Storia dell'architettura
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Arte preistorica
Arte mesopotamica
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Arte greca
Arte etrusca
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Arte medievale
Arte paleocristiana
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Arte carolingia
Arte vichinga
Arte ottoniana
Arte romanica
Arte gotica
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Iperrealismo
Pittura a campi di
colore
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La storia dell'arte è una disciplina che studia l'evoluzione delle espressioni artistiche,
la costituzione e le variazioni delle forme, degli stili, dei concetti trasmessi attraverso le
opere d'arte; ne è traguardo la storia di personalità contestualizzate, ovvero gli autori
delle opere, anche nelle forme di raggruppamento (volontario, autocostituito oppure
riconosciuto ex post) come ad esempio i movimenti artistici.
La storia dell'arte, come ogni altra disciplina storica e umanistica, non può essere (se
non superficialmente o semplicisticamente, ma impropriamente) ridotta ad una mera
elencazione di fatti ed eventi. La resa dei contesti, degli antefatti, delle condizioni
"ambientali" dell'ambito di riferimento in cui un'opera è stata concepita e realizzata è
requisito fondamentale per condurre lo studioso alla sua comprensione ed è pertanto
concetto nei fatti indiscusso che per una buona analisi dei percorsi artistici si debba
rendere ragione delle circostanze.
La descrizione analitica del formarsi delle opere d'arte, e delle opere stesse, permette di
affrontare tematiche di vasta portata (e di argomenti propri di altre scienze, oltre che -
spesso - delle storie di altre arti), per le quali risulta opportuno disporre di una pre-
conoscenza interdisciplinare: le opere d'arte possono essere studiate e descritte
approfondendo aspetti oggettuali, iconologici, culturologici, possono essere esse stesse
d'altra parte finestra aperta su altre attività del pensiero. Lo studio delle opere del
passato (soprattutto se appartenenti a culture differenti) in particolar modo presuppone
la conoscenza dei codici ideologici ai quali le opere sempre fanno riferimento e dalla
conoscenza dei quali non è possibile prescindere.
Si configura in tal modo la centralità dell'insegnamento di tale disciplina, impartito nelle scuole
secondarie di primo grado e nei licei.
Indice
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1 Storia della disciplina
2 Le critiche alla critica
3 Temi prevalenti
4 Le origini dell'Arte
6 L'arte greca
o 6.2 Il tempio
7 L'arte etrusca
8 L'arte romana
9 L'arte paleocristiana
10 L'arte bizantina
14 Note
15 Bibliografia
16 Collegamenti esterni
17 Altri progetti
Nel tempo, quindi, la critica ha assunto un ruolo di cospicua infiltrazione (con la relativa
influenza) nella narrazione storica, determinando, a detta di alcuni, i successi o l'oblio di
talune opere e di taluni artisti; la circostanza ha una sua rilevanza non irrisoria dato il
necessario riferimento materiale al finanziamento dell'arte, che abbisogna infatti quasi
sempre (con poche eccezioni) di una disponibilità finanziaria di terzi (anche
successivamente alla realizzazione dell'opera, in stretti termini di "vendibilità
commerciale" della stessa) per potersi alimentare. La determinazione delle provvidenze
per l'arte (mecenatismo) è infatti spesso storicamente dipesa dalle analisi degli storici
dell'arte, assunti (taluno dice, assoldati) dai munifici "sponsor" che desiderano
finanziare l'arte (ed investire in arte), pur non disponendo di capacità critiche personali.
Con il sorgere del secondo millennio, allo studio dell'arte greca e di quella romana, di
quella bizantina e di quella prodotta nell'area italiana e provenzale, si è estesa la
considerazione alle produzioni delle aree dei Franchi e dei Sassoni, includendo quindi
progressivamente porzioni sempre più estese di fonti del Vecchio Continente, di pari
passo con lo sviluppo delle comunicazioni culturali fra gli stati europei, che
consentivano di prendere scambievole nozione, ad esempio del contributo romanico e di
quello gotico.
In più, mutate condizioni culturali favorirono lo sviluppo di una sorta di ceto artistico,
forse non organizzato in corporazione, ma comunque di sempre più solida importanza
sociale, caratterizzato da un verso dalla pluralità di modi espressivi di ciascun autore
(spesso capace, cioè, di dipingere come di scolpire, o di usare altre forme artistiche) e da
un altro verso da una sempre più intensa comunicazione fra gli autori che, nella sfida
competitiva come nella prova istrionica, davano prova costante di conoscenza tecnica e
logica delle opere dei colleghi (e quindi compivano un vero e proprio studio dell'arte
altrui). Il più noto fra coloro che si posero con consapevolezza scientifica dinanzi alla
produzione dei colleghi fu certamente Giorgio Vasari, che con la sua opera "Vite degli
Artisti", malgrado l'assenza del mero tentativo di evitare giudizi personalistici, introduce
peraltro un canone (si potrebbe forse dire un canone artistico) nello studio storico che si
riflette tuttora nello svolgimento dei temi di questa disciplina.
