, Eero Saarinen, Jørn Utzon e Oscar Niemeyer,
ricorrere «a soluzioni stravaganti che siano in disaccordo con le immutabili di quella che fu indicata, in maniera forse superficiale, come corrente “neoe-
leggi della statica»4. spressionista” degli anni cinquanta11, ed Ernesto Nathan Rogers, sulle pagine
I suoi scritti risultano, così, indispensabili per ricostruire la relazione esi- di «Casabella» – sebbene Candela si fosse sempre dichiarato con orgoglio
stente tra le idee sulla forma, molte volte trascurate da una storiografia di- “architetto”12 – lo presentava nel 1959 come «uno degli ingegneri più noti al
sattenta, e le strutture che egli ha realizzato in cemento armato. Sebbene mondo», in grado di «risolvere i più ardui problemi statici»13.
fosse un grande maestro della costruzione e si accontentasse «semplicemen- Sta di fatto che Candela, oltre a “calcolare” correttamente strutture ori-
te di fare» e non di «parlare e filosofare»5, egli fu – come scrisse Frei Otto, per ginali, seppe abilmente legare l’intuizione tecnica alla riflessione filosofica,
ricordare l’amico in occasione della mostra organizzata a Madrid nel 1994 – un’attitudine maturata fin dagli anni giovanili trascorsi a Madrid, dove si era
«forse anche un grande filosofo»6. avvicinato al pensiero di José Ortega y Gasset, da lui conosciuto nel 1934 insie-
Non va dimenticato, inoltre, che Candela – definito «structural artist» e me all’amico Alejandro Herrero. Finora mai affrontato in modo approfondito
«master builder of shell structures»7 – fu progettista, ma soprattutto con- dalla storiografia, il rapporto con Ortega, che aveva tenuto l’anno precedente
sulente, calcolatore, appaltatore e infine costruttore; attività che, oltre a
qualificare il suo ruolo di «creatore di forme» spettacolari nel panorama 9
«In Candela’s work we have then an example of how complete mastery by one mind of all
the facts affecting a design can produce that balanced perfection which makes a building
complesso dell’architettura internazionale8, gli permisero di mettere in atto, or structure into a work of art»: O. Arup, Foreword, in C. Faber, Candela: the Shell Builder,
senza restrizioni, quanto teorizzato nei suoi scritti. Non a caso, nel libro che Reinhold Publishing, New York 1963, p. 8. La prefazione di Arup apparve anche come articolo
Colin Faber aveva dedicato all’architetto di origini spagnole, Ove Arup scri- in O. Arup, Su Félix Candela, in «Domus», 410, gennaio 1964, pp. 9-10, e in «Arquitectos de
México», 6, 21, 1964, pp. 36-37.
veva: «Nel lavoro di Candela abbiamo un esempio di come la padronanza 10
[B. Zevi], Gittate di luce e di cemento. Architetto Félix Candela, in «L’architettura. Cronache e
storia», 8, giugno 1956, p. 116. Nell’articolo si citano il saggio di Giovanni Maria Cosco apparso
4
F. Candela, L’opera di Pier Luigi Nervi*. Da qui in poi, gli scritti di Candela citati nelle note su «Arquitectura. México», 52, 1955, in cui la creatività di Candela è messa in relazione alla fisica
solo con il titolo e seguiti da un asterisco si riferiscono ai testi tradotti e pubblicati nella sezione relativistica e alla scultura spaziale, e lo scritto Stereo-structures di Candela uscito nel giugno
Félix Candela, gli scritti del presente volume. 1954 sulla rivista «Progressive Architecture».
5
F. Candela, Architettura e strutturalismo*. 11
B. Zevi, Storia dell’architettura moderna, Giulio Einaudi Editore, Torino 1950 (nella riedizione
6
«Como arquitecto, ingeniero, contratista o escultor, era un gran maestro de la construcción. del 1984, p. 386). Si veda anche il giudizio espresso in H.-R. Hitchcock, Architecture: Nineteenth
Quizá, también, un gran filósofo»: F. Otto, Sobre Candela. Una aproximación subjetiva, in and Twentieth Centuries, Penguin Books, Harmondsworth 1958, 1968 (ed. it. Giulio Einaudi
M. Seguí Buenaventura (a cura di), Félix Candela Arquitecto, catalogo della mostra, Instituto Editore, Torino 1971, 1989, p. 568; Edizioni di Comunità, Torino 2000 con intr. di P. Scrivano).
Juan de Herrera-Ministerio de Obras Publicas, Madrid 1994, p. 19. 12
Alla convention dell’AIA, tenutasi il 16 giugno 1965, il moderatore, Arthur Q. Davis, lo
7
H. Isler, Shell Structures: Candela in America and What We Did in Europe, in G. Nordenson presentò come «also internationally famous for buildings that usually stand up. As you all know,
(a cura di), Seven Structural Engineers: The Félix Candela Lectures, The Museum of Modern Art, he is a structural engineer». Candela rispose: «Architect. I am an architect, please». Al che Davis
New York 2008, p. 87. replicò «He was a structural engineer. He is now an architect. He will tell us about that». Si veda
8
Cfr. K. Frampton, Studies in Tectonic Culture: The Poetics of Construction in Nineteenth and la trascrizione dell’incontro conservata in FC, box 22, folder 4.
Twentieth Century Architecture, Mit Press, Cambridge (Mass.)-London 1995 (si veda la trad. it., 13
Si veda il breve testo di Ernesto Nathan Rogers che introduceva la lettera di Candela, cfr. Una
Skira, Milano 1999, p. 369). lettera di Félix Candela*.

6 7
Progetto dello stabilimento Progetto di edificio
Bacardi & Co., Porto Rico, per Olivetti, Vallejo,
schizzo prospettico. Città del Messico, 1954,
schizzo prospettico.

un ciclo di lezioni sulla tecnica14, risulta determinante per afferrare il senso dei sponsabilità del tecnico chiamato a risolvere i problemi contingenti, o, in alcu-
1439 progetti (896 dei quali costruiti) portati avanti da Candela e dall’impresa ni casi, a rendere fattibili i «capricci» – come lui li definì – creati dagli architetti.
di famiglia, la Cubiertas Ala, in un quarto di secolo su incarico di importanti ar- Che fossero maturati in occasione di un convegno o di un articolo scientifi-
chitetti (Jorge González Reyna, Guillermo Rosell, Manuel Larrosa, Max Borges, co, i ragionamenti di Candela inseguivano così traiettorie eterogenee attraver-
José Luis Sert, Pedro Ramírez Vázquez, Enrique de la Mora y Palomar, Fernan- so le quali l’istanza della forma risultava ogni volta vincitrice, emancipata dal
do López Carmona, Juan Sordo Madaleno e altri)15. giogo della funzione. Manipolare e applicare una tecnica esclusivamente per
Il pensiero di Ortega fu spesso richiamato da Candela nei suoi scritti; in par- ottenere esiti originali voleva dire anche recuperare un orizzonte simbolico, a
ticolare, le idee espresse dal celebre filosofo de La deshumanización del arte suo parere dimenticato. In questo modo, l’attenzione alla forma e alla speri-
influenzarono notevolmente le riflessioni dell’architetto, formulate a partire mentazione geometrica, nello specifico sul paraboloide iperbolico, lo portò a
dalla relazione intitolata Hacia una nueva filosofía de las estructuras presen- codificare finanche un tipo, il paraguas, ossia l’ombrello rovescio (vera inven-
tata nel 1951 al II Congresso scientifico messicano16. Da quel momento in poi, zione formale e al contempo soluzione tecnica proposta a chi necessitava di
nei suoi scritti – accomunati, si potrebbe dire, da una propria mistica – Candela ricondurre esclusivamente la forma a un tipo), per ottenere modelli estetici
seguì incessantemente il sentiero della logica orteghiana, allo scopo di ricon- intercambiabili.
durre ogni volta la questione della forma, perfino a rischio di ripetersi, al pro- Composizione, ordine, geometria, bellezza, nel loro insieme divenivano
blema aperto dell’applicazione, a suo avviso arida, del rigido funzionalismo così postulati cardine, non affatto secondari, di argomentazioni sulla forma e
“matematico” e al come ovviare ai suoi esiti «impersonali». Arrivando a trac- sulla struttura, come elementi di un nuovo linguaggio architettonico da affi-
ciare quasi una teoria della forma, la sua ricerca – proposta in articoli, saggi, dare agli ingegneri costruttori17, lontano dal cosiddetto International Style e
relazioni presentate a convegni – aspirava all’ambiziosa comprensione dello dai suoi elementi formali (come ad esempio la finestra, mostruosamente cre-
spirito della creazione. Eppure, il suo lavoro teorico non puntava a individua- sciuta, secondo Candela, con le sue “artificiali suddivisioni” che seguono le
re degli “a priori” concettuali da porre alla base della progettazione, quanto leggi dell’arte pittorica e la moda del “muralismo”, e manifestazione massima
piuttosto a trovare un’imprescindibile «conciliazione» tra forma e struttura. del «super-formalismo, un altro accademismo nocivo almeno quanto il pre-
Certo non si trattava di una nuova “estetica dell’ingegnere” organizzata su cedente»18). Anzi, la battaglia contro l’International Style, da lui considerata
basi orteghiane, o di un ennesimo tentativo di distinguere fra edilizia come una «dottrina» che aveva assolto la sua missione, assumeva nei suoi scritti toni
soluzione tecnica meramente costruttiva e architettura come arte massima. Le perfino ironici. Gli attacchi erano spesso rivolti ai «professionisti dei media»,
considerazioni nascevano, di solito, come riflessioni intorno al ruolo e alle re- come sono definiti nel saggio del 1951 sopra citato, e alla critica militante, col-
pevoli a suo giudizio di equivocare il ruolo della struttura nella composizione
14
Cfr. J. Ortega y Gasset, Meditación de la técnica y otros ensayos sobre ciencia y filosofia, in architettonica.
Obras Completas, V, Santillana Ediciones Generales-Fundación José Ortega y Gasset, Madrid Affidare la «modernità» al concetto di telaio in cemento armato era per
2004, pp. 553-605 (si veda l’edizione italiana a cura di L. Taddio, Meditazione sulla tecnica e altri
saggi su scienza e filosofia, Mimesis, Milano 2011).
lui un’operazione scorretta, «incoerente e ingiustificata» quanto il mimetismo
15
Cfr. C. Faber, Candela: the Shell Builder, cit.; J.A. Tonda, Félix Candela, Consejo Nacional para
la cultura y las artes–Ediciones Corunda, Oaxaca 2000; M.E. Moreyra Garlock, D.P. Billington, 17
Si vedano gli scritti e gli esempi presentati in Panorama 1960, in «L’Architecture
Félix Candela. Engineer, Builder, Structural Artist, cit., pp. 184-189. d’Aujourd’hui», numero monografico, 91-92, settembre-novembre 1960; in particolare il saggio
16
Il tema della “disumanizzazione dell’arte” è ripreso in F. Candela, Sulla collaborazione tra di R. Sarger, L’ingénieur et l’art de construire, pp. 184-191.
ingegneri e architetti*. 18
F. Candela, Divagazioni strutturali intorno allo stile*.

8 9
strutturale dell’architrave in pietra derivato dalle forme in legno. A più riprese, curve di cemento armato, e per le inedite forme spaziali si risvegliò quando si
cercò di chiarire come il calcestruzzo non fosse adatto per lavorare a flessione, comprese che le caratteristiche del nuovo materiale permettevano di liberare
perché ogni volta che era modellato in travi prismatiche le potenzialità del l’immaginazione e di sperimentare forme fino a quel momento solo teorizza-
materiale si confondevano con le sue reali proprietà. Candela non approvava te. Coperture laminari curve, gusci forma-resistenti, superfici a sella e forme
le lezioni di autorevoli maestri come Le Corbusier o Mies van der Rohe, che hypar (paraboloidi iperbolici) vennero ipotizzati sulla carta e messi subito in
riteneva fondatori di un dannoso «formalismo atettonico»19. pratica con ardite elaborazioni, anche grazie alla fioritura di rilevanti contri-
Ma, al di là delle divergenze sugli approcci alla progettazione, Candela – buti scientifici e al basso costo della manodopera, in quello che fu definito un
assertore ante litteram del conceptual design – credette fin da subito nella vero e proprio «fashionable whirl»25.
necessità di codificare regole formali soltanto di tipo generale e di riaffermare In particolare, i gusci generati dalla geometria delle coniche, che trasposte
sempre più – del resto in piena sintonia con Pier Luigi Nervi20 – il principio del- nella terza dimensione attraverso la rotazione, come è noto, davano origine
la sincerità strutturale, lontana dai vincoli burocratici dettati dalle normative alle superfici quadriche del paraboloide, dell’iperboloide, e dell’ellissoide,
ufficiali in vigore negli anni cinquanta e sessanta, essendo, come egli stesso si divennero le forme più clamorose con le quali numerosi architetti negli anni
definì in una lettera ad Anton Tedesko, «molto indipendente e, quindi, natu- cinquanta espressero le loro aspirazioni al superamento del linguaggio fun-
ralmente incline a essere contro tutti i tipi di codici e restrizioni»21. zionalista degli anni precedenti26. Il disagio e le inquietudini di una parte del-
la cultura architettonica della «terza età», per riprendere la nota definizione
zeviana, erano registrati come momenti essenziali della creazione, capaci
Le strutture resistenti per forma e l’esibizionismo dell’ingegneria di rivelare l’esuberanza di un espressionismo di ritorno che nell’evoluzione
«Non è entusiastica esagerazione il prevedere che proprio nell’aver iniziato que- dell’ingegneria strutturale trovava linfa vitale. Il paraboloide iperbolico fu
ste nuove forme, così strettamente legate alle qualità tecniche delle strutture la figura geometrica più applicata nel gruppo delle quadriche, anche per la
cementizie armate, gli studiosi del futuro sintetizzeranno il travaglio architet- semplicità di costruzione delle casseforme necessarie alla sua realizzazione.
tonico della nostra epoca»22; così, individuando il nocciolo della questione che Dunque, i vantaggi geometrico-strutturali (limitata deformabilità) e geome-
per i successivi anni avrebbe animato le polemiche tra architetti e ingegneri trico-costruttivi (conformabilità della superficie mediante doghe piane) delle
strutturisti, Pier Luigi Nervi scriveva nel 1951 sulla rivista «Pirelli». Considerato rigate a doppia curvatura ne incoraggiarono l’impiego per coperture di edi-
da Candela un vero maestro, Nervi aveva avviato, con le sue sperimentazioni, fici civili, industriali e religiosi, nella maggior parte dei casi con spessori molto
gli studi sulle forme architettoniche originali, e al contempo aperto, con la sua ridotti (da qui la definizione di “volte sottili”).
voce autorevole, il dibattito internazionale sull’uso delle innovazioni in campo Sviluppate da Robert Maillart nella prima metà del secolo27, le strutture a
strutturale. Infatti, tra la fine dei quaranta e i primi anni sessanta del Novecento, guscio avevano aperto così le porte nel secondo dopoguerra alla sperimenta-
in una stagione eccezionalmente feconda per l’espressività delle grandi opere, la zione di corpi dalla rotazione complessa, resistenti per forma con curvature
fortuna delle strutture resistenti per forma ideate da “ingegneri” come Candela doppie e in perfetto equilibrio di forze senza spinte laterali28. Inoltre, grazie
si configurò nel panorama dell’architettura internazionale come un fenomeno alla lezione di Franz Dischinger e di Ulrich Finsterwalder, e agli esempi di
tanto complesso quanto appariscente, al punto che Thomas H. Creighton arrivò Eugène Freyssinet e di Eduardo Torroja29, si ebbero in Europa le prime spin-
a definirlo «Stereo-structural sensualism»23. te per l’utilizzazione di strutture sottili a guscio in cemento armato anche
A valle delle riflessioni e delle retoriche sull’uso del cemento armato d’ini- per opere di grandi dimensioni; uno slancio che fu favorito per di più dalle
zio secolo24, l’attenzione per i “gusci strutturali”, con l’applicazione di lastre
25
Cfr. L. Lessing, The Rise of Shells, in «The Architectural Forum», luglio 1958, p 107.
26
Cfr. R. Boyd, Engineering of Excitement, in «The Architectural Review», 124, novembre 1958,
19
F. Candela, Il guscio sottile nella delimitazione degli spazi*. pp. 294-308.
20
Cfr. G. Leoni, “Stile di verità”. La lezione inascoltata di Pier Luigi Nervi, in A. Trentin, T. Trombetti 27
All’ingegnere svizzero, Candela riconoscerà «quella rara qualità – fonte di ogni creazione
(a cura di), La lezione di Pier Luigi Nervi, Bruno Mondadori, Milano-Torino 2009, pp. 161-168. Sul artistica e origine di tutte le invenzioni – di confrontarsi con la sapienza convenzionale e ordinaria,
pensiero e l’attività di Nervi si vedano anche i contributi in F.R. Castelli, A.I. Del Monaco (a cura di), individuando soluzioni ovvie ma che nessuno prima aveva mai trovato». F. Candela, La nuova
Pier Luigi Nervi e l’architettura strutturale, Edilstampa, Roma 2011 e in G. Bianchino, D. Costi architettura: l’eredità di Maillart*. Su Maillart si veda D.P. Billington, Robert Maillart’s Bridges.
(a cura di), Cantiere Nervi: la costruzione di un’identità, cit. The Art of Engineering, Princeton University Press, Princeton 1979 e da ultimo C. Simonnet,
21
Cfr. FC, box 5, folder 6 (1963): Lettera (5 dicembre 1963) ad Anton Tedesko*. Robert Maillart et la pensée constructive, Infolio, Gollion 2013.
22
P.L. Nervi, La “resistenza per forma” caratteristica statico-architettonica del cemento armato, 28
Cfr. D.P. Billington, Robert Maillart’s Bridges. The Art of Engineering, cit., pp. 91-121.
in «Pirelli», IV, agosto 1951, p. 11. 29
Su Freyssinet si veda il recente J.A. Fernández Ordoñez, Eugène Freyssinet, Éditions du
23
Cfr. T.H. Creighton, The New Sensualism I, in «Progressive Architecture», XL, 9, settembre 1959, pp. Linteau, Paris 2012. Per Torroja si veda F. Levi, M.A. Chiorino, C. Bertolini Cestari (a cura di),
141-147; Id., The New Sensualism II, in «Progressive Architecture», XL, 10, ottobre 1959, pp. 180-187. Eduardo Torroja. From the Philosophy of Structures to the Art and Science of Building, atti
24
Cfr. A.M. Zorgno, Oltre la prigione cubica, in «Rassegna», 49/1, marzo 1992, pp. 74-83. del seminario (Torino, novembre 2000), Franco Angeli, Milano 2003.

10 11
Chiesa di Nostra Signora Chiesa di Sant’Antonio
della Solitudine “El Altillo”, degli Orti, Tacuba,
Coyoacán, Città del Città del Messico, 1956
Messico, 1955 (architetti (architetti Enrique de la
Enrique de la Mora y Mora y Palomar, Fernando ricerche teoriche e dagli studi avanzati della scuola italiana30. Si assisteva così
Palomar, Fernando López López Carmona), pianta, nel panorama architettonico mondiale all’affermarsi di un esibizionismo strut-
Carmona), pianta e sezioni. sezione e dettagli.
turale e formale che si manifestò nella creazione di opere forma-resistenti ca-
ratterizzate da “tendenze plastiche”, tanto che nel corso degli anni cinquanta
si aprì perfino un dibattito sull’idea stessa di “architettura”31. Già durante gli
anni della guerra, Fred Severud si era interrogato su come la natura con le sue
infinite forme potesse fornire soluzioni convincenti per risolvere taluni pro-
blemi nella progettazione di strutture complesse32. Ma adesso, negli anni del
boom post-bellico, sulla scia di Candela, anche Eduardo Catalano, Günter Gün-
schel, William Lescaze, Ieoh Ming Pei, Eero Saarinen, Kenzo Tange (il più delle
volte affiancati da ingegneri di fama come Giorgio Baroni, Anton Tedesko,
Yoshikatsu Tsuboi, Ove Arup, lo stesso Severud)33 si cimentarono nell’ideazio-
ne di architetture dalle forme insolite, audaci fino a sconfinare nel territorio
della scultura, con strutture generate dalle quadriche, le cui immagini vennero
sovente ospitate in riviste non solo di settore34, e – a volte con toni non sempre
lusinghieri – in discusse mostre internazionali.
Critiche accese furono rivolte, ad esempio, da Ernesto Nathan Rogers alla
sezione “Strutture” della Triennale di Milano del 1957 dedicata agli aspet-
ti fondamentali, tecnici e costruttivi, di forme «considerate idealmente e in
astratto»35. I giudizi severi erano rivolti a una manifestazione che celebrava,
in uno dei due settori in cui era divisa la mostra internazionale di architettura

30
All’indomani della seconda guerra mondiale, nello specifico italiano la concomitanza dei
piani di ricostruzione e di infrastrutturazione sull’intero territorio, insieme ai programmi di
eventi eccezionali quali le Olimpiadi di Roma (1960) e le celebrazioni di Torino capitale (1961),
incoraggiarono la nascita di opere, interessanti tanto sul piano costruttivo quanto su quello della
sperimentazione formale, che diedero ampia notorietà internazionale agli esiti delle ricerche
ingegneristiche più avanzate. Frutto della collaborazione tra tecnici strutturisti e architetti, tali
opere di elevato livello qualitativo (oltre a quelle ben note di Nervi, si pensi a quelle di Silvano
Zorzi, Riccardo Morandi, Sergio Musmeci, Franco Levi, Carlo Cestelli Guidi) furono consentite anche
dagli eccezionali studi teorici della scuola italiana, rappresentata da figure autorevoli quali Arturo
Danusso e Gustavo Colonnetti. Sulla scuola italiana cfr. M.A. Chiorino, Filosofia strutturale:
Jürg Conzett e l’eredità di Torino, in J. Conzett, Architettura nelle opere di ingegneria, a cura di
M.A. Chiorino, Umberto Allemandi & C., Torino 2007, pp. 51-64; e i contributi di S. Poretti, T. Iori,
R. Nelva, B. Signorelli, C. Greco, M. Marandola, C. Chiorino, R. Capomolla, M. Zordan, in Ingegneria
italiana, numero monografico di «Rassegna di architettura e di urbanistica», 121-122, gennaio-
agosto 2007. Si veda inoltre S. Poretti, Un tempo felice dell’ingegneria italiana. Le grandi opere
strutturali dalla ricostruzione al miracolo economico, in «Casabella», 739-740, 2006, pp. 6-11, e Id.,
Modernismi italiani. Architettura e costruzione del Novecento, Gangemi, Roma 2008. Sull’attività
di Colonnetti, cfr. P.P. Peruccio, La ricostruzione domestica. Gustavo Colonnetti tra cultura politecnica
e industrializzazione (1943-1957), Celid, Torino 2005. T. Iori, Il boom dell’ingegneria italiana: il ruolo
di Gustavo Colonnetti e Arturo Danusso, in S. D’Agostino (a cura di), Storia dell’ingegneria, atti del
II convegno nazionale (Napoli, 7-9 aprile 2008), Cuzzolin editore, Napoli 2008, vol. II, pp. 1501-1510.
31
Cfr. M. Savorra, Capolavori brevi. Luciano Baldessari, la Breda e la Fiera di Milano, Electa,
Milano 2008, pp. 8-9.
32
Cfr. F.M. Severud, La natura è una fonte di ispirazioni strutturali, in «Metron», 4-5, novembre-
dicembre 1945, pp. 21-29. L’articolo era già apparso in «The Architectural Forum» nel numero
di settembre dello stesso anno.
33
Si vedano i numerosi esempi raccolti in J. Joedicke, Shell Architecture, New York 1963, passim.
34
Cfr. New World of Shells, in «Time», 9 marzo 1959, p. 30.
35
E.N. Rogers, Utilità e inutilità della Triennale, in «Casabella Continuità», 217, dicembre-
gennaio 1957-58, p. 3.

12 13
Mercato di Coyoacán, Strutture nel parco industriale
Città del Messico, 1955, della Great Southwest
veduta dell’interno. Corporation, Dallas, 1958
(architetti Arch B. Swank Jr.,
O’ Neil Ford, Richard Colley,
Sam Zisman).

moderna, la storia della “struttura”, intesa – come scrisse Agnoldomenico Pica alle opere di Candela risultava un dichiarato omaggio verso colui che veniva
– quale elemento essenziale dell’architettura «che, al di là della sua funzione considerato da molti come «il più grande strutturista» del secolo, come scrisse
tecnica, induce nella fabbrica una qualità, anzi proprio un “modo di esistere” Giovanni Klaus Koenig41. Del resto, anche Reyner Banham, in un articolo del
che, assimilando il linguaggio della critica pittorica, potremmo indicare con 1960, rimarcava l’ammirazione sincera mostrata da più parti, «una stima quasi
l’espressione “forma-struttura”»36. feticistica», verso alcuni ingegneri come Nervi, Candela e Torroja, che gode-
Con altrettanta verve polemica, l’anno successivo analoghe osservazioni ven- vano «di uno status senza precedenti, sia come collaboratori di architetti che
nero fatte da Frei Otto alle forme adottate nei padiglioni dell’Esposizione Uni- come ideatori di forme da imitare»42.
versale di Bruxelles, tenutasi dal 17 aprile al 19 ottobre del 195837. Nella città Come emerse anche dalle mostre tenutesi al Denver Art Museum nel
belga, l’esibizione dell’ingegneria strutturale, in linea con il tema portante dello 195943 e al Musem of Modern Art di New York nel 196444, la stretta inter-
sviluppo delle scienze e delle tecniche, era l’elemento caratterizzante di una ker- dipendenza fra struttura e forma espressa in numerosi esempi generò, in
messe in cui si volevano magnificare i fasti dell’era atomica. Nei prototipi di Bru- effetti, la “sudditanza” dei progettisti verso i cosiddetti “ingegneri calcola-
xelles le ricerche sulle superfici rigate, ad esempio, avevano dato luogo a opere tori”, anche perché erano questi ultimi a permettere la costruzione di quelle
altamente tecnologiche dagli inusitati caratteri espressivi, quali il padiglione del originali architetture espressive che Douglas Haskell aveva definito surrea-
Belgio in place de Brouckère (Lucien-Jacques Baucher, Jean-Pierre Blondel, Odet- li45, favorendo di fatto anche il dibattito sull’idea stessa di spazio, aperto o
te Filippone con René Sarger) o quello della Francia (Guillaume Gillet, René Sar- chiuso, interno o esterno. Non a caso, nella Prefazione alla seconda edizione
ger, Jean Prouvé), entrambi esito delle sperimentazioni sulle strutture hypar 38. italiana del suo fortunato Space, Time and Architecture, scritta nell’ottobre
Fra le costruzioni basate sulle superfici rigate spiccava inoltre il celebre pa- 1961, il noto storico, ma ingegnere di formazione, Sigfried Giedion constata-
diglione Philips realizzato da Le Corbusier con Iannis Xenakis, con costole in va – chiedendosene i motivi – come negli ultimi tempi l’architettura si fosse
cemento armato precompresso e cavi tesi in acciaio su cui poggiavano grandi avvicinata alla scultura e viceversa, in un mutato rapporto di forze tra interni
paraboloidi iperbolici divisi in campi di circa un metro quadrato, tagliati se- ed esterni, tra pieni e vuoti, tra il dentro e il fuori. Non solo la Cappella a
condo il reticolo irregolare formato dall’incrocio delle generatrici con le diret- Ronchamp di Le Corbusier, ma anche il Teatro dell’Opera di Sydney di Jørn
trici39. Va rilevato che, per illustrare il padiglione realizzato con Le Corbusier, Utzon o la Tokyo Metropolitan Festival Hall di Kunio Maekawa erano, per
Xenakis fece riferimento alla chiesa di Nostra Signora della Solitudine realizza- lo storico svizzero, l’espressione di un nuovo modo di concepire le forme e
ta nel 1955 da Candela a Coyoacán in Messico40. Probabilmente, il riferimento gli spazi interni ed esterni in continuo rapporto tra loro e con il paesaggio

36
A. Pica, Undicesima Triennale, catalogo della mostra, Milano 1957, pp. 31-32, cit. in A. Pansera, 41
G.K. Koenig, Il caso Manfredi Nicoletti: progetti e opere recenti, in «Parametro», 155, aprile
Storia e cronaca della Triennale, Longanesi, Milano 1978, p. 429. 1987, p. 13.
37
Cfr. F. Otto, Formes, techniques et constructions humaines, in «L’Architecture d’Aujourd’hui», 78, 42
R. Banham, 1960 – Inventario dell’impatto della tradizione e della tecnologia sull’architettura
1958, p. 4. d’oggi, in Id., Architettura della seconda età della macchina. Scritti 1955-1988, a cura di
38
Cfr. Concrete in the Brussels Exhibition, in «Concrete Quarterly», 38, luglio-settembre 1958, pp. 7-20. M. Biraghi, Electa, Milano 2004, p. 74 (l’articolo appare per la prima volta in «Architectural
39
A. Capanna, Le Corbusier. Padiglione Philips, Bruxelles, Testo & Immagine, Torino 2000, p. 50. Review», 127, febbraio 1960, pp. 93-100).
Cfr. anche I. Xenakis, Musique de l’architecture. Textes, réalisations et projets architecturaux 43
Cfr. Structure, catalogo della mostra, Denver Art Museum, Fall Quarterly, Denver 1959.
choisis, présentés et commentés par Sharon Kanach, Éditions Parenthèses, Marseille 2006, 44
Cfr. Twentieth Century Engineering, catalogo della mostra (introduzione di A. Drexler),
pp. 139-161. The Museum of Modern Art, New York 1964.
40
Cfr. The Philips Pavilion at the 1958 Brussels World Fair, in «Philips Technical Review», 20, 45
Cfr. D. Haskell, Architecture and Popular Taste, in «The Architectural Forum», agosto 1958,
n. 1, pp. 1-36 e n. 2, pp. 37-49, 1958-59 (fascicolo conservato in FC, box 29, folder 9). pp. 105-109.

14 15
Ristorante Los Manantiales,
Xochimilco, Città
del Messico, 1957-58
(architetti Fernando e
Joaquín Álvarez Ordóñez). circostante46. Per di più, in tale correlazione tra Innen e Aussen, il sistema di
copertura – da sempre simbolo e riflesso delle epoche in cui veniva prodotto,
come asseriva Candela – assumeva un valore decisivo.
Sta di fatto che gli involucri concepiti dagli ingegneri strutturisti in questa
precisa stagione, favoriti sostanzialmente dai bassi costi di realizzazione, per-
mettevano di raffinare il disegno dello spazio da coprire e di materializzare
dunque le fantasie fino a quel momento fissate dagli architetti solo sulla carta.
Le complicate curve tracciate sui fogli di lavoro potevano prendere vita al pari
di bozzetti scolpiti dalle mani di geniali scultori, con una capacità tecnica tale
da dominare più livelli spaziali.
In tal senso, Candela scriveva: «Raggiunto, in forma definitiva, lo sradica-
mento degli stili storici, i quali, avendo perso la loro validità, costituivano alla
fine una decorazione meramente sovrapposta e impedivano il libero svilup-
po di un’architettura attuale, agile, vigorosa e sincera; gettate nuovamente le
basi razionali – per un certo periodo dimenticate – che permettono di risolvere
funzionalmente le esigenze dei programmi architettonici; ottenuta, insomma,
la desiderata libertà, rimane in piedi come necessità ineludibile, letteralmente
come urgenza, la creazione di un nuovo stile formale, adeguato e rappresen-
tativo, ossia lo sviluppo su basi autentiche di un nuovo simbolismo»47.

L’intuizione statica e la lezione di José Ortega y Gasset


Nel 1951 Pier Luigi Nervi, come si è detto molto ammirato da Candela, aveva
pubblicato il sopra citato articolo divulgativo per spiegare come, tra le tante
qualità del cemento armato e del ferro-cemento, vi fosse proprio la possibilità
di realizzare superfici resistenti curve o corrugate. Tale caratteristica – secondo
l’ingegnere italiano – portava «alla possibilità di strutture nelle quali la ca-
pacità statica è diretta conseguenza di curvature o corrugamenti dati ad una
superficie, il cui spessore resta sempre molto piccolo rispetto alle dimensioni
dell’organismo resistente. In altre parole, l’efficacia statica è frutto più della
forma della struttura e di una sua diffusa attitudine resistente, che non da
concentramenti di azioni agenti e di sezioni resistenti lungo singoli elementi. È
certamente difficile dare una definizione di questi particolari sistemi che sug-
gerirei di chiamare “resistenti per forma” per quanto natura e manufatti di
uso comune ce ne offrano, quotidianamente, numerose applicazioni»48.
Con un atteggiamento definito da «costruttore di architettura gotica»,
come ricordava Pica, attraverso le sue elaborazioni Nervi affermava la neces-

46
Cfr. S. Giedion, Space, Time and Architecture. The Growth of a New Tradition, The Harvard
University Press, Cambridge (Mass.) 1941 (si veda l’edizione italiana a cura di Enrica e Mario
Labò, Hoepli, Milano 1954. La seconda edizione italiana riveduta e ampliata appare nel 1965
sempre per i tipi della Hoepli. Nella ristampa del 1989, dell’edizione del 1984, i riferimenti sono
alle pp. XXXVIII-XL).
47
F. Candela, Divagazioni strutturali intorno allo stile*.
48
P.L. Nervi, La “resistenza per forma” caratteristica statico-architettonica del cemento armato,
cit., p. 11.

16 17
Ristorante Los Manantiales,
Xochimilco, Città del
Messico, 1957-58
(architetti Fernando e
Joaquín Álvarez Ordóñez),
vedute del cantiere.

sità di concepire spazi adatti alla funzione, e «significanti di quel mondo spi- e sulle strutture proposte da Aldo Arcangeli dell’ufficio tecnico della Società
rituale senza di cui qualsiasi fisicità sarebbe destinata a sparire»49. Sebbene Ingg. Nervi e Bartoli, Nervi affermava: «non siamo ancora abituati a pensare
riconoscesse le difficoltà insite nella trattazione teorica dei sistemi di forze che staticamente “per forma”»53.
si stabiliscono all’interno delle strutture resistenti per forma, Nervi ribadì, tut- Questa affermazione di Nervi venne confutata da Candela, quando presen-
tavia, l’importanza delle sperimentazioni (come spesso nei suoi scritti relativi tò nello stesso anno al II Congresso scientifico messicano la relazione intitolata
ad altri modelli)50, proprio perché per la prima volta si presentava la possibilità Hacia una nueva filosofía de las estructuras54. Per di più, sempre nel 1951, a
di utilizzare queste strutture per la costruzione di opere di vastissime dimen- dimostrazione delle sue teorie Candela aveva realizzato a Città del Messico –
sioni. Fiducioso nei progressi che avrebbe fatto la scienza delle costruzioni e all’interno della città universitaria, luogo considerato «simbolo dell’intervento
convinto dell’efficacia delle indagini sperimentali, il celebre ingegnere asseriva di liberazione e secolarizzazione dello Stato»55 – il suo primo esempio di pa-
che la vera difficoltà da superare, per raggiungere quello sviluppo delle strut- raboloide iperbolico, la copertura a sella del Padiglione dei raggi cosmici su
ture resistenti “per forma” da cui dipendeva in così grande misura il progresso progetto di Jorge González Reyna, una volta a doppia curvatura ideata per
del costruire, stava nella generale carenza di intuizione statica e architettonica garantire la rigidezza necessaria con uno spessore minimo (15 mm).
corrispondente51. Nello scritto del 1951, definito il più interessante per «profondità» e «tra-
Nello scritto del 1951 Nervi si riferiva al fatto che gli esempi osservabili in scendenza»56, Candela affermava che i procedimenti matematici, per essere
natura erano di dimensioni troppo ridotte per consentire esperienze statiche applicati a qualsiasi fenomeno fisico, dovevano avere un determinato grado
dirette: come esempi di strutture resistenti per forma, egli citava calici di fiori, di idealizzazione, ma sosteneva la necessità di interpretare anche le presta-
foglie lanceolate, canne, gusci di uova e di insetti, conchiglie, ventagli, fino a zioni dei materiali in opera, con tutte le imperfezioni riguardanti il processo
paralumi, vasi di vetro e cappelli. A parere dell’ingegnere italiano, tale «resi- costruttivo. Consapevole dell’imprecisione di tale processo, Candela riteneva
stenza», pur essendo la più efficiente tra tutte quelle diffuse nel mondo na- fondamentale analizzare le «inevitabili grossolanità» delle strutture risultanti,
turale, non era entrata nel complesso di «inconsapevoli intuizioni statiche dal che solo in un secondo momento andavano confrontate con la raffinatezza
quale derivano gli schemi e le realizzazioni strutturali». In un momento in cui dei procedimenti matematici, i quali pretendevano, nelle sue parole, «di darci
la notorietà internazionale delle sue strutture andava consolidandosi, Nervi un quadro del comportamento di tali strutture sotto l’azione degli incerti ca-
nella sua «seconda vita» – nella definizione di Sergio Poretti – intuì l’enorme richi accidentali».
potenzialità delle superfici sottili in cemento armato basate sull’utilizzazione Candela seguiva il pensiero del suo maestro Ortega, allorquando questi af-
della resistenza per forma52. Non a caso, prima di concludere l’articolo con fermava che «è impossibile conoscere direttamente la pienezza della realtà» e
una dissertazione sulle prime concretizzazioni di volte sottili a forma semplice dunque non si ha altra scelta se non costruire una realtà arbitraria e «supporre

49
A. Pica, Pier Luigi Nervi, Editalia, Roma 1969, p. 14. 53
P.L. Nervi, La “resistenza per forma” caratteristica statico-architettonica del cemento armato,
50
Cfr. P.L. Nervi, Costruire correttamente. Caratteristiche e possibilità delle strutture cementizie cit., p. 12.
armate, Ulrico Hoepli, Milano 1965, passim. 54
F. Candela, Verso una nuova filosofia delle strutture*.
51
P.L. Nervi, La “resistenza per forma” caratteristica statico-architettonica del cemento armato, 55
W.J.R. Curtis, Modern Architecture Since 1900, Phaidon Press, London 1982 (si cita
cit., p. 12. dall’edizione italiana Bruno Mondadori, Milano 1999, p. 494).
52
S. Poretti, Nervi che visse tre volte, in T. Iori, S. Poretti, Pier Luigi Nervi. L’Ambasciata d’Italia 56
Cfr. F.E. Buschiazzo, Félix Candela, Instituto de Arte Americano e Investigaciones Estéticos,
a Brasilia, Electa, Milano 2008, pp. 18-36. Buenos Aires 1961, p. 26.

18 19
Elaborazioni grafiche
sul paraboloide iperbolico.

che le cose stiano in un certo modo». Candela dimostrò così che era necessario
partire da un’idea, meglio se articolata in un insieme di concetti, attraverso la
quale guardare l’effettiva realtà. Solo allora si sarebbe potuta ottenere una
visione abbastanza vicina alla suddetta realtà e dunque comprendere come
non sempre i procedimenti scientifico-matematici garantissero l’esattezza de-
gli esiti finali, se non si partiva da alcune ipotesi arbitrarie. Ciò che contava è
l’atteggiamento intellettuale di fronte al fenomeno. Seguendo Ortega, l’ar-
chitetto affermava che la stessa esperienza poteva essere interpretata in modi
diversi, e persino opposti, a seconda del pensiero dell’osservatore.
Per questo motivo, dava grande importanza alle ipotesi, da considera-
re come convenzioni utili a fissare le idee. Queste convenzioni erano per
lui legittime, in quanto non contraddittorie con i risultati dell’esperienza.
Anzi, permettevano spiegazioni logiche di tali risultati, tanto che le stesse
convenzioni potevano essere sostituite da altre più aderenti alla realtà, se
si presentavano evidenti incongruenze. Secondo Candela, proprio in questo
modo avanzavano le scienze sperimentali. Analizzando i casi storici, osserva-
va come durante i periodi di creazione fossero nate idee di base utili in se-
guito durante le epoche di sviluppo57, in cui venivano verificate e completate
fino al loro progressivo esaurirsi, cioè fino a quando la presenza di contrad-
dizioni diventava inaccettabile.
L’insegnamento di Ortega era evidente quando Candela sosteneva che
pensare fosse sempre uno sforzo doloroso e che, quindi, fosse molto più co-
modo credere semplicemente nel buon senso di chi aveva sviluppato le proce-
dure in uso e applicarle alla lettera, per lunghe e noiose che fossero, piuttosto
che fermarsi e riflettere un attimo da soli. Per tale motivo, Candela arrivava ad
affermare che la tecnica poteva avanzare solo come conseguenza di ricerche
scientifiche; senza queste, senza il fervore investigatore, diventava una que-
stione di routine e degenerava fino a diventare un «ricettario» intoccabile.
Egli era convinto che ogni professionista richiedesse all’esperto calcolatore un
certo numero di «ricette» per uso personale nei problemi quotidiani che si
presentavano nel corso del suo lavoro. Ma il male, come egli ricordava, non
stava nell’uso di tali formule, bensì nella loro presunta infallibilità assoluta,
con la conseguente cancellazione di qualsiasi iniziativa. Non a caso, scriveva:
«Non si può pretendere, naturalmente, che ogni tecnico sia un ricercatore, ma
è necessario che abbia una certa dose di interesse per i principi fondamentali
su cui si basa la sua tecnica»58.
Le idee di processo scientifico mutuate dal pensiero di Ortega vennero
applicate all’analisi strutturale, da Candela definita come una tecnica il cui
scopo è quello di ottenere la sicurezza – entro i limiti umani – che le costru-
zioni si mantengano stabili sotto l’azione delle sollecitazioni normali. Can-
dela s’interrogava su quali fossero queste «sollecitazioni», viste le difficoltà
57
L’approccio di Candela si riallacciava al positivismo dei sansimoniani del secolo precedente.
Cfr. A. Picon, Les saint-simoniens. Raison, imaginaire et utopie, Belin, Paris 2002.
58
F. Candela, Verso una nuova filosofia delle strutture*.

20 21
Auditorium in Texas, 1958, Chiesa di Nostra Signora
pianta, prospetti e sezioni del Buon Consiglio,
del progetto di copertura. Polanco, Città del Messico,
1958 (architetto Juan
Sordo Madaleno), studi. nel determinarle in anticipo con precisione (egli ricordava anche la difficoltà
di calcolare le sollecitazioni prodotte dai cosiddetti effetti secondari). A più
riprese, anche negli scritti successivi, egli sostenne che la Teoria matematica
dell’elasticità, illustrata da Galileo e da Hooke, e resa concreta da Eulero,
Coulomb e Bernoulli, fosse applicabile solo con lo sviluppo del calcolo diffe-
renziale e integrale, grazie a Navier e a Cauchy59. Affermava dunque che tale
teoria, fondamentale nell’evoluzione dell’analisi strutturale, era un prodotto
autentico del XIX secolo e della «mania di voler imprigionare la realtà in un
quadro matematico», proprio perché si riferiva a un materiale ideale, omo-
geneo e isotropo, rispondente alla legge di Hooke; dunque, non applicabile
ai materiali, come il cemento armato, per definizione eterogenei.
In tal senso, le sperimentazioni formali realizzate da Candela nel corso dei
primi anni cinquanta permettevano di mettere in pratica le sue teorie. Non a
caso, volte funicolari, conoidi, cilindriche, coperture formate da paraboloidi
iperbolici e dalle loro infinite varianti (a bordi retti o curvi) risultavano ogni
volta per Candela una prova di logica, di calcolo e di intuizione, oltre che una
sfida per la Cubiertas Ala. Lo studio delle coperture richiesto dagli architetti
al progettista spagnolo consisteva dunque in un’operazione che andava al di
là di semplici esecuzioni di calcolo. Tali coperture diventavano occasione di
riflessione tanto sul concetto di funzione dell’architettura quanto sull’idea di
come i gusci potessero “delimitare lo spazio”, per parafrasare un suo scrit-
to del 195460. L’analisi delle infinite forme presenti in natura permetteva di
comprendere come risolvere i problemi inerenti la costruzione delle volte in
cemento armato, materiale a suo avviso molto simile a quello dei gusci naturali
e molto resistente ai carichi di rottura. Il guscio diventava in tal modo metafora
della volontà dell’uomo di oltrepassare i limiti imposti dalla tecnica.
I suoi scritti – sia quelli scientifici, sia quelli divulgativi – furono comunque
orientati sempre a chiarire come fosse possibile costruire nel solco della sto-
ria. Ma in verità le sue osservazioni servivano anche a opporsi ai rigidi rego-
lamenti allora vigenti, proprio perché, secondo lui, i problemi non potevano
avere una soluzione esatta e unica, e il numero di variabili e di incognite che
si presentavano in qualsiasi calcolo risultava enorme. Per determinare i co-
efficienti di sicurezza, riteneva che si dovesse fare affidamento su statistiche
e sul calcolo delle probabilità. Mediante esempi e ragionamenti scientifici,
Candela si opponeva così alla teoria dell’elasticità, proprio perché era l’unica
ammessa nella maggior parte dei regolamenti. Le sue argomentazioni erano
riferite all’esperienza e dimostravano, paradossalmente, come il motivo prin-
cipale per cui le costruzioni “restavano in piedi” fosse dato dai materiali, che
non dovevano essere conformi alle ipotesi di calcolo. Ancora di più, nel caso

59
Per una panoramica sulla storia della scienza e della tecnica delle costruzioni resta
fondamentale lo studio di Edoardo Benvenuto, La scienza delle costruzioni e il suo sviluppo
storico, Sansoni, Firenze 1981 (ristampe 2006, 2010). Si vedano anche gli studi di Salvatore
Di Pasquale raccolti in L’arte del costruire. Tra conoscenza e scienza, Marsilio, Venezia 1996.
60
Cfr. F. Candela, Il guscio sottile nella delimitazione degli spazi*.

22 23
Cappella de Palmira, Lomas
de Cuernavaca, Morelos,
1958-59 (architetti Guillermo
Rosell, Manuel Larrosa),
vedute interna, del cantiere
ed esterna.

in cui la ricerca della migliore forma adattabile al progetto avesse richiesto bili con spessori di calcestruzzo addirittura incredibili: fino a un centimetro
uno studio attento delle prestazioni strutturali. Alla base di tutto, per Cande- e mezzo!»63.
la doveva esserci un’idea forte, capace di determinare la scelta di una forma Fonte d’ispirazione per tali architetture costruite con il contributo di Can-
e in grado di mostrare orizzonti ben più ampi rispetto a quelli strettamente dela nel corso degli anni era dunque l’organizzazione strutturale di forme na-
pertinenti il mero calcolo matematico; come scrisse Candela, parafrasando turali – fiori, foglie, gusci, conchiglie, sistemi ossei – in linea, peraltro, con le
Hardy Cross, «ciò di cui abbiamo bisogno è una struttura, non un’analisi»61. ricerche del cosiddetto movimento dei “tecno-organici” che esordì alla mostra
«Growth and Form» organizzata a Londra nel 1951 in onore di D’Arcy Went-
worth Thompson, il quale aveva affrontato magistralmente il tema a più ripre-
Ingegneria e filosofia: la difesa del formalismo se, fino alla pubblicazione del volume On Growth and Form64. Coperture volta-
Concentrandosi sui principi della statica e della geometria dei paraboloidi te a vela, come nel nightclub La Jacaranda dell’Hotel El Presidente ad Acapulco
iperbolici, che erano stati trattati anche da Fernand Aimond e da Bernard disegnato da Juan Sordo Madaleno (1957), oppure strutture complesse a sella,
Laffaille62, Candela perfezionò nel corso degli anni cinquanta lo studio del come nel noto ristorante Los Manantiales a Xochimilco su progetto di Joaquín
funzionamento dei gusci, con la costruzione di volte complesse, lastre pri- e Fernando Álvarez Ordóñez (1958) o come nella cappella di San Vincenzo de’
smatiche e ondulate, coperture a ombrello rovescio, cupole conoidi ed ellit- Paoli a Coyoacán (1959) ideata da Enrique de la Mora y Palomar e Fernando
tiche, quasi a coprire l’intera gamma delle forme geometriche materializza- López Carmona, erano proprio l’espressione di quella capacità tecnica che da
bili. La volta asimmetrica a paraboloide iperbolico per una autorimessa a El un lato affondava le radici nelle riflessioni sul rapporto tra forma e struttura
Pedregal (realizzata con Horacio Almada, 1952), le volte cilindriche dei Ma- maturate grazie alle letture filosofiche (e non solo quelle di Ortega, come ri-
gazzini della Dogana (con Carlos Recamier, 1952), la pensilina asimmetrica a corda la figlia Antonia)65, dall’altro si nutriva degli stimoli provenienti da una
ombrello per i laboratori Ciba (con Alejandro Prieto, 1953), tutte costruite cultura architettonica internazionale aggiornata e in piena sintonia con le spe-
nella capitale messicana, oltre a mostrare l’interesse di Candela verso le su- rimentazioni degli ingegneri strutturisti di tutto il mondo, che sentivano la
perfici a doppia curvatura, ideate rigide in modo da consentire spessori estre- “vocazione per la forma” in maniera consapevole.
mamente sottili, erano la dimostrazione tangibile di quanto affermato nei Sul tema della “vocazione” e della “intuizione”, del resto, Candela affer-
suoi scritti. Candela mostrava come si potessero coprire, con una forma-base, mava che le ipotesi sulle quali si basava la teoria strutturale erano solo delle
ampie superfici, «persino uno stadio – come scrisse Giovanni Klaus Koenig – «mezze verità», capaci unicamente di contribuire alla formazione di «un’im-
semplicemente per aggregazione e trasformazione continua di pochissime magine mentale approssimativa di quello che realmente accade nella strut-
forme semplici, tutte resistenti solo in virtù della loro forma, e perciò otteni- tura. Il grado di approssimazione di queste immagini dipenderà non tanto

61
Candela cita più volte la frase dell’ingegnere Hardy Cross, noto per aver sviluppato un 63
G.K. K. [Koenig], Un pubblico per Candela, in «Casabella», 347, aprile 1970, p. 7.
metodo ancora valido oggi per il calcolo delle strutture a telaio. Cfr. F. Candela, Verso una 64
Cfr. M. Bonaiti, Architettura è. Louis I. Kahn, gli scritti, Electa, Milano 2002, p. 12. Sull’opera
nuova filosofia delle strutture*. Si veda anche F. Candela, Stereostrutture*. di D’Arcy Wentworth Thompson, professore di Storia naturale all’University College di Dundee
62
Cfr. F. Aimond, Les voiles minces en forme de paraboloïde hyperbolique, in «Le Génie Civil», e poi alla Saint Andrews University, si veda l’edizione ridotta a cura di John Tyler Bonner
102, 1933, pp. 179-181; B. Laffaille, Les voiles minces en forme de paraboloïde hyperbolique, (Cambridge 1961) nella versione italiana Crescita e forma. La geometria della natura, edita
in «Le Génie Civil», 104, 1934, pp. 409-410; F. Aimond, Étude statique des voiles minces en da Bollati Boringhieri (Torino 1969).
paraboloïde hyperbolique travaillant sans flexion, in «Mémoires de l’Association Internationale 65
Cfr. A. Candela Martín, Félix Candela, una mirada muy cerca, in P. Cassinello (a cura di), Félix
des Ponts et Charpentes», Zürich, 4, 1936, pp. 1-112. Candela, cit., p. 299.

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Stabilimento per
l’imbottigliamento Bacardi
& Co., Cuautitlán, 1958-60
(architetti SACMAG Saenz,
Cancio, Martín, Álvarez,
Gutiérrez e consulenza Luis
Torres Landa), vedute interna
e del cantiere.

dalla precisione e minuziosità delle elucubrazioni matematiche con le quali che contemplasse l’allontanamento dai processi matematici e l’adesione all’ir-
pretendiamo illusoriamente di imprigionare la realtà non disponibile, quanto razionale senso della creazione. «Nel costruire – affermava Candela nel 1956
piuttosto da una serie di fattori soggettivi e imponderabili che, con il nome di – siamo arrivati, fortunatamente, al termine del lungo momento dell’analisi. Le
intuizione, esperienza, documentazione e senso critico, costituiscono l’ispira- idee che ci sono servite hanno raggiunto il loro sviluppo completo e sarebbe
zione che suggerisce al progettista le forme e le dimensioni della struttura»66. assurdo continuare a sfruttarle; se v’è da credere ai sintomi, siamo alla vigilia di
Va da sé che la questione di quale forma fosse la più adatta per i gusci, in un una nuova epoca creativa. Gli architetti dovrebbero compiacersene, se intendo-
momento in cui crescevano le polemiche per il Kresge Auditorium di Saarinen67, no riprendere il loro ruolo di costruttori, poiché per costruire forse non sarà più
diventava centrale ogni qualvolta Candela si accingeva a un nuovo lavoro e ad tanto necessario padroneggiare la scienza quanto avere talento e intuizione»71.
affrontare una nuova sfida68. Per questo motivo, la sua difesa del formalismo L’“intuizione statica” a cui Nervi anelava – e così difficile da definire, come
dipendeva assolutamente dall’adesione all’idea di arte «come volontà di for- ricordava Giulio Pizzetti72, nelle sue implicazioni “analitiche” – fu per Candela
ma, ma di forma ordinata, armoniosa e stabile». Egli era convinto che l’attività alla base di ogni processo costruttivo. Tuttavia, la sola intuizione non era suf-
artistica fosse quella che più avvicinava l’uomo alla grande forza della natura, ficiente a spiegare qualcosa che si avvicinava alla creazione artistica. Comuni-
capace, a suo parere, di operare, in un dato ordine, con le infinite combinazioni care ai lettori e agli allievi il “mistero” di un metodo di lavoro, come faceva
possibili fino a ottenere le forme più «stabili» e «omogenee». In questo modo ad esempio il maestro italiano, era considerato da Candela impresa inutile: «ci
faceva dipendere la funzione strutturale e lo spirito dell’architettura essenzial- sono cose che non si possono insegnare», affermava. Non a caso, a proposito
mente dalla forma; come affermò in un’intervista del 1955: «Non sono d’accor- di Nervi, egli scrisse: «Le sue strutture non sono belle perché conformi alle
do con l’uso dispregiativo della parola “formalismo”, visto che intendo la forma leggi della fisica, ma perché il suo autore è uno dei più grandi artisti del nostro
come la sostanza di un’opera architettonica»69. tempo»73.
Immaginare forme armoniose, capaci finanche di emozionare70, era dunque In questo modo, creazione e costruzione diventavano, per lo spagnolo, fasi
il segreto per individuare e manipolare una grammatica e una sintassi dei segni inscindibili dalla riflessione sul proprio operato. Su questo tema Candela tenne
architettonici, in grado di produrre una nuova idea simbolica di spazio senza infatti nel 1956 alla Sociedad de Arquitectos del Messico una conferenza dal
alcun “citazionismo” legato ai linguaggi del passato. Tutte le opere da lui con- titolo Defensa del formalismo. Invitato a parlare di due chiese – una terminata,
cepite erano accomunate dalla poetica della rigorosa definizione strutturale, l’altra in costruzione – e dei problemi strutturali che era riuscito a risolvere, ne
in grado peraltro di lanciare agli architetti messaggi sulla possibilità di rinno- approfittò per affrontare la questione della forma in architettura prendendo
vare il repertorio creativo abituale. Il formalismo come distorsione semantica, parte al dibattito in corso tra i maggiori esponenti della critica internazionale
fino al virtuosismo tecnico, era indissolubilmente legato a un’idea di estetica sull’uso eccessivo in architettura di geometrie ardite e sulla spettacolarizzazio-
ne della tecnica fine a se stessa. Partendo dalla definizione per cui la forma è
66
F. Candela, Encuesta de la revista “Espacios”, in «Espacios», 1955, pubblicato in Id., En
defensa del formalismo y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985, pp. 41-50 [la trad. it. è dell’autore]. 71
La citazione è in Breve documentario di Félix Candela, in «Domus», 319, giugno 1956, pp. 3-5.
67
Cfr. C. Baglione, Eero Saarinen. Relazioni a distanza, in G. Bianchino, D. Costi (a cura di), 72
Cfr. G. Pizzetti, Intuizione e linguaggio analitico nell’ingegneria e nell’architettura, in
Cantiere Nervi: la costruzione di un’identità, cit., pp. 299-305. «Casabella Continuità», 216, ottobre-novembre 1957, pp. 50-52. Dello stesso autore si veda
68
F. Candela, La nuova architettura: l’eredità di Maillart*. anche Un maestro delle strutture: Eduardo Torroja, in «Casabella Continuità», 217, dicembre-
69
F. Candela, Encuesta de la revista “Espacios”, cit. gennaio 1957-58, pp. 89-91.
70
Cfr. M. Salvadori, E. Raskin, The psycology of shells, in «The Architectural Forum», luglio 1958, 73
F. Candela, Comentario a una ponencia de Nervi, in Id., En defensa del formalismo..., cit.,
pp. 112-115. pp. 153-154.

