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1. BES e DSA......................................................................................................................................... 5
3.1 Dislessia.................................................................................................................................. 34
3.2 Disortografia.......................................................................................................................... 38
3.3 Disgrafia................................................................................................................................. 41
3.4 Discalculia.............................................................................................................................. 44
1. A. Canevaro, L. D’alonzo, D. Ianes, R. Caldi, L’integrazione scolastica nella percezione degli insegnanti, ERIKSON, 2011, p. 23.
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estendendo a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento.
Nella Direttiva, infatti, vengono individuate tre grandi aree:
•• disabilità,
•• disturbi evolutivi specifici,
•• svantaggio economico, linguistico, culturale.
Se parliamo di disabilità, non possiamo non tener conto del ritardo cognitivo, delle minora-
zioni fisiche, psichiche e sensoriali, con presenza più o meno accentuata di disturbi sul fronte
sensoriale, motorio, intellettivo. Viene utile ricordare che in presenza di alunni con DSA è pos-
sibile osservare e registrare comorbilità con altri disturbi.
1.2.1 DSA
Per i disturbi evolutivi specifici, si sofferma l’attenzione sui DSA ovvero, sui Disturbi Specifici
di Apprendimento2, e sulle sue diverse manifestazioni quali: dislessia, disortografia, disgrafia,
discalculia.
Ricerche accreditate attestano che i DSA sono di origine neurobiologica, hanno matrice evo-
lutiva e si mostrano con un’atipia dello sviluppo, modificabili attraverso interventi mirati e
specifici3. Nel quadro di queste difficoltà rientrano anche quelle dell’area verbale, pertanto
parliamo di disturbi del linguaggio e di bassa intelligenza verbale associata ad alta intelli-
genza non verbale; mentre per l’area non verbale, si riscontrano disturbi della coordinazione
motoria, le disprassie, i disturbi non-verbali, e la bassa intelligenza non verbale associata ad
alta intelligenza verbale. Tra i disturbi possibili sono da includere quelli dello spettro autistico
lieve o disturbi specifici misti.
2. I Disturbi Specifici di apprendimento interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, in un contesto di funzionamento
intellettivo adeguato all’età cronologica. Sono pertanto coinvolte in tali disturbi, tanto l’abilità della lettura, quanto quella della scrittura e del calcolo.
È sulla base dell’abilità interessata dal disturbo i DSA assumono una denominazione specifica.
3. Linee Guida DSA, 2011, p. 4
4. I criteri per la differenziazione tra FIL e disabilità intellettiva sono stabiliti dai manuali diagnostici internazionali e peri DSM IV-TR corrisponde a
un QI tra 71 e 84 – APA, 2001; D.M 27 /12/ 2012.
1.2.4 Svantaggi
Infine, sono inclusi tra i BES tutti gli svantaggi socio-economici, culturali e linguistici, capaci
di creare situazioni di difficoltà sia sul fronte cognitivo, sia sul fronte dell’adattamento sociale
e relazionale.
Lo svantaggio socio-economico, linguistico e culturale può avere una genesi riconducibile
alla famiglia, dove intervengono, a decretare le difficoltà, un basso livello di istruzione dei
genitori, nonché delle figure parentali che ruotano intorno all’alunno, e le condizioni socio-e-
conomiche con scarsi stimoli linguistici e culturali. Tra le cause scatenanti vi sono anche forme
educative considerate inadeguate, talvolta inopportune come quelle che muovono i genitori a
essere iperprotettivi, autoritari, permissivi, svalutativi, frustranti o incoerenti con conseguente
disequilibrio, a discapito del minore.
In alcuni casi è il contesto relazionale a dar vita a una povertà affettiva e relazionale che si
manifesta nel minore con stati di isolamento. La stessa scuola può essere causa di disagio e
difficoltà, spesso legata a docenti poco formati, o a metodologie rigide o errate: insegnamento
trasmissivo-nozionistico, incapacità di gestire la classe, valutazione selettiva, scarso rapporto
empatico con le dinamiche di classe.
Il contesto sociale è un’altra delle cause che possono creare svantaggio e che riguarda la
stessa provenienza della famiglia, spesso conflittuale o con modalità educative che spingono
alla devianza. Non da meno l’emarginazione sociale e culturale: tossicodipendenza, alcolismo,
prostituzione, aggressività ripetuta quotidiana.
