Indice
1 PREMESSA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 CHE COS'È L'ANALISI TRANSAZIONALE --------------------------------------------------------------------------- 4
2.1. ANALISI TRANSAZIONALE E TURISMO -------------------------------------------------------------------------------------- 5
3 UNA SPIEGAZIONE DELLA PERSONALITÀ: IL MODELLO DEGLI STATI DELL'IO ------------------ 7
3.1. MODELLO FUNZIONALE DEGLI STATI DELL'IO E COLLEGAMENTI CON I CONCETTI DI NORME E CONFORMISMO- 9
3.2. TIPI DI PERSONALITÀ LEGATI ALLA NOSTRA CULTURA ---------------------------------------------------------------- 15
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 17
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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1 Premessa
Con questa lezione si vuole offrire una spiegazione dei concetti base dell’analisi
transazionale. Questi concetti sono di largo utilizzo in contesti lavorativi perché spiegano gran parte
delle dinamiche che vi si creano, offrendo anche possibilità di cambiamento. In particolare questa
lezione riguarderà la teoria della personalità dell’Analisi transazionale, spiegata, come vedremo,
attraverso il modello degli Stati dell’Io. La teoria sarà collegata a concetti classici della psicologia
sociale, a risalto dell’importanza data al concetto di interrelazione persona-ambiate Verranno
sempre apportati degli esempi utili a facilitare la comprensione della teoria e a farvi immedesimare
in situazioni di vita quotidiana. È attraverso l’esperienza che si consolidano le più importanti forme
di apprendimento, partendo da questo principio si intende offrire a chi legge, per quanto possibile,
una dimensione e uno spazio di riflessione creativo.
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L'Analisi Transazionale (AT)1 è infatti fortemente caratterizzata da una attenzione rivolta alla
comunicazione interpersonale, e pone al centro della sua analisi lo studio delle interazioni umane.
Come vedremo l’osservazione dell’attività sociale spontanea rivela mutamenti di atteggiamento,
punti di vista, tono di voce, comportamento non verbale, vocabolario e altri aspetti del
comportamento, unitamente al modo di sentire, che le persone esprimono spesso in modo
inconsapevole. Il Modello degli Stati dell'Io in AT, alla cui trattazione è dedicato un paragrafo
specifico, offre una lettura del mondo psichico ed emotivo degli individui fortemente correlato agli
stimoli sociali ed ambientali caratterizzanti il processo di crescita di ciascuno. Inoltre offre una
spiegazione ai mutamenti inconsapevoli, cui si accennava prima, analizzando il modo in cui i
diversi stati dell'io, che per praticità chiameremo sinteticamente GAB (Genitore-Adulto-Bambino)
sottendono le relazioni umane.
Secondo quesito: “Come tutto questo può essere utile a chi si appresta a lavorare nel
turismo?
L'AT a parità di una profondità teorica e di un acume e complessità concettuale, si presta ad un
graduale processo, che potremmo definire di volgarizzazione, della modalità di trasmissione e
applicazione della teoria stessa. E. Berne e colleghi, in molti testi, utilizzano infatti un linguaggio
semplice e accessibile non solo a psicologi, psichiatri e psicoterapeuti, ma aperto e fruibile per tutti.
Anche per questo l'AT possiede una vasta gamma di campi d'applicazione, in particolare con la sua
teoria della comunicazione si presta facilmente come strumento di analisi dei sistemi e delle
organizzazioni di ogni tipo (equipe di lavoro; grandi aziende; scuole; tribunali ecc.). Come
sottolineano due teorici di riferimento “ l'A.T. può essere utilizzata in qualsiasi campo vi sia
necessità di capire le persone, i rapporti e la comunicazione”2. Più avanti infatti vedremo anche con
esempi pratici, come possa offrirci degli strumenti di facile utilizzo per comprendere molte delle
situazioni di difficoltà che spesso sperimentiamo quando comunichiamo con l'altro e quando
dobbiamo prendere delle decisioni.
