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Capitolo 1
La neuropsicologia è la disciplina che studia i rapporti tra cervello e funzioni cognitive, contribuendo alla
progressione delle conoscenze delle neuroscienze. Essa si avvale di metodi clinici e strumentali,
coniugandosi con le nuove tecnologie e proponendo modelli interpretativi del funzionamento della
mente/cervello.
Oltre a quella clinica, la neuropsicologia presenta diverse angolature, tutte irrinunciabili in quanto
costituiscono un unico corpo dottrinario e un’unica materia di insegnamento.
Capitolo 2
LE ALTERAZIONI DELLE ABILITA’ COGNITIVE DOPO UNA LESIONE CEREBRALE
LA NEUROPSICOLOGIA CLINICA
Il concetto di base della neuropsicologia è che i normali processi cognitivi sono correlati con il
funzionamento di specifici sistemi cerebrali. I danni a tali sistemi possono generare disturbi che si
manifestano con una serie di alterazioni osservabili dal comportamento e valutabili con test. La ricerca
neuropsicologia tenta di rispondere alla domanda generale “come funziona il cervello?”
La neuropsicologia clinica:
- studia specificamente le conseguenze cognitive dei danni cerebrali provocati da eventi patologici di
diversa natura (ictus, traumi cranici …) allo scopo sia di contribuire all’elaborazione di teorie
sull’organizzazione delle funzioni cognitive, sia di comprenderne le basi neuro-funzionali.
- Si occupa di allestire strumenti di valutazione (test, questionari …) utili per esaminare i diversi deficit,
raggiungere una diagnosi clinica e tracciare il profilo cognitivo dei pazienti, al fine di pianificare la
riabilitazione neuropsicologica.
Lo studio di casi singoli è stato il primo strumento di indagine scientifica delle relazioni tra mente e
cervello. Già nel ‘800 venivano esaminate post-mortem le lesioni cerebrali presenti in pazienti con
specifici disturbi comportamentali.
I primi studi riguardo le correlazioni anatomo-cliniche in pazienti cerebrolesi erano dedicati a
comprendere le basi neurali del linguaggio:
- Broca dimostrò che le abilità linguistiche sono fondamentalmente localizzate nell’emisfero sinistro
e che il giro frontale inferiore sinistro (denominato area di Broca) è critico per la produzione del
linguaggio articolato
- Wernicke osservando pazienti con disturbi del linguaggio e lesioni nel giro temporale superiore
sinistro (denominato area di Wernicke) avanzò la prima teoria sull’organizzazione cerebrale del
linguaggio.
Metodi neuro-funzionali:
metodi che permettono di indagare sia nei pazienti che nei soggetti normali, quali aree del cervello sono
attive durante l’esecuzione di un certo compito.
I primi metodi di neuroimmagine funzionale (PET e SPECT) applicavano un principio scintigrafico per
misurare il flusso del sangue nelle aree cerebrali.
Lo sviluppo della risonanza magnetica funzionale (RMF) ha permesso di ottenere informazioni
funzionanti molto dettagliate senza l’impiego di sostanza estranee.
Un’altra metodica recente è la magnetoencefalografia che registra e misura i segnali elettromagnetici
provenienti dal cervello.
Grazie a questi soggetti si è inteso verificare, nei soggetti sani e nei pazienti, le ipotesi sulle correlazioni
anatomo-funzionali.
Rimane ancora problematico spiegare il motivo per il quale non sempre una lesione cerebrale in una
determinata sede causa lo stesso effetto cognitivo. Sono infatti molto presenti i cosiddetti “casi
negativi” pazienti con lesioni in specifiche aree cerebrali che però non mostrano i deficit cognitivi che
ci si potrebbe attendere.
Per cercare di ovviare a questi inconvenienti si è affermato l’approccio basato sull’analisi dei deficit
cognitivi in gruppi di pazienti il più possibile omogenei per sede della lesione. Con questo approccio si è
potuto confermare che:
- I disturbi del linguaggio sono molto più probabili e frequenti in pazienti con lesioni cerebrali situate
nell’emisfero sinistro
- I disturbi dell’esplorazione spaziale sono più gravi e frequenti dopo lesioni all’emisfero destro.
Questa visione probabilistica, però, non può prevedere gli effetti di una lesione cerebrale sulle abilità
cognitive di un paziente.
LA NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA
La neuropsicologia cognitiva ha proposto numerosi modelli per interpretare i deficit cognitivi dei pazienti e
per comprendere come sia articolata l’architettura dei processi cognitivi. La prospettiva adottata si basa sul
presupposto “modulista” che le funzioni del cervello siano organizzate in una serie di processi indipendenti
(moduli) che interagiscono tra loro secondo una precisa gerarchia. I dati fondamentali per comprendere
l’architettura cognitiva in questa ottica modulare consistono nelle dissociazioni cognitive.
Le dissociazioni cognitive, singole o doppie, possono essere scoperte analizzando i deficit cognitivi in
singoli soggetti portatori di patologie cerebrali:
- Dissociazione semplice: si riferisce alla situazione in cui un paziente presenta un deficit selettivo in uno
specifico compito, ma rimane in grado di eseguire un altro compito come i soggetti normali. Es: dopo un
ictus un paziente può diventare incapace di leggere parole nuove, senza senso, mentre è in grado di
leggere correttamente parole che conosce. In questo caso di verifica una dissociazione tra la lettura di
non-parole (danneggiata) e la lettura di parole (conservata).
- Dissociazione doppia: Tuttavia tali osservazioni potrebbero essere spiegate solo dalla diversa difficoltà
del compito: i pazienti potrebbero fallire un compito difficile, ma completare un compito facile
l’osservazione che due pazienti portatori di lesioni cerebrali diverse, manifestano deficit complementari
in due compiti esclude che la dissociazione possa essere spiegata dalla diversa difficoltà.
Es. se dopo aver osservato pazienti che leggono bene parole conosciute e male le non-parole, si
osservano pazienti con i deficit opposti, e cioè che leggono male le parole conosciute e bene le non-
parole, ciò costituisce una doppia dissociazione nei processi di lettura.
Tali dissociazioni suggeriscono che effettivamente esistono moduli indipendenti per la lettura delle
parole conosciute e di non-parole
La neuropsicologia cognitiva parte dell’assunto fondamentale che le funzioni cognitive sono organizzate
secondo un’architettura composta da più componenti funzionalmente (e anatomicamente) separate; poiché si
assume che una lesione cerebrale non scomponi tale architettura, ma ne inattiva alcuni moduli.
Capitolo 3
IL METODO IN NEUROPSICOLOGIA CLINICA
LA VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA
La valutazione neuropsicologica si realizza attraverso 4 fasi:
1) Definizione del problema:
il paziente stesso, o i suoi accompagnatori, devono indicare il motivo per cui è stato richiesto
l’intervento. Questa informazione è necessaria per poter iniziare l’inquadramento del paziente.
2) Anamnesi cognitivo-comportamentale:
l’esaminatore deve appurare quando è iniziato il disturbo e come si è evoluto nel tempo. Definire
l’evoluzione dei disturbi significa eseguire una ricostruzione anamnestica, che fornisce elementi cruciali
per comprenderne la causa. Per la raccolta dell’anamnesi è necessario il colloquio con il paziente, ma
anche la collaborazione di un suo familiare.
È importante acquisire informazioni sia circa le abilità cognitive (linguaggio, memoria …), sia circa
l’umore, il comportamento, presenza di allucinazioni e dell’appetito.
A quest’anamnesi si deve associare la raccolta delle informazioni cliniche neurologiche e delle
documentazioni neuroradiologiche per la definizione del tipo di patologia, nonché della sede e
dell’estensione del danno cerebrale.
3) Colloquio clinico:
il colloquio deve essere mirato all’esplorazione delle varie aree cognitive, dando priorità a quelle più
critiche (identificate durante l’anamnesi). Tale esplorazione inizia con l’osservazione dello stato di
coscienza del paziente e della capacità di interagire con l’ambiente. L’esaminatore deve
- indagare l’orientamento temporale (ora, data), l’orientamento spaziale (dove), e l’orientamento
personale (notizie familiari)
- indagare se il paziente ha notato difficoltà nella vita quotidiana, se ha difficoltà a ricordare. Si
ottengono così elementi circa le abilità di sostenere una conversazione e quindi le abilità di
comprensione e produzione del linguaggio.
- Valuta il contenuto del pensiero, la coerenza del comportamento, se vi sono espressioni ostili e il
tono dell’umore
- Valuta l’attività motoria, come cammina e le posture del paziente
Al termine l’esaminatore deve annotare se il paziente ha collaborato con continuità, se ha mostrato
tendenza a distrarsi e se ha coscienza dei propri disturbi.
La maggior parte dei pazienti con disturbi di memoria mostra un quadro di amnesia globale, con deficit
grave della capacità di rievocare le esperienze passate (amnesia retrograda), che di acquisire nuove
informazioni (amnesia anterograda). Quando il disturbo di memoria insorge a causa di un evento acuto (es.
intervento chirurgico o trauma cranico):
- l’amnesia retrograda può essere fatta corrispondere alla difficoltà di rievocare ricordi riguardanti il
periodo prima dell’evento neurologico
- l’amnesia anterograda può essere riferita all’incapacità di ricordare gli eventi successivi all’esordio della
malattia
Solo in pochi pazienti si osserva un deficit non globale, ma selettivo della memoria retrograda o anterograda.
- Per quanto riguarda la memoria retrograda, numerosi studi hanno segnalato che vengono perduti più
facilmente i ricordi degli eventi più recenti, mentre quelli che si riferiscono ai periodi più remoti
vengono conservati. L’esistenza di tale “gradiente temporale” non è stata, però, confermata dagli studi
sistematici, i quali hanno investigato i ricordi relativi agli eventi verificatisi lungo il corso di diversi
decenni: il deficit di memoria, infatti, secondo questi studi, coinvolge anche la capacità di ricordare
eventi o fatti pubblici (es. attentato alle torri gemelle), ma soprattutto la capacità di rievocare fatti della
propria vita, ovvero ricordi autobiografici.
- Molti dei pazienti amnesici presentano una totale mancanza di coscienza della malattia, “anosognosia”.
Questo fenomeno può essere un ostacolo per qualunque intervento riabilitativo, oltre ad indurre
atteggiamenti e manifestazioni comportamentali di negativismo e ostilità nei confronti dei familiari e
degli esaminatori.
- Un altro fenomeno è la tendenza a fornire risposte del tutto inventate e fantasiose alle domande su
episodi e conoscenze a cui il paziente non sa dare risposte corrette. Questa tendenza, senta deliberata
intenzione, si definisce confabulazione. Anche le persone normali possono produrre confabulazioni, ma
con frequenza molto minore; inoltre i soggetti normali in genere ritrattano i loro racconti, mentre nei
pazienti amnesici la confabulazione rappresenta una credenza indiscutibile, che non può essere incrinata
da nessun controllo o verifica. In alcuni pazienti tale tendenza è particolarmente florida, incontrollata e
fantasiosa, e avviene senza sollecitazione da parte dell’esaminatore, in questi casi si parla di
confabulazione spontanea.