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Stabilimento per
l’imbottigliamento
Bacardi & Co., Cuautitlán,
1958-60 (architetti SACMAG
Sáenz, Cancio, Martín,
Álvarez, Gutiérrez
e consulenza Luis Torres
Landa), pianta e prospetto.

la qualità che fa di ogni cosa ciò che è, egli sosteneva che tutte le scienze, al e gli innumerevoli requisiti per ottenere una forma. Non a caso, da autentico
pari della filosofia, potevano considerarsi come il tentativo di studiare la for- sportivo (quale era stato in gioventù) nel medesimo scritto egli richiamava il
ma delle cose e di scoprire il principio fondamentale che dava origine alla sua pensiero di Ortega sull’ascetismo e sul parallelismo tra “allenamento fisico”
esistenza e che faceva di essa quel che è. e “allenamento intellettuale” condotti al fine di mantenersi in uno «stato di
Dopo una riflessione sul significato assunto nel tempo dalla parola «forma» grazia»75, per raggiungere la forma per l’appunto, senza per questo giustifi-
(oltre che dall’aggettivo «formalista») e una osservazione sul fallito tentativo care lo sfrenato “barocchismo” e l’ossessiva ricerca di originalità delle forme
di sostituirla con il termine «plastica», a suo parere inadeguato e inferiore in degli ultimi anni. A questo proposito Candela definiva «spettacolo vergogno-
espressività, Candela affermava che era «arrivato il momento di rivendicare il so» le recenti prove di un «decrepito» Le Corbusier, colpevole a suo giudizio
nobile e ancestrale significato del vocabolo che ci interessa e, anticipando gli di tentare goffamente di «emulare le insensatezze, a volte geniali» del suo
eventi, definire il Formalismo come la ricerca scientifica della configurazione allievo Oscar Niemeyer.
spaziale»74. La forma dunque non poteva essere arbitraria, ma doveva soddisfare pre-
Richiamando alla memoria nuovamente il pensiero orteghiano, l’organici- rogative – alcune delle quali impossibili da definire con meccanismi logici e
smo, i precetti di scuola atomista, e taluni principi filosofici sul mondo come analitici – come quelle estetiche e quelle strutturali, che agli occhi dell’archi-
sistema di sistemi o insieme di strutture congruenti, egli asseriva che il problema tetto spagnolo apparivano tra le più importanti. Ma se le prime si dimostrava-
della «vera scienza» era simile a quello della «creazione artistica»: entrambe no impossibili da quantificare, le seconde rivelavano tutti i limiti della tecnica
richiedevano la conoscenza, intesa come esperienza essenziale al processo crea- analitica: i calcoli – scriveva Candela – da soli non erano capaci di dare una con-
tivo. Secondo Ortega, ripreso da Candela, l’essere umano diventa uomo allor- formazione a una struttura, potevano unicamente scomporre la forma stes-
quando avverte il bisogno di sapere, di ricercare la verità e il senso della realtà sa. Egli asseriva che la soluzione andava ricercata nella «sintesi» che la nostra
circostante: la scienza era fondamentale all’esistenza, ma quando era eccessiva mente «razionale e cosciente» non era in grado di eseguire, essendo invece
la sproporzione tra lavoro scientifico e risultato ottenuto (l’unico elemento determinata dalla «intuizione». In tal senso, Candela offriva una definizione di
che giustifica la scienza), la scienza in quanto tale poteva diventare «un vizio intuizione strutturale e al contempo una spiegazione dei suoi meccanismi76: la
e niente più». Risultava così inaccettabile il divario in molte scienze – secondo creazione, l’immaginazione e l’invenzione, in quanto attività umane inconsce
il pensiero del filosofo spagnolo – tra il rigore e la precisione utilizzati nell’ot- che interagiscono, erano aspetti di un processo che egli chiamava «descubri-
tenere dati e l’imprecisione, o peggio ancora, la povertà intellettuale nell’uso miento».
delle idee costruttive. Descubrir è per Candela svelare quanto è nascosto ai nostri occhi e al no-
Per tale motivo, per Candela il principio di verità nella scienza poteva essere stro intelletto, «è rendersi conto di ciò che ci circonda e di ciò che ognuno ha
accostato a quello adottato nell’arte; ma come per Ortega la verità andava
ricercata senza pretendere di raggiungerla rifacendosi a un’unica prospettiva 75
I riferimenti citati da Candela sullo sport e l’ascetismo sono ripresi dalle idee espresse da
Ortega y Gasset in uno scritto dal titolo L’origine sportiva dello Stato. Il testo di Ortega è
(la molteplicità delle prospettive, va ricordato, secondo il prospettivismo or- pubblicato nella raccolta, a cura di Carlo Bo, José Ortega y Gasset. L’origine sportiva della Stato
teghiano consentiva una visione più vicina alla “vera” realtà), anche per l’ar- e altri saggi da “Lo Spettattore”, SE, Milano 2007, pp. 96-111, un insieme di testi tratti a loro
chitetto spagnolo erano da tenere in considerazione le molteplici circostanze volta dalla raccolta Lo spettatore (2 voll., Bompiani, Milano 1949 e 1960), già selezione di saggi
scritti da Ortega y Gasset fra il 1916 e il 1934 e raccolti in più volumi sotto il titolo El Espectador.
76
Cfr. F. Candela, Intuition as Synthesis, in «Dimension. Student publications», College of
74
F. Candela, In difesa del formalismo. Due nuove chiese in Messico*. Architecture and Design, University of Michigan, febbraio 1956, pp. 50-53.

28 29
Cassa armonica, Vandalia Chiesa di San Giuseppe
Park District, 1959, Lavoratore, Monterrey,
pianta e prospetti. Nuevo León, 1959
(architetti Enrique de la Mora
y Palomar, Fernando López
Carmona), pianta, prospetto,
sezioni e dettagli.

dentro di sé». Sappiamo ben poco del processo mentale inconscio alla base 1957 da Eduardo Torroja in Razón y ser de los Tipos Estructurales, un testo che
delle capacità creative, immaginative e inventive, egli affermava; tali facoltà si può essere messo in relazione con l’opera e il pensiero di Candela. Tradotto in in-
manifestano per semplificare e per astrarre: ogni singolo dettaglio o elemento glese e pubblicato negli Stati Uniti l’anno successivo, il libro dell’ingegnere spa-
del mondo circostante, indifferenziato e caotico, va svuotato da quanto rite- gnolo ottenne un notevole successo, tanto che nel 1966 apparve anche una edi-
nuto casuale e, una volta “pulito” mentalmente, deve essere ridotto alla pura zione italiana curata da Franco Levi. Recando un contributo considerevole alla
essenza. «moderna filosofia strutturale»78, Torroja esprimeva il suo pensiero sull’interpre-
La questione della forma, come emerge nello scritto di Candela, non è una tazione intuitiva del comportamento statico delle strutture, che egli riteneva
semplice questione di «decorazione», come, del resto, la matematica da sola dovesse essere all’origine di ogni metodologia didattica, oltre che la principale
non produce la forma perfetta. Anzi, la missione dell’analisi numerica era per fonte di ispirazione per l’attività progettuale e per la ricerca scientifica applicata.
lui quella di ridurre e classificare gli elementi, con lo scopo di riunirli nuova- Individuare un comune linguaggio sul modo di concepire la forma, adatto
mente in modo armonioso «in una forma felice», in un processo corrisponden- al dialogo tra gli specialisti in vario modo coinvolti nel progetto, risultava, per
te all’analogo percorso intellettuale che occorre nell’arte. Ma la forma poteva i tecnici strutturisti, di importanza vitale – come sostenuto anche da Levi nella
avere un contorno che muta secondo il punto di vista, e per comprendere la prefazione all’edizione italiana del 1966 del libro di Torroja – per evitare la ridu-
vera fisionomia di un oggetto è necessario compiere una ricostruzione menta- zione del ruolo dell’ingegnere a specialista di schemi di calcolo nei progetti di
le, una «rappresentazione descrittiva che ce ne chiarisce il significato». strutture complesse. Additando un’inedita strada da percorrere per la realizza-
È fondamentale, pertanto, avere ben chiaro il concetto che tutto ciò che zione di forme e di strutture che fossero la sintesi di un valore culturale, ossia la
si guarda non è realmente come appare, fino a quando diventa necessario vera «fusione di materia e poesia», sul finire degli anni cinquanta – quando cioè
trasformare tali immagini visuali mediante i meccanismi cognitivi descritti da apparvero architetture come il già ricordato padiglione Philips di Le Corbusier
Ortega, e analizzati dalla scuola psicologica della Gestalt. L’accostamento delle all’Esposizione di Bruxelles – i testi e le opere di Candela, di Torroja, di Arup e
teorie scientifiche e dei principi filosofici all’«arte della struttura o della co- di Nervi (ma anche di Mario Salvadori e di James Edward Gordon) catalizzarono
struzione» offre una definizione di cosa egli intende per “architettura”. I limiti così l’attenzione su temi controversi e a lungo dibattuti, come quelli del rappor-
funzionali, così come quelli strutturali e quelli estetici, diventano per Candela to tra intuizione e progetto, tra creazione e struttura, tra forma e resistenza dei
essenziali per l’elaborazione di un progetto. Per questo, tali limiti devono esse- materiali.
re ben impressi nel subconscio, unico «meccanismo mentale capace di eseguire
efficacemente, e soprattutto con la velocità necessaria, il complicato processo
di adattamento che produce come risultato una forma rispondente a tutti i Forme e strutture: polemiche e dibattiti
requisiti previsti». All’entusiasmo iniziale, infatti, negli anni della fine del boom economico si
Il tema del rapporto tra forma e struttura in architettura fu affrontato anche contrappose una fase di acceso dibattito, che vide contrapposti il «corretto
da Ove Arup in alcune conferenze tenute tra il 1954 e il 195777, e sempre nel costruire», come scrisse nel 1959 Ernesto Nathan Rogers sulle pagine di «Casa-

77
In particolare, si vedano le trascrizioni delle conferenze The Practice of Building (South Africa, 78
Cfr. la prefazione di Levi all’edizione italiana di E. Torroja, La concezione strutturale. Logica ed
1954), Structural “Honesty” (Irlanda, 1954), The Integration of Structure and Architecture (Usa, intuito nella ideazione delle forme, Utet, Torino 1966 (CittàStudiEdizioni, Torino 1995); cit. anche
1955), Structure in Relation to Architecture (Irlanda, 1957), pubblicate in O. Arup, Philosophy in F. Levi, Cinquant’anni prima. Dalle rovine belliche alle costruzioni funzionali, Testo & Immagine,
of Design. Essays 1942-1981, a cura di N. Tonks, Prestel, Münich-London-New York 2012. Torino 2003, p. 75. Si veda inoltre la presentazione di Edoardo Benvenuto all’edizione del 1995.

30 31
Teatro universitario nel
parco di Chapultepec, Città
del Messico, 1959, veduta
prospettica e studio del
paraboloide iperbolico.

Cappella di San Vincenzo


de’ Paoli, Coyoacán, Città
del Messico, 1959-60
(architetti Enrique de la Mora
y Palomar, Fernando López
Carmona), piante e prospetti.

bella», e lo «sfrenato strutturalismo, dove il mezzo tecnico si riduce a un mero smo» e «strutturalismo», «in quanto la mancanza di una vera e propria funzione
gioco esibizionistico e perde ogni concretezza». Vi è da dire che il tema del statica avrebbe sempre e in ogni caso riportato tale eventuale modellazione a
rapporto fra tecnica ed espressione era da anni al centro degli interessi della un fatto puramente formale». L’intervento di Nervi chiariva questa idea, por-
rivista, e a partire dal 1959 venne affrontato con acume nella rubrica Critica tando come esempio i pilastri del Palazzo dello Sport di Roma, concepiti non
delle strutture firmata proprio da Nervi79. quali moderna interpretazione delle colonne, ma come «elementi essenziali di
L’occasione che accese gli animi fu fornita dal terminal della TWA a New York un complesso organico, nato come una unità strutturale e di cui l’insieme e i
di Eero Saarinen e dal teatro dell’opera di Sydney di Jørn Utzon, definito da particolari rispondono strettamente a una precisa finalità statica».
Candela «scultura monumentale a scala gigantesca»80. Entrambi i progetti ven- Pochi mesi dopo l’articolo-editoriale firmato da Nervi e Rogers, e subito
nero giudicati da Nervi quali «esempi del più schietto anti-funzionalismo statico dopo il primo convegno internazionale sulle strutture laminari tenutosi all’In-
e costruttivo, conseguenza della arbitrarietà delle forme in netto contrasto con stituto Técnico de la Construcción y del Cemento di Madrid che vide la nascita
le leggi della statica costruttiva. Si possono facilmente immaginare le acrobazie della IASS (International Association for Shell Structures), Candela inviò alla ri-
di calcolo, di tecnica, e lo sperpero di materiali che saranno necessari, se pure ci vista una lettera che venne pubblicata nel numero di ottobre 1959 con il titolo
si riuscirà senza sostanziali modifiche anche formali, per farli stare in piedi»81. Strutture e strutturalismo83. La missiva offrì al direttore l’occasione di ritorna-
Secondo l’ingegnere italiano, per una grande struttura la correttezza tecni- re sull’argomento, criticando quegli architetti che si affidavano alle capacità
ca risultava essere un requisito fondamentale, anzi, come egli stesso scriveva, dello strutturista spagnolo ma non riuscivano «a profittare ragionevolmente
«la indispensabile premessa della bellezza architettonica». Intuito e sensibilità degli strumenti» che egli offriva alla loro invenzione. Nella lettera Candela – a
statica, presenti negli esempi del passato da lui esaminati, erano con il loro parere di Rogers – lasciava «intendere la superficialità con la quale gli architet-
equilibrio alla base dell’accordo tra perfezione costruttiva ed espressività ar- ti cadono nello strutturalismo perché si accostano, il più delle volte, alla tecni-
chitettonica. L’attacco, non tanto velato, era verso quelle opere caratterizzate ca, facendosene dominare invece di impiegarla culturalmente per raggiungere
da strutture «false» e «artificiose», qualificabili secondo Nervi come «esempi risultati espressivi»84. In effetti, in linea con ciò che aveva sostenuto Nervi85,
di anti-strutturalismo». Candela nella lettera sottolineava come il «problema dell’esibizionismo pseu-
In riferimento a Bruno Zevi, e alle polemiche apparse sulla rivista «L’Architet- dostrutturale» fosse diventato sempre più grave. Difendendosi dagli attacchi
tura. Cronache e storia» da lui diretta82, Nervi ribadì la differenza tra «formali- sulla responsabilità di tale tendenza e puntando il dito su talune imprese ame-

79
Cfr. P.L. Nervi, Critica delle strutture, in «Casabella Continuità», 223, gennaio 1959, p. 55. traslazione, agosto 1956, pp. 299-302; Un foglio di cemento armato piegato su tre punte. Architetti
80
F. Candela, Lo scandalo dell’Opera di Sidney*. Antonin Raymond e L. L. Rado, novembre 1956, pp. 535-536; R. Arienti, Proposta per una copertura
81
P.L. Nervi, Architettura e strutturalismo, in «Casabella Continuità», 229, luglio 1959, p. 5. Di Nervi “a pieghe” di una chiesa. Architetto Enzo Frateili, agosto 1957, pp. 279-280; L’Auditorium Municipale
si veda anche l’articolo apparso pochi mesi prima, Rapporti tra ingegneria e architettura, in di Shizuoka in Giappone. Architetti Kenzo Tange, Kanichi Kotsuki, Yoshikatsu Tsuboi, agosto 1958,
«Casabella Continuità», 225, marzo 1959, p. 50. pp. 279-280; L’ossatura della Torre Velasca. Progetto architetti Ludovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico
82
La rivista «L’Architettura. Cronache e storia» di Bruno Zevi aveva una rubrica Strutture che Peressutti, Ernesto N. Rogers, strutture prof. Arturo Danusso, febbraio 1959, pp. 713-714; L’Hockey
si occupava degli aspetti tecnici e del rapporto tra forma e struttura. A partire dal maggio 1960, Rink della Yale University a New Haven. Architetti Eero Saarinen e Associati, marzo 1959, pp. 785-787;
tale parte della rivista venne assorbita nella sezione Costruzioni, «per sottolineare che il distacco V. Gigliotti, Innovazioni nei ponti dell’autostrada Pompei-Salerno, aprile 1959, pp. 855-860.
tra interessi tecnici ed espressivi non è oltre accettabile». Tra gli articoli apparsi si segnalano: 83
F. Candela, Una lettera di Félix Candela*.
S. Musmeci, Volte ad archi poligonali, marzo-aprile 1956, pp. 880-882; M. Salvadori, Ingegneria versus 84
Il testo introduttivo di Rogers alla lettera di Candela è pubblicato con il titolo Strutture
architettura, giugno 1956, pp. 139-140; Alluminio prefabbricato e gusci di cemento armato per le e strutturalismo, in Una lettera di Félix Candela*.
case. Architetti Arthur A. Carrara e John Johansen, ottobre 1956, pp. 454-455; M. Salvadori, Volte di 85
Cfr. P.L. Nervi, Architettura e strutturalismo, cit., p. 5.

32 33
Cappella di San Vincenzo Chiesa di Nostra Signora
de’ Paoli, Coyoacán, di Guadalupe, Madrid,
Città del Messico, 1959-60 1962-63 (architetti Enrique
(architetti Enrique de la Mora de la Mora y Palomar,
y Palomar, Fernando López José Ramón Azpiazu, José
Carmona), veduta Antonio Torroja), veduta
del cantiere. del modello elaborato
con Juan Antonio Tonda
presso il Laboratorio Centrale
di Strutture e Materiali
di Madrid.

ricane colpevoli di pubblicizzare la realizzazione di tutte «le follie struttura- e dunque permettessero di calcolare gli sforzi in modo relativamente semplice
li», Candela esprimeva la sua opinione sull’importanza della scelta del tipo per qualsiasi forma e per qualsiasi disposizione di appoggi.
di struttura e di forma, e sul ruolo fondamentale dei calcoli e degli ingegneri Tutte le strutture di Candela testimoniano la capacità tecnica di risolvere
“calcolatori”. Era necessario possedere intuito e sensibilità statica, qualità a ardui problemi statici, ma dimostrano anche che il legame tra forma e strut-
suo giudizio non sempre presenti fra gli architetti contemporanei: «Io spreco tura risulta inscindibile. Egli porta la forma e la struttura a una condizione
gran parte del mio tempo per far capire che le strutture che mi vengono pro- di osmosi tale che – come scrive Francesco Dal Co a proposito di Santiago
poste non sono realizzabili o che comunque io non sono in grado di costruirle Calatrava, erede a sua volta di Torroja e Candela – «l’eloquenza delle sue
così come mi vengono presentate»86. costruzioni risulta spesso fraintesa per eccesso di chiarezza»87. Le molte ope-
Rivendicando con orgoglio la sua posizione intermedia fra architettura e re di cui Candela eseguì i calcoli, ad esempio la pensilina d’ingresso di un
ingegneria, Candela si soffermava sui princìpi e sulle regole alla base di tutte quartiere residenziale presso il lago di Tequesquitengo, Morelos (1957) e la
le strutture in armonia con le leggi più elementari dell’equilibrio statico. Sem- fontana ornamentale nella Plaza de los Abanicos a Lomas de Cuernavaca
plificare al massimo i problemi e trovare «soluzioni sostanzialmente sensate» (1958), entrambe di Guillermo Rosell e Manuel Larrosa, oppure i già citati
diventavano imperativi costanti: egli era convinto che il successo non stesse nel lavori per la cappella di San Vincenzo de’ Paoli a Coyoacán e per il ristoran-
costruire forme stravaganti, bensì nello studiare i dettagli con «sensibilità» e te Los Manantiales a Xochimilco88, si presentano come strutture abilmente
«buon senso». A Candela interessavano le ragioni funzionali nella progetta- congegnate in cui la resistenza per forma si coniuga a una libera e disinvolta
zione di travi e pilastri, e nella disposizione delle nervature di irrigidimento. espressività organica, e confermano la tesi dell’architetto spagnolo, secondo
Come Nervi, egli credeva che esistesse – senza uscire dalla soluzione statica- la quale il moderno – come nelle epoche passate – può nascere in principal
mente soddisfacente – un ampio margine «entro il quale esprimere la pro- modo dall’analisi della struttura.
pria personalità e ottenere strutture espressive in armonia con la funzione». In
qualità di “ingegnere appaltatore”, presentò su «Casabella» una serie di opere
con fotografie e disegni che mostravano come si potesse costruire, «senza al- Lo “strutturalismo” rivendicato
cuna pretesa estetica o architettonica», umbrellas di cemento armato formate I primi anni sessanta – periodo in cui Candela viene consacrato a protago-
da paraboloidi iperbolici. nista dell’architettura mondiale (ottiene la Gold Medal dall’Institution of
Al di là dell’eccezionalità mediatica di presentare le sue opere in qualità Structural Engineers e l’Auguste Perret Prize nel 1961; tiene le Charles Eliot
esclusiva di “ingegnere appaltatore”, in verità i suoi lavori rivelavano la ca- Norton Lectures, con Nervi e Buckminster Fuller, alla Harvard University nel
pacità di plasmare plasticamente i paraboloidi iperbolici in modo da ottenere 1961-6289; appare nel 1963 la monografia di Faber a lui dedicata ed escono
originali coperture di grandi dimensioni che andavano ben oltre gli esiti di numerosi articoli sul suo lavoro in tutte le riviste internazionali) – lo videro
mere soluzioni tecniche. Non era infatti sufficiente il dato incontrovertibile che
i paraboloidi iperbolici – ossia le superfici a doppia curvatura, condizione indi- 87
F. Dal Co, Le origini della morfologia resistente come meraviglia, in «Casabella», 686, febbraio
spensabile affinché una lamina lavorasse come struttura autoportante avendo 2001, p. 36.
due sistemi di generatrici rette – facilitassero la predisposizione dell’armatura
88
M. Savorra, Félix Candela. La grande arte della modellazione strutturale, in «Casabella», 821,
gennaio 2013, pp. 56-65.
89
I documenti e i testi di Candela relativi alle Charles Eliot Norton Lectures tenute presso la
86
F. Candela, Una lettera di Félix Candela*. Harvard University sono in FC, box 12, folder 14.

34 35
Progetto della chiesa di
Nostra Signora del Pilar,
Toluca, 1962-64 (architetti
Alberto González Pozo,
Leonardo Vilchis Platas),
schizzo prospettico.

Progetto per una chiesa.

Progetto di concorso dello


stadio Azteca per i giochi
Olimpici, Città del Messico,
1960, veduta prospettica.

sempre più impegnato nel far conoscere le sue teorie con conferenze e scritti. za» con quelli che sono stati interpretati come gli «strumenti di legittimazio-
In particolare, l’analisi dell’esatto funzionamento del paraboloide iper- ne sociale prima che scientifica»92.
bolico, già proposta in due articoli pubblicati su «Architectural Record» nel Secondo Candela, condizione importante per una struttura era la sua as-
195890, fu il punto di partenza per affrontare nuovamente i temi del rappor- soluta originalità, sebbene tale «originalità», per quanto «corretta», risultasse
to tra forma e struttura in una relazione al congresso dell’Unione internazio- sempre effimera. Per assurdo, la deliberata mistificazione della verità strut-
nale degli architetti tenutosi in Messico dall’8 al 12 ottobre 1963. turale era stata ottenuta dai cosiddetti architetti moderni, scriveva Candela,
Candela tornò a ribadire, stavolta senza giustificazioni, il carattere rivolu- «in nome del funzionalismo, che di per sé non è un principio estetico ma eti-
zionario della produzione di forme libere «dalla servitù degli elementi secon- co». Produrre forme sempre nuove era piuttosto la conseguenza del proble-
dari o decorativi della composizione tradizionale, ma anche da quella degli ma dell’ossessiva ricerca di originalità, che Candela attribuiva a quello della
elementi primari o strutturali»91. Nella relazione, dal titolo Arquitectura y contrapposizione, prima mai verificatasi, fra individualismo e collettivismo. Il
estructuralismo, emergeva una lucida osservazione di quanto si era verificato conflitto tra una professione liberale e il processo di massificazione e unifor-
in passato nel campo delle sperimentazioni formali con il cemento armato: mità era interpretato nello scritto come la vera causa del fenomeno dell’esibi-
affrontando il fenomeno delle strutture originali progettate con marcato zionismo ingegneristico, un fenomeno contraddittorio proprio perché, egli af-
proposito esibizionista, Candela definì «strutturalismo “al negativo”» quello fermava, «l’essenza stessa dell’architettura consiste, in un certo modo, nell’as-
«basato su di una simulata inversione degli principi eterni strutturali», con la senza di originalità».
conseguenza di creare «una confusione tra ciò che era semplicemente possi- Candela chiariva questo passaggio affrontando la questione del linguaggio
bile e ciò che sarebbe stato desiderabile». architettonico, composto da simboli astratti, che poteva manifestarsi nello stile
In realtà, “quanto possibile” e “quanto desiderabile” era per Candela e nel carattere. Ma se il primo riguardava gli elementi marginali della composi-
una strada da perseguire sempre; anche perché, rispettando solo l’econo- zione come la decorazione, il secondo trascendeva le epoche ed era da riferirsi
mia, l’efficienza e la facilità di esecuzione – condizioni per il successo di all’uso e ai contesti esterni, o alle tradizioni locali. Per meglio far comprendere
un’opera – si correva il rischio della «ripetibilità» a scapito dell’«originalità». il significato di carattere, citava le «invariantes castizos», indicate dal suo com-
Nessun architetto «strutturalista» che si rispetti – egli affermò – accettereb- pagno di studi madrileni, Fernando Chueca, in un libro del 194793, mentre per
be «per principio di utilizzare una struttura che sia stata eseguita in prece- la definizione di stile, come «norma del superfluo», riprendeva nuovamente
denza da altri». il pensiero di Ortega. Tuttavia, Candela era ben consapevole della necessità
Ripetibilità e originalità offrirono lo spunto per ragionare intorno a temi, che uno stile fosse «accettato», e per tale motivo affermava che l’architetto,
a suo avviso ancora poco dibattuti dalla cultura architettonica, che potevano per produrre della buona architettura, doveva ricorrere a quelli che definiva
convivere, al di là dei confini gnoseologici, con soluzioni strutturali chiare, «luoghi comuni»: «Soltanto quando un determinato tipo strutturale è passato
attinenti alle scelte e alle responsabilità del progettista. In questo caso, la sua a questa categoria di luogo comune e la sua efficacia è stata ampiamente di-
scrittura era lontana dall’ascetismo tipico, come ad esempio nel caso di Nervi,
di chi cercava di mettere insieme gli «indizi di un’ossessione per la conoscen- 92
C. Olmo, Nella scia di Pequod, in C. Olmo, C. Chiorino (a cura di), Pier Luigi Nervi. Architettura
come sfida, catalogo della mostra itinerante, Silvana Editoriale-Civa-PLN Project, Milano-
Bruxelles 2010, p. 34.
90
F. Candela, Comprendere il paraboloide iperbolico*. 93
Cfr. F. Chueca Goitia, Invariantes castizos de la arquitectura española, Editorial Dossat, Madrid
91
F. Candela, Architettura e strutturalismo*. 1947.

36 37
mostrata, può essere considerato elemento architettonico, dimostrando così la
paradossalità del tentativo di fare dell’architettura tramite strutture originali».
Affinché l’arte della costruzione non s’inaridisse e non si paralizzasse, egli
arrivò a definire il compito dell’ingegnere e dell’architetto strutturalista, i qua-
li a suo parere avrebbero dovuto dedicare i loro sforzi alla ricerca di nuove
forme resistenti: «mi riferisco a un tipo di ricerca qualitativa e formale, in op-
posizione a quella quantitativa e misurabile»94. Ricercare continuamente, stu-
diare tutto quanto era stato scritto su un argomento, lavorare e trasformare
gradualmente le diverse soluzioni, anche copiando se stessi e modificando le
scelte precedenti, era la base di una ben definita etica professionale.
La questione delle strutture di qualità rimandava al tema delle strutture
affidabili, per le quali era necessario immaginare proprio un’ingegneria “della
ripetizione”, anche per evitare disastri ed errori di calcolo e dunque di proget-
tazione95. Giudizio tecnico e giudizio critico, insieme, diventavano così indi-
spensabili per un progresso architettonico degno di nota.
Ribadendo l’insufficienza del solo lavoro teorico e dimostrandosi favore-
vole alle realizzazioni progressive con prove su scala naturale, Candela ter-
minava lo scritto rammentando quanto dovrebbe accomunare i tipi struttu-
rali resistenti per forma: dall’economia nel consumo dei materiali alla facilità
di costruzione, alla progettazione con calcoli semplici eseguibili non solo da
un’esclusiva minoranza di specialisti, fino alla loro flessibilità che ammette pos-
sibilità di combinazioni adattabili alle differenti situazioni planimetriche.
Non a caso, concludeva: «la mia maggiore soddisfazione non consiste
nell’aver eseguito certe strutture spettacolari – sebbene confessi di aver avuto
gran soddisfazione nel farle – ma nell’avere contribuito, anche in misura mini-
ma, ad alleggerire l’ingente problema di coprire economicamente spazi fruibili,
dimostrando come la costruzione di gusci non costituisca un’impresa straordina-
ria che dà immortalità ai suoi autori, ma un procedimento costruttivo semplice e
flessibile. L’umile “paraguas” è il mio più grande orgoglio, e soprattutto vedere
come sia utilizzato con successo da molte persone in diverse parti del mondo.
Nessuno lo considera ormai un’ostentazione strutturale, ma un elemento utile
ed economico; è diventato un luogo comune e può essere utilizzato dall’archi-
tetto per il suo compito specifico di ottenere la bellezza con mezzi semplici»96.

94
F. Candela, Architettura e strutturalismo*.
95
Su questi argomenti si veda H. Petroski, Design Paradigms. Case Histories of Error and
Judgment in Engineering, Cambridge University Press 1994 (trad. it. di L. Cecchelli, Gli errori
degli ingegneri. Paradigmi di progettazione, Edizioni Pendragon, Bologna 2005).
96
F. Candela, Architettura e strutturalismo*.

Schizzi di studio sulle forme.

38
Padiglione dei raggi cosmici,
Città del Messico, 1951-52
(architetto Jorge González
Reyna), prospetto principale.

Félix Candela, gli scritti


Chiesa di Nostra Signora Verso una nuova filosofia delle strutture
della Medaglia Miracolosa,
Narvarte, Città del Messico,
1953-55, veduta interna.

Il secolo XIX rappresenta il trionfo della scienza pura e, soprattutto, della sua
applicazione pratica o tecnologica. È il culmine di un periodo di splendore
dell’umanità iniziato nel Rinascimento; in meno di cinquecento anni si sono
realizzate scoperte meravigliose che non potevano essere nemmeno imma-
ginate nei millenni precedenti. Questo lasso di tempo è veramente breve e
in più è compreso in un periodo di gestazione del quale costituisce la parte
maggiore, per cui ci troviamo davanti al fatto sorprendente che tutto quello
che chiamiamo scienza e, soprattutto, i suoi risultati tangibili, sono frutto di
meno di un secolo e mezzo; appena un lampo nell’evoluzione dell’umanità.
È quindi sorprendente l’enorme, se si vuole ingiustificata, arroganza che ca-
ratterizza l’uomo di oggi. Egli crede di essere in grado di ottenere tutto più
velocemente e facilmente1, gli sembra di dominare la natura e dimentica
che è necessario prima dominare se stessi, e che senza un costante sviluppo
di altre scienze – come ad esempio la morale, sia politica sia sociale – il seme
della distruzione che ha dentro di sé rischia chiaramente di rovinare tutta la
civiltà attuale. La squilibrata ipertrofia tecnica servirà solo, alla fine, a dargli
armi più potenti con le quali completare agevolmente la propria distruzione.
Tuttavia non è questo l’oggetto del nostro saggio, né tanto meno siamo pre-
parati per affrontare l’argomento. Quello che invece ci interessa, quello che
vogliamo evidenziare è l’alta considerazione in cui è tenuta la matematica,
come naturale conseguenza della valutazione superficiale del ruolo impor-
tantissimo che essa ha svolto nel rapido sviluppo della tecnologia.
È assai significativo che questo periodo finale inizi proprio nel momento in
cui le matematiche attuali completano la loro evoluzione e il calcolo diffe-
renziale e integrale si consolida pienamente. È perfettamente naturale che
ciò sia accaduto, poiché senza tale strumento sarebbe stato impossibile af-
frontare la risoluzione dei nuovi problemi che si pongono, almeno nella for-
ma in cui si presentano. Forse, tuttavia, le soluzioni potevano essere trovate

1
L’uso quotidiano degli esiti utilitaristici delle scoperte scientifiche, la facilità di acquistarli con i
“nostri soldi” ci porta ad avere la sensazione, del tutto errata, di dominare la scienza. A nessuno
viene in mente di fermarsi e riflettere su quel poco che ciascuno di noi ha dato personalmente
per contribuire al suo sviluppo. La verità è che la scienza non è il frutto del lavoro di molti, ma è
figlia del gigantesco sforzo di pochi.

I corsivi nei testi sono di Candela, le indicazioni tra parentesi quadre sono del traduttore 43
seguendo un’altra strada, ma sta di fatto che vennero impiegati proprio i più aderenti alla realtà, qualora si presentino incongruenze tanto evidenti
procedimenti matematici. In questo modo potremmo concludere superficial- da non poter essere spiegate con le convenzioni in uso.
mente – così come si fece nel XIX secolo – che tutta la scienza si riduce alla In questo modo progrediscono, con discontinuità, le scienze sperimentali.
sistematica applicazione del ragionamento matematico e che con i semplici Durante i periodi creativi nascono idee di base che saranno poi utili durante
processi di analisi si potrebbe scoprire, se non si fosse già scoperta, la verità le epoche di sviluppo. Queste s’impegnano a verificare, completare e ottene-
assoluta, ossia conoscere integralmente la realtà. re un vantaggio pratico da quelle idee fondamentali fino al loro progressivo
In questo consisteva fondamentalmente la posizione dell’uomo di fronte al esaurirsi, cioè fino a quando la presenza di contraddizioni diventa intollera-
mondo nel secolo passato; nel credere nell’infallibilità della scienza o, per bile, nonostante la riluttanza a lasciare il preciso e spesso ingegnoso arma-
meglio dire, del ragionamento logico e matematico, e dunque delle teorie mentario scientifico sviluppato in tempi recenti per l’applicazione pratica di
razionaliste in tutti i campi del pensiero, inclusa la politica. tali idee.
L’intelletto umano arriva a deformarsi a tal punto che le spiegazioni più ov- Questa resistenza, a prescindere dalla convenienza offerta dalle procedure
vie o comprovate di qualunque fenomeno fisico si scartano, ancora oggi, di analisi abituali, è una delle principali cause dell’apparente inerzia mentale
perché considerate poco scientifiche se non accompagnate da un importante che caratterizza i periodi tardi delle epoche di sviluppo.
corredo di formule matematiche. Basta, comunque, la sola presenza di com- Pensare è sempre uno sforzo doloroso e, quindi, è molto più comodo crede-
plicate equazioni differenziali perché tutti ci portino rispetto, visto che le re semplicemente nel buon senso di chi ha sviluppato le procedure in uso e
consideriamo come verità intangibili. applicarle alla lettera, per lunghe e noiose che siano, piuttosto che fermarsi
Confondendo così purtroppo il mezzo con il fine, si dimentica che le mate- e riflettere un attimo da soli.
matiche non sono che un puro mezzo, solo uno strumento, per quanto pre- Ma la tecnica può avanzare solo come conseguenza di interessi scientifici;
ciso sia. Il rigore e la precisione del ragionamento matematico non possono senza di essi, senza il fervore alla ricerca, si riduce a una questione di routine
garantirci l’esattezza dei risultati della sua applicazione, poiché dobbiamo e degenera fino a diventare un ricettario intoccabile. È chiaro che ogni pro-
sempre partire da un’ipotesi iniziale arbitraria. Per quanto evidente ci possa fessionista ha bisogno di un certo numero di ricette per uso personale per
sembrare a volte la certezza di queste ipotesi primarie, la realtà è che non risolvere i problemi quotidiani che si presentano nel corso del suo lavoro. Il
possiamo mai confidare totalmente in esse, posto che siano di nostra mano, male non sta nell’uso di tali formule, ma nel credere nella loro infallibilità
dei nostri sensi e, in definitiva, della nostra immaginazione, giacché i nostri assoluta e nella conseguente cancellazione di qualsiasi iniziativa. Non si può
sensi non sono, in assoluto, attendibili. pretendere, naturalmente, che ogni tecnico sia un ricercatore, ma è necessa-
Il “vedere per credere” non può bastarci, nella maggior parte dei casi, poi- rio che abbia una certa dose di interesse per i principi fondamentali su cui si
ché non è sufficiente, né addirittura possibile, l’esame obiettivo dei fatti. basa la sua tecnica.
Quando si ricerca o si comprova – del resto questa stessa parola indica chiara- Il processo scientifico richiede l’analisi e la sintesi o, in altre parole, la spe-
mente il carattere del processo – si agisce sempre con l’obiettivo di ratificare cializzazione e l’aggregazione. La prima attività, come classificazione e co-
una certa idea preconcetta sulla causa del fenomeno che studiamo. Come municazione delle ricerche eseguite, corrisponde ai periodi di sviluppo, la
afferma Ortega y Gasset: «Per questo motivo è impossibile conoscere diret- seconda, come interpretazione e visione complessiva dei risultati noti, pre-
tamente la pienezza della realtà, non abbiamo altra scelta che costruire una vale nei momenti di creazione. Questo è il modo di procedere del pensiero
realtà arbitraria, supporre che le cose stiano in un certo modo. Questo ci dà scientifico. Entrambi i processi sono imprescindibili in un percorso normale,
uno schema, cioè un concetto o un insieme di concetti. Con quest’ultimo, per cui deve sussistere un certo equilibrio tra loro. Quando questo equilibrio
come attraverso una griglia, guardiamo l’effettiva realtà, e poi, solo allora, si rompe, vi è il rischio che tutto il lavoro sia inutile, o per troppa libertà nel
otteniamo una visione approssimativa di questa. Ecco in cosa consiste il me- lavoro interpretativo o di fantasia, o per mancanza di contenuto del lavoro
todo scientifico. Anzi, in questo consiste in generale l’uso dell’intelligenza». di verifica e di controllo.
Detto questo, quello che conta è l’atteggiamento intellettuale di fronte al È un luogo comune dire che siamo in un’epoca di “specializzazione”, ma
fenomeno. La stessa esperienza può essere interpretata in modi diversi, e questa enfasi indica che essa non è già più attuale, che il dominio dello spe-
persino opposti, secondo il pensiero dell’osservatore. cialista è finito poiché si è già completato il ciclo di vita corrispondente. Le
Da qui l’enorme importanza delle ipotesi che, in generale, non sono altro che idee che gli diedero forza sono ormai completamente sviluppate e conti-
convenzioni che ci servono a fissare le idee, e sono legittime sin quando non nuare a esprimerle sarebbe sterile e senza senso; si è già ottenuto quanto
implicano contraddizioni con i risultati dell’esperienza: mentre permettono ci si poteva aspettare da loro ed è giusto, ora, sostituire tali idee con altri
spiegazioni logiche di tali risultati, debbono tuttavia essere sostituite da altre principi fondamentali che immettano nuova linfa nella struttura ad albero

44 45
della scienza, se si vuole proseguire in tal senso. Nel campo della fisica tale calcoli, il coefficiente di sicurezza potrebbe essere solo di pochi decimi sopra
trasformazione è già iniziata, o forse non è mai terminata, ma le scienze mi- l’unità. Purtroppo non è questo il caso. Non possiamo avere fiducia in nessuno
nori si aggrappano ancora a principi obsoleti. Il minimo che possiamo fare è dei punti menzionati, le cause di cedimento sono incerte e la loro importanza
renderci conto di tale caducità per essere in grado di accettare nuove idee. sconosciuta, e dobbiamo aumentare il coefficiente per contrastare la probabi-
E questo non significa dire semplicemente che le idee antiquate sono errate. lità che le condizioni effettive siano peggiori di quelle previste».
Questa è una polemica senza senso giacché saranno false, in un certo modo, Essendo così grande il numero di variabili e di incognite che intervengono in
anche quelle che verranno a sostituirle. La cosa importante è che ci aiutino a qualsiasi calcolo, dobbiamo fare affidamento sulla statistica e sul calcolo delle
fare un passo in più nel percorso infinito della conoscenza. La tragedia della probabilità per determinare l’entità di questi coefficienti, attraverso i quali la
scienza è lavorare per un risultato che non giungerà mai. Dobbiamo, quindi, resistenza dei materiali non fa altro che seguire un processo già accettato dalle
rassegnarci per chiudere, anche in misura molto piccola, il grande cerchio in scienze fisiche in cui il concetto di probabilità gioca un ruolo importante.
cui tentiamo di imprigionare la realtà. Riferendoci in particolare al cemento armato, osserviamo che non è sufficien-
Tutto questo preambolo sembra sproporzionato rispetto a quello che stia- te dividere per un certo coefficiente le tensioni di rottura del calcestruzzo e
mo per dire, ma abbiamo voluto ricordare alcune idee generali su ciò che si dell’acciaio per ottenere i tassi di lavoro, ma questo coefficiente deve essere
intende per processo scientifico per applicarle allo stato attuale dell’analisi applicato alle condizioni di rottura dell’intera struttura che stiamo analizzan-
strutturale che può, in un certo senso, essere considerata come una scienza, do. Non è sufficiente considerare neanche la rottura della singola sezione o
benché rigida. della singola parte che compone detta struttura.
Più propriamente sarebbe meglio definirla come una tecnica il cui scopo è ot- Questo è esattamente il punto nel quale falliscono i metodi di calcolo usuali.
tenere una certa sicurezza, entro i limiti umani, che gli edifici si mantengano La teoria dell’elasticità, unica ammessa nella maggior parte dei regolamenti,
stabili sotto l’azione delle normali sollecitazioni. non è in grado di prefigurare, neanche approssimativamente, tale fenome-
Stabilita questa definizione, scopriamo già la prima incertezza. Quali sono no, alla luce del quale l’intero processo di calcolo perde totalmente di signi-
le normali sollecitazioni? È nota la difficoltà di determinarle in anticipo con ficato. Per ottenere il limite di resistenza dobbiamo estrapolare le ipotesi
una certa precisione, perché se è facile sapere quale sarà il peso della co- fondamentali della teoria, la più importante delle quali è la legge di Hooke o
struzione, non è lo stesso con i sovraccarichi e soprattutto con la loro pos- di proporzionalità tra tensioni e deformazioni, e tale estrapolazione sarebbe
sibile distribuzione. Ancora più incerte sono le sollecitazioni prodotte dai giustificata solo se i materiali continuassero a comportarsi elasticamente fino
cosiddetti effetti secondari (variazioni di temperatura, ritiro del calcestruzzo, al momento di rottura.
cedimenti differenziali del terreno ecc.), generalmente difficili da prevede- Ciò non avviene neanche quando, come nel caso dell’acciaio duttile, si ha
re. Ciò significa che, anche prescindendo per un istante dall’accuratezza dei un intervallo di proporzionalità o elasticità pura. Al crescere dei carichi, in
metodi di calcolo, il problema non può avere una soluzione esatta e unica. prossimità della rottura, la proporzionalità scompare, i materiali cedono e le
Riconoscendo implicitamente questo stato di cose, i regolamenti impostano deformazioni aumentano notevolmente in presenza di piccoli incrementi di
un certo valore dei coefficienti di sicurezza; ma se noi ci attenessimo esclu- carico. Questa circostanza è rappresentata graficamente dalla porzione oriz-
sivamente alla lettera a tali norme, potrebbe sembrare che questi “tassi di zontale dei diagrammi tensione-deformazione dei materiali normalmente
lavoro” abbiano come finalità quella di prevenire i possibili danneggiamenti impiegati nelle costruzioni e che rappresentano il campo plastico o di sner-
dei materiali dovuti a differenze di qualità inerenti ai rispettivi processi di vamento degli stessi.
fabbricazione, dando per buona la precisione ottenibile per quanto riguarda Questo campo è di grande importanza ai fini delle nuove teorie di calcolo,
le altre variabili coinvolte. poiché è l’origine della “ridistribuzione” o trasferimento di sforzi dalle parti
Va osservato che non è questo il caso. Ma sarà utile parafrasare quanto af- più sollecitate a quelle che lo sono meno e, in definitiva, è a questo fenome-
fermano a tale proposito autorità riconosciute a livello internazionale come i no che si deve la stabilità della maggior parte delle strutture.
professori Torroja, Ros e Campus nella relazione dal titolo La conception et le In questo modo abbiamo delineato il tema fondamentale del nostro lavoro:
calcul du coefficient de sécurité dans les constructions en béton armé, presen- L’inadeguatezza e mancanza di logica dei metodi di calcolo in uso, basati
tata alla «Réunion Internationale des Laboratoires d’Essais et de Recherches sulla teoria dell’elasticità.
sur les Matériaux et les Constructions», nel luglio 1950: «Se si conoscono i cari- Si potrebbe argomentare contro tale affermazione che l’esperienza ha di-
chi esatti a cui andrà soggetta la costruzione, così come la qualità dei materiali, mostrato come la maggior parte delle strutture che si costruiscono basandosi
se l’esecuzione è stata perfetta, se le ipotesi e i metodi di calcolo utilizzati su detti procedimenti stiano ancora in piedi. Tuttavia, abbiamo già indicato,
corrispondono alla realtà e, infine, in assenza di ogni possibilità di errore nei e cercheremo di dimostrare in seguito, che il motivo principale per il quale

46 47
le costruzioni sostengono i carichi è proprio e paradossalmente il fatto che i cordata, con una certa frequenza, l’imprecisione caratteristica di questo pro-
materiali non sono conformi alle ipotesi di calcolo. Viceversa, se fossero per- cesso e vanno confrontate le inevitabili grossolanità delle strutture risultanti
fettamente elastici, sarebbe inevitabile il collasso delle strutture, al variare con la finezza ed esattezza dei procedimenti matematici che pretendono
delle condizioni supposte nel calcolo, per il raggiungimento delle deforma- di darci un quadro del comportamento di tali strutture sotto l’azione degli
zioni dei valori corrispondenti agli sforzi di rottura. incerti carichi accidentali.
È già da molto tempo che i materiali tradizionali sono stati sostituiti con Ma succede che, una volta compiuto lo sforzo d’immaginazione per idealiz-
altri privi di tali proprietà sfavorevoli. Per fortuna le strutture, più prudenti zare o semplificare le proprietà fisiche dei materiali – e soprattutto quando,
dell’essere umano, si impegnano a non cadere e questo ci permette di conti- come conseguenza dell’applicazione del processo matematico a tali corpi
nuare a illuderci con il nostro gioco innocente. ideali, si è arrivati a risultati e formule più o meno complicati, le cui stesse dif-
Anche se i principi sui quali si basa la teoria matematica dell’elasticità sono ficoltà di conseguimento li fanno apparire come definitivi – si fatica a ritor-
stati enunciati da Galileo e da Hooke, e si sono concretizzati con Eulero, nare sui propri passi e a riconsiderare l’adeguatezza di quanto presupposto.
Coulomb e Bernoulli, per citare solo alcuni dei molti nomi famosi, la sua im- Bisogna valutare, inoltre, la soddisfazione spirituale e il senso di perfezione
postazione definitiva non si è resa possibile fino a quando il suo strumento che fornisce la risoluzione di qualsiasi problema con metodi puramente mate-
principale, il calcolo differenziale e integrale, non è stato completamente matici. Lo strumento è tanto puro e affascinante che risulta quasi impossibile
sviluppato. È quindi dal secolo scorso, esattamente dal 1821, allorquando rinunciare ai suoi risultati o addirittura dubitare della sua certezza.
Navier e Cauchy ottengono le equazioni differenziali di base della elasticità Il fatto è che la teoria dell’elasticità si riferisce a un materiale ideale, omoge-
che l’evoluzione della teoria diventa rapidissima. neo e isotropo, che risponde anche alla legge di Hooke. Tuttavia, i materiali
Osserviamo, dunque, come essa sia un autentico prodotto del XIX secolo e comuni sono ben lungi dal somigliare a tale ipotetica materia e il cemento
della sua mania di voler imprigionare la realtà in un quadro matematico. armato, che ora è il materiale da costruzione per eccellenza, è eterogeneo
Mania feconda, tra l’altro, poiché senza di essa non avremmo raggiunto pro- per definizione, ovvero è allotropo, in quanto contiene ferro solo in alcune
babilmente le sorprendenti scoperte che oggi vediamo e sfruttiamo in tutti zone e in determinate direzioni, e non risponde affatto alla legge di Hoo-
i settori della tecnica2, per la quale, tuttavia, rappresenta un punto di vista ke. Il diagramma delle deformazioni del calcestruzzo non ha nessuna parte
totalmente superato. lineare e la deformazione di una sezione composta dipende essenzialmente
Bisogna riconoscere il ruolo importante che la teoria dell’elasticità ha giocato dalla quantità e disposizione dell’armatura in acciaio.
nell’evoluzione dell’analisi strutturale, così come ciò che significa nei termini Ma esamineremo qual è il reale uso della teoria dell’elasticità nell’analisi di
di quella disciplina intellettuale, indispensabile nella formazione di ingegneri strutture composte da travi prismatiche.
e architetti. Tale teoria è ineccepibile, al pari del ragionamento matematico. Quando si tratta di calcolare travi che le condizioni di appoggio rendono sta-
Ma, essendo solo un processo logico, non può garantire la certezza dei risulta- ticamente determinate o isostatiche, le equazioni di equilibrio della meccani-
ti, se non nella misura dell’adeguatezza delle premesse. Non potrebbe esistere ca e la considerazione implicita del principio di Saint-Venant sono sufficienti
alcuna obiezione all’applicazione delle sue deduzioni per il dimensionamento per calcolare le forze e i momenti che agiscono su ogni sezione.
delle strutture se i materiali con cui esse sono costruite fossero rispondenti Una volta note queste forze e momenti, il calcolo delle sezioni, e soprattutto
all’ipotesi di base dell’elasticità. Purtroppo questo non è ciò che accade. delle sezioni di cemento armato, utilizza fin dall’inizio un procedimento che
È pur vero che, per poter applicare i procedimenti matematici a qualsiasi ha poco a che fare con la teoria dell’elasticità. L’unico ricordo di essa, il dia-
fenomeno fisico, è sempre necessario un certo grado di idealizzazione e che gramma triangolare della zona compressa, viene praticamente accantonato
questa idealizzazione è anche indispensabile per vedere le cose abbastanza in molte normative e solo la consuetudine ne prevede l’utilizzo. I metodi
chiaramente3. Ma portando la questione al limite, si dimentica in realtà il moderni di calcolo di sezioni sono puramente empirici: prendono in consi-
fine che si persegue, ossia quello di interpretare le prestazioni dei materiali derazione una distribuzione rettangolare di compressione nel calcestruzzo,
in opera, con tutte le imperfezioni riguardanti il processo costruttivo. Va ri- corrispondente a un’aliquota, lo 0,85, della tensione di rottura dei provini
cilindrici, e sfruttano la plasticità del calcestruzzo e dell’acciaio per determi-
nare la capacità limite di resistenza nella sezione.
2
Forse si sarebbe giunti a tali scoperte per altre strade. Sarebbe interessante analizzare questa
possibilità in modo approfondito. Vale a dire che la teoria dell’elasticità si utilizza solo per l’analisi delle strut-
3
«Tutte le cose di cui parla la Scienza, se si vuole, sono astratte, e le cose astratte sono sempre ture continue, staticamente indeterminate o iperstatiche.
chiare. A essere essenzialmente confusa, intricata, è la realtà vitale concreta, che è sempre
unica» afferma Ortega y Gasset, proseguendo: «Solo ciò che è immaginario può essere esatto. I comuni metodi per calcolare le forze ridondanti o incognite iperstatiche
La matematica germoglia dalla stessa radice della poesia, dal dono della fantasia». si basano sull’applicazione dei teoremi dell’energia. È, in generale, quanto

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afferma Castigliano: «Espresso il lavoro di deformazione elastica in funzione il periodo creativo di cui si parlava all’inizio, e considerarlo ridotto, per quanto
delle forze esterne, la sua derivata parziale rispetto a una qualsiasi di queste riguarda i calcoli strutturali, a soli trenta o quaranta anni del secolo scorso?
forze ci dà la proiezione su una direzione di spostamento che si verifica nel E non si giustifica questo stato delle cose con il fatto che la costruzione sia
suo punto di applicazione». Se deriviamo rispetto a un momento, otteniamo percepita solo come una scienza minore, dal momento che è allo stesso tem-
quindi la rotazione della sezione in cui viene applicata. Ripetendo questo po una delle attività umane che consumano le maggiori quantità di sforzo
processo tante volte, si arriva a un sistema di equazioni lineari, in numero collettivo. Un elevato rigore nei metodi di calcolo delle strutture che tende
pari alle incognite, la cui risoluzione ci dà le grandezze ridondanti cercate. È all’economia di materiali e che semplifica l’analisi della stessa si traduce au-
ben noto che il procedimento non fu applicabile nella pratica per strutture tomaticamente in una considerevole riduzione dello sforzo umano nel suo
moderatamente complesse fino a quando, per risolvere il sistema di equazio- complesso. Tuttavia, il tema che vorremmo sollevare sembra intoccabile ai
ni, non fu ideato un metodo basato su approssimazioni successive noto con professionisti dei media, a giudicare dalla nostra esperienza personale, dalla
il nome di metodo di Cross. scarsa risonanza che hanno avuto i lavori pubblicati – alcuni già superati – e
Vediamo, dunque, come sia rilevante in questo processo l’espressione dallo scarso numero di sostenitori. Spesso questi, ultimamente, lo trattano
dell’energia elastica di deformazione, ottenuta come integrale dei lavori brevemente e di sfuggita4, riconoscendo in anticipo l’inutilità degli sforzi di
elementari generati in corrispondenza dei punti della superficie limite del andare controcorrente.
corpo. Affinché detta espressione possa essere applicabile, è necessario che, In questo senso è incredibilmente significativa l’introduzione al libro di Har-
una volta definite le tensioni e le relative deformazioni, il rapporto tra loro dy Cross, Continuous Frames of Reinforced Concrete: costituisce un’evidente
sia il più semplice possibile, e affinché questo rapporto dipenda soltanto da riserva mentale, un’autogiustificazione e una rinuncia preventiva alla re-
due coefficienti (quello di dilatazione longitudinale E e quello di dilatazione sponsabilità che può ricadere sull’autore per le erronee interpretazioni che
trasversale Ω, che di solito è sostituito dal cosiddetto coefficiente di Poisson) del suo libro possono fare menti meno lucide. Sembra come se, riconoscendo
è necessario assumere, tra le altre variabili, l’omogeneità e l’isotropia del implicitamente l’inutilità di esporre il problema in tutta la sua crudezza, ci
materiale. dicessero: «se volete proseguire su questa strada, se decidete di continuare a
Difficilmente può individuarsi un esempio più chiaro di ostinazione e di deli- praticare il vostro hobby ingenuo, almeno qui avete uno strumento prezioso
berata distorsione dei fatti, di ingabbiamento di una realtà sfuggente e com- che vi farà risparmiare sforzi inutili».
plessa, di quello del procedimento artificioso mediante il quale, nell’espres- Poco, se non nulla, potremmo aggiungere alla sua magistrale e concisa trat-
sione generale della citata relazione, vengono eliminati i coefficienti fino a tazione del tema. Dovremo accontentarci di ripeterlo, ancora una volta, se-
ridurli esattamente a due soltanto. guendo la linea del nostro ragionamento.
Una volta ottenuta in questo modo, di certo geniale, l’espressione matema- Poiché l’unica procedura utilizzabile nella pratica per l’analisi elastica delle
tica della proporzionalità tra sforzi e deformazioni, sarebbe stato logico tro- strutture iperstatiche è il metodo di Cross, ed essendo inoltre un metodo uni-
vare un materiale in grado di soddisfare i requisiti prospettati. Il fatto che versalmente noto e utilizzato, dovremo necessariamente far riferimento a
l’acciaio fosse relativamente omogeneo e isotropo e avesse un campo di pro- esso, in particolare, per dare maggiore chiarezza a questa critica, ribadendo
porzionalità bastò affinché i nostri nonni, con uno spirito che oggi definirem- tuttavia ancora una volta che le obiezioni si riferiranno all’idoneità dei fon-
mo “sportivo”, si lanciassero a sviluppare una teoria strutturale strettamente damenti dell’analisi e in nessun modo al geniale strumento esecutivo.
matematica, ed esatta, nella quale senza dubbio l’unico stato che non era Il punto di partenza di quest’analisi sta nel considerare ogni trave di cui è com-
mai venuto in mente (ma che era quello veramente importante, trattandosi posta la struttura come perfettamente incastrata alle estremità, dal momento
della situazione da evitare) erano le condizioni in cui si verifica la rottura. che i nodi di detta struttura si considerano fissi e non suscettibili di rotazione.
Potremmo definire tale teoria con le seguenti parole: «l’analisi strutturale Si assumono i momenti di incastro perfetto come incognite iperstatiche e si
è una scienza esatta, la quale, basandosi su ipotesi deliberatamente false, calcola di conseguenza l’integrale dell’energia elastica di ogni trave. Quando
pretende di determinare, in modo unico per ogni sistema di carichi, gli sforzi
a cui è sottoposta qualsiasi struttura». 4
Così, per esempio, lo svedese A. Holmberg, in una memoria sul calcolo dei “flat-slabs” [sistema
Poiché quando fu inventato il cemento armato tale teoria era stata da tempo a solette-piene su pilastri dette anche solette fungiformi] sostiene: «Nelle strutture di cemento
armato, il problema non può che trattarsi necessariamente con la Teoria dell’elasticità. L’unico
completamente sviluppata, si estesero semplicemente i risultati e le formule valore del calcolo degli sforzi per tale teoria è che descrive un sistema in equilibrio, ma questo
già ottenuti alle strutture costruite con il nuovo materiale, senza fermarsi, a equilibrio può essere raggiunto in molti modi diversi». Secondo Alfred M. Freudenthal:
«I metodi che si applicano per il calcolo delle strutture sono basati sull’ipotesi che i materiali
quanto pare, a pensare che esso non rispondeva affatto alle ipotesi di base del- siano perfettamente elastici; se effettivamente lo fossero, nessuna struttura sarebbe sicura,
la teoria. Sono tuttavia trascorsi cento anni. Dovremo accorciare, ancora di più, né avrebbe le condizioni normali di servizio».

