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1
INTERVENTI PSICO-EDUCATIVI E
DIDATTICI CON DISTURBI
COMPORTAMENTALI
In questo laboratorio verranno analizzati, in sintesi,
gli aspetti più importanti dei disturbi
comportamentali che possono presentare alcuni
alunni in situazione di handicap.
Saranno proposte alcune tecniche per la gestione di
questi disturbi e analizzati alcuni setting che
potrebbero agevolare un’attenuazione ed
eliminazione di tali manifestazioni.
In particolare verranno presi in considerazione
alcuni disturbi quale quello oppositivo provocatorio
con manifestazioni violente verso gli altri (adulti e
coetanei), e se stesso e gli oggetti. 2
Verrà proposta una casistica diversificata e
richiesto alla platea dei docenti corsisti, divisi in
gruppi ristretti, di elaborare una proposta
progettuale al fine di condurre l’allievo dva, incluso
nel suo gruppo classe, ad una corretta, gratificante e
proficua partecipazione alla vita scolastica.
Saranno proposte varie metodologie operative.
Alla fine verranno discusse le varie proposte
elaborate.
Particolare cura sarà rivolta alla stesura del PEI e ai
rapporti con gli altri operatori e con la famiglia.
3
Alcuni paragrafi e schemi fanno riferimento
non solo alle problematiche comportamentali
ma anche a quelle di tipo relazionale e alla
comunicazione non verbale. Il confine tra le
problematiche comportamentali e quelle
relazionali in alcuni casi possono essere
fortemente fuse tra loro, così come molto
spesso modi e strategie di risoluzione
transitano attraverso la buona gestione della
comunicazione verbale e quella non verbale.
4
Con la direttiva del 27 dicembre 2012 relativa ai Bisogni
educativi speciali (BES) il MIUR ha accolto gli orientamenti
da tempo presenti in alcuni Paesi dell’Unione europea che
completano il quadro italiano dell’inclusione scolastica.
5
BES- Bisogni Educativi Speciali
L. 104/92 ALTRI
DSA
PEI L.170/10
8
IL CONSIGLIO DI CLASSE E IL PDP
9
INDIVIDUALIZZARE E PERSONALIZZARE LA DIDATTICA
10
PIANO PER L’INCLUSIONE
PI
12
I compiti del docente di sostegno sono così sintetizzabili:
coordinamento delle iniziative didattico- educative programmate dal Consiglio
di classe, dal Gruppo di lavoro per l’Inclusione, e dai singoli docenti insieme al docente di
sostegno, che costituiscono, nel loro insieme il P.E.I. dell'alunno;
realizzazione di forme specifiche di intervento, cioè attività finalizzate alla
piena valorizzazione delle risorse dell'alunno diversamente abile, da svolgersi in
determinati momenti del lavoro didattico, distribuite in una organizzazione oraria definita
collegialmente (Consiglio di classe), sia in contesti operativi specifici, sia nel contesto
globale dell'attività scolastica, predisponendo riduzioni o adattamenti dei curricoli di
classe (curricoli integrati) in base alle esigenze e ai bisogni formativi dell'alunno, e
organizzando materiali, proposte operative graduate e individualizzate;
collaborazione con i docenti curricolari nei processi di individualizzazione
dell'insegnamento, di integrazione delle diversità da realizzarsi ampliando le opportunità
formative in termini di esperienze e stimolazioni e/o con percorsi e interventi di
recupero, compensazione mirati e strutturati su breve o medio periodo;
cogestione o conduzione diretta, in collaborazione con i docenti curricolari,
di progetti didattico- educativi trasversali o multidisciplinari, destinati al gruppo- classe, a
sottogruppi- classe , a gruppi misti (opzionali), con le finalità di integrare le risorse
soggettive degli alunni, valorizzare l'operatività, la pluralità di approcci e linguaggi , la
didattica multimediale, l'orientamento formativo. Tali progetti possono svolgersi anche in
orario aggiuntivo utilizzando le risorse economiche previste in regime di autonomia
scolastica. 13
La responsabilità dell’integrazione
ricade su tutti i docenti della classe,
in quanto essi
14
Disturbo del comportamento
È la difficoltà di CONTROLLO E
GESTIONE PERSISTENTE E CONTINUA di
conformare il proprio comportamento
alle richieste dell’ambiente riscontrabile
in tutti i contesti di vita.
