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2 Quadro normativo di riferimento per la professionalità del docente 2.1 Gli standard europei e internazionali
Le politiche educative mondiali hanno preso in considerazione varie forme standard di riferimento per la misurazione della performance degli insegnanti allo
scopo di migliorare la qualità delle pratiche didattiche per incidere sui risultati di apprendimento degli studenti.
• - Da un lato si ritiene che non ci siano evidenze empiriche in grado di dimostrare la loro e ettiva ricaduta sulla qualità dei processi e sugli
apprendimenti degli allievi
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- Dall’altro si evidenzia come modelli di insegnamento legati a standard possano impattare positivamente sugli esiti di apprendimento.
La posizione da assumere nei loro confronti non dovrebbe implicare la passirà applicazione a speci ci contesti, ma dovrebbe comportare una
consapevolezza d’uso che invece spesso è osa usata da una eccessiva burocratizzazione dei
processi istruttivi.
Nel rapporto Eurydice sulla carriera degli insegnanti in Europa, vengono spiegate le ragioni per come adottare quadri di riferimento delle competenze.
In Europa e negli altri stati OECD, a seguito delle ricerche sull’e cacia dei pro essi istruttivi, sono stati elaborati quadri di standard professionali e modelli di
riferimento delle competenze per il pro lo dell’insegnante basati su indicatori per il reclutamento, la preparazione iniziale e in servizio dei docenti e per la
formazioni alla leadership scolastica come, strumenti di autovalutazione e crescita professionale.
Alcune stati come l’Italia, hanno adottato solo aree generali e più di un terzo dei sistemi d’istruzione con quadri di riferimento delle competenze, li usa sia per
la formazione iniziale che per lo sviluppo professionale continuo.
Solo l’Estonia utilizza gli standard professionali anche per la progressione di carriera e consentono di de nire i ruoli di insegnanti senior e insegnati esperti.
- Nel Regno Unito nel 2011 sono stati introdotti i Teachers standards per dimostrare il possesso di requisiti minimi di tutti gli insegnanti e stabilire una base di
aspettative per la pratica professionale e cace, tramite il conseguimento di una quali ca rilasciata a coloro che vogliono lavorare nelle a scuola a
dimostrazione di aver raggiungo il livello di professional teacher. Nel 2016 sono stati introdotti altri 5 standard in base ai quali un e cace sviluppo
professionale continuo che mira a cambiare le pratiche dovrebbe:
1. Concentrarsi sul miglioramento e sulla valutazione dei risultati degli alunni
2. Essere sostenuto da solide prove ed expertise
3. Includere la collaborazione e compiti s danti
4. Essere sostenuto nel tempo
5. Rappresentare una priorità della scuola.
- Negli Stati Uniti, a partire dal 1978, è stato istituito il National board for professional teaching standards con lo scopo di costruire un framework e certi care
cosa deve conoscere e saper fare un insegnante esperto attraverso procedure di valutazione. Il modello de nisce 5 azioni:
1. Gli insegnanti si dedicano agli studenti e al loro apprendimento
2. Gli insegnanti conoscono le discipline che insegnano e sanno insegnarle
3. Gli insegnanti sono responsabili della gestione e del monitoraggio dell’apprendimento degli allievi
4. Gli insegnanti ri ettono in modo sistematico sulla loro pratica e apprendono dall’esperienza
5. Gli insegnanti sono membri di comunità educanti
Chi dimostra di possedere i 5 principi ottiene una certi cazione di qualità che impatta in modo positivo.
- In Australia è stato elaborato un modello APST formato da sette standard relativi ai 4 stati di carriera professionale (Graduate, Pro cient, Higly
Accomplished, Lead) e che si riferiscono a tre ambiti dell’insegnamento: conoscenza, pratica e coinvolgimento personale.
- In Canada sono stati elaborati 2 modelli. Il primo è composto da principi che descrivono le conoscenze, le abilità e i valori della professione docente. Il
secondo invece si basa su indicatori di competenza che un insegnante deve dimostrare di avere per ottenere il certi cato di insegnamento di qualità.
