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METODI E TECNICHE DI INDAGINE E INTERVENTO IN PSICOLOGIA

Colloquio-intervista -- Questionario -- Test


Cap.1 Il colloquio psicologico
Usato per scopi soprattutto di assessment (= valutazione) ed intervento. Viene usato anche come
metodo di indagine e raccolta dati.

1.1 PREMESSA: RAPPRESENTAZIONE SOCIALE E DEFINIZIONE DI COLLOQUIO


Nella rappresentazione sociale il termine colloquio psicologico rimanda ad una tecnica utilizzata in
prevalenza per attuare interventi piuttosto che per fare ricerca:
 Colloquio clinico
 Colloquio di orientamento
 Colloquio di selezione (tipico delle attività di consulenza)
Fa riferimento all’interazione tra 2 persone e alle loro modalità di comunicazione.
Colloquiare ≠ comunicare, due persone possono colloquiare senza comunicare davvero e
viceversa.
Es  Colloquio di selezione: candidato risponde alle domande cercando di dare un’immagine di
sé migliore (faking good) secondo criteri di desiderabilità sociale. Il candidato dunque non
comunica liberamente, ma cerca di manipolare l’interazione con il selezionatore, che se esperto
conosce tecniche per riconoscere e gestire il faking good in sede di colloquio.
Colloquio clinico: ci si aspetta che il paziente/cliente sia sincero nel mettere in comune info su di
sé. A volte si ha anche un peggioramento della propria immagine (faking bad, malingering) cosa
che il clinico deve saper riconoscere e gestire.
Colloquio di ricerca: obiettivo della raccolta dati, quindi non si può contare su una motivazione
intrinseca del soggetto a farsi conoscere e a rivelare tutto di sé, dal momento che il colloquio sarà
stato richiesto dal ricercatore.
→ in tutti i casi chi conduce il colloquio ci tiene ad ottenere dati ed info di cui potersi fidare e su cui
basare il processo di decision-making o costruire un piano di intervento. Inoltre c’è da tener conto
di informazioni verbali e non verbali di cui si può o meno tenere conto a seconda degli scopi.
Anche il processo di selezioni delle informazioni fa parte della conduzione di un colloquio, ma non
deve minare la veridicità dei dati raccolti.

1.2 ALCUNI DATI SUL COLLOQUIO PSICOLOGICO


Ricerca su 62 studenti uni di Padova e Verona: colloquio psicologico come mera tecnica di
intervento, assimilata al counselling. È uno strumento di lavoro vero e non un metodo di indagine.
Il colloquio di selezione è invece visto come un’intervista piuttosto che come un colloquio vero e
proprio.
Uno dei motivi per cui il colloquio psicologico non viene assimilato alle tecniche di ricerca è che il
colloquio risulta poco strutturato perché ci si possa affidare ad esso come uno strumento di ricerca
valido ed attendibile. Il metodo di indagine è infatti concepito come tecnica standardizzata, valida
ed attendibili ed affidabile a cui si può far ricorso per raccogliere dati altrettanto validi ed
attendibili.
1.3 IL COLLOQUIO PSICOLOGICO QUALE STRUMENTO DI RICERCA: CINQUE MOTIVI PER UNA
SCELTA
Colloquio psicologico è costoso perché richiede presenza di un operatore qualificato che sappia
condurlo, e serve molto tempo per avere tutte le risposte del caso e fornire tutte le info
necessarie. I limiti sono: la raccolta di info limitate; cognitivamente ed emotivamente faticoso;
domande da porre in un certo modo per evitare di suggerire risposte falsate.
A volte è però la tecnica migliore per venire a sapere le cose (es. in-depth interview: interviste in
profondità) e per raccogliere info difficili da reperire in modi più freddi ed impersonali.
Quando un colloquio è utile per la ricerca?
1. Quando il numero di persone da cui si vogliono info è piccolo e contenuto. (es. portatrici di
handicap, minoranza entica, imprenditori di successo, un gruppo sportivo ecc.).
2. Se le domande vanno a scandagliare in profondità e dunque sono complesse/delicate, la tecnica
di colloquio faccia a faccia può rivelarsi più utile ed efficace nella raccolta dati necessari, piuttosto
che una somministrazione di questionari che comprenda domande aperte e chiuse perchè
quest’ultimo potrebbe risultare noioso. È vero soprattutto per la qualità dei dati raccolti.
È più facile sbarazzarsi di un questionario anonimo piuttosto che eludere un intervistatore
addestrato. È però facile che un soggetto menta (principio di cooperazione di Grice: l’intervistato si
sente in obbligo di rispondere a tutte le domande dell’intervistatore)
È più probabile che un intervistato risponda a tutte le domande poste durante un’intervista che in
un questionario autosomministrato, ma nell’intervista il numero di risposte socialmente
desiderabili è spesso superiore a quello riscontrato nei questionari autosomministrati.
→ Popolazioni e campioni piccoli più domande complesse e delicato dal punto di vista cognitivo ed
emotivo possono indurre a scegliere il colloquio piuttosto che un questionario
autosomministrato/intervista strutturata come strumento di ricerca.
3. La motivazione dei soggetti è un’altra discriminante. Il colloquio è in grado di motivare
maggiormente i soggetti a rispondere e quindi di coinvlgerli nell’indagine.
4. Non si è in grado di prevedere prima tutte le domande. È il motivo per cui si usa il colloquio
come tecnica preliminare alla conduzione di un’indagine  uso di domande filtro.
5. Può essere usato come parte di una ricerca più ampia. Focalizza l’attenzione del ricercatore su
aspetti che non sono stati affrontati con le tecniche precedenti e a raccogliere altri tipi di info.