15
Descrizione delle caratteristiche degli
alunni
con Disturbo di Comportamento
Disturbo Disturbo
dell’Attenzione Oppositivo Disturbo
e Provocatorio della
Iperattività Condotta
Prof.ssa Barbara
16
Falcone
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO AD
INSORGENZA TIPICA NELL’INFANZIA
17
•xxxx
xxxxx
xxxxx
xxxxx
xxxxx
xxxxx
xxxxx 18
I disturbi del comportamento
F 90 Sindromi ipercinetiche:
– F 90.0 Disturbo da deficit dell’Attenzione con
iperattività (ADHD)
Picchia/offen
Rompe gli de i Si distrae
oggetti propri compagni sempre
e altrui
26
Impulsività
“Spara le risposte prima che le domande
siano state completate”.
Ha difficoltà ad attendere il proprio turno.
Interrompe gli altri o è invadente nei loro
confronti.
27
Aggressività
Definizione di aggressività
•28
Oppositivita’ e provocazione
•33
Inibizione scolastica
•35
DISTURBO DA DEFICIT DELL’ATTENZIONE ED
IPERATTIVITÀ (ADHD) (APA, DSM IV)
36
Disturbi di attenzione e iperattività
Il Disturbo da deficit d'attenzione ed iperattività (ADHD) è
un disturbo del comportamento caratterizzato da
inattenzione, impulsività e iperattività motoria che
rende difficoltoso e in alcuni casi impedisce il normale
sviluppo e integrazione sociale dei bambini/ragazzi .
•37
Cosa è l’ ADHD?
E’ invalidante per il
Si tratta di un disturbo soggetto stesso e pone
eterogeneo e complesso, notevoli difficoltà alle
multifattoriale che nel 70-80% persone circostanti
dei casi coesiste con un altro o (genitori, insegnanti,
altri disturbi. Quelli più coetanei)
frequentemente associati sono il
disturbo oppositivo-provocatorio e
i disturbi della condotta, i disturbi
specifici dell'apprendimento, i
disturbi d’ansia •38
Cosa è l’ ADHD?
sono aspecifici e presenti in
I sintomi nucleari: tante condizioni di vita
•40
Sindrome ipercinetica: i sintomi
viene diagnosticata nei primi
E’ più comune nei maschi ed è anni della scuola elementare, si
caratterizzata da questi sintomi: ritrovano comportamenti che
iperattività, impulsività, possiamo far risalire fin dai
distraibilità ed eccitabilità. primi anni di vita.
• Depressione
Sintomi affettivi • Scarsa autostima
•42
Attualmente si parla di
Risulta molto chiaro
deficit di attenzione con
come sia difficile
iperattività
differenziare tra la
Sindrome ipercinetica e deficit di attenzione senza
il Deficit di Attenzione iperattività
•44
ADHD – DEFICIT DI ATTENZIONE E
IPERATTIVITA’
•45
Attribuzioni psicologiche
“È
problematico “È pigro
“E’
maleducato
Le attribuzioni Non è
più frequenti motivato”
“E’ viziato
Non è
attento
“Non si
impegna” •46
QUADRO CLINICO
L’ADHD è un disturbo che influenza sensibilmente lo sviluppo
psicoemotivo determinando:
bassa autostima
difficoltà relazionali e scolastiche
disturbi del comportamento
disturbi della sfera emotiva (ansia, depressione)
problemi dell’adattamento sociale (personalità
antisociale, alcoolismo, criminalità), abuso di
sostanze.
47
48
DIFFICOLTÀ SCOLASTICHE
Il rendimento scolastico è inferiore rispetto ai coetanei a causa
di:
deficit dell’attenzione
deficit in abilità quali la pianificazione, lo sviluppo di
strategie mirate alla risoluzione di problemi,
l’organizzazione delle idee
comportamenti problematici dovuti all’eccessiva attività
motoria ed al deficit di autocontrollo
49
I comportamenti problematici, inadeguati e gli
atteggiamenti aggressivi rendono difficili i
DIFFICOLTÀ RELAZIONALI
rapporti interpersonali e determinano:
emarginazione da parte dei coetanei
difficoltà nelle relazioni con i genitori e gli
insegnanti
scarse amicizie durature e tendenza
all’isolamento
51
Possibile riduzione della iperattività
Comparsa di disattenzione,
impulsività
Difficoltà scolastiche
Evitamento di compiti cognitivi
prolungati
Comportamento oppositivo-
provocatorio
52
Gli adolescenti con ADHD spesso sembrano immaturi
rispetto ai coetanei.