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la sezione trasversale di calcestruzzo è costante per tutto l’elemento, si con- larlo, adattandosi esso a qualsiasi superficie. Poiché i procedimenti classici
sidera invariabile il momento d’inerzia I e si estrae dall’integrale, insieme al usati per affrontare questo problema danno luogo a soluzioni complicatis-
modulo di elasticità E della sezione, ottenendo così le cosiddette costanti delle sime, è paradossale che le ipotesi semplificatrici servano solo per complicare
sezioni (Frame-constants): rigidezza, coefficiente di trasporto e coefficiente di la questione.
ripartizione. Quando lo spessore del guscio è molto piccolo in relazione alle altre dimen-
Purtroppo i valori di E e I non sono realmente costanti per il cemento armato. sioni e al raggio di curvatura, quando non esiste discontinuità dei carichi, e
Secondo Saliger, E varia, per uno stesso calcestruzzo, da 285.000 kg/cm2, quan- non si hanno carichi concentrati, e soprattutto se gli spostamenti dei punti di
do la sezione è integra, fino a un minimo di 40.000 kg/cm2 per una sezione che appoggio del guscio sono esigui rispetto allo spessore con l’aumentare del ca-
lavora a flessione con una percentuale di armatura dello 0,3% e fessurazioni rico, è possibile applicare la teoria dello sforzo di membrana. Questa suppone
nella zona di trazione, aumentando questo valore, fino ad avvicinarsi al primo che tutti gli sforzi siano tangenti al guscio e che siano ripartiti uniformemente
citato, in relazione alla crescita della percentuale di armatura metallica. Per nel suo spessore, vale a dire che non esistono flessioni che il guscio possa sop-
p uguale a 1,5% il valore di E è di 110.000 kg/cm2. Vale a dire che E dipende portare. Le sei componenti del tensore degli sforzi in ogni punto si riducono a
non solo dalla quantità e dalla disposizione dell’armatura, ma anche dal fatto tre – due componenti normali e una tangenziale – o, che è lo stesso, il tensore
che le sollecitazioni della sezione siano o meno capaci di produrre fessurazioni è piano.
nella zona tesa, e pertanto i suoi limiti di variazione sono considerevoli lungo Se il modo con il quale il guscio è sostenuto consente di ritenerlo isostatico,
una stessa trave. sono sufficienti le equazioni di equilibrio statico di membrana per risolvere
I valori di I sono ancora più indeterminati. Alcuni autori considerano il mo- il problema, ma proprio per questo è necessario che sia soddisfatta l’ultima
mento d’inerzia della sezione totale del cemento, altri quello della zona condizione, ossia che gli spostamenti siano esigui, affinché dette equazioni
compressa più n volte la sezione dell’acciaio. Ma anche se potessimo decidere di equilibrio possano essere valide dopo la deformazione. In ogni caso occor-
tra le due opzioni, i valori di I varierebbero in accordo con la possibilità che re verificare che questa condizione si realizzi; tuttavia, essendo problematica
nella trave a T (tra quelle di uso più comune) la lastra contribuisca come zona la verifica analitica, non resta che il ricorso alla sperimentazione su modelli o
di compressione. strutture reali per disporre, qualora necessario, rinforzi e incrementi di rigi-
L’argomento consueto, secondo il quale non è necessario conoscere i valori dezza che mantengano le deformazioni entro limiti accettabili.
esatti di E e di I dal momento che ci interessano i loro valori relativi, è smen- Non si creda, però, che l’approccio alle equazioni di membrana sia cosa sem-
tito dalle considerazioni precedenti. plice, a meno di casi in cui le superfici siano caratterizzate da un’espressione
Per la stessa ragione, è impossibile conoscere in anticipo i momenti d’incastro analitica elementare e in cui l’integrazione di dette equazioni presupponga
perfetto, punto di partenza del metodo di distribuzione, visto che la loro sempre l’esistenza di costanti di integrazione, determinabili solamente in
valutazione dipende ugualmente dai valori che attribuiamo alle presunte certi casi per date condizioni al contorno o di appoggio.
costanti E e I. Tuttavia, in generale, il problema matematico è indeterminato, principal-
Per riassumere il ragionamento fatto, potremmo dire in poche parole che i mente quando il guscio è collegato ad altri elementi strutturali deformabili
metodi di analisi di strutture iperstatiche sono basati sull’analisi delle defor- (cordoli, altri gusci simili ecc.). In questi casi iperstatici, le equazioni di equili-
mazioni e sulla loro postulata proporzionalità con i carichi, o con gli sforzi brio di membrana non sono più sufficienti e bisogna utilizzare, come è prassi,
che ne risultano. Ma poiché le deformazioni del cemento armato non pos- i teoremi del lavoro o potenziale interno per ottenere il numero necessario
sono essere note in anticipo, in quanto per una stessa sezione trasversale di equazioni, con il rinnovo degli stessi dubbi, che prima abbiamo menziona-
di cemento variano, in particolare, con la proporzione di armatura e con lo to, in ordine alle deformazioni e alla loro proporzionalità con gli sforzi, con
sviluppo della fessurazione, non c’è motivo alcuno per supporre che i risultati l’aggravante adesso dell’aumentata complessità del problema.
del processo possano offrirci una rappresentazione, neppure approssimativa, Uno dei metodi di soluzione, nel caso dei gusci cilindrici larghi, sta nel conside-
delle condizioni reali di lavoro della struttura e neanche di quelle di rottura. rare come incognite iperstatiche le forze fittizie che sono capaci di garantire
Tenendo in conto che la finalità delle ipotesi è la schematizzazione o sem- la congruenza tra due elementi strutturali contigui, presumendo che ciascuno
plificazione delle proprietà fisiche dei materiali, con l’obiettivo di mettere a sia in grado di deformarsi indipendentemente. A quanti si sono cimentati in
disposizione l’analisi delle strutture costruite con gli stessi materiali, risulta tali questioni è nota l’enorme difficoltà di questo problema; meglio diremmo,
più evidente l’incongruenza dei metodi elastici nell’analisi di strutture lami- la quasi impossibilità materiale di risolverlo. Il suo studio esige di esprimere i
nari tridimensionali, o più semplicemente gusci, il cui materiale specifico è il carichi mediante serie di Fourier e l’impiego di funzioni di variabili complesse
cemento armato, giacché il suo processo di lavorazione permette di model- per risolvere l’equazione differenziale di ottavo ordine che è la condizione

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di compatibilità, nonostante una significativa, e non sempre accettabile, sem- sezione sia proporzionale al momento che la sollecita, di prendere in consi-
plificazione. Di conseguenza è impossibile tenere presente, durante tutto il derazione il problema di uguagliare la deformazione della trave di bordo
procedimento matematico, la realtà fisica della questione, così come non pos- con quella di un guscio cilindrico.
siamo non considerare i frequenti errori per completare il laborioso processo La questione non è, comunque, tanto grave quanto appare, poiché il cemen-
che spesso, e per questo motivo, siamo costretti a ripetere diverse volte. to armato, se non ha le condizioni che l’elasticità gli fornisce, ha di contro
Finora, inoltre, si è potuto prendere in esame il problema analitico, in alcu- altre caratteristiche che, unite a un prudente, sebbene non esplicito, coef-
ni casi molto semplice, esternamente isostatico. I gusci cilindrici lunghi, per ficiente di sicurezza, contribuiscono in maniera effettiva alla stabilità delle
esempio, sebbene l’espressione della superficie nelle coordinate cilindriche strutture. Ci riferiamo alle deformazioni plastiche che i materiali sono capaci
sia molto semplice, possono essere analizzati con questo metodo solo quan- di tollerare, quando le sollecitazioni restano entro limiti determinati.
do sono semplicemente appoggiati, e non quando sono continui su diversi Benché il nostro intento in questo lavoro sia unicamente esporre ancora una
appoggi; per cui resta fuori dal loro campo di applicazione la maggior parte volta il problema, crediamo necessario, per non essere etichettati come pes-
dei casi che si presentano nella pratica e si deve rinunciare alla continuità, simisti o disfattisti, ricordare le basi sulle quali si è cercato di risolverlo, spe-
uno cioè dei maggiori vantaggi del cemento armato. rando che ciò, insieme alla bibliografia relativa al tema, serva da stimolo per
Se consideriamo l’indeterminazione riguardante le deformazioni del cemen- una urgente cooperazione finalizzata all’impostazione e allo sviluppo di una
to armato, prima di conoscere la quantità e disposizione del ferro di rin- nuova teoria strutturale che possa essere condivisa e adottata in sostituzione
forzo, l’unica certezza che ci fornisce il metodo delineato è la straordinaria di quella attuale, già superata.
complessità del procedimento matematico. Per molte menti questa compli- Passiamo qui di seguito brevemente a esporre le modalità con le quali la pla-
cazione è sinonimo di esattezza, ma la realtà è che tale esattezza è comple- sticità che precede la rottura contribuisce, mediante la ridistribuzione, a far
tamente illusoria. La prova è che nel dimensionare e collocare l’armatura si sì che le parti meno caricate aiutino quelle che lo sono di più e, in definitiva,
segue un criterio totalmente opposto a quello che si è tenuto durante tutto cooperino affinché si utilizzi vantaggiosamente la continuità della struttura.
lo sviluppo analitico. Sebbene nella letteratura tecnica che tratta tali que- Esamineremo, in primo luogo, ciò che accade in una sezione di cemento arma-
stioni non si usi menzionare l’analisi del dimensionamento, forse per non to sottoposta a flessione semplice, e dotata di armature solo nella zona sog-
rendere evidenti le incongruenze, la verità è che il calcolo viene effettuato getta a trazione, con tensioni crescenti fino alla rottura. Quando queste sono
in una maniera abbastanza irrazionale, se si tiene conto dell’enorme lavoro piccole, la sezione funziona quasi come se fosse omogenea e la distribuzione
precedente. Secondo Johansen: «Gli sforzi di trazione si sommano in una degli sforzi è triangolare, tanto nella zona di compressione quanto in quella
forza totale e l’area dell’armatura si determina dividendo questa forza per di trazione. All’aumentare del momento sollecitante, si supera la capacità resi-
il tasso di lavoro, ignorando il fatto che le deformazioni e lo stesso tasso di stente del calcestruzzo a trazione, dopo aver oltrepassato un breve intervallo
lavoro non corrispondono, in quanto non sono costanti in tutta la zona sot- nel quale si curva la parte inferiore del diagramma degli sforzi; la sezione si
toposta a trazione. Con questa seria discrepanza tra sforzi e deformazioni fessura e le trazioni sono sopportate unicamente nelle armature, modificando
scompare la giustificazione di tutto il prezioso lavoro matematico e del com- la posizione dell’asse neutro. Con l’incrementarsi nuovamente del momento,
plicato calcolo, visto che alla base del tutto sta la teoria dell’elasticità, nella lo sforzo sul bordo compresso raggiunge il limite di plasticità o di snervamen-
quale sforzo e deformazione sono correlati». to, ma non lo supera, fino a quando l’aumentare delle deformazioni, senza
La conseguenza immediata delle considerazioni sopra menzionate è che i l’aumento delle tensioni, permette (conservando l’ipotesi di Navier, della de-
metodi basati sulla teoria dell’elasticità non sono appropriati per l’analisi formazione piana) che tutta la zona compressa vada raggiungendo lo sforzo
delle strutture iperstatiche di cemento armato, e poiché questi metodi sono limite, deformandosi, pertanto, il diagramma delle tensioni di compressione
gli unici ammessi dalla maggior parte dei regolamenti, ci troviamo davanti al fino ad approssimarsi al rettangolo.
fatto insolito di non poter applicare, per il calcolo delle strutture in cemento Allo stesso tempo può servire, o meno, che l’armatura arrivi anche al suo li-
armato – quasi l’unico materiale strutturale – metodi che siano in sintonia mite di snervamento, dipendendo tale necessità dalla percentuale di ferro in
con le sue caratteristiche. relazione alla qualità del cemento5. Nel caso in cui si arrivi alla deformazione
A chi consideri esagerata quest’affermazione raccomandiamo semplicemen- plastica dell’armatura (armatura debole), l’asse neutro si sposta rapidamen-
te di provare, come problema emblematico, a determinare analiticamente te, aumenta leggermente il braccio di leva delle forze interne, e si produce
la deformazione o la linea elastica di una trave di cemento armato sempli-
cemente appoggiata ai suoi estremi, e dopo aver analizzato a fondo questo 5
Per maggiori informazioni sul tema, si veda R. Saliger, Die neue Theorie des Stahlbetons auf
semplice problema, ossia l’ammissibilità dell’ipotesi che la rotazione di una Grund der Bildsamkeit vor dem Bruch, Wien 1950.

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perfino la rottura per compressione del cemento, accompagnata da grandi equilibrio dell’insieme, le equazioni della statica, tale equilibrio può essere
deformazioni angolari. Nel secondo caso, di armatura forte, la rottura del conseguito in molte maniere differenti che dipendono, in generale, dalle
cemento compresso ha luogo prima che ceda l’acciaio. Osserviamo, così, che capacità di deformazione della struttura. Le reazioni dei vincoli possono, per-
la rottura si produce sempre – direttamente o indirettamente – al supera- tanto, assumere valori molto diversi, sempre che siano compatibili con l’equi-
mento della resistenza del calcestruzzo a compressione. La differenza (come librio statico dell’insieme; e in definitiva, non essendo limitata a una soluzio-
vedremo, importante) consiste nel fatto che nel primo caso si accompagna a ne unica e infallibile, la struttura si difende contro l’azione di tutti i possibili
deformazioni molto maggiori rispetto al secondo. stati di sollecitazione dei carichi, adottando quella soluzione di distribuzione
Se, ostinatamente, si desidera proseguire supponendo, contro ogni logica, di forze e deformazioni che le permette di resistere più facilmente alle solle-
che gli sforzi siano proporzionali alle deformazioni fino alla rottura, si do- citazioni esterne alle quali è sottoposta in ogni caso.
vrebbe ammettere anche che, inspiegabilmente, la resistenza del calcestruz- Tale condizione utilizza quanti supporti ha a sua disposizione per mantenere
zo a compressione per flessione sia superiore alla rottura del prisma o cam- l’equilibrio della struttura, e uno dei più importanti è la possibilità di ammet-
pione cilindrico. tere deformazioni plastiche nelle sezioni critiche, cioè in quelle sezioni che
La questione potrebbe sembrare assai futile se ci attenessimo soltanto al fat- sono costrette a raggiungere prima delle altre la saturazione della capacità
to che, per i casi più comuni nei quali predominano deboli percentuali di in termini di tensioni.
armatura, i risultati finali del calcolo delle sezioni sulla base di questa teoria Così come nella struttura staticamente determinata o isostatica in un punto
sono analoghi a quelli che si ottengono con i metodi abituali. L’importanza o in una sezione si consegue la saturazione del livello di capacità e si avvia un
della considerazione degli stati plastici risiede da un lato nell’ampliamento processo di deformazione plastica, trascinando dietro il resto della struttura,
considerevole dei limiti della percentuale di armatura che possono ammet- nel caso delle strutture iperstatiche è necessario, affinché si sviluppi un mec-
tersi in una sezione e, dall’altro, preminentemente nella possibilità di fornire canismo di collasso, che il numero totale di punti o sezioni che vanno in crisi
una conoscenza più ampia ed esatta della vera ripartizione delle forze inter- sia superiore di un’unità al grado di iperstaticità della struttura.
ne, rendendo più chiaro il gioco delle forze e deformazioni che si sviluppa In tal modo, per esempio, una trave semplicemente appoggiata in due punti
nella sezione, tale da permettere di interpretare certi risultati di sperimen- collasserà, piegandosi in due, al cedere di una sezione intermedia qualsiasi,
tazioni su travi che la teoria dell’elasticità è incapace di spiegare in modo ma una trave incastrata nei suoi due estremi, essendo iperstatica di secondo
soddisfacente. ordine, richiede la plasticizzazione in tre sezioni – ai due incastri e al centro –
D’altra parte, mettere a nostra disposizione un’immagine molto chiara del affinché si attivi il collasso. Se si plasticizzano soltanto gli estremi essa resterà
fenomeno di rottura permette di eliminare il concetto di sforzi ammissibili nelle stesse condizioni di appoggio semplice che caratterizzano il primo caso,
e tassi di lavoro influenzati da un fattore di sicurezza distinto per ogni tipo cioè sarà scomparsa l’iperstaticità, con un prezzo in termini di sicurezza, es-
di materiale. Il calcolo sulla base del nuovo procedimento si effettua con sendo essa ora dipendente dalla resistenza di una sola sezione. Tuttavia, le
un coefficiente di sicurezza unico per tutta la sezione, che può variare coe- deformazioni della trave in queste condizioni saranno dello stesso ordine di
rentemente con la maggiore o minore probabilità di occorrenza dei carichi grandezza – nonostante il cedimento delle sue sezioni – analoghe a quelle
estremi. della prima trave isostatica, mentre la sezione rimanente non avrà raggiun-
Tale considerazione è altresì fondamentale per una comprensione ulteriore to il suo limite elastico. Poiché la plasticizzazione degli estremi non implica
del processo di deformazione di strutture complesse, che tanta importanza necessariamente la rottura degli stessi, ma in realtà essa si produce nella
ha nella determinazione delle relative condizioni di rottura. maggior parte dei casi mediante deformazioni plastiche (dello stesso ordi-
Già abbiamo osservato in precedenza che uno dei principali vantaggi del ce- ne di grandezza delle deformazioni elastiche usuali) al raggiungimento del
mento armato è la sua monoliticità, che produce automaticamente strutture limite elastico o di snervamento del materiale, è senza senso far dipendere
continue o iperstatiche; tuttavia, poiché tale monoliticità presenta l’incon- la sicurezza della struttura dalla possibilità che si producano tali crisi locali.
veniente di complicare straordinariamente l’analisi eseguita sulla scorta dei Il coefficiente di sicurezza deve essere applicato alle condizioni di collasso
metodi classici, prima di iniziarne l’esame è opportuno avere ben chiaro il globali, e in questo stato la ripartizione del momento o dello sforzo non è
ruolo di quei fattori che disimpegnano la continuità nella funzione resistente coerente con quella che viene fornita dalla teoria dell’elasticità.
e soprattutto nella stabilità delle stesse strutture. In accordo con questa teoria, in una trave incastrata di sezione costante e ca-
Tale concetto è implicito nello stesso termine con il quale si suole designare ricata uniformemente la distribuzione dei momenti tra gli incastri e il centro
tali strutture, come staticamente indeterminate o iperstatiche. Questo termi- è determinata in modo unico, corrispondendo a un valore di pl2/12 ai primi e
ne indica chiaramente che, non bastando, per determinare le condizioni di di pl2/24 alla sezione centrale.

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Supponiamo, in primo luogo, che la trave sia in acciaio. Al superamento del tuale di armatura, nelle sezioni dove si producono le cerniere, è superiore a
limite elastico agli estremi, questi cedono plasticamente, creando in quel quella critica, cioè se la rottura del calcestruzzo per compressione ha luogo
punto cerniere [cerniere plastiche] caratterizzate da un valore del momento prima dell’entrata dell’armatura nel suo campo plastico, non può arrivare
determinato (corrispondente al citato limite di saturazione degli sforzi). A a prodursi la redistribuzione dei momenti, visto che in precedenza avranno
partire da questo livello, se crescono ancora i carichi, il momento che la se- provocato rotture inammissibili in dette sezioni critiche.
zione centrale deve sopportare aumenta fino ad arrivare al valore di snerva- Certo, per le caratteristiche medie dei materiali (limite elastico dell’acciaio
mento, che sarà uguale a quelli degli incastri di ql2/16 (essendo q il carico di di 2400 kg/cm2, e sforzo di rottura del cemento in cilindri di 120 kg/cm2), la
rottura). Vale a dire che, nello stato di collasso, la ripartizione dei momenti percentuale limite dell’armatura è di 1,8%, abbastanza più alta delle percen-
produce la dislocazione dello stesso valore nelle tre sezioni critiche. tuali usuali, per cui il problema o limite menzionato non è solito presentarsi
Si può arrivare al medesimo risultato sulla scorta della teoria dell’elastici- salvo in casi eccezionali dove l’altezza della trave è limitata e quando è an-
tà se si prende in considerazione la variazione del coefficiente di elasticità tieconomica.
corrispondente allo snervamento degli estremi, ma è inutile adottare tale Seguendo un processo analogo a quello già esposto per la trave in acciaio,
metodo di lavoro. può determinarsi, in ogni caso particolare, la possibilità che si producano o
Le prime cerniere si produrranno con un carico p = 12/16q = 0,75 q, in quan- meno cerniere in corrispondenza dei carichi di lavoro.
to, se procedessimo, come al solito, con un coefficiente di sicurezza di 2, non L’analisi di una trave di cemento armato continua su diversi appoggi si ridu-
arriveremmo a raggiungere con i carichi di lavoro tali cerniere e avremmo ce, tenendo in conto le considerazioni precedenti, nel disegno dei diagrammi
ottenuto una economia nella misura del 25%. dei momenti isostatici per ogni tratto e nel fissare quindi le rette di chiusura
Se invece la trave è in cemento armato, si manterranno solamente le con- in modo che formino una linea spezzata continua. Considerando le limita-
dizioni che permettono di applicare le teorie elastiche intanto che i carichi zioni menzionate, possiamo, per esempio, fare uguali i momenti positivi e
sono minimi e non si hanno fessurazioni in nessuna sezione. Unicamente negativi, sempre che disponiamo le armature in accordo con tale scelta.
per questi carichi potremo considerare una distribuzione di momenti con un Con questo criterio si semplificherà ugualmente l’analisi delle strutture più
valore doppio negli appoggi e in mezzeria. All’apparire delle prime fessure complesse, come portici o portali multipli, o diventerà fattibile la situazio-
nelle sezioni corrispondenti diminuiscono bruscamente tanto il modulo di ne in cui la difficoltà del problema matematico rende inapplicabili i metodi
elasticità quanto il momento di inerzia. Purtroppo in tale caso la legge di va- usuali. Per esempio, la teoria del calcolo a rottura delle lastre permette l’ana-
riazione di queste quantità è così approssimata da non permettere in pratica lisi semplice delle lastre dai profili arbitrari, con carichi concentrati e sopra
l’analisi elastica della trave. Per fortuna non è neanche necessaria. La sola appoggi puntuali, che la teoria dell’elasticità sarebbe addirittura incapace
cosa di cui è necessaria la conoscenza consiste nel diagramma isostatico dei di considerare. Il calcolo dei gusci cilindrici larghi, uno cioè dei problemi più
momenti, perfettamente determinato nella misura in cui esso dipende solo complicati che possano presentarsi all’elasticista, si riduce, in accordo con la
dalla meccanica. teoria del calcolo a rottura, al dimensionamento di una trave di calcestruzzo
L’intensità del momento capace di attivare le cerniere dipende dalla disposi- con sezioni diverse dalle solite, vale a dire a un problema di equilibrio di for-
zione e dall’area delle armature, vale a dire che è soggetto esclusivamente al ze e momenti che può risolversi in poche ore.
nostro arbitrio. Variando arbitrariamente la retta di chiusura del diagramma Dal momento che insistere puntigliosamente su questi procedimenti allun-
isostatico possiamo ottenere la distribuzione dei momenti che consideriamo gherebbe notevolmente tale lavoro, e del resto non aggiungeremmo niente
più conveniente, sempre che disponiamo le armature in accordo con tale di nuovo a quanto detto da altri autori, rimandiamo il paziente lettore che
scelta. Mediante un processo deformativo, analogo a quello descritto prece- s’interessa di questi temi alle fonti bibliografiche che accludiamo al termine
dentemente per la trave in acciaio, si possono ottenere i casi limite – come di questo scritto.
trasformare la trave di cemento in semplicemente appoggiata o in due sbalzi Forse il principale inconveniente che limita l’accettazione generalizzata di que-
uniti agli estremi – con la naturale restrizione, per strutture che debbano re- sti metodi consiste nella loro estrema semplicità, oltre alla non banale caratte-
stare esposte alle intemperie, che la fessurazione nelle zone di trazione delle ristica del progettista che deve essere dotato di buon senso. Troppi sono ormai
cerniere possa essere inammissibile o pericolosa. Tuttavia, nelle strutture di gli anni segnati dal predominio esclusivo delle teorie elastiche, con tutte le
edifici che vanno generalmente ricoperte, tale considerazione non ha parti- relative complicazioni matematiche, perché si possa rinunciare bruscamente
colare importanza. alla convinzione che solo queste possano consertirci di risolvere il problema.
Esiste, comunque, un’altra limitazione più importante, giacché impedisce le In questo consiste, probabilmente, il più grave peccato della teoria dell’elasti-
grandi deformazioni plastiche che sono alla base del processo. Se la percen- cità. La sua pretesa di ottenere soluzioni esatte e uniche ha impedito, in molti

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casi, di cercare altre vie e finanche di percepire l’esistenza di altri aspetti del L’ampiezza dell’argomento che abbiamo trattato e l’elementare considera-
problema. È come se, guardando un edificio o una scultura, ci fissassimo su un zione dello spazio ridotto per un saggio di questo tipo ci impediscono di ap-
solo punto di vista, di certo limitato, e non ci accorgessimo di tutte le caratteri- profondire adeguatamente ognuno dei punti delineati. Non era nemmeno
stiche dell’oggetto osservato. Indubbiamente avremmo un’immagine ristretta, nostro obiettivo iniziale esaurire la questione. E se questo scritto, con l’as-
e probabilmente sbagliata, delle sue vere condizioni e dimensioni. senza di formule complicate, o meglio, con la loro totale mancanza, può dar
La costruzione di una cattedrale gotica, sebbene ottenuta senza l’ausilio del luogo a un’errata impressione di superficialità, ce ne rammarichiamo molto,
calcolo differenziale, mostra una squisita raffinatezza nell’impiego di un ma- anche perché non era nelle nostre intenzioni.
teriale dotato di evidenti limitazioni come la pietra, mentre la tecnica mo- Forse, analizzando quanto esposto con tutti i dettagli e le minuziosità, si
derna – sopraffatta, senza dubbio, dalla scienza matematica – solo raramen- potrà stimare che esista una certa esagerazione in taluni concetti, ma per
te è arrivata ad approssimarsi a tali sottigliezze costruttive pur disponendo di porsi nell’idea di accettare una nuova verità dovremmo con forza distrugge-
un materiale più “perfetto” come il cemento armato. re prima tutto quanto appreso finora e, in ogni modo, convenire con quanto
Ciò ci obbliga a pensare che i metodi elastici possano aver costituito un impe- scrisse Ortega y Gasset: «pensare è, che si voglia o meno, esagerare. Chi pre-
dimento nello sviluppo normale della tecnica strutturale. Benché questa af- ferisce non farlo non ha che da stare zitto; anzi, deve vedere in che modo
fermazione possa suonare blasfema a molte orecchie scientifiche, vorremmo, paralizzare il suo intelletto».
per un momento, immaginare che il progresso di tale tecnica si sia verificato
mediante l’evoluzione dei concetti intuitivi e sperimentali che predominaro- Hacia una nueva filosofía de las estructuras, memoria presentata al II Congresso scientifico
messicano, Città del Messico, settembre 1951, e pubblicata in «Revista Ingenieria», XXV,
no durante il Medioevo e il Rinascimento, e che produssero numerosi, bril- 2, luglio-agosto 1952, pp. 117-132. Pubblicata in inglese anche con il titolo Toward a New
lanti risultati. Philosophy of Structures, in «Students Publications of the School of Design. North Carolina State
College», 5, 3, 1954, pp. 2-12; 6, 1, 1955, pp. 16-28; in tedesco con il titolo Weg zu einer neuen
È molto probabile che in tal modo, stimolando l’ingegno dei costruttori (non Strukturauffassung, in «Baukunst und Werkform», 8, agosto 1959, pp. 412-414; 9, settembre
a caso furono chiamati ingegneri), si potrebbe arrivare a un miglior uso dei 1959, pp. 466-470; e nuovamente in spagnolo in «Cuaderno de Arquitectura», luglio 1961,
materiali, posto che si affrontino i problemi con maggiore franchezza, senza pp. 9-33; e in «Arquitectura», ottobre 1961. La memoria fu stampata anche nel 1962 come
pubblicazione autonoma a Buenos Aires presso le Ediciones 3 e poi ripubblicata in F. Candela,
il pregiudizio che questi ultimi si possano risolvere solo con la matematica. Le En defensa del formalismo y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985, pp. 73-90.
forme più convenienti e logiche non sono, generalmente, facili da analizzare
da un punto di vista matematico, tanto che furono abbandonate a favore di
soluzioni meno appropriate che, tuttavia, si lasciavano analizzare più sempli-
cemente. Si è dimenticato che, come disse Cross, «ciò di cui abbiamo bisogno Fonti bibliografiche utilizzate
è una struttura, non un’analisi». Sul coefficiente di sicurezza
Si è arrivati all’aberrazione di creare artificialmente – e in molti casi con enor- M. Prot, La sécurité des constructions; A.J. Moe, K. Koranyi, Begriff der Sicherheit; F. Vasco Costa,
mi difficoltà di esecuzione – condizioni di isostaticità, mediante articolazioni Notions de probabilité dans l’étude de la sécurité des constructions, Preliminary publication &
Final report of the III Congress of the International Association for the Bridge and Structural
delle strutture con evidente indebolimento della stabilità complessiva delle Engineering (IABSE), Liège 1948.
stesse, e senza altra giustificazione costruttiva che quella di facilitare l’ap- M. Ros, F. Campus, E. Torroja, La conception et le calcul du coefficient de sécurité dans les
constructions en béton armé, in «Annales de l’Institut Technique du Bâtiment et des Travaux
proccio analitico del problema. Publics (AITBTP)», 194, giugno 1951.
Così anche gli archi e le volte non si usano se non unicamente in strutture
eccezionali, come ponti di grande luce, in quanto la ricchezza del budget Sul calcolo delle sezioni
T.F. Stüssi, Über die Sicherheit des einfach bewehrten Rechteck-Balkens, IABSE, Paris 1932.
permette di dedicare una sua parte apprezzabile ai calcoli strutturali; tutta- R. Saliger, Bruchzustand und Sicherheit im Eisenbetonbalkens, in «Beton und Eisen», ottobre
via sarebbe molto difficile per chiunque utilizzare la volta ribassata per luci 1936.
C.S. Whitney, Plastic Theory of Reinforced Concrete Design, in «Proceedings of American Society
ampie, pur essendo la soluzione più ovvia a questo tipo di problema. of Civil Engineers», dicembre 1940.
In conclusione, crediamo di aver raccolto, o almeno citato, sufficienti dati e V.P. Jensen, Ultimate Strength of Reinforced Concrete Beams as Related to the Plasticity Ratio of
ragionamenti affinché si inizi a pensare seriamente alla possibilità di sostitui- Concrete, in «Engineering Experiment Station Bulletin», 345, giugno 1943, University of Illinois.
V.P. Jensen, The Plasticity Ratio of Concrete and Its Effect on the Ultimate Strength of Beams,
re i procedimenti abituali di analisi strutturale con altri più adeguati, semplici in «ACI Journal», giugno 1943.
e logici, concordando con il pensiero di Van den Broek espresso alla fine di R.H. Evans, The Plasticity Theory for the Ultimate Strength of Reinforced Concrete Beams,
in «Journal of the Institution of Civil Engineers», dicembre 1943.
un suo libro: «Personalmente considero la “superenfasi” nell’analisi elastica R. Saliger, El hormigón armado, Barcelona 1943.
degli ultimi cinquant’anni come un’aberrazione che presenta esempi di come E. Torroja Miret, Sobre el comportamiento anelástico del hormigón armado en piezas
stia perdendo la sua posizione predominante». prismáticas, Instituto Técnico de la Construcción y de la Edificación, Madrid, Bol. 54.

60 61
Divagazioni strutturali intorno allo stile

R. Chambaud, Théorie élasto-plastique de la flexion dans les poutres en béton armé,


in «AITBTP», 61, 101, febbraio e novembre 1949.
F. Gebauer, Die Plastizitätstheorie im Stahlbetonbau, Wien 1949.
S.D. Lash, J.W. Brison, The Ultimate Strength of Reinforced Concrete Beams, in «ACI Journal»,
febbraio 1950.
H.J. Cowan, The Ultimate Strength of Reinforced Concrete Beams, in «Civil Engineering GB»,
novembre 1950.
R. Saliger, Die neue Theorie des Stahlbetons auf Grund der Bildsamkeit vor dem Bruch, Wien
1950.

Sulle strutture iperstatiche


O. Faber, Elasticity, Plasticity and Shrinkage, IABSE, Paris 1932.
H. Cross, N.D. Morgan, Continuous Frames of Reinforced Concrete, New York 1932.
G.V. Kazinczy, Die Plastizität des Eisenbetons, in «Beton und Eisen», marzo 1933.
A. Freudenthal, Plastizitätstheoretische Methoden bei der Untersuchung statisch unbestimmter
Tragwerke aus Eisenbeton, IABSE, Zürich 1933-34.
W.H. Glanville, F.G. Thomas, The Redistribution of Moments in Reinforced Concrete Beams and
Le professioni di ingegnere e di architetto – un tempo accomunate dal titolo
Frames, in «Journal of the Institution of Civil Engineers», giugno 1936. di «maestro de obras» – hanno adottato traiettorie divergenti e si sono se-
M. Bill, R. Maillart, Verlag für Architektur, Zurich 1949. parate nel corso del secolo passato, tanto che oggi si è creato tra loro uno
A. Freudenthal, Inelastic Behaviour and Safety of Structures, IABSE, Liège 1948.
J.A. Van den Broek, Theory of Limit Design, New York 1948. spazio vuoto; una specie di “terra di nessuno” che pochi hanno il coraggio di
G. Colonnetti, Les phénomènes de coaction élasto-plastique et l’adaptation à la résistence des oltrepassare con fermezza. Comunque, nelle rare occasioni in cui qualcuno
matériaux, in «AITBTP», 99, novembre 1949.
A. Johnson, Beräkning av deformationer i armerade betongkonstruktioner ofter
ha avuto il talento o la decisione sufficiente per collocarsi con autorità e a
sprickbildningen, in «Betong», 2, 1950. pieno diritto in questo spazio intermedio (come Maillart e Nervi da parte de-
A. Johnson, Momentomlagring och deformationer vid långtidsbelastade betongbalkar, in gli ingegneri, o Nowicki e, a volte, Wright da parte degli architetti), i risultati
«Betong», 3, 1950.
W. Danilecki, Igualación plástica de momentos para el cálculo de estructuras hiperstáticas de sono stati certamente così straordinari da obbligarci a riflettere seriamente
concreto armado, in «Inzynierai Dudownictwo», novembre 1950. se non si trovi proprio in questo modo la soluzione tanto ricercata del pro-
B.G. Neal, P.S. Symonds, The Calculation of Collapse Loads for Framed Structures. The
Calculation of Failure Loads on Plane Frames under Arbitrary Loading Programmes, in «Journal
blema architettonico fondamentale della nostra epoca. Questo problema è,
of the Institution of Civil Engineers», novembre 1950. a mio giudizio, la ricerca di uno stile o un idioma comune che possa essere
B.G. Neal, P.S. Symonds, A Method for Calculating the Failure Load for a Framed Structure capace di offrirci qualcosa di più dell’arida e ingiustificata routine attuale.
Subjected to Fluctuating Loads, in «Journal of the Institution of Civil Engineers», gennaio 1951.
A.L.L. Baker, Recent Research in Reinforced Concrete and Its Application to Design, in «Journal Possiamo lasciare al tempo il compito di convertire in stile – già si è diffu-
of the Institution of Civil Engineers», febbraio 1951. so il termine di “stile internazionale” – ciò che resta della fase distruttiva
F. Candela, Las cubiertas laminares en la arquitectura industrial, in «Espacios», 7, 1951.
di una rivoluzione, ma corriamo il rischio di vedere invecchiare tra le nostri
Sulla teoria di rottura delle travi mani qualcosa che non ha avuto per niente il vigore della gioventù e molto
K.W. Johansen, Bruchmomente der kreuzweise bewehrten Platten, IABSE, Paris 1932. meno lo splendore della maturità. Sarebbe un peccato, inoltre, che si perdes-
K.W. Johansen, The Ultimate Strength of Reinforced Concrete Slabs, IABSE, Liège 1948.
H. Nylander, Korsarmerade betongplattor, in «Betong», 1-2, 1950. se un’occasione come quella attuale, in cui – come poche volte è accaduto
nella storia dell’architettura – si presenta davanti a noi un settore totalmente
Sulla teoria di rottura di strutture laminari
libero da ostacoli, con possibilità immense di creare qualcosa di originale e
K.W. Johansen, Skalkonstruktioner paa Radiohuset, in «Bygningsstatiske Meddelelser», 1, 1944.
K.W. Johansen, Critical Notes on the Calculation and Design of Cylindrical Shells, IABSE, Liège duraturo, poiché disponiamo anche degli strumenti adeguati: materiali di
1948. qualità molto superiore rispetto a quelli noti fino a qualche tempo fa.
G.V. Kazinczy, Die Berechnung der Faltwerke nach dem Traglastverfahren, IABSE, Liège 1948.
W.T. Marshall, A Method of Determining the Secondary Stresses in Cylindrical Shell Roofs, in Sembra, poi, necessario fare quanto meno il tentativo di correggere questa
«Journal of the Institution of Civil Engineers», dicembre 1949. situazione, collaborando tutti in proporzione alle nostre forze.
G.V. Kazinczy, Berakning av cylindriska skal med hänsyn till den armerade betonges egenskaper,
Il primo passo sarà indubbiamente ricercare, ognuno dal suo punto di vista,
in «Betong», 1949.
A.L.L. Baker, A Plastic Design Theory for Reinforced and Prestressed Concrete Shell Roofs, in cosa manca nell’architettura di oggi, poiché tale assenza ne ostacola la tra-
«Magazine of Concrete Research», luglio 1950. sformazione definitiva in uno stile non effimero. Giacché si dà il caso che le
rivoluzioni – una volta conseguito il loro obiettivo originario e immediato, di-
struggendo lo status quo – hanno bisogno di stabilire un codice fondamenta-
le sostenuto da un programma politico e filosofico. Nel caso dell’architettura
questo codice si chiama stile. La libertà assoluta, l’anarchia, è incapace di pro-
durre risultati positivi, perché l’uomo medio ha bisogno di darsi dei limiti che,

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nel momento stesso in cui restringono la sua libertà, gli forniscono fiducia e si- Il problema attuale si pone in modo totalmente diverso, poiché una delle
curezza, e quindi una solida base indispensabile per svolgere la sua attività. So- sue principali premesse è proprio la rottura con tutto il passato; la rabbiosa
lamente il genio è in grado di vivere autenticamente in questo clima di libertà ribellione contro i mezzi di espressione universalmente ammessi fino a oggi.
totale, e solo a lui è dato creare, in tali condizioni, opere che automaticamente Siamo, inoltre, in un momento storico paragonabile a quello della Torre di
dettano legge. L’aspetto pericoloso potrebbe essere che il genio si dedichi a Babele, e la sua condizione “autoimposta” non possiede mezzi per alleviare
produrre opere che – anche portando il sigillo del talento e avendo pertanto la confusione regnante. Non potendo restare in silenzio, continuiamo a par-
la forza e l’impatto plastico sufficienti per trascinare la massa comune – non lare naturalmente ognuno nella propria lingua, ma è chiaro che così non vi è
siano basate su autentici valori architettonici. Si verrebbe a creare in questo alcun modo di comprendersi. Da qui l’urgenza, o meglio, l’inevitabilità della
modo un nuovo formalismo senza senso, e di conseguenza più dannoso di formazione di un linguaggio condiviso, in alcuni casi già avviata, di cui è ne-
quello che tanto lavoro costò rovesciare. cessario accelerare lo sviluppo per poter partecipare a una comune discussio-
Comunque, questo processo di tipo casuale non risponde allo spirito di rigo- ne pacifica. Sentiamo l’imperiosa urgenza di inventare un modo di fare, che
re scientifico che, come un’eredità del secolo scorso, sembra predominare imponga però la condizione ineludibile di non assomigliare ai precedenti.
nella nostra epoca. Secondo questo spirito, lo sviluppo di uno stile originale Nella storia della cultura occidentale si è prodotto lo stesso fenomeno – seb-
sarebbe una conseguenza spontanea delle condizioni di tipo strutturale e bene con cause diverse – in altre due occasioni, risoltesi in entrambi i casi con
materiale predominanti nel nostro tempo. Sfortunatamente, le circostanze la comparsa di uno stile architettonico originale: lo stile greco – l’architettura
del primo tipo non sembrano avere oggi la forza e, soprattutto, l’universalità classica per eccellenza – e lo stile gotico. In entrambi i casi si partiva da epoche
sufficiente per stabilire su solide basi un nuovo simbolismo. Poiché, in ogni definite barbare, considerando questo termine nell’accezione di disconosci-
modo, non abbiamo l’animo e la preparazione per affrontare il problema da mento delle culture precedenti. Non sono modifiche e variazioni sullo stesso
questo punto di vista, ci limiteremo ad analizzare, sebbene maldestramente, tema; non rispondono a mode temporanee, a maniere leggermente differenti
i fattori di natura fisica che in principio sembrano più facilmente afferrabili, di fare la stessa cosa, ma partono dalla radice stessa dell’architettura. Entrambi
e a capire per quali ragioni questi non siano stati capaci di trasformarsi in hanno, a nostro giudizio, un’origine puramente strutturale; la base dello stile,
uno stile. la sua essenza, è stata l’evoluzione naturale di un sistema costruttivo originale
Per poter utilizzare in forma positiva l’esperienza del passato converreb- che, dando luogo a un modo di fare peculiare, delineava e stabiliva norme alle
be stabilire un parallelo con la situazione attuale, ricordando brevemente quali affidarsi per sviluppare l’architettura.
le origini degli stili storici. Nella maggior parte, queste origini rispondono I canoni greci – l’intercolunnio, per esempio – obbediscono a limiti evidenti
ai processi evolutivi consustanziali alla natura “suntuaria” degli stili stessi; del sistema intelaiato. Con il tempo queste norme, che originariamente era-
vale a dire, che questi cambiano seguendo ciò che possiamo chiamare moda no condizioni puramente restrittive, hanno acquisito un carattere formale, e
dell’epoca, ma conservando alcune caratteristiche di base, generalmente di la lenta creazione di abitudini visive ha concesso loro il valore complementa-
indole formale, che sottolineano chiaramente la loro provenienza o la loro re delle proporzioni corrette ed equilibrate, e pertanto belle. Inizialmente,
discendenza. In questo gruppo potrebbero entrare gli stili regionali, che sono questa bellezza è di tipo soggettivo e può essere percepita solo dagli iniziati,
unicamente modifiche o adattamenti alle circostanze locali dello stile predo- capaci di valutare la ragione occulta che la motiva, ma presto, con la forza
minante in ogni epoca, ma anche quelli che, rispondendo a modifiche fon- dell’abitudine, si va sviluppando un senso di “generalità” che si trasforma in
damentali dei sistemi costruttivi, utilizzano tuttavia gli stessi materiali dello bellezza oggettiva, assoluta e in grado di essere apprezzata da tutti. A quel
stile originale e conservano le sue espressioni formali, in parte modificate. punto, il semplice modo di costruire è diventato uno stile architettonico.
È il caso dell’architettura romana rispetto a quella greca. In altri casi, come Agli inizi gli stili sono sobri e i loro mezzi di espressione si riducono all’espo-
quello del Rinascimento, la genesi dello stile conserva un senso archeologico sizione sincera della funzione strutturale. Queste stesse sobrietà e semplicità
o purista, restauratore di tradizioni perse o semplicemente degenerate. di concezione sembrano esigere la perfezione nell’esecuzione e nelle finitu-
Ci preme porre l’accento sul carattere imitativo, o per lo meno continuativo, re, e la precisione nel dettaglio, dando luogo alle manifestazioni artistiche
di entrambi i gruppi, nei quali – in virtù della nostra classificazione, forse più pure ed elevate che uno stile è capace di produrre. Le epoche tarde, al
artificiosa e naturalmente semplicistica – ricade la quasi totalità delle innu- contrario, si distinguono per una ricchezza ornamentale che generalmente
merevoli suddivisioni. In altre parole, la qualità aggettivale di questa classi- si accompagna a una trascuratezza nell’esecuzione. Non bastano più la bel-
ficazione consiste nel fatto che questi stili non solo non ripudiano i simboli lezza della giusta proporzione e la perfetta fattura: la decorazione invade
ereditati, ma si basano su di essi, utilizzandoli come mezzi di espressione, tutto, mascherando, sconvolgendo e apparentemente invertendo la funzio-
come linguaggio facilmente intellegibile per tutti. ne strutturale degli elementi costruttivi. Il gotico ci fornisce l’esempio più

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eloquente di questo naturale processo di maturazione. Tuttavia, anche in senza neppure la malta romana, le loro strutture possedevano l’imponente
epoche di maggior degenerazione stilistica, certe norme si conservano, giac- grandezza, la sensazione di equilibrio al limite, che presentano gli organismi
ché non si può giocare senza regole. naturali; poiché, in assenza della scienza matematica, oggi imprescindibile, il
La nascita dell’architettura greca è stata, tuttavia, condizionata pesantemen- processo del loro disegno obbedisce agli stessi principi di selezione naturale
te da un’esigenza marcatamente formale che le ha impedito di ottenere il e di sopravvivenza che la natura utilizza per creare le sue strutture. Inoltre,
massimo risultato dal materiale a disposizione. Il sistema intelaiato non co- non è tanto strano quanto potrebbe sembrare il fatto che tali metodi in-
stituisce evidentemente la maniera più razionale di costruire con la pietra, tuitivi ed empirici arrivino a produrre sofismi costruttivi ai quali la scienza
tanto più con i mezzi meccanici primitivi di cui si disponeva all’epoca. Lo spre- moderna – sopraffatta senza dubbio dall’enorme difficoltà dei metodi ma-
co d’ingegno, con il quale sicuramente si sono confrontati i costruttori greci tematici – solo in poche occasioni è stata capace di avvicinarsi, pur avendo a
per venire a capo del difficoltoso compito di collocare in opera gli ingenti disposizione materiali molto più idonei allo scopo.
monoliti, ci indica chiaramente la prescrizione liturgica, basata sulla stretta Non è necessario, in questo caso, insistere sull’indole strutturale e organica
imitazione delle forme arcaiche dei templi primitivi di legno che si imponeva dello stile gotico. Il profondo simbolismo delle sue strutture è una conse-
sul loro modo di costruire. Lo stesso ingegno, liberato dalle catene formali, guenza naturale del lungo processo del suo sviluppo e del profondo e armo-
aveva senza dubbio sviluppato l’arco che necessita di pietre più piccole ed è nico senso spirituale che anima la sua architettura.
in grado di coprire luci maggiori, obiettivo finale e logico di qualsiasi siste- Questa visione – irrimediabilmente parziale – delle origini degli stili stori-
ma costruttivo. Questa circostanza risulta ancora più evidente nei dettagli ci fondamentali scaturisce dalle analogie che, per alcuni aspetti, si possono
decorativi che copiano le forme dell’assemblaggio e degli elementi dell’ar- cogliere con la situazione attuale. Se il pregiudizio greco consisteva nel non
chitettura in legno, stilizzandole ma senza avere il coraggio di cambiarle per poter prescindere dalla forma architravata, caratteristica dei templi arcaici,
non perdere il carattere simbolico che tali forme, all’inizio funzionali, erano l’esigenza fondamentale del nostro modo di operare è che questo sia diffor-
riuscite a conquistare. me da quello usato in precedenza. In tal senso, la nostra epoca assomiglia più
L’origine strutturale degli ordini greci si presenta, inoltre, sotto un doppio a quella della nascita del gotico, contraddistinta anche da una grande libertà
aspetto: nelle proporzioni essi sono condizionati dai limiti della pietra nel formale. Le reminiscenze delle forme passate hanno in entrambi i casi una
sistema intelaiato; l’ornamentazione, invece, riproduce le forme dei dettagli qualità accessoria, in assenza della forza sufficiente per influire radicalmente
funzionali della costruzione in legno. sulla creazione di nuove funzioni.
Ma una volta ammesso o imposto il sistema costruttivo da seguire – sia que- Raggiunto, in forma definitiva, lo sradicamento degli stili storici, i quali,
sto o meno del tutto consono alla natura del materiale di cui si dispone – si avendo perso la loro validità, costituivano alla fine una decorazione mera-
giunge alle ultime conseguenze di tale sistema. Le forme sobrie e un po’ mente sovrapposta e impedivano il libero sviluppo di un’architettura attua-
grezze dell’ordine dorico si affinano, fino ad arrivare a un limite ragionevole, le, agile, vigorosa e sincera; gettate nuovamente le basi razionali – per un
negli ordini ionico e corinzio, e allo stesso tempo l’ornamentazione si fa più certo periodo dimenticate – che permettono di risolvere funzionalmente le
ricca. Quella stessa imposizione rituale o religiosa, unita all’attenta fattura esigenze dei programmi architettonici; ottenuta, insomma, la desiderata li-
tipica del desiderio di perfezione che caratterizza lo spirito greco, agevolò e bertà, rimane in piedi come necessità ineludibile, letteralmente come urgen-
accelerò, senza dubbio, il processo di conversione in simboli delle pure forme za, la creazione di un nuovo stile formale, adeguato e rappresentativo, ossia
strutturali. lo sviluppo su basi autentiche di un nuovo simbolismo. L’ultima rivoluzione
Se all’origine del gotico fossero esistite tali prevenzioni formali, non ci sareb- architettonica, i cui aspetti positivi abbiamo appena evidenziato, ha peccato
be stata la forza sufficiente per imporsi in un ambiente che si distingueva per tuttavia per omissione in quest’ultimo senso; ancor più, se si presenta sovrac-
la povertà dei mezzi materiali e per l’ignoranza quasi totale, o almeno l’in- carica di negatività nel pretendere e, a dire il vero, quasi nel raggiungere,
comprensione, delle grandi tradizioni costruttive dell’antichità. I costruttori l’imposizione di norme formali di carattere arbitrario, giacché esse non solo
gotici potevano, inoltre, affrontare liberi da pregiudizi un problema la cui non rispondono alle leggi che sembrano aver presieduto alla formazione di
soluzione rispondeva a una necessità di ordine spirituale che presentava ca- altri stili originali, ma, in qualche modo, si trovano anche in disaccordo con i
ratteri di generalità, che interessava allo stesso modo servi e padroni. Guidati principi formulati a propria giustificazione.
dalla grande forza di questo ideale comune, i “maestri” medievali arrivarono Consideriamo, come esempio, il caso della finestra. Nessuno potrà negare che
a sviluppare un sistema costruttivo originale, superando, in modo quasi mira- il suo sviluppo eccessivo – quasi mostruoso – costituisce una delle manifestazio-
coloso, le evidenti limitazioni dell’unico materiale permanente che avevano ni formali più rilevanti dell’architettura attuale. Negli edifici più “moderni”, la
tra le mani. Disponendo solo delle macerie delle rovine delle civiltà passate, finestra si è totalmente appropriata della facciata, fino al punto che uno dei