2) Prove di apprendimento:
Sono prove per la memoria a lungo termine anterograda. Sono contraddistinte da somministrazioni
ripetute di stimoli in quantità superiori allo span di memoria immediata; in questo modo si misura
l’efficienza dei meccanismi che sono preposti all’immagazzinamento di nuovi stimoli nella memoria a
lungo termine, la quale per definizione ha una capacità illimitata.
- Per valutare l’apprendimento di materiale verbale viene letta ripetutamente una lista di parole che il
soggetto man mano dovrà imparare.
- Per valutare l’apprendimento di materiale non verbale esistono due prove: la prima consiste nella
presentazione ripetuta di un percorso di 9 cubetti, la seconda consiste nella copia differita della
figura complessa di Rey utilizzata nello studio delle abilità di disegno
4) Batterie globali:
La batteria più diffusa è la Wechsler Memory Scale che comprende 7 sub-test: informazioni personali e
di attualità, orientamento, controllo mentale, memoria di prosa, span per cifre, riproduzione visiva,
apprendimento di coppie di parole.
Una batteria che invece indaga prestazioni di memoria molto simili a quelle richieste nella vita di tutti i
giorni è il test di memoria comportamentale di Rivermead
Con quest’espressione si intende materiale di natura differente: i significati delle parole, le immagini del
mondo esterno, le conoscenze riguardanti l’attività professionale. Si può diagnosticare un disturbo di
memoria semantica se un paziente presenta un deficit delle conoscenze generali che si manifesta
parallelamente in diversi compiti nel quale è richiesto l’utilizzo di queste conoscenze. Un paziente con un
deficit di memoria semantica mostra:
- Deficit nel riconoscere visivamente gli oggetti (agnosia)
- Deficit nel nominare gli oggetti (anomia)
- Deficit nell’associare tra loro oggetti correlati
Alcuni pazienti manifestano amnesia semantica selettiva: hanno perso solo parte delle conoscenze
semantiche e presentano dissociazioni molto particolari.
- Effetto categoria-specifico: deficit selettivi per categorie particolari, come la
conoscenza di parti corporee, lettere dell’alfabeto
- La dissociazione più frequente è quella tra conoscenze riguardanti oggetti e conoscenze
riguardanti gli esseri animati (not living/living)
- La dissociazione più rara è quella inversa, ovvero pazienti con maggiori difficoltà a
riconoscere oggetti e artefatti, piuttosto che gli oggetti animati
- Amnesia legata a lesione dei lobi frontali: si riscontrano deficit di memoria anterograda e retrograda,
frequenti confabulazioni, perseverazioni, anosognosia, disturbi di personalità e sindrome disesecutiva.
- Amnesia dovuta a lesioni della parte mediale del lobo temporale (incluse le strutture ippocampali): le
lesioni bilaterali realizzano grave amnesia anterograda, con alterazione della capacità di apprendere
materiale verbale e spaziale. Le lesioni unilaterali sono caratterizzate, invece, da deficit di memoria
selettivi: se la lesione è a sinistra è alterato l’apprendimento di materiale verbale, se la lesione è a destra
è alterato l’apprendimento di materiale visuo-spaziale ed emozionale
- Amnesia dovuta a herpes virus: induce disturbi di memoria semantica, con possibili dissociazioni
categoriali.
- Amnesia conseguente a demenza: sindrome amnesica più frequente nei soggetti di età adulta, in
particolare la malattia di Alzheimer.
- Amnesia conseguente a trauma cranico: sindrome amnesica più frequente nell’età giovanile. Tale
sindrome amnesica si realizza in forma transitoria o permanente ed è caratterizzata da una completa
incapacità di recuperare il ricordo del trauma, associata ad una più o meno grave amnesia retrograda e ad
amnesia anterograda di gravità variabile. il quadro è completato da disturbi comportamentali, associati
ad anosognosia e confabulazioni
- Amnesia funzionale , non conseguente a lesioni cerebrali. Essa è anche definita amnesia dissociativa o
psicogena ed è caratterizzata da una forma di amnesia retrograda che riguarda esclusivamente gli episodi
autobiografici di un particolare periodo della vita del paziente. I pazienti possono presentare disturbi di
personalità e sviluppare la sindrome amnesica in relazione a traumi cranici realmente subiti, m che non
hanno provocato danni cerebrali
Memoria a lungo termine (MLT): magazzino di capacità illimitata in cui risiedono permanentemente tutte le
informazioni acquisite, che possono essere sottoposte a processi di
attivazione ed elaborazione. Si distingue quindi dalla MBT per la durata
del periodo di ritenzione delle informazioni acquisite (pochi secondi-
periodo illimitato) e per la capacità di immagazzinamento (limitata-
illimitata).
Il modello multi-componenziale divide a sua volta la MLT in due sistemi:
Capitolo 5
LE SINDROMI FRONTALI
- Sociopatia acquisita:
Consiste in una grave alterazione nella regolazione delle emozioni e può associarsi a comportamenti
socialmente inaccettabili. I pazienti possono mostrare atteggiamenti di insensibilità nei confronti degli
altri, o vere e proprie aggressioni. Mostrano tendenza a non rispettare le norme sociali ed etiche della
comunità in cui essi vivono. Possono presentare vagabondaggio, fuga, o la tendenza a denudarsi anche in
luoghi pubblici.
- Comportamenti compulsivi:
I pazienti sviluppano un atteggiamento puerile e capriccioso o veri e propri comportamenti compulsivi,
come eccessivo consumo di cibo o alcool. In alcuni casi i pazienti accumulano oggetti particolari, senza
valore.
- Deficit di pianificazione:
i pazienti frontali hanno difficoltà a programmare le proprie azioni in una sequenza finalizzata e coerente
per raggiungere lo scopo prefisso. Il paziente appare imprevidente e precipitoso, in quanto non riesce a
elaborare soluzioni articolate e a pianificare le tappe successive del suo operato.
- Test WCST: si danno al soggetto 64 carte su cui è raffigurato un numero variabile (da 1 a 4) di elementi
semplici (cerchio, quadrato, stella, triangolo), di colore diverso (rosso, verde, giallo, blu). Il soggetto
deve dividere le carte, una alla volta, secondo i criteri che di volta involta vengono imposti
dall’esaminatore. L’esaminatore però non dice esplicitamente il criterio da seguire, ma riferisce solo se
l’assegnazione di una carta è giusta o sbagliata. Questo test richiede al soggetto non solo di effettuare
una categorizzazione coerente degli stimoli, ma anche di modificare via via i criteri di divisione.
pazienti con lesione frontale facilmente falliscono.
- Test di Weigl: nel quale un soggetto deve dividere in gruppi omogenei 12 pezzi di legno di colore,
forma, dimensione e spessore diverso. In questo caso però è più semplice in quanto l’esaminatore
fornisce istruzioni più esplicite.
- Test sui giudizi aritmetici: richiede ai pazienti di effettuare stime cognitive per risolvere semplici
problemi del tipo “10 +15 fa più o meo 500?”
- Test delle stime cognitive: costituito da 21 domande che richiedono al soggetto di elaborare le proprie
conoscenze generali del mondo “quanto è alto un semaforo?” soggetti con lesioni frontali tendono a
produrre risposte bizzarre e assurde
- Test dei giudizi verbali astratti: composto da prove utili a rilevare deficit di ragionamento e astrazione
legati a lesioni frontali: identificazione di differenze di coppie di parole, spiegazione di proverbi
- Test di Torri di Hanoi: il soggetto ha a disposizione una serie di dischetti di dimensioni crescenti impilati
in un piolo e deve trasferirli su un altro piolo nel minor numero di mosse, spostando un dischetto alla
volta e senza impilare un dischetto su un altro di dimensioni minori i pazienti frontali violano le
regole, e impiegano molto più tempo a concludere il compito
- Porteus maze test: i soggetti devono trovare una via di uscita in disegni di labirinti di diversa
complessità. Queste prove servono per mettere in luce i disturbi di pianificazione
- Test di Stroop: viene richiesto di denominare il colore dell’inchiostro con cui sono scritti i nomi di
colore. Per eseguire il compito correttamente il soggetto deve inibire la lettura automatica delle parole e
prestare attenzione solo al colore dell’inchiostro
- Trail making test: è composto da due parti. Nella prima si chiede ai soggetti di unire in sequenza con una
penna dei cerchi contenenti numeri da 1 a 24, nella seconda, quella soggetta a interferenza, i cerchi
contengono numeri o lettere e i soggetti devono unirli alternando i numeri e le lettere in maniera ordinata
(es. 1, a, 2, b ...)
- Test di fluenza fonemica: consiste nel produrre parole che iniziano per F, A, S e nel minuto concesso per
ogni lettera i pazienti frontali dimostrano una produzione molto più povera rispetto ai soggetti normali,
commettendo anche perseverazioni e violazioni di regole
- Test di fluenza semantica per categorie: il soggetto deve produrre parole appartenenti a una cerca
categoria (animali, frutta). I pazienti frontali mostrano minore difficoltà, probabilmente perché la
strategia di ricerca lessicale è più semplice rispetto alla precedente.
Di recente è stata tarata una breve batteria (FAB) di prove per valutare nell’insieme le capacità di controllo
cognitivo e motorio. Questa è costituita da sei prove: somiglianze, fluenza fonemica, programmazione
motoria, istruzioni conflittuali, controllo inibitorio e dipendenza ambientale. La somministrazione dura circa
10 minuti e il punteggio è ben correlato con le principali prove che esplorano le funzioni esecutive.
Oltre alle prove che indagano gli aspetti cognitivi è opportuno eseguire una valutazione dei disturbi del
comportamento:
- NPI: sviluppato per valutare 12 tipo di alterazioni comportamentali, quali deliri, allucinazioni, euforia o
apatia e consente una valutazione quantitativa di ogni componente comportamentale.
- Frontal Behavioural inventory di Kertesz: scala sviluppata specificatamente per i pazienti con malattie
degenerative.
Capitolo 6
I DISTURBI DELLO SPAZIO EXTRACORPOREO: L’EMINEGLIGENZA
La sindrome di Balint-Holmes: sindrome caratterizzata da una sorta di restrizione globale, quasi concentrica
e senza asimmetrie, della capacità di esplorazione dello spazio. I pazienti
con questa sindrome mostrano una complessa serie di disturbi che hanno
un grave impatto sulla loro vita. Tale sindrome si instaura per una lesione
in sede parieto-occipitale bilaterale e può realizzarsi in forme incomplete.
Questa sindrome ha diverse manifestazioni:
- Cancellazione di H: 104 stimoli molto fitti i quali sono presentati tra altre lettere che fungono da
distrattori, da non barrare. I soggetti normali omettono di barrare fino a 4 lettere, quindi un numero
superiore a 5 o più è considerato patologico
- Cancellazione di stelle: i soggetti devono barrare solo le stelle piccole, distinguendole da altre stelle
più grandi e da lettere. Tutti gli stimoli sono irregolarmente disposti su un foglio e questa prova è
considerata tra quelle più sensibili nell’identificare l’eminegligenza
Prove di lettura
In queste prove i soggetti devono eseguire un’esplorazione sequenziale di un determinato insieme di
stimoli. Per leggere le frasi infatti bisogna spostare l’attenzione verso sinistra fino al raggiungere il punto
di inizio del testo.