53
Principali difficoltà del ragazzo
CONFUSIONE 54
Conseguenze evolutive dei
disturbi del comportamento
Un ragazzo con disturbo del comportamento rischia una
limitazione delle sue potenzialità evolutive proiettate nel futuro a
livello:
– cognitivo
– relazionale
– emotivo-affettivo
Importanza di modalità di accoglienza e contenimento:
– Per limitare i problemi di inserimento sociale
– Per le possibili conseguenze che si possono produrre a
distanza di tempo
55
I soggetti con comportamenti
aggressivi
Hanno un forte interesse sociale ma non sanno come
manifestarlo (volontà di leadership, incapacità di
negoziare, imposizione del proprio pensiero, rischio di
esclusione dal gruppo e quindi di frustrazione)
Hanno un forte bisogno di affermazione di sé (possesso
del gioco, del posto in classe, di un amico)
Hanno un forte bisogno di essere visti (controllo del
gruppo, imitazione dell’adulto, sfida all’adulto, gelosia
per un fratello e rifiuto per i compagni)
56
Cosa fare in classe?
Cercare di conoscere i bisogni del ragazzo
Evitare giudizi di valore
Approvare e rinforzare i comportamenti adeguati
Individuare i suoi interessi
Favorire le relazioni con i pari
Evitare di rispondere alle provocazioni
Evitare le punizioni
Per promuovere l’attenzione e concentrazione
Disposizione dei banchi
Attività che non impiegano molto tempo
Fornire sempre istruzioni chiare per eseguire le attività
Fornire strategie
Interagire frequentemente con il ragazzo
Far interagire frequentemente i ragazzi fra loro
Aiutarli a gestire il materiale scolastico
Favorire un buon clima di classe e di
collaborazione evitando situazioni di
competizione
Imparare a riconoscere le situazioni che
generano rabbia e mettere in atto strategie
per far superare i momenti di crisi,
Valorizzare il Patto Educativo di
Corresponsabilità.
• Promuovere l’autonomia personale e
sociale.
Sensibilizzare la classe alle diversità come
risorsa e accettazione dell’altro
•58
Il cambiamento può realizzarsi per motivi
vari:
1. Interesse personale dello studente
comportamento inadeguato
3. Contenimento del comportamento non
adeguato, mediante attività didattiche in
grado di contenere, con il loro
svolgimento, gli eccessi comportamentali.
4. Compensazione, mediante la buona
relazione, del disagio psicologico fonte di
•59
comportamento problematico
Valorizzare le abilità e gli interessi dei
singoli alunni (punti di forza);
Condividere con la classe regole sociali di
Il Circle Time
Metodologia di lavoro:
Il “Circle time” favorisce la riflessione
condivisa sulla libera espressione
delle proprie emozioni e sentimenti,
e di quelle altrui
Sviluppa il senso di consapevolezza e
di padronanza rispetto alle emozioni
•64
La procedura
I momenti di Circle time vengono
integrati il più possibile nella normale
attività didattica
Cadenza settimanale
Durata: 40-45 minuti
Alunni: 10-12
•65
Le fasi:
Formazione del gruppo
Presentazione delle regole
Introduzione dell’argomento
Discussione
Condivisione
conclusioni
•66
Le regole:
1. Ogni partecipante ha il diritto di
parlare ed il dovere di ascoltare
2. Mentre un alunno parla, gli altri
ascoltano senza interrompere,
criticare, deridere ecc.
3. Aspettare il proprio turno per
parlare
4. Rimanere al proprio posto
•67
I gruppi di apprendimento cooperativo
Definizione:Il ragazzo viene inserito in un
gruppo di lavoro con altri alunni della classe
È un modo per:
1. Far cooperare e lavorare insieme gli
alunni, per raggiungere obiettivi didattici
2. Adattarsi alle reciproche caratteristiche
3. Promuovere e sostenere interazioni
sociali positive sulla base della
imitazione, reciprocità e
complementarietà
•68
Condizioni per un efficace
apprendimento cooperativo
1. Eliminare simboli e stimoli di
competitività
2. Usare un linguaggio cooperativo
3. Creare la sensazione di coesione ed
appartenenza del gruppo
4. Stimolare gli alunni a vedere gli
altri come risorse
5. Stimolare gli alunni a riconoscere i
successi degli altri
•69
In sintesi
Favorire la
cooperazione tra
compagni
Favori
Evitare re Fornire
commenti l’auto strumenti di
svalutanti stima supporto
Rinforzare le aree
positive
•70
Cosa fare?