1.4 IL COLLOQUIO PSICOLOGICO: COSTRUZIONE


Elementi principali sono:
1. Presenza di almeno 2 persone
2. Canali verbali e non verbali di comunicazione
3. Conversazione professionale orientata ad uno scopo
4. Clima che faciliti la libera espressione del soggetto
5. Setting : indagine in stanza accogliente e ben climatizzata ha maggiore possibilità di instaurare
un clima psicologico che facilita la libera espressione.
→ è importante avere chiaro il chi si vuole raggiungere con questo metodo e quali sono le cose
che si vuole andare a sapere. Anche il cosa chiedere aiuta la costruzione del colloquio.
Il colloquio viene considerato come lo strumento che concede la più ampia libertà al conduttore,
dal momento che può subire notevoli modificazioni sulla base dell’andamento dello scambio
comunicativo che si instaura tra gli interlocutori.
1.5 STANDARDIZZAZIONE E VARIABILITA’
Il colloquio psicologico in quanto tecnica di ricerca libera invita a riflettere sull’opportunità di
sottoporre a tutti i soggetti gli stessi stimoli (approccio psicometrico) per salvaguardare la
standardizzazione nella raccolta dati o di privilegiare l’aspetto relazionale e quindi sfruttare questa
peculiarità ai fini dell’indagine (approccio clinico) piuttosto che focalizzarsi sulla relazione
psicofisica del tipo stimolo-risposta.
Jones, Thorne ed Hermans evidenziano i pericoli di ridurre l’interazione umana al solo paradigma
stimolo-risposta  interazione individuo-ricercatore e individuo-soggetto avviene sotto gli stessi
principi che parte della ricerca psicologica sta cercando di individuare. Influenze che una persona
può avere su un’altra sono molteplici ed è impensabile controllarle tutte. Mezzo più utilizzato è la
presentazione standardizzata nei modi e nei tempi degli item ai soggetti  una struttura attenta e
controllata a priori in ogni sua parte può minimizzare il rischio proveniente dall’effetto di variabili
che non possono essere sotto nostro diretto controllo cosciente e totale, quindi che non possono
essere manipolate.
Posizione diametralmente opposta: le possibilità comunicative e di comprensione durante
l’interazione costruiscono vantaggi di cui avvalersi piuttosto che cosa da tenere sotto controllo.
Problema della categorizzazione delle risposte di tipo verbale e non. Il problema della veridicità
delle risposte rimanda al problema della raccolta dati che devono essere raccolti e non inventati.

1.6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE


Due diversi approcci ai metodi e alle tecniche di indagine e intervento:
1. Approccio nomotetico (o psicometrico): tipico degli strumenti costruiti tramite paradigma
stimolorisposta secondo cui, una volta definiti li stimoli, le istruzioni e le alternative di risposta da
dare, bisogna procedere ad una somministrazione controllata nei modi e nei tempi per sentirsi
legittimati a sostenere di aver raccolto dati ragionevoli. Si focalizza su concetti di strutturazione e
standardizzazione.
2. Approccio idiografico (o clinico): tipico di strumenti costruiti per facilitare la libera espressione
e per andare in profondità (es. sondare paure, motivazioni ecc.). Mette al centro del proprio
interesse la possibilità di permettere alle persone di comunicare aspetti di sé non superficiali.
Questo tipo di approccio è usato soprattutto nel rapporto terapeuta-paziente in quanto non si
possono applicare leggi statistiche in questa relazione.

Cap.2 L’intervista
Come nel colloqio, si pensa che non abbia rilevanza nella raccolta dati.
BEI: Behavioral Event Interview  intervista strutturata per la valutazione delle competenze e del
potenziale di sviluppo dei lavoratori già assunti, usata anche per la selezione del personale. Si basa
sulla possibilità di chiedere agli individui di dire cos’hanno fatto e come si sono comportati.
AAI: Adult Attachment Interview  descritta come intervista semi-strutturata, ma in realtà è
molto vicina al colloquio clinico.
L’Intervista è uno strumento psicometrico che si basa sull’approccio stimolo-risposta, concepita
come tecnica di ricerca
2.1 L’INTERVISTA COME COLLOQUIO
Tecnica di indagine psicosociale che prevede l’interazione tra due o più persone. Ci sono tre tipi:
2.1.3 L’intervista strutturata  Domande ed alternative di risposta sono definite a priori e
determinate: l’intervistatore deve seguire esattamente il modulo di intervista che ha davanti
raccogliendo le risposte degli intervistati secondo modalità prestabilite. In pratica si tratta di un
questionario etero-somministrato. L’intervista strutturata è particolarmente attenta al
monitoraggio statistico di validità e attendibilità.
“La validità di uno strumento concerne ciò che viene misurato da esso e con quale precisione
esso riesce ad effettuare tale misurazione”.
“Il termine attendibilità fa riferimento alla coerenza o fedeltà dei punteggi ottenuti da uno stesso
soggetto quando questi venga sottoposto allo stesso strumento in occasioni diverse, o ad un
insieme di prove equivalenti, o in diverse condizioni di somministrazioni”.
Data l’attenzione ai concetti di validità ed attendibilità statistica nell’intervista strutturata, la
flessibilità è ridotta al minimo mentre la standardizzazione risulta molto elevata.
Essendo l’intervistatore una possibile variabile in grado di influenzare l’andamento dell’intervista
vi viene chiesto di adottare uno stile direttivo, per evitare di introdurre variabilità non utile alla
raccolta dati.