Se nel Seicento entrarono a far parte dello studio le "barocche forme del barocco"
(intendendosi con questa nota locuzione l'innumerevole e ridondante quantità di
differenziazioni produttive nei sempre più numerosi paesi in cui fu sviluppata, e mentre
si consolidava l'importanza della produzione dei paesi dell'Europa settentrionale, con il
riconoscimento dell'importanza dell'area fiamminga, il lussuoso Settecento aprì a nuove
aree di studio, incrementate peraltro dallo sviluppo della musica e delle arti letterarie e
teatrali.
Lo studio Ottocentesco si giovò dei progressi tecnici (anche delle altre scienze, ad
esempio dell'archeologia) per approfondire l'indagine e di un diffuso crescente sentore
di "necessità d'arte" per imporre l'importanza delle proprie elaborazioni, nel secolo che
avrebbe celebrato la consacrazione delle "Belle Arti".
È complicato tracciare un preciso quadro storico sulle origini dell'arte: essa risale,
infatti, alle primitive figurazioni delle popolazioni che iniziarono a riporre nella
rappresentazione simbolica una concettualità artistica probabilmente, all'inizio, con
intenti didascalico-narrativi o, più verosimilmente, unicamente propiziatori.
Busto di Nefertiti
Nell'antico Egitto l'arte era uno strumento al servizio della politica e della religione.
Essa rifletteva l'immutabilità del potere del faraone, il suo essere divinità vivente che
continua a esistere nell'immagine dipinta o scolpita anche dopo la morte. Nella statuaria
gli dèi, il faraone, i dignitari di corte furono rappresentati sempre in pose stilizzate, con
lineamenti idealizzati che non conoscono i segni della vecchiaia o della malattia. Nella
postura in piedi, hanno le braccia lungo i fianchi e muovono un passo in avanti come se
camminassero lentamente; se vengono ritratti seduti appoggiano le mani sulle
ginocchia. Tutto era previsto dal rigido cerimoniale di corte e agli artisti non rimaneva
che seguire delle precise regole di rappresentazione. L'unica eccezione riguardò il regno
di Amenofi IV: questo faraone promosse la massima rivoluzione religiosa della storia
d'Egitto e durante il suo regno agli artisti venne concessa una maggiore libertà
interpretativa, come testimonia il bellissimo busto-ritratto della regina Nefertiti, sua
moglie.
Le prime póleis greche nacquero a partire dall'VIII secolo a.C. La rapida crescita della
popolazione e la scarsità delle risorse spinsero i Greci a esportare questo modello di
organizzazione anche nelle colonie, che fondarono un po' in tutto il Mediterraneo. Al
centro della pólis, circondate da case e botteghe, si trovava l'agorà, la piazza del mercato
e delle pubbliche assemblee; la parte più alta della città costituiva l'acropoli. La più
celebre acropoli della Grecia è quella di Atene. L'acropoli era l'area sacra, dove
sorgevano i templi in onore delle divinità e si celebravano le feste Panatenee, con
solenni processioni religiose e manifestazioni sportive. Con il governo di Pericle,
l'artefice della democrazia ateniese, e sotto la supervisione dello scultore Fidia, la rocca
di Atene si trasformò in un frenetico cantiere dove affluivano gli ingegni e gli artisti
migliori del tempo. Si costruirono il Partenone, tempio così chiamato da Athena
Parthénos, la dea protettrice della città; i Propilei, cioè l'ingresso monumentale all'area
sacra; il Tempio di Atena Nike, di piccole dimensioni ma di squisita eleganza; l'Eretteo,
un tempio costituito da diversi ambienti tra qui la celebre Loggia delle Cariatidi, dove le
colonne sono sostituite da eleganti figure femminili.
Il tempio [modifica]
Per i Greci il tempio doveva esprimere un'idea di bellezza e armonia tra le parti, per
questo alla sua costruzione partecipavano i più abili architetti del tempo. Presso il
cantiere, le maestranze prima sbozzavano i blocchi facendo assumere loro la forma
desiderata, poi servendosi di funi e carrucole, li collocavano nel punto stabilito
dall'architetto. L'esterno del tempio veniva successivamente decorato da rilievi e da
sculture, a volte dipinte con colori vivaci; i rilievi ornavano sia il frontone sia il fregio.