Eric Berne sin dalle prime teorizzazioni ne parla infatti come di una teoria d'azione sociale, capace
1
Per questione di comodità di scrittura da questo momento in poi verrà utilizzata l'abbreviazione A.T. ogni qualvolta ci
riferiremo all'Analisi Transazionale
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I. Stewart, V. Joines. L’analisi Transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani, Garzanti, 2000.
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Figura 1
Siamo nello Stato dell’Io Genitore (G) quando pensiamo, proviamo emozioni e ci comportiamo in
un modo che abbiamo copiato dai genitori reali o dalle persone che sono state per noi significative
figure di riferimento. Esistono tante modalità di essere nello Stato dell’Io G tante quante sono state
le figure genitoriali e le loro sfaccettature. Siamo nello stato dell'Io Adulto (A) quando pensiamo,
proviamo emozioni e ci comportiamo in un modo tale da rispondere direttamente alla situazione nel
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qui ed ora, ossia a ciò che succede intorno a noi nel momento attuale utilizzando tutte le risorse di
una persona adulta in un modo adeguato alla situazione, dando risposte congruenti a ciò che ci
circonda; cercando anche di coniugare i bisogni con le norme sociali. Ed infine siamo nello stato
dell'Io Bambino quando pensiamo, sentiamo e ci comportiamo come usualmente facevamo quando
eravamo bambini. Una personalità sana, per vivere in armonia con se stesso e con gli altri, ha
bisogno di tutti e tre gli Stati dell’Io. Ha bisogno dello Stato dell’Io A per la soluzione dei
problemi del qui ed ora, esso permette di affrontare la vita in modo efficace e competente. Ha
imparato e immagazzinato nello Stato dell’Io G tutte le regole necessarie per adeguarsi bene alla
società. Infine ha bisogno di accedere, tramite lo Stato dell’Io B, alla spontaneità, alla creatività e
alla capacità intuitiva proprie dell’infanzia. Qui di seguito riportiamo un esempio tratto dal testo di
Stewart e Joines “L’ analisi transazionale, Guida alla psicologia dei rapporti umani”
A seconda delle situazioni e dei momenti dovremmo essere capacici di declinare i diversi starti
dell’IO.
L’ESPERIENZA DI JANE
Jane guida lungo una strada trafficata. Secondo per secondo controlla la velocità e la posizione degli
altri veicoli, osserva i cartelli stradali, controlla la propria andatura (Stato dell’Io A). Un
automobilista le taglia improvvisamente la strada. Jane teme lo scontro (emozione di paura adeguata
alla situazione), getta un rapido sguardo allo specchietto, vede la strada libera, frena per evitare
l’urto (comportamento adeguato). Jane è nel suo Stato dell’Io Adulto. Mentre l’altra autovettura si
allontana Jane scuote la testa, fa una smorfia di disapprovazione con la bocca, esclama “A certa
gente bisognerebbe togliere la patente!”. Jane si è spostata nel suo Stato dell’Io Genitore: quando
era piccola si sedeva spesso accanto al padre che guidava e più volte l’ha visto esprimere
disapprovazione per gli errori degli automobilisti scrollando la testa e facendo una smorfia con la
bocca. Jane arriva davanti all’ufficio, guarda l’orologio e vede che a causa del traffico è in ritardo
per la riunione con il suo capo. Si sente presa dal panico. Jane si è spostata nello Stato dell’Io
Bambino: è entrata in contatto con vecchi ricordi di quando era bambina e arrivando tardi a scuola
veniva sgridata dalla maestra. La sua reazione emotiva di panico è legata all’esperienza del
bambino, non a qualcosa che potrebbe accadere nella situazione di persona adulta. Jane non è
consapevole a livello conscio di rivivere una situazione arcaica. Se si chiedesse “mi ricorda
qualcosa della mia infanzia?” potrebbe riportare alla memoria quel ricordo o forse potrebbe averlo
sepolto in profondità, in quanto doloroso, tanto da non poterlo ricordare immediatamente e senza un
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aiuto psicologico. Jane esibisce i comportamenti di allora: il cuore le batte veloce, spalanca gli
occhi, si porta la mano alla bocca, comincia a sudare. Un attimo dopo si dice: “Un momento! Di
cosa ho paura? Il mio capo è una donna ragionevole. Capirà perché sono in ritardo. Potremo
recuperare il tempo perso abbreviando la pausa caffè.” Jane torna nello Stato dell’io A. Si rilassa,
sorride, si toglie la mano dalla bocca. La sua risata è da donna adulta, non è la risatina nervosa del
bambino spaventato.