Le forme attraverso le quali lo svantaggio si rende manifesto ricade non solo sulla difficoltà
dell’apprendimento, ove è possibile registrare carenze strutturali nei processi cognitivi e stili
di apprendimento non ottimali alla riuscita del successo scolastico, ma anche ritardi legati
alla maturità, non intesa in chiave di Q.I, quanto di scarsa autostima e scarsa motivazione,
con relativa immaturità dell’io, che si rende evidente anche come incapacità a tollerare le più
semplici frustrazioni.
Un campanello d’allarme è poi rappresentato dall’apatia a reagire a qualunque stimolo. L’a-
lunno appare privo di curiosità, non riesce a legarsi con i pari, a vivere anche un hobby con-
dividendo interessi e sport. Ne deriva che, all’apatia, alcuni alunni manifestano difficoltà a
relazionarsi. È presente la tendenza ad essere costantemente tristi, con poca stima, vuoto,
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abulia, con perdita di sonno e fame.
Nella registrazione di queste cause e manifestazioni si arriva a registrare disagio, insuccesso
scolastico, emarginazione e devianza.
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mento/apprendimento di competenze complesse (disciplinari e di cittadinanza), tenendo
sempre presente la necessità di proporre esperienze di apprendimento “sfidanti” (cioè si-
tuate lungo la vigotskijana zona di sviluppo prossimale, ossia in quella zona che si trova
tra il livello di sviluppo attuale del bambino e il livello di sviluppo potenziale, che può
essere raggiunto con l’aiuto di altre persone, adulti o pari con un livello di conoscenza
maggiore) presentando attività di problem solving e compiti reali. Per esempio, possiamo
strutturare la classe come una redazione giornalistica, non come attività episodica (il tipico
giornalino scolastico) ma come molla motivazionale di tutta la giornata scolastica.
•• Rispetto dei diversi stili di apprendimento. Riferiti questi nella dimensione visivo-verba-
le, visivo non verbale, uditivo, cinestetico. Individuare, attraverso l’osservazione sistema-
tica e il confronto tra colleghi del consiglio di classe, gli stili di apprendimento prediletti
dall’alunno e quelli che assicurano il maggior successo in termini di apprendimento; in
seguito anche attraverso attività a carattere inter/transdisciplinare, incentiviamo l’alunno
a impegnarsi in diversi contesti disciplinari. Per esempio, nel caso di alunni introversi, si
può utilizzare il movimento libero nello spazio per rappresentare e raccontare situazioni
emotive prima di e/o contestualmente alla loro verbalizzazione.
•• Utilizzo di diversi stili di apprendimento. Ovvero verbale, visuale, globale, analitico, si-
stematico, intuitivo. Stili di insegnamento diversi sono funzionali a caratteristiche diffe-
renti degli alunni. Quanto più l’approccio è versatile e utilizza canali comunicativi diversi,
tanto più riesce a venire incontro alla varietà di stili di apprendimento presenti nel grup-
po-classe. L’approccio tradizionale, basato esclusivamente sull’utilizzo del canale verbale,
ha in realtà meno probabilità di modificare le risorse sensoriali e intellettive e di fissare le
esperienze di apprendimento nella memoria. Ad esempio, invece di programmare una le-
zione espositiva su un argomento, è più efficace utilizzare supporti audiovisivi, proponen-
do modi diversi di prendere appunti, oppure strutturare un webquest, ovvero una attività
di ricerca-azione guidata su internet.
•• Modalità diversificate di presentazione delle esperienze di apprendimento, utili a su-
scitare la motivazione degli alunni. Recenti ricerche hanno, infatti, dimostrato che lo stu-
dente valuta lo stimolo offerto dall’insegnante secondo alcuni criteri: novità, piacevolezza
(risposta alla curiosità cognitiva), pertinenza rispetto ai propri bisogni, realizzabilità (sfida
ottimale), sicurezza psicosociale (assicurare fiducia nelle proprie possibilità), esperienze
pregresse e riuscita. In questo caso è preferibile usare la cooperative learning, la peer tuto-
ring, learning together, webquest, brainstorming, circle time.