Il tempio più ammirato dell'acropoli di Atene fu sicuramente il Partenone. Ciò che
rendeva questo edificio il caposaldo dell'arte greca era soprattutto la ricchezza delle sue
decorazioni, superiori a qualsiasi edificio mai costruito. L'artista chiamato a dirigere
questo immenso cantiere fu lo scultore Fidia, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Ordini architettonici e regole di armonia [modifica]
Capitello dorico
Si caratterizza per l'essenzialità e la solennità delle sue forme. La colonna dorica non ha
una base, poggia direttamente sullo stilòbate (il pavimento del tempio), si restringe
verso l'alto ed è solcata da scanalature tagliate a spigolo vivo. Il capitello ha una forma
semplice che serve a sostenere i blocchi di pietra rettangolare che formano l'architrave.
La decorazione del fregio è costituita da lastre scolpite dette mètope alternate da
pannelli solcate da tre scanalature detti triglìfi.
Capitello ionico
Si caratterizza per una maggiore eleganza e leggerezza rispetto a quello dorico. La
colonna non poggia direttamente sullo stilòbate, ma ha una propria base (o plinto)
costituita da rientranze e sporgenze. Le scalanature sono più numerose e meno
profonde. Il capitello è decorato da òvoli (così chiamati per la forma che ricorda delle
mezze uova) e da due eleganti volute che si piegano lateralmente.
Ordine corinzio
L'ordine corinzio fu impiegato soprattutto per l'interno dei templi. Il fusto della colonna
corinzia (simile a quella ionica) è sollevato da una pedana di marmo posta sotto la base.
Il capitello è la parte che caratterizza maggiormente l'ordine corinzio; le sue forme
ricordano un cesto di vimini da cui fuoriescono delle foglie stilizzate di acànto.
Gli artisti della Grecia antica cercarono di produrre delle opere ideali, in grado di non
sfigurare al cospetto delle divinità. Questo risultato fu raggiunto, specialmente nella
scultura a tutto tondo, attraverso un lungo e ininterrotto processo di perfezionamento
formale. Le prime testimonianze appartengono all'età arcaica, tra il VII e il VI secolo
a.C.: si tratta di giovani nudi o di fanciulle vestite caratterizzati dalla fissità
dell'espressione.
Durante l'età classica (V-IV secolo a.C.), uno studio più attento del movimento e
dell'anatomia umana permise agli scultori di raggiungere traguardi di sorprendente
bellezza e armonia. I Greci idealizzavano la bellezza fisica, a cui doveva sempre
rispondere la bellezza interiore: l'una doveva essere lo specchio dell'altra. Le opere di
Policleto, di Mirone e di Prassitele testimoniano lo straordinario livello raggiunto nella
ricerca delle proporzioni. Bisogna tuttavia ricordare che nessuna di queste statue è da
intendersi come il ritratto di persone realmente esistite: sono piuttosto la
rappresentazione delle qualità fisiche e morali del genere umano e, proprio perché
distaccate dalla realtà terrena, si collocano in una sfera di ideale perfezione.
Durante questa stagione Greci e non Greci furono protagonisti di una storia e di una
cultura universali capace di mettere in contatto tra loro mondi e tradizioni diverse. Con
l'Ellenismo la Grecia non rappresentò più l'unico centro d'influenza del mondo antico: la
Macedonia, le città di Pergamo in Asia Minore, di Antiochia in Medio Oriente e di
Alessandria d'Egitto divennero centri politici, culturali e artistici altrettanto importanti.
Questi cambiamenti portarono molte novità nelle arti. Nella costruzione degli edifici, gli
architetti cercarono di esaltare la spettacolarità, la monumentalità e la scenografia. Le
città ellenistiche, racchiuse da solide mura, divennero simili ad immensi teatri. Colossali
sculture, poderosi colonnati e scalinate imponenti avevano lo scopo di intimorire i
sudditi e di glorificare la potenza dei tiranni, che in epoca ellenistica avevano sostituito i
regimi democratici. Gli artisti al loro servizio, abbandonati gli ideali astratti della
bellezza, presero in considerazione aspetti prima trascurati. Le ricerche dei pittori e
degli scultori mutarono e si diversificarono: essi rappresentarono con realismo
espressioni di dolore, crudeltà e sofferenza fisica; si presero gioco dei difetti umani
raffigurando persone afflitte dalla vecchiaia o dalla deformità; impararono a interpretare
in modo più esplicito la seducente bellezza del corpo femminile.