2.2.1 L’intervista semi strutturata  Le domande non sono ancora definite a priori né
determinate (come invece avviene in quella strutturata) ma le aree di indagine si. L’intervistatore
ha a sua disposizione una griglia di intervista (traccia) dove sono delineati i punti da toccare, le
aree d’indagine ma non ancora le domande esatte da porre né l’ordine di somministrazione
(sequenza) oppure le domande sono definiti a priori quelle principali, ma le alternative di risposte
no. L’intervista semi strutturata cerca di avvalersi dei vantaggi di:
1. Flessibilità  in caso di interazione non rigidamente guidata ed incanalata, la quel anzi si
dimostra sensibile all’andamento della conversazione e alla spontaneità e immediatezza con cui
temi di interesse vengono affrontati dall’intervistato;
2. standardizzazione e rigore metodologico  offerto dall’impostazione psicometrica, secondo la
quale esistono stimoli selezionabili in base a qualche criterio e delle risposte che possono essere
date alla presentazione degli stimoli. È possibile avvalersi separatamente di due o più intervistatori
addestrati all’utilizzo della medesima griglia; massimizzando il rapporto costi/benefici nel
raggiungere il maggior numero possibile di partecipanti alla ricerca, minimizzando i rischi derivanti
dalla naturale variabilità introdotto da diverso stili di conduzione.

2.3 L’INTERVISTA COME QUESTIONARIO  L’intervista totalmente strutturata, in cui le domande


chiuse sono più di quelle aperte, si accosta molto (per strutturazione), standardizzazione,
sistematicità) a questionario autosomministrato. Quando l’intervista viene assimilata a tecniche
più strutturate e standardizzate come il questionario, essa viene vista come un questionario etero-
somministrato in cui:
1. il rispondente non viene lasciato solo con il proprio questionario
2. è presente un’altra persona: l’intervistatore che guida l’intervistato senza influenzare le risposte
3. l’intervistatore che fornisce chiarimenti laddove vengano richiesti dall’intervistato la presenza
dell’intervistatore dovrebbe garantire la risposta a tutte le domande minimizzando i dati mancanti
(missing). Quando l’intervista viene assimilata al questionario se ne distinguono due tipi:
2.3.1 L’intervista faccia a faccia Intervisstatore ed intervistato si trovano frontalmente ed il
primo guida l’interazione secondo lo strumento strutturato e standardizzato che ha nelle proprie
mani. Gli interventi dell’intervistatori devono essere ridotti al minimo indispensabile per avere la >
standardizzazione. Quando diciamo di aver condotto delle interviste face to face, generalmente
intendiamo dire che ci simo avvalsi di una griglia di intervista altamente strutturata e
standardizzata, quindi un questionario che abbiamo somministrato noi agli intervistati anziché
lasciare che se lo autosomministrassero. L’intervista faccia a faccia viene preferita al questionario
autosomm se si pensa che il rispondente lasciato solo potrebbe non capire tutte le domande e
quindi saltarne alcune o interrompere la compilazione.
2.3.2 L’intervista telefonica  Avviene tramite telefono. Permette di raggiungere soggetti che
potrebbero trovarsi in luoghi lontani; visto che il canale visivo è escluso ed il mezzo è solo uditivo
questa d’dev’essere altamente strutturata, breve e comprensibile.
L’intervistatore chiama l’intervistato, gli chiede la disponibilità, dopo avergli fornito più info in
merito e concordato data e ora dell’intervista, gli pone le domande presenti nel proprio modulo
strutturato. Sebbene ha il limite di non raggiungere chi no ha il telefono, o persone indisposte, ha
il vantaggio di abbattere i costi dell’intervista vis a vis inoltre permette di inserire nel campione
finale della ricerca un numero > di intervistati rispetto all’intervista faccia a faccia.

Cap.3 Il focus group


Si basa sulle possibilità di interazione che si vengono a creare quando un certo numero di
partecipanti ad una ricerca o di soggetti in generale si trova discutere di uno stesso argomento in
un clima di piccolo gruppo.