•• Ruoli, modalità di relazione e atteggiamenti dei docenti. È utile prestare attenzione a:
messaggi verbali e non verbali (prossemica, postura del corpo, espressioni del viso, gestua-
lità); empatia, assertività, autorevolezza; ansia vs calma; modalità comunicative (monolo-
go, dialogo, conversazione); incoraggiare la curiosità; far leva sui punti di forza dell’alun-
no, piuttosto che sottolineare le sue debolezze. Infatti, sarebbe utile impiegare i momenti
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di copresenza con i colleghi (di sostegno e delle altre discipline) per una attività di amico
critico; basata sulla osservazione reciproca per rilevare i livelli di motivazione degli alunni
in relazione all’efficacia delle attività proposte e delle diverse modalità di relazione e comu-
nicazione adottate dal docente.
•• Modalità di aggregazione e di lavoro degli alunni. Secondo la dimensione, dovremmo
pensare ad attività individuali, in coppia, che considerino stessa/diversa età, sesso, livello
ecc. Attività per l’intero gruppo/classe a classi aperte, e di plesso. Secondo la modalità di
interazione: peer tutoring e peer collaboration; cooperative learning. Secondo la tipologia
di attività proposte: problem solving, attività di ricerca, brainstorming, circle time; lezione
frontale con uso di libri, lavori per fasce di livello, percorsi individualizzati, utilizzo di
risorse tecnologiche e social media, attività laboratoriali e uscite sul territorio. È questo l’a-
spetto metodologico più importante, dato che da esso dipende la riuscita degli interventi.
•• Mezzi, strumenti, mediatori didattici utilizzati. In questo caso in realtà parliamo di me-
diatori didattici attivi (che si basano su esperienze dirette) iconici (immagini e schemi), ana-
logici (giochi di simulazione), simbolici (uso di concetti). La diversificazione dei mediatori
didattici permette di mobilitare al meglio le risorse individuali di apprendimento. Con lo
scopo di promuovere ogni aspetto dell’alunno, piuttosto che umiliarlo ed ostacolarlo.
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2. INCLUSIONE CON LA LIM
Secondo i principi della pedagogia inclusiva:
•• tutti possono imparare,
•• ognuno è speciale,
•• la diversità è un punto di forza,
•• la cooperazione intensifica l’apprendimento.
Per questi motivi è fondamentale valorizzare tutti gli studenti e quello che sanno fare, dando
un senso al loro lavoro, motivandoli e mettendoli al centro del percorso di apprendimento.
Il riconoscimento della diversità deve avvenire nell’ottica della sua valorizzazione, con una
differenziazione funzionale dei percorsi, che trova però forza nelle relazioni e nella coopera-
zione del gruppo classe o di gruppi all’interno della classe. Quindi l’apprendimento coopera-
tivo si fonda sull’aiuto reciproco, sul gruppo pensato come squadra, in cui si esercitano abilità
sociali, di problem solving, si sviluppa il pensiero creativo e la responsabilità individuale.
Il docente crea degli obiettivi didattici a partire dai contenuti della disciplina, organizza l’am-
biente e le modalità di apprendimento, pianifica le sequenze didattiche e utilizza attività di
ricerca e riflessione, condivisa con gli studenti.
La LIM in questo contesto si presta a essere uno strumento versatile. Le sue potenzialità mul-
timediali forniscono numerosi e diversi stimoli nella fase dell’input del processo di inse-
gnamento-apprendimento, sia a livello visivo che uditivo. Ma diventa importante anche nella
fase di comprensione ed elaborazione dei significati, attraverso strumenti di facilitazione e
semplificazione.
La LIM è uno strumento rivolto a tutta la classe, non solo ad alunni BES, e per questo è uno
strumento davvero inclusivo. Non si deve immaginare di utilizzarla specificamente per alunni
con disabilità o difficoltà, e nemmeno di utilizzarla in un’ottica di didattica tradizionale rivolta
ad alunni normodotati. La Lavagna Interattiva Multimediale trova significato quando usata
nel pieno delle sue potenzialità, in un contesto cooperativo, rivolgendosi a tutta la classe nel
rispetto delle diversità e per la loro valorizzazione.