- Prova costituita da 6 frasi di una lunghezza crescente, caratterizzate dal fatto che la parte finale
costituisce di per sé una frase significativa. In questa prova si osserva la tendenza dei soggetti ad
omettere parti di frasi. L’omissione della parte iniziale di una sola frase può essere considerata
patologica.
- Test di Caplan: i soggetti devono leggere un brano disposto su più righe, l’inizio di ognuna della
quali non è allineato al margine sinistro come di norma. Tra gli errori possibili vi sono omissioni di
alcune lettere e la sostituzione di lettere.
Prove di bisezione
Si chiede ai soggetti di indicare il punto di mezzo di un singolo segmento. I pazienti con eminegligenza
sinistra tendono a commettere un errore sistematico, spostando il punto di mezzo soggettivo verso destra.
Recenti studi evidenziano, però, che le prove di bisezione sono poco sensibili nell’individuare pazienti
affetti da eminegligenza.
Compiti di disegno
Compito che consiste nella copia di disegni. In questo modo si potrà evidenziare la tendenza dei pazienti
con eminegligenza ad omettere le parti di sinistra del modello da copiare.
Vi sono prove di disegno spontaneo che forniscono un mezzo per valutare la presenza di eminegligenza
rappresentazionale. Con le prove di disegno su copia e di disegno spontaneo si può mettere in evidenza
allochiria fenomeno per cui i pazienti tendono, ad esempio, a disporre sulla metà destra del quadrante
dell’orologio anche le ore dalle 6 alle 12, che dovrebbero occupare la metà sinistra.
Compiti immaginativi
Prova della presenza di eminegligenza rappresentazionale. Si chiede al paziente di fornire una
descrizione verbale di un ambiente osservato da più punti di vista. Questo evidenzia come
l’eminegligenza può anche rilevarsi in un compito puramente immaginativo e non solo nelle prove
percettive.
- Test della piazza del duomo di Milano: gli autori con questo test, chiesero a due pazienti di descrivere
la piazza del duomo di Milano da due punti di vista opposti, prima con le spalle al Duomo, poi con il
duomo di fronte. I pazienti mostrarono una selettiva incapacità nel descrivere i luoghi che cadevano
nella paste di sinistra della loro ricostruzione immaginativa della piazza da un determinato punto di
vista, ma, adottando la prospettiva opposta, non riuscivano più a descrivere i luoghi descritti in
precedenza.
Prove ecologiche
Batterie di prove che valutano il comportamento dei pazienti attraverso la simulazione di attività comuni.
- BIT: composta da sei prove convenzionali (tre di cancellazione, prove di disegno spontaneo e su
copia, prova di bisezione di linee) e da nove prove comportamentali o ecologiche (descrivere figure,
leggere un menù)
INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO
L’eminegligenza spaziale può manifestarsi coinvolgendo diverse modalità sensoriali (visiva, acustica,
tattile), le abilità motorie e le capacità immaginative.
Il fallimento alle prove di esplorazione dello spazio extracorporeo può essere dovuto a meccanismi diversi.
In alcuni casi è stato dimostrato che il disturbo è dovuto a deficit nella programmazione motoria verso
l’emispazio ignorato, definito ipocinesia direzionale. In questi casi il paziente ha difficoltà ad oltrepassare la
linea mediana nell’eseguire l’azione richiesta per una specifica prova, egli è incapace di muovere il braccio
verso sinistra, ma non dimostra un deficit dell’esplorazione percettiva dello spazio controlaterale alla lesione
cerebrale questo tipo di eminegligenza si definisce pre-motoria, in quanto riguarda una fase di
programmazione motoria) e per lo più si riscontra in pazienti con danno frontale.
I pazienti con deficit di questo tipo si differenziano da quelli che presentano un’incapacità ad elaborare gli
stimoli percepiti nella parte sinistra dello spazio (eminegligenza percettiva). Vi sono prove che permettono di
distinguere questi due tipi di deficit, prove che permettono di esaminare separatamente la capacità di
eseguire i movimenti verso sinistra e la capacità di esplorare percettivamente la metà sinistra dello spazio
extracorporeo.
Un paradigma consiste in una variazione del compito di bisezione di linee, che non
richiede di effettuare manualmente una bisezione, ma di indicare la parte più corta
di segmenti già bisezionati: il paziente che indica sistematicamente la parte di
sinistra come la più corta è affetto probabilmente da deficit percettivo, mentre chi
indica sistematicamente la parte di destra è affetto probabilmente da deficit pre-
motorio
Il neglect può complire selettivamente non solo il dominio percettivo o motorio, ma anche il dominio
immaginativo molti pazienti eminegligenti manifestano il disturbo anche nella descrizione di immagini
mentali (eminegligenza immaginativa), in maniera del tutto analoga a quanto avviene nell’elaborazione di
stimoli presentati visivamente. (es. test piazza del duomo di Milano)
DISSOCIAZIONI DELL’EMINEGLIGENZA
Dissociazione spazio vicino e lontano
Questa dissociazione riguarda la distanza tra soggetto e stimoli. Alcuni pazienti mostrano
difficoltà solo quando gli stimoli sono posti a breve distanza, cioè una distanza tale da poter
essere raggiunti dall’estensione del braccio: spazio peripersonale (tali pazienti per esempio
mostrano eminegligenza nel contare oggetti posti sul tavolo davanti a loro), però non
evidenziano difficoltò quando devono svolgere compiti con stimoli posti a maggiore distanza:
spazio extrapersonale (mostrano eminegligenza nel descrivere l’ambiente in cui si trovano)
Modello vettoriale: Tiene conto della natura direzionale del disturbo comportamentale.
Nei soggetti normali esisterebbero due vettori attenzionali: uno che
spinge l’attenzione verso destra (dipendente dall’emisfero sinistro),
l’altro che spinge l’attenzione verso sinistra (dipendente
dall’emisfero destro). Una lesione cerebrale sbilancerebbe
l’equilibrio tra i due vettori: la lesione dell’emisfero destro
permetterebbe al potente vettore di quello di sinistra di dominare il
comportamento e generare un patologico orientamento verso destra.
Capitolo 7
I DISTURI DELLO SPAZIO CORPOREO: EMISOMATOAGNOSIA E SOMATOTOPOAGNOSIA
- Somatoparafrenia:
il paziente presenta un disturbo del pensiero. Formula delle vere e proprie idee deliranti sulla metà
corporea che ignora: protesta ad alta voce, convinto che qualcuno gli ha posto accanto un braccio non
suo. Questo delirio può spingere il paziente a rivolgersi al suo arto di sinistra come se si trattasse di una
persona estranea, o a sviluppare reazioni emotive negative/aggressive nei confronti dei propri arti plegici
- Eminegligenza motoria:
il paziente, mentre interagisce con l’ambiente, tende a lasciare il braccio sinistro abbandonato lungo il
corpo e a trascinare l’arto inferiore durante la marcia, tuttavia quando gli si chiede di muovere gli arti,
egli riesce. Questo fenomeno consiste nella tendenza a trascurare l’uso spontaneo degli arti di sinistra in
assenza di deficit motori
- Anosognosia:
l’emisomatoagnosia molte volte si associa ad una reale paralisi di metà corporea, cioè l’emisoma sinistro
è completamente o quasi paralizzato. Quando queste due condizioni cliniche coesistono, i pazienti
tendono ad ignorare non solo la parte colpita, ma anche il loro stato di malattia, ritenendo di non aver
nessun disturbo.
- Anosodiaforia:
il paziente è in grado di riconoscere il proprio stato di malattia, ma ha nei confronti di questa condizione
drammatica, un atteggiamento di indifferenza o di emotività inadeguata alla situazione contestuale.
- L’esaminatore, alla sinistra del paziente, pone il proprio arto sinistro al di sotto di quello omologo del
paziente e poi gli chiede di prendere con la mano destra la propria mano sinistra. In questa prova il
paziente con emisomatoagnosia potrà stringere la mano dell’esaminatore ritenendola propria
- Prova formalizzata che consiste nel chiedere al paziente di pettinarsi e finger di radersi (o di truccarsi).
Ai pazienti sono concessi 30 secondi per ciascun compito e l’esaminatore conta il numero di colpi di
pettine o di rasoio dati a destra e a sinistra. La taratura mostra che pazienti cerebrolesi destri hanno una
maggiore probabilità di evidenziare un comportamento asimmetrico, e si sono confermate dissociazioni
tra eminegligenza spaziale e personale
INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO DELL’EMISOMATOAGNOSIA
Il quadro clinico comportamentale descritto è spesso correlato con lesioni emisferiche destre, ma si può
rilevare anche dopo lesioni sinistre.
- Si riscontra emisomatoagnosia soprattutto nelle prime fasi dopo una lesione cerebrale acuta (ictus). Tale
quadro si può anche manifestare progressivamente per effetto di una lesione tumorale in sede parietale di
destra.
- Le manifestazioni cliniche possono subire delle fluttuazioni: in certe circostanze il paziente, quando è
più attendo, riesce a rispondere con accuratezza alle richieste dell’esaminatore, ma può poi manifestare il
suo problema durante una seduta di fisioterapia.
- Abbastanza frequentemente l’eminegligenza personale si associa ad emianestesia, ovvero una perdita
completa della sensibilità dell’emisoma controlaterale alla sede lesionale. L’emianestesia implica che il
paziente non è in grado di percepire stimoli tattivi, come una puntura di spillo. Essa però non è
sufficiente a spiegare l’emisomatoagnosia, in quanto è possibile osservare paziente con emianestesia
senza problemi di consapevolezza corporea e viceversa
- Sono da tenere distinti dall’emisomatoagnosia i fenomeni allucinatori come la percezione di movimento
dell’arto plegico o la presenza di arti sovrannumerari.
- Test non verbali: indicazioni su di sé di parti del corpo corrispondenti a quella toccata dall’esaminatore,
indicazione su di sé di parti del copro corrispondenti a quelle toccate dall’esaminatore su una figura
schematica.
Il soggetto quindi viene esaminato prima su se stesso e poi su una figura schematica, inoltre si può chiedere
al soggetto di toccare parti del corpo dell’esaminatore.
- Agnosia digitale:
incapacità di identificare le dita della propria mano. Questi pazienti avranno difficoltà non solo ad
indicare su di sé o a muovere le dita denominate dall’esaminatore, ma avranno difficoltà anche ad
indicare su una figura schematica di una mano quale dito è stato denominato o toccato dall’esaminatore.
Questi due deficit possono essere associati nell’ambito di una sindrome più complessa: la sindrome di
Gerstmann. Caratterizzata anche da agrafia e acalculia. Tale sindrome si realizza quando una lesione
cerebrale colpisce il giro angolare di sinistra, un’area alla confluenza tra lobo parietale e lobo temporale.