3.2 Il focus group: definizione e caratteristiche


Il focus group può essere considerato una tecnica di ricerca psicosociale basata sul concetto di
gruppo e sulle interazioni che è possibile stimolare, osservare e registrare tra i suoi membri. Le
ragioni della popolarità del focus group rispetto ad altre tecniche di intervista di gruppo risiedono
nella facilità d’uso e nella possibilità di raccogliere una mole abbastanza elevata di dati con tempi
relativamente stressi.
È una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di
persone alla presenza di uno o più moderatori focalizzata su un argomento che si vuole studiare in
profondità; si suggerisce di avere un n. di partecipanti tra 6 e 12”. La numerosità del gruppo non
deve inibire le possibilità di interazione tra i membri né ostacolare la gestione tra le dinamiche di
gruppo che possono insorgere in un modo del tutto naturale.
Si basa su una discussione di gruppo, condotta da un moderatore che è focalizzata su un dato
argomento allo scopo di raccogliere info utili agli obiettivi di ricerca” “la discussione di gruppo è la
caratteristica peculiare e principale del metodo, ciò che lo rende diverso rispetto agli altri metodi”
Corrao (2000) distingue gruppi autogestibli, semistrutturati e standardizzati.
La durata media  90 e i 120’ ed i partecipanti vengono sollecitati da un conduttore ad interagire
ed esprimere la loro posizione in merito al tema oggetto di indagine.
Il conduttore può avvalersi da alcuni stimoli semantici che lancia nel caso in cui la discussione di
gruppo stenti a decollare oppure costatato che la discussione procede come previsto può limitarsi
ad ascoltare attivamente. Insieme al conduttore sono previsti anche gli osservatori, che hanno il
compito di rendere nota delle risposte dei partecipanti ed eventuali comportamenti non verbali.
Una tecnica per l’analisi delle interazioni sociali nei piccoli gruppi è nota come “SYMLOG”
tramite cui osservatori esperti possono categorizzare ed analizzare singoli comportamenti di
interazione tra i membri i un focus group.
3.2.1 focus group e ricerca: quantita o qualità?
Sia Zammuer che Corrao definiscono il focus group come metodo qualitativo/tecnica della ricerca
qualitativa.
M.M. Hennink parla del FG come una tecnica di indagine non necessariamente qualitativa, mentre
nel contempo ne illustra usi e potenzialità metodologiche sia qualitative che quantitative, per la
ricerca internazionale nel campo delle scienze sociali.
Coloro che si riferiscono al FG come ad una tecnica di indagine qualitativa è perchè intendono che
un FG è uno strumento diverso dal questionario standardizzato o dall’intervista strutturata. Questi
ultimi sono strumenti in cui stimoli e risposte vengono somministrati in modo standardizzato e
permettono una codifica numerica in modo che si possono approntare un database su cui fare
analisi statistiche. Del FG invece ci interessano soprattutto le opinioni e gli atteggiamenti meno o
per nulla il giudizio quantitativo su qualche oggi di indagine o fenomeno.
In conclusione il FG, a nostro parere, può essere considerata una tecnica di indagine a sé stante
che utilizza il gruppo e le possibilità da esso offerte in termini di interazione tra i membri per
raggiungere i propri scopi di ricerca ed intervento, differenziandosi dall’intervista e dal colloquio
poiché non prevede un rapporto a 2 tra ricercatore e partecipante.

3.2.2 Il focus Group quale tecnica di indagine


La tecnica di indagine va scelta in base al fenomeno che si intende. In ambito psicosociale la scelta
dello strumento o tecnica dipende da 3 diversi ordini di fattori:
1. lo scopo della ricerca: quale strumento, quale procedura consente di raccogliere il maggior
numero di info? Per raccogliere dati di qualità gli strumenti di rilevazione devono possedere
qualità psicometriche note come validità e attendibilità.
2. I partecipanti alla ricerca: chi sono e quali caratteristiche presentano? Da valutare anche
l’effettiva capacità di questi di fornire tali info e la loro disponibilità.
3. L’oggetto di indagine: particolarmente rilevante in quanto se delicato è possibile aspettarsi
reazioni di tipo difensivo da parte dei rispondenti, presentando così resistenze o distorsioni nelle
risposte fornite.
Con i metodi di gruppo si possono cogliere anche i processi di costruzione della realtà sociale e
inoltre si crea una situazione di interazione molto vicina a quelle della vita quotidiana.”

3.2.3 FG e ricerca psicosociale: un esempio  Tecnica di FG e intervista VIS a VIS attuato a Verona
in cui il soggetto di indagine era il mobbing.
Quando l’ogg di studio è delicato i ricercatori devono scegliere la tecnica che consente ai
partecipanti di rispondere in modo valido ed attendibile senza errori di misura sistematici o casuali
o bias dovuti alla desiderabilità sociale o acquiescenza.
Desiderabilità sociale: “Tendenza a dare risposte non veritiere ma finalizzate ad apparire migliori
di quello che si è.
Acquiescenza: “è il fenomeno per cui si tende a dirsi d’accordo con tutto ciò che viene proposto.
Nella ricerca attuata a Verona le interviste vis a vis precedevano il FG e ne hanno influenzato la
struttura soprattutto dal PDV degli stimoli semantici da sottoporre al gruppo di discussione. In
base ai risultati delle interviste individuali sono stati progettati 3 diversi FG, uno con lavoratori,
uno con rappresentanti sindacali ed uno con i dirigenti. La scelta di questo modo di procedere è
stata dettata da 3 ordini di fattori:
1. La volontà di procedere passo passo alla costruzione di una griglia di intervista da somministrare
vis a vis alla somministrazione del FG in modo da raccogliere info che vanno progressivamente in
profondità
2. Opportunità di procedere a cascata dalle info in letteratura alle interviste vis a vis al FG in modo
che questi momenti si influenzassero
3. Volontà di accompagnare gli intervistati a parlare di un tema che tende ad indurre atteggiamenti
difensivi e resistenze a rispondere
I FG hanno permesso di stimolare nei partecipanti un percorso teso a saperne di più del fenomeno
preso in esame (mobbing) in modo da prevenirlo o affrontarlo in maniera efficace nelle loro realtà.

3.3 IL FOCUS GROUP E L’INTERVISTA VIS A VIS


L’intervista può essere caratterizzata da una numerazione tra un intervistato e un intervistatore,
avente finalità di rilevazione e conoscenza. L’intervista si differenzia dal colloquio perchè prevede
una maggiore strutturazione. L’intervista vis a vis prevede la presenza di 1/2 intervistatori: uno
conduce l’intervista, l’altro registra rix anche di tipo non verbale, osserva ed interviene solo se
necessario.
Interazione dovrebbe avvenire in modo graduale con l’intervistato comprendendo una fase di
riscaldamento iniziale, poi una stabilizzazione di un clima di fiducia tra intervistatore ed
intervistato e via via la somministrazione graduale degli stimoli previsti. L’intervistatore deve
conoscere a fondo la griglia di intervista, in modo da usarla flessibilmente e da rendersi conto se le
info rilevanti sono state raccolte oppure no. Durante la conduzione di un’intervista vis a vis
l’intervistatore può decidere di avvalersi di un registratore per rec tutta l’intervista, soprattutto se
l’interazione dovesse risultare lunga e poco strutturata così da poterla riascoltare
successivamente.