– facilitare la comprensione, comunicazione
– sostenere il senso di autoefficacia
– creare un buon clima in casa/classe
– gestire i conflitti
– facilitare l’apprendimento
– sostenere la motivazione, mostrando operativamente
l’utilizzabilità di quanto appreso
71
•Osservare e conoscere i
propri alunni
Cosa piace a quel particolare ragazzo?
Quali sono le attività in cui riesce bene
autonomamente?
Quali abilità ha che potrei rinforzare?
72
•2° fase: osservare e riconoscere
i comportamenti problema
• ESEMPI DI COMPORTAMENTI PROBLEMA:
73
•Osservare il comportamento
per modificarlo
rilevare dove il comportamento si
verifica, la frequenza.
74
Analisi funzionale del
comportamento problema
QUALI MOTIVAZIONI:
– ATTENZIONE: il comportamento mira ad attirare
l’attenzione su di sé
– RICOMPENSA TANGIBILE: il comportamento
indesiderabile mira ad ottenere una gratificazione
concreta( es. un oggetto desiderato)
– FUGA: il comp. disfunzionale permette di fuggire ,
evitare un attività spiacevole
– STIMOLAZIONE SENSORIALE: il comportamento
appaga bisogni sensoriali( aumento movimento durante
lo svolgimento di attività noiose) 75
dove iniziare?
Dirigere gli sforzi su 1 o al massimo 2
comportamenti per volta
Frazionare i compiti più grandi in unità più
piccole
Organizzare i comportamenti problematici
secondo un ordine di priorità
Utilizzare uno stile comunicativo
assertivo(affermativo, deciso, empatico).
76
Interventi basati sulle
PREMI: conseguenze positive
– ricompensa( tangibile, sociale, simbolica)
– rimuovere una conseguenza negativa
PER ESSERE EFFICACI DEVONO ESSERE:
– immediati
– frequenti
– salienti
– modificati spesso per evitare l’abitudine
77
Interventi basati sulle
PUNIZIONI: conseguenze negative
– rimprovero
– rimozione di una conseguenza positiva
DEVONO SEMPRE ESSERE UTILIZZATE IN UNIONE CON
CONSEGUENZE POSITIVE
L’INTERVENTO PREMIANTE DEVE SEMPRE PRECEDERE
QUELLO PUNITIVO
TIPOLOGIE:
– rimproveri centrati sul comportamento
– conseguenze logiche( se…allora…)
– costo della risposta( es. gettoni premio)
78
Intervento su problemi specifici
ATTIVITA’ MOTORIA IN ECCESSO
regole chiare sul movimento in casa/classe( predisporre
segnali)
programmare brevi intervalli (non quando si è già
presentato il comportamento inadeguato)
stabilire specifiche conseguenze per la trasgressione( es.
perdita intervallo)
rinforzare positivamente chi si comporta bene (evitare però
i confronti!)
integrare periodi di compiti da svolgere seduti con attività
di apprendimento attivo 79
Intervento su problemi specifici
IMPULSIVITA’ NEL RISPONDERE
80
•DA Hodgdon, L.A. (1999) Strategie visive e comportamenti
problematici. Brescia: Vannini, 2006 81
Intervento su problemi specifici
DIFFICOLTA’ ATTENZIONE
FOCALIZZATA
fare domande frequenti
sottolineare le parti critiche delle informazioni date (es.
“questa è una cosa a cui dovete prestare attenzione…”)
presentare l’informazione attraverso diverse modalità
sensoriali( ad es. visive, uditive, per iscritto, disegno)
fornire frequenti rinforzi
usare spesso stimoli nuovi
82
Intervento su problemi specifici
LAVORI NON COMPLETATI
verificare se il ragazzo sa cosa deve fare
insegnare al ragazzo come organizzare e
pianificare l’attività
spiegargli come automonitorarsi, insegnargli i
sotto-obiettivi
rinforzare i sotto-obiettivi raggiunti
fornire ricorrenti promemoria( visivi e verbali)
83
Intervento su problemi specifici
DISORGANIZZAZIONE
utilizzare un sistema di tutoring (compagno
gradito al ragazzo che lo affianchi
nell’organizzazione delle attività e materiali)
coinvolgere degli adulti
abituare il ragazzo ad annotare in modo speciale
sul diario attività speciali
84
•“ Carlo è un ragazzo impulsivo e con limitati
tempi attentivi. Non sta mai fermo al posto si
distrae facilmente. Ultimamente si oppone alle
mie richieste non so proprio come prenderlo”
85
•Siamo al supermercato e Paola vuole le
caramelle
86
Tecniche e strategie
d’intervento:
87
Alcune tecniche:
-Rinforzo
-Prompting (aiuti)
-Fading (attenuazione dello stimolo)
-Shaping (modellaggio)
-Modeling (modellamento)
-Chaining (concatenamento)
-Estinzione
88
Rinforzo: evento che segue l’emissione
di un comportamento e lo rende probabile
89
Prompting: Aiuti gestuali, visivi, verbali,
fisici.