L'arte etrusca si espresse ad alto livello nella lavorazione dei metalli, nella ceramica e
nella pittura, raggiungendo risultati di rilievo; poiché la pittura greca è andata perduta,
quella etrusca rappresenta la più importante testimonianza di epoca pre-romana. Gli
Etruschi rivelarono la loro abilità soprattutto nella costruzione di edifici civili e
religiosi, adottando l'arco a volta semicircolare. A loro si deve la costruzione di città
fortificate con possenti mura in pietra e dotate di porte, quali Perugia, Arezzo, Volterra.
Purtroppo la deperibilità dei materiali e il fatto che le città etrusche siano state
espugnate, riedificate nei secoli successivi e abitate fino ai nostri giorni, hanno causato
la perdita pressoché totale delle realizzazioni di quella civiltà.
L'arte romana [modifica]
Per approfondire, vedi Arte romana.
Impero romano
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Impero romano
Dati amministrativi
Capitale Roma
Politica
Imperatore Elenco
(Cesare e
Augusto)
Territorio e popolazione
Territorio Italia
originale
Suddivisione Province
Economia
Esportazioni oro
Religione e società
Evoluzione storica
Le due date che generalmente identificano l'inizio e la fine di un'entità statuale unica
sono il 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di
Augusto, e il 395, allorquando, alla morte di Teodosio I, l'impero viene suddiviso in una
pars occidentalis e in una orientalis. L'Impero romano d'Occidente si fa terminare per
convenzione nel 476, anno in cui Odoacre depone l'ultimo imperatore legittimo,
Romolo Augusto. La vita dell'Impero romano d'Oriente si protrarrà invece fino al
momento della conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453.
Nella sua massima espansione, l'Impero si estendeva, in tutto o in parte sui territori
degli odierni stati di: Portogallo, Spagna, Andorra, Francia, Monaco, Belgio, Paesi
Bassi (regioni meridionali), Regno Unito (Inghilterra, Galles, parte della Scozia),
Lussemburgo, Germania (regioni meridionali e occidentali), Svizzera, Austria,
Liechtenstein, Ungheria, Italia, San Marino, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina,
Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia, Grecia, Bulgaria, Romania, Ucraina
(Crimea), Turchia, Cipro, Siria, Libano, Iraq, Iran, Armenia, Georgia, Azerbaigian,
Israele, Giordania, Palestina, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco.
Pur non essendo il più vasto impero mai esistito, spettando tale primato innanzitutto
all'Impero Britannico e per continuità territoriale all'Impero Mongolo, quello di Roma è
considerato il più grande per gestione e qualità del territorio, organizzazione socio-
politica, e per l'importante segno lasciato nella storia dell'umanità. È certamente il più
longevo. In tutti i territori sui quali estesero i propri confini i romani costruirono città,
strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e
al contempo assimilando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così
profondo che per secoli ancora dopo la fine dell'impero queste genti continuarono a
definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta e diffusasi in epoca
repubblicana ed infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è alla base dell'attuale
civiltà occidentale.
Oltre all'Impero romano d'Oriente, unico Stato successore a pieno titolo dell'Impero
romano, le altre entità statuali che si rifecero ad esso, in Occidente (il Regno franco e il
Sacro Romano Impero) ed in Oriente (l'Impero bulgaro prima, e successivamente la
Russia degli Zar) continuarono ad usare i titoli adottati dall'Impero romano, sino
all'epoca delle rivoluzioni e ancora oggi le istituzioni politiche, sociali e giuridiche delle
democrazie occidentali si ispirano a Roma ed alla sua storia millenaria.
Indice
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1 Definizione e concetto di Impero romano
2 Cronologia dei principali eventi politici (27/23 a.C. - 476 d.C.)
2.1.1 Augusto
2.1.4 Imperatori adottivi, gli Antonini e l'inizio del secolo d'oro (96-
193)
2.1.5 I Severi e la crisi del III secolo d.C. (193-235)
3 Eredità di Roma
o 3.1 Bisanzio
4 Note
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Se per alcuni - e in parte per gli stessi antichi - già l'assunzione nel 49 a.C. della
dittatura da parte di Gaio Giulio Cesare può segnare la fine della Repubblica e l'inizio di
una nuova forma di governo (tanto che il nome stesso di caesar divenne titolo e
sinonimo di imperatore), è anche vero che per essi l'impero di Roma esisteva già da
tempo, da quando cioè la città repubblicana aveva iniziato a legare a sé i territori
conquistati sotto forma di province, estendendo su di esse il proprio imperium, cioè
l'autorità politico-militare dei propri magistrati (ciò accadde a partire dalla Sicilia, nel
241 a.C.).