3.4 COCLUSIONI  Il rischio principale che si corre quando si pensa di voler condurre una ricerca
attraverso il focus group è quello di credere che esso sia una semplice discussione di gruppo tra
persone che si incontrano in un posto; in realtà è un cfr con un gruppo che se condotto in modo
inappropriato tenderà a nascondere le esigenze di ricerca.
Un altro rischio è quello di credere che il focus group sia una tecnica poco potente in termini di
dati raccolti e sentirsi per ciò legittimati a non elaborare tali dati in modo statisticamente
elaborato.

Cap.5 Il questionario autosomministrato


Dopo decenni di studi è possibile sostenere che la costruzione di questionari autosomministrati
presuppone una serie di conoscenze tecniche senza le quali si giunge a strumenti fallaci dal punto
di vista della qualità, validità e attendibilità, dei dati raccolti.
Gli psicologi sociali Schuman e Presser hanno condotto studi ed esperimenti al fine di dimostrare
quali e quante conseguenze discendono dal modo con cui le domande vengono poste all’interno di
un questionario che i partecipanti ad una ricerca o i destinatari di un intervento si somministrano
da sé. Essi sono giunti a considerare gli effetti contestuali, ovvero gli effetti che il contesto di
applicazione e somministrazione del questionario ha sulle risposte fornite alle domande poste dal
questionario stesso.

5.1. premessa: raccolta dati e consenso


Il questionario è uno strumento di rilevazione dati costituito da un insieme di domande distribuite
secondo un certo odine su uno o più fogli e presentati simultaneamente al soggetto intervistato.
Il soggetto che si appresta a rispondere alle domande di un questionario ha anche la possibilità di
guardarsele tutte prima mentre l’individuo intervistato da un’altra persona non ha modo di sapere
quale domanda gli verrà posta dopo che ha risposto a quella che gli è appena stata posta. La
possibilità offerta dal questionario autosomministrato di poter essere revisionato può vanificare
l’effetto d’ordine con cui le domande vengono distribuite su supporto cartaceo. Tuttavia il giudizio
dei soggetti ad una serie di stimoli precedenti può influenzare il giudizio ad una serie di stimoli
successivi. Come stimoli possono essere considerati anche il titolo dato allo strumento, il layout, il
font e il carattere.
Zammuner  la risposta che il soggetto darà ad un certo item è influenzata da:
1. aspetti cognitivi, emotivi e sociali inerenti la possibilità di ricordare o andarsi a rivedere le
risposte date alle domande precedenti
2. da emozioni, sensazioni e sentimenti risvegliati dal contenuto e dalla forma delle domande
3. dalla presenza fisica di altre persone quale l’intervistatore o altri intervistati

5.2 Il questionario: definizione, vantaggi, limiti


I vantaggi  economico, sia in sede di costruzione, che in sede di somministrazione, sia di
registrazione ed elaborazione dei dati così raccolti.
Il fatto che le domande siano scritte garantisce che ciascun soggetto venga sottoposto allo stesso
numero e tipo di stimoli (standardizzazione). Viceversa, non è detto che le domande di
un’intervista vengano poste dall’intervistatore sempre nello stesso modo, usando sempre le stesse
parole, intonazione, volume di voce. Anzi! È molto più probabile il contrario.
Inoltre un’intervista risulta più lunga e stancante da svolgere.
Limiti  lunghezza che devono avere sia il questionario sia i singoli item. Un questionario rispetto
ad un’intervista presenta un grado di flessibilità molto minore cosicché ciò che viene
somministrato al soggetto è un insieme non modificabile di item.

5.3 Il questionario: ragioni del suo utilizzo


1. raccogliere dati socio-anagrafici riguardanti persone appartenenti ad una certa popolazione
2. Conoscere le loro opinioni su determinati argomenti
3. Rilevare/misurare i loro atteggiamenti nei cfr di certi oggetti sociali
4. Conoscere le motivazioni per una certa scelta
5. Riuscire a scovare chi, all’interno di 1 o più gruppi sociali, la pensa in un modo e chi in un altro.
Malgrado il questionario sia agevole dal pdv del rispondente e di chi dopo si occuperà
dell’elaborazione dei dati grezzi raccolti, vi è spesso un’impasse dovuto alla difficoltà di costruirlo.