Fading: ridurre gradualmente un aiuto…
90
PERCHE’ IL LAVORO DI GRUPPO
COOPERATIVO
Secondo una prospettiva strettamente motivazionale,
le strutture cooperative creano una situazione per cui
l’unico modo in cui i membri del gruppo possono
conseguire i propri obiettivi personali è proprio
attraverso il successo del gruppo stesso.
Si deve riconoscere che le relazioni interpersonali
sono un fattore essenziale nello sviluppo cognitivo,
relazionale e sociale dei ragazzi in quanto
permettono, attraverso l’identificazione con i coetanei
in possesso di competenze apprezzabili, di imparare
direttamente atteggiamenti, valori ed informazioni
importanti; facilitano l’abbandono di tendenze 91
egocentriche con l’acquisizione di punti di vista ampi
influiscono sullo sviluppo dell’autonomia;
consentono di condividere con coetanei
sentimenti, aspirazioni, sogni, fantasie e
difficoltà; hanno un effetto potente
sull’apprendimento e sul rendimento
scolastico; sono efficaci nell’orientare scelte
che riguardano il futuro.
Il gruppo assume pertanto un significato
strumentale, un mezzo per conseguire gli
obiettivi di apprendimento individuale ed
anche un luogo per socializzare. 92
E questo fa si che i membri del gruppo tendano ad
aiutarsi l’un l’altro, a incoraggiarsi per esercitare il
massimo impegno, per conseguire, attraverso il
successo del gruppo, il proprio personale successo. In
altre parole, le ricompense dei gruppi basate sui
risultati dei gruppi stessi (o sulla somma dei risultati
individuali) creano una struttura interpersonale di
ricompense in cui tutti i membri danno o ricevono
riconoscimenti sociali (come premi e incoraggiamenti)
in risposta agli sforzi legati al compito dei propri
compagni di gruppo.
L’apprendimento cooperativo permette, quindi, di
attivare al tempo stesso istruzione, ricerca e creatività
nell’ottica dell’integrazione e fa si che tutta la classe
lavori affinché l’integrazione diventi una realtà sempre
93
IL COOPERATIVE LEARNING: UNA
METODOLOGIA A FAVORE
DELL’INTEGRAZIONE
Il Cooperative Learning è una modalità di gestione
democratica della classe.
Essenzialmente centrato su gruppi di lavoro
eterogenei e costruttivi sulla effettiva interdipendenza
positiva dei ruoli e sull’uguaglianza delle opportunità
di successo per tutti, tende a creare un contesto
educativo non competitivo, altamente responsabile e
collaborativo, produttivo.
Il contatto con allievi migliori in situazioni cooperative
rende più frequente, in tutti, l’uso di strategie di
ragionamento di ordine superiore, produce strategie
94
I processi cognitivi indotti dal dover parlare,
discutere e spiegare ad altri- spesso in modi
differenti- il materiale da studiare, migliorano
la ritenzione in memoria e promuovono lo
sviluppo di strategie di ragionamento di ordine
superiore.
95
L’intervento a scuola
1. Predisposizione di un ambiente
facilitante
2. Gestione delle lezioni
3. Gestione del comportamento
96
Interventi psicoeducativi sui
comportamenti problema
Scegliere i parametri di misura del
comportamento
• FREQUENZA: è il numero di volte in cui il
comportamento si verifica in un periodo di
tempo
• DURATA: è la misura del tempo in cui esso
perdura
• INTENSITA’: è la forza di una risposta
97
Le funzioni dei comportamenti
problema
Funzione di fuga:
Il comportamento viene messo in
atto per interrompere un’attività
spiacevole o sgradita ed è
mantenuto dal rinforzo negativo
98
Le funzioni dei
comportamenti problema
Funzione di ricerca di attenzione:
Il comportamento viene messo in
atto allo scopo di ricevere attenzione
o vicinanza fisica
99
Intervento:
1. Fornire stimoli adeguati
2. Regole chiare, concise concrete,
visualizzabili
3. Fornire conseguenze adeguate
Le tipologie di RINFORZI OGNI E QUALUNQUE EVENTO CHE
SEGUENDO UN COMPORTAMENTO NE AUMENTA LA PROBABILITA’ DI COMPARSA NEL
FUTURO
•Rinforzi tangibili: consistono in premi materiali (cibi, oggetti, ecc.)