L’expertise si consegue nel corso di un processo di sviluppo professionale continuo, mediante formazione volontaria piuttosto che per pratiche ripetute, è
sostenuta dalla collaborazione tra colleghi e deve essere fortemente voluta dalla scuola.
2.2 L’impianto normativo italiano: per una de nizione del pro lo docente
Il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (D.Legs. 297/1994) tratta della funzione docente e si legge:
• - la funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’attività di trasmissione e contributo all’elaborazione della cultura
- i docenti, oltre a svolgere il loro normale orario di insegnamento, svolgono altre attività connesse con la funzione docente (in
particolare: curano il proprio aggiornamento culturale e professionale; partecipano alle riunioni degli organi collegiali; partecipano alla realizzazione
delle iniziative educative della scuola; curano i rapporti con i genitori degli alunni; partecipano ai lavori delle commissioni di esame e di concorso)
Il Decreto 249/2010 ha de nito un modello di formazione iniziale per insegnanti nelle scuole di ogni ordine e grado basato su corsi di
insegnamento, laboratori e tirocinio in cui la formazione è nalizzata a quali care e valorizzare la funzione docente.
Il Contratto Collettivo Nazionale sul Lavoro 2016-2018, art.26 della sezione scuola stabilisce che “la funzione docente si fonda sull’autonomia
culturale e professionale dei docenti; essa si esplica nelle attività individuali e collegiali e nella partecipazione alle attività di aggiornamento e
formazione in servizio” e all’art. 27 de nisce il pro lo professionale docente sulla base di una serie di fattori.
Il pro lo docente si è arricchito di caratteristiche, disposizioni e competenze che si possano attivare tramite percorsi di formazione speci ci che
sono diventati presupposto fondamentale per garantire processi di apprendimento qualitativamente validi ed e caci.
La Legge n.107, del 13 luglio 2015, ha stabilito che la formazione in servizio deve essere obbligatoria, permanente e strutturale. Con la formazione
“si intende sviluppare competenze culturali, disciplinari, didattiche e metodologiche, relative ai saperi da insegnare, ai saperi per insegnare, ai
saperi sull’insegnare”. L’aspetto innovativo consiste nell’indirizzare la speci cità professionale di ogni docente, coniugandola con la necessità di
una formazione per tutti da documentare tramite un Portfolio Digitale e un Piano Individuale di Sviluppo del docente.
L’Associazione Italiana Docenti (ADI) ha ricondotto le competenze a cinque principi fondamentali:
• - gli insegnanti dedicano il loro impegno al successo formativo di tutti gli allievi
• - gli insegnati hanno un’approfondita conoscenza delle discipline che insegnano e sanno come insegnarle
• - gli insegnanti sono responsabili dell’organizzazione e del monitoraggio dell’apprendimento
• - gli insegnanti ri ettono sistematicamente sulla pratica didattica e imparano dall’esperienza
• gli insegnanti sono membri di comunità scienti che e professionali e partecipano alla vita e allo sviluppo della scuola nelle sue relazioni
interne esterne
A queste speci che competenze devono essere aggiunte quelle di sostegno all’autonomia delle istituzioni scolastiche, interculturali, di inclusione,
linguistiche di una seconda lingua e digitali.
Come è possibile de nire i tratti della professionalità docente nel modello italiano di scuola e con quali strumenti si possano rilevare e descrivere i
comportamenti professionali attesi? -> il MIUR ha iniziato a a rontare la questione con il documento Sviluppo professionale e qualità della formazione in
servizio, che raccoglie ri essioni e proposte operative elaborate da tre gruppi di lavoro relative alla formulazioni di: indicatori di qualità e governance;
standard professionali; curriculum e portfolio professionale del docente. Le dimensioni della professionalità sono relative a cinque ambiti: cultura, didattica,
organizzazione, istituzione/comunità, cura della professione. Le dimensioni sono articolate in dodici standard che propongono una descrizione dei livelli
ottimali attesi del docente; si tratta di una descrizione della professionalità che presuppone diversi fasi di sviluppo dinamico di competenze a partire da una
fase iniziale, una fase di base e una fase esperta. Dunque una quali cazione progressiva che dal docente principiante si muove verso l’esperto.