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problemi di maggiore preoccupazione per il progettista è il modo di soppri- tano davanti a noi. Se le nostre argomentazioni sono unilaterali e semplicisti-
mere, o almeno dissimulare, la fascia orizzontale opaca che inevitabilmente che, avranno almeno il pregio di essere un tentativo limitato di chiarire uno
si presenta in corrispondenza del solaio. Il fastidio in tal senso provocato dai degli aspetti del problema.
supporti è stato da tempo eliminato arretrandoli leggermente, nonostante ta- In assenza di una forte motivazione spirituale, alla cui inesistenza si deve an-
lune interferenze in pianta. Rimane ovviamente il problema dei divisori, che che la confusione tipica di molti altri aspetti della vita moderna, scegliamo, tra
si ostinano in modo irriverente a intersecare la facciata. Indipendentemente i numerosi fattori di tipo materialista con i quali si è preteso formare il corpus
dai problemi di ordine tecnico che tali immense pareti di vetro pongono (ad di una dottrina relativa all’architettura attuale, due di quelli che ci sembrano
esempio, nel Palazzo delle Nazioni Unite, opera nella quale sono intervenuti più adatti per delimitare i lineamenti formali di un nuovo simbolismo. Il primo
alcuni fra i più noti architetti del mondo, l’acqua filtra dalle finestre, spinta dal è la meccanizzazione o produzione in serie. La sua influenza uniformante è
basso verso l’alto dal vento), risulta che dietro di esse non è possibile vivere così evidente che si presenta di fronte a noi con i caratteri dell’ineluttabilità,
con nessun clima, per ragioni ovvie che non è opportuno ripetere ora: da qui la e questa stessa circostanza ci dispensa per il momento dall’insistere troppo su
necessità di proteggerle con elementi più o meno ingegnosi e decorativi (come tale elemento. L’altro fattore, in grado di offrirci il contrappunto necessario a
brise-soleil, tende o semplici persiane ecc.). un sano equilibrio, con la creazione di forme nuove, è quello strutturale, ed è
Si pensi allo stato d’animo di quelle povere dattilografe, con la costante paura nostra opinione che questo non sia ancora entrato in gioco in modo decisivo
di inciampare su un tappeto e cadere in strada dal trentesimo piano, dopo aver per diversi motivi, che qui proviamo ad analizzare.
attraversato un bel vetro leggermente bluastro o verdastro più o meno pulito. Sembra logico pensare – e questo argomento è stato ripetutamente usato
Questa imposizione ingiustificata e arbitraria – puramente formalista – sarà, dagli apostoli del movimento moderno in coincidenza con quanto sopra af-
a volte, la ragione principale della definizione di “stile internazionale”, dal fermato riguardo all’origine degli stili storici – che il disporre di un nuovo
momento che difficilmente si possono presentare varianti locali a una solu- materiale, il cemento armato, con il suo impiego razionale debba dare luogo
zione non corretta in nessuna condizione climatica. a forme strutturali inedite, adeguate alle proprietà specifiche del materiale
Non insisteremo su questo tema il quale, logicamente, dovrebbe essere già stesso, e che queste forme, a loro volta, influenzino la composizione archi-
superato, salvo che per la brillante rinascita di tale formalismo capriccioso, tettonica, contribuendo a produrre elementi decorativi e ritmici coerenti. È
conseguenza manifesta del lavoro imprevedibile del genio – in questo caso curioso osservare come sia accaduto esattamente il contrario. I nuovi ele-
Niemeyer – al quale prima ci siamo riferiti. menti formali derivano da considerazioni di altro tipo, appoggiandosi anche
Questo non significa una difesa del funzionalismo a oltranza, dottrina che ha alle altre arti, in una certa misura al di fuori dell’architettura, e costringendo
assolto la sua missione ed è incapace, da sola, di arrivare a risultati definitivi. la struttura ad adattarsi alle loro esigenze, invece di venire condizionati da
Da quanto abbiamo detto, è chiaro che crediamo nella necessità di norme questa seguendo un naturale processo architettonico. Questo processo – ri-
formali di tipo generale affinché l’architettura possa compiere la sua missio- petiamo – non è stato ignorato dai teorici del movimento moderno. Il loro
ne. È inammissibile la mancanza di sincerità; è il contrasto tra ciò che si predi- errore è stato piuttosto quello di credere che, avendo a disposizione il nuo-
ca e quanto si fa. Il funzionalismo può non essere il fattore dominante della vo materiale, si potesse contare automaticamente su risultati formali, con
composizione, ma ciò non autorizza a passare, tutto a un tratto, all’estremo la conseguenza di avere forme strutturali appropriate. Così, per esempio,
opposto: adottare soluzioni incompatibili con il buon funzionamento e con la “pianta libera” e la “facciata libera”, principali conquiste dello “stile in-
l’uso appropriato degli edifici. Se si arriva a tali estremi – come è evidente nel ternazionale”, si presentano come esiti spontanei della struttura intelaiata
caso della finestra – si dovrà ammettere che si è scaduti in un super-formali- (il cosiddetto “skeleton frame”) in cemento armato. Questa forma, che ap-
smo, un altro accademismo nocivo almeno quanto il precedente: sarà arriva- partiene strettamente alla costruzione metallica, risulta una pura imitazio-
to il momento di iniziare una nuova rivoluzione, o per meglio dire, di com- ne se trasferita al cemento armato. Può, anche, essere eseguita con questo
pletare la fase costruttiva, appena delineata, di quella precedente; oppure si materiale, la cui nobiltà e versatilità gli permettono di sopportare i peggiori
dovrà difendere, con onestà e appoggiandosi su motivazioni architettoniche, abusi strutturali, ma non costituisce affatto il modo più logico di utilizzarne
la legittimità del nuovo credo estetico. Quello che non è più accettabile è la le proprietà.
difesa vergognosa nascosta dietro argomentazioni vagamente funzionali e Ci vediamo obbligati, qui, a fare un’affermazione in apparenza un po’ bru-
considerazioni strutturali erronee. tale, ma che conviene ribadire in modo definitivo. Il cemento armato non
Siamo sostenitori della prima soluzione, pur non nutrendo la vana pretesa di è fatto per lavorare a flessione in sezioni di grande massa; ossia in sezioni
poter segnalare il cammino da intraprendere, crediamo di contro che nessu- rettangolari piene, nonostante sia questa la maniera abituale in cui viene
no possa arrogarsi il diritto di restare fuori dalle responsabilità che si presen- usato. La trave rettangolare di cemento armato è una forma strutturale così

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inverosimile e arcaica, come l’architrave di pietra, e obbedisce allo stesso fe- menzionato e la creazione di forme più sincere, appropriate ed economiche.
nomeno di mimetismo costruttivo. La scarsa resistenza a trazione della pietra È quindi solo menzionato uno degli inconvenienti della prefabbricazione, so-
– naturale o artificiale – è surrogata nel cemento dall’inclusione di acciaio stenuta oggi come formula miracolosa per ottenere immancabilmente l’eco-
in barre strategicamente collocate. In questo modo, approssimativamente i nomia nella costruzione. Vediamo come almeno quest’aspetto conduca, alla
due terzi della sezione lapidea diventano un peso morto che non ha nessuna lunga, al rifiuto di percorrere la strada della consuetudine.
funzione resistente, ma che costringe ad aumentare la resistenza della trave Il prodigioso effetto plastico dei ponti di Maillart si deve, quasi esclusivamen-
– o della lastra – e naturalmente degli elementi che la sostengono, pilastro te, all’ingegnosa e spregiudicata applicazione di quella legge eterna in un
e fondazione. Da qui risulta il fatto assurdo che, probabilmente, i tre quarti, campo intollerabilmente limitato anche dai pregiudizi formali.
o forse più, del materiale utilizzato in una struttura è perfettamente inutile, Per quanto riguarda le strutture degli edifici, solo nel settore dell’architettu-
superfluo e, in definitiva, dannoso per la stabilità, visto che incrementa le ra industriale si osserva una tendenza crescente a sfruttare, mediante l’uso
forze di inerzia che entrano in gioco nei terremoti, e influisce sfavorevolmen- di coperture laminari, i vantaggi strutturali della forma. Oltretutto il tema è
te nelle deformazioni del terreno di fondazione, per non parlare degli altri quasi inedito, perché l’architetto non ha fatto il minimo sforzo per contribu-
effetti meno evidenti ma ugualmente deleteri. ire allo sviluppo di forme strutturali logiche, supponendo forse che tale lavo-
L’impiego del calcestruzzo in questa forma anacronistica e atavica – copiata ro spettasse all’ingegnere. Questi a sua volta non è direttamente interessato
letteralmente dalle forme strutturali tipiche del ferro e del legno, il cui pro- al problema, in quanto il suo intervento si riduce, in generale, a “calcolare”
cesso di lavorazione conduce fatalmente all’elemento prismatico – si suole una struttura la cui forma è determinata preventivamente da considerazioni
giustificare con il sofisma economico del costo esagerato della cassaforma che si suppone non siano di sua competenza. Se mai, gli si concede il diritto di
qualora si usino forme più appropriate. Tuttavia, lo sfavorevole rapporto scegliere tra le dimensioni degli interassi e delle travi. Questo curioso modo
resistenza-peso che il calcestruzzo presenta rispetto agli altri materiali, e che di collaborare, che lascia in sostanza fuori dal campo di ambo le professioni
ne limita in modo significativo l’impiego quando si tratta di coprire grandi la parte essenziale del problema della concezione della struttura, difficilmen-
luci con i procedimenti tradizionali, è sufficiente a compromettere anche i te può produrre risultati interessanti, né tanto meno corretti. È chiaro che
presunti vantaggi, pure nei casi di luci modeste. non è questo che si vuole, ma semplicemente che la struttura sia “ben calco-
In realtà, l’economia si può conseguire in un altro campo, nel quale è diffi- lata” e che interferisca il meno possibile in una composizione definita su basi
cilmente giustificabile; in quello della ragione. Pensare è sempre uno sforzo funzionali e formali. Inoltre, nella progettazione la struttura assume il ruolo
penoso, ed è inconcepibile la quantità di lavoro che l’umanità è in grado di d’incidente inevitabile, come il morbillo in età pediatrica.
eseguire al fine di salvare e conservare i processi abituali per realizzare qual- Per fortuna, la tecnica strutturale moderna sembra avviarsi verso una rina-
siasi cosa. scita della tendenza empirica e intuitiva che produsse tanti brillanti risultati
Il problema si pone, tuttavia, molto semplicemente. Bisogna evitare, ove pos- in altre epoche storiche, e che in questa morì prematuramente, affogata da
sibile, che il calcestruzzo lavori a flessione, per eliminare, o ridurre al minimo, un’indigestione di teoria, come conseguenza naturale della frenesia scienti-
la sua massa. La soluzione deve risiedere nell’evoluzione di un principio, la cui sta e matematica dominante fin dagli inizi del secolo scorso. In tal modo, si
applicazione rientra esplicitamente nelle competenze che, per la sua stessa stanno rivedendo i concetti di base della teoria strutturale, sostituendoli con
formazione, l’architetto deve possedere. Questo principio si enuncia così: La altri più pertinenti alle reali proprietà dei materiali.
funzione strutturale efficiente dipende essenzialmente dalla forma, e unisce Sembra inoltre, per molti motivi, che sia arrivato il momento di affrontare se-
strettamente due dei fattori più importanti della composizione architettonica. riamente il problema di individuare forme strutturali adeguate per il cemen-
Ci imbarazza porre l’accento su questa banale affermazione se non per il to- to armato, e crediamo che la sua soluzione sincera influirà concretamente
tale oblio nella quale è tenuta, giacché abitualmente si pretende di ottenere sulla creazione di uno stile architettonico originale.
la resistenza a spese della massa. Questa dimenticanza obbedisce in parte al Ciò richiederà che la difficoltà dei calcoli non rappresenti un impedimento
fatto che, in passato, i comuni materiali da costruzione, ferro e legno, erano per lo sviluppo di tali forme; che il problema non si aggravi con il pregiudizio
disponibili in parti prefabbricate. Le uniche forme possibili erano, pertanto, dell’impossibilità di risolverlo con la matematica. Il calcolo strutturale è uno
frutto della combinazione di queste parti prismatiche, le quali limitavano in strumento ideato per facilitare il lavoro, e non per andare contro i suoi obiet-
modo rilevante le opportunità di creazione di forme originali. Solo l’inerzia tivi, costituendo un ostacolo insuperabile per ottenere strutture efficienti,
mentale e la consuetudine giustificano l’applicazione di questo criterio al economiche e belle. Se è possibile analizzarle matematicamente, tanto me-
calcestruzzo, ignorando evidentemente il fatto che questo materiale si mo- glio, altrimenti si potranno usare altri procedimenti.
della in opera e permette così l’applicazione illimitata del principio prima In conclusione diremo che, in ogni epoca storica, la composizione architetto-

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Stereostrutture

nica si è basata in un modo o nell’altro sui tre valori fondamentali (funzione,


struttura e forma) che, se integrati in armonia, portano alla vera opera di
architettura. E noi abbiamo superato un periodo in cui si considerava la fun-
zione come essenziale. Questa tendenza funzionalista dalla limitata capacità
creativa, che conduce inevitabilmente a un’aridità espressiva, si è esaurita in
fretta. L’apporto – a suo modo creativo, di per sé – di emozioni estetiche è
possibile solo in un’epoca caratterizzata da un profondo contenuto spirituale
e, soprattutto, quando questo contenuto è di assoluta universalità. La strut-
tura deve essere considerata come elemento razionale in grado di dare un
significato alle forme architettoniche, di generare un linguaggio facilmente
comprensibile, di produrre forme espressive in grado di determinare uno sti-
le il cui contenuto emozionale dipenda dall’unico stile capace di mettere in In questi giorni in cui, grazie all’enorme potere del cinema, è tornata di
movimento la macchina spirituale in questi tempi di crisi, la ragione. moda la terza dimensione, non dovrebbe causare troppa sorpresa il termine
Purtroppo, lo sviluppo di forme strutturali logiche sarà conseguenza della che dà il titolo a questo contributo. Non intendo attribuirmi la paternità del
progressiva coltivazione di un campo quasi inesplorato, equidistante dalle vocabolo – la cui etimologia del resto è molto chiara – che ho letto per la
due professioni interessate. Resta da vedere quale di queste due si deciderà prima volta in un libro intitolato Filosofia delle strutture, scritto all’inizio del
per prima a occuparlo. E per una delle due, almeno, la decisione potrebbe secolo dall’architetto catalano Félix Cardellac. Il suo merito principale stava
essere di vitale importanza. nel fatto che sollevava la questione da un punto di vista strutturale, razio-
nale e intuitivo, in un momento in cui il prestigio della scienza matematica
Divagaciones estructurales en torno al estilo, in «Espacios», 15, maggio 1953. Articolo
pubblicato anche in inglese con il titolo Structural Digressions around Style in Architecture,
aveva raggiunto il suo culmine; in un momento in cui non si dava alcuna im-
in «Students Publications of the School of Design. North Carolina State College», 5, 1, 1954, portanza e considerazione a un contributo che non fosse accompagnato da
pp. 18-22. Ripubblicato in spagnolo in F. Candela, En defensa del formalismo y otros escritos, una serie smisurata di calcoli integrali.
Xarait, Bilbao 1985, pp. 31-56.
Il termine mi piace perché esprime sinteticamente e in maniera sufficiente-
mente didattica il concetto di struttura tridimensionale in cui gli sforzi ven-
gono distribuiti in tutte le direzioni, quello che gli inglesi chiamano “space-
frame”, in contrapposizione alle strutture piane e lineari, utilizzate di prefe-
renza in un periodo che abbraccia quasi due secoli.
Poiché queste ultime strutture sono, ovviamente, un caso particolare delle
prime, non vi è alcuna mancanza di rispetto nel parlare di una crisi, di un
declino strutturale del pensiero nella nostra epoca. Il caso curioso e appa-
rentemente paradossale è che questo periodo corrisponde esattamente allo
sviluppo e alla diffusione della cosiddetta scienza delle costruzioni, consoli-
datasi – come è noto – all’inizio del secolo scorso con l’approccio di Cauchy
alle equazioni differenziali di base della teoria dell’elasticità.
Questa fioritura pseudoscientifica è una delle principali cause di tale declino.
Mi spiego meglio e, per questo, sarebbe utile ricordare innanzitutto le ca-
ratteristiche differenti di entrambi i tipi di strutture e, anche, definire alcuni
concetti spesso trascurati nella pratica abituale.
La missione essenziale di qualsiasi struttura, la proprietà che la definisce come
tale, è la sua capacità di trasmettere le forze esterne a punti appropriati del
terreno. La trasmissione di queste forze è raggiunta mediante la loro trasfor-
mazione in tensioni interne e la loro distribuzione lungo le parti strutturali.
Una prima classificazione delle strutture, indipendentemente dal materiale
con il quale sono eseguite, si stabilisce considerando il loro modo di trasmet-

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tere i carichi. Quelle che lo fanno direttamente, senza cambiare la direzione trasportata ai punti di appoggio esclusivamente mediante sforzi diretti, cioè
degli stessi, sono strutture passive, come i muri portanti e i pilastri, che sono tensioni dirette secondo gli assi di entrambe le barre. Il problema si riduce a
semplici elementi rettilinei interposti tra i carichi e il terreno. Sono strutture scomporre la forza in due direzioni e osservare che non si hanno limitazioni
attive, di contro, quelle che sono in grado di cambiare la direzione delle per quanto riguarda la direzione della forza esterna nel piano considerato.
forze esterne, facendole deviare, e che fungono da schermo in uno spazio Al crescere dell’angolo formato dalle due barre, aumentano anche le gran-
contiguo, di solito inferiore dal momento che la principale forza esterna è dezze delle due componenti e quindi le forze sulle barre, fino al limite: quan-
la gravità. do le due barre sono il prolungamento una dell’altra, questi sforzi diventano
Le strutture attive si suddividono, a loro volta, in strutture piane, in cui la tra- infiniti e la struttura che immaginiamo diventa impossibile. In realtà, si è
sformazione delle forze di tensioni interne avviene in un piano, ad esempio trasformata in una trave appoggiata ai suoi estremi, e la funzione strutturale
un tetto o un telaio a traliccio, e stereostrutture, quando tale scomposizione si sviluppa in modo alternativo, in funzione della resistenza a flessione della
dà luogo a sforzi in più direzioni dello spazio, e di cui l’esempio più noto è barra.
la cupola. Nel primo caso, astraendo dal peso proprio, tutte le fibre in ogni sezione e
Da quando nelle costruzioni si iniziò a usare l’acciaio, e poiché il suo proces- tutte le sezioni di ciascuna barra sono soggette allo stesso sforzo; il materiale
so di lavorazione porta all’elemento lineare in cui una dimensione domina è sfruttato al massimo. Nel secondo caso, la distribuzione delle sollecitazioni
sulle altre due, ci siamo abituati a considerare tutte le strutture, comprese le in una sezione segue una legge triangolare; alcune fibre saranno compresse
monolitiche, come giustapposizione di elementi lineari. Inoltre, la difficoltà e altre tese, ma solo gli estremi lavorano a piena capacità, e questo si verifica
di prendere in considerazione nella sua globalità il problema analitico di una quando il materiale è isotropo e isoresistente, cioè quando ha la stessa resi-
struttura unitaria favorisce questa suddivisione ideale in elementi, più sem- stenza a compressione e a trazione. Qualora non sia così, come nel caso dei
plici da analizzare separatamente. materiali lapidei, le sollecitazioni massime non possono superare i valori am-
È chiaro come, nella maggior parte dei casi, questa suddivisione sia artifi- missibili corrispondenti alla minore tra le due resistenze e, comunque, nelle
ciosa e puramente immaginaria, ma quando il divario tra ipotesi e realtà fibre centrali si va a disperdere la resistenza del materiale.
diventa intollerabile, piuttosto che correggere l’errore concettuale si segue Se si considerano, in successione, non solo la sezione più sollecitata, ma tutte
la procedura, del tutto priva di logica, di fare in modo che la struttura sia, il le sezioni dell’elemento, gli sforzi saranno inferiori via via che ci si avvicina
più possibile, vicina alle condizioni ideali assunte nel calcolo, come se questo all’appoggio, in quanto la distribuzione dei momenti è variabile lungo l’ele-
fosse molto importante e senza tenere conto, in generale, del danno che mento. Il risultato è un ulteriore spreco di materiale, poiché solo le fibre
ciò provoca alla funzione resistente e alla stabilità della costruzione. Come estreme della sezione centrale saranno completamente sfruttate.
osserva Hardy Cross, tendiamo a dimenticare che «abbiamo bisogno di una Quando la trave è in calcestruzzo, vista la sua modesta resistenza a trazione,
struttura, non di un’analisi». tutta la porzione tesa della sezione non viene presa in considerazione nei
Il fatto certo è che, per i limiti dell’intelletto umano, per consuetudine, per calcoli. Gli sforzi di trazione si concentrano quindi nell’armatura posizionata
mimetismo costruttivo, o per quel che si vuole, le strutture comuni sono in- strategicamente e, in questo modo, circa due terzi della sezione diventano
telaiate e piane; vale a dire, formate da griglie contenute in tre piani per- un sovraccarico, dal momento che non svolgono alcuna funzione resistente,
pendicolari tra loro. È possibile che si debba continuare a utilizzare queste ma contribuiscono ad aumentare le sollecitazioni e quindi la corrisponden-
strutture per molti anni; non c’è altro modo, per ora, di risolvere il monotono te sezione trasversale della trave o lastra e, di conseguenza, degli elementi
problema della costruzione per piastre sovrapposte che abbiamo conside- che la sopportano: pilastri di sostegno e di fondazione. Da qui deriva il dato
rato, ma almeno dovremmo dar conto dei loro difetti di base, e della loro assurdo e irragionevole che più di tre quarti del materiale utilizzato in una
inevitabile antieconomicità, per trovare il modo di ottenere altre soluzioni comune struttura in cemento armato è perfettamente inutile, superfluo e, in
più logiche. definitiva, sfavorevole ai fini della stabilità della stessa. Concetto che ho già
In natura, nelle strutture organiche, il cui processo di elaborazione per sele- sottolineato, con le medesime parole, in un’altra occasione recente, ma che
zione naturale, per sopravvivenza, è molto più perfezionato di quello segui- vale la pena ripetere.
to dagli esseri umani, appare raramente il piano, per non parlare dei diedri Tale circostanza consente di enunciare un principio economico fondamenta-
ad angolo retto. le: bisogna evitare, per quanto possibile, gli sforzi di flessione mediante la
Il caso più semplice di quella che abbiamo definito “struttura attiva” è rap- scelta di una forma appropriata. La contraddizione di base della costruzione
presentato da due barre inclinate che formano un triangolo con il suolo. contemporanea è che i requisiti funzionali della maggior parte degli edifici
Una forza esterna, situata nel suo piano e applicata al vertice, può essere sembrano richiedere la presenza di tali sforzi. In altre parole: la funzione

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strutturale dipende essenzialmente dalla forma, ma non siamo liberi di sce- Siamo così giunti al concetto di struttura membranale o membrana autopor-
glierla, in quanto essa è generalmente prefissata in relazione a considera- tante. Per definirlo è necessario ampliare l’idea consueta di piastra, come
zioni di altro tipo. Sarebbe pertanto sorprendente che tale processo desse elemento resistente per flessione ai carichi normali al suo piano, consideran-
luogo a strutture corrette. In realtà, non stiamo utilizzando i materiali, ma do in aggiunta la sua capacità, infinitamente maggiore, di resistere alle forze
abusando di loro. collocate nel suo piano.
Ma andiamo avanti: prendiamo ora in considerazione la struttura a telaio, Immaginiamo una lastra piana appoggiata in modo continuo lungo due dei
l’architrave su pilastri, la composizione base della costruzione abituale. È una suoi bordi. Le reazioni sono verticali ma il momento flettente nel centro di
forma molto semplice, ma molto instabile. Se, di nuovo, non consideriamo il mezzeria aumenta velocemente con il quadrato della luce. Se incrementiamo
peso proprio, basta l’applicazione di una forza che non si trovi nel suo piano lo spessore per resistere al maggior momento, aumenta anche il peso pro-
o che abbia una componente orizzontale, per provocarne il collasso. La sua prio – che è di solito il carico più importante, data la sfavorevole relazione
stabilità contro questo tipo di carico dipende dalla rigidezza delle unioni tra resistenza-peso del calcestruzzo – ed entriamo in un circolo vizioso che limita
le varie parti e dal vincolo offerto dal terreno al piede dei pilastri, vale a dire subito la luce che può essere coperta con questa configurazione della piastra.
degli sforzi di flessione. Di certo, basta piegarla in due affinché il momento flettente si distribuisca,
È sufficiente, tuttavia, introdurre una trave obliqua, trasformando il rettan- riducendosi. Il bordo lungo il quale è effettuata la piega funziona come un
golo in due triangoli, affinché la stabilità non dipenda più dalla resistenza appoggio intermedio per la piastra che lavora come tale, a flessione, uni-
a flessione delle parti o dei raccordi. Non pretendo di scoprire il semplice e camente per le componenti normali dei carichi; tuttavia una parte di que-
intuitivo principio della triangolazione, ma sottolineare il fatto che la sua sti si trasmette agli appoggi tramite tensioni dirette nel piano della piastra,
economia dipende dall’eliminazione degli sforzi di flessione per i carichi ap- producendo spinte oblique che si incrementano anche per la scomposizione
plicati nei nodi. delle reazioni lungo il bordo superiore secondo i piani di entrambe le piastre.
Ma se il triangolo è la figura piana indeformabile, continua, essendo instabi- Non è indispensabile, tuttavia, assorbire queste spinte in ogni punto dei bor-
le per i carichi che non siano collocati su un piano, abbiamo bisogno di pas- di inferiori, ma occorre che parte della lastra, lavorando come trave lamina-
sare al tetraedro per individuare la figura di base di qualsiasi composizione re, possa trasmetterle ai punti di appoggio isolati dove si crea il necessario
lineare indeformabile nello spazio: una stereostruttura in grado di resistere contrasto. Ricompaiono sforzi di flessione, certamente, ma si noti che ora
o di trasmettere, per carichi diretti, una forza di direzione qualsiasi applicata sono distribuiti in una forma molto più razionale, poiché non è necessario
in uno dei suoi vertici. introdurre materiale aggiuntivo ma, semplicemente, sfruttare meglio quello
Tuttavia finora non ho trattato che di strutture a telaio, composte di aste di cui già disponiamo.
rettilinee che costituiscono l’organismo resistente, capace di sopportare il Se allontaniamo gli appoggi obliqui, aumenta l’altezza della lastra che quin-
materiale inerte della copertura che si dispone su di esso. Quando questo di lavora come una trave, fino al limite in corrispondenza del quale, per luci
materiale è una lastra di calcestruzzo, considerarlo unicamente come un so- di gran lunga maggiori di quelle usuali, entrambe le lastre lavorano come
vraccarico inerte, rinunciando del tutto alle sue proprietà resistenti, costitui- due travi laminari unite al bordo superiore o, che è lo stesso, come una gran-
sce uno spreco inaccettabile. de trave a sezione aperta, con tiranti o appoggi obliqui solamente nelle sue
Se, in effetti, consideriamo il tetraedro, possiamo immaginarlo composto da sezioni estreme. Nelle grandi strutture dovrebbero essere messi a disposizio-
quattro lastre triangolari, ed è evidente che si potranno eliminare le barre ne appoggi verticali o una parte verticale di lastra nei bordi liberi, per limita-
resistenti ai bordi, sostituendole con i bordi di ogni lastra, in modo da otte- re gli spostamenti verticali degli stessi in mezzeria.
nere una struttura laminare piramidale nella quale potremmo aumentare il Siamo passati così da una struttura piana a una tridimensionale, molto più
numero dei lati per avere piramidi di base poligonali. efficiente, mediante un semplice cambio del rapporto di forma e senza au-
Il tipo più comune di copertura a due spioventi è composto da una serie di mentare notevolmente la quantità del materiale necessario. In questo sem-
forme piane triangolari, con traverse o cinghie che poggiano su di esse e che plice principio è basata tutta la teoria delle strutture sottili o gusci, nonostan-
sopportano, a loro volta, le lastre di copertura. È ben nota la necessità di te la sua fama di alta speculazione matematica.
triangolare in special modo queste strutture; triangolazione che può, comun- Ma queste strutture – che i tedeschi chiamano “Faltwerke” e i francesi “toits
que, sopprimersi quando la lastra superiore è di calcestruzzo, approfittando plissés”, e che qui possiamo chiamare “strutture poliedriche” – presentano
della grande rigidezza nel suo stesso piano. Inoltre, in questo caso, si posso- flessioni trasversali considerevoli che obbligano a dare uno spessore notevo-
no eliminare anche le capriate triangolari e lasciare che la lastra si sostenga le alle lastre che le costituiscono. Per aumentare la capacità portante della
da sola. struttura abbiamo fatto uso dell’inclinazione ma, se vogliamo ridurre il va-

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lore dei momenti trasversali e con esso lo spessore della lastra, dobbiamo ri- ta. Questa è ciò che si chiama volta cilindrica lunga, in realtà una trave ap-
correre alla curvatura. In realtà, tanto le strutture poliedriche quanto quelle poggiata nelle sue direttrici estreme, in quelle cioè dove si ha la resistenza,
lineari sono adatte unicamente per i carichi concentrati nei bordi o ai vertici. mediante i timpani o i tiranti, alle spinte orizzontali prodotte, come è noto,
Con carichi ripartiti, la forma più conveniente per eliminare i momenti è la dalle strutture curve.
curva funicolare o la sua inversa, quella antifunicolare. In queste volte lunghe non è ormai necessario che la direttrice sia antifuni-
Questo è un principio noto e utilizzato negli archi da tempi remoti. Risulta, colare, perché comunque lo squilibrio locale tra i carichi verticali e gli sforzi
pertanto, inspiegabile il motivo per il quale i pionieri del cemento armato di taglio porta nuovamente – seguendo un processo che non sarebbe oppor-
non furono capaci di estenderlo alle volte cilindriche. In effetti, nelle pri- tuno affrontare ora – a sforzi di flessione trasversale, che possono ridursi a
me realizzazioni di volte in calcestruzzo – incluse alcune recenti, delle quali valori accettabili mediante artifici come ad esempio la disposizione di travi
possiamo trovare esempi senza andare lontano – si assegnava la principale longitudinali di bordo, appoggi verticali nella lunghezza delle linee di im-
funzione resistente a una serie di archi separati da distanze molto brevi, e posta, o la considerazione dell’effetto di continuità trasversale tra due volte
si supponeva poi che il peso delle volte intermedie dovesse trasmettersi di- contigue.
rettamente a detti archi, considerando le lastre come divise in una serie di Ma questi sono dettagli che, sebbene importanti per il progetto, non scalfi-
telai longitudinali indipendenti che lavorano a flessione tra gli archi stessi. In scono il concetto generale che sto tentando di mettere in luce, riguardo al
questo modo, è necessario dare a tali lastre uno spessore e un’armatura con- modo di resistere ai carichi di queste strutture.
siderevoli, per la tranquillità dei proprietari, che di solito confondono la sicu- L’asimmetria e la variabilità dei sovraccarichi portano, nelle volte cilindriche
rezza con la massa, anche se tutto ciò va a detrimento delle loro tasche. Gli corte, a cambi nella linea di pressione di base, che non può coincidere con la
stessi materiali, evidentemente incapaci di seguire i singolari ragionamenti direttrice della volta in tutti i possibili stati di carico. Sebbene la stessa volta
del progettista, hanno continuato a sviluppare naturalmente le sollecitazioni sia capace di distribuire queste forze eccentriche mediante sforzi di taglio
dirette seguendo la linea di massima pendenza. collocati, comunque, nella stessa superficie, si rende necessario assorbire da
Questo principio di economia degli sforzi è di natura generale, e trova un’in- qualche parte i momenti flettenti, in modo che detta eccentricità conduca,
terpretazione matematica nelle teorie delle strutture basate su alcuni teore- in definitiva, a quanto esige la disposizione degli archi di rigidità posti a
mi sull’energia di deformazione. Tuttavia qui non faccio riferimento a questi, distanze relativamente brevi. Per ampi divari e condizioni forti di carichi ac-
poiché preferisco appoggiarmi a concetti puramente intuitivi e meccanici. cidentali, questi archi portano ad avere dimensioni tali da falsare totalmente
In realtà, la volta propriamente detta è il principale elemento resistente la sensazione di leggerezza e l’economia finale, di solito caratteristiche del-
dell’insieme prima considerato e, sempre che ci siano direttrici antifunicolari, le strutture laminari. D’altra parte, all’aumentare verso la mezzeria il raggio
trasmette direttamente i carichi alle linee di imposta, mediante tensioni di di curvatura della direttrice, la volta diventa quasi piana, o piana del tutto,
compressione di entità generalmente modesta. Gli spessori possono e devo- per piccoli errori di cassaforma, e la considerazione dei fenomeni di instabilità
no, pertanto, ridursi al minimo accettabile costruttivamente: 3 o 4 centime- giustifica, anzi, la presenza degli archi di irrigidimento. Per evitare il costo del
tri. Il ruolo degli archi si riduce a quello di elementi di irrigidimento, capaci di materiale che detti archi rappresentano, si rende necessario ricorrere nuova-
assorbire anche i momenti trasversali prodotti nella struttura per variazioni mente al principio di curvatura, sostituendo la superficie cilindrica con altra di
in linea con le tensioni derivanti da una distribuzione irregolare o imprevista traslazione o a doppia curvatura. In questo modo, la volta lavora come antifu-
dei sovraccarichi. nicolare per i carichi permanenti, ma la considerevole inerzia dell’onda – otte-
Ma non è necessario disporre appoggi continui lungo le linee di imposta. Se- nuta senza aumentare notevolmente il volume del materiale – consente, come
guendo un processo analogo a quello prima definito nel descrivere le struttu- arco non funicolare, il lavoro a flessione per i carichi accidentali. Il passaggio
re poliedriche, la parte inferiore delle volte, lavorando come trave laminare dell’onda curva agli appoggi retti, necessari alle linee di imposta, permette
curva, è capace di trasmettere le spinte agli appoggi isolati, senza intervento soluzioni esteticamente interessanti.
di alcun altro elemento strutturale. Quando la distanza tra gli appoggi è Abbiamo visto come l’applicazione reiterata del principio di curvatura eli-
minore della luce trasversale, o del raggio di curvatura della direttrice, la mini, in ogni caso, gli sforzi di flessione della lastra e consenta mediante il
struttura risultante assume il nome di volta cilindrica corta, con riferimento suo impiego logico, e potremmo dire intuitivo, la trasformazione delle forze
alla lunghezza tra appoggi in direzione delle generatrici. esterne in tensioni dirette – chiamate anche di membrana – situate esclusiva-
Quando la distanza tra gli appoggi aumenta cresce anche l’altezza della vol- mente sulla superficie media del guscio, il cui spessore può ridursi, in tal caso,
ta, influenzata dagli sforzi longitudinali di flessione, fino a che la struttura a dimensioni minime. Questa è l’idea fondamentale delle strutture sottili tri-
si trasforma in due travi curve unite da una trave a sezione cilindrica aper- dimensionali, sulla quale sto insistendo intenzionalmente nel mio discorso.

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Seguendo lo stesso filo, siamo arrivati, in modo graduale, alle superfici a un carico concentrato, applicato in un qualsiasi punto di una cupola sferi-
doppia curvatura, le quali sono strutturalmente più appropriate, soprattutto ca, produca qualche deformazione apprezzabile, occorre che si allunghino
per un materiale che si modella in opera come il calcestruzzo. prima i cerchi prossimi al punto considerato. La cosa è facile da ottenere
Una classificazione primaria di queste superfici distingue quelle in cui le due con una palla di gomma, perché il materiale è molto deformabile, ma quasi
curvature principali hanno convessità dello stesso segno, come le cupole, che impossibile da provocare in una cupola di calcestruzzo, a meno che gli sforzi
possiamo chiamare ellittiche (per il tipo di equazione che le rappresenta), diretti, che corrispondono a tali deformazioni, siano enormi.
dalle superfici iperboliche, in cui entrambe le curvature hanno segni opposti, Per questo non ha senso parlare di superfici velarie e antivelarie, estendere
come il paraboloide iperbolico; queste ultime vengono definite anche anti- cioè il concetto di funicolare alle superfici. Il funzionamento di una membra-
clastiche. na è sostanzialmente differente da quello di un filo. La prima è sempre in
Come è logico, non voglio incorrere nell’intollerabile errore di anteporre la equilibrio, quali che ne siano la forma e i carichi che la sollecitano, sempre
teoria generale matematica di queste superfici – che, d’altra parte, può ritro- che sia inestensibile e a doppia curvatura. È legittimo pertanto, in questo
varsi in molti trattati e articoli – ma vorrei, almeno, esporre alcuni principi caso, considerare unicamente gli sforzi diretti, e basta applicare le equazioni
intuitivi che sono alla base della teoria, abbastanza chiari ma di solito non di equilibrio di membrana per ottenere gli sforzi corrispondenti all’equilibrio
presenti in questi testi. interno.
Si tratta di un fenomeno generale nella letteratura tecnica che tratta tali temi, Quando la superficie è anticlastica, l’esame intuitivo è molto meno semplice
in cui gli autori si mostrano eccessivamente generosi con quanto attiene a inte- rispetto al caso della cupola, ma la realtà dei fatti è la stessa.
grali ed equazioni differenziali complicate, soprattutto quando il loro impiego La seconda considerazione intuitiva che desidero proporre riguarda le rea-
non è alla portata di tutti, e cercano viceversa di nascondere gelosamente i zioni vincolari e il modo con cui la superficie si appoggia sui suoi bordi o limi-
principi meccanici sui quali si basano i procedimenti analitici. In questo modo ti; considerazione che risulta utile per determinare le costanti di integrazione
si è mantenuto efficacemente, durante molti anni, un velo di mistero sopra associate alla risoluzione delle equazioni di equilibrio prima menzionate, e
tali questioni, circondandole di un’aura di alta speculazione matematica che che è intimamente connessa alla iperstaticità interna caratteristica di queste
contribuisce a presentare i pochi iniziati come saggi eminenti e a spaventare superfici.
gli intrepidi che cercano di introdursi nel loro circolo ristretto. Tanto è stato Una struttura si chiama iperstatica quando le sue condizioni di appoggio
efficace questo processo di occultamento che dubito che molti, che applicano sono ridondanti; quando l’equilibrio dell’insieme può essere garantito in
le teorie letteralmente e ne scrivono, sappiano quanto stiano facendo. maniera differente, dipendente dalle modalità di vincolo della struttura e,
È per questo motivo, per esempio, che si parla dell’idoneità della teoria della di conseguenza, dalle tensioni e dalle sollecitazioni che su di essa agiscono.
membrana a rappresentare gli sforzi che si producono in superfici a doppia Il valore e la distribuzione delle reazioni dipenderanno, in generale, dalle
curvatura, sotto l’azione dei carichi. Questa cosa detta così, a bruciapelo, deformazioni interne della struttura o dalla capacità dei carichi e della defor-
come è presentata in molti libri, costituisce un’affermazione arbitraria e dog- mabilità degli elementi sui quali è vincolata.
matica a cui a quanto pare bisogna credere come un atto di fede. Inoltre si Sono, quindi, strutture indeterminate, ma questa caratteristica, lungi dall’es-
afferma che, poiché gli spessori delle lastre sono insignificanti, queste ultime sere un inconveniente – tranne se si intende calcolarla – è un grande vantag-
non possono resistere a flessione e devono, pertanto, lavorare per sforzi di- gio per la stabilità finale, perché la struttura può difendersi meglio dalle pos-
retti. È un ragionamento totalmente falso, perché lo spessore minimo è una sibili alterazioni delle condizioni dei carichi presunti, o dai cedimenti in certi
conseguenza e non una causa. Per sottile che sia, una lastra ha una certa appoggi. Ciò che accade è che queste condizioni di lavoro sono molto difficili
resistenza alla flessione e, in ogni caso, si romperebbe e apparirebbero de- da calcolare; o meglio, dovremmo dire che è impossibile farlo con esattezza
formazioni inammissibili qualora, effettivamente, potessero instaurarsi tali nella maggior parte dei casi. Per provarlo è necessario, generalmente, for-
sforzi di flessione. mulare alcune semplificazioni relative alle modalità con le quali i materiali
L’impossibilità per tali deformazioni di esistere, quando le lastre sono rea- possono deformarsi; ipotesi che sono richieste dalla teoria dell’elasticità, la
lizzate con i materiali relativamente inestensibili che si impiegano, è la vera cui applicazione è già, in assoluto, problematica, in quanto può condurre a
giustificazione dell’ipotesi di membrana. risultati dei calcoli privi di alcuna relazione con quanto realmente si verifica
Un esempio ci chiarirà meglio questo concetto. Affinché in una cupola di nella struttura.
rivoluzione, con carichi simmetrici rispetto all’asse, possano prodursi flessioni Ciò nonostante, poiché da diversi anni è necessario calcolare tutto – esigenza
lungo le linee meridiane, è necessario che si generino prima allungamenti o che non si presentava ai costruttori di altre epoche meno avanzate – non
accorciamenti nella lunghezza di alcuni paralleli. Allo stesso modo, affinché solo si semplificano arbitrariamente le proprietà dei materiali, con la vana

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pretesa di introdurle nelle formulazioni matematiche, ma di fatto s’impo- dei materiali. L’arte di costruire sembra regredire in alcune epoche, per poi
verisce la costruzione, abbandonando l’impiego di strutture che in principio fare dei salti in avanti con maggiore forza in quelle successive.
sembravano complicate, come quelle curve o tridimensionali, considerando, Potrebbe stabilirsi un parallelo tra questa successione ciclica e i periodi di ana-
idealmente e artificiosamente, che altre siano composte da elementi isolati lisi e di sintesi che caratterizzano il progresso delle scienze e, in generale, di
sebbene in realtà siano monolitiche, e facilitando i calcoli con l’introduzione, qualsiasi attività dello spirito umano. Nei periodi di sintesi, che sono epoche
reale o fittizia, di articolazioni e altri artifici che, quando realmente esistono, di creazione, nascono idee nuove che, sebbene basate sulle esperienze passa-
sono quasi sempre sfavorevoli alla stabilità. te, rivoluzionano la consuetudine. Gli spiriti creativi liberano euforicamente
Ma un esempio sarà sempre più esplicativo di ogni parola per chiarire que- la loro immaginazione e si lanciano a produrre teorie originali e opere arti-
sto concetto di iperstaticismo. Immaginiamo una lastra quadrata orizzontale, stiche straordinarie, provocando, come naturale, l’indignazione e l’allarme
chiamata "perimetrale". Potremmo supporla appoggiata lungo i suoi quat- delle menti quadrate che, piene di seriosità, considerano inconcepibile che
tro lati o incastrata negli stessi. Possiamo, anche, supporre che si appoggi so- qualcuno pretenda di divertirsi a uscire dal sentiero tracciato. Fino a quando,
lamente o s’incastri in due lati opposti, oppure che sia incastrata in uno solo lentamente, tutto torna alla normalità. Gli operai della scienza, il cui lavoro
dei suoi lati, lavorando come una mensola. Tutte queste ipotesi – e molte al- è indubbiamente necessario, tornano a prendere il controllo momentanea-
tre intermedie che non occorre enumerare – sono compatibili con l’equilibrio mente perso; assimilano le nuove idee e le macinano attentamente fino al
totale e non hanno nulla a che vedere con il calcolo, che è sempre posteriore. loro progressivo esaurirsi. Così nascono i periodi di analisi, tristi e noiosi ma,
La lastra, che è altamente iperstatica, potrà sostenersi in uno qualsiasi di que- a quanto pare, imprescindibili per l’evoluzione costante del pensiero umano.
sti modi, sempre che l’armiamo in accordo con il criterio adottato alla fine Per quanto concerne la costruzione, siamo per fortuna arrivati alla fine di
(anche se qualcuno di questi modi risulterà il più logico e, di conseguenza, il un periodo di analisi. Le idee che ne costituirono il fondamento si stanno
più economico). […] sviluppando pienamente. Si stanno osservando i segnali di un nuovo periodo
All’inizio del mio intervento avevo promesso di spiegare i motivi che, a mio di sintesi creativa e gli architetti dovranno forse essere felici (soprattutto se
avviso, hanno provocato il declino del pensiero strutturale. Credo di aver of- si raggiunge il nostro e quasi dimenticato ruolo di «maestros de obras»), per-
ferto spunti sufficienti al riguardo nel corso della mia esposizione. Ma, even- ché, per costruire in questo periodo, è possibile che non sia necessaria molta
tualmente, potrebbe essere aggiunta la divisione assurda che si è creata nel scienza, ma un poco più di talento. E non mi riferisco qui all’interpretazione
lavoro di costruttore fra architetto, ingegnere e appaltatore, cosa che lascia la formale di questo vocabolo che, rigidamente, lo rende sinonimo di saggezza,
progettazione strutturale praticamente fuori dal raggio di azione di ciascuno ma a quella molto più sfumata e indefinibile di miscela d’intuizione gitana
dei tre campi di competenza. Questa suddivisione esige disegni e schemi mi- e grazia disinvolta, con la quale i “flamencos” accompagnano ancora oggi il
nuziosi di tutti i dettagli di un’opera, non essendo questa opera di una sola loro canto.
mano; esigenza che, in ultima analisi, risulta in contrasto con un principio di
economia, tanto che è stato abbandonato l’impiego delle stereostrutture a Estereostructuras, testo letto a una conferenza tenuta a La Casa del Arquitecto, Città del
Messico, nel 1953 e pubblicato in «Espacios», 17, dicembre, 1953, s.n.p. Ripubblicato in spagnolo
favore di quelle lineari e piane, più facili da rappresentare sulla carta. in «Construcción», 63, luglio 1954; in inglese con il titolo Stereo-structures, in «Progressive
Tale scomparsa della facoltà di comprendere il funzionamento delle strutture Architecture», 6, giugno 1954, pp. 84-93 e in giapponese in «Kokusai Kentiky», 21, novembre
1954, pp. 51-59. Il testo è nuovamente ripubblicato in spagnolo in F. Candela, En defensa del
tridimensionali si presenta periodicamente nel corso della storia della costru- formalismo y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985, pp. 91-102.
zione o, che è lo stesso, della storia delle coperture.
I caldei e i sumeri, con le loro architetture di mattoni e la mancanza del le-
gno, dovettero adottare cupole e volte, dando origine alla tradizione archi-
tettonica orientale che si estese in seguito in tutto il Mediterraneo. Le civiltà
egizie e greche, tuttavia, ignorarono nella pratica queste forme costruttive,
impiegando architravi e capriate in legno di tipo rudimentale. Le stereostrut-
ture tornarono a rifiorire con le combinazioni di cupole nell’architettura bi-
zantina, le volte a crociera delle cattedrali gotiche e le composizioni a volta
del rinascimento e del barocco – piene di linee curve, incastri e aperture – per
perdersi nuovamente in un periodo che dura quasi fino ai nostri giorni, coin-
cidendo con la comparsa della costruzione metallica.
A questo punto qualcuno ha parlato dello sviluppo elicoidale della resistenza

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Borsa valori, Città Il guscio sottile nella delimitazione degli spazi
del Messico, 1953-55
(architetti Enrique de la
Mora y Palomar, Fernando
López Carmona), veduta
del cantiere.

L’architettura si occupa principalmente della creazione degli spazi interni.


La sua funzione essenziale consiste nel delimitare un certo volume, separan-
dolo dallo spazio aperto indifferenziato, in modo che l’uomo possa viverci
protetto dalle condizioni atmosferiche. Questo occuparsi degli spazi interni
o vuoti è ciò che distingue l’architettura dalle altre arti plastiche. Basandosi
sulla forma di questi spazi e sui metodi costruttivi impiegati per ottenerli si
potrebbe stabilire una classificazione degli stili architettonici più razionale,
probabilmente, di quella fondata sul formalismo bidimensionale delle fac-
ciate e delle decorazioni.
Quando l’umanità si è trovata di fronte al problema delle coperture ha svi-
luppato, in ogni epoca, i più nobili e impressionanti esempi di architettura, e
ha messo a punto dispositivi formali e metodi costruttivi con i quali superare
i limiti dei materiali esistenti e utilizzare al massimo le loro possibilità.
Lo studio degli esempi della natura, in cerca d’ispirazione per risolvere il
problema delle coperture, è ancora più opportuno oggi, quando un mate-
riale monolitico che può assumere qualsiasi forma è diventato di uso comu-
ne nella costruzione. Il cemento armato non solo è molto simile al materiale
dei gusci naturali, ma ha l’ulteriore vantaggio di poter resistere agli sforzi
di trazione.
Questa proprietà, sommata alla continuità inerente al suo processo di fab-
bricazione, ci fornisce l’opportunità di cercare di emulare l’economia del
materiale, caratteristica dei processi naturali di protezione degli spazi.
Per questa necessità primaria la natura utilizza gusci rigidi o membrane
elastiche. Dato che il secondo sistema difficilmente può essere considerato
come architettura, il “guscio” può intendersi come sinonimo di delimitazio-
ne spaziale e il titolo di questo saggio può sembrare eccessivo.
Ma i gusci propriamente detti non possono assumere qualsiasi forma. La
prima lezione che la natura ci impartisce è che i gusci calcarei sono sempre a
doppia curvatura. Ciò si giustifica considerando il vantaggio di minimizzare
i momenti flettenti. La distribuzione triangolare degli sforzi nello spessore
della sezione, che questo tipo di sollecitazioni provoca, è sempre antiecono-
mica, visto che soltanto le fibre esterne sono sollecitate al massimo. Ma lo è
ancora di più per i materiali non isoresistenti, nei quali la resistenza a trazio-

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ne è solamente una piccola frazione di quella alla compressione e la capacità Sebbene le strutture piane, così come l’angolo diedro, appaiano raramen-
di carico della sezione si esaurisce velocemente non appena si raggiungono te nelle strutture naturali, ci ostiniamo a costruire gusci cubici. Se ciò può
i valori minimi nelle fibre estremamente tese. Però la prevenzione delle fles- essere giustificato in edifici residenziali come i condomini, nei quali l’eco-
sioni e, in generale, la funzione resistente dipendono essenzialmente dalla nomia dell’altezza e le considerazioni funzionali ci obbligano a ricorrere ai
forma. solai piani, non è lo stesso quando si tratta di coprire grandi spazi, come ad
Nel terzo volume della sua opera Scienza delle Costruzioni, il professor Bel- esempio quello della Convention Hall a Chicago di Mies van der Rohe. Il solo
luzzi ci offre una spiegazione intuitiva del perché le superfici a doppia cur- riferimento a questo nome ci porta alla prima delle cause che ci proponia-
vatura, costruite con materiali inestensibili, sviluppano sempre uno stato di mo di approfondire: le convinzioni classiche, più o meno consapevolmente
sforzi di membrana, vale a dire senza flessioni della lastra, posto che questa presenti nella maggior parte dei progettisti.
possa essere verificata solo quando si siano prodotte deformazioni estensio- Vale la pena di far notare, per le implicazioni relative allo stato attuale del
nali che superano il limite elastico. Per esempio: affinché un carico concen- problema, che l’architettura greca, considerata classica per eccellenza, non
trato in un punto di una cupola sferica possa produrre una deformazione era interessata alle volte, né in generale agli spazi chiusi. Si potrebbe anche
apprezzabile, è necessario che la parte di superficie sferica che circonda il dire che non si trattava di architettura, ma di una forma particolare di scultu-
punto di applicazione di detto carico passi attraverso un cerchio che abbia ra. I suoi caratteri formali furono sviluppati per essere ammirati esternamen-
un’area minore. te e per essere indicati come conseguenza di una logica costruttiva, essendo
È, pertanto, necessario che questo si allarghi o si comprima, e che si riduca la imposti da ragioni rituali e simboliche all’unico materiale permanente che gli
superficie sferica. Condizioni entrambe perfettamente possibili in una palla antichi costruttori greci avevano a loro disposizione. Le strutture architrava-
di gomma, fatta di materiale estensibile, ma praticamente irraggiungibili te, copiate dalle forme tradizionali dei templi arcaici in legno, costituiscono
in una cupola di calcestruzzo, fintanto che gli sforzi diretti o di membrana una delle maniere più assurde e illogiche di costruire in pietra. Possono es-
rimangono esigui nell’intorno del punto. sere spiegate solamente come raffinate interpretazioni in pietra di edifici di
Di conseguenza, ha senso estendere il concetto di funicolare a una super- legno, cioè come sculture.
ficie ricorrendo alle forme chiamate «velarias» (in forma di vela). Il com- Tuttavia, questo modo particolare e artificiale di concepire l’architettura è
portamento di una membrana superficiale inestensibile è sostanzialmente rimasto sullo sfondo degli stili architettonici occidentali, ostacolando ogni
differente da quello di un filo flessibile o di una catena. Questi si deformano tentativo di stabilire una vera arte della costruzione. E così l’architettura
sotto l’azione dei carichi cercando la loro curva di equilibrio, ma una lastra a gotica, uno dei modi più brillanti di abbandonare quegli asfissianti concetti
doppia curvatura, fatta di materiale inestensibile, ha una forma immutabile nonché esempio isolato di lucidità nella storia della costruzione occidentale,
se gli sforzi a cui è sottoposta sono ragionevolmente esigui, e resterà sem- fu considerata da molte generazioni come arte incolta e barbara. I tentativi
pre in equilibrio senza inflettersi quali che ne siano la forma e la distribu- di revival gotico si sono fermati sempre agli aspetti decorativi ed esteriori
zione dei carichi. Tenendo in considerazione questi fattori, i gusci a doppia dello stile, senza provare a estendere il significato dell’edificio gotico, la sua
curvatura possono essere tanto sottili quanto economicamente pratici da intima combinazione di struttura ed espressione.
costruire. Ho lasciato fuori da questa discussione le condizioni di vincolo Non c’è da meravigliarsi se la rivoluzione architettonica del nostro secolo
del guscio e lo stato degli sforzi ai bordi, nei quali la situazione può essere sia stata incapace di liberarsi degli stessi vizi classici di origine e, accecata
sostanzialmente diversa. da essi, di andare al fondo della questione. Conseguì una facile vittoria con-
Non è così per le volte cilindriche e, in generale, per le superfici sviluppabili tro i mezzi decorativi che tanti anni di abusi avevano reso superati, ma lo
o a curvatura semplice. Queste lastre sono esposte a momenti flettenti im- scheletro strutturale classico restò intatto. Fu una rivoluzione classica contro
portanti in direzione normale alle loro rette generatrici, dal momento che l’arte classica. Perret, la cui influenza sui pionieri del nuovo stile cosiddetto
solo rigidezza e resistenza a flessione o torsione di lastra intervengono per internazionale fu considerevole, era un classicista dichiarato. Il suo obiettivo
mantenere la forma in presenza di distribuzioni differenti di carico. Bisogna, evidente fu costruire strutture classiche in calcestruzzo.
pertanto, adottare spessori significativi o ricorrere a nervature, perdendo Basta leggere il capitolo dedicato a Le Corbusier nel libro di Giedion, Spa-
così il carattere di gusci propriamente detti, la cui caratteristica essenziale è ce, Time and Architecture, per riscontrare l’interpretazione equivocata del
l’assenza dei momenti flettenti in superficie. ruolo della struttura nella composizione architettonica che prevalse tra gli
È interessante comprendere i motivi del perché questi principi intuitivi – uti- instancabili innovatori. Dimostrando un’ignoranza sostanziale delle carat-
lizzati nella prassi in altri campi tecnici, come nelle costruzioni delle carroz- teristiche e del comportamento del nuovo materiale, si proclamava che «il
zerie per automobili – siano stati in sostanza ignorati nell’industria edilizia. cemento armato è lo strumento per l’espressione in architettura delle idee

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nuove» e che la «pianta libera» era resa possibile o era quasi una conse- in qualsiasi settore tecnico, ha condotto a una radicale frammentazione di
guenza di «quelle proprietà della struttura portante in cemento armato, la funzioni e responsabilità nell’industria delle costruzioni (tralasciamo, per il
quale consente la disposizione arbitraria delle pareti interne». Ma la strut- momento, la discussione sull’utilità di tanti scritti. Dovrebbero essere stabi-
tura intelaiata in cemento armato, alla quale questa citazione si riferisce, lite, forse, punizioni speciali per quelli di noi che pubblicano articoli e libri
è una forma costruttiva quasi tanto incoerente e ingiustificata quanto l’ar- non necessari).
chitrave in pietra, giacché risponde al mimetismo strutturale come copia Attualmente è molto difficile stabilire chi sia il vero autore di un edificio.
elementare delle forme adatte per il legno e il ferro. Il calcestruzzo non è Possiamo scegliere tra: l’architetto che appone orgogliosamente la sua fir-
adatto per lavorare a flessione, ogni volta che è modellato in travi prismati- ma al progetto, i disegnatori che lo realizzano e sviluppano i dettagli, gli
che nelle quali il materiale dislocato al di sotto dell’asse neutro è un sovrac- ingegneri che si occupano dei diversi aspetti tecnici, i supervisori, gli appal-
carico. Confondendo le potenzialità del materiale con le sue reali proprietà, tatori e i subappaltatori, i muratori e i carpentieri che lavorano fisicamente
si gettarono insomma le basi di quel formalismo atettonico che domina la all’edificio. In ogni modo, con tante e così diverse figure che intervengono
composizione moderna, nonostante le dichiarazioni teoriche del funziona- nel processo costruttivo, anche per un lavoro semplice si rende necessario
lismo dei primi tempi. elaborare disegni minuziosi di tutti i dettagli dell’opera.
La mostruosa e ingiustificata crescita delle dimensioni della finestra, con Ma le superfici a doppia curvatura sono, molte volte, difficili da rappresen-
le sue artificiali suddivisioni che seguono i dettami dall’arte pittorica e la tare in due dimensioni, e indipendentemente dal numero dei disegni che
moda del “muralismo”, non è che la manifestazione del disperato tentativo si eseguono, saranno sempre necessarie spiegazioni e correzioni in opera,
di sostituire i mezzi di espressione, aboliti per creare un nuovo simbolismo e che generalmente devono essere fornite proprio dal progettista. Cosa ac-
un nuovo linguaggio, con quelli capaci di dar vita alle aride masse cubiche. cadrebbe allora con i molteplici intermediari che resterebbero senza lavo-
Tutto ciò si riferisce alla assai discussa necessità di espressione nell’architet- ro? Certamente è più semplice e più conveniente per tutti quelli che sono
tura contemporanea. Ma vi è qualcosa che sia degno di essere espresso nei impiegati nell’esecuzione, anche se è costoso, costruire masse cubiche con
nostri tempi? Forse l’unico compito possibile per noi si riduce alla creazione strutture intelaiate. Paradossalmente, quanto più numerosi sono gli esperti
di forme strutturali adatte ai nuovi materiali, affinché le generazioni future che collaborano al progetto e all’esecuzione di un edificio, più carente di
possano avere qualcosa con cui esprimersi. fantasia questo risulterà.
Plagiando il vecchio aforisma «la funzione crea l’organo» (che unisce, curio- La terza causa è dovuta all’abbondanza e alla qualità dei materiali dispo-
samente, le due tendenze principali del movimento architettonico moder- nibili. Nei tempi difficili del Medioevo, quando si disponeva soprattutto di
no), un noto postulato del funzionalismo dichiara «la forma segue la funzio- ruderi vetusti, i costruttori dovevano ricorrere a tutto il loro ingegno per
ne». Ma l’architettura non si fa con le parole, e nell’applicazione pratica di realizzare le meravigliose strutture gotiche. Di contro, in epoche di abbon-
entrambe le frasi si dimentica spesso che la creazione di nuove forme si può danza vi è stata una certa tendenza alla pigrizia mentale. Oggi disponiamo
ottenere solo attraverso la struttura. di ogni tipo di materiale immaginabile le cui proprietà si perfezionano con-
Sfortunatamente, come conseguenza dell’artificiosa suddivisione del ruolo tinuamente. Perché allora sforzarsi di cercare nuove forme o preoccuparsi
del costruttore, gli architetti innovatori sono stati incapaci di manipolare del disegno, quando è molto più facile chiedere un poco più di resistenza a
adeguatamente la struttura, considerata come un male necessario. La loro un determinato materiale? Non deve sorprendere l’entusiastica accettazio-
principale preoccupazione sembra essere stata quella di garantire che que- ne del cemento armato precompresso, che altro non è se non un ingegnoso
sta interpretazione interferisse il meno possibile in una composizione det- procedimento per sfruttare – pur pericolosamente – la crescente resistenza
tata da considerazioni formaliste e pseudofunzionali. Ma nemmeno gli in- dei nuovi materiali, dipendendo troppo dai loro imprevedibili e, spesso, ine-
gegneri si sono interessati alla questione, visto che, nella maggior parte dei vitabili difetti.
casi, la loro missione si è ridotta a rendere possibile la costruzione di tante Ma nei gusci propriamente detti, i tassi di lavoro sono solitamente tanto
strutture insignificanti, mediante un processo meccanico che non ha niente bassi che permettono la costruzione con qualsiasi tipo di cemento ordinario,
a che vedere con il disegno o il progetto, cioè semplicemente calcolandole. senza una manodopera specializzata e attenta e, in molti casi, senza nem-
Il progetto strutturale fu lasciato fuori dal campo delle due professioni che meno acciaio di rinforzo. Se tali fatti sono ben noti, è quasi sicuro che questa
potevano essere interessate al problema. forma di costruzione sarebbe guardata con disprezzo dalle alte gerarchie
Mi propongo ora di discutere la seconda delle cause dello scarso impiego tecniche degli strutturisti. Per fortuna, il calcolo dei gusci è conveniente-
dei gusci. La mania della specializzazione, basata sulla presunta impossi- mente protetto da una rispettabile cortina di mistero e alta matematica.
bilità di acquisire personalmente la sempre crescente massa di conoscenze Ciò ci porta al principale e ultimo punto che va considerato in quest’analisi.