5.4 Il questionario: costruzione


Chi  È importante avere ben chiara la tipologia di persone a cui si vuole sottoporre un
questionario, perchè soltanto la conoscenza delle caratteristiche del target può guidare le scelte
relative al formato delle domande e delle risposte, alla semantica da utilizzare, agli item da
inserire.
Cosa cosa voglio andare a chiedere a queste persone? Cosa mi interessa sapere? Il cosa ha a che
fare con il tipo di variabile che si intende rilevare tramite questionario, gli incroci che si intende
testare mediante analisi statistica e le elaborazioni che si intende condurre al fine di verificare
un’ipotesi.
Chi e cosa  il chi e cosa sono spesso intercorrelati, un questionario autosomministrato deve
essere funzionale alle caratteristiche sociali, demografiche e psico dei soggetti, e al tipo di
informazione che desideriamo ottenere da essi.
Es. se il campione proviene da una popolazione di omosessuali gli argomenti trattati saranno sesso
e relazioni affettive, è difficile costruire un campione per soli gay su cosa ne pensino del cod
stradale.
La validità di facciata si riferisce all’opportunità che uno strumento di misura e rilevazione dati non
venga percepito dal soggetto come strano o inadeguato allo scopo. Il problema della qualità dei
dati raccolti e dei missing deve essere tenuta ben presente in sede di costruzione del questionario
il quale deve essere costruito in modo da permettere la raccolta di dati e di qualità e da indurre
tutti a dare una risposta a tutto.
È più facile che un soggetto menta ad un intervistatore piuttosto che ad un questionario.
Un metodo classico per diminuire il tasso di non risposta è di campionare un numero di individui
superiore a quello necessario.

5.5 il questionario: problemi e soluzioni


Vi sono problemi legati alla soluzione ed applicazione di un questionario autosomministrato e
bisogna esserne consapevoli.
 Il titolo
 Istruzioni fornite ai soggetti in modo che sappiano come rispondere. Queste possono
essere ambigue, fumose o incomplete e perciò non saranno di aiuto ai soggetti; lo stesso
dicasi per istruzioni lunghe e prolisse. Le istruzioni devono essere chiare, sintetiche ed
esaustive.
 linguaggio deve essere adatto ed appropriato sia alla tipologia di persone rispondenti
(chi), sia al tema trattato (cosa). Non deve essere né troppo semplice e banale per persone
con titolo di studio elevato, né un linguaggio ricercato e complesso che può creare
frustrazione in chi non coglie il senso della domanda.
 lunghezza al fine di ottenere tutte le risposte senza missing per accogliere dati validi ed
attendibili. La lunghezza tuttavia dipende anche dal chi. Di fatto per persone molto esperte
dell’argomento, la lunghezza passa in secondo piano rispetto al fatto che lo strumento
deve permettere ai rispondenti di esprimere su aspetti per loro salienti anziché precludere
questa possibilità.
D’altra parte se il questionario è destinato a persone di una popolazione difficile da studiare
conviene ridurre le cose al minimo in modo da aumentare le probabilità che il questionario venga
compilato in ogni sua parte e le risposte siano valide ed attendibili.
 Un altro dei problemi è la formulazione delle domande:
1. le domande aperte sono da preferire quando si intende scandagliare a fondo u problema di
cui si hanno conoscenze scarse ponendole ad esperti del settore motivati a rispondere. Le
domande aperte sono però più difficili da analizzare in sede di analisi dei dati
2. le domande chiuse sono da preferire quando si vuole che le persone scelgano forzatamente
tra una serie di alternative di risposta che interessano il ricercatore.

5.5.1 i problemi specifici


Quando si opta per l’utilizzo di item a scelta multipla si pone il problema di quante alternative di
risposta prevedere. Un altro problema è quello dell’opportunità o meno di prevedere
esplicitamente le alternative altro/non so  se lo scopo delle alternative è quello di rappresentare
tutte le possibili risposte che si possono dare all’item, allora è opportuno includere l’opzione
“altro”. L’alternativa “altro” invece è sconsigliata nel caso in cui si voglia forzare il rispondente a
scegliere proprio una risposta tra quelle proposte. È questo il caso in cui si vuole conoscere
preferenze e/o tendenze.
Persone poco motivate e poco interessate al tema di indagine, che però si vedono in qualche
modo costrette a rispondere, è probabile che diano risposte meno informative e meno attendibili.
Cap.6 I test psicologici
Il test psicologico viene considerato una delle invenzioni più importanti della psicologia scientifica

6.1 come definire un test psicologico


Anastisi: “un test consiste essenzialmente in una misurazione obiettiva e standardizzata di un
campione di comportamento”
Un test consiste in procedura sistematica (quindi conforme ad un sistema, ordinata, organizzata,
non casuale) di osservazione dell’individuo, composta da un insieme di stimoli in grado di elicitare
particolari risposte nel soggetto; questa raccolta di info è interpretabile quantitativamente sulla
base di norme definite attraverso le quali il risultato ottenuto dal soggetto può essere utilizzato
per prevedere comportamenti futuri.

6.2 come costruire un test psicologico valido


6.2.1. il costrutto  ciò che misura il test. Il primo passo per la costruzione di un test è quello di
definire il costrutto di cui si vuole che il test sia uno strumento di misura.

6.2.2 la definizione operativa di costrutto  La definizione di un costrutto può dirsi operativa


quando tale definizione specifica anche le operazioni da compiere per la sua misurazione. Secondo
la teoria dell’operazionalismo il significato di un concetto è dato dall’insieme delle operazioni e dei
processi mediante quali esso è applicato alla realtà. Facciamo finta di voler costruire un test per la
misurazione dell’ansia, la definizione da cui partirò dovrà avere alcune caratteristiche:
1. dovrà essere giustificata ad es. su studi fatti precedentemente e non inventata da me.
2. deve essere operativa, ovvero contenere in sé operazioni da compiere la sua misurazione. Se ad
es. mi limito a dire che l’ansia “è uno stato emotivo di agitazione interiore” non ho fatto altro che
def un costrutto, cioè l’ansia, con un altro costrutto, cioè l’agitazione
3. La def di ansia da cui partirò per la costruzione del test dovrà essere sensata, dovrà
comprendere un campo operativo e le dimensioni comportamentali.