Così come è capitato a Jane, nell'arco di una giornata o di poche ore ci si può spostare da uno stato
dell'io ad un altro.
Nella figura 1 del precedente paragrafo è rappresentato il modello strutturale degli stati
dell'io, che guarda al contenuto, con la figura seguente riportiamo invece il modello funzionale
degli stati dell'io, che riguarda il processo, il modo in cui utilizziamo gli stati dell'io e dunque il
modo in cui ci presentiamo al mondo. “Il modello funzionale classifica i comportamenti osservati,
mentre il modello strutturale classifica i ricordi e le strategie immagazzinate in memoria”(Stewart –
Jones, 1987).
Fig. 2
GN GA
G
A A
BA BL
B
Ogni Stato dell'Io, infatti, può essere caratterizzato da una diversa funzione operativa che descrive
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come una persona usa i suoi stati dell’Io per rapportarsi a se stesso e agli altri. Come vediamo in
figura Lo Stato dell’Io Bambino è diviso in due, Bambino Adattato e Bambino Libero. Quando ci
comportiamo usando lo stato del Bambino Adattato si evince molto facilmente dal nostro
comportamento che siamo sotto il dominio dell'influenza genitoriale, in sintesi ci comportiamo in
risposta a quelle che sono state le aspettative genitoriali. Il Bambino Adattato può essere
compiacente, laborioso, accondiscendente, per lo più asseconda le regole, ma Bambino Adattato
può anche essere colui che esprime un comportamento di ribellione alle regole e seppure facente
parte della categoria BA, viene indicato come Bambino Ribelle.
Esempio di Bambino Adattato: Immaginate una situazione lavorativa in cui un vostro collega vi
chiede costantemente di effettuare dei cambi turno, motivandone la necessità con problematiche di
ordine familiare e rimandandovi spesso “Dai che tu non hai ancora famiglia e sicuramente sei più
libero di me!” Questa stessa persona al lavoro è un punto di riferimento per voi, quando siete
arrivati non sapevate quasi nulla di come si svolgeva il lavoro e lui vi ha insegnato molte cose. A
mano a mano vi accorgete che per andare incontro alle esigenze del vostro collega state lavorando
quasi tutti i fine settimana del mese, come conseguenza le vostre uscite con gli amici si sono
notevolmente ridotte, cosa che vi dispiace molto. Cosa vi spinge a sentirvi così in obbligo con
questa persona? Oramai avete anche iniziato a covare un po' di rabbia nei suoi confronti, pensate
che forse se ne approfitta un po' e cominciate a domandarvi “Ma perché non riesco a dirgli di no?”
La risposta è semplice, non volete rischiare di sembrare poco comprensivi con lui, di modificare
l'immagine che lui ha di voi, in sostanza di compromettere il vostro rapporto! Assecondate quindi il
bisogno dell'altro rinunciando ad uno vostro in fondo in fondo per paura di poter essere giudicati
male.