2.3 | Mappa del contenuto della lezione realizzate con gli strumenti forma e connettore
È possibile inoltre creare un collegamento a un file multimediale, come un video, per spiegare
attraverso un breve filmato un particolare concetto; in questo caso si è scelto di creare un col-
legamento a un breve video di Rai Scuola, che spiega la storia e gli scopi dei satelliti artificiali:
•• Incollare l’indirizzo del video scelto e selezionare Icona immagine fra le opzioni, in questo
modo verrà inserita una piccola icona che richiama il collegamento;
Per realizzare, per esempio, una pagina a righe con i margini differenziati e le righe in eviden-
za, a meno che non sia già presente nella galleria risorse del software, bisogna:
•• Creare una griglia, visualizzando solo le righe.
•• Scegliere un colore non troppo marcato per le righe, quale un grigio chiaro.
•• Inserire in verticale i margini della pagina con lo strumento connettore.
•• Cambiare colore alle linee di margine, verde a sinistra, rosso a destra.
•• Inserire, con lo strumento forma, un rettandolo che abbia la stessa ampiezza di una riga.
•• Aprire il browser delle proprietà e togliere il contorno del rettangolo e dare un colore non
troppo marcato, anche in questo caso un grigio chiaro.
•• Una volta impostato il rettangolo con le proprietà adatte, selezionarlo e duplicarlo per
quante volte è necessario.
•• Posizionare i rettangoli su righe alterne.
•• Una volta che si è coperta tutta la pagina, selezionare tutte le righe insieme e bloccarne il
movimento, la dimensione e la rotazione, sempre dal browser delle proprietà; fare lo stesso
per le righe di margine laterali; in questo modo non sarà possibile selezionare e spostare
accidentalmente le righe o i margini, che rimangono fissi, come in una pagina di quaderno.
•• La pagina è così pronta; è possibile salvare la pagina nella galleria risorse per averla velo-
cemente a disposizione qualora servisse per altre attività.
Si possono quindi creare degli esercizi di rinforzo per comprendere bene la differenza dei gra-
2.10 - 2.11 | Esempi di parole da associare all’immagine per comprendere e rafforzare la differenza fra i due grafemi b/d e q/p
È stato creato un carattere specifico rivolto ai dislessici, OpenDyslexic, per migliorare la leggi-
bilità dei testi. Le lettere sembrano avere una base appesantita, che contribuisce a evitare che il
cervello la ruoti o la rifletta, trasformandola in un’altra lettera. Si può scaricare gratuitamente
dal sito dafont.com/open-dyslexic.font.
I font sono utilizzati anche per trasformare, semplificandoli, alcuni testi che possono risultare
complessi.
Per esempio possiamo lavorare su un breve testo descrittivo della civiltà egizia5:
5. Testo tratto dall’Enciclopedia dei ragazzi, sul sito di Treccani www.treccani.it/enciclopedia/egizi_(Enciclopedia_dei_ragazzi).
2.17 | Immagine 3D del Castello di Praga, acquisita con lo strumento macchina fotografica
•• Possiamo misurare inoltre la distanza dalla Città Vecchia fino al Castello con lo strumento
righello, che ci restituisce la distanza in linea d’aria tra i due punti scelti.
•• Con lo strumento penna della LIM scegliamo di tracciare il percorso tra la Città Vecchia e
il Castello, seguendo le strade visibili sulla mappa. Maggiore è lo zoom e maggiore sarà la
Vediamo, per esempio, il pianeta Venere, in relazione alla sua posizione rispetto al Sole: una
parte del pianeta risulterà in ombra e una parte illuminata.
Google Maps è, però, principalmente conosciuto perché consente di lavorare sulle mappe,
con le indicazioni delle strade e un livello di dettaglio maggiore.
Pensiamo a un’attività in cui gli studenti devono riconoscere e tracciare il percorso da casa a
scuola. Bisogna:
•• Aprire Google Maps attraverso lo strumento annota desktop del software della LIM, per
lavorare sul piano di lavoro della LIM.
•• Aprire la mappa della città, in questo caso è stato scelto il paese di Feltre (BL).
•• Aumentare il livello di zoom per visualizzare le strade, con i relativi nomi.
•• Segnare, con lo strumento penna, il punto di partenza e il punto di arrivo e tracciare il percorso.
