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1.

Delineare il profilo del docente inclusivo e le azioni da mettere in campo in classe per promuovere
l’inclusione (max 2.000 caratteri)

Il Profilo dei Docenti Inclusivi è piuttosto ambizioso. Si serve di tutte le informazioni


prodotte durante il progetto e presenta un quadro di riferimento discusso ed approvato a
livello europeo per promuovere un approccio ideale alla formazione iniziale. Il Profilo è
stato progettato per essere uno strumento utile all’elaborazione dei percorsi e dei
programmi di formazione iniziale quale elemento chiave del processo di inclusione degli
alunni disabili nei paesi europei. Gli esperti concordano che il Profilo è utile e andrebbe
utilizzato per l’ideazione e la realizzazione dei programmi di formazione iniziale al fine di
ottenere una maggiore inclusione degli alunni in tutta Europa.
Il Profilo presenta informazioni su quali valori ed aree di competenza acquisire durante i
percorsi di formazione iniziale e di abilitazione all’insegnamento. Non tenta di descrivere come queste aree
di competenza andrebbero inserite nei diversi programmi di formazione
iniziale disponibili nel territorio nazionale.

2. PEI ed ICF: due documenti portanti dell’inclusione. Indicarne le caratteristiche generali e


l’importanza per una progettualità inclusiva (max 2.000 caratteri)

Il PEI sarà stilato su modello unico adottato su tutto il territorio nazionale, diverso solo per ordine e grado
di istruzione; sarà redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed aggiornato in presenza di nuove e
sopraggiunte condizioni di funzionamento della persona.

Elaborato ed approvato dal Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (GLO), il Piano terrà conto
dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, di cui
all’articolo 12, comma 5, della legge 104/1992 e del Profilo di Funzionamento, con particolare riguardo
all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale di cui alla
classificazione ICF dell’OMS.

Il PEI garantisce il rispetto e l’adempimento delle norme relative al diritto allo studio degli alunni con
disabilità, esplicita, nel contempo:

 le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe;
 le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente
nell’ambito della classe e in progetti specifici;
 la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata;
 gli interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario nell’ambito del plesso
scolastico;
 la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla
comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti dall’Accordo di cui
all’articolo 3, comma 5-bis, del decreto legislativo 66/2017.

Il documento in esame ha durata annuale con riferimento agli obiettivi educativi e didattici nonché agli
strumenti ed alle strategie da adottare per realizzare un ambiente di apprendimento che promuova
l’efficace traduzione delle potenzialità degli alunni con disabilità in reali competenze.
3. Gli ambienti di apprendimento ed il loro ruolo per l’inclusione (max 2.000 caratteri)

Si sottolineala necessità di una visione sostenibile e collaborativa di scuola, in un’ottica di riconfigurazione


funzionale degli ambienti di apprendimento, accompagnata dal potenziamento e dalla rivisitazione dei
laboratori scolastici. Pertanto, l’aula rigidamente strutturata, che presenta un setting tradizionale per
logiche di insegnamento uno – molti, deve necessariamente cedere il passo ad un’ area interattiva,
flessibile e polifunzionale, pensata per rispondere a bisogni differenti e facilitare attività didattiche
diversificate. E’ naturale che in caso contrario, l’ambiente rimane ostile a qualsivoglia forma di
cambiamento. In tal senso è importante considerare la necessità di concepire gli arredi come veri e propri
strumenti funzionali alla didattica e in grado di garantire un buon livello di vivibilità all’interno della
scuola. Anche la comunità pedagogica riconosce agli spazi propedeutici agli apprendimenti attivi e
laboratoriali un’evidenza pregnante nel processo di insegnamento – apprendimento, dimostrando che
esiste un forte nesso tra quest’ ultimo e l’ambiente nel quale il processo si realizza (embodied cognition
design) e che il primo è strettamente correlato al comfort ed al benessere dei soggetti coinvolti, che
condizionano i comportamenti sia di docenti che di discenti. Gli spazi diventano così “spazi aperti”, perché
la didattica laboratoriale non sia considerata solo luogo, ma una metodologia che mira alla cultura della
scoperta, della sperimentazione e del benessere, nel rispetto delle differenze e della pluralità dei linguaggi.

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