Esperienza di questo tipo sono molto comuni, e secondo l'AT andando a risalire all'infanzia di un
individuo come quello descritto nell'esempio è facile rintracciare esperienze di crescita in cui le
figure genitoriali di riferimento hanno mandato forte il messaggio di dover compiacere per essere
voluti bene. Sin dalle prime esperienze di vita, abbiamo imparato che alcuni nostri modi di essere
erano proibiti o rifiutati dai nostri genitori, così come dal contesto sociale di appartenenza, di
conseguenza, abbiamo iniziato a reprimere tali espressioni per poter vivere tranquilli. Come
abbiamo già accennato, una forma di BA potrebbe però essere anche meno remissiva di quella
descritta, viene infatti definita come Bambino Ribelle. Il comportamento di ribellione alle regole è
comunque una risposta ad una aspettativa genitoriale, solo che invece di corrispondere facciamo
tutto il possibile per fare il contrario delle regole che ci sono state imposte. Anche in questo caso le
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nostre energie anziché essere impiegate per fare ciò che desideriamo vengono impiegate per
contravvenire a delle regole. Questa modalità ad una osservazione superficiale farebbe molto
pensare alla “Libertà” , ma la libertà di esprimere realmente ciò che si vuole, in termini di
comportamenti, atteggiamenti, pensieri ed emozioni è quella del bambino libero (BL) che si traduce
nella spontaneità e non nella ribellione alle regole sociali. Si può essere spontanei e liberi
rimanendo perfettamente ancorati alle regole che caratterizzano il nostro contesto sociale
Esempio di bambino ribelle: Il vostro capo assegna alla vostra equipe di lavoro un compito molto
difficile da finire entro un termine prestabilito. Vi accorgete che non avete molto tempo per portarlo
a termine, di fatto avete lo stesso tempo che hanno tutti, ma a scadenza avvenuta vi trovate a dover
dire al vostro capo che non siete riusciti a portare al termine il lavoro e, cosa particolare, dentro di
voi sentite una strana sensazione di rivalsa, vi dite: “Ah, così la prossima volta impari a darmi così
poco preavviso!”.
In entrambi gli esempi riportati la spinta a comportarci in maniera adattata è inconsapevole, ma di
fatto produce un danno per la nostra vita. In sintesi tutte le volte che rispondiamo alle pressioni
esterne in maniera analoga a come da bambini reagivamo alle regole siamo nel Bambino Adattato.
In particolare, se riproduciamo un comportamento di ribellione siamo nel Bambino Ribelle. La
funzione del BA non produce solo danni, anzi, è molto importante nel processo di crescita di
ciascuno, il Bambino Adattato ha aspetti positivi proprio perché fa si che possiamo adattarci alle
regole sociali del contesto in cui viviamo, e quindi quando riproponiamo gli schemi di adeguamento
acquisiti, risparmiamo energia mentale e otteniamo quello che vogliamo senza disagio per noi stessi
o per gli altri (Es.: guardiamo a destra e a sinistra prima di attraversare). E’ negativo, invece quando
ci comportiamo in un modo che non è adeguato alla nostra situazione da adulti (Es.: arrossiamo
quando parliamo in pubblico, mettiamo il broncio per richiedere attenzioni, abbiamo reazioni di
angoscia esagerata di fronte ad una separazione).
Il Bambino Libero, chiamato anche Bambino Naturale, è quella parte che si esprime
spontaneamente senza preoccuparsi delle reazioni dei genitori. Questa funzione espressiva è poco
rispettata culturalmente proprio perché viene richiesto molto adattamento. È vero anche che la
comunità ha bisogno di regole per funzionare e per organizzarsi. Alcuni teorici sostengono che
anche il BL possa avere aspetti negativi, un esempio molto simpatico degli effetti dannosi che può
avere la libera espressione del BL lo si trova sempre nel testo di Stewart e Joines citato prima. Si
descrivono infatti le conseguenze che potreste avere se ad esempio vi metteste a ruttare liberamente
durante un pranzo di gala. Chiaramente starete esprimendo il vostro BL e non vi starete censurando,
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ma le conseguenze per voi nel rapporto con gli altri sarebbero sicuramente meno negative se invece
di ruttare aveste deciso di trattenervi, in sostanza di adattarvi alla situazione.
Qui è chiaro anche ciò che dicevamo prima rispetto all’importanza del BA, in quanto ci consente,
senza troppi sforzi, di stare alle norme culturali di appartenenza.
In psicologia sociale quando parliamo di norme ci riferiamo a delle aspettative condivise di come
dovrebbero comportarsi i membri di un gruppo. Se pensiamo agli stati dell’io possiamo facilmente
domandarci: “Come ci aspettiamo debba essere il comportamento di un genitore nella nostra
cultura?” “E quello di un bambino?” “Come viene identificato l’atteggiamento di un adulto nelle
diverse culture?”