Il 31 a.C. invece (anno in cui la flotta romana comandata dal generale Marco Vipsanio
Agrippa sconfisse quella egiziana guidata da Marco Antonio e Cleopatra presso Azio, in
Grecia, segnando la fine del secondo triumvirato e la definitiva sconfitta dell'unico vero
avversario di Ottaviano per il predominio a Roma) rappresenta l'inizio effettivo del
potere di Augusto, ponendo infatti fine a quella lunga serie di guerre civili che avevano
segnato nell'ultimo secolo la crisi della Repubblica. In breve tempo, Ottaviano divenne
arbitro e padrone dello Stato: inaugurò nel 27 a.C. la definitiva forma del suo principato
e governò pur senza detenere nessuna carica, con una formula di primus inter pares,
pater patriae, princeps e, soprattutto, augustus, titolo onorifico conferitogli in
quell'anno dal Senato, per indicare il carattere sacrale e propiziatorio della sua persona.
È vero anche che Augusto ebbe pieni poteri solo nel 12 a.C., quando divenne Pontefice
Massimo. Durante l'anarchia militare infatti, quando alla guida di Roma c'erano due
imperatori, quello che aveva più potere era quello che ricopriva anche la carica di
Pontefice Massimo.
La vita politica, economica e sociale durante i primi secoli dell'Impero gravitava attorno
all'Urbe. Roma era la sede dell'autorità imperiale e dell'amministrazione, principale
luogo di scambio commerciale tra Oriente ed Occidente oltre ad essere di gran lunga la
più popolata città del mondo antico con circa un milione di abitanti; per questo migliaia
di persone affluivano quotidianamente nella capitale via mare e via terra, arricchendola
di artisti e letterati provenienti da tutte le regioni dell'Impero.
Esisteva una netta differenza tra il vivere a Roma o nelle province: gli abitanti della
capitale godevano di privilegi ed elargizioni, mentre il peso fiscale si riversava più
pesantemente sulle province. Anche tra città e campagna, ovviamente tenendo conto del
ceto sociale, la qualità di vita era migliore e più agiata per i cittadini, che usufruivano di
servizi pubblici come terme, acquedotti, teatri e circhi.
Dall'epoca di Diocleziano, Roma perse il suo ruolo di sede imperiale a favore di altre
città (Milano, Treviri, Nicomedia e Sirmio), restando, però, capitale dell'Impero, fino a
quando, nel corso del V secolo, si andò sempre più imponendo Costantinopoli (la Nova
Roma voluta da Costantino), anche grazie ai mutati rapporti di forza tra un Oriente
ancora prospero e un Occidente in balia delle orde barbariche e sempre più prostrato
dalla crisi economica, politica e demografica.
Dopo la crisi che paralizzò l'Impero nei decenni centrali del III secolo, le frontiere si
fecero più sicure a partire dal regno di Diocleziano (284-305), il quale introdusse
profonde riforme nell'amministrazione e nell'esercito. L'Impero poté così vivere ancora
un periodo di relativa stabilità fino almeno alla battaglia di Adrianopoli (378) e, in
Occidente, fino ai primi anni del V secolo, quando si produsse una prima, pericolosa
incursione da parte dei Visigoti di Alarico (401-402) cui seguirono altre che
culminarono nel celebre sacco di Roma del 410, avvertito dai contemporanei (san
Girolamo, sant'Agostino d'Ippona) come un avvenimento epocale e, da alcuni, perfino
come la fine del mondo. Gli ultimi decenni di vita dell'Impero romano d'Occidente
(quello d'Oriente sopravviverà, come si è detto, per un altro millennio) furono vissuti in
un clima apocalittico di morte e di miseria dalla popolazione di molte regioni
dell'Impero, falcidiata da guerre, carestie ed epidemie. La conseguenza finale fu la
caduta della stessa struttura imperiale.
Cronologia dei principali eventi politici (27/23 a.C. -
476 d.C.) [modifica]
Architettura romana
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Storia dell'architettura
occidentale
Architettura preistorica
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Architettura dell'Ottocento
Architettura del Novecento
Architettura contemporanea
Categoria:Architettura
Storia dell'arte
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Indice
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1 Dalle origini alla
repubblica
2 Età imperiale
3 Voci correlate
4 Altri progetti
In età imperiale si sviluppano edifici con vasti ambienti coperti da volte e archi sorretti
da pilastri che rimpiazzano le dense linee di sostegni sorreggenti architravi rettilinei.