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Ci troviamo di fronte a un altro paradosso, che è riconducibile all’approccio Se si aggiunge a tutto quanto sopra riportato la competizione economica
scientifico. dei tipi convenzionali di costruzione e la resistenza dei clienti ad accettare
Il calcolo strutturale era un’arte empirica o sperimentale fino all’avvento sistemi che non sono stati mai prima sperimentati, si avrà un’idea del lavoro
della teoria dell’elasticità, che rese possibile l’uso dei procedimenti matema- che deve portare a termine chi desideri mettere piede in questo campo,
tici per l’analisi delle strutture. Questo fu molto importante per il prestigio come io ho fatto in Messico.
dei tecnici incaricati di tale missione, visto che da quando è stata inventata
The Shell as a Space Encloser, testo letto al congresso sulle strutture laminari tenutosi
la matematica moderna si è presa l’abitudine di impiegarla in ogni proble- al Massachusetts Institute of Technology nel giugno 1954 e pubblicato in Proceedings
ma che si presentasse, senza considerare, generalmente, se esistevano altre of the Conference on Thin Concrete Shells, Massachusetts Institute of Technology MIT, giugno
1954, pp. 5-11. La memoria viene pubblicata anche in «Arts & Architecture», gennaio 1955,
strade ovvie per risolverlo. Da allora, è un requisito essenziale che l’analisi pp. 13-15, 32-35; in francese con il titolo Les voûtes minces et l’espace architectural, in
delle strutture si giustifichi matematicamente. «L’Architecture d’Aujourd’hui», 27, 64, marzo 1956, pp. 22-26; e parzialmente, in italiano,
Oltre all’illusoria pretesa di esattezza di tali analisi, che non è il caso qui di in Il guscio sinonimo della delimitazione dello spazio, in «Civiltà delle macchine», 5,
settembre-ottobre 1955, pp. 34-35. Il testo è ripubblicato in spagnolo con il titolo El cascarón
discutere e che è specialmente nota quando si prendono in considerazione como delimitador de espacio, in F. Candela, En defensa del formalismo y otros escritos, Xarait,
deformazioni imprevedibili, questa richiesta restringe automaticamente la Bilbao 1985, pp. 103-110. Per questa occasione, l’articolo è stato ritradotto dallo spagnolo.
forma dei gusci a quelle delle superfici le cui espressioni matematiche siano
relativamente semplici, come i cilindri o le superfici di rivoluzione.
Non dico con questo che tutta la ricerca matematica sia senza valore. Al
contrario, le matematiche sono state, e continuano a essere, nel nostro
campo, uno strumento utilissimo per ricavare un’idea, più o meno esatta,
della distribuzione degli sforzi nella struttura; ma non è prudente perdere
di vista, come sta accadendo, le ipotesi che banalizzano le proprietà dei
materiali. Come la maggior parte delle invenzioni umane, queste astrazioni
sono, all’inizio, strumenti utili per comprendere i fenomeni naturali e ren-
dere possibile il progresso delle tecniche, ma la loro applicazione obbligata
a ogni problema può diventare un ostacolo allo stesso progresso. In questo
modo, la teoria dell’elasticità è attualmente uno dei principali ostacoli per lo
sviluppo normale delle conoscenze strutturali. La pretesa generalmente ac-
cettata di esclusività ed esattezza delle soluzioni elastiche ha reso difficile, e
quasi impedito, la ricerca di nuovi percorsi con i quali ottenere un panorama
completo del fenomeno fisico.
A volte immagino che il progresso della tecnica strutturale si sia prodotto
mediante l’evoluzione naturale dei metodi intuitivi e sperimentali impiegati
con tanto sorprendente successo nel Medioevo e nel Rinascimento. Forse
tale sviluppo, stimolando l’ingegno dei costruttori (peraltro questi si chia-
mavano “ingegneri”), avrebbe potuto condurre a un miglior uso dei mate-
riali, perché il problema sarebbe stato affrontato più apertamente, senza il
pregiudizio di chi voleva risolverlo con i procedimenti matematici. Le forme
più appropriate non sono, per regola generale, facili da studiare matemati-
camente e il loro uso è stato abbandonato a favore di soluzioni meno ade-
guate ma più facili da calcolare.
Questi sono alcuni dei pregiudizi che il progettista deve superare per potersi
avventurare liberamente e in modo fantasioso nella selezione ottimale delle
forme adatte a coprire spazi che soddisfino determinate esigenze. Dopotut-
to, il progetto non è un compromesso, e io ho cercato di sottolineare pro-
prio quei limiti comuni ai problemi della progettazione dei gusci.

90 91
Mercato Jamaica, In difesa del formalismo.
Città del Messico, 1956-57,
veduta dell’interno. Due nuove chiese in Messico

Desidero iniziare facendo una dichiarazione sul titolo di questa conferenza.


È un titolo fuorviante, ma rispetta la richiesta assai lusinghiera della Sociedad
de Arquitectos. Mi è stato chiesto di parlare di una chiesa che ho costruito e
di un’altra che ho contribuito a costruire, e io, per assolvere questo piacevole
compito, vi mostrerò in seguito alcune foto di entrambe le opere e cercherò
di spiegare i problemi strutturali e costruttivi che dovevano essere risolti. Mi
considero incapace di andare più in là di questo livello pratico e materiale
nei miei commenti riguardo a opere già realizzate, visto che sono anche l’au-
tore di una delle due. Quello che c’è da dire circa un’opera formale, esposta
alla riflessione di tutti, deve raccontarlo l’opera stessa, e tanto peggio per il
suo autore se essa non comunica nulla e resta in silenzio. Non è lecita a mio
avviso, oltre a essere insopportabile, l’ansia che si è sviluppata tra gli artisti
plastici di supplire all’“astenico” silenzio delle proprie opere con estese e
plumbee affermazioni pseudoletterarie con le quali provano a spiegare non
solo il significato artistico e formale delle loro creature, ma anche le intenzio-
ni nascoste dietro le proprie misteriose attività.
Tuttavia, se non parlerò delle chiese, devo affrontare un altro argomento, al-
trimenti non avrei il diritto di accettare il privilegio di riunire questo uditorio
e distogliervi dalle vostre faccende, se non con l’offerta implicita che voi pos-
siate ascoltare cose importanti. Nulla mi sembra più attuale nelle circostanze
presenti che affrontare, sebbene parzialmente, il problema della forma in
architettura.
Ho voluto intitolare questa conversazione In difesa del formalismo, sebbene
sembri coraggioso adottare questo “comportamento” in un’epoca in cui per
un architetto la qualifica di formalista ha quasi l’accezione di un insulto perso-
nale. Ma credo valga la pena discutere di un cambio di orientamento che mi
sembra di percepire nella cultura architettonica mondiale. Tanto più che que-
sta tendenza non rappresenta un esperimento isolato circoscritto alla nostra
professione, ma costituisce parte di una modifica generale di atteggiamento
che si sta verificando nella maggior parte delle scienze e delle arti.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a un lungo e fruttuoso periodo dell’av-
ventura intellettuale umana nella ricerca della conoscenza. Questo periodo
ha le sue radici nel Rinascimento e trova il suo culmine nel secolo scorso. La

93
sua caratteristica fondamentale sta nell’impiego dell’analisi quantitativa e a individuare un principio unico che potesse spiegare tutto. Talete di Mileto,
del ragionamento matematico nella ricerca del significato del mondo fisi- per esempio, credeva che il principio base, la fonte di tutta l’esistenza, fosse
co, della spiegazione e della causa dell’ordine visibile nei fenomeni naturali. l’acqua.
Tale ricerca fu interpretata come un problema di misura, di quantificazione Questi tentativi riflettevano la necessità dell’organismo umano di cercare un
precisa di elementi ogni volta più impercettibili – quelli che un’analisi minu- ordine di fronte alla confusa realtà. Abbiamo bisogno di semplificare le cose
ziosa è riuscita a scomporre in corpi naturali – e di determinazione numeri- per poterle comprendere, e questa necessità, che risponde a un limite uma-
ca degli effetti prodotti dalle mutue interazioni di questi stessi elementi. In no, si trasforma velocemente nel convincimento intellettuale che tale ordine
questo progresso verso quanto è infinitamente piccolo, è stato dedicato del esista e sia possibile trovarlo. Questa fede è il motivo di tutta la scienza.
tempo alla considerazione di unità totalmente impercettibili con i mezzi di La comunità pitagorica credette di individuare questo principio ordinatore
osservazione ordinari. Lo sviluppo di nuove tecniche di misurazione persegue nel mondo dei numeri. Per loro, come per tanti altri in seguito, il numero era
implacabilmente questa materia che svanisce, cercando di apprezzare le di- ciò che dà forma alla materia illimitata. La forma numerica di ogni cosa è la
mensioni delle “particelle fondamentali” e di determinare le loro proprietà. sua caratteristica principale, e la vera voce della natura è l’armonia musicale.
In questa discesa verso l’impercettibile, sembra che la fisica moderna stia per Il numero, perfetto e immutabile, mantiene il segreto di tutte le cose, fisiche,
“toccare il fondo”, ossia arrivare a scoprire la particella indivisibile. Vi sono estetiche e morali.
molte probabilità che queste particelle siano di un solo tipo (ovvero non Leonardo, seguendo il pensiero aristotelico, considerava la terra come un
contengano materia propriamente detta) e che l’analisi finale dimostri che organismo. Con lui torniamo al mondo temporale. In luogo di una perfezio-
non dispongono nemmeno di proprietà, ma sono semplici concentrazioni di ne statica e immutabile, astratta dal mondo delle apparenze, individuiamo
energia totalmente indifferenziata. Tuttavia, se si dovesse giungere a questa un universo organico, pieno di ritmo e di mutazioni visibili. L’osservazione
scoperta finale, come tutto sembra indicare, e se questi elementi semplici e della natura e delle analogie che tale osservazione suggerisce ha sostitui-
unici sono quelli che compongono, in ultima istanza, i diversi tipi di materia to l’armonia matematica, a costo naturalmente di una inevitabile perdita di
organica e inorganica, come spiegare le infinite differenze tra l’uno e l’altro precisione.
tipo e, soprattutto, la differenza fondamentale tra la semplice materia inerte Con la comparsa del Cristianesimo si è perso il sentimento greco di auto-
e il mondo organico di ciò che vive, cresce e si muove? sufficienza, e l’aspirazione dell’essere umano verso l’infinito ha cominciato
Su questo mistero dell’origine della vita e dell’evoluzione degli organismi na- a creare un mondo del pensiero, una disciplina scolastica di raziocinio che
turali fino ad arrivare alla meraviglia del cervello umano, la scienza moderna compensa i limiti dell’individuo. In questo modo, nel Medioevo la forma si
non è stata capace di dirci nulla di sostanziale. Suddivisa in diverse specializ- interpreta non come la mera apparenza visiva, ma addirittura come un prin-
zazioni che credono di non avere alcuna relazione tra loro, non ha mostrato cipio interno dell’essere. San Tommaso, nel 1250, considerò la forma come
nemmeno la capacità di preoccuparsi di individuare un principio unificante. la qualità essenziale e il principio caratteristico di ogni singola cosa. Questo
Alcuni suggeriscono come questo principio – che restituisce un senso comune è un concetto tanto astratto che ha solo un significato logico o potenziale,
alle scienze che hanno seguito percorsi diversi e può essere considerato come posto che vi sia da scoprire in cosa consiste questa “vera essenza”.
un catalizzatore in grado di accelerare l’evoluzione di alcune delle scienze Per Pitagora, tale essenza era il numero; per Platone, le forme eterne; per
più trascurate nei nostri tempi (come la biologia, la genetica e la neuropsi- Aristotele, una tendenza verso la realizzazione di forme stabili; per Euclide,
cologia) – vada ricercato nel riconoscimento del significato della forma come i rapporti quantitativi di spazio; per san Tommaso, il pensiero di Dio; per
chiave per la comprensione dei processi naturali. Leonardo e Francis Bacon, la disposizione spaziale delle parti che integrano
Ma cosa è la forma? O meglio, quale significato ha ora la parola forma e un tutto. Vediamo, inoltre, che attraverso i secoli la parola forma ha avuto
quale significato ha avuto nel passato? continui cambiamenti di significato, che costituiscono non una scoperta defi-
Le parole greche Èidos, Schema, e Morphé e la voce latina Forma indicano, nitiva ma una dichiarazione di fede.
niente meno, che “le qualità che fanno di ogni cosa ciò che è”. Se accettiamo Nella prima metà del Seicento si verificò una radicale trasformazione. Keple-
questo significato, tutte le scienze e la filosofia possono essere considerate ro e Galileo proclamarono la dottrina secondo cui la misura è la chiave per
come il tentativo di studiare la forma delle cose e di scoprire il principio for- comprendere la natura, e Cartesio riconobbe l’importanza dell’analisi esatta.
mativo fondamentale che dà origine alla loro esistenza e ne fa ciò che sono. L’impatto di questo repentino sviluppo di una vecchia idea fu inusitato per
Ogni periodo della storia e ogni scuola filosofica hanno avuto la propria idea la sua violenza. La forma, nel senso di contorno spaziale, assunse un’impor-
circa tale principio supremo. Il pensiero delle civiltà primitive fu concreto e tanza secondaria. Per la mente scientifica contemporanea, il mondo reale
pluralista, e lo fu fin dal tempo dei greci quando per la prima volta si provò è composto di parti minuscole e di leggi che determinano il loro comporta-

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mento. La forma non costituisce più l’essenza, e diviene una conseguenza tanto significativi che un tempo si pensò che l’eterno antagonismo tra le due
senza importanza del comportamento delle parti. scuole di pensiero si fosse risolto definitivamente con il trionfo della conce-
Il cambiamento fu decisamente repentino. Bacon scriveva: «la forma di una zione atomica. Il fallimento, che ora comincia a manifestarsi, di questa con-
cosa è la sua vera essenza». “Formale” significava, «semplicemente una que- cezione semplicistica della natura risiede nella mancanza di principi espliciti
stione di forma», e qualsiasi cosa insignificante si definiva «una mera forma- in riferimento alla forma e all’ordine di raggruppamento di quelle particelle,
lità». Questa accezione dispregiativa del vocabolo è proseguita fino ai nostri principi che devono avere un significato finale giacché non è possibile vedere
giorni, nonostante i tentativi di Goethe e dei suoi discepoli di stabilire una o fotografare una particella isolata, ma combinazioni speciali di queste, le
morfologia o teoria della forma, integrata in seguito da Darwin con la sua cui configurazioni differenti sono quelle che conferiscono le proprietà speci-
teoria dell’origine evoluzionistica delle forme organiche. Come segno dello fiche a ogni gruppo.
svilimento che genera la parola, basta ricordare gli ostinati tentativi recenti In contrapposizione con l’aspirazione alla precisione della scuola atomista,
di sostituirla con il termine “plastica”, evidentemente inadeguato e inferiore offuscata in qualche modo dagli strabilianti esiti della sua antagonista, il
quanto a espressività, e il disprezzo offensivo con il quale gli artisti “plastici” punto di vista organicista non è più che un’intuizione non sviluppata, una
si scambiano, gli uni con gli altri, la qualifica di formalista. mera speranza che configura l’universo come una grande gerarchia di unità,
Credo sia arrivato il momento di rivendicare il nobile e ancestrale significato ognuna delle quali – sia un cristallo, un organismo, un sistema solare o una
del vocabolo che ci interessa e, anticipando gli eventi, definire il formalismo nebulosa a spirale – possiede un suo ordine interno e forma parte di un altro
come la ricerca scientifica della configurazione spaziale, senza comprendere ordine più grande. Il mondo s’interpreta come un sistema di sistemi, una
l’analisi dettagliata della struttura interna. grande struttura o un insieme di strutture congruenti.
Tuttavia, bisogna fare in modo che questa nuova idea-guida – nel caso in Tuttavia, poiché il nostro universo non è un caos disordinato che risponde
cui raggiunga l’importanza che merita – non venga a sostituire le idee pre- unicamente alle leggi statistiche della probabilità, né una struttura statica
cedenti, ma le integri, superando una specie di maledizione biblica secondo e immutabile, eternamente stabile, bensì un sistema gerarchico di unità che
la quale l’uomo sembra incapace di concentrare la sua attenzione su più di crescono, agiscono e cambiano dentro un ordine delicato e armonioso, nes-
uno degli aspetti o delle cause che possono influire sul problema della co- suna delle due dottrine è capace da sola di comprenderlo e spiegarlo. En-
noscenza. Secondo Ortega, la storia dell’umanità è la storia delle migrazioni trambi i punti di vista devono giocare un ruolo importante nei tentativi di
della sua attenzione. Vi sono temi di studio che vengono abbandonati e di- chiarimento di questa realtà mutevole ma ordinata, e il formalismo, o studio
menticati durante un periodo e che poi tornano a essere considerati il centro sistematico dei processi formativi, può essere la dottrina che li unifica.
dell’attenzione in epoche successive. Ed è così con le scienze che sembrano Ma usciamo da questo mondo invisibile, che ci circonda ma che non possiamo
avanzare a balzi, raccogliendosi su se stesse in certe epoche per rilanciarsi apprezzare con i sensi, per tornare al mondo macroscopico dell’architettura.
con grande impulso in quelle seguenti. In realtà, forse, l’evoluzione avviene In essa il problema della forma è molto più semplice, giacché operiamo con
in un modo continuo, ma seguendo un tracciato elicoidale che ci permette unità direttamente percepibili.
di selezionare, ogni volta su un piano più elevato, le idee corrispondenti a Desidero far notare, in primo luogo, che anche in questo campo si è prodotto
ogni ciclo. Se non possiamo cogliere l’esatta configurazione di questo trac- lo stesso fenomeno di disprezzo per la forma, malgrado la tradizione consi-
ciato, è perché lo osserviamo sempre da una delle curve, con una prospettiva derasse l’architettura come una delle Belle Arti. L’architettura era, inoltre, la
deformata. più pura tra esse, giacché dipendeva solo dalla forma. Le altre arti disponeva-
Nel campo della fisica, per esempio – e mi perdonino se ho osato trattare un no della risorsa, che a volte usavano senza riserbo, di prostituirsi adottando
tema che conosco superficialmente, attraverso letture disordinate e casuali – un travestimento letterario, perché l’aneddoto circostanziale o il racconto di
questa evoluzione a spirale si manifesta nell’antagonismo, vecchio quanto la paura mascheravano l’assenza di autentici valori formali.
storia del pensiero umano, tra la scuola atomistica e quella organicista. Per parlare di architettura come arte, ho utilizzato deliberatamente il tempo
Per la prima, l’universo era una specie di caos di particelle mobili, come le passato, visto l’impatto che le teorie razionaliste ebbero su di essa al princi-
molecole di un gas ad alta temperatura che volano in tutte le direzioni, sog- pio del secolo, proprio quando già iniziava la decadenza di questa scuola fi-
gette solamente a shock casuali e occasionali. Ognuna di queste particelle è losofica razionalista. Si minacciò, per alcuni anni, di convertirla in una tecnica
semplice, indivisibile e permanente e, sebbene piccole, esse hanno una di- di tipo analitico, ottenendo che non si parlasse di essa come arte. Se dobbia-
mensione finita e occupano uno spazio determinato, il quale ha il vantaggio mo credere a quanto predicano le frasi fatte che circolano attualmente, l’ar-
di fornire una base ferma alla misura fisica e al ragionamento matematico. chitetto artista e sognatore del secolo scorso è stato sostituito da un tecnico
Con l’applicazione di queste idee la fisica del nostro secolo ha raggiunto esiti coscienzioso al servizio della società, e la forma, che era un abbigliamento

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sontuoso sovrapposto all’opera architettonica propriamente detta, si è tra- con l’ossessione dell’originalità, hanno deciso di rompere con l’aridità del-
sformata nell’inevitabile conseguenza di una ricerca minuziosa rivolta alla la disciplina razionalista, dando luogo anche recentemente allo spettacolo
soluzione di un’equazione matematica le cui premesse sono le condizioni vergognoso che ci offre un decrepito Le Corbusier che cerca goffamente di
utilitarie e funzionali. emulare le insensatezze, a volte geniali, del suo ex discepolo Niemeyer.
Ma la forma è qualcosa di più dei fronzoli decorativi, e d’altra parte l’analisi La forma non può essere arbitraria, ma deve soddisfare una serie innumere-
matematica – supponendo di saperla trattare e che tutti i dati del problema vole di requisiti, molti dei quali tanto ingegnosi che mi sembra inutile ten-
possano essere espressi matematicamente – è incapace, purtroppo per la sua tare di comprenderli mediante un meccanismo intellettuale di tipo logico e
stessa definizione, di presentarci su un piatto d’argento una forma perfetta. La analitico.
missione del calcolo è esattamente il contrario, scomporre e classificare gli ele- Tra tutti questi requisiti, desidero sottolineare i due che considero più im-
menti che costituiscono un insieme in modo da poterli osservare isolatamente. portanti nell’elaborazione della forma architettonica: il fattore estetico e il
Il compito di riunire di nuovo questi elementi sconnessi in un tutto armonioso, fattore strutturale.
in una forma felice, corrisponde a un processo intellettuale di tipo sintetico le Risulta evidente la quasi impossibilità di quantificare il primo, nonostante i
cui caratteristiche coincidono con quelle che definiscono l’arte. tentativi, generalmente infelici, di razionalizzarlo stabilendo teorie matema-
Si osservi che quest’ultima appartiene a una categoria superiore rispetto a tiche delle proporzioni o dei colori, i cui obiettivi finali sono il raggiungimen-
quella della scienza e, soprattutto, a quella della scienza analitica. La scienza to di metodi logici o di regole infallibili che ci liberino dal penoso compito di
si occupa della conoscenza, l’arte della creazione. comporre o dar forma definitiva a un edificio o a un quadro. Capisco come la
La scienza è di moda, ma bisogna chiedersi se tutto ciò che si considera scien- maggior parte di queste teorie non sia stata in grado di analizzare che una
za meriti tale qualifica. Perché nemmeno la scienza può ridursi all’analisi serie di capolavori del passato, cercando di scoprire il loro ordine interno, il
matematica. Come sempre, anche in questo caso vale la pena di rimanda- motivo nascosto della loro apparente armonia. Ciò è perfettamente possibi-
re a quanto affermò Ortega: «una volta che si sono consacrati con il nome le, e perfino semplice, ma non accade lo stesso quando da queste analisi si
di scienza certi tipi di occupazioni rituali, molti uomini ne fanno uso come cerca di dedurre regole per la composizione di nuovi esempi.
dell’oppio per far tacere l’inquietudine radicale della propria vita, che sotto Lo stesso vale per il fattore strutturale. I tentativi di razionalizzarlo, preten-
voce, la voce della vocazione, richiederebbe loro un compito di routine più dendo che i calcoli strutturali siano capaci di darci la forma di una struttura,
intenso e drammatico. No, “scienza” non è qualsiasi cosa, ma è la schiuma dimenticano anche i limiti e la missione della tecnica analitica. Questa può
dell’universo dell’essenzialità. La nostra esistenza necessita della scienza; per operare unicamente scomponendo la forma e le dimensioni preventivamen-
tale motivo deve fare scienza. Ed è possibile che questa richieda l’accumula- te determinate.
zione dei dati, l’assemblaggio delle informazioni, la raccolta dei documenti In entrambi i casi, la soluzione è data da un’operazione di sintesi che la no-
ecc., ma, ben inteso, tutto questo lavoro è giustificato nella misurazione ri- stra mente limitata, razionale e cosciente, non è in grado di eseguire.
gorosa che conduce all’individuazione dell’essenzialità. Quando la spropor- Come ogni processo artistico, quest’operazione si localizza e si origina in uno
zione tra il lavoro impiegato e il risultato, l’unico che giustifica la scienza, è strato più profondo, nella parte subcosciente del nostro intelletto. Si tratta,
eccessiva, ci viene il sospetto che la scienza sia un vizio e niente più. È dovero- in altre parole, di “intuizione”.
so, prima di tutto, per le alte esigenze della disciplina intellettuale, negare di Poiché parliamo di intuizione strutturale, visto che nell’ambiente si percepi-
riconoscere il titolo di scienziato a un uomo che semplicemente sia laborioso. sce una certa preoccupazione per acquisirla (sempre che esista un mezzo ido-
È inaccettabile il dislivello esistente, in molte delle scienze, tra il rigore e la neo), cercherò brevemente di definire cosa sia e come possiamo perfezionare
precisione usati per ottenere o per trattare i dati, e l’imprecisione, anzi, la il suo meccanismo.
miseria intellettuale, nell’uso delle idee costruttive». La creazione, l’immaginazione e l’invenzione sono aspetti di un processo au-
Secondo Ortega, dunque, il problema della vera scienza è molto simile a quel- tenticamente umano, che lavora accumulando, inconsciamente, e che è stato
lo della creazione artistica. Entrambe necessitano di conoscere, ma solo nella definito «descubrimiento». «Descubrir» è svelare quanto si cela ai nostri oc-
misura in cui tali conoscenze contribuiscano all’essenziale processo creativo. In chi e alla nostra comprensione; è rendersi conto di ciò che ci circonda e di ciò
questo livello più elevato, la scienza acquisisce la categoria di arte e non può che ognuno ha dentro di sé.
continuare a trascurare il fattore estetico. Sappiamo molto poco circa il processo mentale inconscio che serve da base
Tornando a mettere a fuoco il nostro tema, beninteso, non sostengo che alle facoltà creative, immaginative e inventive. Al pari di altri processi orga-
dobbiamo lanciarci allegramente verso il barocchismo sfrenato delle forme nici, queste facoltà lavorano senza che noi sappiamo come. Si manifestano,
bizzarre e stravaganti, come è diventato costume fino all’abuso di quelli che, in primo luogo, come una capacità di semplificare, di astrarre; vale a dire, di

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separare dalla confusa realtà che ci circonda una serie di fatti chiari e diffe- per cui noi non vediamo nulla come realmente è fino a quando non sentia-
renziati. Afferriamo un dettaglio, un elemento di questo mondo circostante, mo il bisogno, in ogni momento, di trasformare questa immagine visuale
indifferenziato e caotico, e lo spogliamo di tutto quanto è accidentale, lo mediante i processi mentali descritti, per poter renderci conto di ciò che ve-
puliamo mentalmente, lasciandolo ridotto ai suoi elementi basilari affinché diamo. Senza questi processi, tali immagini sarebbero un semplice affollarsi
appaia ai nostri occhi in tutta la sua essenzialità. Allora diciamo che lo com- di profili, di forme, colori e gradazioni di tono senza alcun senso, e saremmo
prendiamo. persi in un mondo sconosciuto.
Il secondo processo consiste nell’archiviare questo fatto essenziale nella no- Questo meccanismo cognitivo è capace di notevoli sottigliezze, come ci fan-
stra mente, arricchendo il nostro capitale di oggetti diversi, che già com- no notare gli allievi della scuola psicologica della Gestalt – o psicologia della
prendiamo e rispetto ai quali non dobbiamo eseguire nuovamente quella forma – sottolineando il fatto che un bambino, quasi prima di saper parla-
operazione mentale di pulizia e cancellazione. Ma questo archivio di fatti re, è capace di riconoscere le caratteristiche formali generiche della specie
essenziali non ha grande relazione con la nostra memoria attiva, costituita “cane”, per fare un esempio; e chiama cane tanto un San Bernardo quanto
da cose che ci sono accadute e che ricordiamo, a seconda delle circostanze, un Chihuahua, malgrado le enormi differenze di dimensioni, forma e aspetti
fino a quando si depositano nel livello subcosciente che utilizza detti fatti in che separano i due animali.
modo automatico. Non è necessario sforzarsi di ricordarli, perché formano Ma noi condividiamo questi processi elementari e primari con altre specie vi-
parte integrante del nostro essere. venti. Molti di essi sono ereditari e costituiscono gli istinti che formano parte
Tuttavia, nello stesso modo con cui archiviamo conoscenze, possiamo archi- del patrimonio comune della specie, istinti di cui siamo debitori all’esperien-
viare anche operazioni e processi mentali che sono imprescindibili per il no- za dei nostri antenati.
stro vivere quotidiano. Da questi dipendono la nostra sopravvivenza e la no- Lo stesso accade con alcune azioni riflesse che eseguiamo senza possederne
stra specie nel suo insieme. Per esempio, per stimare la distanza a cui si trova una conoscenza assoluta, o come risposta a determinati stimoli e per soddisfa-
un dato oggetto, dobbiamo calcolare mentalmente il piccolo triangolo la cui re necessità organiche vitali. La natura è attenta a non fare affidamento, a tal
base è la distanza tra i nostri occhi, e i cui lati lunghi sono i due raggi visuali fine, sulla nostra capricciosa e volubile mente cosciente, e affida tutto quanto
concentrati sull’oggetto. Questo è un problema complicato che dobbiamo è realmente importante per la conservazione della specie a un meccanismo
risolvere in modo continuo e permanente, in ogni fase e in ogni azione. Se mentale molto più responsabile ed efficiente: il meccanismo subcosciente.
questo processo fosse cosciente, assorbirebbe interamente la nostra atten- Il motivo principale di questa chiacchierata per punti è che vorrei suggerire
zione e non potremmo fare altro. La macchina subcosciente si occupa di ese- di imitare l’esempio della natura e di cercare di avvantaggiarsi al massimo di
guire automaticamente quest’operazione insieme a molte altre, anche vitali questo meraviglioso meccanismo di cui la natura stessa ci ha dotato, utiliz-
(e ci solleva da questo compito straordinario). zandolo anche nelle cose che ognuno di noi considera importanti. Ciò ren-
Altro esempio è quello dell’identificazione del colore. Il colore costituisce, in derà necessario curarlo, allenarlo e accordarlo al lavoro specifico che gli si
modo essenziale e assoluto, il numero di vibrazioni luminose che ogni ogget- vuole affidare. Vi sono degli indizi significativi che questo sia perfettamente
to riflette e che la nostra retina è capace di captare. Dire che qualcosa è rosso possibile.
significa, in modo assoluto, che impressiona la nostra retina con un numero Chiunque abbia praticato uno sport, o semplicemente guidato un’automo-
determinato di vibrazioni. Ma questo numero varia, naturalmente, con l’in- bile, sa per esperienza che è possibile trasformare in azioni riflesse eseguite
tensità della luce che l’oggetto riceve. Non sarà lo stesso alla luce brillante meccanicamente una serie di operazioni complicate che in principio, quando
del sole o in un giorno nuvoloso o alla luce artificiale, e senza dubbio siamo le eseguiamo coscientemente, ci costano un lavoro enorme e assorbono to-
capaci di distinguere una sfumatura determinata di colore, quasi indipen- talmente la nostra attenzione.
dentemente dalla luce che si sta proiettando sopra di esso. In questo caso, A un livello leggermente più elevato, possiamo riferirci all’esempio del con-
l’operazione mentale di selezione e comparazione con un modello ideale è certista. Nessuno può arrivare a essere un interprete geniale della musica
ancora più complicata, e la eseguiamo addirittura inconsapevolmente. senza avere prima raggiunto – dopo un apprendistato ostinato e noioso, ma
Allo stesso modo, osservando un qualsiasi oggetto vediamo solo il suo profilo che permette lo sviluppo delle abitudini muscolari di tipo riflesso – il domi-
apparente che, naturalmente, è diverso da ogni punto di vista. Per essere in nio della tecnica dello strumento. Ma, beninteso, le abitudini devono essere
grado di cogliere, con una semplice occhiata parziale, la vera forma dell’og- raggiunte totalmente in automatico, in modo che la parte cosciente della
getto, compiamo, ancora automaticamente e senza rendercene conto, una mente possa concentrarsi su ciò che è fondamentale: qualità e sfumature
ricostruzione mentale dello stesso, una specie di rappresentazione descrittiva per mettere in luce e sottolineare, in questo caso, gli elementi formali della
che ce ne chiarisce il significato. È necessario comprendere bene il concetto composizione.

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Il parallelo con l’arte della struttura o della costruzione – oltre a materializza- nel secondo processo, quello involontario, possiamo sondare e scartare tran-
re ciò che è intuizione strutturale e a indicarci come svilupparla – ci offre una quillamente una qualsiasi delle molteplici soluzioni possibili, con un meccani-
definizione di ciò che, a mio avviso, deve essere l’architettura. È una defini- smo molto simile, anche in termini di velocità, a quello dei moderni calcolatori
zione formalista, non necessariamente opposta alla definizione funzionale, elettronici.
ma che costituisce un passo avanti nei suoi confronti. I limiti funzionali – tra i È possibile che proprio in questo processo misterioso si trovi la chiave della
quali includo quelli strutturali e quelli estetici – devono contribuire in modo Grande Regola di Michelangelo, che mi ha colpito, sebbene non ricordi esat-
automatico e irreversibile all’elaborazione di un progetto. Per questo, de- tamente le parole, quando la lessi molti anni fa. Il senso era che «dobbiamo
vono essere rigorosamente impressi e stabiliti nel nostro subconscio, l’unico mettere tutto il nostro impegno, tutta la nostra capacità di lavoro, doloroso e
meccanismo mentale capace di eseguire efficacemente, e soprattutto con la angoscioso, nell’elaborazione di qualsiasi opera che eseguiamo. Ma affinché
velocità necessaria, il complicato processo di adattamento che produce come il risultato finale possa essere considerato un’opera d’arte, bisogna fingere
risultato una forma rispondente a tutti i requisiti previsti. Il ruolo della mente di non aver fatto nessuno sforzo, come se fosse il frutto di una ispirazione
cosciente deve essere ridotto alla critica della soluzione, e la preparazione giocosa e spensierata».
della rappresentazione concreta a quella forma ideale che si offre ancora
vagamente definita. En defensa del formalismo. Dos nuevas iglesias en México, testo della conferenza letta a La Casa
del Arquitecto, Città del Messico, nell’aprile 1956. Pubblicato in «Arquitectura de México», 1,
È chiaro che, in questo caso, non si tratta più di creare delle abitudini mu- luglio 1956, pp. 56-59; e ripubblicato in F. Candela, En defensa del formalismo y otros escritos,
scolari, ma di perfezionare la facoltà combinatoria localizzata in una zona Xarait, Bilbao 1985, pp. 21-30.
recondita del nostro cervello. Jules Henri Poincaré ci rivela esperienze simili
riguardo all’invenzione o alla creazione matematica. Secondo il suo pensiero
quel meccanismo della facoltà combinatoria, alla base dei processi formativi
delle nuove idee, può diventare più agile ed efficiente mediante un appren-
distato sistematico, un lungo periodo di “allenamento” consapevole durante
il quale si memorizza e classifica nell’archivio del subconscio il maggior nu-
mero possibile di dati e di esperienze riferite al problema.
Si noti che non esiste una soluzione di continuità o un limite definito tra il
processo di allenamento fisico o muscolare e quello intellettuale. Ortega ci
chiarisce che «la parola allenamento traduce esattamente quello che in gre-
co si definiva Ascetismo. L’ascetismo – Askesis – è il regime di vita che seguiva
l’atleta, gravato da esercizi e privazioni costanti per mantenersi in forma.
Questo vocabolo così specificatamente sportivo è stato in seguito fatto pro-
prio dai cenobiti e dai monaci, ed è passato a significare la dieta di un uomo
religioso, risoluto a mantenersi in uno stato di grazia, cioè in forma, per rag-
giungere il premio della beatitudine».
Raggiunto questo stato di grazia, non importa che la concentrazione – dopo
giorni e giorni, su un problema che ci sembra insolubile e ci fa disperare –
si mostri infruttuosa (rendendo evidente il limite del nostro raziocinio), se
con essa otteniamo che il misterioso meccanismo del subconscio s’interessi al
problema. Generalmente, questa concentrazione è in grado di individuare
il problema apparentemente irrisolvibile. Il lavoro efficace del subconscio è,
contemporaneamente, il risultato e il riconoscimento di infinite esperienze
precedenti, del costante esercizio del pensiero sul tema.
Entrambi i processi mentali seguono metodi o meccanismi totalmente diversi.
Il processo volontario – che, fino a ora, la scienza ha creduto di seguire – deve
adattarsi alle noiose regole della logica sistematica, le quali non permettono
di fare un passo in avanti senza aver assicurato lo stato precedente. Di contro,

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Stabilimento dei Laboratori Comprendere il paraboloide iperbolico
Lederle, Calzada de Tlalpan,
Coapa, Città del Messico,
1955-56 (architetto
Alejandro Prieto), veduta
della pensilina d’ingresso.

Il paraboloide iperbolico è ormai diventato una forma tipica negli studi e nei
laboratori delle scuole di tutto il mondo. Ha incontrato grande favore presso
gli architetti che vedono in esso una nuova, “stimolante” soluzione. Accade
tuttavia troppo spesso che i progetti che adottano questa forma siano in
pratica irrealizzabili. Questo è dovuto alla convinzione, prevalente, secondo
la quale tutte le strutture possono essere costruite. Nulla potrebbe essere
meno vero. Raramente l’architetto moderno può ideare una struttura basata
su considerazioni matematiche e tecniche, né è probabile che riesca a farlo,
dato che i problemi edilizi diventano sempre più complessi e settoriali.
Ci si potrebbe domandare perché l’architetto moderno (erede di una tradi-
zione secolare di completo disinteresse verso i problemi strutturali) sia così
assorbito negli ultimi tempi dalle forme costruttive e dalla loro espressività
plastica. Forse egli si preoccupa delle forze che agiscono all’interno di una
struttura, o di scoprire che cosa le impedisca di cadere? No, il suo entusiasmo
è dettato da ragioni di natura molto più emotiva. Intelaiature spaziali, coper-
ture, volte sottili di calcestruzzo sono tutte “prede” legittime di quel che si
definisce un movimento volto a rendere più umano l’arido linguaggio primi-
tivo lasciatoci in eredità dai pionieri. Lo “strutturalismo” è la nuova valvola
di sicurezza dell’originalità.
Il paraboloide iperbolico non è sfuggito a questo clima di sensazionalismo.
Il suo impiego in alcuni edifici di forma inusitata e insolita ha contribuito a
incoraggiare una sorta di furia collettiva a progettare forme stravaganti e
pseudostrutturali. Tutto ciò pone i poveretti che hanno il compito di calcola-
re tali strutture in una posizione infelicissima.
Si dimentica che il paraboloide ebbe origine da un ragionamento esclusi-
vamente funzionale ed economico. Dubito molto che esso possa risolvere
un qualunque problema di stile. Può darsi tuttavia che, una volta superata
la novità della sua forma, si comprenda che la volta sottile in forma di pa-
raboloide possiede delle qualità costruttive molto più convincenti dei meri
pregiudizi estetici. Sono convinto che il paraboloide sia molto più pratico da
costruire che non altre volte sottili in cemento armato, e molto meno rigido
nelle sue esigenze. Parlo di volte sottili in cemento armato in quanto si tratta
del materiale da costruzione attualmente più diffuso: non è costoso, è facile

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da trattare e può essere utilizzato quasi dovunque in tutto il mondo. struzzo, e paragoniamo il tipo di rottura con quello provocato dalla pressio-
Scopo di questo mio articolo è cercare di spiegare il paraboloide iperbolico ne applicata a una superficie non costituita da materiale simile.
e, chiarendone la struttura, magari difenderlo. Se l’architetto o l’ingegnere Vi sono due tipi di superfici a doppia curvatura: sinclastiche o ellittiche e
sono interessati a costruire il paraboloide, debbono conoscere le condizioni anticlastiche o iperboliche. Le prime hanno entrambe le curvature principali
generali che una volta sottile deve soddisfare e saperla calcolare, non soltan- dello stesso segno (come una cupola). Sono volte sottili proprie che posso-
to perché i regolamenti costruttivi possono richiederlo, ma anche per la loro no, e debbono, essere costruite tanto sottili quanto concretamente possibile,
personale sicurezza. Per quanto si sa, al momento attuale questo genere di tuttavia sono costose da realizzarsi con metodi ordinari perché richiedono
informazioni non è facilmente disponibile. un numero considerevole di centine (e le tavole devono essere curvate sopra
È forse opportuno a questo punto definire cosa sia una volta sottile. Tale queste ultime).
espressione è comunemente usata per descrivere in pratica qualunque tipo Le superfici iperboliche hanno le curvature principali di segno opposto (come
di struttura laminare bidimensionale: bisogna tuttavia distinguere tra volte una sella). Alcune di queste superfici possono essere definite mediante invi-
sottili “proprie” e “improprie”. Questa differenza non è unicamente di carat- luppi di linee rette e, allo stesso tempo, hanno una definizione geometrica
tere geometrico, ma si riferisce direttamente al comportamento strutturale chiara. Vengono chiamate superfici rigate, e sono nella fattispecie: il conoide
delle volte sottili, il cui progettista ne ha una visione limitata se non riesce a (che possiede soltanto un sistema di rette generatrici), l’iperboloide e il para-
valutare questa distinzione. boloide iperbolico (che hanno ognuno due sistemi di rette generatrici). Tutti
Una struttura laminare bidimensionale è una struttura il cui spessore è d’or- e tre questi tipi sono più semplici da costruire delle superfici ellittiche, perché
dine molto inferiore alle altre sue dimensioni; tuttavia non può essere consi- le casseforme possono essere eseguite con tavole diritte e hanno tutte la
derata una volta sottile propria a meno che non abbia una doppia curvatura. caratteristica comune alle volte sottili “proprie”, e precisamente la capacità
Il criterio di una volta sottile propria è di evitare le sollecitazioni di flessione. di evitare le sollecitazioni di flessione. Delle tre, il conoide è la forma più
Si tratta di una struttura bidimensionale che agisce essenzialmente in regime difficile perché richiede, prima che si possano disporre le tavole, una serie di
di membrana, ossia con sole sollecitazioni normali. Tali sollecitazioni sono centine ad arco di monta diversa. Inoltre, il conoide e l’iperboloide hanno un
uniformemente distribuite nello spessore della soletta e parallele al piano campo di applicazione limitato in conseguenza della difficoltà connessa alla
tangente alla superficie media. Naturalmente, possono essere sollecitazioni loro analisi. Ma di tutte le forme che noi possiamo dare a una volta sottile,
di trazione o di compressione. la più semplice e la più pratica da costruire è il paraboloide iperbolico. Come
Una volta sottile impropria è una struttura laminare la cui capacità portante il conoide e l’iperboloide, è una superficie a doppia curvatura “non-svilup-
è ottenuta soprattutto curvando la soletta. Una soletta piegata o prismatica pabile” (può lavorare cioè unicamente con sollecitazioni di membrana), ed
è un altro tipo di volta sottile impropria dove una porzione del carico vie- è l’unica di tali superfici che abbia un’equazione abbastanza semplice ed
ne scaricata sugli appoggi mediante sollecitazioni, creando tuttavia notevoli elementare. Questa caratteristica del paraboloide iperbolico, cioè la relativa
momenti flettenti. Nella volta a botte la proporzione dei carichi trasmessa semplicità della sua analisi, è importantissima. Risolvere equazioni alle deri-
per sollecitazioni normali è maggiore che nella soletta piegata, tuttavia non vate parziali che non siano direttamente integrabili è ancora un procedimen-
è possibile evitare la flessione trasversale. to matematico complicato e lungo. Gli uffici tecnici medi lo considerano al di
La volta comune (a cilindro corto) può lavorare unicamente con sollecitazioni fuori delle loro possibilità.
normali secondo certe distribuzioni di carichi tali che la linea delle pressioni Quantunque la misura in cui è possibile stabilire numericamente l’effettivo
coincida con la forma della direttrice o della sezione trasversale. In conclusio- comportamento di una struttura sia piuttosto ipotetica, le nostre elabora-
ne, le volte sottili “improprie” sono superfici “sviluppabili” ossia a curvatura zioni matematiche hanno pur sempre un certo valore. Esse possono fornirci
semplice, le quali possono opporsi al mutamento di forma mediante la resi- un’indicazione di massima sulla capacità della struttura di stare in piedi, una
stenza alla flessione della lamina stessa. volta che abbiamo chiesto alla nostra esperienza e al nostro buon senso di
Ma le superfici composte – così sono la maggior parte delle volte sottili in stabilirne la forma e le dimensioni.
natura – possono lavorare (quando sono sostenute in modo adeguato) uni- Inoltre, quando analizziamo le sollecitazioni di membrana non facciamo che
camente mediante sollecitazioni normali, indipendentemente dalla distribu- usare la statica e non dobbiamo presuppore nulla circa le proprietà elastiche
zione dei carichi su di esse. Non si sviluppa flessione fino a quando le solle- del materiale. Quando i risultati di quest’analisi ci danno valori relativamen-
citazioni normali non raggiungono valori di gran lunga eccedenti il limite di te bassi per le sollecitazioni, queste determineranno soltanto un allunga-
elasticità. Ciò appare evidente quando cerchiamo di schiacciare una cupola mento o un accorciamento trascurabili della struttura. Possiamo così essere
costituita da un qualsiasi materiale non estensibile, come ad esempio il calce- certi che la variazione di forma della struttura stessa, dopo aver subito tali

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Una lettera di Félix Candela

deformazioni, sarà essa pure trascurabile. Per tale motivo, l’indagine teorica
e l’effettivo comportamento della struttura debbono nel nostro caso collima-
re in modo soddisfacente, poiché la prima è basata sulla verità astratta della
logica statica e non sulle ipotetiche semplificazioni delle proprietà fisiche del
materiale.
Il primo elemento per comprendere il comportamento del paraboloide è la
definizione della sua superficie. È sorprendente come molti progettisti non
tengano conto di questa considerazione fondamentale. […]
Alcuni affermano che, se il calcolo è troppo complicato, possiamo sempre
ricorrere agli esperimenti sui modelli in scala o alla fotoelasticità. Io perso-
nalmente non ho mai fatto ricorso a metodi del genere perché il problema
non consiste mai nello scoprire le sollecitazioni interne di una struttura (che Illustre architetto e stimatissimo amico, nel numero di giugno della bella rivi-
normalmente sono molto basse), bensì nel trovare le forze ai bordi. Queste sta «Casabella» che Ella è stato tanto gentile da inviarmi, ho letto con grande
ultime determinano le dimensioni degli elementi ai bordi stessi. Non capisco soddisfazione l’editoriale a firma Sua e di Nervi.
come ciò si possa fare mediante modelli in scala. Inoltre, il materiale usato Sono completamente d’accordo con quanto in esso si dice, al punto che mi
per i modelli è sempre diverso da quello impiegato nella realtà, e allo stesso sentirei di sottoscriverlo parola per parola.
tempo la dimensione e la disposizione dei bordi esercitano un’influenza de- Era davvero necessario che una persona dell’autorità di Nervi esprimesse
terminante sulla distribuzione delle sollecitazioni interne; e con ciò si entra chiaramente un giudizio esplicito sul problema dell’esibizionismo pseudo-
in un circolo vizioso. strutturale che sta diventando ogni giorno più grave. Da parte mia, sento il
L’unico sistema è quello di calcolare le sollecitazioni. Dobbiamo, tuttavia, im- desiderio di protestare pubblicamente contro questa tendenza errata, e lo
piegare sistemi di cui ci si possa fidare e non ipotesi vaghe, né tanto meno faccio ogni qualvolta se ne presenta l’opportunità, perché ho la sensazio-
teorie sulla deformabilità dei materiali. Io personalmente credo unicamente ne che mi si attribuisca, con Nervi, gran parte della responsabilità di questa
nella statica e nella geometria. E affinché si possa non tener conto della de- situazione, nonostante tutti e due abbiamo tentato più volte di spiegare i
formazione di una struttura, è necessario che si impieghino superfici compo- nostri punti di vista.
ste o a doppia curvatura. Tuttavia il paraboloide iperbolico è l’unica superfi- Ma i lettori – nel caso inevitabile che qualcuno legga i nostri scritti – non
cie composta che possa essere analizzata mediante la sola statica. In questo comprendono, o non vogliono comprendere.
sta la sua vera giustificazione, una giustificazione ben più valida rispetto alla Quando si mette in dubbio l’infallibilità del calcolo, in cui molti credono con
bellezza della sua forma. fede cieca, e si sottolinea l’importanza della scelta del tipo di struttura e
della forma – che precede i calcoli stessi – i calcolatori, pieni di sacro sdegno,
Understanding the Hyperbolic Paraboloid, in «Architectural Record», luglio 1958, pp. 191-195;
Understanding the Hyperbolic Paraboloid: Part 2. Stress Analysis for any Hyperbolic Paraboloid,
insorgono. Costoro non prendono questa affermazione per quel che essa
agosto 1958, pp. 205-207. L’articolo è pubblicato anche in francese con il titolo Les paraboloïdes significa, ma sostengono che si dice così perché non si possiede la prepara-
hyperboliques et les coques en béton armé, in «L’Architecture d’Aujourd’hui », 23, settembre zione adeguata e si vuole negare la necessità del calcolo.
1959, pp. 62-71; e in italiano con il titolo Comprendere il paraboloide iperbolico, in «Casabella»,
298, ottobre 1965, pp. 56-63. Per quest’occasione, l’articolo è stato ritradotto dall’inglese. Il problema è ulteriormente aggravato dall’atteggiamento di alcune imprese
americane specializzate in calcoli di strutture che, con scarso senso di respon-
sabilità e con un errato concetto della pubblicità industriale, insistono nel
sostenere che nella nostra epoca si può costruire tutto, incluse naturalmente
le follie strutturali.
E nemmeno si è tratto grande profitto dal messaggio chiaro e dalle lezioni
offerte dalle strutture realizzate, a giudicare dal crescente numero di propo-
ste che ci vengono fatte per la costruzione di strutture che chiaramente sono
in contrasto con le leggi più elementari dell’equilibrio statico. Io spreco gran
parte del mio tempo per far capire che le strutture che mi vengono proposte
non sono realizzabili o che comunque io non sono in grado di costruirle così
come mi vengono presentate. Con ciò si dimostra come l’«intuito e la sensibi-

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lità statica che – secondo Nervi – più o meno confusamente sono presenti in una lastra lavori come superficie autoportante; inoltre, essa ha due sistemi
tutti, anche se profani» non si trovino facilmente fra gli architetti, che forse di generatrici rette, il che facilita straordinariamente la realizzazione dell’ar-
hanno superato questa tappa primitiva della sensibilità. matura; e, soprattutto, è quasi l’unica superficie geometrica i cui sforzi si
Nonostante tutto, o forse come naturale conseguenza di questa nuova possono calcolare in modo relativamente semplice per qualsiasi forma e per
moda, non cessano di presentarsi occasioni di progetti che si allontanano qualsiasi disposizione di appoggi. Tutti questi punti vengono trattati più am-
dalle forme comuni. piamente in un articolo pubblicato l’anno scorso su «Architectural Record»
Data la mia particolare tendenza a lavorare in questo campo intermedio fra (luglio e agosto 1958). Nel caso Ella decida di pubblicare qualcosa, la prego di
quanto si definisce strettamente architettura e quel che si considera inge- porre la massima cura onde non omettere nomi e titoli degli architetti autori
gneria, sono felice di cogliere queste occasioni di compiere un lavoro che delle singole opere, dal momento che io figuro in tutti i casi solamente nella
per me è quasi uno svago e un divertimento, pur essendo soggetto a proprie mia qualità di appaltatore delle strutture.
regole dalle quali non si può uscire senza rischio di insuccesso. Colgo l’occasione per dichiararle la mia amicizia.
Io cerco, in ogni caso, di semplificare al massimo i problemi che mi vengo-
no sottoposti e di trovare soluzioni sostanzialmente sensate – nonostante Félix Candela
l’aspetto complesso di qualcuna – perché sono convinto che il successo non
stia nel costruire forme stravaganti, bensì nello studio dei dettagli fatto con Strutture e strutturalismo. Una lettera di Félix Candela, in «Casabella Continuità», 232, ottobre
1959, pp. 48-53. La lettera di Félix Candela è inviata alla rivista diretta da Ernesto Nathan Rogers
sensibilità e buon senso. La progettazione di travi e pilastri, e la disposizione in seguito a un articolo pubblicato, a firma dello stesso Rogers e di Pier Luigi Nervi, nel n. 229
di nervature di irrigidimento quando hanno una ragione funzionale, sono i (del luglio 1959, e non giugno come indica Candela), dal titolo Architettura e strutturalismo.
La lettera di Candela, pubblicata nel numero di ottobre, è introdotta da un breve testo di
dettagli che più mi interessano e, come Nervi, credo che, senza uscire dalla Rogers, che qui si riporta: «Félix Candela è uno degli ingegneri più noti del mondo: la sua
soluzione staticamente soddisfacente, esista un ampio margine entro il quale capacità tecnica può risolvere i più ardui problemi statici, ma non sempre purtroppo gli
esprimere la propria personalità e ottenere strutture espressive in armonia architetti che si affidano a lui riescono a profittare ragionevolmente degli strumenti che egli
offre alla loro invenzione. Gli esempi pubblicati mostrano chiaramente a quali pericolose
con la funzione. deviazioni possa condurre la non assimilata relazione tra mezzi e fini. Nel suo scritto, infatti,
Desidero però chiarire che questo lavoro non è che un “divertimento” nel lo stesso Candela lascia intendere la superficialità con la quale gli architetti cadono nello
strutturalismo perché si accostano, il più delle volte, alla tecnica, facendosene dominare
quadro generale della mia attività. Benché sia architetto, in ultima analisi invece di impiegarla culturalmente per raggiungere risultati espressivi. La bella struttura del
lavoro raramente come tale, perché possiedo – in collaborazione con mio fra- Magazzino a Città del Messico, che pubblichiamo accanto, opera integrale di Candela (progetto
tello Antonio – un’impresa di costruzioni specializzata nella realizzazione di e calcolo), è certo la più valida». Inoltre, la lettera di Candela è accompagnata dalle immagini
di un magazzino e della fabbrica a Coyoacán (realizzati dalla Cubiertas Ala), della fontana
volte di ¼ di sfera che ha eseguito più di trecento lavori in Messico. Ma quel nella Plaza de los Abanicos a Lomas de Cuernavaca e della pensilina d’ingresso a un quartiere
che veramente mi dà da vivere è la costruzione di magazzini e fabbriche, per residenziale presso il lago di Tequesquitengo, Morelos (costruite su disegno di Guillermo
Rosell e Manuel Larrosa), del ristorante Los Manantiales a Xochimilco (progettato da Joaquín
la maggior parte coperte, senza alcuna pretesa estetica o architettonica, con e Fernando Álvarez Ordóñez, anche se nell’articolo viene erroneamente riportato Juan Sordo
«umbrellas» di cemento armato formate da paraboloidi iperbolici. Forse il Madaleno) e della cappella di San Vincenzo de’ Paoli a Coyoacán (ideata da Enrique de la Mora
nostro apporto principale alla tecnica strutturale è stato di dimostrare nella y Palomar e Fernando López Carmona). La lettera originale, dattiloscritta in spagnolo,
è conservata in FC, box 1, folder 1.
pratica che la costruzione delle volte di ¼ di sfera non rappresenta un’impre-
sa eroica, tale da immortalarne gli autori, ma un procedimento costruttivo
che, impostato con logica, può competere vantaggiosamente, dal punto di
vista economico, con i sistemi tradizionali di copertura. Ne è prova il fatto
che abbiamo costruito più di 300.000 m2 di tali strutture soltanto a Città del
Messico. Allego una fotografia di un magazzino tipico con copertura a «um-
brellas».
Scopo principale di questa lettera è di accompagnare una serie di fotografie
e piante delle recenti strutture, del tipo più sopra descritto, costruite da noi
in Messico, nel caso interessassero per la pubblicazione sulla Sua bella rivista.
Si potrebbero considerare come “variazioni sullo stesso tema” dal momento
che sono tutte formate da paraboloidi iperbolici, superfici geometriche che
offrono straordinari vantaggi strutturali e costruttivi. Si tratta, in primo luo-
go, di una superficie a doppia curvatura, condizione indispensabile affinché

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Nightclub La Jacaranda Sulla collaborazione tra architetti e ingegneri
dell’Hotel El Presidente,
Acapulco, Guerrero, 1957
(architetto Juan Sordo
Madaleno), veduta
dalla spiaggia.