Un inquadramento teorico dei disturbi della consapevolezza e della localizzazione corporea deve partire dalla
considerazione che la rappresentazione dello spazio corporeo si organizza sulla base delle informazioni
sensoriali provenienti dal corpo. L’elaborazione finale di queste informazioni è una rappresentazione unitaria
del corpo, come entità con confini precisi. All’interno di questo spazio sono identificate delle parti
localizzabili attraverso dei sistemi di mappe spaziali locali e a queste parti si assegnano dei nomi e dei
significati. La rappresentazione del corpo è quindi un sistema complesso in cui sono incluse:
- Conoscenze spaziali (estensione del corpo, localizzazione delle parti)
- Conoscenze strutturali (com’è fatto il corpo e le sue parti)
- Conoscenze lessicali (nomi delle parti del corpo)
- Conoscenze semantiche (conoscenze enciclopediche)
Nella neurologia classica questo insieme di rappresentazione è definito schema corporeo. Vi sono 3
principali tipi di rappresentazione corporea:
Sulla base di quanto detto l’emisomatoagnosia può essere considerata un difetto della rappresentazione
dell’estensione corporea (limitata alla parte ipsilaterale). In questi pazienti vi è un conflitto tra la conoscenza
concettuale che il corpo deve avere una destra ed una sinistra con la disponibilità delle informazioni, limitate
in estensione cerebrale.
Nei pazienti con disturbo della localizzazione, invece, la conoscenza concettuale relativa all’estensione del
corpo e le informazioni disponibili sono ben chiare e congruenti, ma sono difettosi i processi che consentono
di percorrere le mappe spaziali corporee
Capitolo 8
I DISTURBI VISUO-SPAZIALI: APRASSIA COSTRUTTIVA E DISORIENTAMENTO
TOPOGRAFICO
Il termine aprassia costruttiva è stato ideato per identificare un disturbo delle attività di costruzione,
composizione e disegno, in cui la forma spaziale del prodotto non è adeguata, in assenza di aprassia
dei singoli movimenti. Corrisponde ad un disturbo della capacità di progettare la composizione di una
struttura a partire da elementi semplici, in assenza di grossi disturbi percettivi o motori elementari.
Rappresenta una categoria molto eterogenea, in cui sono potenzialmente riconoscibili quadri
comportamentali diversi tra loro
Questa eterogeneità è fornita dalla varietà di tipo di errore commessi dai pazienti:
- Distorsioni spaziali: errori in cui gli elementi vengono riprodotti in una disposizione spaziale che non
corrisponde a quella del modello
- Semplificazioni: le figure riprodotte rispettano la configurazione generale del modello, ma presentano un
numero minore di elementi
- Rotazioni: il modello nel suo insieme viene riprodotto correttamente, ma con diverso orientamento
rispetto all’originale
- Perseverazioni: singole parti del modello, o tutto il modello, vengono replicati una o più volte durante la
copia
- Omissioni: parti del modello vengono trascurate durante la riproduzione
- Trasposizioni spaziali: elementi di una figura vengono riprodotti in una metà dello spazio opposta a
quella originale (allochiria)
Un particolare comportamento che si può osservare nei compiti di copia di disegni, e di costruzione bi e tri-
dimensionale, anche quando il paziente non mostra marcata aprassia costruttiva, è la tendenza ad accollare la
copia al modello (produrre la copia utilizzando parti del modello). Questo fenomeno, definito closing-in, è
presente nei bambini normali ad età prescolare e in cerebrolesi focali, ma soprattutto in pazienti con danni
cerebrali diffusi (soprattutto Alzheimer).
Indipendentemente dalla valutazione del prodotto grafico finale, l’analisi delle procedure di disegno permette
di rilevare alterazioni anche in soggetti non affetti da un evidente disturbo costruttivo. Nella copia di figure
complesse, i pazienti cerebrolesi tendono a adottare l’approccio pezzo-a-pezzo
Disegnano un pezzo della figura per volta e procedono per contiguità, senza pianificare il disegno. I
soggetti normali invece partono da strutture più importanti per facilitarsi il compito. Tale procedura
può essere considerata il risultato dell’adattamento dei pazienti alla difficoltà della prova.
- Copia di disegni: prova più utilizzata per la diagnosi di aprassia costruttiva. Consiste nella copia di
disegni geometrici di complessità crescente
- Figura complessa di Rey: prevede sia un compito di copia immediata che uno di richiamo differito.
Per la valutazione ci si può riferire alla classificazione in 7 tipi proposta da Rey
- Test di Benton: il paziente deve riprodurre una serie di figure bidimensionali utilizzando alcuni
bastoncini
La complessità della rete neurale implicata nella programmazione e nell’esecuzione grafica del disegno
spiega la grande complessità a delineare un modello teorico coerente, capace di interpretare e sistematizzare i
processi cognitivi del disegno. Anche l’interpretazione degli errori commessi dai pazienti presenta aspetti
complessi. Un esempio è la molteplicità i ipotesi interpretative per il fenomeno del closing-in:
- Alcuni lo considerano il frutto di un’inefficienza dei processi di controllo che consente il manifestarsi di
un comportamento elementare di attrazione verso lo stimolo. Lo considerano come la ricomparsa di un
riflesso primitivo che spinge la mano ad avvicinarsi allo stimolo verso cui è diretta l’attenzione visiva.
Questo fenomeno è attribuito ad un deficit di natura attenzionale, potenzialmente reversibile se
l’esaminatore chiede di ripetere la prova o indica il punto di inizio
- Secondo un’altra interpretazione questo fenomeno è legato ai disturbi dell’elaborazione e della
rappresentazione spaziali. È associato a disturbi costruttivi evidenti ed è più difficilmente reversibile.
Potrebbe rappresentare una strategia di adattamento per risolvere i problemi costruttivi complessi in
presenza di un disturbo dell’elaborazione visuo-spaziale o della memoria di lavoro visuo-spaziale
OSSERVAZIONE CLINICA DEI DISTURBI DELL’ORIENTAMENTO TOPOGRAFICO
Alcuni pazienti non riescono a compiere tragitti abituali o non riescono a muoversi all’interno di una stanza,
e quindi presentano un deficit di disorientamento topografico. Tali disturbi sono frequenti in presenza di
deficit generali della memoria o di un generale decadimento delle funzioni cognitive; esso è uno dei disturbi
di esordio più frequenti nella malattia di Alzheimer.
- Prova di lettura di mappe: consiste nel fornire al paziente una mappa di un percorso disegnato sul
pavimento di una stanza; il paziente deve seguire il percorso da un punto all’altro tenendo costante
l’orientamento della mappa che ha in mano
- Test delle mappe stradali: si esegue su una mappa stradale schematica su cui è disegnato un percorso. In
questo caso non si chiede al paziente di eseguire fisicamente il percorso, ma di immaginare di trovarsi
lungo il percorso e di decidere ad ogni incrocio se svoltare a destra o a sinistra
Un modello che identifica le diverse abilità cognitive necessarie per l’orientamento topografico è stato
proposto da Byrne, ed è il cosiddetto modello cognitivo dell’orientamento spaziale
Include le seguenti componenti: una bussola, una mappa, un sistema in grado di aggiornare continuamente la
posizione del soggetto nella mappa e rispetto al bersaglio.
Secondo l’autore esistono due tipi di rappresentazioni topografiche dei percorsi:
1) Quelle a rete che sfruttano n insieme di punti di riferimento ben conosciuti (nodi), uniti da semplici tratti
di unione (corde). Per seguire una mappa a rete il soggetto deve poter riconoscere i punti di riferimento e
potersi muovere da uno all’altro
2) Quelle a vettore che codificano le relazioni spaziali globali, tenendo conto di parametri quali direzione,
localizzazione e distanza. Per poter seguire una mappa a vettore è necessario saper aggiornare
continuamente il proprio orientamento rispetto ai luoghi.
Capitolo 9
I DISTURBI DEL LINGUAGGIO: LE AFASIE
Gli afasici fluenti si esprimono con sequenze Gli afasici non fluenti producono parole isolate o
abbastanza lunghe di parole che non sempre frasi molto semplici, spesso accompagnate da
sono in relazione tra loro e che non rispettano le incertezze ed errori nel realizzare l’articolazione
normali strutture sintattiche. Essi possono dei suoni. La tendenza a produrre strutture
produrre poche parole appropriate, ma sintattiche poco articolate dà luogo ad uno stile
frammentate ed espressioni di uso comune, ma espressivo molto schematico e da poche forme
prive di nesso, tanto che l’eloquio risulta verbali, spesso flesse, con omissioni di articoli o
incomprensibile. Gli afasici fluenti non si pronomi. L’eloquio risulta monotono, con una
rendono conto dei propri errori e parlano in marcata alterazione dell’intonazione e lunghe
maniera fluida, con pause e variazioni di pause.
intonazione (prosodia conservata)
La gravità del quadro clinico e l’efficacia comunicativa, comunque, non dipendono dalla fluenza: esistono
sia afasici fluenti che afasici non fluenti che non sono in grado di comprendere alcun messaggio verbale o di
farsi comprendere dagli altri, così come esistono afasici fluenti e non fluenti con difficoltà comunicative
modeste. Tutti gli afasici si riscontra una dissociazione automatico/volontario
Tutti possono riuscite a produrre alcune parole o anche brevi frasi correttamente,
quando il contesto attiva la risposta in via automatica; la stessa parola può, invece,
essere impossibile da produrre in altre occasioni, in mancanza di facilitazione.
La gran parte dei pazienti afasici commette diversi errori a causa delle difficoltà di produrre risposte verbali
corrette, anche se non vi è nessuna difficoltà nel riconoscere gli oggetti. Tali errori sono:
- Anomie: il paziente non produce alcuna risposta verbale, anche se è in grado di dimostrare di riconoscere
l’oggetto, magari mimandone l’utilizzo
- Circonlocuzione: risposta in cui il paziente cerca di esprimere il significato di un oggetto con una
perifrasi (es. tavolo-per mangiare)
- Parafasia semantica: risposta semanticamente correlata allo stimolo (es. mano-guanto)
- Parafasia fonemica: errore in cui un fonema è sostituito, omesso, aggiunto o trasposto con un altro (es.
cane-cate, tavolo-taolo)
- Parafasia fonetica: la parola prodotta contiene distorsioni nell’articolazione dei fonemi
- Neologismo: la risposta consiste in una parola senza senso (es. mare-tecca)
Deficit fonologico:
il livello fonologico si occupa dei singoli suoni elementari (fonemi), in cui possono essere scomposte
le parole. In questo ambito è possibile distinguere due livelli:
1) La fonetica: caratteristiche acustiche e percettive dei suoni
2) La fonemica: analisi dei suoni di lingua e le regole delle combinazioni dei suoni all’interno delle
parole
Per quanto riguarda il livello fonetico, gli L’analisi delle caratteristiche fonemiche
afasici, soprattutto quelli non fluenti, rileva che gli errori di sostituzione,
tendono a produrre suoni distorti, con omissione o inserzione di fonemi all’interno
alterazioni dei tempi e delle caratteristiche delle parole sono più frequenti per le parole
di pronuncia. La compromissione del livello più lunghe, indipendentemente dalla loro
fonetico in alcuni pazienti non fluenti è frequenza d’uso o dal loro significati.
talmente grave da configurare un quadro di Le parafasie fonemiche sono commesse
disintegrazione fonetica, ovvero di profonda quasi esclusivamente dai pazienti con afasia
alterazione dei programmi di produzione fluente.
articolata.