2.23 | Percorso tracciato con lo strumento penna della LIM sulla mappa di Google Maps
•• In Google Maps c’è una funzione interessante, che rende ancora più interattivo il program-
2.24 | Fotografia della scuola Vittorino da Feltre, vista con la funzione Street View di Google Maps
•• Infine con questo programma è possibile visualizzare una galleria di immagini del paese
o del luogo scelto, per lavorare sul riconoscimento dei luoghi e per esplorare città che non
si conoscono.
2.25 | Immagine acquisita con lo strumento macchina fotografica, mentre il video è tenuto in pausa
•• Dopo aver concluso la visione del filmato e aver inserito le immagini catturate nella pagina
di lavoro della LIM, avviare delle attività, come individuare alcune ossa e scrivere accanto
i rispettivi nomi.
2.26 | Una volta inserite nella pagina, le immagini sono state collegate al nome dell’osso che rappresentano
2.28 | Immagine che si apre come collegamento ipertestuale alla gabbia toracica
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3. ESERCIZI SPECIFICI PER DSA
In questo capitolo daremo alcune sintetiche definizioni di quelli che sono riconosciuti come
Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ovvero la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la
discalculia.
Affronteremo poi alcuni esempi di esercizi adatti per i soggetti con DSA, creati con gli stru-
menti della LIM e fruibili da tutta la classe nel complesso.
3.1 Dislessia
La dislessia non è una semplice difficoltà di lettura, ma è un particolare disturbo nel ricono-
scere e discriminare i segni alfabetici contenuti nelle parole, ad analizzarli in sequenza e a
orientarsi sul rigo da leggere.
L’elemento caratterizzante la dislessia è dato dal fatto che gli errori commessi non sono ricon-
ducibili a deficit di vista o udito, a scarsa intelligenza, a disturbi della personalità, a scarso
adattamento, a caratteri ambientali, a scarsa motivazione, a scarso esercizio. La dislessia è un
disturbo caratterizzato da un deficit nell’accuratezza e/o nella velocità di lettura, che rende la
lettura stessa nel complesso scarsamente fluente.
Si caratterizza come una mancata o parziale automatizzazione dell’uso dei codici di lettura;
come una difficoltà a decodificare testi scritti che diventa un’operazione molto più complessa
rispetto ai non dislessici e porta a una maggiore facilità di errore, a un maggior affaticamento,
a una maggiore lentezza e a un rilevante impegno delle risorse attentive e mentali.
Lo studente con dislessia cioè si concentra specificatamente sulla decodifica del testo stancan-
dosi rapidamente, commettendo errori, rimanendo indietro e, di conseguenza, esponendosi a
una non comprensione completa del significato del testo. In tal modo non impara adeguata-
mente se non ha a disposizione un tempo adeguato o strumenti compensativi idonei.
Spesso il ragazzo con dislessia evolutiva:
•• non riesce a imparare alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni
della settimana, o i mesi dell’anno;
•• può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra;
ieri/domani; mesi e giorni);
•• può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa;
•• può avere difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite
oralmente;
•• talvolta perde la fiducia in se stesso e può avere alterazioni del comportamento;
•• può accusare ansia da prestazione, depressione e scarsa autostima.
Gli errori che ricorrono più frequentemente in un soggetto con dislessia sono:
•• confusione di segni diversamente orientati nello spazio (p-q; b-d; u-n);
•• confusione di segni che differiscono per piccoli particolari (m-n; c-e);
•• Sul lato opposto della pagina predisponiamo un’immagine corrispondente alla parola tra-
sformata col cambio di iniziale e dei trattini dove lo studente andrà a scrivere la parola con
le iniziali scambiate.
DISLESSIA | 35
3.2 | Immagini delle parole con le iniziali scambiate
•• Nascondiamo con un rettangolo bianco le immagini corrispondenti alle parole che lo stu-
dente deve individuare; su quel rettangolo andrà rappresentata con un disegno a mano li-
bera l’immagine corrispondente alla parola individuata.
3.3 | Un rettangolo bianco nasconde le immagini corrispondenti alle parole con le iniziali scambiate
•• Alla fine è possibile spostare i rettangoli bianchi per mostrare l’immagine nascosta.