Berne nella sua definizione degli stati dell’io ha tenuto conto delle definizioni sociali che la cultura,
in questo caso quella della società occidentale, attribuisce al genitore, all’adulto e al bambino. La
spontaneità che caratterizza i bambini per come il nostro sistema sociale e culturale li identifica non
apparteneva di certo alle caratteristiche che facevano di un bambino ciò che culturalmente ci si
aspettava dovesse caratterizzarlo prima nel 1800. Tutto Andando avanti nella lettura tenete presente
questo inciso che ci da la misura di come sia sempre presente, seppure stiamo descrivendo una
struttura intrapsichica, il livello di inter-relazione tra individuo e lo specifico ambiente sociale in cui
è inserito.
Lo Stato dell’Io Adulto non è suddiviso. É lo stato dell'io che manifesta la sua funzione operativa
attraverso una elaborazione logica dei dati. É l’osservazione di una persona che è nel qui ed ora, che
fa domande, che raccoglie informazioni e che agisce, come abbiamo già accennato, risponde
congruentemente alla realtà che lo circonda.
Sempre a proposito di norme sociali prendiamo un attimo ad esempio un esperimento di Asch del
1951.
In sintesi, durante l’esperimento ad un gruppo di persone venne fatto vedere il seguente grafico, e
venne loro chiesto quale linea riportata nella figura 2 era lunga come la linea della figura 1.
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Nel gruppo tutti i componenti, meno che uno, erano collaboratori dell’esperimento stesso, e tutti
erano stati istruiti a dare la stessa risposta assolutamente ed evidentemente sbagliata. L’importanza
di questo esperimento sta nel fatto che tra i componenti non collaboratori dell’esperimento, su un
campione di soggetti abbastanza elevato, solo il 25% ha dato la risposta giusta. Il resto si è
conformato alle risposte degli altri, semplicemente pensando “Anche se non credo ai miei occhi, se
tutti i componenti del gruppo vedono la stessa cosa sarà così!” Possiamo presumere che di certo in
questi soggetti non si fosse attivato lo stato dell’Io Adulto. Pensiamo al fatto che il concetto di
norma richiama quello di conformità e che la conformità è la convergenza dei pensieri, sentimenti,
comportamenti degli individui verso le norme del gruppo. Il gruppo non accetta, anzi rigetta, gli
individui che deviano rispetto alle norme stabilite dal gruppo (Levine, 1980). La conformità può
celare da una parte una reale adesione interiore, e ciò si verifica quando gli individui sono realmente
persuasi che il gruppo sia nel giusto e di conseguenza ne sposano le convinzioni. Ma d’altra parte,
come nel caso dei soggetti dell’esperimento, il conformismo è meramente pubblico, e quindi ci si
comporta pubblicamente nel rispetto delle norme sociali ma intimamente non le si condivide. La
decisione è legata alla paura di non corrispondere a determinate pressioni sociali, quali possono
essere punizioni, sanzioni, il sentirsi giudicati, ridicolizzati ecc. Se pensiamo alla maggior parte
delle volte in cui, pur essendo fermamente convinti di qualcosa, ci pieghiamo in qualche modo ad
accondiscendere le opinioni del gruppo, sicuramente quando prendiamo questa decisione siamo nel
BA, non consideriamo con oggettività la situazione per rimandare fermamente il nostro punto di
vista, ma ci fermiamo di fronte alla paura del giudizio. Se i soggetti dell’esperimento avessero tutti
risposto utilizzando lo stato dell’Io Adulto, avrebbero analizzato i dati di realtà e considerato la
possibilità che seppure avessero potuto sbagliare, in fondo non sarebbe accaduto nulla di
drammatico in quella situazione, tutt’al più gli altri componenti del gruppo gli avrebbero consigliato
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permissivo, non è capace di dare frustrazioni importantissime per la crescita personale. Mette in atto
tutta una serie di comportamenti che seppure apparentemente buoni, di fatto compromettono molto
le possibilità di crescita individuale, comportamenti che sono finalizzati a mantenere una relazione
di dipendenza. In sintesi tende all'iperprotezione interferendo con la maturazione e la presa di
responsabilità dell'altro.