•Rinforzi sociali: sono manifestazioni di approvazione e affetto
quali complimenti, sorrisi, carezze, elogi, riconoscimenti, ecc..
•Rinforzi simbolici: consistono in bollini o gettoni che una volta
accumulati vengono scambiati con premi tangibili o danno
diritto a qualche forma di rinforzo dinamico.
Rinforzi dinamici: consistono in attività gratificanti o privilegi
particolari che hanno una valenza positiva per la persona che
ne beneficia. •100
Errori nell’uso dei Rinforzi:
• Offrire enormi ricompense per un piccolo
miglioramento
• Rinforzare un comportamento prima che
sia avvenuto
101
LA PUNIZIONE : PERCHÉ NO ?
“LA PUNIZIONE NON ELIMINA LA
RISPOSTA, NE ABBASSA LA
FREQUENZA DI EMISSIONE PER UN
PERIODO DI TEMPO CIRCOSCRITTO.
DOPODICHE’ LA RISPOSTA VIENE
EMESSA CON FREQUENZA
EQUIVALENTE A QUELLA CHE
CARATTERIZZA LA RISPOSTA NON
PUNITA.” (SKINNER)
•102
REGOLE PER UNA MIGLIORE APPLICAZIONE
DELLA PUNIZIONE
a) L’intervento punitivo deve essere circoscritto a pochi e ben individuati
comportamenti inadeguati
b) l’oggetto della punizione deve essere ben chiaro e individuato
c) comportamenti e oggetti devono essere chiaramente capiti e condivisi
d) l’intervento punitivo deve essere possibilmente esposto e chiarito alle
persone oggetto dell’intervento
e) l’intervento punitivo deve avere un inizio e una fine, in particolare in
quei casi dove si prevede l’allontanamento da una situazione (criterio
temporale)
f) alla fine dell’intervento punitivo svolgere una costante azione
educativa che sia esplicativa di quanto accaduto
g) quando si avvia una procedura di punizione bisogna essere certi di
poterla sostenere
h) tono della voce, contenuto verbale, postura devono essere ferme e
possibilmente prive di contenuti emotivi •103
La punizione
Qualsiasi evento, oggetto o comportamento che riduca la
probabilità che si ripeta il comportamento a cui viene applicata
•104
Elaborare un sistema di scambio che definisca in
modo chiaro i seguenti aspetti:
- quali sono i comportamenti da rinforzare
- quanti punti (o token) guadagna ogni
comportamento adattivo
- quali rinforzatori di sostegno possono essere
acquistati con i token
- il costo di ogni rinforzatore di sostegno
- il costo in token di ogni comportamento
"bersaglio".
•105
PROCEDURE PER IL RIMPROVERO
107
CONTROLLO DELLO STIMOLO
•108
ESTINZIONE
•110
La scelta di una tecnica deve essere
attentamente valutata in termini di costi
benefici, nel breve, nel medio e nel lungo
termine e in relazione alle risorse a
disposizione.
•111
I contratti comportamentali
Stesura cooperativa fra ragazzo e insegnante di un
contratto con specifici accordi
Frutto di effettiva collaborazione (incremento di
comprensione e motivazione a rispettare
l’accordo)
Può includere più comportamenti
113
CONTRATTO
Io sottoscritto,
mi impegno a mantenere questi accordi presi
con i miei insegnanti:
1) Chiedere di andare in bagno solo una volta
all’ora;
2) Stare seduto per almeno 20 min.
3) Controllare che tutto il mio materiale sia
nello zaino prima di uscire
Per ogni giorno in cui riuscirò a rispettare
questi 3 punti, potrò scegliere un premio fra:
a) 15 min. di gioco al computer
b) Possibilità di fare un disegno libero negli
ultimi 15 min. di lezione,
c) Attività motoria per 20’
114
TOKEN ECONOMY
116
Il decalogo di convivenza civile tra alunni
117
Che cosa è il bullismo?
Il termine “Bullying” pone al centro dell’attenzione la relazione
tra vittime e persecutori, e si caratterizza per alcuni fattori:
1. Intenzione di fare del male
2. Mancanza di compassione e
analfabetismo affettivo
3. Intensità e durata consistenti
4. Potere del bullo
5. Vulnerabilità della vittima
6. Mancanza di sostegno
7. Gravità delle conseguenze
118
Come si manifesta?