3.5 | Dopo aver svolto l’esercizio, si spostano i rettangoli per mostrare le immagini di riferimento
Un altro esercizio interattivo che si può fare con la LIM è quello con le sillabe:
•• In alto nella pagina si inseriscono diversi gruppi di sillabe, sotto si inseriscono delle imma-
gini.
•• Lo studente dovrà individuare qual è, fra quelle proposte, la sillaba iniziale della parola
corrispondente all’immagine.
DISORTOGRAFIA | 37
3.6 | Esercizio per il riconoscimento delle sillabe. Nel browser delle pagine si vede l’esercizio proposto con diverse immagini
3.2 Disortografia
La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente in forma grafica i suoni che compon-
gono le parole.
La disortografia è un disturbo che riguarda il processo di trascrizione basato sul meccanismo
di conversione da suono (fonema) a segno (grafema) e il riconoscimento di regole ortografiche
che permettono la corretta scrittura di parole con trascrizione ambigua.
Si parla di disortografia quando gli errori ortografici sono significativamente superiori per
numero e per caratteristiche a quelli che ci si dovrebbe aspettare, facendo riferimento al grado
d’istruzione della persona e alla sua consuetudine alla scrittura.
I principali errori sistematici che caratterizzano la scrittura disortografica sono:
•• la confusione tra fonemi simili per cui il soggetto confonde suoni alfabetici che si somigliano
come f e v, d e t, b e p;
•• la confusione tra grafemi simili ovvero tra segni alfabetici che hanno somiglianza nella for-
ma, ad esempio b e p;
•• le omissioni quando il soggetto tralascia alcune parti della parola come la doppia consonan-
te, la vocale intermedia, la consonante intermedia;
•• le inversioni nella sequenza dei suoni all’interno delle parole.
Le abilità di base che possono essere compromesse sono:
•• l’organizzazione del linguaggio;
•• la capacità di percezione e di discriminazione visiva e uditiva;
•• l’organizzazione e l’integrazione spazio-temporale;
•• il processo di simbolizzazione grafica.
In una fase successiva, l’alunno deve imparare a riconoscere i gruppi ortografici anche all’in-
terno di parole scritte.
DISORTOGRAFIA | 39
3.8 | Esercizio per il riconoscimento di gruppi ortografici complessi all’interno di parole scritte
3.3 Disgrafia
La disgrafia è un disturbo che riguarda l’aspetto formale e qualitativo della componente
grafica della scrittura. È una difficoltà nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici, il cui
tracciato appare incerto, irregolare nella forma e nelle dimensioni.
L’alterazione dei processi qualitativi della grafia determina una scarsa comprensibilità dello
scritto e un processo di scrittura e di rappresentazione grafica nel complesso poco fluido e
molto faticoso.
Il soggetto disgrafico scrive in modo irregolare, con fatica, con impugnatura a volte scorretta
della penna. Ha difficoltà a utilizzare correttamente lo spazio sul foglio, lasciando spazi ir-
regolari, non seguendo la linea di scrittura. La pressione esercitata sul foglio non è regolata
adeguatamente, possono essere presenti inversioni della direzione di scrittura. Il soggetto di-
sgrafico ha difficoltà nella copia e nella produzione autonoma di figure geometriche. Il ritmo
della scrittura può essere troppo lento o troppo veloce o a scatti, senza armonia nel gesto e
con interruzioni. Il soggetto disgrafico ha difficoltà a individuare e correggere gli errori. A tali
difficoltà si possono aggiungere problemi di tipo emotivo poiché nonostante la grande fatica
nella rappresentazione grafica (disegno di figure, schemi, grafici, tabelle ecc.) con l’uso anche
di strumentazione specifica, l’allievo si rende conto che il risultato del suo lavoro è estetica-
mente scadente.
Le caratteristiche di una scrittura disgrafica possono essere:
•• inadeguata velocità di scrittura alfabetica e numerica;
•• pressione debole o eccessiva sul foglio;
•• tendenza alla macro o micrografia;
•• discontinuità nel gesto;
•• direzione del gesto grafico irregolare;
•• occupazione dello spazio nel foglio non adeguata;
•• inesatta legatura dei segni;
•• distanza tra le parole;
•• caratteristiche delle produzioni e riproduzioni grafiche inadeguate.