Gli ordini colonnati dell'architettura greca non svolgono più un'effettiva funzione di
sostegno, ma divengono sempre più semplici involucri decorativi delle parti portanti in
muratura. L'adozione del cementizio comporta inoltre una grande libertà anche
nell'articolazione planimetrica degli spazi, non più rigidamente quadrangolari, ma
fluidamente dipendenti gli uni dagli altri e adattati agli utilizzi e al contesto circostante.
La conquista dei vasti territori che fecero parte dell'impero poneva un problema di
uniformazione delle diverse tradizioni e culture: un importante indice di romanizzazione
fu rappresentato dalla realizzazione di edifici che rispecchiavano i modi applicati a
Roma, sia dal punto di vista planimetrico e strutturale sia dal punto di vista decorativo. I
modelli delle piazze forensi, con i loro porticati e le basiliche civili, dei templi, delle
terme, dei luoghi per spettacolo come teatri, circhi e anfiteatri, si diffondono in tutte le
città dell'Impero. Tra i più celebri anfiteatri naturalmente c'è l'Anfiteatro Flavio di
Roma, noto con il nome di Colosseo, ma sono da ricordare anche le arene di Verona e di
Pola.
Tra gli edifici termali si ricordino almeno le Terme di Caracalla e quelle di Diocleziano
a Roma. La potenza di Roma si manifesta sia con le grandi opere pubbliche di carattere
utilitario (anche acquedotti, ponti e strade), sia con lo splendore dei monumenti,
riccamente rivestiti di marmo e decorati con sculture e opere d'arte che celebrano la
grandezza dei costruttori. Monumenti particolarmente caratteristici dell'architettura
romana sono gli archi di trionfo; tra quelli più celebri e meglio conservati sono da
ricordare l'arco di Settimio Severo, di Tito e di Costantino a Roma, e i due archi dedicati
a Traiano ad Ancona e a Benevento.
Nel III secolo, nonostante le persecuzioni, il Cristianesimo era già diventato la religione
più diffusa. Gli esempi di arte paleocristiana risalenti a questo periodo sono piuttosto
scarsi e di quantità modesta. Per le tombe i primi cristiani sceglievano dei cimiteri
comunitari assai semplici, detti catacombe (gallerie sotterranee). Ma quando il
cristianesimo diventò la religione ufficiale dell'impero, la chiesa, organizzata con una
propria gerarchia, fece costruire appositi edifici per il culto, come la basilica e il
battistero, in grado di accogliere l'intera comunità dei fedeli. Innalzati di solito dove era
stato martirizzato o sepolto un santo (come la Basilica di San Pietro), questi edifici
vennero spesso eretti con marmi recuperati dalle costruzioni romane in rovina. Lo scopo
non era solo quello di risparmiare ma anche di sottolineare il carattere romano di queste
costruzioni.
L'arte bizantina [modifica]
Per approfondire, vedi Arte bizantina.
Arte bizantina
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Storia dell'arte
occidentale
Storia dell'architettura
Arte antica
Arte medievale
Arte paleocristiana
Arte barbarica
Arte altomedievale
Arte bizantina
Arte longobarda
Arte carolingia
Arte vichinga
Arte ottoniana
Arte romanica
Arte gotica
Arte tardogotica
Arte moderna
Arte contemporanea
Categoria:Storia dell'arte
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3 Ravenna
4 Roma
5 Arte musiva
6 Pittura
o 6.1 Miniatura
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
Regno longobardo
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(Reindirizzamento da Regno dei Longobardi)
Regno longobardo
(dettagli)
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Rex Elenco
Langobardorum
Rex totius Italiae
Territorio e popolazione
Bacino Italia
geografico
Economia
Valuta Tremisse
Religione e società
Religioni Cattolicesimo
preminenti
Religioni Arianesimo,
minoritarie paganesimo, Scisma
tricapitolino
Evoluzione storica
Principato di
Benevento
Stato pontificio
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1 Il VI secolo
o 1.1 La fondazione del regno
2 Il VII secolo
o 2.1 La ripresa degli ariani: Arioaldo, Rotari
3 L'VIII secolo
o 3.1 La crisi dinastica
4 Giudizi storiografici
5 Il regno longobardo nelle arti
o 5.1 Letteratura
5.1.1 Bertoldo
5.1.2 Adelchi
o 5.2 Cinema
6 Note
7 Bibliografia
o 7.1 Fonti primarie
8 Voci correlate
o 8.1 Singoli aspetti dell'età longobarda
9 Collegamenti esterni
Il VI secolo I LONGOBARDI[modifica]
Arte longobarda
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Arte gotica