Le parafasie fonetiche sono commesse
principalmente dai soggetti afasici non
fluenti
Deficit lessicale-semantico:
- sia gli afasici fluenti che quelli non fluenti manifestano gravi difficoltà nel ricercare e nel
selezionare, all’interno del proprio lessico mentale, le parole corrispondenti ai concetti da esprimere.
- Questi deficit provocano lunghe pause nell’eloquio dei pazienti (latenze anomiche) o danno luogo a
sostituzione di parole con altre (parafasie verbali), talora semanticamente correlate (parafasie
semantiche). I pazienti provano ad esprimere il concetto con un giro di parole più o meno
comprensibile (circonlocuzioni efficaci o non efficaci), ma spesso rinunciano a produrre qualunque
risposta (anomie).
- I pazienti hanno maggiore difficoltà a produrre parole astratte, rispetto alle parole concrete (effetto
della correttezza) ed a produrre verbi, aggettivi e funtori grammaticali rispetto ai sostantivi (effetto
della classe grammaticale)
- I disturbi semantico-lessicali sono molto evidenti anche sul versante della comprensione uditiva:
quando devono indicare, tra le altre, la figura che corrisponde alla parola udita, gli afasici possono
mostrare notevoli difficoltà
Deficit sintattico-grammaticale
Le competenze sintattiche regolano sia la formulazione della frase, cioè il corretto ordinamento delle
parole, sia la selezione delle parole e dei suoni che hanno una funzione grammaticale. Tra questi ultimi si
distinguono:
- I morfemi grammaticali liberi: costituiti da parole a sé stanti che esprimono una relazione grammaticale
(articoli, preposizioni…)
- I morfemi grammaticali legati a radici: che corrispondono a particelle che veicolano informazioni circa
genere e numero di sostantivi e aggettivi (bell-a, can-i)
Agrammatismo e paragrammatismo:
- Agrammatismo: consiste nell’omissione sistematica dei morfemi grammaticali liberi e si
accompagna anche ad errori nella selezione dei morfemi grammaticali legati, con violazione delle
regole della concordanza (es. cane corrono) e con errori nella flessione dei verbi (es. aprire invece di
aprono). In questi pazienti è possibile osservare anche una netta semplificazione delle strutture
sintattiche, con frasi brevi e scarne. Tale disturbo è più frequente nei pazienti non fluenti
- Paragrammatismo: utilizzo in maniera inappropriata dei morfemi grammaticali liberi sostituendoli
tra loro. Tale disturbo è più frequente nei pazienti fluenti.
LE PROVE NEUROPSICOLOGICHE PER L’ESAME DEL LINGUAGGIO
Alcune batterie sono state ideate con lo scopo di classificare i pazienti nell’ambito delle sindromi afasiche
previste dai modelli classici, altre si propongono di descrivere il comportamento clinico e documentarne le
modifiche nel tempo. Tutte le batterie esplorano un’ampia gamma di abilità linguistiche, ma differiscono per
gli stimoli utilizzati, per l’attribuzione dei punteggi e per la presenza di dati di riferimento su pazienti afasici
e su soggetti normali.
- Test dei gettoni: prevede l’uso di 20 gettoni di cinque colori diversi, tondi e quadrati, piccoli e grandi e
richiede al soggetto di eseguire 36 ordini presentati oralmente, distinti in sei azioni, dalla più semplice
(tocchi un cerchio) alla più complessa (tocchi il cerchio bianco piccolo e il quadrato verde grande),
l’ultima sezione valuta la comprensione sintattica (tocchi il cerchio oppure il quadrato). I punteggi
patologici indicano la presenza di un disturbo afasico, mentre un punteggio normale esclude tale
diagnosi.
- Batteria per l’esame del linguaggio sviluppata in itali: include tutti i compiti utilizzati tradizionalmente:
eloquio spontaneo (descrizione di attività), denominazione di figure di oggetti e azioni, capacità di
produrre serie automatiche (giorni della settimana), ripetizione e lettura ad alta voce di lettere o frasi,
comprensione per via uditiva e visiva di parole e frasi, scrittura spontanea. Tale batteria ha scarse
proprietà psicometriche in quanto le prove sono semplici, essa mira a valutare le prestazioni di un
paziente in cui la diagnosi di afasia è già evidente su un piano clinico.
Afasia di Broca: - Parole isolate o frasi brevi, prodotte con lentezza (eloquio non fluente)
- Intonazione monotona e frammentaria (disprosodia)
- Strutture sintattiche poco articolate e stile telegrafico
- Comprensione meno compromessa dell’eloquio
- Linguaggio scritto deficitario
- Associata a lesioni anteriori nella porzione del giro frontale inferiore,
denominata area di broca.
Afasia di Wernicke: - Eloquio fluente e prosodico, con errori fonemici, lessicali e sintattici
- Pazienti logorroici, frasi lunghe con parole non in relazione
- Frequenti parole stereotipiche
- Nei casi più gravi la produzione è incomprensibile
- Anosognosia, il paziente non si rende conto degli errori
- Comprensione verbale gravemente compromessa
- Competenze del linguaggio scritto deficitarie
- Associata a lesioni delle aree posteriori sinistre, in particolare la parte
postero-superiore del giro temporale superiore, denominata area di Wernicke
Afasia transcorticale mista: - Grave deficit della comprensione, dell’eloquio e della scrittura
- Presenza di alcuni residui di linguaggio verbale che consistono
nel risparmio della ripetizione e in alcune forme di linguaggio
automatico (a differenza dell’afasia globale)
- Associata a lesioni dell’emisfero sinistro che risparmierebbero
però alcune aree temporali e frontali e le loro reciproche
connessioni
Afasia transcorticale motoria: - Netta discrepanza tra l’eloquio spontaneo non fluente, molto
povero e ripetizione ben conservata con tendenza all’ecolalia
- Le capacità di comprensione sono relativamente conservate
- Deficit nel linguaggio scritto
- Anartria: grave disturbo della produzione orale, ma con totale risparmio delle abilità di comprensione e
di elaborazione del linguaggio scritto. Il deficit è ristretto alla programmazione articolatoria. Il paziente
sa quali fonemi produrre, ma non riesce ad eseguire correttamente i movimenti articolatori che
consentono la chiara e fluente produzione dei suoni linguistici desiderati.
- Disartria: deficit della produzione verbale in tutti i compiti in cui è richiesta una risposta orale, con
difficoltà nell’articolazione dei fonemi, senza dissociazione tra risposte automatiche e volontarie e senza
deficit di comprensione. Tale condizione è dovuta ad una paralisi, una debolezza o incoordinazione dei
muscoli della bocca o della faringe.
Tuttavia, la moderna ricerca neurolinguistica ha dimostrato che le sindromi afasiche tradizionali non
individuano gruppi di pazienti con quadri linguistici omogenei. Per interpretare tali quadri disomogenei
bisogna fare riferimento a modelli più complessi. modelli semantico-lessicale
Capitolo 10
I DISTURBI DEL LINGUAGGIO SCRITTO E DEL CALCOLO: ALESSIA, AGRAFIA E
ACALCULIA
- Errori visivi:
caratterizzati da una somiglianza visiva tra lo stimolo e la risposta del paziente. L’errore consiste nella
sostituzione, nell’omissione, nell’aggiunta o nell’inversione di una sola lettera (es. cane-cave). Tali tipo
di errori sono il tipo più frequente e sono commessi da tutti i pazienti con disturbi acquisiti della lettura
- Errori morfologici e derivazionali:
gli errori morfologici colpiscono la parte della parola che fornisce informazioni circa genere o numero, o
circa il tempo, nel caso dei verbi, mentre la radice lessicale è letta correttamente (andare-andato)
negli errori derivazionali la radice è comune a stimolo – risposta, ma in questo caso viene letta in
maniera errata la parte di parola che fornisce informazioni circa la funzione grammaticale o il referente
semantico (amore- amore). Questi due tipi sono accomunati per il fatto che la radice lessicale dello
stimolo è letta bene e perché si riscontrano entrambi i tipi di errori nello stesso paziente.
- Errori semantici:
le risposte hanno una relazione semantica con lo stimolo. Nei casi più tipici non c’è alcuna somiglianza
visiva tra stimolo e risposta (bere-mangiare). In questo tipo di errori si possono osservare relazioni
semantiche di diverso tipo tra stimolo e risposta: errori superordinati (leone-animale), errori coordinati
(cane-gatto), errori subordinati (cammello-gobba) o associazioni contestuali (carte-gioco)
- Sostituzione di parole-funtore:
le parole funtore, cioè le congiunzioni, gli avverbi, hanno uno scarso contenuto semantico ed esprimono
solo una relazione grammaticale (quindi-poi)
- Regolarizzazioni:
consistono nella regolarizzazione di parole irregolari: la risposta non contiene errori formali di lettura,
ma non rispetta le normali consuetudini della lingua
- Lessicalizzazioni:
errore che riguarda la lettura di sequenze di lettere che non hanno significato, le non-parole.
In questo caso sono possibili due tipi di errori: 1) errori visivi, del tutto analoghi a quello che possono
essere commessi con le parole 2) lessicalizzazioni: produzione di parole al posto di non-parole (brato-
prato)
Questa classificazione mantiene il suo valore clinico e orientativo, ma non tiene conto del fatto che i pazienti
si differenziano per la quantità e il tipo di errori commessi nella lettura ad alta voce e nelle prove
complementari.
L’analisi quantitativa e qualitativa delle abilità di lettura ha dimostrato che alcuni pazienti dislessici
commettono la stessa quantità e lo stesso tipo di errori per tutti gli stimoli, mentre in altri pazienti il numero e
il tipo di errori dipendono dal tipo di stimolo somministrato.
In questo primo caso, dislessie periferiche, il deficit In questo secondo caso, dislessie centrali, si può
cognitivo può essere legato ai primi stadi immaginare che il deficit intervenga nel corso
dell’elaborazione dell’informazione visiva dell’elaborazione linguistica della sequenza di
lettere da leggere
1) Dislessia superficiale: I pazienti presentano una specifica difficoltà nel leggere le parole
irregolari e commettono errori di regolarizzazione. Si comportano come
se fossero incapaci di riconoscere a prima vista le parole e leggessero
ogni stimolo applicando correttamente le regole di traduzione grafema-
fonema. I dislessici superficiali falliscono tipicamente al compito di
comprensione di omofoni. Tutte le lettere sono lette correttamente e gli
unici errori consistono nell’errata accentuazione. Le non-parole sono
lette senza errori, quindi in maniera più corretta delle parole irregolari.