2.3 Il concetto di merito e la questione della valorizzazione del merito degli insegnanti
Anche se alla base dell’ideologia meritocratica ci siano idee forti come l’uguaglianza dei cittadini, essa nisce con l’esaltare le di erenze tra individui,
innescare processi competitivi e aspirare al riconoscimento di un’uguaglianza speciale nell’uguaglianza generale, nendo per minare il principio democratico
dell’educazione.
Il termine “merito” si è intersecato con logiche di mercato neoliberiste che ne hanno privilegiato l’accezione di e cienza: chi è in grado di assolvere un
compito nel miglior modo possibile raggiungendo risultati dimostrabili e in alcuni casi quanti cabile tramite azioni valutative -> infatti la valutazione è il
processo di determinazione del pregio, del merito o del signi cato delle entità.
Il termine “meritocrazia” è stato coniato nel 1958 dal sociologo M. Young in “L’avvento della meritocrazia” -> l’idea di merito come principio per
l’assegnazione del potere sociale viene racchiuso dall’autore nell’equazione M(merito) = IQ(intelligence) + E(e ort) -> il merito equivale all’intelligenza
individuale, al talento e all’impegno.
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Si fa strada l’idea che le persone meritevoli e intelligenti, inizialmente mosse da ideali democratici, cerchino di acquisire posizioni di potere, ma una volta al
comando, non siano più disposte a condividere i privilegi ottenuti. Young critica quei modelli che rischiano di scivolare verso forme di tecnocrazia oligarchica
perché si lasciano sedurre dal “potere di merito” invece che dal “criterio del merito” che porterebbe alla “meritorietà”: invoca il principio del merito e lo applica
anche nella fase di produzione della ricchezza, mirando ad assicurare l’eguaglianza delle capacità.
Nella ricerca scienti ca sulla questione del merito si possono individuare due loni opposti. Da un lato il corpus dell’ideologia neoliberista che produce
competizione meritocratica nella scuola, pratiche basate su incentivi economici e valutazioni legate all’economia dell’educazione e dove il merito diventa un
principio di giustizia sociale per il capitale umano. Dall’altro lato ci sono posizioni che privilegiano pratiche di miglioramento e rintracciano la qualità nelle
abilità, competenze, esperienze dei docenti, nelle relazioni e che intendono il merito come il palesarsi di azioni al servizio della comunità. -> due paradigmi di
scuola: quello del capitale umano e quello dello sviluppo umano.
L’educazione può essere considerata come un investimento individuale in grado di far ottenere migliori posizioni lavorative e accrescere i redditi individuali sia
per studenti che per i docenti. Si è ampiamente di usa tutta una letteratura sui programmi merit pay (se vengono pagati meglio i docenti possono lavorare di
più e gli incentivi salariali producono un miglioramento dei risultati misurabili nei test degli studenti) -> la scelta di insegnanti competenti ed incentivi salariali
incrementabili ha e etti positivi sul rendimento scolastico degli alunni.
Per Giuseppe Tognon è importante che ci impegniamo nella realizzazione di una “democrazia” del merito nella quale le doti personali di tutti vengono
riconosciute e valorizzate e dove il merito non equivalga ad attribuzione di dignità sulla base del successo economico, ma comporti un agire insieme per il
bene collettivo e sociale.