Il bullismo può essere:
Fisico: botte, pugni, distruzione di
oggetti e materiali
Verbale: minacce, imprecazioni
Psicologico: esclusione sociale,
calunnie, pettegolezzi
119
Bulli si nasce, o si diventa ?
Quali fattori incidono maggiormente?
Gli stili educativi genitoriali,
In particolare
In età precoce, mancanza di calore e
coinvolgimento di chi cura il
bambino
Eccessiva permissività e tolleranza
verso l’aggressività
Modello genitoriale punitivo, come
strumento elettivo per far rispettare le
regole
120
Ruoli e significati nel bullismo
profilo psicologico del bullo
il bullo passivo occupa una posizione di
gregario, spesso si limita ad appoggiare e
sostenere, senza partecipare direttamente
Il bullo non ha problemi di autostima, né ansia,
ma
Desiderio di dominio
Scarsa empatia verso le vittime
Immaturità nel riconoscimento
delle emozioni
121
Ruoli e significati nel bullismo
profilo psicologico del bullo
123
Ruoli e significati nel bullismo
profilo psicologico della vittima
Come aiutarla?
Scegliere un adulto fidato, a cui
confidare eventuali soprusi
Sviluppare amicizie positive
Insegnare a d interpretare e
rispondere in maniera efficace ai
soprusi
124
Strategie didattiche efficaci per
combattere il bullismo in classe
,
125
•PROMPTING E FADING - TECNICA PROMPTING
DELL'AIUTO E DELL’ATTENUAZIONE DELL'AIUTO •La tecnica dell'aiuto
AIUTI VERBALI AIUTI GESTUALI AIUTO FISICO consiste nel fornire
I SUGGERIMENTI VERBALI GLI AIUTI IL GENITORE GUIDA IL ragazzo all'individuo uno o più
RAPPRESENTANO DEGLI AIUTI GESTUALICONSISTONO IN NELL'EFFETTUAZIONE DI stimoli sotto forma di
MOLTO NATURALI CHE VENGONO PARTICOLARI GESTI CHE IL UN’AZIONE.
aiuti o prompt. I
SEMPREUTILIZZATI DAI GENITORI GENITORE UTILIZZA PER
PER FACILITARE L’ATTUARSI DI FAVORIRE L’ATTUARSI DI prompt sono di solito
UN’AZIONE COMPORTAMENTI ESEMPIO: PRENDERE LE MANI sintetici, evidenti e
O DI UNA PERFORMANCE. DESIDERATI O LA RIDUZIONE DEL ragazzo E GUIDARLE vengono proposti al
DI COMPORTAMENTI NELL’AFFERRARE I GIOCHI DA
ESEMPIO: DIRE “ADESSO momento esatto in cui
INADEGUATI. METTERE A POSTO.
FERMATI” QUANDO IL ragazzo dovrebbe verificarsi
CHE STA CORRENDO SI DEVE ESEMPIO: INDICARE CON UN
l’azione desiderata (o
FERMARE. DITO LA DIREZIONE CHE IL
ragazzo DEVE PERCORRERE.
risposta).Quando il
comportamento
FADING
desiderato è appreso e
RIDURRE IL NUMERO DI PAROLE DIMINUIRE L’AMPIEZZA DEL RIDURRE GRADUALMENTE
(AD ESEMPIO “STOP”) E GESTO O SOSTITUIRLO CON L'AREA DEL CORPO TOCCATA
stabilizzato, l’aiuto va
PRONUNCIARLE CON UN TONO UNO MENO APPARESCENTE (DALLA MANO A UN DITO), LA attenuato e poi tolto,
DI VOCE PIU’ BASSO. (AD ESEMPIO LO SGUARDO). PRESSIONE ESERCITATA SULLA attraverso un processo
PARTE DEL CORPO (DA UNA
denominato fading,
STRETTA AD UN TOCCO) E
SPOSTARE LA PRESA A ZONE PIU’
che consiste nel ridurre
DISTANTI (DALLA MANO AL gradualmente l’aiuto.
•126
GOMITO).