Tale tipologia di dislessia è correlata a lesioni parieto-temporali sinistre
I quadri sintomatologici delle dislessie centrali sono correlati tra loro: mentre la dislessia fonologia e quella
profonda sono caratterizzate dal risparmio della capacità di leggere stimoli conosciuti, con deficit della
lettura di stimoli non familiari, la dislessia superficiale presenta la dissociazione opposta, dopo il
riconoscimento degli stimoli familiari è deficitario. questa doppia dissociazione ha fornito una conferma
ai modelli cognitivi. Lo studio dei pazienti dislessici ha confermato la validità dei modelli che proponevano
l’esistenza di una doppia via di lettura:
1) Via globale: fondata sul riconoscimento globale e immediato degli stimoli familiari
2) Via fonologica: fondata sulla traduzione automatica dei grafemi in fonemi
L’esistenza di queste due vie rappresenta una legge del funzionamento del cervello e sostiene che le due vie
possono essere lese indipendentemente l’una dall’altra: la dislessia superficiale può essere interpretata come
un danno della via globale di lettura, la dislessia fonologica e quella profonda sono provocate da un danno
nella via fonologica.
Inoltre, è stata postulata l’esistenza di una terza via: via di lettura lessicale diretta, per intraprendere il
comportamento dei pazienti con iperlessia. Si parla quindi di un modello a tre vie.
- Prove per verificare difficoltà nello scrivere in corsivo o in stampatello, e verificare se il paziente sappia
quali lettere utilizzare per scrivere un certo stimolo senza richiedere una risposta scritta. A questo scopo,
il modo più classico è chiedere al soggetto di denominare ad alta voce singole lettere di una parola
(spelling)
Disgrafie centrali:
la regola per distinguere le disgrafie centrali e periferiche implica che i pazienti con disgrafia centrale
compiano lo stesso tipo e numero di errori indipendentemente dalla modalità di produzione della
risposta. In questi casi la parte motoria della scrittura non genera in se nessun disturbo particolare,
mentre risulta deficitario il modo in cui viene elaborata la risposta. Le disgrafie centrali comprendono 4
sindromi:
1)Disgrafia fonologica: quadro parallelo alla dislessia fonologica, caratterizzato da errori morfologici e
derivazionali, da sostituzione di funtori grammaticali e da lessicalizzazioni nella
scrittura di non-parole. Si osserva una dissociazione tra scritture di parole,
conservata, e scrittura di non-parole, deficitaria.
4)Dislessia da deficit del buffer grafemico: non ha paralleli con i disturbi di lettura e individua pazienti
che commettono errori esclusivamente grafemici con tutti i
tipi di stimolo e in tutti i compiti di scrittura: scrittura
spontanea, dettato, copia. In tutti questi compiti i pazienti
commettono errori grafemici, quali delezioni, inserzioni,
trasposizioni e sostituzioni di uno o più grafemi
MODELLO COGNITIVO
Modello in grado di interpretare i diversi quadri grafici appena descritti. Come il modello della lettura
prevede due vie:
1) Via lessicale
2) Via sub-lessicale
Attraverso queste due è possibile ottenere la corretta sequenza di grafemi. Tuttavia, è necessaria una
specifica componente per dare conto all’ultimo tipo di disgrafia. Questa componente è probabilmente un
sistema di memoria a breve termine, buffer grafemico, il quale mantiene attive e ordinate le rappresentazioni
grafemiche, per tutto il tempo che occorre a scriverle. Un deficit in questa componente dovrebbe dare luogo
agli errori osservati nei pazienti con l’ultimo tipo di disgrafia acquisita: omissioni, inversioni, confusioni o
inserzioni di grafemi che non rispettano le regole ortografiche. Il buffer è l’ultima componente cognitiva
“centrale”.
- Confusione delle unità lessicali numeriche: errori nell’elaborazione delle singole cifre, con la possibile
produzione di una cifra al posto di un’altra.
- Violazione delle regole sintattiche: errori nell’elaborazione di numeri composti da più cifre, pur
producendo correttamente le singole cifre che compongono un numero, il paziente può sbagliare nel
mettere in rapporto le cifre tra loro, assegnando loro il posto sbagliato all’interno del numero (30025 al
posto di 225)
- Errori che consistono nell’interpretare male i segni aritmetici e quindi effettuare un calcolo invece che un
altro oppure si possono presentare errori nell’applicazione di procedure di calcolo
2)Acalculia spaziale: i pazienti non riescono ad allineare correttamente le cifre nel tentativo di eseguire le
comuni operazioni aritmetiche. Hanno meno difficoltà nell’eseguire facili calcoli a
mente piuttosto che per iscritto, dimostrando così una relativa conservazione delle
procedure di calcolo. Le lesioni sono localizzate nel lobo parietale destro
3)Anaritmetria: specifica incapacità a mettere in atto le corrette procedure di calcolo, non secondaria ad altri
disturbi cognitivi. Non commettono errori nel leggere o scrivere i numeri o nell’allineare le
cifre, non hanno difficoltà nel contare in avanti o all’indietro, né difficoltà nel comprendere
l’ordine di grandezza dei numeri. Le lesioni cerebrali sono localizzate nel lobo parietale
sinistro
In tempi recenti l’analisi cognitiva degli errori commessi dai diversi pazienti ha cercato di definire
l’architettura dei processi mentali coinvolti nell’elaborazione dei numeri
Deficit della transcodifica dei numeri:
pazienti con selettivi deficit ai compiti di produzione dei numeri (es. lettura ad alta voce) in presenza di
relativo risparmio della prestazione a prove di comprensione di numeri.
- C’è una dissociazione tra l’abilità di produrre numeri in codice verbale e la capacità di produrre
numeri arabi.
- Dissociazione tra deficit lessicali (errori su singole cifre) e deficit semantici (errori nel rapporto tra
cifre nei numeri complessi)
Aprassia ideomotoria: consiste in un disturbo dell’imitazione dei gesti. Il paziente non sa trasformare la
rappresentazione mentale di un gesto in una sequenza corretta di atti motori. Il
paziente sa cosa dovrebbe fare, ma dimostra un’incapacità a realizzare le azioni
correttamente. Nell’eseguire i gesti i pazienti si mostrano perplessi, si guardano le
mani, provano con lentezza alcuni movimenti, ma in genere assumono posture errate
senza riuscire ad accorgersi. Essi non mostrano difficoltà ad eseguire spontaneamente
gli stessi gesti, che però appaiono impossibili nella situazione di test.
Le lesioni che danno origine a questa tipologia colpiscono le regioni parietali e frontali
dell’emisfero sinistro
Aprassia dell’abbigliamento: i pazienti possono presentare errori nella scelta degli indumenti da indossare,
cioè possono invertire la normale sequenza (es camicia sopra la giacca) oppure
avere difficoltà nell’indossare correttamente un indumento. Tale aprassia può
essere legata a disturbi della capacità di programmare le sequenze di gesti o a
disturbi nella consapevolezza della posizione dei segmenti del proprio corpo
Tale disturbo è associato a lesioni del lobo parietale di destra, ma si può
riscontrare anche durante il decorso di Alzheimer
Aprassia della marcia: disturbi di programmazione motoria limitata al cammino. Tali pazienti presentano una
singolare tendenza ad inciampare in sé stessi o dimostrano, nei casi più gravi, notevole
impaccio e incertezza nel camminare. Appaiono lenti e goffi e a volte rinunciano a
spostarsi da soli. Quando il paziente cerca di camminare non è in grado di posizionare
correttamente i vari segmenti corporei.
Questo disturbo spessi si realizza per danno bilaterale dei lobi frontali.
Aprassia bucco-facciale: disturbo della programmazione dei muscoli della bocca e del volto, in assenza di
paresi dei singoli movimenti. Questo disturbo è caratterizzato da una dissociazione
tra comportamento automatico e volontario: i pazienti riescono a mangiare,
masticare, ma presentano difficoltà ad eseguire gli stessi movimenti su comando o
imitazione. Eseguono atti imprecisi, cercano di riprodurre il gesto con tentativi o
emettendo dei suoni, senza riuscire a riprodurre l’azione voluta.
Tale disturbo è correlato a lesioni del lobo frontale di sinistra e sono associati a
disturbi dell’articolazione del linguaggio ed altri disturbi afasici
È stata interpretata come la conseguenza di un È stata attribuita ad una disconnessione tra i centri
deficit specifico della capacità di associare il che governano l’elaborazione dei programmi
corretto schema motorio ad ogni oggetto motori e quelli responsabili dell’esecuzione dei
movimenti
Nel corso degli anni è stato possibile precisare meglio alcuni aspetti del modello di Liepmann:
si riconosce che un’area cruciale per le abilità aprassiche ideomotorie è localizzata nel lobulo parietale
inferiore di sinistra. Il programma elaborato dal lobulo viene poi trasmesso alle regioni frontali dell’emisfero
sinistro, responsabili dell’esecuzione dei movimenti dell’arto superiore destro, e da qui al lobo frontale
destro, attraverso fibre del corpo calloso, per la programmazione dei movimenti dell’arto superiore sinistro.
Tale ipotesi è stata confermata dall’esistenza di una forma di aprassia ideomotoria che consegue a
lesioni del corpo calloso: quando viene leso questo fascio di fibre che connette i due emisferi, i
pazienti presentano disturbi aprassici unilaterali a carico della sola mano sinistra (aprassia
callosale). Questo fenomeno si realizza perché le aree dell’emisfero sinistro responsabili della
programmazione motoria, a causa della lesione callosale, non riescono più a comunicare con le
aree motorie controlaterali di destra, e queste ultime, da sole, non sono in grado di assicurare una
corretta esecuzione di una sequenza coordinata di atti motori.
Inoltre, lesioni frontali mediali a carico dell’area supplementare motoria, associate a lesioni del corpo
calloso, possono determinare la comparsa di attività motoria complessa involontaria alla mano controlaterale
sindrome della mano anarchica: una mano agisce in maniera assolutamente incontrollabile dal paziente,
come se fosse animata da una volontà propria.
Capitolo 12
I DISTURBI DEL RICONOSCIMENTO: LE AGNOSIE
LE AGNOSIE VISIVE
I disturbi del riconoscimento nella modalità visiva sono le agnosie più studiate (i pazienti possono
confondere il cappello con un guanto, un coltello con un cacciavite).