6.2.3 la definizione degli indicatori  Dal momento che il costrutto non è osservabile possiamo
pervenire ad una sua misurazione attraverso opportuni indicatori che siano in un certo rapporto
con il costrutto da rilevare. In caso di test gli indicatori coincidono con item. Vengono costruiti in
gran numero, selezionandone solo alcuni in base ai risultati ottenuti dopo averli sottoposti ad
analisi quantitative e qualitative. Gli item vengono messi a punto a partire dalla definizione messa
a punto dal costrutto.

6.2.4 la validità di facciata e la validità di contenuto  Per validità di facciata si intende quanto
l’item risulta avere senso anche per chi se lo vede somministrare e non solo per chi lo ha costruito
e somministrato. Per validità di contenuto si intende quanto ciascun item rappresenta il
contenuto di rilevazione, quindi il costrutto così come è stato definito da un punto di vista
operativo e quanto l’insieme degli item di cui il test è sostituito esaurisce tutto il contenuto di
rilevazione, quindi il costrutto così come è stato costruito operativamente; la validità di contenuto
si riferisce alla rappresentatività di ciascun item e alla esaustività dell’intero test rispetto al
costrutto da misurare.
La verifica della validità di facciata e di contenuto viene condotta con operazioni qualitative: si
tratta di guardare gli item e decidere se centrano o meno con il tipo di misurazione che si quale
attuare con il test. Nel caso di val di facciata si chiederà a soggetti non esperti di valutare ciascun
item, per quella di contenuto si chiede a e esperti per deciderne la pertinenza.
6.2.5 la scala di risposta  È necessario conoscere quanti e quali comportamenti può assumere
l’item, ovvero quante e quali rispose esso eliciti in un soggetto e per ciascuna di esse, capire qual è
lo specifico collegamento con il costrutto. Il metodo delle categorie successive o metodo di
valutazione con categorie è uno dei più usati allo scopo. Essa prevede la presentazione di una serie
di item che il soggetto valuta attribuendo ciascuno di essi ad una categoria prefissata. Per una
definizione precisa del rapporto tra item e costrutto è necessario sapere ogni specifico
comportamento dell’item che cosa indica a livello di costrutto e conseguentemente che cosa è
possibile inferire del costrutto per ogni risposta del soggetto all’item.
La prima cosa da stabilire è se a valori via via crescenti dell’item corrispondano valori altrettanto
crescenti nel costrutto e quindi se la maggiore presenza dell’item in un soggetto indichi maggiore
presenza nel costrutto. La seconda cosa da stabilire è la distanza tra i valori, ovvero se è possibile
stabilire rapporto tra item e costrutto, tale per cui se la differenza tra due valori consecutivi
dell’item indichi una differenza altrettanto ampia nel costrutto.
Attraverso la definizione semantica di ciascun punto della scala si cerca di rendere inequivocabile
ed uguale per tutti l’uso che se ne fa in modo da minimizzare il rischio che i numeri assumano
significati diversi per i soggetti. Una volta definita la scala di risposta, si passa a somministrare gli
item ad ampi gruppi di persone in modo da raccogliere dati numerici per ciascun item e passare
quindi al monitoraggio almeno della validità di costrutto, ma anche della validità di criterio.

6.2.6 la validità di costrutto e di criterio  La validità di costrutto si riferisce all’idea che un test
debba misurare un costrutto per cui è stata costruita, non un altro costrutto. Un test psicologico
costituisce uno strumento di misura perchè è in grado di esplicitare a quanto ammonta un errore
di stima, nessun test è valido al 100%.
La validità di criterio invece è l’idea che un test valido dovrebbe essere strettamente in relazione
con altro costrutto teorico.
L’espressione validità concorrente è usata per descrivere uno strumento che è valido per misurare
un particolare evento presente (es. se test di intelligenza correla con profitto scolastico di un
bambino nel tempo in cui viene somministrato).
L’espressione validità predittiva si riferisce alla capacità di una misura di prevedere eventi futuri
(es. quanto il test di intelligenza è in grado di predire il futuro rendimento di un bambino).

6.2.7 La verifica dell’attendibilità


Per attendibilità di un test psicologico si intende quanto quel test è in grado di operare una misura
stabile ed affidabile del costrutto ovvero quanto i punteggi ottenuti ad un test sono liberi
dall’inevitabile errore di misurazione, ovvero quanto è grande o piccolo l’errore di misura dei test
psicologici.
Esistono modi diversi per monitorare l’attendibilità di uno strumento attendibilità:
a. test-retest che si controlla somministrando lo stesso identico test allo stesso identico
campione in 2 momenti differenti e correlando le misura ottenute con le due
somministrazione;
b. attendibilità per forme parallele o equivalenti consiste nel somministrare allo stesso
campione in 2 diversi moment, due forme parallele o equivalenti dello stesso test e quindi
calcare la correlazione tra i punteggi delle 2 somministrazioni; coerenza interna attraverso
l’applicazione di opportune formile matematiche (Alpha di Cronbach) che indicano quanto
gli item di uno stesso test rilevino o misurino coerentemente lo stesso costrutto.
6.3 come costruire le norme di un test psicologico
Tali norme servono a rendere interpretabile il punteggio che il soggetto ottiene al test. Essendo
strumenti di misura senza unità di misura, è necessario trovare un modo per rendere i punteggi
interpretabili statisticamente.