Figura 3
Il modello funzionale degli stati dell’io
Genitore Normativo positivo
GN+ GN-
Genitore Normativo negativo
GA+ GA- Genitore Affettivo positivo
Genitore Affettivo negativo
Come abbiamo già accennato, E,Berne quando ha teorizzato il modello degli stati dell’Io è
come se avesse stigmatizzato dei ruoli che culturalmente rimandano a specifiche categorie di
personalità
Pensiamo ad una personalità prevalentemente genitoriale, sicuramente la maggior parte di voi
quando ha pensato allo stato dell’Io genitore normativo avrà avuto in mente un’immagine maschile.
Ovviamente un certo tipo di maschile è più legato a questa rappresentazione ma è chiaro che non
tutti gli uomini si esprimono come Genitori Normativi. Allo stesso modo caratteristiche quali essere
una guida ferma, far rispettare le regole in casa, essere tra i due genitori quello più temibile, sono
generalmente quanto nella nostra cultura ci si aspetta da un padre. Da una madre ci si aspetta
maggiormente accoglienza, comprensione, tutto quanto appartiene allo spettro di cura primaria.
Questo fa pensare di più ad un Genitore Affettivo. Il ruolo che hanno in questo caso le
rappresentazioni sociali di genere è fondamentale nella strutturazione degli stati dell’Io.
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Appartenere al genere maschile o a quello femminile comporta una serie di stereotipi molto forti,
che in percentuale molto alta non hanno nulla a che vedere con quanto è biologicamente
determinato ma sono determinati dalla relazione dell’individuo con il suo ambiente di vita, in
particolare quello sociale.
Pensiamo invece allo stato dell’Io bambino, molte donne nella nostra cultura tendono ad esprimere
più facilmente caratteristiche riferibile a questa parte, come la dipendenza dall’altro, la fragilità e
l’incontenibilità emotiva, la spontaneità, la sensibilità. Ovviamente tutte queste caratteristiche sono
appartenenti anche al genere maschile, ma durante la crescita il nostro contesto sociale ci dice che
sono scarsamente tollerati uomini molto sensibili, che si lasciano andare ad emozioni come la
tristezza, che si mostrano deboli. Tutto questo contribuisce enormemente a determinare lo sviluppo
della personalità di ciascuno di noi e ad esacerbare determinati nostri lati della personalità a
discapito di altri. Anche i linguaggi sembrano appannaggio di certe categorie piuttosto che di altre,
un linguaggio emotivo ci rimanda più spesso all’immagine di un bambino o di una donna, mentre
quello razionale ad un uomo, o anche ad un genitore.
Con ciò concludiamo la nostra trattazione rimandando l’importanza dei contesti sociali e culturali
nella strutturazione della personalità di ciascuno, sia come strumento di lettura delle differenze
culturali che inevitabilmente incrocerete durante il vostro lavoro, che come analisi dei modi in cui
spesso rimaniamo incastrati in stereotipi che poco rispettano il nostro sentire, perché ancora ancorati
a posizioni esistenziali appartenenti al nostro passato (Stati dell’Io B e G) piuttosto che al nostro
Adulto. Sviluppare il nostro adulto non vuol dire solamente andar via di casa, lavorare, mettere su
famiglia, ma fare scelte consapevoli, nel rispetto sia del nostro contesto sociale che del nostro
sentire, senza che nessuna dimensione finisca per soccombere o calpestare l’altra.
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Bibliografia
Aroson E., Wilson T.D., Akert R.M., “Psicologia Sociale” Il Mulino, (2010).
Berne E., “Ciao!...E poi?” La psicologia del destino umano, Tascabili Bompiani, (2011).
Castagna M., “L'analisi transazionale nella formazione con gli adulti” Franco Angeli,
Milano, (2003).
Stewart I., Joines V., “L’analisi Transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani”,
Garzanti, (2000).
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