3.2 Le prospettive di ricerca dell’Educational E ectiveness Research, School Improvement Research ed E ective School Improvement
Il lone di ricerca incentrato sull'e cacia scolastica misurata sugli apprendimenti delle allievi conosciuto come Educational E ectiveness Research (EER) è
una prospettiva che è interessata ad indagare quali variabili nell'insegnamento, nel curriculum nell'ambiente di apprendimento a livello di classe, scuola e
istituzione, possono spiegare le di erenze nei risultati gli alunni quali fattori nessuna causa e le ragioni per cui certe scuole e certi insegnanti risultano più
e caci di altre.
Il termine “e cacia educativa” viene utilizzato per evidenziare l'importanza di e ettuare ricerche congiunte sull'e cacia della scuola e degli insegnanti che
può essere d’aiuto nell'identi care le interazioni fra livelli di scuola-classe-studenti e come essi contribuiscono nell'apprendimento degli studenti. Si riferisce
al funzionamento del sistema nella sua interezza.
All’interno di questo settore si possono distinguere 4 fasi di sviluppo: 1. input – output; 2. input – processo – output; 3. Input - processo – output –
improvement; 4. contesto - input – processo - output e contesto - input - processo – output – improvement.
L’interesse per il settore di ricerca EER si sviluppa come reazione ad un clima di s ducia generalizzata nei confronti della scuola esplosa alla pubblicazione
del Rapporto Coleman Equality of Educational Opportunity. La misurazione del rendimento era un indicatori di e cacia della scuola, un indice di school
e ect: se gli alunni di una scuola riportano voti alti nei test, ne deriva una di usa percezione positiva del valore di quella scuola. L’aspetto rilevante consiste
nel sostenere che le variabili considerate a livello di scuola, come gli caratteristiche degli edi ci, materiali didattici impiegati, in numero dei libri a disposizione
nelle biblioteche, sono in grado di spiegare solo il 10% della varianza a livello di apprendimenti, mentre risultano maggiormente determinanti per il successo
scolastico l'etnia, il background familiare e il livello socioeconomico di appartenenza degli studenti.
Tra la ne degli anni Sessanta e primi anni Settanta un settore di studi a ronta la questione dell'e cacia secondo la prospettiva economica ed è conosciuto
anche per il modello quantitativo di produzione input – output (fasi 1) o di educational production. Nel modello i fattori di input che possono incidere sui
risultati cognitivi degli alunni sono riconducibili alle risorse nanziarie, al rapporto numerico insegnanti/alunni, alle qualità delle dotazioni didattiche. Da questi
studi però non emergono correlazioni signi cative tra le variabili scolastiche ed e etti prodotti dalla scuola sui livelli di apprendimento raggiunti dagli alunni.
La volontà di reagire ai risultati negativi di quanto emerso da origine a una nuova fase di sviluppo.
Giorgio Weber (nel 1971) arriva a sostenere che il successo scolastico non sia interamente attribuibile al background socioeconomico e che il margine di
miglioramento può essere rintracciato nella variabile di processo rappresentata dai singoli studenti e dalle caratteristiche e comportamento degli insegnanti e
non più dalla scuola in quanto istituto. Individua alcuni fattori comuni conducibili all'e cace educativa: alte aspettative verso gli studenti, un buon clima di
classe, una forte leadership del Dirigente scolastico e una valutazione continua degli studenti. Questa prospettiva consisteva in oltre di rivedere sotto una
nuova luce il coinvolgimento degli insegnanti. Ai ni dell’output ora non vengono più considerati solamente i risultati ottenuti dagli studenti in test
standardizzati, ma anche indicatori attitudinali e comportamenti di studenti e insegnanti.
La fase 2 (Input-Processo-Output) si a erma negli anni Settanta e si concentra sulle variabili di processo rilevabili a livello di scuola, quindi sulla sua
organizzazione e dimensioni culturali, ponendo il focus sul processo oltre che su risultato. È il momento di sviluppo degli studi sulle e ective schools. La
logica alla base della ricerca sull'e cacia sta nell’indagare gli e etti di strategie metodi e approcci in termini di risultati educativi, indicatori di qualità. Tra i
principali fattori di e cacia che possono incidere sugli apprendimenti vengono considerati una forte diversità educativa, elevate aspettative nei confronti
degli allievi, il frequente monitoraggio e valutazione del progresso, l'enfasi sulla acquisizione dell'abilità di base, un ambiente sicuro e ordinato. il
coinvolgimento delle famiglie.