L’antico mestiere del «maestro de obras» è stato suddiviso tra le professioni


di ingegnere e di architetto. Questa situazione anomala non è un caso isola-
to, ma rispecchia nel campo dell’architettura un processo di dissociazione che
caratterizza molte altre manifestazioni del pensiero, e quindi del comporta-
mento europeo e occidentale.
Si tende a considerare come fenomeni completamente diversi i processi men-
tali di tipo soggettivo ed emozionale, che nascono nel subconscio e sono, in
qualche modo, ineffabili (tra cui naturalmente s’include la creazione artisti-
ca), rispetto a quelli che si ritengono oggettivi e misurabili, perché sono il
risultato di un’operazione logica e analitica compiuta dalla parte razionale
della nostra mente.
L’eterna dualità tra analisi e sintesi, quella cosciente e quella subconscia, tra
ciò che è razionale e ciò che è emozionale, s’intensifica ancora di più – e la
scissione tra le due forme di pensiero acquista un ritmo accelerato – a partire
dal Rinascimento e poi dalla scoperta di Galileo del metodo quantitativo alla
base della scienza moderna. Gli straordinari esiti ottenuti da quest’ultima,
tutto sommato in un periodo di tempo breve, mediante l’utilizzazione siste-
matica del metodo della misura, hanno confermato nell’uomo occidentale la
convinzione che questa visione parziale della natura possa portare rapida-
mente alla conquista e allo sfruttamento integrale dei fenomeni naturali. Per
il fanatico del numero, per il materialista scientifico puro, questa soddisfazio-
ne deve risolvere totalmente il problema dell’essere umano.
Tuttavia, il processo cognitivo che s’identifica con il nome di scienza deve
compiersi attraverso l’uomo – con tutti i suoi limiti – in termini di velocità
di adattamento alle nuove situazioni che la vertiginosa evoluzione della
scienza impone. E poiché l’essere umano non è, per di più, un’entità esclu-
sivamente razionale, lo sviluppo incontrollato, e pertanto anormale di una
cultura basata solamente su un aspetto parziale del suo modo di essere,
conduce inevitabilmente a una situazione squilibrata nella quale è da cer-
care proprio l’origine della crisi attuale. Il fatto che esista questa crisi, in
un momento in cui sembra risolversi il problema del soddisfacimento delle
necessità umane, fa andare fuori di sé il filosofo o il materialista scientifico
che, pieno d’indignazione, vorrebbe modificare la natura umana affinché il

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comportamento dell’uomo si adattasse perfettamente allo schema fittizio quantitativo, l’arrogante strumento analitico, innamorato di se stesso come
precostituito. In una società tecnocratica, che rende omaggio all’immode- Narciso, dimentica il suo ruolo ausiliario e cerca di convertirsi in un fine, ela-
rato culto dell’efficienza, tutto quanto non è misurabile non si può tenere borando con ritmo accelerato infinite e ingiustificate teorie la cui bellezza
in conto seriamente e, di conseguenza, la filosofia pura, le cui speculazioni formale maschera il fatto che esse hanno perso la relazione immediata con il
sono difficilmente quantificabili, e le manifestazioni artistiche, sono consi- problema reale che si studia.
derate come giochi senza importanza, poiché non sembrano avere alcuna E mentre gli edifici sono diventati più complessi e richiedono un maggior
utilità pratica. L’arte pura non ha ragione di esistere, se non si trasforma in numero di servizi e impianti, ognuno con le sue tecniche speciali, l’architetto,
uno strumento pubblicitario, commerciale o politico, o se non dissimula pu- vista l’apparente impossibilità di dominare tutte queste tecniche misteriose,
dicamente le sue radici vergognosamente emozionali sotto un travestimento cerca di conservare i suoi antichi privilegi adottando il ruolo di coordinatore
razionalmente misurabile. È così che si produce il fenomeno della “disuma- degli specialisti; potremmo dire come un direttore d’orchestra. Ma questa
nizzazione dell’arte”, conseguenza naturale dell’arbitrario tentativo di ra- similitudine non è valida, se non si rinuncia alla considerazione dell’architet-
zionalizzare un meccanismo fondamentalmente emozionale. tura come arte creativa. Non si può confondere la creazione con l’interpreta-
In un’arte applicata, come è l’architettura, l’intento di razionalizzare sembrò zione o con l’esecuzione perché la creazione artistica – che si tratti di una sin-
più fattibile che nelle arti pure, tanto che il primo effetto di questa tenden- fonia, o di un’opera di architettura – è sempre il risultato di un’elaborazione
za fu la facile scissione della vecchia arte del costruire in una parte tecnica, individuale o soggettiva. Comunque, quest’azione individualizzata di sintesi
affidata all’ingegnere, e in un’altra puramente artistica, lasciata nelle mani creativa è decisamente ostacolata dall’attitudine all’opposizione sistematica
dell’architetto. Ma anche questa seconda parte soffrì l’assalto delle teorie di un esercito di specialisti che si occupano, a ogni costo, di difendere le loro
razionaliste, con l’introduzione del funzionalismo e il frustrante sforzo di sta- posizioni.
bilire una teoria numerica delle proporzioni, con l’evidente proposito di og- Malgrado l’enorme prestigio di cui ancora gode l’analisi matematica – base
gettivare e quantificare l’operazione intellettuale del disegno convertendola e complemento del metodo quantitativo – come conseguenza della osserva-
in un meccanismo automatico che alleviava l’architetto dal penoso compito zione superficiale del ruolo avuto nel rapido sviluppo della tecnologia, è utile
di pensare a cose incommensurabili. rilevare il manifestarsi di alcuni segni di consapevolezza collettiva quanto al
Da parte dell’ingegnere fu molto più facile dimenticare l’arbitrarietà delle fatto che le possibilità di ulteriore sviluppo, seguendo esclusivamente questo
astrazioni necessarie per poter applicare il procedimento matematico alla percorso, iniziano a essere esaurite, e che una delle principali cause della situa-
rappresentazione idealizzata del complesso comportamento dei materiali da zione di crisi e disfacimento che il mondo attraversa può risiedere nella squi-
costruzione, e credere, con eccesso di buona fede, che l’applicazione del ri- librata ipertrofia tecnica. Nel naufragio di una civiltà tecnologica, quando il
cettario tecnico utilizzato per il calcolo delle strutture costituisse una scienza numero – per molti anni considerato come la chiave della conoscenza – già non
esatta. ha più nulla da offrirci, volgiamo gli occhi angustiati alla disprezzata filosofia.
Questa situazione ha contribuito a far sembrare invalicabile la barriera che La parola e l’idea pura ci appaiono come unica ancora di salvezza. «All’inizio
separa le due professioni. L’architetto, sopraffatto dall’imponente aspetto del fu il verbo», recitano le Scritture. Il superamento della crisi attuale verrà come
tempio scientifico eretto dagli iniziati del calcolo strutturale, non intende in- conseguenza dell’aver individuato un principio unificante che restituisca la
teressarsi ai principi, relativamente semplici, che servono di base al progetto loro naturale gerarchia alle diverse forme del pensiero, e permetta al mondo
delle strutture. A tal proposito, è utile qui che sia ben chiara la differenza di intraprendere una nuova fase di sviluppo.
tra progetto e calcolo; tra la sintesi creativa e l’analisi investigatrice. Sebbene Nella sequenza scienza, arte e tecnica (o ricerca, creazione e quantificazione),
entrambi i processi siano complementari a partire da un pensiero unificato, la corrispondente al processo del progetto integrale, è evidente come la fun-
creazione non è mai il risultato immediato di una ricerca analitica. zione creativa occupi un posto gerarchicamente più importante, posto che,
Il compito del metodo scientifico consiste nell’estrarre dalla confusa realtà la per definizione, incoraggia e facilita l’evoluzione e lo sviluppo, caratteristici
parte fondamentale che si riferisce al problema di nostro interesse, spoglian- del fenomeno vitale. Questa funzione creativa non può ottenersi normal-
dola di tutto quanto è accessorio fino a quando non appare ai nostri occhi mente senza l’apporto degli altri fattori complementari. Il conflitto attuale
ridotta alla sua pura essenzialità. L’arte, la sintesi creativa, che si forma nella è conseguenza dell’atteggiamento d’ingiustificata superbia che caratterizza
parte subcosciente della mente, opera in seguito con queste astrazioni, che le attività scientifiche e tecniche, il cui altezzoso ermetismo ostacola, e in
sono sempre chiare, elaborando nuove combinazioni e strutture formali la molti casi impedisce totalmente, il flusso di informazioni che nutre e vivifica
cui evoluzione naturale apre nuovi percorsi alla ricerca. lo spirito creativo.
Tuttavia, nell’epoca finale di un periodo di sviluppo unilaterale del metodo Nel campo dell’architettura, uno degli esempi, forse piccolo, del risveglio di

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coscienza collettiva verso nuove possibilità è dato dall’entusiasmo con il qua- esige la considerazione, equilibrata e sensata, di tutte le condizioni immagi-
le sono accolti i fenomeni isolati di fusione, ben rappresentati dalle opere nate dalla mente dell’agente creatore.
degli ingegneri che, eccezionalmente, posseggono sensibilità estetiche, o Ma l’immagine del dialogo tra genti che parlano linguaggi differenti non
degli architetti che, abbandonando la posizione squisitamente razionalista e deve considerarsi come una pura metafora. Uno dei primi compiti che do-
facendosi spazio attraverso l’intricata selva della scienza strutturale, cercano vrebbe portare avanti l’Organizzazione delle Nazioni Unite, se effettiva-
di individuare nuove soluzioni formali che risolvano, al contempo, il proble- mente fosse disposta a far onore al suo nome, sarebbe lo sviluppo prima, e
ma funzionale, quello strutturale e quello della espressione architettonica. l’imposizione dopo, di una lingua comune che ogni popolo dovrebbe essere
Immagino che alla creazione di questo tipo di opere si riferisca la collabo- obbligato ad apprendere, insieme alla propria. Naturalmente quest’idioma
razione tra architetti e ingegneri, giacché il settore dell’architettura è assai universale dovrebbe essere usato per scrivere tutti gli articoli scientifici e tec-
ampio, e copre molti tipi differenti di costruzioni, al punto che è necessario, nici. Inoltre, si dovrà utilizzare per ogni tipo di relazione internazionale, tan-
per evitare confusioni, mettersi prima d’accordo di cosa si stia discutendo. to politica quanto commerciale e culturale. Quando il mondo era più piccolo,
Credo che non possa chiamarsi collaborazione l’intervento dell’ingegnere il latino, come lingua di culto, svolse per molti anni la funzione di facilitare
che calcola la struttura di edifici, poiché sta giocando un ruolo secondario. In lo scambio di informazioni tra persone di origini diverse. È probabile che la
questo caso, l’ingegnere si limita a prestare i suoi servizi all’architetto, così lingua inglese, una lingua ormai molto diffusa, possa assolvere a questo ruo-
come quest’ultimo lavora per il primo quando veste o ricopre una struttura lo di idioma universale, ma sarebbe necessario normalizzare la sua arbitraria
da lui concepita. In entrambi i casi, che sono usuali per le opere ordinarie, il ortografia e anche la sua ancora più stravagante pronuncia. Peraltro, sebbe-
danno derivante dal mutuo disconoscimento dei propositi e dei limiti della ne non così importante, tra le disposizioni di ordine generale per facilitare
parte che interviene non è eccessivamente rilevante, sebbene i risultati, spes- lo scambio di informazioni dovrebbe esserci l’abolizione radicale del sistema
so deplorevoli, della mancanza di comprensione saltino all’occhio in gran arcaico di misurazione, impiegato tuttavia con tenacia e sofferto disprezzo
parte delle opere così elaborate. Ciò che è davvero sconsolante sono i pateti- nei paesi di lingua inglese.
ci sforzi di importanti architetti che provano, in questo periodo, a disegnare Queste disposizioni, e altre di carattere analogo, avranno come finalità di fa-
strutture originali ed espressive, senza possedere, ovviamente, le conoscenze cilitare la nascita e lo sviluppo di un nuovo tipo di professionista “unificato”,
minime necessarie per tale compito. la cui missione di agente creativo dovrebbe essere resa possibile mediante
Dopo alcuni schizzi ambigui, che nemmeno definiscono la forma geometrica informazioni concise e astratte, provenienti dai settori scientifico e tecnico.
della struttura, il passo successivo in questo processo progettuale distinto per Uno dei maggiori ostacoli per l’esistenza di questo flusso informativo è costi-
ruoli consiste nell’affidare i calcoli strutturali di tali mostruosità a ingegneri tuito dalla proliferazione ipertrofica – sicuramente morbosa – della lettera-
di fama, ai quali non si offre generalmente occasione di discutere la prima tura tecnica e scientifica. È impossibile, per un solo individuo, anche solo sfo-
fase del progetto, o per lo meno di ragionare con sufficiente autorità. Inizia gliare, figurarsi studiare a fondo, la letteratura relativa a qualsiasi tema, per
così una lotta, più o meno dissimulata, tra le parti, in cui l’una cerca di con- modesto che sia, cui egli è interessato. Questo è solo un esempio, tra i tanti
servare il valore espressivo e formale del progetto, mentre l’altra si preoccu- che potremmo scegliere, di come lo sviluppo anarchico di certi strumenti,
pa di far sì che la struttura possa reggersi, mediante l’aggiunta di elementi che in origine hanno facilitato il progresso, li trasformi, per moltiplicazione
all’inizio non previsti e l’introduzione di modifiche che in molti casi alterano illimitata, in uno dei principali ostacoli a tale progresso. È chiaro, quindi, che
o sconvolgono l’idea originaria. dovrebbe esserci un limite ottimale per questo moltiplicarsi, oggi eccessivo,
Questo intento di cooperazione condizionata tra specialisti diversi si trasfor- di uno degli strumenti necessari di informazione, e che uno dei compiti più
ma, poi, in un combattimento senza confronti, una discussione impossibile, urgenti con cui l’umanità dovrebbe confrontarsi starebbe nel determinare
giacché i contendenti impiegano armi o argomenti diversi, il cui inevitabi- quale sia questo limite e nello stabilire sistemi di controllo sulla sua pro-
le risultato è quello di ottenere una struttura antieconomica e illogica, che duzione. Basta ricordare l’esempio della macchina, per comprendere che il
nemmeno soddisfa pienamente la finalità espressiva del progetto. Neanche problema è comune a molte altre attività umane.
quest’obiettivo limitato, di collaborazione, è possibile, se gli specialisti non Nel caso della letteratura tecnica o scientifica, la messa a punto di un sistema
acquisiscono una coscienza comune del fine che si persegue. Non può esiste- accettabile di controllo e la sua applicazione presentano enormi difficoltà
re dialogo quando si parlano lingue diverse. pratiche, ma non per questo sono meno necessarie.
In ogni modo, sembrano essere molto scarse le possibilità creative di questo Tuttavia, la mia esperienza nel settore limitato cui dedico il mio impegno da
processo sbagliato e antagonistico, che suddivide in fasi successive, gestite da anni mi ha insegnato come forse l’essenziale, in qualsiasi specialità, possa
persone differenti, l’atto individuale del disegno o dell’invenzione. Questo essere condensato in pochi concetti chiari, e quindi facili da assimilare. Se si

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Architettura e strutturalismo

arriverà a rendere sistematico e organizzato questo compito fenomenale,


ma necessario, di pulizia e diradamento della fitta giungla scientifica (com-
pito probabilmente ignoto alla maggior parte dei saggi professori che vi de-
dicano oggi i loro sforzi), riusciremo a intravedere la possibilità che torni a
esistere un numero crescente di individui in grado di acquisire ciò che è stata
chiamata “cultura generale”. È ben noto come questa competenza sia in
sostanza impossibile da acquisire oggi. Eppure, tra queste persone “colte” ci
sarebbe, sicuramente, qualcuno di talento, utile per la fondamentale missio-
ne di “agente creativo”, e noi non dovremmo perdere tempo a discutere di
una possibile collaborazione nella creazione artistica.

Comentarios acerca de la colaboración entre arquitectos e ingenieros, testo letto alla VII
Conferencia Internacional de Arquitectura, Messico, ottobre 1961, e pubblicato in F. Candela,
Ogni volta che devo scrivere di architettura provo una sensazione di panico
En defensa del formalismo y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985, pp. 111-116. incontenibile, unita a una certa dose di indignazione contro me stesso, dato
che la mia debolezza di carattere mi impedisce di rifiutare l’invito come fa-
rebbe qualsiasi persona prudente. Infatti, che giustificazione può esserci al
fatto che io dia la mia opinione su un argomento che non sembra di mia
competenza?
Anche perché si dà il caso che la mia attività ordinaria abbia solo una rela-
zione di circostanza con l’architettura, sempre che non si consideri come tale
ogni lavoro costruttivo destinato a proteggere gli esseri umani dalle intem-
perie. Ovviamente questa interpretazione semplicistica non basta per defi-
nire l’architettura, che è qualcosa di molto più complesso, sul cui significato
profondo a tutt’oggi non sembra si sia giunti a un accordo. In altri tempi più
felici, forse perché gli uomini erano più ingenui e semplici, non si presen-
tavano apparentemente gli stessi dubbi sulla missione e importanza della
professione, e gli architetti o «maestros de obras» – poiché così si chiamava-
no – potevano tranquillamente costruire, seguendo le norme, le mode e gli
stili del momento, senza la necessità di cercare giustificazioni metafisiche o
sociologiche per quanto stavano facendo.
È possibile, tuttavia, che si tratti solo di una mia illusione, e che in tutte le
epoche esistano persone alle quali piace parlare e filosofare su quello che
fanno o su quello che fanno gli altri, ed altre invece che si accontentano sem-
plicemente di fare. Confesso umilmente che credo di appartenere al secondo
gruppo e, pertanto, il compito che mi pongo in questo scritto è contrario
alla mia natura e alle mie inclinazioni. Mi sembra, inoltre, che esista una
certa ingiustizia nell’obbligare a parlare e a scrivere persone il cui compito
specifico è fare. In ogni modo, voglio mettere ben in chiaro che non credo
di avere alcuna autorità per parlare di architettura e che, per tale motivo,
le mie opinioni saranno completamente gratuite, e non ho la pretesa che
vengano prese sul serio.
Una volta chiarito questo punto per alleggerire la mia coscienza, mi sento
più libero di rivolgermi al lettore con il semplice proposito di intrattenerlo
un poco, senza che egli debba attribuire alle mie parole alcuna importanza.
Ho scelto come tema “architettura e strutturalismo” perché mi preoccupa e

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mi turba quella tendenza, che si è affermata di recente fra molti importanti tettonica dal ritmo strutturale, venne inventata allegramente all’inizio del
architetti, a progettare e realizzare strutture straordinarie e originali con secolo, diventando di moda in seguito, una serie di soluzioni arbitrarie il
un proposito marcatamente esibizionista, rispondano o meno al programma cui fattore comune sembrava essere l’eliminazione degli appoggi naturali
funzionale dell’edificio. Esistono in questa tendenza elementi contraddittori e la negazione visuale delle leggi di gravità. Si soppressero i pilastri d’ango-
che mi propongo di mettere in discussione, come pure le eventuali cause di lo, dando luogo ad aggetti inutili e ingiustificati. Architravi enormi, che a
questa inusitata inclinazione e le remote possibilità che l’esercitarla si risolva volte circondavano completamente l’edificio, non avevano alcun appoggio
in un arricchimento del repertorio creativo abituale. apparente grazie all’arretramento dei pilastri rispetto al piano della faccia-
La prima considerazione che mi viene in mente è che si tratta di un fenome- ta. Analogamente, masse enormi di muri di pietra o di mattoni venivano
no insolito, poiché ben si conosce il disinteresse, per non dire l’altero disprez- fatte apparire quasi sospese in aria. Si trattava evidentemente di produrre
zo, col quale la professione di architetto ha considerato le questioni struttu- una sensazione di sorpresa e di confusione negli osservatori ingenui, i quali
rali all’incirca dal momento in cui, con la creazione dei Politecnici nel secolo bruscamente vedevano sparire e trasformarsi l’ordine compositivo che erano
XVIII, si è scissa l’antica professione del costruttore e si sono differenziati i abituati a osservare in edifici la cui struttura dipendeva dall’uso di materiali
titoli – e quindi le funzioni – di architetto e di ingegnere. Da quel momento, tradizionali. Bisognava dimostrare che i nuovi architetti erano capaci di tut-
la struttura è stata considerata dagli architetti come un male necessario. to, sebbene dovessero ricorrere all’aiuto dei loro nemici tradizionali, gli inge-
Tuttavia, in quel periodo si sono manifestati vari sintomi di un fenomeno gneri, i quali, anche se con scarso senso delle loro responsabilità, rendevano
simile allo strutturalismo attuale. Alla fine del secolo XVIII in Francia, Boullée possibili tali abusi.
e Ledoux si mettono a capo di un movimento, da alcuni definito “classicismo Da un punto di vista rivoluzionario, la tendenza era giustificata dalla ne-
romantico”, che produce una serie di progetti fantastici caratterizzati da un cessità di rompere con il passato, e di liberare l’architettura non solamente
gigantismo megalomane e dall’assenza quasi totale di programmi o funzio- dalla servitù degli elementi secondari o decorativi della composizione tradi-
ni, dal momento che, secondo le dichiarazioni dei suoi stessi autori, non si vo- zionale, ma anche da quella degli elementi primari o strutturali. Per questo
leva cercare il funzionale ma il “sublime”. Così tali progetti si configuravano, fu necessario forzare le soluzioni strutturali, adottando disposizioni ricercate
in generale, come monumenti a qualsiasi cosa, poiché il “tema” era l’aspetto e innaturali che la continuità e il monolitismo del cemento armato resero
meno importante, ed erano composti da forme geometriche pure – sfere di possibili, quantunque sempre a scapito dell’economia e della logica statica.
200 metri di diametro, coni di 300 metri di altezza ecc. – sprovviste di ogni Si creò così uno strutturalismo “al negativo”, basato su una simulata inversio-
decorazione esterna come deliberata reazione agli eccessi del barocco. ne dei principi strutturali eterni, che finì con l’offuscare coloro che cercavano
Naturalmente, nessuno di questi progetti fu costruito; e nemmeno sareb- di disorientare gli altri, creando una confusione tra ciò che era semplicemen-
be stato possibile farlo, poiché l’irresponsabile disinteresse per le pericolose te possibile e ciò che sarebbe stato desiderabile. La cosa curiosa è che questa
conseguenze del cambiamento di scala li rendeva totalmente irrealizzabili. deliberata mistificazione della verità strutturale fu ottenuta in nome del fun-
Potremmo menzionare un esempio tipico che, trasportato alla nostra epoca, zionalismo, che di per sé non è un principio estetico ma etico.
alimenta lo stesso spirito di quegli intrepidi disegnatori: il museo per Ca- Non voglio discutere ora quest’altro tipo di confusione che si stabilì con la
racas di Niemeyer, con la sua forma di piramide quadrangolare rovesciata, pretesa di ottenere risultati esteticamente soddisfacenti mediante l’impiego
appoggiata unicamente sul suo vertice. Torniamo a vedere in essa la stessa esclusivo di principi morali, né tanto meno l’intrinseca ipocrisia dei periodi
forma geometrica pura, esente da ogni decorazione, e lo stesso gigantismo postrivoluzionari durante i quali bisognava continuare a far credere che si
rivelatore di un altero disprezzo per le possibilità costruttive e per gli aspetti professassero i principi utilizzati come bandiera nelle ore della lotta, sebbe-
economici del progetto. ne tali principi avessero dimostrato la loro scarsa efficacia per l’istituzione di
Il secondo esempio di strutturalismo degno di nota si manifesta all’inizio di un nuovo ordine, avendo come specifica funzione proprio la distruzione di
questo secolo, e coincide con la rivoluzione architettonica della quale siamo quello anteriore.
eredi. La recente invenzione della struttura a telaio di cemento armato fu Il fatto è che per mezzo di grandi equilibrismi dialettici con gli slogan rivolu-
accolta con grande gioia dagli architetti rivoluzionari. Nel capitolo dedicato zionari si riuscì a stabilire un nuovo ordine chiamato “stile internazionale”,
a Le Corbusier, nel suo libro Spazio, Tempo e Architettura Giedion si riferi- caratterizzato, dal punto di vista formale, dal predominio della finestra che
sce a essa come alla panacea universale, la cui scoperta ha reso possibile la si impadronì completamente della facciata. La composizione restò, quindi, ri-
“pianta libera” e la “facciata libera”, liberando l’architettura dalla schiavitù dotta all’articolazione della finestra secondo scansioni indipendenti dal ritmo
strutturale. strutturale, visto che la struttura si nascondeva pudicamente in secondo piano.
Per rendere più evidente l’indipendenza della nuova composizione archi- Ma, appena consolidato questo nuovo ordine, gli stessi che concorsero a sta-

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bilirlo gli si rivolsero contro, ed ebbe inizio una serie di esperimenti per la Un edificio religioso deve avere un carattere diverso da quello di un club
ricerca di nuove strade. In prima linea contro le norme vigenti non poteva sportivo o di un palazzo di governo, come pure questi stessi edifici sarebbero
mancare lo strutturalismo, ancora una volta utilizzato come strumento de- diversi se costruiti in Messico o in Danimarca, poiché rifletterebbero le diffe-
molitore dello stile stabilito. Alle prime scaramucce presero parte architetti renze climatiche, le peculiarità costruttive e le tradizioni locali dei rispettivi
di grande talento plastico, ma con idee molto vaghe sul comportamento del- paesi; ciò che Chueca chiamò «invariantes castizos».
le strutture e il gioco di forze al loro interno, come ad esempio Niemeyer e Affinché un’opera architettonica possa essere apprezzata e compresa dai
Le Corbusier. non professionisti, dall’uomo della strada, deve rispondere a entrambe le
Le vere motivazioni di questi tentativi di rinnovamento sono invece molto condizioni: utilizzare una forma il cui specifico simbolismo sia chiaramente
più complesse del semplice disgusto o insoddisfazione per un determinato collegato nella mente dell’osservatore da lunghi anni di “incosciente” edu-
modo di fare, o del sincero desiderio di ritornare alla purezza delle forme cazione visuale, con la funzione particolare dell’edificio stesso e con la tradi-
costruttive. L’attacco contro lo stile è piuttosto conseguenza di altri motivi; zione locale, ed usare un linguaggio ornamentale o stilistico che coincida con
il principale è la ricerca di originalità, che trascende il campo architettonico le maniere comuni, deve cioè vestire alla moda.
e riflette un problema molto più generale della nostra epoca: la lotta fra So che è opinione generale che questi concetti siano superati nell’architettu-
individualismo e collettivismo. È una prova della naturale reazione di una ra moderna, poiché le teorie razionaliste e funzionaliste non li seguono più
professione tradizionalmente liberale contro il processo, che sembra fatale e da molti anni. Ciò non impedisce, tuttavia, che continuino in sordina a essere
inevitabile, di “uniformazione” e di “massificazione”. La necessità di affer- percepiti come validi, poiché senza di essi l’architettura non potrebbe esiste-
mare la propria personalità si concretizza nella ricerca di soluzioni originali re. Lo stile è una regolamentazione del superfluo. La sua principale giustifi-
e differenti. cazione consiste nella necessità che l’architettura sia praticata da un numero
Questa pretesa risulta altamente contraddittoria, poiché l’essenza stessa sempre crescente di professionisti e non da un’élite di geni.
dell’architettura consiste, in un certo modo, nell’assenza di originalità. Af- Secondo Ortega, «l’uomo è un animale per il quale solo il superfluo è real-
finché l’architettura possa essere compresa da tutti, è necessario che i muta- mente necessario; il funzionalismo a oltranza è allora infraumano». Se l’uni-
menti in campo espressivo si verifichino in modo graduale. Qualunque cam- ca finalità del genere umano consistesse nel provvedere alle proprie necessi-
biamento brusco nel linguaggio abituale provoca disorientamento, disordine tà biologiche più impellenti, la vita dell’uomo si sarebbe abbassata al livello
e caos. Il linguaggio architettonico, come qualunque linguaggio, è composto animale. Se l’architettura si limitasse al compimento esclusivo delle funzioni
da simboli astratti ai quali per consuetudine si attribuisce un certo signifi- meccaniche di un edificio, avrebbe smesso di essere architettura.
cato. Ma, in architettura, questo simbolismo ha due manifestazioni diverse, Però, se accettiamo la necessità dell’esistenza di uno stile, risulta evidente
quasi come due linguaggi sovrapposti: lo stile e il carattere. Il primo si rife- che l’architetto non ha il diritto di operare se non per luoghi comuni. Sono
risce soprattutto agli elementi secondari o decorativi della composizione, e convinto che l’uso indovinato e ingegnoso di questi sia più che sufficiente
costituisce la base comune a tutte le manifestazioni architettoniche di una per fare della buona architettura; dirò di più, credo che sia l’unico modo di
certa epoca. Il carattere è il simbolismo formale che differenzia alcuni edifici farla. Soltanto quando un determinato tipo strutturale è passato a questa
da altri, in accordo con l’uso cui sono destinati, o secondo le regioni in cui categoria di luogo comune e la sua efficacia è stata ampiamente dimostrata,
sono situati. Prescinde quindi dalle epoche, indipendentemente dallo stile può essere considerato come un elemento architettonico, dimostrando così
peculiare di ognuna. Il primo è un elemento universale ma temporale; il se- la paradossalità del tentativo di fare architettura tramite strutture originali.
condo è particolare ma in un certo modo eterno, o almeno muta assai lenta- In tempi di stabilità, nelle epoche classiche – in opposizione ai periodi di
mente. Entrambi sono manifestazioni formali, ma il primo è maggiormente transizione o di crisi – la nota originale era molto più sottile e raffinata. Si se-
in relazione con i dettagli ornamentali e con i tipi strutturali rigidamente guivano fedelmente le linee generali dello stile e si utilizzavano, disciplinata-
stabiliti, e il secondo con le proporzioni e la forma generale dell’edificio. mente, i tipi strutturali vigenti, mentre l’espressione individuale si manifesta-
Una passeggiata per le vecchie strade di Amsterdam, per esempio, ci chiari- va unicamente nella raffinatezza delle proporzioni e nella cura dei dettagli.
rebbe perfettamente questa differenza. Osserveremmo che tutte le case di «Dio è nel dettaglio», dice Mies, ed è evidente che il talento ha campo libero
una strada conservano una perfetta unità di carattere tipicamente locale, per manifestarsi in questi, senza ricorrere a soluzioni scandalose.
dipendente dal rapporto tra la larghezza e l’altezza della facciata e la gran- Mi si dirà che non viviamo in un’epoca classica, bensì in un momento di crisi,
dezza e proporzione dei vuoti di finestre e porte, e forse di altri dettagli più e che è pertanto lecita la pretesa di trovare soluzioni nuove, includendo fra
sottili, nonostante siano state costruite in epoche diverse e con differenti esse quelle strutturali, in grado di trarci fuori da questa crisi e di dare luogo
stili, corrispondenti a ciascuna di esse. a un altro periodo di stabilità. Non nego l’opportunità della ricerca o della

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sperimentazione strutturale, ma sostengo che questa non può essere affida- A ogni modo, in questo semplice processo evolutivo del lavoro quotidiano
ta agli architetti di oggi, poiché richiede una serie di condizioni che essi non sta il segreto della cosiddetta intuizione strutturale, tanto ardentemente
possono padroneggiare, a meno che non siano disposti a rinunciare a essere desiderata da ogni studente di architettura. Come si vede il procedimento,
architetti. sebbene non così rapido come essi vorrebbero, è relativamente semplice: è
Una delle cause principali della grave inflazione di strutturalismo di cui soffre sufficiente dedicare a esso tutta una vita.
la professione può essere individuata nel geloso desiderio di emulare il suc- Questo impegno costante verso un solo obiettivo sviluppa persino una certa
cesso universale, apparentemente facile, ottenuto da un gruppo di geniali etica professionale, che impedisce di affidare anche solo una minima par-
specialisti in strutture – Maillart, Torroja e Nervi, principalmente – che sotto te della responsabilità del lavoro in altre mani. In molti casi, lo strutturista
certi aspetti hanno rivoluzionato l’arte della costruzione. Ma il modo di agire prende a suo carico la responsabilità economica agendo da costruttore o da
di questi ingegneri – dotati, eccezionalmente, di un’insolita sensibilità esteti- appaltatore. È evidente che questa posizione impedisce la proposta di strut-
ca – è totalmente differente da quello dell’architetto. ture assurde, sul cui comportamento ci possa essere il minimo dubbio e la
Sono, anzitutto, persone la cui formazione professionale e la cui vita intera cui esecuzione presenti difficoltà che le rendano più costose, e perfino che
sono state specificamente dedicate a un solo scopo. In alcuni casi, come in esigano un eccessivo lavoro di calcolo.
quello di Fuller con le cupole geodetiche, questo scopo consiste nel perfezio- Ma gli architetti strutturalisti non si pongono queste rigide limitazioni. Inve-
namento costante e progressivo di un determinato e limitatissimo tipo strut- ce di seguire un apprendistato normale, familiarizzando con le difficoltà di
turale. Pertanto, costoro sono più interessati alla struttura in se stessa che un determinato problema in modo graduale, preferiscono cominciare dalla
all’edificio che questa struttura deve coprire o sostenere. Di fatto, possono fine, costruendo strutture che non hanno precedenti, e passano da un pro-
agire solo quando il programma funzionale dell’edificio è sufficientemente blema all’altro anche se privi di relazione fra di loro. Nessun architetto strut-
indeterminato e flessibile per permettere il suo adattamento alle rigide esi- turalista che si rispetti accetta per principio di utilizzare una struttura che sia
genze della forma strutturale. stata eseguita in precedenza da altri. La condizione più importante è che sia
Il processo è totalmente opposto a quello usato nel progetto architettonico. assolutamente originale; e ciò dimostra come non si tratti di una semplice
Dapprima si sceglie la forma strutturale e in seguito si vede se è possibile in- ricerca strutturale, ma di un affanno esibizionista.
serirvi quanto richiedeva il programma funzionale: questo dà luogo a un’ar- L’originalità di una struttura corretta è però sempre effimera; una volta che
chitettura formalista e antifunzionale, inadatta – come dicono – ad architetti un tipo strutturale ha successo, è inevitabile la sua ripetizione, poiché fra le
coscienti della loro responsabilità di fronte alla società. condizioni di quel successo devono esserci l’economia, l’efficienza e la facilità
D’altra parte, gli strutturalisti hanno acquisito esperienza e mestiere dopo di esecuzione. Pertanto, possono continuare a essere originali solo le struttu-
lunghi anni di un processo naturale di apprendistato e autoinsegnamento re assurde e inefficaci.
che consiste, a grandi linee, nello studiare in modo esaustivo quanto è stato Per fortuna, il procedimento che si segue nella pratica dello strutturalismo
scritto sul tema particolare che li interessa; nel distinguere, dopo aver svilup- facilita notevolmente il conseguimento di strutture permanentemente origi-
pato un sicuro criterio soggettivo, fra quanto è accettabile o da rifiutare di nali. Dopo qualche schizzo ambiguo che neppure definisce la forma geome-
tutti quegli studi e applicando in modo graduale queste conoscenze – che già trica della struttura, la tappa successiva di questo processo di disegno diffe-
fanno parte integrale della loro personalità – nell’esecuzione di una serie di renziato consiste nell’affidare i calcoli strutturali a ingegneri di fama, ai quali
opere inizialmente molto semplici e in scala piuttosto piccola per poi aumen- generalmente non viene concessa l’opportunità di dare il loro parere nella
tarla raffinando i dettagli a ogni nuova esperienza. prima fase del progetto, o almeno, di farlo con sufficiente autorità. Contri-
È un’evoluzione naturale, basata sul copiare, trasformandolo attraverso la buisce a questa situazione l’atteggiamento di docile cooperazione adottata
propria personalità, quanto fanno gli altri, o sul copiare se stessi, modifi- dagli ingegneri che, essendo riusciti a portare a un alto grado di perfezione
cando gradualmente quanto già si è fatto. Passato un certo tempo, questo lo strumento analitico per il calcolo numerico di strutture, sono in generale
metodo di routine produce risultati apparentemente originali, se ci dimen- più interessati a dimostrare le loro cognizioni eseguendo un calcolo brillante
tichiamo i passaggi intermedi, ma è un’originalità più di dettaglio che di piuttosto che cimentarsi con gli architetti per cercare di ottenere una struttu-
forma. Se studiamo per esempio lo straordinario lavoro di Nervi, possiamo ra logica che funzioni in modo naturale, e cioè con la massima economia di
dimostrare che la forma generale delle strutture è sempre molto semplice, sforzi. D’altra parte, proclamano e dimostrano nei fatti che la tecnica analiti-
quasi ovvia: cupole sferiche o volte cilindriche. Ciò che le rende originali è ca ha fatto tali progressi da essere capace di rendere possibile la costruzione
il geniale trattamento dei dettagli, l’armonioso tracciato delle nervature o di qualunque struttura, per assurda che sia.
l’espressività scultorea dei supporti. Conviene qui insistere, ancora una volta, sulla differenza esistente tra calcolo

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e progetto strutturale. Il calcolo è un metodo analitico di ricerca quantita- niche, i suoi risultati possono contribuire ad arricchire l’architettura.
tiva degli sforzi che si producono in una certa struttura, sotto l’azione dei Le principali condizioni che devono accomunare queste tipologie strutturali
carichi. Per poter applicare questo metodo è necessario determinare dap- sono: economia in relazione al consumo di materiali e alla facilità di costru-
prima le forme e le dimensioni della struttura sulla quale si opererà. Questa zione; calcolo relativamente semplice ed eseguibile da chiunque, senza che
determinazione è il risultato di un atto personale di sintesi creativa, che si la sua conoscenza sia esclusiva di una minoranza di specialisti; forma suffi-
chiama progetto, nel quale intervengono l’immaginazione, l’esperienza e cientemente flessibile e che ammetta la possibilità di combinazioni per adat-
le conoscenze dell’ideatore: ha quindi tutte le caratteristiche di un’arte. La tarsi a differenti configurazioni di pianta.
differenza fra progetto e calcolo è la stessa che esiste, nel campo scientifico, Nel mio caso particolare, la mia maggiore soddisfazione non consiste nell’aver
fra la parte creativa della scienza, incaricata di formulare ipotesi, e l’analisi eseguito certe strutture spettacolari – sebbene confessi di aver avuto gran
investigativa, che si occupa di verificarle. Sebbene i processi si completino in soddisfazione nel farle – ma nell’avere contribuito, anche in misura minima,
un unico pensiero, l’arte della creazione non sarà mai il risultato immediato ad alleggerire l’ingente problema di coprire economicamente spazi fruibili,
di una ricerca analitica. dimostrando come la costruzione di gusci non costituisca un’impresa straor-
Ai giorni nostri tutte le strutture devono essere calcolate, ma il fatto che dinaria che dà immortalità ai suoi autori, ma un procedimento costruttivo
una struttura sia ben calcolata non garantisce in nessun modo che si tratti di semplice e flessibile. L’umile «paraguas» è il mio più grande orgoglio, e so-
una buona struttura, poiché la scelta aprioristica della sua forma e delle sue prattutto vedere come sia utilizzato con successo da molte persone in diverse
dimensioni influisce tanto decisamente sui calcoli posteriori che questi posso- parti del mondo. Nessuno lo considera ormai un’ostentazione strutturale, ma
no solo dimostrare l’esattezza della nostra scelta, in certi casi, o sprofondar- un elemento utile ed economico; è diventato un luogo comune e può essere
ci maggiormente nell’errore, in altri. È così che i maggiori errori strutturali utilizzato dall’architetto per il suo compito specifico di ottenere la bellezza
sono, quasi sempre, sostenuti da calcoli scrupolosi e correttissimi, mentre una con mezzi semplici.
struttura ben concepita non ha quasi necessità di essere calcolata. Si potreb-
be quindi stabilire il seguente criterio: la qualità di un progetto strutturale Arquitectura y estructuralismo, relazione elaborata per il congresso dell’Unione Internazionale
degli Architetti tenutosi in Messico dall’8 al 12 ottobre 1963 e pubblicata in «Arquitectos
sta in ragione inversa rispetto alla quantità e alla complessità dei calcoli ne- de México», 6, 21, 1964, pp. 38 sgg. Ripubblicata in italiano con il titolo Architettura
cessari alla sua esecuzione. e strutturalismo, in «Casabella», 306, giugno 1966, pp. 24-29 e in spagnolo in F. Candela,
En defensa del formalismo y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985, pp. 117-138..
Dato che l’architetto non può fare altro che disinteressarsi al processo ana- Per quest’occasione, il testo è stato ritradotto dallo spagnolo.
litico di calcolo – poiché, fra le altre cause, la proliferazione patologica e
disordinata della letteratura tecnica gli impedisce di tentare di addentrarsi in
questo campo – rimane automaticamente escluso dal compito del progetto
strutturale, che esige la considerazione equilibrata e ragionevole di tutte le
condizioni a cui deve adempiere la struttura, ivi compresa una conoscenza
precisa delle possibilità e dei limiti della tecnica analitica e un giudizio preli-
minare sulle complessità dei calcoli che si dovranno eseguire in seguito.
E faccio presente che credo fermamente che si possa essere architetti, e anche
ottimi architetti, avendo solo idee generali sui principi strutturali comuni. Ciò
che non si può, con conoscenze così limitate, è essere progettisti strutturali.
Ma se non vogliamo che l’arte della costruzione si inaridisca e si paralizzi,
senza maggiori speranze di progresso vitale, è necessario che ci siano indi-
vidui in grado di dedicare i loro sforzi alla ricerca di nuove forme resistenti.
Mi riferisco a un tipo di ricerca qualitativa e formale, in opposizione a quella
quantitativa e misurabile. Non basta in questo caso un lavoro teorico: la te-
oria deve essere accompagnata da realizzazioni progressive e prove su scala
naturale. Durante questa ricerca può accadere che si trovino, quasi per caso,
forme capaci di evolvere verso tipologie che permettano il proprio impiego
abituale in architettura e che, pertanto, allarghino il repertorio compositivo.
Ciò vuol dire che, sebbene il lavoro non abbia, in origine, pretese architetto-

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Ristorante Los Manantiales, Lettera ad Anton Tedesko
Xochimilco, Città del
Messico, 1957-58
(architetti Fernando e
Joaquín Álvarez Ordóñez),
veduta di una terrazza.

Caro Anton,
ti ringrazio molto per esserti preso la briga di scrivermi la tua lunga lettera del 29
novembre che si riferisce a un mio eventuale accordo per la pubblicazione della
Relazione sui gusci [Shells Report].
Mi rendo perfettamente conto dell’attenzione e della pazienza che hai dimo-
strato nel presiedere il Comitato sui gusci [Shells Committee]. Non era un compi-
to facile e tu lo hai svolto con tatto e comprensione. Pertanto, l’ultima cosa che
voglio è accrescere le tue difficoltà.
Tuttavia, come tu sai, io appartengo a una specie molto diversa dalla maggior
parte dei membri del Comitato. Io sono un imprenditore la cui attività principale
è costruire gusci e probabilmente ne ho realizzati molti più di tutti loro messi
insieme, escludendo forse te, con una concorrenza in termini di prezzo senza
pari, se pensi ai metodi convenzionali usati per le coperture. Non che mi piaccia
prendere rischi inutili, ma odio spendere più denaro di quanto sia strettamente
necessario.
D’altro canto, la maggior parte dei membri del Comitato è costituita o da pro-
fessori o da consulenti strutturali. La prima preoccupazione principale riguarda
il cosiddetto approccio scientifico al problema della progettazione. Con l'esper-
ta manipolazione di elaborazioni matematiche scarsamente supportate, essi
gioiscono nella scoperta di piccoli momenti flettenti ingiustamente nascosti in
luoghi insospettati dei gusci, o spendono la loro vita nel gioco delizioso e ap-
parentemente innocuo di cercare di risolvere problemi matematici puramente
accademici. Loro sono, naturalmente, più interessati al mezzo che al fine, e non
ci sarebbe nessun problema se non volessero tentare di imporre quei mezzi sulla
pratica di altre povere persone. A loro non importa se un guscio sia stato ben
progettato, ma solo di bellissimi e, se possibile, complicatissimi calcoli. Questo
è in totale contraddizione con i miei principi. In una delle mie ultime lezioni ho
affermato il seguente criterio: «La qualità del progetto di una struttura è inversa-
mente proporzionale alla quantità dei calcoli necessari per la sua realizzazione».
Per quanto riguarda i consulenti strutturali, essi poi affrontano, in molti casi, il
compito disperato di rendere fattibili i sogni stravaganti dell’architetto, preoc-
cupandosi più di renderli non pericolosi che della possibile economia del lavoro,
un argomento che nessuno coinvolto in quest’operazione, in effetti, ha preso in

129
L’opera di Pier Luigi Nervi

considerazione. In altri casi, più prosaici, sebbene si siano mostrati un po’ più pre-
occupati per il costo, l’organizzazione del settore edile con la sua suddivisione
infinita del lavoro e il fatto che si lavora in un paese la cui intera economia è in
larga parte basata sugli sprechi, li hanno portati ancora una volta a considerare
come sia più importante andare sul sicuro piuttosto che tenere conto di valuta-
zioni strettamente economiche.
Tutto questo si è riflesso nelle interminabili discussioni i cui non troppo felici
risultati sono stati inseriti nella Relazione. Non è un Codice di condotta, ma la
maggior parte delle persone lo considererà come tale in ogni caso. Il Messico
segue il Codice dell’ACI per i suoi regolamenti ufficiali, e così, se io do la mia
approvazione alla Relazione, mi troverei nella surreale posizione di cercare di
imporre a me stesso (essendo il principale costruttore di strutture a guscio nel Poiché sono l’ultimo oratore di questo ciclo, il mio compito è diventato più
paese) una serie di regole in cui io non credo e che sono, in molti punti, contrarie complicato, perché poco si può aggiungere a quanto è stato detto qui di
alla mia pratica abituale. Nervi, come elogio al suo lavoro e alla sua personalità.
Questo si riferisce sia alle raccomandazioni pratiche sia ai metodi di calcolo, che E poiché non ho avuto il privilegio di conoscere personalmente Nervi, non
considero, tra l’altro, come una questione molto soggettiva. posso raccontarvi aspetti inediti del suo carattere per cercare di completare il
Io sono una persona molto indipendente e, quindi, naturalmente incline a essere magnifico ritratto che ne ha fatto l’architetto Montezemolo.
contro tutti i tipi di codici e restrizioni, e per di più credo anche che negli anni Mi limiterò, quindi, a commentare, da lontano e giudicando solo i suoi scrit-
a venire la lotta tra l’imponente tendenza all’uniformità e al conformismo, e il ti, alcuni aspetti della sua filosofia architettonica con la quale io non sono
pensiero individuale in declino diventerà una questione di primaria importanza. del tutto d’accordo, e a far notare l’influenza, non sempre positiva, che le
Sento che il dovere di ogni persona responsabile sia quello di allinearsi lungo il sue opinioni, erroneamente interpretate ed eccessivamente generalizzate,
secondo lato, nella lotta contro ogni tipo di organizzazione, se vogliamo man- hanno avuto, e possono continuare ad avere, nel campo già confuso dell’ar-
tenere il mondo attuale invece di diventare una società monotona, stantia e chitettura contemporanea. Una filosofia spesso usata come giustificazione
ieratica dove nessun ulteriore progresso sarebbe possibile. del desiderio di notorietà che caratterizza il lavoro più recente di molti im-
Per essere coerente con questa convinzione io non avrei accettato nessun posto portanti architetti.
nel Comitato, ma posso dire a mia discolpa che sarebbe stata la mia prima espe- Tengo a precisare, affinché le mie parole non siano male interpretate, che io
rienza in questo campo e che avrei avuto poca curiosità a osservare a distanza sono un grande estimatore del lavoro di Nervi ma, allo stesso tempo, consi-
ravvicinata le procedure di lavoro di tali organismi. Sono davvero molto deluso dero necessario evidenziare quali siano, a mio giudizio, i suoi valori reali, e
per i risultati e non mi piace l’idea di dare maggiore autorità alla Relazione con mettere a fuoco i suoi veri limiti a proposito di ciò che può e deve intendersi
la mia approvazione. per architettura.
Quindi, ti prego di aggiungere il mio voto a quello di Salvadori contro qualsiasi Nervi opera esclusivamente in un campo che egli stesso definisce come ar-
tipo di Relazione sui gusci o, forse meglio, di accettare gentilmente le mie dimis- chitettura strutturale, o quanto meno si interessa solo di una minima parte
sioni da membro del Comitato. dell’ambito che copre il lavoro professionale di un architetto nelle sue diver-
Con i miei migliori auguri per un felice anno nuovo, resto il tuo sincero amico. se specializzazioni. Questo campo si limita alla costruzione di edifici, di soli-
Félix Candela to su un unico livello, con un programma molto semplice, in cui il requisito
funzionale più importante consiste nell’ottenere un grande spazio con un
Lettera, datata 5 dicembre 1963, inviata da Félix Candela ad Anton Tedesko (254 West 54th St.,
New York, NY), e pubblicata in M.E. Moreyra Garlock, D.P. Billington, Félix Candela. Engineer,
minimo di appoggi, o addirittura nessun appoggio intermedio. Affinché la
Builder, Structural Artist, catalogo della mostra, Yale University Press, New Haven-London struttura possa giocare in tali spazi come l’elemento principale della compo-
2008, pp. 176-177. La lettera, scritta in inglese, apparve, leggermente modificata, nel «Journal sizione, è condizione necessaria che l'impiantistica e il problema acustico sia-
of the American Concrete Institute», marzo 1965. Le argomentazioni della lettera erano state
inserite in Concrete Shell Structures. Practices and Commentary (Tedesko, Aschenbrenner, Baron, no inesistenti o ridotti al minimo, come è avvenuto in genere nell’antichità.
Brondum-Nielson, Candela, Martin, Salvadori, Zerna), in «Journal of the American Concrete In questa differenza tra richieste funzionali del passato e del presente sta la
Institute. Proceedings», 61, 9, settembre 1964, pp. 1755-1765. La corrispondenza tra Candela e
principale obiezione alla generalizzazione semplicistica – che Nervi implicita-
Tedesko è conservata in FC, box 4, folder 18; box 5, folder 1.
mente suggerisce nei suoi scritti – dei principi che regolano la composizione
di questi edifici, tali da poterli integrare alle norme generali della composi-

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zione architettonica. La presentazione del problema, come viene fatta nei dominante della composizione. Ma i maestri muratori medievali non sono
corsi di storia o nei libri dedicati a questo tema, tende a far aumentare que- stati degli inventori. Al contrario, erano figure che conoscevano bene i se-
sta confusione, non solo tra gli studenti, ma anche tra gli architetti e i critici. greti di un solo e determinato tipo di struttura, riproposto con lievissime
La storia ci offre una visione parziale dell’architettura del passato, facendo modifiche nei diversi paesi che costituivano allora il mondo occidentale. Il
riferimento quasi esclusivamente a edifici monumentali, templi e palazzi in passaggio dal romanico al gotico avvenne in tempi relativamente rapidi e,
cui la struttura svolge un ruolo dominante, e dedicando una minima parte una volta superato il consueto rifiuto che ogni nuova idea comportava nel
della sua attenzione allo studio e alla descrizione delle opere strettamente reazionario ambiente architettonico, tradizionale e naturalmente contrario
utilitaristiche. a qualsiasi cambiamento, fu accettato come elemento dominante del nuovo
Tuttavia, sono queste opere, modeste e quasi anonime, a costituire il lavoro stile e ripetuto con poche alternative per vari secoli.
abituale della stragrande maggioranza degli architetti. In esse la struttura è Mi ricordo di aver letto la trascrizione di una discussione tra un abate e un
secondaria e si limita – per assicurare la stabilità dell’edificio – ad adempiere monaco medievali, nella quale il secondo qualificava la nuova architettura,
silenziosamente alla sua funzione. In queste opere è lecito usare solo tipi riferendosi al gotico, come l’invenzione del demonio. Nel corso degli anni la
strutturali saldamente radicati nella prassi abituale, le cui limitazioni e possi- struttura gotica è diventata l’espressione formale più tipica e rappresenta-
bilità sono parte di una conoscenza di base dei professionisti ordinari. tiva dello spirito religioso medievale, il che dimostra l’importanza che si dà
L’estensione del criterio monumentale agli edifici ordinari è certamente peri- abitualmente alle astratte forme costruttive nell’attribuzione di un significa-
colosa e ha già portato a risultati disastrosi. Se l’architettura deve adempiere to simbolico.
la sua missione utilitaria di fornire riparo alla famiglia, deve essere in grado Lo straordinario successo del lavoro di Nervi ha influenzato in modo decisivo
di essere praticata da un numero crescente di medi professionisti e non deve questa ingiustificata epidemia di strutturalismo, giacché gli architetti, avidi
solo servire come campo di sperimentazione per un’élite di geni. di gloria, credono di trovare nella presunta imitazione del maestro italiano la
Tuttavia, è indubbio che si dovrà continuare a innalzare edifici monumentali, formula semplice che li conduca rapidamente verso l’immortalità. Il risultato
anche se questi sono destinati ad altri compiti in conformità con le esigenze è stato un certo numero di forme pseudostrutturali, totalmente prive di lo-
contemporanee. In altri tempi, uno dei modi per dare a questi edifici un ca- gica e di senso dell'equilibrio, che il crescente perfezionamento del metodo
rattere monumentale consisteva nell’impiego di una ricca ornamentazione di calcolo rende appena possibile costruire, a costi esorbitanti e con evidente
da attingere dal repertorio consueto, ma al giorno d’oggi se un tale ricorso è abuso delle proprietà resistenti dei nuovi materiali.
formalmente vietato, di contro è diventato di moda, per questo scopo, fare Questo significa che la lezione di Nervi e i suoi sforzi per chiarire il senso e il
uso di una struttura straordinaria. Ciò ha portato alla tendenza strutturalista significato del proprio lavoro sono stati un buco nell’acqua. Le strutture di
che richiede, a quanto pare, l’invenzione di una struttura originale per ogni Nervi non sono mai originali in termini di forma generale. Non può essere
nuovo progetto, sia o non sia in linea con il programma funzionale del pro- attribuita originalità all’idea di costruire una cupola sferica o una volta cilin-
getto stesso. drica antifunicolare. Ciò che dà loro lo status di eccezionalità è lo studio mi-
Di recente ho discusso pubblicamente il carattere contraddittorio di questa nuzioso del processo costruttivo e la magistrale attenzione per i dettagli. La
tendenza, che va chiaramente contro una delle leggi fondamentali della pro- facilità di esecuzione è un fattore decisivo nei suoi progetti, così come deve
gettazione. Mi riferisco alla necessità di una certa continuità e permanenza essere anche la preoccupazione di evitare calcoli complicati. Una struttura
del simbolismo formale che costituisce il linguaggio architettonico. Qualsiasi ben progettata quasi non ha bisogno di calcoli e le strutture disegnate da
brusco cambiamento nel linguaggio abituale produce un momentaneo stato Nervi potrebbero essere calcolate da chiunque abbia una conoscenza di base
di confusione, e non può, pertanto, esistere architettura in un processo di delle consuete procedure di verifica – o di controllo, come lui stesso dice –
rivoluzione permanente. L’architetto non è più legittimato a operare, se non delle parti strutturali.
con quei luoghi comuni che sono alla base dello stile e che rendono com- Ogni persona di buon senso che conosca a fondo i limiti della tecnica anali-
prensibile il messaggio architettonico alla maggioranza dei profani ai quali tica e le inevitabili imprecisioni dei calcoli difficili e costosi cercherà con tutti
dovrebbe essere destinato. Pertanto, solo se è stata sufficientemente provata i mezzi, nella fase iniziale di progettazione, di evitare le complicazioni che
dall’esperienza l’efficienza di un determinato tipo strutturale, quest’ultimo potrebbero sorgere successivamente. Tanto più ciò sarà vero quando, come
può essere considerato come elemento architettonico. nel caso di Nervi, si incontrano in una sola persona i ruoli e le responsabilità
Si è soliti porre, come premessa e stimolo per questa tendenza strutturale, del progettista, del calcolatore e del costruttore. Solo un ignorante o un irre-
alcuni esempi di edifici monumentali dell’architettura del passato, soprattut- sponsabile si metterebbe nei guai, potendo evitarlo con una scelta giudiziosa
to le cattedrali gotiche, nelle quali, effettivamente, la struttura è l’elemento in termini di forma strutturale.