•MODELING -TECNICA DELL’APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE •La tecnica del
QUANDO AVVIENE L’APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE modellamento consiste nella
promozione di esperienze di
MODELLO OSSERVATORE
apprendimento di abilità e
IL MODELLO È UNA PERSONA AUTOREVOLE, STIMATA L’OSSERVATORE HA ADEGUATE CAPACITA’ ATTENTIVE, È comportamenti attraverso
DALL’OSSERVATORE OPPURE CHE HA IMPORTANTI DISPONIBILE, CURIOSO, MOTIVATO, INTERESSATO O
l'osservazione di un soggetto
LEGAMI AFFETTIVI CON LUI. DIVERTITO DA CIÒ CHE OSSERVA.
che funge da modello.
CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO IMITATO
Spesso si verifica in modo
QUANDO LE CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO IMITATO DALL’OSSERVATORE SONO POSITIVE spontaneo cioè il modello
(RINFORZI), L'OSSERVATORE CONTINUA A MANIFESTARE IL COMPORTAMENTO, IN CASO CONTRARIO può non avere alcuna
TENDE AD INIBIRLO.
intenzione di insegnare e
l'osservatore di imparare,
PREDISPORRE UN PROGRAMMA DI ma si trova ad apprendere
MODELLAGGIO a livello latente. E può
1 2 3 4 utilizzare le sue osservazioni
anche molto tempo dopo
INDIVIDUARE IL SELEZIONARE UN DELINEARE UNA SERIE DI PREDISPORRE
averle effettuate.
COMPORTAMENTO COMPORTAMENTO GIÀ APPROSSIMAZIONI PROGRAMMI DI
META CIOÈ L’ABILITÀ PRESENTE NEI SUCCESSIVE, CIOÈ RINFORO IN MODO CHE
CHE SI DESIDERA REPERTORI DEL ragazzo COMPORTAMENTI CHE IL ragazzo POSSA •SHAPING O MODELLAGGIO-
COSTRUIRE. CHE ABBIA QUALCHE PARTENDO DA QUELLO PROGRESSIVAMENTE TECNICA
ATTINENZA CON IL INIZIALE SI AVVICININO PADRONEGGIARE I VARIDELL’APPRENDIMENTO PER
COMPORTAMENTO- SEMPRE PIÙ A QUELLO COMPORTAMENTI FINOAPPROSSIMAZIONI
META. META. A RAGGIUNGERE
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QUELLO META.
•PROGRAMMI DI RINFORZO
•Il bambino in fasce piange (azione) e la madre accorre al suo lettino (rinforzo).
•Il bambino inizia a pronunciare le sue prime parole (azione) e gli altri le ripetono (rinforzo).
•L'allievo esegue correttamente un'operazione di aritmetica (azione) e prende un bel voto (rinforzo).
•Il ragazzo riordina la camera (azione) e viene lodato dai genitori (rinforzo).
•La ragazza fa fare i compiti al vicino di casa (azione) e riceve un piccolo compenso (rinforzo).
•Il ragazzo cambia taglio di capelli (azione) e riceve complimenti dall’amica (rinforzo).
•Il professore fa la sua prima lezione (azione) e riceve consenso dagli allievi (rinforzo).
•La signora va a fare la spesa in un discount (azione) e riceve dei punti da accumulare per avere un regalo
(rinforzo).
•Un esempio più complesso sulla circolarità dei comportamenti.
•Il bambino piange (azione) perché vuole andare in edicola a comprare le figurine. La mamma
deve fare delle commissioni e gli dice che non è possibile. Il bambino continua a lamentarsi e la mamma
accondiscende e lo porta in edicola (rinforzo). APPRENDIMENTO: la mamma ha insegnato al bimbo a
piangere a lungo per ottenere ciò che vuole. Il bambino ha insegnato alla mamma che portarlo in edicola
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RILUTTANZA AD ANDARE A SCUOLA
Fattori Ambientali precipitanti
Lutto per un genitore, persona cara, anche per un animale domestico
Malattia del b. o dell’FdA
Divorzio, separazione
Cambiamento di residenza
Ingresso a scuola o cambio di scuola
Cambiamento di stato (emigrazione/immigrazione)
Cosa fare?
Aiutare b. a identificare l’ansia
Normalizzare la paura
Usare la fiaba di un personaggio eroico e vedere come lui le ha
affrontate
Rinforzare quando ce la fa
Manifestazioni
Reazione di ansia associata all’uscita da casa o all’ingresso a scuola
Panico al momento di entrare a scuola
Sintomi somatici (dolori, nausea, vomito, inappetenza, cefalea)
I sintomi somatici anche la sera prima, insonnia
Al•131
di fuori della scuola bimbo tranquillo
Fobia scolare
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Fobia scolare
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