Iniziano poi ad emergere ricerche (fase 3) che intendono creare le condizioni per una scuola e cace grazie a processi di miglioramento. Accanto a studi di
tipo quantitativo cominciano ad essere usati anche metodi qualitativi nalizzati a programmi di miglioramento ed equità e prende campo un approccio
divergente dalla SER, la School Improvement Research (SIR) che ha posto al centro delle politiche relative alla dimensione degli insegnanti o del team di
insegnanti come attivatori del processo di miglioramento a livello di classe, in un approccio di tipo bottom-up.
Un ulteriore passo in avanti è stato fatto con alcuni progetti chiama cercato di integrare le 2 correnti di ricerca SER e SIR come il modello delle E ettive
School Improvement (ESI), un framework che ha rappresentato un tentativo di integrazione tra e cacia in miglioramento assumendo 2 obiettivi principali:
risultati degli allievi e la strutturazione di una scuola in grado di migliorare la propria e cacia in termini di progettazione di itinerari.
Alla ne degli anni Ottanta e negli anni Novanta il microcosmo classe diventa il fulcro di attenzioni per il clima di relazioni che vi si instaurano, il tempo
dedicato all'apprendimento, il rinforzo e le aspettative degli insegnanti (fase 4 - contesto-input–processo-output e contesto-input-processo–output–
improvement). Un'idea della visione nidi cata si attori e contesto può fornirla il modello dell'e cacia educativa proposto da Creemers e Kyriakides -> Il
modello presenta fattori di e cacia più rilevanti riscontrabili ai quattro livelli di contesto/sistema, scuola, insegnante e studenti e come la relazione tra di essi
dipende da situazioni speci che. Molte variabili entra in gioco in ambito educativo per ottenere dei risultati positivi sia in termini di apprendimenti che
diversità personale.
Le politiche educative nazionali, il contesto scolastico speci co e la qualità dell'insegnamento interagiscono in maniera dinamica e in uenzano gli
apprendimenti degli alunni. L'e cacia formativa non si realizza solamente con il raggiungimento delle basic skills: la relazione tra fattori introdotti e risultati
ottenuti è curvilinea, quindi implica la presenza di molteplici fattori in relazione tra loro a più livelli.
Inoltre è importante so ermarsi sulla performance dell'insegnante a livello di classi come snodo fondamentale garante di un processo educativo di qualità. Il
livello classe risulta essere molto più signi cativo rispetto alla scuola o al sistema poiché è in quel contesto che si de nisce la qualità dell'insegnamento e si
può agire per migliorare la pratica formativa e le azioni del docente ricorrendo anche allo strumento della self-evaluetion.
I fattori di e cacia associabili ad ogni di livello possono essere misurati in base a 5 dimensioni: frequenza, focus delle attività, stadio dell'e cacia, qualità dei
processi e di erenziazione.
Sintetizzando all'interno del lone EER ci sono distinti 3 diversi orientamenti per spiegare quali fattori possono impattare positivamente sui risultati di
apprendimento degli studenti. Inizialmente hanno prevalso prospettive di tipo economico; poi gli studi condotti hanno rilevato come in realtà le relazioni
input-output siamo più complesse; in ne dall'analisi dell'impatto singoli fattori, la ricerca è progressivamente passata a porre rilievo a molteplici fattori
operanti a livelli diversi, adottando una prospettiva integrata e dinamica dell'e cacia per la promozione della qualità educativa.
L’impegno di ricercatori si è successivamente concentrato sulla produzione di modelli di e cacia educativa integrando diversi loni di ricerca sino ad ora
separati, verso un approccio multilivello che indaga le interrelazioni e interdipendenze delle varie dimensioni in una visione olistica.
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