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Ma questo è proprio quanto invece accade nella pratica abituale dello strut- il senso di equilibrio che, previsto in fase di costruzione, posseggono in misu-
turalismo. L’eccessivo frazionamento del lavoro permette all’architetto di ra maggiore o minore.
elaborare forme incautamente capricciose, poiché non sarà questi a eseguire Tuttavia, non credo nella bellezza automatica delle forme funzionali. Ma-
il difficile e a volte l’impossibile compito di calcolo, facendo diluire la re- rinetti, nella piena ubriacatura del funzionalismo, disse che “un’automobi-
sponsabilità del lavoro che passa da una mano all’altra nelle diverse fasi del le ruggente” all’inizio del secolo era bella quanto la Vittoria di Samotracia,
progetto e dell’esecuzione. Così ci sarà sempre il modo di dare la colpa, per ma il tempo non è stato clemente con la sua entusiastica affermazione. Una
qualsiasi incidente disastroso, a uno dei tanti attori coinvolti o alla difettosa struttura correttamente disegnata avrà, semmai, quella che potremmo de-
qualità dei materiali utilizzati. finire come bellezza potenziale; tuttavia, per ottenere questa bellezza, in
Così, il ritorno all’etica professionale più pura, alla totale accettazione della modo che il risultato possa essere considerato come un’opera d’arte, e quindi
responsabilità tecnica ed economica di un’opera è uno degli insegnamenti di architettura, è necessario che nel processo creativo intervenga la “volontà
più importanti che ci trasmette il lavoro del maestro Nervi. Quanto diverso di forma”, modellando e affinando le grezze linee tecniche della soluzione
è il suo atteggiamento – di prendere coraggiosamente a proprio carico i ri- funzionale, senza tuttavia alterarla nella sostanza. Se questo si chiama for-
schi che necessariamente comporta qualsiasi operazione costruttiva – dalla malismo, mi dichiaro suo appassionato sostenitore.
farisaica regolamentazione dell’esercizio professionale che in Nord America, Sembra quasi che Nervi, impressionato da molti anni di propaganda funzio-
esempio di paese più avanzato in questo processo di disgregazione della un nalista, si vergogni di riconoscere che cerca deliberatamente la bellezza nelle
tempo nobile professione di costruttore, vieta e considera contrario all’etica sue opere e che compie determinate scelte semplicemente perché gli sono
che un architetto possa agire anche come imprenditore edile. gradite. Ma cosa ci può essere di più importante in un mondo che, ossessio-
Ma tornando al mio argomento, insisto sulla difficoltà, se non impossibilità, nato dall’efficienza, sta diventando sempre più serio e noioso?
di progettare strutture rigorosamente originali. Non considero lecito, senza dubbio, cercare questa bellezza alterando la
Ritengo, pertanto, che le strutture di Nervi non siano originali, quando lo forma naturale di una struttura, in sintonia con uno scandaloso sensazio-
lasciano lavorare liberamente. Tuttavia, quando si sente costretto a cercare nalismo, ma non vi è alcuna ragione economica per impedirci di ripetere in
l’originalità, la qualità dei risultati diminuisce – sia pure senza perdere, na- modo arbitrario la configurazione particolare di ogni elemento, soprattutto
turalmente, il tono magistrale che caratterizza sempre il suo lavoro – come quando questa viene riprodotta un numero di volte sufficiente affinché l’uso
è successo nel caso dell’Unesco a Parigi e come, temo, accadrà sempre più ripetuto dello stesso stampo impedisca che questa operazione scultorea si
spesso in futuro, dato che non potrà impedire che clienti alla ricerca del sen- rifletta in un aumento dei costi dell’opera. Un contrafforte o un pilastro pos-
sazionale chiedano i suoi servigi. sono avere qualsiasi forma, fin quando siano progettati secondo la risultante
Qual è il segreto dell’opera di Nervi? Per me questo segreto consiste sem- delle forze che devono sopportare, e in questo trattamento sensibile dei det-
plicemente nella sua bellezza. Una bellezza capace di essere compresa e ap- tagli vi è abbastanza spazio per esprimere la propria personalità e talento,
prezzata, non solo dai professionisti, ma anche dai profani. Nervi è uno di senza dover ricorrere a soluzioni stravaganti che siano in disaccordo con le
quegli spiriti privilegiati che sono capaci di polarizzare i desideri e i gusti ge- immutabili leggi della statica.
nerali di un’epoca e, trasformandoli attraverso la sua personalità, di concre- Questa è un’altra delle grandi lezioni che Nervi ci offre, ma il suo messaggio
tizzarli in opere che suscitano l’immediata e unanime ammirazione. E lo fa, sembra essere troppo sottile per essere compreso dalla devastata sensibilità
finanche, in modo spontaneo e naturale, senza affettazione forzata, come dei costruttori contemporanei.
chi pratica un gioco ingenuo e divertente, per l’afflizione di quanti tentano Nei suoi corsi e nei suoi scritti, Nervi si sforza di comunicare ad allievi e lettori
inutilmente e malamente di imitarlo. Non si tratta in questo caso dell’appli- il mistero del suo metodo di lavoro: ma ci sono cose che non si possono inse-
cazione completa e deliberata delle sue teorie estetiche, ma del gioco allegro gnare. Con questo talento si nasce, oppure no. È il dono divino della grazia,
e spensierato di un’intuizione subconscia che, per miracolosa coincidenza, è che è concesso solamente a pochi e fortunati prescelti. Nervi è uno di loro.
in linea con i gusti generali, e il cui meccanismo la mente cosciente del suo
autore non è in grado di spiegare in modo soddisfacente. La obra de Pier Luigi Nervi, testo della conferenza tenuta all’Istituto Nazionale di Belle Arti,
Città del Messico, il 5 novembre 1964, pubblicato in F. Candela, En defensa del formalismo
Se chiedessimo a Nervi qual è la formula per far sì che le sue opere suscitino y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985, pp. 155-158 e tradotto in italiano da M. Savorra in
questa unanime emozione estetica, ci risponderebbe – con una argomenta- G. Bianchino, D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie,
geografie, paralleli, atti del convegno (Parma-Ferrara-Bologna, 24-26 novembre 2010), Skira,
zione tipicamente funzionale, cioè morale – che le strutture correttamente Milano 2012, pp. 319-321.
disegnate, ben concepite, che esprimono in modo chiaro il gioco naturale
delle forze resistenti, sono automaticamente belle, posto che coincidano con

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Cappella de Palmira, Lomas Lo scandalo dell’Opera di Sydney
de Cuernavaca, Morelos,
1958-59 (architetti Guillermo
Rosell, Manuel Larrosa),
veduta laterale.

Nel febbraio 1966, Jørn Utzon ha lasciato l’incarico di architetto dell’Opera di


Sydney (il suo progetto aveva vinto un concorso internazionale del 1957) ed
è stato sostituito da un gruppo di architetti locali dopo una serie di episodi
poco chiari e di infinite discussioni. Il motivo apparente è stato lo scontento
delle autorità che avevano speso già 20 milioni di dollari nella struttura e che
prevedevano di spendere altri 30 o 40 milioni in più per terminare l’edificio,
quando inizialmente si era calcolato in circa 7 milioni e mezzo il costo dell’in-
tero lavoro.
L’importanza del progetto, la risonanza internazionale con cui il suo insolito
disegno venne accolto, e soprattutto le circostanze e gli incidenti che porta-
rono all’uscita di scena di Utzon hanno un grande interesse dal punto di vista
professionale e giustificano quanto spiegheremo nel dettaglio, cercando di
capire le ragioni di ciò che è accaduto.
La ricostruzione dei fatti è stata riportata, in gran parte, in vari articoli in
riviste inglesi e nordamericane, che hanno confermato alcune informazioni
da me personalmente raccolte in diverse visite allo studio di Ove Arup, inca-
ricato del progetto strutturale.
Tutto iniziò nel modo più innocente nel 1954, quando Sir Eugene Aynsley Go-
ossens, allora direttore dell’Orchestra sinfonica di Sydney, convinto della ne-
cessità per l’orchestra di avere una sede stabile, convinse Joseph Cahill, primo
ministro del governo laburista. Questi accettò l’idea con grande entusiasmo,
poiché – a suo avviso – sarebbe stata un’opportunità per l’immagine dell’Au-
stralia di fronte al mondo, oltre che un’occasione per dimostrare l’interesse
del governo dei laburisti verso la sfera culturale. Si definì un Comitato per
l’Opera, si scelse un luogo adatto per la costruzione, una lingua di terra nella
baia di Sydney, e nel 1956 si aprì il concorso internazionale per il progetto,
con un premio di 12 mila dollari.
E qui cominciarono a nascere i problemi che condussero alla situazione attua-
le. Il bando del concorso non era chiaro, né preciso, come spesso accade, e vi
erano molte lacune mai completate nel programma definitivo elaborato dai
due organismi nominati in seguito. Eero Saarinen, che faceva parte della giu-
ria internazionale, fece solo atto di presenza, mentre fu il resto della commis-
sione a selezionare i dieci finalisti tra i 223 lavori presentati. Si racconta che

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Saarinen guardò diligentemente i progetti scelti, sbadigliò e si mise a cercare Queste, naturalmente, dovevano appoggiarsi sulla roccia, anche a maggiore
tra quelli scartati, fino a che, con un’esclamazione di stupore, ne estrasse uno profondità.
e dichiarò che quello doveva essere l’Opera di Sydney. Il suo prestigio e il suo Un altro problema diverso e di maggiore portata si manifestò immediata-
entusiasmo convinsero subito gli altri membri della giuria, Cobden Parkes, e mente, provocando inattese difficoltà.
altri due architetti, Sir Leslie Martin e il professor Ingham Ashworth. Nessuno aveva mai costruito un edificio della forma e delle dimensioni che
Il progetto premiato – poco più di uno schizzo, con varie prospettive a mano Utzon stava proponendo, una scultura monumentale a scala gigantesca. E
libera ben disegnate – mostrava quello che appariva come un gruppo di nessuno – incluso Utzon – aveva la minima idea di come potesse costruirsi, o
grandi vele bianche dispiegate al vento della baia ed era opera di un giovane se si sarebbe potuto costruire.
architetto danese di 37 anni, Jørn Utzon, il quale fino a quella data aveva al Questo potrà sembrare strano ai profani in architettura che, ovviamente,
suo attivo una modesta, sebbene solida, reputazione con alcuni progetti di danno per scontato che quando un architetto presenta un progetto sappia
abitazioni collettive realizzate nel suo paese. quantomeno se si possa costruire. Noi che facciamo parte della professione
La pubblicazione del progetto produsse una grande partecipazione nel mon- sappiamo per esperienza che non è sempre così.
do dell’architettura e, nonostante qualche polemica sulle “vele” e i com- Una delle caratteristiche più straordinarie dell’uomo di oggi, in questa epoca
menti acidi degli altri partecipanti sulle mancanze del bando, fu in generale di miracoli elettronici, di comunicazioni immediate, di incredibile progresso
acclamato con entusiasmo come il risultato di una giusta decisione. La stam- tecnologico e di frenetica specializzazione, è la sua smisurata superbia, come
pa si spese in elogi, come capita, senza esprimere una sola parola di critica logica conseguenza della sua enciclopedica ignoranza. Certo, il collegamento
ragionevole; addirittura il «Times» di Londra arrivò a scrivere che si trattava tra due punti diversi del mondo è diventato veloce, ma questa rapidità non
dell’«opera del secolo». L’unica voce autorevole che si alzò per segnalare il serve a molto se non abbiamo nulla da dirci o se quanto ci diciamo non è in-
fallimento e giudicare il progetto come irrealizzabile fu quella di Pier Luigi telligibile. Una valanga di informazioni indiscriminate e contraddittorie pro-
Nervi, e naturalmente nessuno ci fece caso. La popolazione di Sydney fu af- duce spesso risultati peggiori dell’assenza stessa di informazioni. Ogni volta
fascinata anche da Utzon quando egli arrivò in città. L’attraente presenza, sappiamo meno cose e diventa più difficile acquisire quello che in altri tempi
la carismatica figura da “stella del cinema”, gli fecero guadagnare il sopran- si chiamava “cultura generale”. Ormai quest’espressione è in disuso. Lo spe-
nome di “Il Vichingo” e convinsero tutti che non si trattava di un architetto cialista, chiuso nel suo mondo, ha appena il tempo di sfogliare quanto si
ordinario. pubblica su un tema specifico e solitamente ignora quello che sta accadendo
Per completare il quadro di soddisfazione e di ottimismo, un preventivo pre- in altri campi. Ma un gran numero di individui non sono specialisti e la loro
liminare indicava un costo totale di 7 milioni e mezzo di dollari e dimostrava ignoranza su quanto accade nel mondo è quasi totale, dal momento che si
come il progetto fosse il più economico tra tutti quelli presentati. In cambio attengono a ciò che gli altri vogliono far sapere, perfettamente dosato dalla
di questa somma, Sydney avrebbe ottenuto un grande sala da concerti e radio e dalla televisione. Questa ignoranza non impedisce, tuttavia, di avere
opere per 3000-3500 spettatori, una sala minore per altri 1200 e una sala per l’erronea sensazione di dominare i prodotti della tecnica, visto che possono
la musica da camera per 300 posti, insieme a sale per le prove, un ristorante, essere acquistati con il denaro. Viviamo ancora una volta in un mondo magi-
un teatro sperimentale con 400 posti a sedere e macchinari all’avanguardia. co, nel quale la stregoneria è stata sostituita da una mitica e misteriosa scien-
Così, mediante un decreto speciale, venne istituita una lotteria per finanziare za su cui non abbiamo alcun controllo. Non vi è da meravigliarsi, d’altronde,
l’opera e si diede inizio ai lavori. se l’uomo dei nostri tempi, accecato dalla superbia, crei tutto ciò che crede
Ma l’ottimismo non durò molto. In una delle prime riunioni del Comitato possibile e sia convinto che qualcun altro sarà sempre in grado di realizzare i
per l’Opera, uno storico affermò che Bennelong Point, il sito prescelto per la suoi sogni più sfrenati. Naturalmente, senza alcuno sforzo da parte sua.
costruzione, non era terraferma ma semplicemente ghiaia di riporto posta Gli architetti, in fin dei conti uomini, non possono sfuggire a questo clima
in opera nel secolo scorso e che le fondazioni sarebbero costate altri milioni surreale nel quale qualsiasi gesto incontrollato può generare una notorietà
extra, soprattutto perché la costruzione non era interamente fuori terra e internazionale, per quanto effimera. Perché scendere a così prosaici detta-
parte della pianta era posta al di sotto del livello dell’acqua. I membri del gli come quello di assicurarsi che una struttura abbia la possibilità di essere
Comitato affermarono che non era stato fatto alcun riempimento, poiché costruita? Si lascia questo compito agli aiutanti di seconda categoria, senza
le sonde mostrarono l’esistenza di una cresta rocciosa che attraversava la essere sfiorati dal dubbio che tali considerazioni possano limitare la capacità
parte sottostante della grande sala. Sfortunatamente, la roccia risultò essere, creativa del genio. L’Opera di Sydney costituisce un tragico esempio delle
come aveva annunciato lo storico, un’antica conduttura che doveva essere catastrofiche conseguenze che quest’atteggiamento di disprezzo per le ovvie
modificata, con grandi costi, prima che si potessero iniziare le fondazioni. leggi della fisica può provocare.

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Non voglio incolpare Utzon, vittima delle circostanze, ma la giuria del con- di Arup cercavano la maniera di costruire le grandi forme fluttuanti in eleva-
corso, le sue stesse basi e la professione nel suo insieme, rappresentata da zione. Nel corso di tre lunghi anni, Jenkins, il principale teorico dello studio
una stampa irresponsabile e sempre disposta all’elogio dell’insolito. L’obiet- di Arup, e con lui un considerevole numero di ingegneri, trascorsero una
tivo giustificato di Utzon di presentarsi al concorso era quello di vincerlo, e buona parte delle 375.000 ore di lavoro (più le 2000 ore dell’elaboratore
se colse d'intuito la psicologia del giurato principale, dimostrò anche l’abilità elettronico) a lavorare al progetto strutturale delle coperture per risolvere
di rappresentazione necessaria per conseguire il suo scopo. Inoltre, la sua un problema che non aveva soluzione.
soluzione planimetrica era eccellente e originale, e l’aspetto esterno dell’in- Questa appassionante e piacevole passatempo matematico servì solo per di-
sieme aveva un impatto estetico straordinario. Vale a dire che si trattava di mostrare quello che qualsiasi persona sensata poteva dedurre dalla semplice
un progetto magnifico, in accordo con i canoni usuali. osservazione dei progetti e che indubbiamente Arup vide, sebbene nessu-
È chiaro che il progetto era ambizioso, poiché si voleva costruire una scultura no ebbe l’autorità necessaria per imporre il proprio giudizio. Ovvero che le
avvolgente a scala inusitata intorno a un edificio la cui straordinaria comples- summenzionate forme non potevano costruirsi come gusci o piastre curve
sità di funzionamento e di strutture ne faceva uno dei meno idonei per ten- perché: 1. Non avevano una forma geometrica definibile in modo sufficiente-
tare il sempre difficile esperimento di coordinare, in un insieme congruente, mente semplice da trasporla in numeri; 2. A causa delle grandi dimensioni, la
i requisiti della forma esterna con le esigenze della funzionalità interna. curvatura della superficie era ovviamente inadeguata; 3. La forma dell’arco
La disgrazia di Utzon fu che non si trattava di un passatempo da bar, come ogivale della sezione trasversale, non coincidendo con la curva delle pres-
quello che distrae gli occhi dell’insensato gruppo GIAP [Groupement Inter- sioni, avrebbe prodotto momenti inammissibili nella piastra; 4. L’appoggio
national d’Architecture Prospective] che specula gratuitamente a Parigi sulla puntuale delle volte a ventaglio e l’asimmetria longitudinale della struttura
città del futuro. Questi “visionari dell’architettura” vivono felici, sentendosi non garantivano la stabilità dell’insieme.
incompresi e ricevendo grande pubblicità, senza correre il minimo rischio di Senza far caso a queste considerazioni, Jenkins, affascinato dalla difficoltà
costruire i loro mostri stravaganti. Ma Utzon – sfortunatamente per lui e per del problema matematico e convinto che la missione dell’ingegnere consista
la popolazione di Sydney – doveva costruire il suo progetto, e qui iniziarono semplicemente nel rendere realizzabile qualsiasi cosa l’architetto immagini,
le difficoltà che risultarono quasi insuperabili. per assurda che sia, s’impegnò a trovare una forma geometrica che si avvici-
Con molto buon senso, Utzon scelse come consulente per le strutture Ove nasse alle forme libere elegantemente disegnate da Utzon. Dopo vari calcoli
Arup, il cui studio professionale a Londra è uno dei maggiori al mondo in e molte ore di computer, si scelse una superficie di traslazione nella quale,
questo campo, e insieme si misero a studiare il complesso problema. Ma ov- apparentemente, una generatrice parabolica si spostava lungo un’ellisse se-
viamente era necessario del tempo per riflettere e preparare i piani di lavoro1. condo una legge complicata. Il sistema di coordinate polari curve nel quale
Tuttavia, come accadde, entrambi dovettero affrontare questioni che non si definì la superficie non aveva assolutamente nulla di semplice. Nonostante
avevano niente a che fare con l’architettura o con i calcoli strutturali. Il go- la diffusa convinzione che i computer possano risolvere qualsiasi cosa, venne
verno laburista del New South Wales, che aveva promosso l’opera, voleva il sospetto che la determinazione della portata degli sforzi in una superficie
essere rieletto e pensò che sarebbe stato politicamente conveniente, prima di questo tipo, sottoposta alle forze del vento in tutte le direzioni, risultasse
che si andasse alle urne, far iniziare i lavori. Questi furono avviati nel marzo troppo gravosa perfino per le macchine. In ogni modo, si scoprì alla fine che
1959, nonostante lo sconforto di Utzon e Arup che non avevano idea di come i bordi non avevano appoggio sufficiente e che non vi era alcun modo di
potesse essere realizzata la parte superiore. equilibrare l’insieme della struttura.
Le fondazioni e il basamento, un’estesa piattaforma che conteneva tutti i Jenkins dovette proseguire il suo impegno e ritornò all’idea originale di
servizi e le sale minori (incluse le tribune delle due grandi sale), si comple- Arup, scartata in un primo tempo perché considerata forse troppo pratica o
tarono senza grandi difficoltà, dal momento che la loro struttura era più o troppo realistica. Inizialmente Arup aveva proposto di costruire le volte con
meno convenzionale, anche con luci di 50 metri. Nel frattempo gli ingegneri nervature di acciaio, ricoperte con lastre di cemento su entrambe le superfici.
Questa proposta venne rifiutata con orrore in quanto contraria al sacro prin-
1
Per informazioni dettagliate sul processo di disegno, tanto strutturale quanto architettonico, cipio della “onestà strutturale”. Come possa sostenere questo principio gen-
strettamente collegati, raccomandiamo la lettura del testo di una conferenza che Arup tenne te che non ha un’idea precisa del funzionamento strutturale di una trave è
a Londra nel 1965, dove giustificava il suo lavoro e quello di Utzon in questa sfortunata vicenda.
La relazione è pubblicata in «Architectural Design» del marzo 1965. Per evitare fraintendimenti, uno dei misteri che rimangono da chiarire nell’architettura contemporanea.
voglio ricordare che Arup – la seconda vittima – è uno dei miei più cari amici e per lui nutro La soluzione che si adottò consisteva nel costruire le “vele” non come gusci,
un profondo rispetto e ammirazione, tanto per la straordinaria competenza professionale e il
talento creativo, quanto per le sue eccezionali doti di intelligenza e le qualità personali. Senza
ma mediante una serie di nervature di cemento incastrate alla base, unite tra
il suo intervento tecnico, diplomatico e umano, l’Opera di Sydney mai si sarebbe costruita. loro a travi secondarie rivestite esternamente con piastre di ferrocemento

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prefabbricate e ricoperte di mosaici evocanti le porcellane Ming, fabbricati in Frattanto tutto il mondo appariva deluso e gli operai non erano tanto entu-
Svezia. L’insistenza di Utzon nel mantenere la forma concepita fece sì, tutta- siasti di lavorare a tali altezze e in condizioni così pericolose: vi fu un numero
via, che ogni segmento e tutte le nervature dovettero essere fra loro diversi infinito di astensioni dal lavoro e scioperi, mentre i cittadini iniziarono a con-
e con differente curvatura. Fu necessario, inoltre, distruggere e ridisegnare siderare la questione uno scherzo e a dare nomignoli all’edificio. Un “cam-
gran parte delle sottofondazioni – con enorme spavento dei residenti di Syd- mello di cemento” per alcuni, una “balena pietrificata” per altri, la “gobba
ney per le esplosioni – per fare in modo che gli appoggi potessero sopportare di Bennelong Point” per altri ancora.
debitamente una copertura più pesante. Alla fine del 1962 Utzon si trasferì definitivamente a Sydney, ma lo fece “via
Per dare un’idea delle dimensioni e del peso della struttura della copertura America” prendendosi, in un periodo straordinariamente critico, una vacan-
è sufficiente dire che, nella soluzione finale, si dovettero costruire 2500 seg- za di tre o quattro mesi durante i quali perse i contatti con Arup, che dovette
menti, il cui peso variava da 7 a 12 tonnellate, e 4000 piastre di mosaico che prendere decisioni su questioni di dettaglio, giacché non esistevano progetti
pesavano 3 tonnellate ognuna. esecutivi, sebbene l’architetto avesse promesso di consegnarli entro sei mesi
Ma alla fine del 1961, quando questo progetto era già terminato, Utzon per iniziare l’opera. Queste decisioni infastidirono Utzon che non voleva, in
cambiò idea e decise di alterare la forma della copertura in modo che tutte alcun modo, perdere il controllo assoluto del progetto. Le relazioni tra l’ar-
le superfici potessero essere parte di una stessa sfera di raggio costante. So- chitetto e l’ingegnere, all’inizio molto cordiali e amichevoli, cominciarono a
luzione molto logica, visto che permetteva di fondere i segmenti nello stesso deteriorarsi e Arup lasciò praticamente il lavoro nelle mani di Utzon.
stampo e rendeva possibile la loro produzione su larga scala, sebbene la de- Sul finire del 1964, il preventivo – approssimativo, poiché non vi erano piani
cisione, alquanto tardiva, obbligasse a ricalcolare e ridisegnare la struttura, complessivi di fine lavoro – ammontava già a 37 milioni e mezzo e la questio-
oltre che a eliminare parte dei vincoli. ne del teatro dell’Opera divenne un vero e proprio trampolino politico per
Giornali e politici dell’opposizione colsero ovviamente l’occasione per fare l’opposizione, che vinse le elezioni nel 1965. Il nuovo ministro delle Opere
commenti critici, favoriti dal fatto che, a quella data, il costo preventivato Pubbliche, Davis Hughes, prese in mano la faccenda e cominciò a sollecitare
dell’opera era lievitato a 30 milioni di dollari, giacché le sole coperture costa- Utzon, già non molto cordiale, e gli chiese i disegni che mancavano. Gran
vano 7 milioni, ovvero quasi come il costo totale del preventivo iniziale. Le parte dell’anno passò con questa situazione tesa e verso la fine Utzon causò
voci circolate circa il fallimento del progetto e del programma di completa- un incidente, che per molti fu il motivo della sua uscita di scena, sebbene in
mento dell’opera furono messe a tacere dal ministro delle Opere Pubbliche, realtà ne fosse solo il pretesto.
il quale assicurò che i progetti predisposti per la terza fase – interni, impianti Quando si disegnarono le coperture vennero indicati anche i punti in cui
e finiture – sarebbero stati ultimati per il 1963. agganciare in seguito le controsoffittature della sala, nonostante non si co-
Durante tutto questo tempo Utzon continuava a produrre i suoi progetti in noscessero esattamente i carichi dal momento che queste non erano state
Danimarca, e Arup a calcolare la struttura a Londra, un sistema di dispersione progettate. Quando finalmente Utzon affrontò il problema, realizzò una co-
del lavoro che ha continuato a causare difficoltà, dal momento che, a volte, pertura in cui non vi era bisogno di appendere nulla, poiché era autoportan-
i disegni arrivavano a Sydney solo un giorno prima del loro utilizzo. In ogni te combinando le funzioni di struttura e di finitura, ma che risultava molto
modo, l’opera procedette e alcune gru enormi vennero montate sul posto più pesante e costosa di un semplice soffitto. Dichiarò, inoltre, che un’unica
per disporre in opera i grandi segmenti. Alla fine, dopo 18 mesi di prepara- azienda sarebbe stata in grado di costruirla, insistendo sul fatto che il con-
zione e lavoro sul nuovo progetto, si iniziò a montare la copertura mediante tratto fosse assegnato a questa. Il governo volle conoscere i progetti prima
un complicato sistema costruttivo che risultò essere di gran lunga la parte più di aggiudicare il contratto, e Utzon non li consegnò. Arup, che aveva steso
difficile di tutto il lavoro. Come sostenne Arup: «Quando un segmento che una relazione contraria al progetto delle coperture, si rifiutò di dare il suo
pesa 10 tonnellate viene sollevato in aria a 30 metri e devi sostenerlo tem- progetto al governo, sostenendo che era una questione privata tra lui e il
poraneamente, con un ponteggio formato da un arco regolabile di acciaio e suo cliente architetto, e che non voleva creare difficoltà a quest’ultimo. Alla
con una nervatura continua (ponteggio appena completato e neanche lega- fine Utzon consegnò la relazione di Arup, ma con un documento in cui mani-
to in modo sicuro al resto della volta), si verifica ogni tipo di complicazione. festava il suo disaccordo. In ogni modo, questo pose nelle mani del governo
L’arco cede, la nervatura si muove, il segmento preteso provoca movimenti, un’arma eccellente contro Utzon, il quale non fu molto prudente in questa
incrementati peraltro dalle variazioni di temperatura: per tutto il tempo bi- fase delicata. La sua negligenza nel tenere tracce scritte delle molte decisio-
sogna sapere quel che sta accadendo. La struttura nel suo insieme lavora ni, spesso contraddittorie, dei comitati consultivi, lo mise in una situazione
come un meccanismo di giunti scorrevoli e viti regolabili, fornendo ampie di forte svantaggio di fronte a una burocrazia ostile. La protezione e la tol-
opportunità per farci venire il mal di testa». leranza di cui aveva goduto sotto il governo laburista gli avevano conferito

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una fiducia e una tranquillità che lo rendevano assolutamente vulnerabile studi di architettura, dove si fantastica allegramente, con modellini di carto-
agli attacchi da parte del nuovo governo. ne e filo di ferro, sulla possibilità di strutture gigantesche che coprono intere
Non vogliamo annoiare il lettore raccontando gli incidenti, insulti compresi, città, o di un secondo livello su tutta la superficie del pianeta.
che questa controversia produsse. Peraltro, ad aggravarla accadde che uno L’esempio della Sydney Opera House e, soprattutto, l’osservazione dell’enor-
degli archi o nervatura si rovesciò, provocando un grande scandalo. La popo- me differenza tra la snellezza e la leggerezza delle volte nella concezione
lazione di Sydney, sobillata dall’architetto, si divise in due, a favore e contro originaria e la pesantezza e la complicazione della struttura finale, dovreb-
Utzon, tanto che nacquero comitati cittadini per attaccarlo o per difenderlo. bero far riflettere sulla necessità di controbilanciare l’atteggiamento di su-
In ultimo, un documento di Utzon, in cui si affermava che non gli venivano perbia di fronte ai problemi architettonici con una certa dose di umiltà e di
pagati gli onorari e dunque era costretto ad abbandonare il lavoro, venne consapevolezza dei limiti strutturali e umani.
interpretato dal ministro come lettera di dimissioni formali. Il governo gli Tuttavia, è molto difficile acquisire tale consapevolezza nella situazione di
offrì di continuare il lavoro come “architetto progettista”, responsabile della confusione e di assenza di basi in cui si trova il mondo. Si scrive copiosamen-
“creazione, supervisione e sviluppo dei disegni”, ma non della direzione dei te su tutto, ma non abbiamo gli strumenti di giudizio per decidere cosa sia
lavori. Utzon non accettò questa riduzione del suo ruolo e decise di lasciare il corretto e cosa sia invece deliberatamente o irresponsabilmente sbagliato.
paese con la sua famiglia (si racconta addirittura sotto falso nome). Forse in nessun altro settore questo fatto è così tangibile come nel campo
L’allontanamento di Utzon non risolse, naturalmente, i problemi dell’Ope- delle strutture. Un gran numero di ingegneri si fanno pubblicità sulle riviste
ra. Al contrario, quando il nuovo team di architetti si fece carico dei lavori, di architettura, dichiarando con scarso senso di responsabilità che, grazie ai
ulteriori problemi vennero a galla. Un esperto di acustica affermò che la co- meravigliosi progressi della tecnica e all’aiuto efficace del computer, sono in
struzione era stata mal concepita, perché il rumore delle sirene delle barche grado di calcolare qualsiasi cosa possa sognare un architetto. Ma se pure que-
nella baia, filtrato dalle pareti di vetro che chiudevano gli occhi delle “vele”, sto fosse vero, il fatto che una struttura sia ben calcolata non garantisce in
avrebbe reso impossibile l’ascolto della musica nella sala. Questa risultò poi assoluto che si tratti di una struttura logica, economica e ragionevole. Anche
avere una capacità di soli 1800 spettatori rispetto ai 2800 previsti nel secondo perché la missione dell’architetto non è quella di sognare, ma di produrre
programma; in tal modo sarebbero stati insostenibili spettacoli come opere edifici utili, belli ed economici. I risultati prodotti dal considerare l’architet-
o concerti. L’unica soluzione per aumentare il numero dei posti a sedere e tura come un'arte pura, che non deve confondersi con la prosaica realtà della
per collocare una conchiglia acustica e un organo necessari ai concerti sem- vita quotidiana, le miserie economiche e le inevitabili leggi fisiche, sono sot-
brava essere quella di eliminare i macchinari di sollevamento per le scene. to i nostri occhi tutti i giorni.
Ma se questi erano fondamentali per spostare scenografie complesse, dal Se un’architettura come l’Opera di Sydney – le cui dimensioni non sono poi così
momento che il palco non aveva sfoghi laterali a causa della mancanza di eccezionali e che ha visto insieme un architetto d’innegabile talento, uno dei mi-
spazio, ciò significava anche dover eliminare, svendendoli, i macchinari che gliori ingegneri strutturali del mondo e un cliente paziente e generoso – è stata
erano costati 6 milioni di dollari. Evidentemente questa è stata l’ultima scelta una catastrofe, come abbiamo descritto, cosa potrebbe accadere se, lasciandosi
adottata, dedicando la sala da 1200 spettatori all’opera leggera, e lo spazio andare in un clima di follia collettiva, si tentasse di costruire uno qualsiasi dei
lasciato libero dallo scenario a una sala per le prove e per le registrazioni di progetti di “urbanistica spaziale” che appaiono continuamente sulle riviste di
musica sinfonica. architettura?
Intanto i lavori proseguono e il preventivo cresce. Le ultime cifre indicano un
costo ipotetico che si aggira intorno ai 60 milioni di dollari, per il quale – es- El escándalo de la Opera de Sidney, in «Arquitectura», 9, 108, dicembre 1967-68. Articolo
ripubblicato in F. Candela, En defensa del formalismo y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985,
sendo i proventi della lotteria che finanzia l’opera il 30% dell'introito lordo pp. 57-64.
– i cittadini dello stato dovranno giocarsi 200 milioni (circa 15 dollari per ogni
uomo, donna o bambino) affinché l’opera possa concludersi.
Lasciamo al lettore il compito di farsi un’opinione e di individuare il colpe-
vole, se mai uno ve ne fosse, in questa intricata vicenda. L’errore evidente
è stato quello di sottovalutare l’influenza delle dimensioni e della forma in
tutti i problemi strutturali.
Una pulce salta in alto molto più della sua altezza, mentre un elefante non
può sollevarsi da terra. Ma di questo e di altri esempi che la natura ci pone
tutti i giorni davanti agli occhi di solito non si tiene conto nelle scuole e negli

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Palazzo dello Sport, L’architetto del futuro
Città del Messico, 1968
(architetti Antoní Peyri,
Enrique Castañeda
Tamborrel), veduta esterna.

Il 4 marzo 1969 al Kresge Auditorium del MIT (la “sfera” progettata da Saarinen,
in una delle sue prime incursioni nel campo dello strutturalismo che tanto danno
hanno fatto all’architettura attuale), George Wald ha tenuto un memorabile
discorso improvvisato che è stato riprodotto, quasi integralmente, nella prima
pagina del «New Yorker» del 22 dello stesso mese con il titolo Una generazione
in cerca di un futuro.
Il 4 marzo è stato una data storica. Un gruppo organizzato di studenti nord–
americani ha tentato di tenere riunioni in tutte le università del paese, con la
partecipazione di professori e allievi, per discutere sulle modalità della cono-
scenza scientifica. Sono riusciti in parte nel loro obiettivo, convincendo alcune
facoltà a favorire gli incontri. In uno di questi, il professor Wald ha pronuncia-
to per l’appunto il discorso – che non ha prezzo – contro la guerra, la coscrizio-
ne e la corsa agli armamenti. Sfortunatamente, non posso riportarlo per intero
e mi limiterò a citare solo alcune parti.
Ha parlato dell’agitazione degli studenti in tutto il mondo e ha cercato di
analizzare la mancanza d’interesse degli stessi studenti e, soprattutto, la
loro mancanza di reazione nei confronti di quanto si affrontava nelle aule.
Senza questa reazione, più o meno entusiasta, ha rilevato come fosse sem-
pre più difficile insegnare. Questo è ciò che sta accadendo più o meno a
tutti noi.
La mancanza di comunicazione e di comprensione tra professori e allievi, il
cosiddetto gap o conflitto generazionale, è stato spiegato da Wald osser-
vando che la maggior parte degli studenti sono nati dopo la seconda guerra
mondiale e ciò che per noi è soltanto un’aberrazione temporale della vita
sociale, che speriamo sia davvero transitoria, per loro è il mondo, tutto quel-
lo che conoscono.
Uno dei fenomeni più incoraggianti degli ultimi mesi è stato la campagna
che un gruppo di intellettuali ha iniziato negli Stati Uniti contro il cosiddetto
“complesso militare-industriale”, espressione che paradossalmente fu inven-
tata da un generale, Eisenhower, nel suo discorso di addio alla Presidenza.
Resta da vedere chi vincerà in questa lotta, ma il fatto che si sia parlato aper-
tamente del problema in giornali, riviste, e perfino in televisione, è segno
che la democrazia può ancora esistere in alcune parti del globo. Sia chiaro,

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per democrazia io intendo non già il suffragio effettivo e universale, che ha esplosivi nucleari il cui potere corrisponde approssimativamente a 15 ton-
perso il suo valore con il progresso dei metodi scientifici di propaganda, ma nellate di dinamite per ogni uomo, donna e bambino del pianeta. Tutti voi
il diritto delle minoranze a esprimersi liberamente in pubblico. «L’istituzione avete letto il dibattito riguardo agli ABM [Anti-Ballistic Missile] e ai MIRV
militare sta corrompendo la vita del paese – affermò Wald – comprando tut- [Multiple Independently Targeted Reentry Vehicle], e questo vuol dire che
to quello che ha di fronte: industrie, banche, investitori, uomini di scienza, continua la rincorsa suicida. Le informazioni provengono ovviamente da par-
università, e sembra aver comprato anche i sindacati operai. Per questo conta te americana, dato che non è facile riceverle dall’altra parte, ma tutto questo
su un budget di 80 milioni di dollari. Dobbiamo, quindi, iniziare a pensare a fa supporre che la situazione sia simile, visto che bisogna mantenere un pre-
un insieme militare, industriale e operaio». cario e pericoloso equilibrio. Sulle pagine del «New York Times» di qualche
Che le organizzazioni operaie siano uno dei più forti sostenitori dell’“istitu- anno fa venne pubblicata una lettera al direttore, nella quale, con tragica
zione americana” non è un fatto nuovo. ironia, si lamentava l’inefficienza del servizio di spionaggio russo. Secondo il
Un elettricista a New York guadagna 14 dollari l'ora. Un bracciante in Florida firmatario della lettera, i russi dovrebbero essere meglio informati su quello
ne guadagna 6,35, mentre alcuni architetti ricevono 4 dollari l’ora nei grandi che gli americani stanno facendo, per non essere superati e per mantenere
studi di New York. Questa scandalosa contraddizione si spiega solo perché i l’equilibrio. Alla fine suggeriva di organizzare dei tour degli stabilimenti mi-
sindacati sono corporazioni chiuse che hanno il monopolio del lavoro e co- litari americani per le spie russe, con l’obiettivo di fornire informazioni il più
stituiscono una forza politica considerevole. Una richiesta di ingresso nei sin- possibile veritiere.
dacati da parte di un giovane di 19 anni può essere accettata, se si hanno gli Ma non è solo la bomba atomica a doverci preoccupare. L’altro giorno a
appoggi opportuni, solo quando egli ha compiuto 35 anni. New York ho comprato un libro che s’intitola La guerra chimica e biologica.
Il supervisore di una grande opera a New York (come quella che dirige un L’arsenale nascosto dell’America. Ne raccomando la lettura se si ha voglia di
mio amico), con titolo di architetto e ingegnere e 15 anni di esperienza, gua- non dormire sonni tranquilli. Il libro è sconvolgente e varrebbe la pena citare
dagna meno dei muratori o dei carpentieri. Per non parlare delle differenze alcuni dei dati che fornisce, ma non voglio spaventarvi. Diciamo che “tutto
retributive con i docenti universitari. Tutto sembra indicare che esiste una è per la patria”. Qualche mese fa il senatore della Georgia, Richard Russell,
lotta all’ultimo sangue tra attività intellettuale e forza manuale, nella quale terminò un suo patriottico discorso al Senato con le seguenti parole: «Se
non è difficile predire chi sarà il vincitore. dobbiamo cominciare una vita con dei nuovi Adamo ed Eva, vorrei che questi
Il potere nudo e bestiale si sta imponendo nel mondo. Stiamo entrando in fossero americani e che vivessero in questo continente e non in Europa».
un’altra epoca come quella della Pax Romana, nella quale saremo dominati «Viva la morte! A morte l’intelligenza», con questo grido, invece, un genera-
da un altro grande impero militare, l’era della Pax Ballistica. I trent’anni di le spagnolo di trista memoria, José Millán-Astray, terminò un indimenticabile
pace, dei quali si vanta la Spagna di Franco, sono un esempio di quello che consiglio presieduto da Miguel de Unamuno nell’auditorium dell’Università
può accadere nel resto del mondo. di Salamanca durante i primi giorni della guerra civile.
È probabile che l’inevitabile caduta di questo impero abbia caratteri cata- Questa lunga introduzione può sembrare eccessivamente pessimista – ed ef-
strofici, e la sua istituzione formale può essere immediata, dato che tutto fettivamente lo è – ma credo che per risolvere le cose sia necessario prima
avviene più velocemente rispetto alle epoche passate. conoscere quale sia la situazione reale e poi provare a porvi rimedio.
Non stupisce quel che Wald ha sostenuto il 4 marzo: «credo di sapere cosa Considero quasi criminale chiudere gli occhi per non vedere quel che accade
preoccupa gli studenti. Siamo di fronte a una generazione che non è sicura e lusingarsi con ingenue fantasie sulle meraviglie che la tecnica può fare nel
dell’esistenza di un futuro». E ancora: «non serve che noi le diamo vitamine nostro campo di applicazione.
e ottimi pasti, che le paghiamo un’istruzione costosa, se questa generazione Sebbene le sue parole non siano molto ottimiste, lasciamo parlare un poeta,
non ha futuro». Archibald MacLeish, il quale in un articolo dal titolo La grande frustrazione
Quali sono le probabilità di questo futuro? Wald chiede a uno dei suoi colle- americana, che vale la pena di riportare in alcune parti, afferma: «Niente
ghi, un professore di sociologia e tecniche di governo a Harvard, quali siano poteva far supporre che l’americano di cento anni fa, pieno di speranza per il
le eventualità di una guerra mondiale nucleare. Questi gli risponde contento suo futuro, sarebbe potuto arrivare allo stato d’insoddisfazione e di dubbio
e soddisfatto: «Sono convinto di poter dare una risposta assai approssimata e oggi prevalente nella maggior parte del paese, soprattutto dopo l’estenuan-
realista. Se la situazione continua come adesso, senza peggiorare, le proba- te compito di cercare di capire un’epoca sempre più incomprensibile. Si è
bilità crescono del 2% all’anno». Significherebbe, cioè, che nel 1990 saranno data la colpa ai politici, senza rendersi conto che né Eisenhower, né Kennedy,
del 33% e del 50% nel 2000. né Johnson possono chiaramente essere biasimati per le circostanze che han-
Passiamo ai dati. Secondo Wald, tra Stati Uniti e Russia sono immagazzinati no portato all'attuale situazione in Vietnam, poiché nessuno di loro in realtà

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aveva il controllo su di esse. Il fatto è che tutti noi, in quanto membri di una materie che s’insegnano. La cosa importante è ciò che l’università offre (pa-
generazione, abbiamo perso il controllo sulle questioni umane e la capacità rola estremamente significativa). La preparazione degli studenti liceali, la
di decidere quale direzione debba prendere la nostra vita, ciò che i nostri an- specializzazione prematura, sono la dimostrazione più evidente di questa
tenati avrebbero chiamato il nostro destino. Per molti anni abbiamo avver- tendenza dell’università, che non ha più come obiettivo quello di creare uo-
tito una paura indefinita di qualcosa di diverso che stava accadendo, fino a mini preparati a vivere in una società di uomini, ma uomini preparati a servi-
quando improvvisamente ci siamo trovati nel mezzo di questo secolo, con le re, come impiegati efficienti di un’industria».
sue inspiegabili mattanze e le violenze senza senso e senza scopo apparente, Su questo saggio giudizio di MacLeish sulla missione dell’università si basa il
con i suoi favolosi trionfi sullo spazio, il tempo e la materia, che suscitano un mio disaccordo con gli obiettivi di questo ciclo di conferenze, la cui finalità,
terrore che spazio, tempo e materia mai hanno prodotto prima. secondo quanto è stato fin qui espresso, consiste nel trovare le basi di una
Dall’inizio della rivoluzione industriale si è imposta una curiosa automazio- riforma dell’insegnamento che produca professionisti più efficienti. Sono
ne, di origine umana ma del tutto inumana nel suo modus operandi e nei stanco di ripetere, senza essere ascoltato, che la missione della scuola non
suoi risultati. I mezzi di comunicazione, le possibilità di fare qualcosa, sono può essere quella di creare architetti in cinque anni, ma quella di preparare
diventati più importanti del fine o delle esigenze reali. La tecnologia avanza, uomini che con il tempo e con l’impegno possano diventare architetti.
come avrebbero detto i nostri nonni con un certo orgoglio, ma è avanzata a Cercherò di chiarire questa idea parlando della professione, che è il mio tema
tal punto da iniziare a spodestare letteralmente l’essere umano. Si sono co- immediato. M’immagino che sarete sorpresi del fatto che finora non ho pro-
struiti e si costruiscono grattacieli, non perché si provi un particolare piacere nunciato una sola parola sulle “strutture”, che si suppone dovessero essere
nel vivere a tali altezze, ma perché l’invenzione dell’ascensore e lo sviluppo il tema di questa dissertazione o dialogo. Inizierò ora, ma riferendomi alla
delle strutture metalliche ne hanno reso possibile l'esecuzione. La bellezza e struttura della professione, che è la struttura più importante del futuro. I
la tranquillità della campagna stanno scomparendo, non perché non ci piac- conferenzieri che hanno parlato prima di me hanno spiegato, ognuno a suo
ciano più, ma perché le autostrade e la lottizzazione devono asfaltare il suo- modo, quale sarà la maniera di operare dell’architetto del futuro. Ma le cose
lo per la circolazione delle automobili. L’aria diventa irrespirabile nelle nostre vanno così veloci in questi tempi che il futuro è alle porte, ed è diventato
città, non perché troviamo gradevole inalare biossido di carbonio, ma perché già presente nelle tendenze dei paesi più sviluppati o semplicemente più
le automobili, le fabbriche e perfino le cucine devono bruciare combustibili organizzati.
per il loro funzionamento. Gli esempi potrebbero continuare. «Il “processo” Non è necessario estrapolare delle conclusioni, né azzardare opinioni su
è quello che predomina e indirizza, lasciando che lo scopo o la finalità umana quello che accadrà. Basta osservare quanto già sta accadendo.
si adattino come possono al prodotto». Uno degli ultimi numeri di «Progressive Architecture», quello del mese di
Finanche la scienza segue questo percorso. «Dopo Hiroshima – continua Mac- maggio, si occupa del tema dei nuovi professionisti e quanti sono interessati
Leish – è stato ovvio che la scienza non si è posta più al servizio dell’umanità, possono leggerlo con attenzione. Non posso che fornire alcuni dati significa-
ma della verità – la sua verità – e che il codice della scienza non si basa più tivi. Vediamo innanzitutto cosa si intende per “professionista”: «Un profes-
sulla ricerca del bene, quello che l’uomo considera bene, cioè la moralità, il sionista è un esperto che aiuta gli altri a risolvere i problemi, condivide con
pudore, il benessere umano, ma sulla legge del possibile». il suo cliente la responsabilità nelle decisioni e offre consigli su aspetti che lo
«Ciò che è possibile conoscere, non devi fare altro che conoscerlo, afferma stesso cliente non ritiene indispensabile o interessante prendere in conside-
la scienza. Ciò che è possibile fare, non devi fare altro che farlo, afferma la razione».
tecnologia. Se è possibile fissionare l’atomo, si fissiona l’atomo, e cosa accade Tre caratteristiche o condizioni sono importanti nei servizi che il consulente
dopo non importa. La libertà della tecnologia di inventare qualsiasi tipo di professionista fornisce: 1. Minimizzare l’imprevisto. Una consulenza professio-
mondo che il caso fa apparire è stata presa come legge fondamentale della nale deve contribuire direttamente a eliminare risultati imprevisti nella ge-
vita moderna». stione di un particolare affare del cliente; 2. Comprendere il problema. Deve
Potrei continuare a citare MacLeish ma mi limiterò a riportare il suo parere trovare immediatamente quale sia il problema fondamentale di chi chiede il
sull’università moderna. «Da quando il presidente di Harvard, Charles Eliot suo contributo; 3. Essere professionisti. Un servizio professionale deve essere
Norton, introdusse il sistema “elettivo”, vale a dire il diritto dello studente acquistato solo rivolgendosi a chi è in grado di vendere quel servizio in modo
di scegliere le materie che desidera seguire immaginando il proprio futuro, efficiente. Vendere abilità o personalità per se stesse non ha senso.
l’università rinunciò alla volontà di formare o di produrre un uomo rispon- Nello stesso articolo si definisce l’architetto come esperto nel disegno (noi
dente a un modello ideale. La preoccupazione dell’università per l’uomo diremmo progettazione) di documenti utili per la costruzione di edifici. L’in-
come tale è andata scomparendo ed è stata sostituita dall’interesse per le conveniente dell’architetto come consulente è che la sua deformazione pro-

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fessionale tende a fargli credere che la soluzione del problema del suo clien- automobili, fornisce consulenze ma si occupa anche di fabbricare chassis e
te sia proprio la costruzione fisica di un edificio. Questo può essere vero solo motori. Poi vi è quella che progetta, sviluppa e produce componenti e sub-
in alcuni determinati casi. Un vero professionista può arrivare a consigliare al sistemi per l’aeronautica spaziale e per il mercato sottomarino, elettronico
suo cliente che la migliore soluzione sia non costruire nulla. e chimico. Alcuni dei suoi prodotti più importanti sono pompe per vari tipi
Questo nuovo tipo di professionista difficilmente può essere un individuo di fluidi, sistemi di controllo totale di energia e parti per reattori nucleari.
isolato, tanto che sono nate delle società di consulenti che hanno esperti in Un’altra divisione fabbrica prodotti elettronici per usi diversi. La quarta, che
rami diversi e che si sono sviluppate mostruosamente negli ultimi anni. controlla e interviene nella tecnologia di tutte le altre divisioni, si occupa di
In apparenza offrono un servizio completo: tutte quelle prestazioni che pre- operazioni industriali. In ultimo, vi è quella che ci interessa, con 16.000 im-
cedono e includono la direzione di qualsiasi progetto. Studi di fattibilità fi- piegati, ossia il gruppo di analisi dei sistemi, che comprende i sistemi civili e i
nanziaria, analisi economiche e analisi di sistema, che costituiscono la visione programmi urbani. «Nel prossimo decennio – annuncia uno dei suoi dirigenti
generale del progetto. Parte del servizio sta nel lavoro architettonico e strut- – un numero crescente di progetti civili saranno concepiti mediante questo
turale, e nel sistema di gestione o direzione tecnica del progetto. Le applica- metodo di analisi dei sistemi, e di conseguenza negli ultimi due anni la so-
zioni si riferiscono allo sviluppo di risorse di qualsiasi tipo e comprendono la cietà ha raddoppiato la sua dotazione di computer, tanto che è attualmente
costruzione di alcune cose concrete, come appunto gli edifici. una delle maggiori del paese».
Tutto questo non è molto chiaro per me, perché il nuovo linguaggio è fuori Questa divisione ha solo quattro anni di vita, ma tra le sue competenze vi
dalla mia portata, ma il fatto è che queste società esistono e si estendono sono: analisi e pianificazione di un nuovo centro scientifico per la salute nella
fino ad avere dimensioni incredibili. E il loro slogan non è più “non importa provincia di Alberta in Canada per 100 milioni, e lo studio di un sistema di
di che problema si tratti, noi lo risolviamo”, ma “lasciateci studiare quale sia trasporto ad alta velocità per la Megalopoli tra Boston e Washington.
il problema e voi ne trarrete profitto”. Questi mostri stanno ora acquistando anche studi di architetti (Charles Luck-
La cosa iniziò qualche decennio fa con la nascita di alcune corporation, dette man ha già venduto), di ingegneri e di costruttori di diversi settori. La PRC
no profit, come la RAND [Research and Development Co.] e la TRW [Thom- ha acquistato recentemente la Harris Inc. di New York, con la quale ottiene
pson-Ramo-Woolrich]. Poi è venuta la PRC [Planning Research Co.] ecc. il controllo di strade, ponti, aeroporti, tunnel, sistemi di trasporto rapido,
La loro missione, benché per me non sia molto chiara, potrebbe semplificarsi porti e costruzioni di navi. I suoi più recenti progetti includono un porto per
e riassumersi dicendo che consiste nell’analizzare e pianificare come fare una container per la Gulf Oil, la rete di superstrade in Belgio, uno studio dello
determinata cosa e programmare i passi necessari per raggiungerla. Non im- sviluppo della regione del Delta in Olanda, le metropolitane di Buenos Aires,
porta, ovviamente, di cosa si tratti. La traiettoria che gli astronauti devono di Anversa e di Bruxelles, e l’insieme di aeroporti del Connecticut.
seguire per fare il giro sulla luna, il sistema di informazioni per gli stati o i La PRC prefigura il prototipo del nuovo tipo di professionista in architettura,
comuni, la riorganizzazione dei servizi amministrativi di qualsiasi lavoro, il l’architetto del futuro. L’architetto di oggi non può aspirare a essere altro che
piano regolatore di una città o la costruzione di un ospedale, incluso il suo un impiegato di secondo piano in queste grandi organizzazioni. I suoi sogni
programma, il progetto architettonico e la direzione tecnica. di direttore di orchestra crollano. Se in alcuni anni la PRC è cresciuta in tal
La RAND, una delle prime, nacque come “Think Tank”, ossia un dipartimento modo, costituendo una corporation con 50 milioni di capitale, il cui “prodot-
di pensiero formato da un gruppo di saggi che consigliavano il Pentagono to” sono i servizi professionali, è ovvio che altre la seguiranno, competendo
nelle decisioni, inventando quelli che si chiamano giochi o simulazioni delle con essa e sottraendo dal mercato incarichi di solito appannaggio delle tra-
possibili circostanze che possono condurre a un determinato tipo di guerra. dizionali società di architettura.
Alcuni saggi della RAND e dello Stanford Institute della California si misero Dopo aver ascoltato ciò, comprenderete come la discussione iniziata in
insieme e formarono una loro società lavorando in conto terzi per le forze quest’ultima sessione di questo ciclo dal mio caro amico e maestro Vladi-
armate e per la NASA. mir Kaspé sul ruolo dell’architetto quale mediatore tra cliente e appaltatore,
TRW, per esempio, è la più grande. In undici anni è cresciuta, da tre persone supponendo che siano tra loro avversari, non possa che risultare fuori luogo.
e una macchina da scrivere a una Corporation di 80.000 impiegati e chissà È il punto di vista, totalmente superato, che l’American Institute of Architects
quanti computer. Le sue entrate si aggirano intorno ai 15 milioni di dollari ha difeso tenacemente negli anni, con discussioni bizantine che hanno per-
l'anno, e fino a pochi anni fa due terzi dei suoi clienti erano le agenzie go- messo che arrivassero i cani, come nel racconto della lepre.
vernative. Ora i suoi contratti con il governo forniscono meno della metà Mi chiederete ora quale possa essere la risposta a questo problema. Cosa
degli utili. L’industria privata è il suo maggior cliente. Come tutti i giganti, posso consigliarvi? La verità è che anch’io sono perso e disorientato come
si suddivide in vari sottogruppi. TRW ha cinque divisioni. Una si interessa di voi. Ho circa sessant’anni, ne ho passati venti come costruttore e progettista