Arte tardogotica
Arte moderna
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Arte contemporanea
Vedi voci di arte contemporanea
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Al loro ingresso in Italia, il popolo germanico orientale dei Longobardi portò con sé la
propria tradizione artistica di matrice germanica, anche se già influenzata da elementi
bizantini durante il lungo soggiorno del popolo in Pannonia (VI secolo); tale matrice
rimase a lungo visibile soprattutto negli elementi ornamentali dell'arte (simbolismo,
decori fitomorfi o zoomorfi). In seguito al radicarsi dello stanziamento in Italia, ebbe
inizio un vasto processo di fusione tra l'elemento germanico e quello romanico (latino-
bizantino), che diede vita a una società sempre più indistinta (quella che, da lì a breve,
sarebbe emersa come sic et simpliciter "italiana"). In un simile contesto, per "arte
longobarda" si intende genericamente l'intera produzione artistica prodotta in Italia
durante gli anni del dominio longobardo, soprattutto durante il VII-VIII secolo ma
anche più avanti, fino al IX secolo e oltre (soprattutto al sud): indipendentemente,
quindi, dall'origine etnica dei vari artefici, tra l'altro spesso impossibile da definire.
Pluteo di Teodote con grifoni, inizio VIII secolo, 177 x 66 cm. Pavia, Musei civici
è stato inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco nel giugno 2011.
Indice
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1 Oreficeria
o 1.1 Armi
2 Architettura
3 Scultura
4 Pittura
5 Miniatura
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
All'ingresso in Italia, Alboino affidò il controllo delle Alpi orientali a uno dei suoi più
fidi luogotenenti, Gisulfo, che divenne il primo duca del Friuli. Il ducato, con sede a
Cividale del Friuli (allora Forum Iulii), sempre in lotta con le popolazioni straniere che
si affacciavano dalla Soglia di Gorizia,[1] avrebbe mantenuto fino al regno di Liutprando
una maggiore autonomia nei confronti degli altri ducati della Langobardia Maior,
giustificata dai suoi eccezionali bisogni militari.
In seguito altri ducati furono creati nelle principali città del regno: la soluzione fu
dettata da esigenze in primo luogo militari (i duchi erano prima di tutto comandanti, con
il compito di completare il controllo del territorio e tutelarlo da possibili contrattacchi),
ma gettò il seme della strutturale debolezza del potere regio longobardo.[2]
Nel 572, dopo la capitolazione di Pavia e la sua elevazione a capitale del regno, Alboino
cadde vittima di una congiura ordita a Verona dalla moglie Rosmunda, in combutta con
alcuni guerrieri gepidi e longobardi. L'aristocrazia longobarda, comunque, non avallò il
regicidio e costrinse Rosmunda alla fuga presso i Bizantini, a Ravenna.
Più tardi, in quello stesso 572, i trentacinque duchi riuniti in assemblea a Pavia
acclamarono re Clefi. Il nuovo sovrano estese i confini del regno, completando la
conquista della Tuscia e cingendo d'assedio Ravenna. Clefi tentò di portare avanti
coerentemente la politica di Alboino, che mirava a spezzare istituti giuridico-
amministrativi ormai consolidati durante il dominio ostrogoto e bizantino, eliminando
buona parte dell’aristocrazia latina, occupandone le terre e acquisendone i patrimoni.
Anch'egli, però, nel 574 cadde vittima di un regicidio, sgozzato da un uomo del suo
seguito forse istigato dai Bizantini.
Cavaliere, lastrina dello scudo di Stabio, bronzo dorato
In seguito a questo fatto non venne nominato un altro re, e per un decennio[3] i duchi
regnarono da sovrani assoluti nei rispettivi ducati, non senza lotte intestine (Periodo dei
Duchi o dell'anarchia). A questo stadio dell'occupazione i duchi erano semplicemente i
capi delle diverse fare del popolo longobardo; non ancora stabilmente associati alle
città, agivano semplicemente in modo indipendente, anche perché subivano le pressioni
dei guerrieri nominalmente sotto la loro autorità per approfittare delle ancora larghe
possibilità di bottino. Questa situazione instabile, protrattasi nel tempo, portò al
definitivo crollo dell’assetto politico-amministrativo romano-italico, che fino
all'invasione era stato pressoché mantenuto, tanto che la stessa aristocrazia romano-
italica aveva conservato la responsabilità dell’amministrazione civile (basti pensare a
Cassiodoro).