Le abilità di base che possono essere compromesse sono:
•• le capacità grafo-motorie,
•• l’orientamento e l’integrazione spazio-temporale,
•• la coordinazione oculo-manuale e la coordinazione dinamica generale,
•• la discriminazione e la memorizzazione visiva sequenziale.
DISGRAFIA | 41
pio.
Per favorire l’esercizio di scrittura è bene inserire il font puntinato da ripassare all’interno di
una griglia, che indichi molto chiaramente i confini oltre i quali non uscire.
Per realizzare questo esercizio bisogna:
•• Creare una griglia visibile che renda la pagina a quadretti.
•• Scegliere il font puntinato, precedentemente installato sul proprio computer.
•• Digitare le lettere, prima a tratto pieno, che servono come esempio, poi a tratto puntinato,
che servono da traccia; lasciare dei quadrati vuoti da riempire con la lettera senza traccia.
La LIM offre delle attività già pronte, da inserire nella pagina e da utilizzare così come sono.
Fra queste varie attività, ce ne sono alcune che sono particolarmente adatte agli alunni con
disgrafia, come il disegno simmetrico. Per questi esercizi bisogna:
•• Cercare l’esercizio nella galleria delle risorse;
•• Con la penna tracciare il contorno mancante, simmetrico rispetto alla parte di disegno già
presente.
Un altro esercizio ancora è quello di tracciare il contorno con un colore di una forma o di più
forme, distinguendole dalle altre presenti. Nello specifico:
•• Inserire nella pagina vuota due tipologie di forma, il cerchio e il triangolo, in ordine caotico
e con dimensioni differenti.
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3.13 | Cerchi e triangoli di dimensioni differenti inserite con lo strumento forma
3.4 Discalculia
La discalculia è una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta nel
riconoscimento e denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’asso-
ciazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, nella numerazione in ordine cre-
scente e decrescente, nella risoluzione di problemi.
DISCALCULIA | 45
•• la capacità di memorizzazione;
•• l’esecuzione di consegne in sequenza.
Una volta che il significato della sottrazione è stato compreso, si può procedere con le sottra-
zioni in colonna. Spesso per i discalculici è difficile mettere correttamente in colonna i numeri
per effettuare l’operazione.
Per aiutarli in questo procedimento si possono utilizzare delle tabelle per l’incolonnamento,
magari usando colori diversi per le cifre e usare gli stessi colori per le colonne della tabella
corrispondenti:
•• Con lo strumento connettore inserire le linee della tabella, per formare tre colonne e quattro
righe.
•• Alle colonne dare dei colori di riempimento diversi, il colore verde per le centinaia, il colo-
Numerosi sono i software creati per aiutare gli studenti con discalculia, sia commerciali che
freeware.
Fra quelli freeware sono da segnalare:
•• Conta su di me (trainingcognitivo.it/contasudime), software on line che propone una linea
dei numeri interattiva per visualizzare i calcoli di operazioni e sottrazioni.
•• IncolonnAbili (sites.google.com/site/leggixme/matematica), programma che aiuta nell’ese-
cuzione delle operazioni aritmetiche.
•• È pronta la tavola (trainingcognitivo.it/Tavola), software on line per creare tavole pitagori-
che personalizzate.
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3.18 | Software È pronta la tavola, esempio di tavola pitagorica 15x15
4.1| Il podcast consente di fruire della lezione registrata in qualsiasi luogo o momento
Per creare un podcast con la LIM è necessario attivare la funzione cattura video, che registrerà
le azioni compiute sullo schermo della lavagna e il rispettivo sonoro della spiegazione o delle
interazioni fra docente e studenti. Il podcast generalmente viene salvato in formato AVI, che è
ampiamente supportato dalla maggior parte dei lettori multimediali.
Una volta registrato, il video può essere condiviso in rete, attraverso un blog o su una piatta-
forma per l’e-Learning, come Moodle.
Un’ulteriore possibilità è quella di tenere lezioni live a distanza, abbinando la LIM a un siste-
ma di videoconferenza. In questo caso le due lavagne saranno sincronizzate, quella dove si
tiene la lezione e quella del gruppo che opera a distanza, attraverso i software specifici per la
didattica on line, denominati aule virtuali.