- Lesioni delle aree visive primarie menomano la visione di una parte del campo visivo secondo una logica
imposta dalle connessioni anatomiche del cervello. La lesione del polo occipitale di destra determina una
perdita della visione nella metà sinistra del campo visivo e viceversa. La riduzione del campo visivo può:
a) Essere totale: emianopsia
b) Riguardare solo il quadrante superiore o inferiore: quadrantopsia
- Lesioni bilaterali delle aree visive primarie in sede occipitale, o lesioni complete delle fibre nervose che
provengono dai lobi occipitali provocano, invece, la perdita di tutto il campo visivo e quindi della
visione: cecità corticale. Questi pazienti:
a) Si comportano come ciechi e non riescono nemmeno a distinguere la presenza della luce
b) Alcuni negano di essere ciechi: anosognosia
c) Alcuni negando di essere ciechi forniscono descrizioni totalmente inventate di quello che hanno
intorno: tendenza alla confabulazione
Questo complesso quadro clinico è denominato sindrome di Anton-Babinsky
Benché tutti i pazienti con agnosia visiva sono accomunati dal deficit del riconoscimento nella modalità
visiva, alcuni mostrano un disturbo dell’elaborazione visiva, essi dichiarano di non vedere con chiarezza
forme e possono provare ad identificare gli oggetti da qualche dettaglio, dando la netta sensazione di cercare
di indovinare; altri, invece, presentano un comportamento diverso in quanto sembrano avere conservata al
capacità di elaborare le informazioni visive, riescono ad identificare le forme degli oggetti e a copiare i
disegni, ma non riescono poi a riconoscere di che oggetto si tratta. Si possono, quindi, individuare due forme
di agnosia visiva:
1)Agnosia percettiva: caratterizzata dall’incapacità di identificare forme visive strutturate
2)Agnosia associativa: i pazienti identificano le forme ma non riconoscono gli oggetti perché non riescono
ad associare le forme percepite con un oggetto di cui hanno memoria
Queste condizioni vanno distinte dall’anomia per i nomi propri, in cui il paziente riconosce il volto ma non
riesce a selezionare il nome della persona a cui si riferisce.
Va sottolineato, inoltre, che tutti i disturbi agnosici fin qui descritti compaiono sistematicamente nei pazienti
con malattia di Alzheimer
PROVE NEUROPSICOLOGICHE PER LE AGNOSIE VISIVE
Nella pratica clinica si sospetta la presenza di un deficit del riconoscimento visivo quando ad esempio un
soggetto fa errori in una prova di denominazione di oggetti reali e di figure di oggetti se la prestazione non è
imputabile ad un disturbo afasico.
La valutazione delle abilità percettive elementari:
deve comprendere l’esame sia dell’acuità visiva, cioè della capacità degli occhi di formare immagini
dettagliate e precide degli stimoli visivi, sia del campo visivo, cioè della capacità dei lobi occipitali di
elaborare in maniera appropriata le informazioni visive provenienti da almeno alcune porzioni
dell’ambiente circostante.
- Prove di discriminazione di forme semplici: richiede di discriminare due segmenti in base alla
lunghezza
- Prove di individuazione della forma: i soggetti devono decidere se è presenta una x in pattern astratti
di numeri
Afasia ottica: alcuni pazienti non sono in grado di denominare gli stimoli presentati per via visiva, ma
riescono a descrivere o a mimare l’uso dell’oggetto, eseguono correttamente il compito di
categorizzazione semantica di oggetti e sono in grado di indicare con precisione, tra altri
distrattori, l’oggetto che corrisponde al nome pronunciato dall’esaminatore; inoltre sono in
grado di denominare gli oggetti quando possono manipolarli. L’afasia ottica, dunque, non è una
sindrome agnosica, in quanto non è deficitario il riconoscimento, ma solo la denominazione
degli stimoli presentati attraverso la modalità visiva. Si tratta, piuttosto, di un disturbo anomico
specifico per la modalità visiva (anomia visiva), conseguente a lesioni occipito-temporali
sinistre.
I disturbi agnosici visivi sono legati a lesioni delle are occipitali inferomediali o delle aree temporali
inferiori, che fanno parte del circuito visivo ventrale, deputata all’analisi di cosa è uno stimolo, cioè al
riconoscimento visivo. Una specializzazione emisferica di questa rete determina deficit di riconoscimento dei
volti quasi esclusivamente in caso di lesioni occipito-temporali destre, mentre le forme più gravi possono
essere dovute a danni bilaterali dei lobi occipitali.
LE AGNOSIE UDITIVE
I deficit del riconoscimento nella modalità uditiva si definiscono agnosie uditive. Le agnosie uditive relative
al riconoscimento delle parole rientrano nei deficit della comprensione uditiva, descritti tra i disturbi afasici.
Altri disturbi sono invece rari, come l’agnosia musicale, in cui i soggetti dichiarano di non riconoscere più
melodie o arie musicali.
Per diagnosticare un’agnosia uditiva è indispensabile accertare la presenza di abilità percettive conservate.
Le rare lesioni bilaterali delle aree acustiche nei lobi temporali possono causare sia la perdita della capacità
di discriminazione percettiva (sordità corticale), sia i disturbi del riconoscimento.
Per la diagnosi specifica del disturbo agnosico uditivo è necessario munirsi di registrazioni di suoni, rumori e
arie musicali da far ascoltare e riconoscere al paziente.
AGNOSIE TATTILI
I disturbi del riconoscimento nella modalità tattile sono definiti stereoagnosia.
- Il paziente non è in grado di riconoscere gli oggetti al tatto, in assenza di disturbi percettivi elementari
- Il paziente è in grado di riferire correttamente se viene punto con uno spillo o sfiorato con una piuma e di
distinguere il tocco ti due punte ravvicinate, ma non sa riferire la forma o le dimensioni di un oggetto
posto nella mano.
- In rari casi vi è un deficit selettivo della capacità di denominare gli oggetti esplorati con il tatto, definito
anomia tattile, in presenza di una capacità di descriverne l’uso
Pochi dati disponibili sembrano indicare che lesioni bilaterali delle aree sensoriali dei lobi parietali possono
dar luogo a diversi quadri clinici legati a un disturbo dei vari livelli dell’elaborazione delle informazioni
sensoriali primarie.
Capitolo 13
IL DECLINO COGNITIVO GLOBALE: LE DEMENZE
DIAGNOSI DI DEMENZA
Tutti i criteri-guida proposti sottolineano che per la diagnosi di demenza sono necessari:
- Un quadro di perdita persistente della memoria e di altre abilità cognitive
- L’abbandono delle consuete attività lavorative o quotidiane
- La conservazione di un normale livello di coscienza (il paziente deve essere sveglio e reagire agli stimoli
ambientali)
La malattia, nella sua progressione, può coinvolgere ogni funzione cognitiva, ma induce anche disturbi nella
sfera comportamentale e nella sfera psicopatologica. I quadri clinici si differenziano per la modalità di
esordio e per la progressione delle alterazioni cognitive e comportamentali.
La definizione di perdita cognitiva globale e cronica si adatto solo alla demenza, altri disturbi simili non
presentano tali caratteristiche.
- Stato confusionale:
può essere definito come una perdita cognitiva globale, non cronica ma acuta. È una condizione
transitoria caratterizzata da: ridotto livello di coscienza, incapacità di mantenere l’attenzione su uno
stimolo esterno, disorientamento spaziale temporale e personale, pensiero disorganizzato e
linguaggio frammentario e caotico. Lo stato confusionale può verificarsi in seguito ad affezioni
cerebrali acute, quali ictus, traumi cranici, o a causa di malattie somatiche, intensi eventi stressanti,
abuso di farmaci o stupefacenti.
Tuttavia, vi sono rare forma di demenza non progressiva e rare forme di demenza reversibile
Il carattere distintivo della maggioranza delle sindromi demenziali è la loro tendenza al progressivo
peggioramento. La demenza è causa nella maggior parte dei casi da un processo degenerativo primario, cioè
da una degenerazione delle cellule della corteccia cerebrale per alterazione intrinseca della cellula stessa, non
secondaria ad altra causa. Le demenze degenerative primarie comprendono:
- La malattia di Alzheimer: forma di demenza progressiva che colpisce gradualmente l’intera corteccia
cerebrale.
- Demenza fronto-temporale: forma di demenza in cui vi è un’atrofia progressiva a carico dei lobi frontali
e dei segmenti anteriori dei lobi temporali
- Malattia a corpi di Lewy: forma di demenza con alterazione delle cellule nervose che compromette
progressivamente tutto il cervello
- Demenze a esordio focale
- Demenza in pazienti con morbo di Parkinson: malattia degenerativa che colpisce i gangli della base
MALATTIA DI ALZHEIMER
Questa demenza degenerativa primaria è caratterizzata da un andamento lentamente progressivo. La certezza
diagnostica si può raggiungere solo con l’osservazione delle caratteristiche lesioni nella corteccia cerebrale
dopo il decesso dei pazienti, per cui in pratica, si parla di malattia di Alzheimer “probabile”. La malattia
presenta decorso e caratteristiche abbastanza riconoscibili. I sintomi di esordio sono di tipo cognitivo, e ad
essi si aggiungono nel tempo disturbi psicopatologici e del comportamento, mentre i sintomi di tipo
neurologico compaiono solo nelle ultime fasi.
1) Fase iniziale della malattia:
- I pazienti o i familiari iniziano a notare difficoltà nella memoria di tutti i giorni. Il paziente dimentica
oggetti, luoghi e fatti recenti. A questo si associa la difficoltà nella denominazione di persone prima
poco note, poi note ed infine la difficoltà nella denominazione di oggetti (anomie).
- Il paziente tende facilmente a perdere il filo del discorso e presenta difficoltà ad elaborare le strutture
sintattiche più articolate.
- Possono presentarsi episodi sporadici e di breve durata di disorientamento topografico: il paziente si
perde per strade note.
- I disturbi del comportamento, in questa fase, sono molto scarsi. Quando i pazienti si rendono conto dei
loro fallimenti tendono a chiudersi in se stessi ed evitare le situazioni sociali in cui sono messi alla
prova. In questa fase il paziente conserva coscienza dei propri disturbi, egli percepisce che qualcosa
non va, anche se non si rende conto della natura dei deficit.
- Dal punto di vista psicopatologico spesso i pazienti vanno incontro ad una depressione reattiva.
Correlazioni anatomo-cliniche:
la progressione dei sintomi neuropsicologici e psicopatologici di questi pazienti è spiegata dal
coinvolgimento dell’interno cervello nel processo degenerativo.
- La malattia colpisce inizialmente le aree temporo-parietali, in particolare le sezioni posteriori del lobo
parietale e la faccia mediale del lobo temporale, dove ha sede l’ippocampo (struttura evidentemente più
colpita). Le lesioni temporo-parietali danno ragione da un lato dei disturbi del calcolo, delle anomie,
delle difficoltà nella comprensione verbale, dall’altro ai disturbi del disorientamento topografico.
- Successivamente la malattia si estende alle regioni frontali e temporali anteriori, il che spiega l’insorgere
dei disturbi comportamentali.
- Infine, è colpito il lobo occipitale e questo dà ragione dei disturbi del riconoscimento visivo e delle
allucinazioni. Nelle fasi più avanzate sono coinvolte anche le aree motorie primarie e il paziente presenta
chiari disturbi neurologici
- In ultimo la malattia coinvolge le strutture del tronco encefalico, determinando la comparsa dei deficit
delle funzioni neurovegetative.
DEMENZA FRONTO-TEMPORALE
La demenza fronto-temporale è una sindrome degenerativa distinguibile dalla malattia di Alzheimer per una
diversa evoluzione dei sintomi.