Arte romanica
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Storia dell'arte
occidentale
Storia dell'architettura
Storia della pittura
Storia della scultura
Arte antica
Vedi voci di arte antica
Arte medievale
Arte paleocristiana
Arte barbarica
Arte altomedievale
Arte bizantina
Arte longobarda
Arte carolingia
Arte vichinga
Arte ottoniana
Arte romanica
Arte gotica
Arte tardogotica
Arte moderna
Vedi voci di arte moderna
Arte contemporanea
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Categoria:Storia dell'arte
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Il romanico è quella fase dell'arte medievale europea sviluppatasi a partire dalla fine del
X secolo all'affermazione dell'arte gotica, cioè fin verso la metà del XIII secolo in
Francia e nel primo decennio successivo negli altri paesi europei (Italia, Inghilterra,
Germania, Spagna). Il termine art roman venne impiegato per la prima volta
dall'archeologo francese Charles de Gerville in una missiva del 1818 al collega ed
amico Arcisse de Caumont, con l'intento di contrapporre l'architettura romanza dei
secoli X-XII a quella gotica, allora definita germanica. Con il termine si voleva
evidenziare il contemporaneo sviluppo delle lingue romanze e richiamare un
collegamento con la monumentalità dell'architettura romana antica.
Arte romanica
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Il romanico è quella fase dell'arte medievale europea sviluppatasi a partire dalla fine del
X secolo all'affermazione dell'arte gotica, cioè fin verso la metà del XIII secolo in
Francia e nel primo decennio successivo negli altri paesi europei (Italia, Inghilterra,
Germania, Spagna). Il termine art roman venne impiegato per la prima volta
dall'archeologo francese Charles de Gerville in una missiva del 1818 al collega ed
amico Arcisse de Caumont, con l'intento di contrapporre l'architettura romanza dei
secoli X-XII a quella gotica, allora definita germanica. Con il termine si voleva
evidenziare il contemporaneo sviluppo delle lingue romanze e richiamare un
collegamento con la monumentalità dell'architettura romana antica.
Indice
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1 Contesto storico
2 Origini e sviluppo
3 Architettura romanica
5 Pittura romanica
6 La raffigurazione di Dio
7 Note
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
Le mura di Avila, iniziate nel 1090, con un perimetro di più di tre chilometri, 86 torri
semicilindriche e 9 porte d'accesso
Dall'XI secolo alla prima metà del XII secolo l'Europa visse un periodo di grande
modernizzazione: l'affinamento delle tecniche agricole (l'invenzione del giogo,
dell'aratro con parti metalliche, chiamato "carruca", della triennale, l'uso dei mulini ad
acqua ed a vento, ecc.) permise di aumentare la produzione di generi alimentari,
sollevando la popolazione dall'endemica scarsità di cibo e permettendo un incremento
demografico; ripresero i commerci e si svilupparono i villaggi e le città quali sedi di
mercati; crebbero le zone urbane e gradualmente fu possibile l'affermazione di un nuovo
ceto sociale, quello "borghese" dedito alle attività manifatturiere e commerciali,
intermedio tra la massa dei contadini e gli aristocratici o gli ecclesiastici.
Ci furono uno studio e una riscoperta delle tecniche costruttive su scala monumentale
dell'architettura romana (un altro collegamento evocato dal nome "romanico"), che
permisero un recupero sostanziale di modelli antichi, a differenza dei precedenti
recuperi "aulici" delle scuole di corte fiorite nelle epoche precedenti. In architettura
vennero ripresi dall'arte antica il senso della monumentalità e della spazialità, ed usati
estensivamente alcuni elementi particolari come l'arco a tutto sesto, il pilastro, la
colonna e la volta.
In un concetto più ampio può arrivare a comprendere tutte le "sette arti", comprendendo
le arti performative, la letteratura e la musica.
Arte preistorica
Arte egizia
Arte minoico-micenea o egea.
Arte greca
o Arte greca dedalica
Arte ellenistica
Arte etrusca
Arte dei popoli italici
Arte romana
o Arte romana repubblicana
Arte tardo-antica
Arte paleocristiana
Arte bizantina
Arte longobarda
Arte romanica
Arte gotica
Arte rinascimentale
Arte manierista
Arte della Controriforma
Arte barocca
Arte rococò
Arte neoclassica
Arte contemporanea