6.3.1 la definizione delle norme


La definizione delle norme di un test dipende dalla popolazione a cui il test è destinato. Se ad
esempio il test destinato ai maschi italiani, questi sono la popolazione di riferimento e quindi le
norme verranno calcolate somministrando il test ad un campione ampio e rappresentativo di
maschi italiani. Se invece il test è destinato sia a maschi che a femmine serviranno norme sparate
per maschi e femmine per poter operare il confronto in quanto è necessario poter paragonare la
prestazione al test del singolo soggetto con la prestazione media di un campione che abbia le sue
stesse caratteristiche (genere, età ecc).
Una volta stabilita la pop si procede all’estrazione del campione opportunatamente ampio e
rappresentativo, segue somministrazione test e calcolo di statistiche opportune che costituiranno
appunto le norme del test.

Cap.7 i test di personalità


I test di personalità vengono generalmente divisi in 2 grandi categorie: le tecniche proiettive e gli
strumenti psicometrici. Il primo tipo è costituito da stimoli ambigui come macchie, vignette e frasi
incomplete che i soggetti devono completare e descrivere secondo il proprio personalissimo modo
(macchie di Rorschach); il secondo test sono una serie di domande ed azioni (item) i soggetti
rispondono ad essi se e quanto ciascuno di essi descrive il proprio comportamento secondo una
certa scala (Rating scale). I due tipi di test condividono lo scopo generale per cui sono stati
costruiti: la valutazione della personalità.
Le tecniche proiettive sono oggetto di accuse dalla comunità scie in quanto giudicati deboli ed
inefficaci; essi mancherebbero di validità di facciata.

7.1 la ricerca
Riportiamo di seguito i risultati congiunti di 3 ricerche al fine di verificare come le persone
profane/naif percepiscano i diversi tipi di test proiettivi e psicometrici. Campione composto da
circa 500 persone di cui 40% maschi e 60% femmine, età tra i 14 e i 71 anni, provenienti da tutta
Italia. La tabella mostra che:
1. I test di tipo proiettivo vengono descritti come belli, misteriosi, interessanti ed attraenti 2. I test
di tipo psicometrico vengono descritti come credibili, trasparenti, ripetibili, falsificabili e scientifici
3. Entrambi vengono descritti come validi, informativi ed efficaci
4. Nessuno dei test viene descritto banale
La dimensione efficacia è caratteristica dei test di tipo psicometrico. La dimensione estetica è tipica
delle tecniche proiettive.

7.2 i test di personalità di tipo psicometrico


Possiedono le caratteristiche metrico che caratterizza i test in generale, attendibilità e validità,
malgrado sono i più bistrattati dalle persone naif che li ritengono facili da falsificare per dare
buona immagine di sé. Nel nostro caso un test è valido se e solo sé è in grado di misurare la
personalità dell’individuo che vi sottopone. Attendibilità riguarda il grado di fiducia che è lecito
dare al test.
Cap.8 il monitoraggio del response bias in questionari e test psicometrici
Utilizzo di strumenti autosomministrati (self report) in psicologia per la misurazione di variabili non
cognitivi come atteggiamenti e tratti di responsabilità, è giustificato dall’esistenza del paradigma di
ricerca stimolo-risposta, tipico della psicofisica. L’idea sottostante è che uno stimolo
originariamente di natura fisica, eliciti una risposta psicologica che può essere espressa attraverso
il numero. Esistono diverse procedure attraverso con cui si possono ottenere dai soggetti numeri
considerati misure della risposta psicologica alla presentazione di uno stimolo. La più usata nel self
report è il category rating: gli individui attribuiscono ciascuno stimolo a una data categoria
espressa da un numero intero. Esso può essere soggetto al response bias.
Il response style è il mostrarsi di un bias da parte di un rispondente in modo costante
indipendentemente dagli item e dai metodi di rilevazione a cui viene sottoposto; essi si riferisono a
caratteristiche dei sogg a differenza dei response bias che sono legate alle caratteristiche degli
item.

8.1 Premessa: il response bias


Il resonse bias è una tendenza sistematica a risposta agli item di un questionario su una base
diversa dallo specifico contenuto degli item. Un soggetto può rispondere mostrando una
preferenza per la parte positiva della scala (acquiescenza), o per quella negativa (negativismo) o
per gli estremi (extreme response set) o per la parte centrale (indifferent respose set) o la risposta
socialmente più accettabile (desiderabilità sociale).
È possibile classificare il response bias in 2 macro categorie: le tendenze content free e le tendenze
contentcsensitive.
Le tendenze content-free individuano i response set ovvero serie di propensioni degli intervistati
ad usare in modo idiosincratico le scale loro sottoposte, selezionando alcune alternative di risposta
in un considerevole numero di occasioni indipendentemente dal contenuto della domanda a cui
rispondono. Es. l’acquiescenza. Per rimediare ai rischi di quiescenza e negativismo i ricercatori
costruiscono questionari con scale bilanciate in cui sono formulate item in positivo ed in negativo.
Cronbach evidenzia altri 6 response set:
1. La tendenza all’evasività
2. La tendenza all’azzardo
3. La tendenza alla fretta
4. La tendenza all’inclusività (scegliere più alternative contemporaneamente)
5. La tendenza ad esprimere giudizi
6. La tendenza a dare, alle alternative di risposte che si hanno di fronte.
Le tendenze content sensitive hanno invece a che fare con il contenuto degli item, con la loro
comprensione e con il mascheramento più o meno consapevole da parte del rispondente dei
propri veri stati interiori. Il loro rappresentate più noto è la desiderabilità sociale. per evitarli si
tende ad assicurare la privacy e l’anonimato dei risposte favorendo così l’espressione libera da
parte dei rispondenti delle loro vere opinioni .

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