Disturbi comportamentali:
- I pazienti con questa sindrome presentano disturbi del comportamento già in fase iniziale. la malattia
determina precocemente modifiche della personalità per cui i pazienti diventano impulsivi, irritabili,
con comportamenti compulsivi ed azioni rituali. Si possono associare atteggiamenti motori e posturali
forzati e manierismi. In alcuni casi i pazienti producono stereotipie, comportamenti motori iterativi,
afinalistici
- I pazienti non sono consapevoli dei loro disturbi, presentano anosognosia e rifiutano l’idea stessa di
essere malati.
- La maggior parte sviluppa apatia, cioè perdita della capacità di provare emozioni e abulia, cioè
mancanza di iniziativa. Tale perdita di iniziativa riguarda anche il comportamento motorio (restano
immobili) e la comunicazione
- Si manifesta spesso tendenza al vagabondaggio e alla fuga. I pazienti diventano aggressivi e la loro
aggressività va peggiorando con il decorso della malattia. Tendono ad essere disinibiti, anche dal
punto di vista sessuale e manifestano atteggiamenti socialmente inadeguati.
Disturbi psicopatologici:
-I disturbi psicopatologici (depressione, disturbo bipolare…) sono molto precoci e si possono
presentare anche prima dei disturbi comportamentali.
Disturbi cognitivi:
- I disturbi cognitivi si manifestano dopo alcuni anni dall’esordio, per questo motivo la malattia
inizialmente può essere identificata come disturbi psichiatrico. I disturbi cognitivi più caratteristici
sono:
a) Sindrome disesecutiva: che si manifesta con facile distraibilità e una difficoltà nel programmare
abituali attività
b) Disturbo del linguaggio, caratterizzato da perdita precoce dell’iniziativa verbale e della capacità di
pianificare il discorso. Nelle fasi più avanzate il disturbo del linguaggio si associa ad ecolalia e al
mutismo selettivo.
c) Aprassia ideomotoria (tarda nell’Alzheimer) in questi pazienti è precoce
d) I deficit della memoria episodica non raggiungono mai la gravità di quelli presentati
nell’Alzheimer
Disturbi neurologici:
- Acinesia: tendono a muoversi poco e sembrano affetti dal morbo di Parkinson, in ragione della perdita
anche di iniziativa motoria
- Incontinenza urinaria, tardiva nella malattia di Alzheimer, è spesso precoce in questi pazienti
Indipendentemente dal tipo di disturbo la diagnosi di DCL deve rispettare i seguenti criteri:
1) Deve esserci un disturbo soggettivo riferito dal paziente e confermato dai familiari
2) La valutazione neuropsicologica deve evidenziare un reale malfunzionamento delle abilità cognitive
oggetto del disturbo soggettivo
3) Deve esserci l’assenza di un declino cognitivo tale da delineare un quadro clinico di demenza
Nel caso tipico di un disturbo soggettivo di memoria, i pazienti sono in grado di produrre e comprendere il
linguaggio e non manifestano difficoltà di pianificazione, deficit dell’attenzione o disturbi visuo-spaziali.
Questo quadro clinico, dunque, non determina un evidente e invalidante impatto sulle capacità di affrontare
le comuni attività della vita quotidiana.
La diagnosi di DCL quando la persona lamenta disturbi soggettivi ma non mostra alcun deficit nelle prove
neuropsicologiche. Un disturbo cognitivo soggettivo, in assenza di deficit, può essere presente in soggetti
ansiosi o depressi, preoccupati di essere affetti da qualche disturbo, ma non manifestano alcuna reale
alterazione delle abilità cognitive.
Il processo diagnostico consiste nel valutare accuratamente le difficoltà dichiarate dal paziente e nel definire
se esse possono rappresentare un iniziale declino cognitivo globale e cronico. L’analisi delle prestazioni
fornite dal paziente alle prove neuropsicologiche consente di individuare quale o quali processi cognitivi
risultano compromessi e dunque di riconoscere la forma clinica di DCL
2)DCL di tipo non amnesico singolo il funzionamento mnesico appare preservato, ma il paziente
dominio: manifesta per esempio disturbi delle abilità visuo-spaziali o delle
funzioni esecutive, cioè disturbi in un singolo dominio cognitivo
differente dalla memoria
3)DCL di tipo amnesico con il deficit di memoria è associato ad alterazioni di almeno un'altra
compromissione di domini multipli: funzione cognitiva come, ad esempio, la capacità di denominare
gli oggetti o costruire una semplice frase.
4)DCL di tipo non amnesico con tale diagnosi può essere assunta quando il soggetto manifesta una
compromissione di domini multipli: compromissione di più abilità cognitive, in assenza di disfunzioni
della memoria
Per quanto riguarda l’evoluzione clinica, questo disturbo sembra connotato da un’elevata probabilità,
entro uno o due anni, di sfociare in una forma di demenza. Il DCL di tipo amnesico-singolo dominio e il
DCL dominio amnesico-domini multipli tendono ad evolvere verso la demenza di Alzheimer;
diversamente, i quadri di DCL non amnesico sembrano precorrere forme di demenza degenerativa di tipo
non-Alzheimer:
- Un declino isolato delle funzioni esecutive potrebbe evolvere verso la demenza fronto-temporale
- Le alterazioni delle abilità linguistiche verso la variante temporale della demenza fronto-temporale
- I disturbi visuo-spaziali verso la demenza con corpi di Lewy
Capitolo 15
I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
DISTURBI VISUO-SPAZIALI
I bambini manifestano un’evidente discrepanza tra il funzionamento delle abilità non verbali, che risulta
compromesso e quello delle capacità verbali, in quale invece è risparmiato.
- Nel disegno si mostra l’incapacità di individuare i corretti rapporti tra le parti di una figura oppure di
coglierne i dettagli
- Nelle scienze si mostra una scarsa abilità a capire le relazioni causa-effetto tra eventi
- In geografia emerge la difficoltà di costruire rappresentazioni mentali dello spazio, con difficoltà a
leggere le mappe e le relazioni spaziali
- In aritmetica vi sono errori spaziali o rigidità nell’uso delle strategie
Questi bambini mostrano distraibilità e alterazioni comportamentali. Da un lato hanno difficoltà a
concentrarsi sulle richieste mostrando agitazione motoria, dall’altro hanno un linguaggio orale molto evoluto
rispetto all’età. Nonostante il soggetto tende ad essere logorroico, gli aspetti non verbali sono appiattiti,
l’eloquio è monotono e privo di intonazione, mentre la gestualità è assente. Tale quadro clinico corrisponde
alla sindrome non verbale
- Batteria per la dislessia e la disortografia evolutiva: esplora le capacità sia di lettura che di scrittura
attraverso una serie di prove per le diverse componenti cognitive, ma senza indagare la comprensione
del testo. Le prove in questa batteria valutano l’efficienza dei processi di trasformazione da grafema a
fonema, la decisione lessicale, la lettura di non-parole e di parole irregolari. Le ultime tre prove
valutano la scrittura attraverso il dettato di parole, non-parole e frasi
- Batteria di Tressoldi e Cornoldi: valuta la correttezza ortografica. Include compiti di dettato di brani e
di frasi con parole omofone, prove di scrittura spontanea e di velocità di scrittura
Prove di calcolo
- Prove Emme+: prevede vari sub-test che esplorano il calcolo aritmetico, la logica, la geometria, la
statistica e la soluzione di problemi. Tali prove consentono di ottenere una misura del livello di
abilità, ma non danno informazioni sui deficit alla base del disturbo di apprendimento
- Batteria delle abilità matematiche e la batteria ABCA: entrambi consentono di ottenere un profilo
delle abilità coinvolte nel calcolo aritmetico, ma la ABCA consente di formulare una diagnosi più
approfondita grazie al riferimento esplicito ad un modello neuropsicologico. Essa valuta
l’accuratezza e la velocità in prove di denominazione ed uso di simboli, ordinamento di numeri,
inserimento di simboli di maggiore, minore e confronto.
- Batteria BVS-Corsi: presenta test di primo livello e test di secondo livello. I test di primo livello,
utili nello screening iniziale, comprendono lo span di cifre ed il test di corsi e valutano
rispettivamente la memoria a breve termine verbale e visuo-spaziale. Qualora vi sia una
dissociazione tra le due prove si fa un approfondimento con i test di secondo livello. Questi sono
divisi in compiti attivi e passivi con elaborazione di materiale visivo e spaziale:
a) La componente attiva-visiva è indagata attraverso il test dei puzzle immaginativi in cui al soggetto
viene presentata una figura scomposta e gli viene chiesto di ricomporla senza spostare i pezzi,
ma solo indicandoli
b) La componente attiva-spaziale è esplorata attraverso 2 prove: la prima è il test delle matrici
simultanee in cui il soggetto deve ricordare la posizione di celle annerite all’interno di una
matrice la seconda è il test dei percorsi su matrici in cui il soggetto deve indicare la posizione
finale di un percorso verbalmente descritto dall’esaminatore.
c) La componente passiva-visiva è esplorata attraverso 3 prove che richiedono di memorizzare degli
stimoli visivi presentati sullo schermo di un computer e dopo un intervallo di tempo, di decidere
se gli elementi sono uguali o diversi
d) La componente passiva-spaziale è indagata mediante due gruppi di prove quelle con formato
simultaneo e quelle con formato sequenziale. Le prime richiedono di memorizzare una
componente spaziale e dopo di decidere se gli stimolo di una seconda configurazione sono nella
stessa posizione di quella precedente, le seconde sono identiche alle precedenti ma gli stimoli
sono presentati uno alla volta in successione
L’associazione tra quadri di discalculia differenti ed il funzionamento di diverse regioni parietali è stata
proposta sulla base dei risultati di studi che distinguono all’interno del lobo parietale circuiti separati
deputati a processi diversi.
- Cornoldi e colleghi hanno identificato tre criteri in base ai quali definire la sindrome non verbale, con
attenzione al funzionamento cognitivo. Questi criteri sono:
a) Discrepanza tra competenze verbali e non verbali dimostrata da una differenza di almeno 15 punti
tra il QI di performance e il QI verbale
b) Compromissione negli apprendimenti scolastici che richiedono l’elaborazione di materiale non
verbale
c) Assenza di ritardo mentale o di altri fattori di esclusione per i disturbi dell’apprendimento
La sindrome non verbale è stata considerata come il modello neuropsicologico del disturbo di Asperger,
ovvero una forma di autismo caratterizzata da:
a) Scarsa capacità di comprensione degli stati mentali ed emotivi altrui
b) Problemi di interazione sociale con difficoltà nelle relazioni e isolamento
c) Modalità di comunicazione inappropriate con voce monotona e gestualità assente
d) Intenso coinvolgimento in un numero circoscritto di interessi
e) Goffaggine e scarsa coordinazione motoria
Come per la sindrome non verbale anche il disturbo di Asperger è caratterizzato da un QI totale nella norma,
ma con un QI di performance inferiore di 10-15 punti rispetto al QI verbale.