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La nuova architettura: l’eredità di Maillart

di strutture, conosco ragionevolmente bene lo studio di un architetto tradi-


zionale, e non trovo mercato, né utilità, per delle competenze che mi sono
costate molti anni di fatica. Sono un disadattato nel mondo, e non so cosa
fare o se valgo ancora qualcosa.
Il problema del mondo attuale è che l’uomo crea società che, in poco tempo,
acquistano una vita propria, come nuovi Frankenstein, e non rispondono più
agli ordini del suo creatore, né hanno bisogno di lui per evolversi. Il nostro
problema, che ci sembra non avere soluzione, è come disfare ciò che abbia-
mo fatto.
Suppongo che non vogliate ora che vi parli di come saranno le strutture del
futuro, anche perché non ne vale la pena.
Nonostante il titolo con il quale sono stato invitato a contribuire a questo
El arquitecto del futuro, testo della conferenza tenuta alla Universidad Nacional Autónoma
de México, 1969 e pubblicato in F. Candela, En defensa del formalismo y otros escritos, Xarait,
incontro, non credo di potermi riferire alla mia opera come nuova architettu-
Bilbao 1985, pp. 131-138. ra, giacché potrebbe anche non essere architettura. Ma forse potrebbe dirsi
lo stesso per l’opera di Maillart. Tutto dipende da ciò che si considera come
“architettura”, poiché non sembra esistere un consenso chiaro sul significato
attuale della parola, e soprattutto sulle funzioni specifiche di chi la pratica.
Tuttavia, discutendo della mia possibile partecipazione con l’organizzatore
David Billington, questi mi disse che poteva essere interessante sapere se
Maillart avesse influito sul mio sviluppo professionale, e improvvisamente
mi resi conto di chi, o cosa, potesse aver esercitato una delle influenze più
intense nella fase critica della mia carriera, quando diventai costruttore di
gusci o strutture sottili.
Ma permettetemi innanzitutto di parlare della mia formazione professionale
– quasi totalmente da autodidatta – poiché può essere importante conoscere
sia ciò che spinge a fare certe cose e a seguire un determinato percorso, sia le
circostanze che aiutano o le difficoltà che bisogna superare per raggiungere
gli obiettivi.
Mi sono formato come architetto durante gli anni trenta alla scuola di Ma-
drid, con un curriculum assai mediocre come succede in quasi tutte le scuole
che preparano a questa professione. Avevamo un solo corso di Resistenza
dei materiali, ma un corso eccezionale per le attività che ho svolto. Si stu-
diava principalmente la teoria dell’elasticità, seguendo la classica e rigorosa
tradizione francese. Come potete immaginare, la maggior parte degli stu-
denti considerava questa materia come una perdita di tempo e, poiché era
indispensabile qualche conoscenza di matematica, risultava, per molti di noi,
assai difficile superare gli esami. Questo mi diede l’opportunità di impartire
lezioni private ad alcuni dei miei compagni, costringendomi ad approfondire
la materia, oltre a offrirmi la possibilità di guadagnare qualcosa per mante-
nermi agli studi. Di conseguenza, acquisii una conoscenza abbastanza soli-
da delle basi teoriche sulle quali si fondano i metodi usuali di calcolo delle
strutture indeterminate o iperstatiche. Scoprii più tardi che questa modesta
preparazione mi poneva in una situazione di vantaggio nei confronti di molti
ingegneri la cui formazione si incentrava, piuttosto, sul dominare i metodi

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di analisi, senza provare a mettere in discussione le ipotesi sulle quali erano diventando eterodosso, stanco forse com'ero dei lunghi e noiosi procedimen-
fondati. ti matematici, i cui risultati non sempre avevano molto senso. Di conseguen-
In ogni modo, non avendo mai avuto una buona opinione delle mie attitu- za, trovai i consigli di Maillart piacevolmente congeniali e incoraggianti. Se
dini artistiche, m’interessai sempre più della parte tecnica della professione un ribelle era stato in grado di produrre tante strutture belle ed efficaci,
e iniziai a studiare intensamente il tema delle strutture. Tra le mie letture vi pensai, non doveva essere poi così male diventare ribelli, visto peraltro che
erano articoli francesi e tedeschi che trattavano di coperture sottili. Intanto era l’unico modo di scalfire il mistero che circondava l’analisi dei gusci.
Torroja stava costruendo la famosa copertura del Frontón Recoletos a Ma- Fu così che iniziai a seguire il percorso tracciato dalla bibliografia, e scoprii,
drid, nelle forme insolite di una volta cilindrica con un record mondiale in attraverso i loro scritti, Van den Broek, Johansen, Freudenthal, Saliger e tanti
termini di luce. altri che mi mostrarono come per affrontare l’analisi strutturale esistesse più
I gusci mi sembravano una sfida estremamente interessante e sognavo la di un solo e infallibile metodo. La scoperta delle teorie di rottura, con la loro
possibilità di costruirne alcuni in futuro. Tuttavia, la mia mancanza di espe- enfasi sulla statica semplice, fondata sulle proprietà reali dei materiali e sul
rienza e la fede giovanile nell’impressionante sapienza illustrata nelle riviste comportamento in campo plastico o di snervamento, mi permise di avere
tecniche, mi fecero credere che la chiave della costruzione dei gusci risie- fiducia nei procedimenti semplificati per comprendere e analizzare la distri-
desse nei complicati calcoli matematici, che cercavo – senza molto succes- buzione degli sforzi nelle strutture sottili. Mi aiutò anche a liberarmi della
so – di comprendere e dominare. Non ero l’unico confuso e disorientato da mia ingenua fiducia nell’infallibilità della parola scritta e iniziai a leggere con
quella barriera matematica che dava ai suoi divulgatori l’esclusiva, da più di un nuovo atteggiamento critico, senza lasciarmi impressionare dal prestigio
vent’anni, nella costruzione di volte cilindriche, ma impediva, al contempo, dell’autore.
lo sviluppo e l’impiego abituale di tali strutture. Giacché lavoravo in buona sostanza da solo, non potevo permettermi calcoli
Ma tale era il mio entusiasmo per le soluzioni matematiche del problema che complicati, né avevo tempo per eseguirli, e mi vennero allora utili i consigli di
riuscii a ottenere una borsa di studio per andare in Germania, con la speranza Maillart circa la possibilità di compiere calcoli semplici, più affidabili di quelli
di apprendere qualcosa in più dai professori che vi insegnavano. L’inizio della complessi, specialmente per quanti costruiscono le proprie strutture. Questo
Guerra civile mi salvò da tale esperienza, fornendomene, in cambio, altre più era esattamente il mio caso, e poiché la maggior parte di quello che stavo
preziose dal punto di vista umano. Il caso volle che lasciassi Madrid e finissi in costruendo era di scala modesta potevo controllare ciò che facevo, conferma-
Messico, dopo i tre anni di guerra, senza aggiungere nuove conoscenze alla re la validità delle mie opinioni e correggere i miei errori. In qualche modo,
mia formazione professionale. Dopo alcuni anni di lavoro in Messico come lavoravo con modelli a scala naturale.
disegnatore, progettista e direttore dei lavori, mi ricordai delle mie vecchie Ho capito che questo era anche il caso di Maillart il quale, sebbene non fos-
passioni e iniziai a raccogliere nuovamente articoli sul tema. Sebbene avessi se il costruttore nominale delle sue opere, manteneva una relazione molto
appreso da autodidatta, senza l’aiuto diretto di università o studi professio- stretta con il corrispondente costruttore appaltatore, condividendo, ovvia-
nali, sono in debito nei confronti di molte persone che mi aiutarono indiret- mente, le sue responsabilità.
tamente con i loro scritti. Una delle più importanti è sicuramente Maillart. Seguendo la tendenza generale nel complicare le cose, si è speculato molto
Lo scoprii leggendo Space, Time and Architecture di Sigfried Giedion, e in ultimamente sull’ingegnere come artista e in alcuni casi, come quello di Ner-
seguito il libro di Max Bill con la sua inestimabile raccolta di saggi pubblicati vi, sull’ingegnere come architetto, come se il possesso di un tale titolo po-
da Maillart. Divorai i suoi articoli: Progetto e calcolo del cemento armato, tesse conferire automaticamente l’abilità artistica. Tuttavia, molti non si ren-
nel quale si chiariva il significato di entrambi i termini, cercando di evitare dono conto che l’unico modo di essere artista, in questo difficile settore del
la confusione che prevale, soprattutto nei paesi di lingua inglese, tra “de- costruire, è convertirsi in appaltatore. In paesi come gli Stati Uniti, nei quali
sign” e “calcolo”; L’ingegnere e le autorità, dove è espressa la sua posizione l’industria delle costruzioni si è frammentata in modo totale e irreversibile,
nei confronti dell’“istituzione”; e Massa e qualità nelle strutture di cemento con la responsabilità spalmata tra tanti uffici e professioni, può meravigliare
armato. Articoli non molto lunghi ma pieni di riflessioni, alcune delle quali considerare l’appaltatore come un artista, ma sicuramente è l’unica maniera
difficilmente riscontrabili in altri scritti d’ingegneria. Ho imparato, più tardi, di controllare e avere a disposizione tutta la gamma degli strumenti con i
che esprimere opinioni personali è considerato di cattivo gusto tra gli auto- quali praticare la dimenticata arte del costruire, ossia di produrre “opere
ri tecnici. Tutte le discussioni devono limitarsi a dettagli insignificanti senza d’arte”, come vengono denominati i ponti nel vecchio lessico ingegneristico.
toccare mai dogmi fondamentali, come accade nei concili ecclesiastici o nelle Ma questo implica che bisogna essere, al tempo stesso, progettista struttura-
assemblee di un qualsiasi Politburo. le, calcolatore, e finanche architetto; ipotesi che viene considerata addirittu-
Ma il mio atteggiamento nei confronti dei calcoli del cemento armato stava ra illegale in molti paesi. Ciò significa, ovviamente, che il prezzo per essere

156 157
a capo del proprio studio professionale è accettare la responsabilità totale ne con il grado di approssimazione. Non esistono dunque metodi esatti per
delle strutture che si costruiscono. Ma attualmente risulta difficile trovare l’analisi strutturale e, nonostante la comoda fede nei regolamenti, l’esat-
persone che accettino di buon grado questo peso. Non voglio sostenere il ri- tezza di qualsiasi calcolo è, ancor oggi, una questione di giudizio personale.
torno al passato – la storia è irreversibile –, ma voglio solo affermare, sempli- Questa fortunata circostanza alcune volte permette all’ingegneria – come
cemente, che il fenomeno rappresentato da Maillart potrebbe difficilmente nel caso di Maillart – di giungere, per la disperazione di tecnici inflessibili e
verificarsi nell’attuale situazione industriale. noiosi, alla categoria superiore di arte.
Sono incline a pensare, tuttavia, che Maillart non si considerasse un artista. Se manca qualcosa a questa conferenza in memoria di uno dei più grandi
Come Picasso diceva a proposito di se stesso: «io non cerco la bellezza, la tro- ingegneri di tutti i tempi, sta nel fatto che non è stata posta sufficiente enfasi
vo». Le principali preoccupazioni di Maillart devono essere state l’efficienza sull’aspetto della personalità di Maillart come ribelle e sulla sua instancabile
e l’economia dei mezzi, dato che per costruire uno dei suoi ponti doveva e trionfante lotta contro l'establishment professionale del suo tempo.
dimostrare che era più economico di qualunque altro. Ma una struttura ef-
ficiente ed economica non deve essere necessariamente brutta. La bellezza New Architecture, testo della conferenza tenuta il 5 ottobre 1972 alla Princeton University, in
non costa soldi e non esiste un’unica soluzione per ogni problema strutturale. occasione del centenario della nascita di Robert Maillart, e pubblicato in D.P. Billington, R. Mark,
J.F. Abel (a cura di), The Maillart Papers, Department of Civil Engineering, Princeton University,
Di conseguenza, è sempre possibile modificare il tutto o le parti, fino a che la 1973, pp. 119-126. Il testo è pubblicato anche in spagnolo con il titolo La Herencia de Maillart,
bruttezza scompaia. Quest’avversione alla bruttezza è opposta all’obiettivo in F. Candela, En defensa del formalismo y otros escritos, Xarait, Bilbao 1985, pp. 169-172,
e nuovamente in inglese con il titolo New Architecture in M.E. Moreyra Garlock, D.P. Billington,
dell’artista professionista, che deve obbligatoriamente produrre bellezza, o
Félix Candela. Engineer, Builder, Structural Artist, catalogo della mostra, Yale University Press,
a quella dell’archi-star1 dei nostri giorni, che deve essere originale a qualsiasi New Haven-London 2008, pp. 178-180.
costo in ogni nuovo progetto.
Le opere di Maillart non hanno bisogno di essere belle. Questa parola non
dovrebbe esistere nel mondo pratico dei cittadini seri che devono giudicare i
suoi progetti o i suoi computi. Maillart raggiunge la bellezza senza averne bi-
sogno, per la pura gioia di ottenerla. Lo stesso tipo di gioia che si percepisce
anche nelle opere di Haydn o di Vivaldi. Semplicemente, godendo di quello
che si sta creando, così come ha fatto, senza dubbio, Maillart. Possedeva an-
che quella rara qualità – fonte di ogni creazione artistica e origine di tutte
le invenzioni – di confrontarsi con la sapienza convenzionale e ordinaria,
individuando soluzioni ovvie ma che nessuno prima aveva mai trovato. Posso
immaginarmi la rabbia e l’invidia di alcuni dei suoi colleghi contemporanei
alla vista dei suoi ponti (come quelli di Landquart o Schwandbach), nei quali
il percorso curvo è supportato da una lastra cilindrica retta. Il problema di
questa insolita combinazione – che, naturalmente, appare come del tutto
logica una volta proposta – stava nella grande difficoltà, per non dire impos-
sibilità, di analizzarla con i metodi e i mezzi meccanici esistenti all’epoca. Ma
Maillart non rischiava inutilmente, e testò prima l’idoneità dei suoi calcoli
approssimativi in un piccolo esempio (il ponte di Halbkern) di soli 5 metri di
luce. Questo fu il suo modello di prova per individuare un sistema da sfrutta-
re nelle occasioni successive.
Vorrei porre l’accento, a questo punto, su qualcosa che ormai tutti sanno,
ma che spesso si dimentica: che qualsiasi calcolo strutturale, per sofisticato
o complesso che sia, non può che essere una grezza approssimazione del fe-
nomeno naturale che si cerca di rappresentare con un modello matematico.
La complessità, compresa l’eleganza, di tale modello non ha alcuna relazio-

1
Candela utilizza le espressioni «arquitecto-estrella» e «star-architect» [N.d.T.].

158 159
profilo biografico

Félix Candela Outeriño nasce del hormigón armado sobre precolombiano. Le superfici
a Madrid il 27 gennaio 1910. las formas arquitectónicas, degli edifici manifestavano
Nel 1927 si iscrive alla facoltà per svolgere un periodo di il carattere nazionalista,
di Scienze dell’Universidad studio in Germania presso gli saturo di riferimenti alle
Central di Madrid per ingegneri Franz Dischinger e culture azteche e maya. Gli
il biennio preliminare Ulrich Finsterwalder. esperimenti che Candela
all’ingresso, avvenuto nel Tuttavia, il colpo di stato porta avanti in questo
1929, alla Escuela Técnica del 18 luglio non gli periodo offrono la possibilità
Superior de Arquitectura. permette di continuare a di applicazioni su vasta
Negli anni universitari, studiare. Simpatizzante scala per la realizzazione di
contrassegnati da un’intensa del Fronte Popolare (di mercati, edifici industriali
attività sportiva agonistica fatto non era comunista, e chiese. A Veracruz e a
(atletica, sci, rugby) e politica, come dirà anni dopo in Città del Messico, dove
oltre a interessarsi, grazie alcune interviste, poiché si trasferisce nel 1942,
all’insegnamento di Luís mai iscritto ufficialmente collabora prevalentemente
Vegas, alla geometria, alla a un partito politico), si al progetto di architetture
resistenza dei materiali e alle arruola come volontario residenziali, alberghi e sale
teorie matematiche applicate nell’esercito repubblicano cinematografiche, presso lo
alla costruzione (come la alla Comandancia de Obras studio Vías y Obras diretto
Teoria dell’elasticità), si de Albacete, e durante il da Jesús Martí: qui compie
avvicina alla filosofia di periodo bellico è promosso esperienze professionali
José Ortega y Gasset, da a Capitán de Ingenieros, in importanti e ha la possibilità
lui conosciuto nel 1934 particolare del Batallón 37 di sperimentare forme
insieme all’amico Alejandro de Obras y Fortificaciones. da applicare in coperture
Herrero (il filosofo tiene ai Con la vittoria dei franchisti da realizzarsi in cemento
due giovani allievi architetti nell’aprile 1939, Candela armato.
una lezione sull’architettura è costretto a rifugiarsi a Con i fratelli Fernando e
popolare). Nel 1935 termina Saint-Cyprien nei pressi Raul Fernández Rangel nel
gli studi – anche se già di Perpignan e da lì, nel 1949 fonda una società di
negli ultimi anni collaborava giugno, è esiliato a Veracruz costruzioni, la Cubiertas
con Luis Vega al corso di in Messico. Nel 1940 si Ala, nella quale coinvolgerà
Resistenza dei materiali – sposa con Eladia Martín. successivamente anche i
e inizia a lavorare in uno Stabilitosi in una colonia fratelli Antonio e Julia, giunti
studio professionale con di spagnoli poco a nord di dalla Spagna in Messico
gli amici Eduardo Robles Chihuahua, nel 1941 – anno (la società, che diventerà
Piquer e Fernando Ramírez in cui ottiene la nazionalità completamente di famiglia
de Dampierre. In un contesto messicana – lavora in una nel 1953, si specializza via
caratterizzato da un società di costruzioni ad via nel progetto e nella
quadro politico e culturale Acapulco. Candela s’inserisce costruzione di coperture e
turbolento, nel 1936 vince in un ambiente in cui i tratti strutture laminari in cemento
una borsa di studio della storici – a differenza di armato). Interessato alle
Real Accademia di Belle altri paesi latino-americani volte a doppia curvatura
Arti di San Fernando, con mancanti di tangibili e alle strutture a guscio,
una dissertazione sul tema memorie – erano evidenti Candela realizza esperimenti
La influencia de las nuevas nelle nuove architetture con di volte conoidali a
tendencias en las técnicas richiami al passato ispanico e spessore sottile. Nel 1951

161
selezione degli scritti di Félix Candela

concepisce la copertura lui concepite – sempre con Nel corso della sua vita riceve
a sella del Padiglione dei spessori molto sottili anche numerosi titoli onorifici,
raggi cosmici realizzato su col bordo libero – s’ispirano premi e lauree honoris causa
progetto di Jorge Gonzàles all’organizzazione strutturale (Harvard University 1961-62,
Reyna all’interno della di elementi presenti in University of Virginia 1966,
città universitaria. Memore natura, quali fiori, foglie, Cornell University 1969-74,
degli studi sui paraboloidi gusci, conchiglie, sistemi Escuela Técnica Superior de
iperbolici effettuati anni ossei. Coperture voltate a Arquitectura de Madrid 1969,
prima in Spagna, individua vela – come nel nightclub University of Leeds 1974-
per il padiglione una La Jacaranda dell’Hotel El 75, Universidad Nacional
struttura resistente per Presidente ad Acapulco – Federico Villarreal di Lima
forma che consente il minimo oppure strutture complesse 1977). È stato calcolato che,
spessore necessario. – come nella chiesa di Nostra nel corso della sua lunga
Divenuto intanto professore Signora della Medaglia carriera, con la Cubiertas
all’Università Nazionale Miracolosa a Narvarte, nel Ala Candela lavora a 1439
Autonoma del Messico, ristorante Los Manantiales progetti, 896 dei quali Structures, in «Journal of the
L’elenco seguente riguarda Structural Behavior of Barrel
grazie al clamoroso successo a Xochimilco, nella cappella realizzati. American Concrete Institute
una selezione di scritti Shell Roofs», University of
del padiglione, ottiene a Lomas de Cuernavaca, nello Muore a Durham nella ACI», 48, dicembre 1951,
(papers, articoli e saggi) Texas, 3, 1952.
numerosi incarichi di stabilimento della Bacardi & Carolina del Nord il 7 pp. 321-332. Il dattiloscritto
desunta dai curricula di Una pequeña demostración
collaborazione portati a Co. (soltanto per citare dicembre 1997. originale è in FC, box 28,
Candela. La maggior parte práctica de la validez de la
termine con la Cubiertas le opere più famose) – sono folder 13.
di essi è conservata in Avery teoría de la membrana en
Ala. Oltre a sciogliere espressione di una capacità La parte più consistente * Hacia una nueva filosofía
Architectural and Fine Arts superficies alabeadas, in
difficili nodi strutturali e a tecnica che affonda le radici dell’archivio di Félix Candela de las estructuras, memoria
Library, Drawings and Archive «Revista Ingenieria», XXV, 4,
risolvere questioni statiche, nelle riflessioni sul rapporto è stata versata alla fine degli presentata al II Congresso
Collection della Columbia novembre-dicembre 1952,
Candela elabora gusci e tra forma e struttura maturate anni ottanta del Novecento scientifico messicano, Città
University di New York, Félix pp. 43-51. Articolo pubblicato
tetti voltati, e concepisce durante gli anni spagnoli alla Avery Architectural and del Messico, settembre 1951,
Candela Architectural Records anche con il titolo Skew Shell
i prototipi di coperture a e nelle letture filosofiche; Fine Arts Library, Drawings e pubblicata in «Revista
and Papers, 1950-1984 (FC). Utilized in Unusual Roof, in
ombrello rovescio, queste una maniera di intendere il and Archive Collection Ingenieria», XXV, 2, luglio-
Laddove possibile i dati sono «Journal of the American
ultime ampiamente applicate progetto che accompagnerà della Columbia University agosto 1952, pp. 117-132.
stati integrati con i numeri Concrete Institute ACI», 49,
in seguito – soprattutto il suo percorso professionale di New York (il catalogo Pubblicata in inglese anche
di pagine, nomi delle riviste, marzo 1953, pp. 657-664. Il
in edifici industriali e per fino al periodo maturo è consultabile anche con il titolo Toward a New
case editrici, anni e luoghi dattiloscritto originale è in
stazioni di servizio – per trascorso negli Stati Uniti. online all’indirizzo: http:// Philosophy of Structures, in
di edizione (con i riferimenti FC, box 27, folder 9.
l’economicità, la rapidità e la Nel 1961 riceve la Gold Metal findingaids.cul.columbia. «Students Publications of
anche a ristampe successive e 1953
facilità di realizzazione. Dai dall’Institution of Structural edu/ead/nnc-a/ldpd_3464748/ the School of Design. North
a occasioni pubbliche in cui i * Divagaciones estructurales
registri della sua società di Engineers e l’Auguste Perret summary). Altri documenti, Carolina State College», 5,
testi furono presentati). en torno al estilo, in
costruzioni emerge che nel Prize. Nel 1963 muore sua foto e disegni sono stati 3, 1954, pp. 2-12; 6, 1, 1955,
I titoli preceduti dall’asterisco «Espacios», 15, maggio 1953.
corso degli anni cinquanta moglie, dalla quale aveva donati in seguito dagli eredi pp. 16-28; in tedesco con il
sono tradotti e pubblicati nel Articolo pubblicato anche in
esegue circa quattrocento avuto quattro figlie (Antonia, all’Archivo de Arquitectos titolo Weg zu einer neuen
presente volume. inglese con il titolo Structural
opere in collaborazione Manuela, Teresa e Pilar). Mexicanos de la Facultad Strukturauffassung, in
con i maggiori architetti Nel 1967 sposa Dorothy 1950 Digressions around Style in
de Arquitectura de la «Baukunst und Werkform»,
messicani. In questo periodo Davies, nel 1969 lascia la Cubierta prismatica de Architecture, in «Students
UNAM, alla Escuela Técnica 8, agosto 1959, pp. 412-
Candela diventa un celebre società di famiglia e nel hormigón armado en la Publications of the School of
Superior de Arquitectura de 414; 9, settembre 1959, pp.
strutturista, tanto da essere 1971 si trasferisce a vivere in Ciudad de Méjico, in «Revista Design. North Carolina State
la Universidad Politécnica 466-470; e nuovamente in
presentato nel 1959 da America, dove fino al 1978 Nacional de Arquitectura», College», 5, 1, 1954, pp. 18-
de Madrid e al Department spagnolo in «Cuadernos de
Ernesto Nathan Rogers sulle insegna presso l’Università 99, marzo 1950, pp. 126-132. 22. Ripubblicato in spagnolo
of Civil and Environmental Arquitectura», luglio 1961,
pagine di «Casabella» come dell’Illinois. Los cascarones de concreto in F. Candela, En defensa del
Engineering della Princeton pp. 9-33; e in «Arquitectura»,
«uno degli ingegneri più Tra le ultime opere si armado como solución formalismo y otros escritos,
University. ottobre 1961. La memoria
noti al mondo», in grado segnalano il palazzo dello constructiva del problema Xarait, Bilbao 1985, pp. 31-
fu stampata anche nel 56. Il dattiloscritto originale è
di «risolvere i più ardui Sport per le Olimpiadi de la cubierta, testo della 1962 come pubblicazione
problemi statici». messicane del 1968 conferenza letto alla in FC, box 20, folder 10; box
autonoma a Buenos Aires 27, folder 1.
Concentrandosi sui principi (realizzato con Antoní Sociedad de Arquitectos presso le Ediciones 3 e poi
della statica e della geometria, Peyri ed Enrique Castañeda Mexicanos, 23 novembre * Estereostructuras, testo
ripubblicata in F. Candela, letto alla conferenza tenuta
Candela perfeziona nel Tamborrel), il progetto per 1950, pubblicata in Félix En defensa del formalismo
corso degli anni lo studio e lo stadio Santiago Bernabeu Candela 1910-2010, catalogo a La Casa del Arquitecto,
y otros escritos, Xarait, Città del Messico, nel 1953
l’applicazione di coperture a Madrid (1975), alcuni della mostra, IVAM, Valencia Bilbao 1985, pp. 73-90. Il
complesse e di volte progetti per l’Arabia Saudita 2010, pp. 263-285. e pubblicato in «Espacios»,
dattiloscritto originale è in 17, dicembre 1953, s.n.p.
funicolari; che siano una volta (1977), il Museo del parco 1951 FC, box 26, folder 8.
asimmetrica a paraboloide oceanografico alla Città Ripubblicato in spagnolo
Las cubiertas laminares en 1952 in «Construcción», 63,
iperbolico per un’autorimessa delle Arti e delle Scienze la arquitectura industrial, in
o una pensilina asimmetrica di Valencia (con Santiago Discusión acerca de la luglio 1954; in inglese con il
«Espacios», 7, 1951. conferencia, in «The titolo Stereo-structures, in
a ombrello, le forme da Calatrava, 1997). Simple Concrete Shell

162 163
«Progressive Architecture», cascarón como delimitador * En defensa del formalismo. Shell Forms, in «The «Arquitectura Cuba», 327- formalismo y otros escritos,
6, giugno 1954, pp. 84-93 e de espacio, in F. Candela, Dos nuevas iglesias University of Southern 329, ottobre-dicembre 1960, Xarait, Bilbao 1985, pp. 117-
in giapponese in «Kokusai En defensa del formalismo en México, testo della California», 5, 1957. pp. 420-425. 138. Il dattiloscritto originale
Kentiky», 21, novembre y otros escritos, Xarait, conferenza letto a La Casa 1958 Planta embottelladora è in FC, box 26, folder 5.
1954, pp. 51-59. Il testo è Bilbao 1985, pp. 103-110. Il del Arquitecto, Città del Cascarones de hormigón Bacardí, in «ENA», marzo El paraboloide hiperbolico.
nuovamente ripubblicato dattiloscritto originale è in Messico, nell’aprile 1956. armado, in «Ingenieria 1960, pp. 10-11. Geometria, posibilidades
in spagnolo in F. Candela, FC, box 27, folder 3. Pubblicato in «Arquitectura Internacional Construcción», 1961 constructivas y limitaciones
En defensa del formalismo Warped surfaces, in de México», 1, luglio 1956, giugno-agosto 1958, * Comentarios acerca de la para su empleo, luglio 1963,
y otros escritos, Xarait, Proceedings of the pp. 56-59; e in ripubblicato (Manual del Constructor), colaboración entre arquitectos dattiloscritto di 8 pp. in FC,
Bilbao 1985, pp. 91-102. Il Conference on Thin Concrete in F. Candela, En defensa del pp. 3-10. Pubblicato anche in e ingenieros, testo letto alla box 27, folder 18.
dattiloscritto originale è in Shells, Massachusetts Institute formalismo y otros escritos, «Espacios», 41-42, 1959. VII Conferencia Internacional 1964
FC, box 40, folder 3. of Technology MIT, giugno Xarait, Bilbao 1985, Concrete Structure, in «Arts de Arquitectura, Messico, En los setenta años de
Hangares de concreto de 1954, pp. 91-98. pp. 21-30. & Architecture», 75, ottobre ottobre 1961, e pubblicato Ove Arup, introduzione
100 mts. de claro en el 1955 Estudio del paraboloide 1958, pp. 19-21. in F. Candela, En defensa del al numero celebrativo
aeropuerto de Marsella, in A new way to Span Space, in hiperbólico sometido * Understanding the formalismo y otros escritos, della rivista interna dello
«Espacios», 16, luglio 1953. «The Architectural Forum», 5, a su propio peso, 1956, Hyperbolic Paraboloid, in Xarait, Bilbao 1985, pp. 111-116. studio Arup, London 1964.
Il dattiloscritto originale è in 11, 1955. manoscritto di 18 pp. in FC, «Architectural Record», Comentario a una ponencia Pubblicata anche in F.
FC, box 20, folder 3; box 26, Contestaciones a una encuesta box 28, folder 17. luglio 1958, pp. 191- de Nervi, relazione letta Candela, En defensa del
folder 14; box 27, folder 2. sobre la arquitectura de la Iglesia de la Virgen Milagrosa, 195; Understanding the al congresso dell’Unione formalismo y otros escritos,
La arquitectura y la industria, iglesia de la Virgen Milagrosa, in «Las Españas», luglio Hyperbolic Paraboloid: internazionale degli architetti Xarait, Bilbao 1985, pp. 151-
in «Industriales», 4, 1953. in «Espacios», 18, 1955. 1956, e in «Informes de la Part 2. Stress analysis for tenutosi a Londra nel 1961, 152. Il dattiloscritto originale
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La forma estructural al pretensado, in «La 1956, pp. 140-148. Pubblicato agosto 1958, pp. 205-207. defensa del formalismo y * La obra de Pier Luigi Nervi,
servicio de una elocuente Construcción Moderna», anche in F. Candela, En L’articolo è pubblicato anche otros escritos, Xarait, Bilbao testo della conferenza tenuta
arquitectura religiosa, testo luglio 1955. defensa del formalismo y in francese con il titolo Les 1985, pp. 153-154 e – tradotta all’Istituto Nazionale di Belle
della conferenza letto alla Encuesta de la revista otros escritos, Xarait, Bilbao paraboloïdes hyperboliques in italiano da M. Savorra – Arti, Città del Messico, il 5
XXV National Conference on “Espacios”, intervista 1985, pp. 51-56. et les coques en béton in G. Bianchino, D. Costi (a novembre 1964, pubblicato
Church Architecture, Dallas, pubblicata in «Espacios», 1955, Intuition as Syntesis, in armé, in «L’Architecture cura di), Cantiere Nervi. La in F. Candela, En defensa del
7 aprile 1954, pubblicato e in F. Candela, En defensa del «Dimension. Student d’Aujourd’hui», 23, costruzione di una identità. formalismo y otros escritos,
in Félix Candela 1910-2010, formalismo y otros escritos, publications, College of settembre 1959, pp. 62-71; Storie, geografie, paralleli, Xarait, Bilbao 1985, pp. 155-
catalogo della mostra, IVAM, Xarait, Bilbao 1985, pp. 41-50. Architecture and Design, e in italiano con il titolo atti del convegno (Parma- 158 e – tradotto in italiano da
Valencia 2010, pp. 287-303. Structural Applications of University of Michigan», Comprendere il paraboloide Ferrara-Bologna, 24-26 M. Savorra – in G. Bianchino,
Il dattiloscritto originale Hyperbolic Paraboloidical febbraio 1956, pp. 50-53. iperbolico, in «Casabella», novembre 2010), Skira, Milano D. Costi (a cura di), Cantiere
è in FC, box 28, folder 4. Shells, in «Journal of the Toward a New Structure, in 298, ottobre 1965, pp. 56-63. 2012, pp. 317-319. Nervi. La costruzione di una
* The Shell as a Space American Concrete Institute «The Architectural Forum», La influencia del concreto identità. Storie, geografie,
febbraio 1956, pp. 82 sgg. 1959
Encloser, testo letto al ACI», 51, gennaio 1955, pp. Concrete, in «Cement», armado y del progreso técnico paralleli, atti del convegno
congresso sulle strutture 397-415. Articolo pubblicato 1957 febbraio 1959, pp. 18-21. y cientifíco en la arquitectura (Parma-Ferrara-Bologna, 24-
laminari tenutosi al anche con il titolo Estructuras Concrete Shell Forms, in *Strutture e strutturalismo. de hoy y mañana, in «ENA», 26 novembre 2010), Skira,
Massachusetts Institute of laminares parabólico- «Arts & Architecture», 5, 1957. Una lettera di Félix Candela, 3, giugno 1961. Milano 2012, pp. 319-321. Il
Technology nel giugno 1954 hiperbólicas, in «Informes de El problema de la expresión, in «Casabella Continuità», Une seule conscience dattiloscritto originale, dal
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170 171
indice dei nomi

Günschel Günter, 13 Mies van der Rohe Ludwig, Saarinen Eero, 7, 13, 26, 32,
Gutiérrez Enrique (SACMAG), 10, 87 33, 137, 147
27, 29 Millán-Astray José, 149 Sáenz Duplace Luis, 27, 29
Moe A. Johannes, 61 Saint Andrew, 5
Haskell Douglas, 15
Montezemolo Andres de, 131 Saint-Venant Adhémar-Jean-
Haydn Franz Joseph, 158
Morandi Riccardo, 13 Claude Barré de, 49
Herrero Alejandro, 7
Moreyra Garlock Maria E., 5, Saliger Rudolf, 52, 55, 61, 62, 157
Hitchcock Henry-Russell, 7
8, 130, 159 Salvadori Mario, 26, 31, 32, 130
Holmberg Åke, 51
Morgan Newlin Dolbey, 62 Sarger René, 9, 14
Hooke Robert, 23, 48, 49
Musmeci Sergio, 13, 32 Savorra Massimiliano, 5, 13,
Hughes Davis, 143
35, 135
Navier Claude-Louis, 23, 48, 55
Iori Tullia, 13, 18 Scharoun Hans, 7
Neal Bernard George, 62
Isler Hans, 6 Scrivano Paolo, 7
Nelva Riccardo, 13
Seguí Buenaventura Miguel, 6
Jenkins Ronald, 141 Nervi Pier Luigi, 10, 15, 17, 18,
Sert José Luis, 8
Jensen Vernon Peter, 61 27, 31-35, 63, 109-111, 124,
Severino Emanuele, 5
Abel John F., 159 Cahill Joseph, 137 Danusso Arturo, 13, 33 Joedicke Jürgen, 13 131, 133-135, 138
Severud Fred, 13
Addis Bill, 5 Calatrava Santiago, 35, 162 Darwin Charles Robert, 96 Johansen John, 32 Niemeyer Oscar, 29, 68, 99,
Signorelli Bruno, 13
Aimond Fernand, 24 Campus Fernand, 46, 61 Davies Dorothy, 162 Johansen K.W., 54, 62, 157 120, 122
Simonnet Cyrille, 11
Almada Horacio, 24 Cancio (SACMAG), 27, 29 Davis Arthur Q., 7 Johnson Arne, 62 Nylander Henrik, 62
Sordo Madaleno Juan, 8, 22,
Álvarez (SACMAG), 27, 29 Candela Antonia 25, 162 de la Mora y Palomar Enrique, Johnson Lyndon Baines, 149 Nordenson Guy, 6
25, 111, 112
Álvarez Ordóñez Fernando, Candela Antonio, 110, 161 6, 8, 12, 25, 31, 33-35, 84, 111 Norton Charles Eliot, 35, 150
Kanach Sharon 14 Stüssi T. Fritz, 61
16, 19, 25, 111, 128 Candela Julia, 161 de Unamuno Miguel, 149 Nowicki Maciej, 63
Kazinczy Gabor V., 62 Swank Arch B. jr., 15
Álvarez Ordóñez Joaquín, 16, Candela Manuela, 162 Del Monaco Anna Irene, 10
Kennedy John Fitzgerald, 149 Olmo Carlo, 37 Symonds P.S., 62
19, 25, 111, 128 Candela Pilar, 162 Di Pasquale Salvatore, 23
Keplero Giovanni (Johannes Ortega y Gasset José, 5, 7, 8,
Arcangeli Aldo 19 Candela Teresa, 162 Dischinger Franz, 11 Taddio Luca, 8
von Kepler), 95 17, 19, 21, 25, 28-30, 37, 44,
Arienti Renzo, 33 Capanna Alessandra, 14 Drexler Arthur, 15 Talete, 95
Koenig Giovanni Klaus, 15, 48, 61, 96, 98, 102, 123, 161
Aristotele, 95 Capomolla Rinaldo, 13 Tange Kenzo, 13, 33
Eisenhower Dwight, 149 24, 25 Otto Frei, 6, 14
Arup Ove, 6, 7, 13, 30, 31, 137, Cardellac Félix, 73 Tedesko Anton, 10, 13, 129, 130
Euclide, 95 Koranyi Karol, 61
140-143 Carrara Arthur A., 32 Parkes Cobden, 138 Thomas Frederick George, 62
Eulero (Euler) Leonhard, 23 Kotsuki Kanichi, 33
Aschenbrenner R., 130 Cartesio Renato (René Pei Ieoh Ming, 13 Thompson D. Wentworth, 25
Evans Rhydwyn Harding, 61
Ashworth Ingham, 138 Descartes), 95 Labò Enrica, 17 Peressutti Enrico, 33 Tommaso d’Aquino, 95
Azpiazu José Ramón, 35 Cassinello Pepa, 5, 25 Faber Colin, 6, 7, 8, 35 Labò Mario, 17 Perret Auguste, 35, 87 Tonda Juan Antonio, 8, 35
Castañeda Tamborrel Enrique, Faber Oscar, 62 Laffaille Bernard, 24 Peruccio Pier Paolo, 13 Tonks Nigel, 30
Bacon Francis, 95, 96
146, 162 Fernández Ordoñez José A., 11 Larrosa Manuel, 8, 24, 35, Petroski Henry, 38 Torres Landa Luis, 27, 29
Baglione Chiara, 26
Castelli Francesca Romana, 10 Fernández Rangel Fernando, 111, 136 Peyri Antoní, 146 Torroja Juan Antonio, 35
Baker A.L.L., 62
Castigliano Carlo Alberto, 50 161 Lash S. D., 62 Pica Agnoldomenico, 14, 17, Torroja Miret Eduardo, 11, 15,
Banham Reyner, 15
Catalano Eduardo, 13 Fernández Rangel Raul, 161 Le Corbusier (Charles-Edouard 18 31, 35, 46, 61, 124, 156
Barbiano di Belgiojoso
Cauchy Augustin-Louis, 23, Filippone Odette, 14 Jeanneret-Gris), 10, 14, 15, Picon Antoine, 21 Trentin Annalisa, 10
Ludovico, 33
48, 73 Finsterwalder Ulrich, 11 29, 31, 87, 99, 120, 122 Pizzetti Giulio, 27 Trombetti Tomaso, 10
Baron Raoul, 130
Cecchelli Lia, 38 Ford O’Neil, 15 Ledoux Claude-Nicolas, 120 Platone, 95 Tsuboi Yoshikatsu, 13, 33
Baroni Giorgio, 13
Cestelli Guidi Carlo, 13 Frampton Kenneth, 6 Leonardo da Vinci, 95 Poincaré Jules Henri, 102 Tyler Bonner John, 25
Bartoli Giovanni, 19
Chambaud René, 62 Franco Francisco, 148 Leoni Giovanni, 10 Poisson Siméon-Denis, 50
Baucher Lucien-Jacques, 14 Utzon Jørn, 7, 15, 32, 137-144
Chiorino Cristiana, 13, 37 Frateili Enzo, 33 Lescaze William, 13 Poretti Sergio, 13, 18
Belluzzi Odone, 86
Chiorino Mario Alberto, 11, 13 Freudenthal Alfred M., 51, Lessing Lawrence, 11 Prieto Alejandro, 24, 104 Van den Broek John Abraham,
Benvenuto Edoardo, 23, 31
Chueca Goitia Fernando, 37, 62, 157 Levi Franco, 11, 13, 31 Prot Marcel, 61 60, 62, 157
Bernoulli Jacob, 23, 48
123 Freyssinet Eugène, 11 López Carmona Fernando, 6, Prouvé Jean, 14 Vasco Costa Fernando, 61
Bertolini Cestari Clara, 11
Colley Richard, 15 8, 12, 25, 31, 33, 34, 84, 111 Vegas Luis, 161
Bianchino Gloria, 5, 10, 26, 135 Galilei Galileo, 23, 48, 95, 113 Rado Ladislav Leland, 33
Colonnetti Gustavo, 13, 62 Luckman Charles, 153 Vilchis Platas Leonardo, 37
Bill Max, 62, 156 Gebauer Franz, 62 Ramírez Vázquez Pedro, 8
Conzett Jürg, 13 Vivaldi Antonio, 158
Billington David P., 5, 8, 11, Giedion Sigfried, 15, 17, 87, MacLeish Archibald, 149, 150, Ramírez de Dampierre
Cosco Giovanni Maria, 7 151
130, 155, 159 120, 156 Fernando, 161 Wald George, 147, 148
Costi Dario, 5, 10, 26, 135 Maekawa Kunio, 15
Biraghi Marco, 15 Gigliotti Vittorio, 33 Raskin Eugene, 26 Weber Max, 5
Coulomb Charles-Augustin de, Maillart Robert, 11, 62, 63,
Blondel Jean-Pierre, 14 Gillet Guillame, 14 Raymond Antonin, 33 Whitney Charles S., 61
23, 48 124, 155-159
Bo Carlo, 29 Glanville William Henry, 62 Recamier Carlos, 24 Wright Frank Lloyd, 63
Cowan Henry J., 62 Marandola Marzia, 13
Bonaiti Maria, 25 Goethe Johann Wolfgang Robles Piquer Eduardo, 161
Creighton Thomas H., 10 Xenakis Iannis, 14
Borges Max, 8 von, 96 Mark Robert, 159 Rogers Ernesto Nathan, 7, 13,
Cross Hardy, 24, 50, 51, 60, Marshall William T., 62 Zerna W., 130
Boullée Étienne-Louis, 120 González Pozo Alberto, 37 31-33, 111, 162
62, 74 Martí Jesús, 161 Zevi Bruno, 7, 32
Boyd Robin, 11 González Reyna Jorge, 8, Ros M., 46, 61
Curtis William J.R., 19 Martin Leslie D., 130, 138 Zisman Sam, 15
Brison J. W., 62 19, 40 Rosell Guillermo, 8, 24, 35,
Brondum-Nielson T., 130 D’Agostino Salvatore, 13 Gordon James Edward, 31 Martín (SACMAG), 27, 29 111, 136 Zordan Marcello, 13
Buckminster Fuller Richard, 35 Dal Co Francesco, 35 Gossens Eugene Aynsley, 137 Martín Galán Eladia, 161 Russell Richard, 149 Zorgno Anna Maria, 10
Buschiazzo Félix E., 19 Danilecki Wladislaw, 62 Greco Carlo, 13 Michelangelo Buonarroti, 103 Zorzi Silvano, 13

172 173
Ringraziamenti con l’H2CU-College Italia, e Giovanna Crespi, Elisa sommario
Le ricerche per questo libro al personale del Dipartimento Seghezzi, Carla Volpi.
hanno preso avvio nel 2009 di Bioscienze e Territorio
e si sono protratte fino dell’Ateneo molisano. Un Ringrazio, infine, la mia
a oggi: ho avuto modo sentito ringraziamento va famiglia e soprattutto mia
di discuterne gli sviluppi anche a Donatella Cialdea, moglie Chiara, per aver
con amici e colleghi, e di senza il cui sostegno non discusso la stesura del saggio
anticiparne parti in alcuni sarebbe stata possibile la introduttivo agli scritti di
convegni e seminari in Italia lunga trasferta newyorkese. Candela, per aver formulato
e all’estero, oltre che in come sempre critiche attente
occasione delle celebrazioni, Ringrazio altresì gli amici e per essermi stata vicina
tenutesi a Madrid nel 2010, e i colleghi che hanno in momenti dolorosi; senza il
organizzate nell’ambito contribuito al mio lavoro, a suo appoggio, la sua serenità
del centenario della nascita volte anche indirettamente, e il dono incomparabile del
di Félix Candela; desidero, con utili osservazioni e suo amore non avrei mai
pertanto, ringraziare Gloria suggerimenti: Piero Barlozzini, potuto portare a termine
Andrea Canziani, Claudia questo lavoro. La forma e la struttura 5
Bianchino (Parma), Federico
Bucci (Milano), Pepa Cassinello Conforti, Paolo Faccio, Tullia Massimiliano Savorra
Iori, Juan Gerardo Oliva Oltre ad aver seguito con
(Madrid), Agostino Catalano passione i miei studi, Maria
(Termoli), Mario Alberto Salinas, Carlo Olmo, Marzia
Luisa Scalvini ha letto con Félix Candela, gli scritti 41
Chiorino (Torino-Guimarães), Marandola, Anna Maria
Pugliese, Sergio Poretti, Anna pazienza il mio testo e mi ha Verso una nuova filosofia delle strutture 43
Dario Costi (Parma), Giovanni aiutato a riflettere su un tema
Leoni (Bologna), Stefano Poli Saetta, Filippo Santucci de Divagazioni strutturali intorno allo stile 63
Magistris, Rosa Tamborrino. assai complesso. Il generoso
(Mantova), Patrizia Trovalusci Stereostrutture 73
A Fabio Mangone, sempre impegno di un maestro, nella
(Roma-Guimarães). didattica e nella ricerca, è Il guscio sottile nella delimitazione degli spazi 85
Sono profondamente prodigo di consigli, va un
ringraziamento particolare. sempre esempio e modello In difesa del formalismo. Due nuove chiese in Messico 93
grato a Janet Parks e a per quanti hanno la fortuna
Con loro vorrei ricordare Comprendere il paraboloide iperbolico 105
Jason Escalante, per avermi di essere suoi allievi.
agevolato sia nelle ricerche anche Nicholas Adams per le Una lettera di Félix Candela 109
preziose segnalazioni e per A Lei che è stata, e continua
archivistiche, sia nello studio a essere, un insostituibile Sulla collaborazione tra ingegneri e architetti 113
dei disegni e dei documenti le stimolanti conversazioni.
punto di riferimento, dedico Architettura e strutturalismo 119
conservati nel fondo di Giovanni Fabbrocino ha
condiviso una parte del questo libro. Lettera ad Anton Tedesko 129
Félix Candela alla Avery
Architectural and Fine Arts percorso di ricerca, collaborato Milano-Termoli-Napoli, L’opera di Pier Luigi Nervi 131
Library, Drawings and Archive generosamente alle traduzioni ottobre 2013 Lo scandalo dell’Opera di Sydney 137
Collection, della Columbia e discusso con me, in diverse L’architetto del futuro 147
University di New York. occasioni, le numerose
questioni riguardanti i modi La nuova architettura: l’eredità di Maillart 155
Inoltre, per avermi autorizzato
a tradurre in italiano gli scritti, e le forme dell’ingegneria,
la mia grande riconoscenza oltre ad avermi aiutato a profilo biografico 161
va alle figlie di Candela, Pilar comprendere tutte quelle selezione degli scritti di Félix Candela 163
e Antonia, e alla nipote Julia parti – affatto secondarie –
bibliografia 167
Gómez Candela. relative al comportamento
delle strutture presenti indice dei nomi 172
Grazie al prezioso supporto negli scritti di Candela; con
istituzionale dell’Università lui ho un grande debito di
degli Studi del Molise ho riconoscenza.
potuto soggiornare per
alcuni periodi di studio negli A Francesco Dal Co, oltre
ultimi tre anni (giugno- che per la fiducia e per
luglio 2010, luglio 2011 aver incoraggiato questo La ricerca si è avvalsa in parte
e agosto 2012) presso il lavoro, sono grato per gli di un finanziamento erogato
Centro Interuniversitario di scambi di opinione e per le dal Dipartimento di Bioscienze
Formazione Internazionale fondamentali indicazioni sul e Territorio dell’Università
H2CU-College Italia a New rapporto tra architetti degli studi del Molise per il
York; vorrei dunque esprimere e ingegneri. Per aver progetto dal titolo Approccio
la mia gratitudine a Giovanni contribuito alla buona riuscita integrato all’analisi e
Cannata, Paolo Mauriello, del libro, un grazie speciale conservazione dei gusci in
Marco Marchetti, a tutto lo va anche alla casa editrice cemento armato in zona
staff amministrativo (romano Electa, nello specifico a sismica: le teorie e le opere
e americano) che collabora Stefania Colonna Preti, di Félix Candela, 2012-13.
Referenze fotografiche

Félix Candela Archive, Avery Drawings and Archives Collection,


Avery Library, Columbia University, New York: pp. 6, 8, 9, 12 alto,
12 basso, 15, 20 alto, 20 basso, 22 alto, 22 basso, 25 sin, 26 sin, 26
dx, 28, 30, 31, 32 sin, 32 dx, 33, 34, 36 sin, 36 dx, 37, 39 alto sin, 39
alto dx, 39 basso sin, 39 basso dx, 146, 160; 18 sin, 18 dx (ph. Juan
Guzmán); 7 a dx, 7 a sin, 14, 16, 42, 84, 104, 112, 128 (ph. Erwin
Lang); 4 (ph. Carlos Recamier)

Galeria Freijo Fine Art, Madrid: copertina, pp. 24, 25 dx, 92, 136
(ph. Armando Salas Portugal)

CD catalogo mostra Valencia 2010: pp. 35, 40

L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti


iconografiche non identificate.

Questo volume è stato stampato per conto di Mondadori Electa S.p.A.


presso Elcograf S.p.A., via Mondadori 15, Verona, nell’anno 2013
Massimiliano Savorra

Massimiliano Savorra
nella medesima collana
La forma e la struttura 1 Adolf Loos e il suo Angelo 13 Architettura della Seconda Età
Félix Candela, gli scritti Massimo Cacciari della Macchina
Reyner Banham
2 Il restauro dell’architettura
contemporanea 14 Il tempo e l’architetto
Carlo Scarpa, aula Manlio Capitolo Frank Lloyd Wright
Renata Codello e il Guggenheim Museum
Francesco Dal Co

La forma e la struttura. Félix Candela, gli scritti


3 Delirious New York
Massimiliano Savorra Architetto e dottore di ricerca, è Rem Koolhaas 15 Oswald Mathias Ungers: una scuola
professore associato di Storia dell’architettura presso l’Università a cura di Annalisa Trentin
degli Studi del Molise. In precedenza ha insegnato al Politecnico 4 Il Giardino Zen
di Milano, all’Università degli Studi di Napoli Federico II, François Berthier 16 Inquietudine teorica e strategia
all’Università Iuav di Venezia e all’Università degli Studi progettuale nell’opera
di Trento. Fa parte del Comitato direttivo dell’Associazione 5 Architettura è di otto architetti contemporanei
italiana di storia urbana, dove ricopre il ruolo di segretario. Louis I. Kahn, gli scritti Rafael Moneo
Oltre a numerosi saggi editi in volumi collettanei e a studi Maria Bonaiti
apparsi in atti di convegni e su riviste specializzate («Annali 17 Le Corbusier e la Spagna
di Architettura», «Bollettino d’Arte», «Casabella», «Parametro», 6 Architettura© della tabula rasa© con la riproduzione dei carnets
«Il disegno di architettura», «Città & Storia»), ha pubblicato Due conversazioni con Rem Barcelone e C10 di Le Corbusier
i libri: Enrico Agostino Griffini. La casa, il monumento, Koolhaas, ecc. Juan José Lahuerta
la città (Electa, Napoli 2000); Verso il Vittoriano. L’Italia François Chaslin
unita e i concorsi di architettura (Electa, Napoli 2002, con F. 18 Lettere a Auguste Perret
Mangone e M.L. Scalvini); Charles Garnier in Italia. Un viaggio 7 Pensare architettura Le Corbusier
attraverso le arti 1848-1854 (Il Poligrafo, Padova 2003); Peter Zumthor
Storia visiva dell’architettura italiana 1400-1700 (Electa, 19 La prospettiva del Rinascimento
Milano 2006); Enrico Agostino Griffini 1887-1952. Inventario 8 Architettura e nulla Arte, architettura, scienza
analitico dell’archivio (Il Poligrafo, Padova 2007); Storia visiva Oggetti singolari Filippo Camerota
dell’architettura italiana 1700-2000 (Electa, Milano 2007);
Jean Nouvel / Jean Baudrillard
Capolavori brevi. Luciano Baldessari, la Breda e la Fiera di Milano
20 Scritti
(Electa, Milano 2008).
9 Architettura e disegno Antoní Gaudí
La rappresentazione da Vitruvio
a Gehry 21 Carlo Scarpa e il Giappone
James S. Ackerman J.K. Mauro Pierconti

10 Architettura e arte dei gesuiti 22 Atmosfere


Irma B. Jaffe, Rudolf Wittkower, Peter Zumthor
James S. Ackerman, Howard Hibbard,
Francis Haskell, René Taylor, 23 Pier Luigi Nervi
Per Bjurström, Thomas Culley L’Ambasciata d’Italia a Brasilia
Tullia Jori, Sergio Poretti
11 Empire State Building
21 mesi per costruire il grattacielo 24 Adolf Loos
più alto del mondo Architettura e civilizzazione
a cura di Carol Willis a cura di Alessandro Borgomainerio

12 L’antico, la tradizione, il moderno 25 Che cosa è l’architettura


Da Arnolfo a Peruzzi, saggi Lezioni, conferenze, un intervento
sull’architettura del Rinascimento Francesco Venezia
Arnaldo Bruschi

in copertina
Architetti e architetture / 26 Cappella de Palmira, Lomas de
ISBN 978-88-370-9593-2 Cuernavaca, Morelos, 1958-59
(architetti Guillermo Rosell, Manuel
Larrosa), veduta laterale.

9 788837 095932
euro 35,00
26

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