Influenza maggioritaria: influenza informativa per comprendere e giudicare quello che ci circonda ci basiamo in larga
misura sulle risposte delle altre persone presenti. (Risposte di apparente tranquillità → nessuno dà segnali di allarme).
Ignoranza pluralistica: anche perché in pubblico è prescritto un comportamento controllato, nessuno offre chiari indizi
su come interpreta la situazione. Si conclude che la situazione non è drammatica altrimenti qualcuno si sarebbe
certamente preoccupato.
II parte dell’esperimento:
• intervista ai soggetti circa possibili problemi durante la compilazione del questionario e tutti menzionavano la
presenza di fumo
• I partecipanti che non erano intervenuti interpretano il fenomeno riconducendolo a cause che non implicano rischi
e pericoli, per esempio gas della verità (giustificazione del non-intervento).
• durante l’intervista, i soggetti negano che la presenza di altre persone abbia influito sulla loro interpretazione
dell’evento, che viene invece ricollegata a scelte personali autonome.
• Le persone sono inconsapevoli dell’influenza che le situazioni contestuali possono esercitare sui loro
comportamenti. Le persone continuano a ritenersi razionali e indipendenti esecutori dei propri comportamenti.
• In situazioni ambigue la presenza di altre persone influisce sull’interpretazione che viene fornita e quindi sulla
probabilità che si intervenga a risolvere l’emergenza. Interviene il processo di influenza sociale.
L’intervento delle componenti motivazionali nella fase di interpretazione
Variabili di tipo motivazionale possono incidere nella fase di interpretazione dell’evento?
- rischi per la propria incolumità
- mettere in pratica comportamenti mai eseguiti prima
⇒Strategia cognitiva più semplice: escludere le interpretazioni in termini di emergenza che richiede un intervento.
1°Esperimentosoggetti lasciati soli in una stanza rispondono a un questionario e viene fatto credere ai soggetti che
nella stanza a fianco ci siano 2 bambini intenti a giocare. i soggetti sentono i bambini (una registrazione) litigare in
modo violento.
Risultati solo 1 soggetto su 12 interviene a sedare la lite molti soggetti giustificano il mancato intervento
sostenendo di aver capito che non era una situazione reale poiché i bambini in realtà non litigano a quel modo
solo il 25% dei soggetti ha creduto a un vero litigio I soggetti risolvono il conflitto tra l’intervenire e il non
intervenire auto-convincendosi che non esiste alcuna situazione di emergenza.
2°Esperimento: Procedura sperimentale identica alla precedente ma ai soggetti è fatto credere che insieme ai
bambini è presente un adulto. I soggetti si sentono sollevati dalla responsabilità di intervenire. => l’88% dei soggetti
ha creduto veramente a un litigio fra i bambini prima hanno preferito trovare una giustificazione
1. L’individuazione di chi deve intervenire:
Latané e Darley: diffusione di responsabilità come meccanismo in grado di bloccare gli interventi di soccorso.
Ipotesi: le persone in situazioni di emergenza sono propense a ritenere che la responsabilità di intervenire ricada su
qualcun altro => inazione generalizzata. (es. torta)
Esperimento: Ogni soggetto era posto in un cubicolo (i soggetti non potevano comunicare tra di loro)(no diseg. Long)
• Cond. 1: i soggetti credevano che solo un’altra persona partecipasse all’esperimento(85% dei soggetti interveniva
), Cond. 2: i soggetti credevano che altre 2 persone partecipassero all’esperimento(62% dei soggetti interveniva
) Cond.3: i soggetti credevano che altre 4 persone partecipassero all’esperimento(: 31% dei soggetti interveniva
)Solo un partecipante alla volta poteva parlare Simulazione di un attacco epilettico (registrazione).
(anche la tempestività dell’intervento variava a seconda della condizione sperimentale) In una chiara situazione di
emergenza, la credenza che altre persone stiano assistendo fa diminuire la responsabilità che ogni individuo si sente
di dover assumere, rendendo meno probabile un reale aiuto. La relazione tra i tratti di personalità e il comportamento
risultò nulla. Inoltre i soggetti che non erano intervenuti erano visibilmente scossi al termine dell’esperimento.
La valutazione del modello
Meno ricerche sulle ultime 2 fasi del modello, ma è emerso che gli individui con competenze specifiche
• Non sono più propense ad intervenire ma intervengono in modo più efficace.
Meriti del lavoro di Latané e Darley:
•ha mostrato il verificarsi di un determinato fenomeno in particolari condizioni - il mancato intervento in presenza di
altre persone - definendo anche gli specifici processi psicologici implicati:
processi di influenza sociale incidono sulle interpretazioni avanzate
la diffusione di responsabilità fa sì che le persone tendano ad attribuire ad altri l’onere dell’intervento
•nei loro esperimenti hanno riprodotto situazioni reali e indagato l’effettivo comportamento dei partecipanti
•Hanno mostrato che spesso la spiegazione del comportamento umano non va cercata all’interno del singolo
individuo ma nella situazione contingente.
• hanno dato vita a nuove ricerche che esaminano aspetti più specifici del fenomeno, ad esempio è più probabile che
le persone intervengano in aiuto:
Quando si conoscono tra loro (Latanè e Rodin, 1969);
Quando la persona da aiutare è fisicamente attraente;
Quando la persona da aiutare è simile al soccorritore in termini di caratteristiche sociali, in particolare
l’appartenenza etnica.
Critica: limiti di generalizzabilità ad ogni situazione di emergenza a volte la necessità di un intervento risulta evidente
e il potenziale soccorritore è chiamato direttamente in causa, MA non sempre l’aiuto viene fornito. Stimolo per altre
ricerche che hanno definito in quali condizioni il modello proposto è applicabile.
Il modello di Latanè e Darley non considera il fatto che le persone valutano i pro e i contro connessi alle proprie
azioni: •non intervenire ha dei costi in termini di riprovazione sociale
•anche intervenire può comportare seri rischi (esempio: incolumità).
Esperimento di Allen (1969) nella metropolitana di New York. Il ricercatore chiede indicazioni a una persona in attesa.
Un complice si intromette dando informazioni palesemente sbagliate. VI manipolata: reazione precedente del
complice urtato da un altro (1.non reazione, 2.insulti, 3.minacce di aggressione fisica).
VD: % di soggetti che correggevano il complice, più la persona è aggressiva, meno i partecipanti decidono di corregere