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Storia dell'arte

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Storia dell'arte occidentale

 Storia dell'architettura
 Storia della pittura

 Storia della scultura

Arte antica
 Arte preistorica
 Arte mesopotamica

 Arte minoico-micenea

 Arte greca

 Arte etrusca

 Arte romana

 Arte tardoantica

Arte medievale
 Arte paleocristiana
 Arte barbarica

 Arte altomedievale

 Arte bizantina

 Arte longobarda

 Arte carolingia

 Arte vichinga

 Arte ottoniana

 Arte romanica

 Arte gotica

 Arte tardogotica

 Arte del Rinascimento

 Manierismo
 Arte della
Controriforma

 Barocco

 Rococò

 Neoclassicismo

Arte moderna
 Romanticismo
 Realismo

 Impressionismo

 Post-impressionismo

 Simbolismo

 Art Nouveau

 Surrealismo

 Fauvismo

 Espressionismo

 Cubismo

 Futurismo

 Ritorno all'ordine

 Espressionismo astratto

 Metafisica

 Dadaismo

 De Stijl

 Bauhaus

Arte contemporanea
 Arte concettuale
 Gruppo Origine

 Pop Art

 Fotorealismo o
Iperrealismo

 Pittura a campi di
colore

 Minimalismo

 Arte povera
 Performance art

 Transavanguardia

 Arte informale

 Body Art

 Video Art

 Land Art

 Public Art

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La storia dell'arte è una disciplina che studia l'evoluzione delle espressioni artistiche,
la costituzione e le variazioni delle forme, degli stili, dei concetti trasmessi attraverso le
opere d'arte; ne è traguardo la storia di personalità contestualizzate, ovvero gli autori
delle opere, anche nelle forme di raggruppamento (volontario, autocostituito oppure
riconosciuto ex post) come ad esempio i movimenti artistici.

La disciplina si occupa di tutte le forme artistiche, salvo distribuirsi in branche


specialistiche, spesso fra loro interconnesse, che peculiarmente studiano le opere e gli
autori, in particolare della pittura, della scultura e dell'architettura.

La Tribuna degli Uffizi (particolare); Johann Zoffany

La storia dell'arte, come ogni altra disciplina storica e umanistica, non può essere (se
non superficialmente o semplicisticamente, ma impropriamente) ridotta ad una mera
elencazione di fatti ed eventi. La resa dei contesti, degli antefatti, delle condizioni
"ambientali" dell'ambito di riferimento in cui un'opera è stata concepita e realizzata è
requisito fondamentale per condurre lo studioso alla sua comprensione ed è pertanto
concetto nei fatti indiscusso che per una buona analisi dei percorsi artistici si debba
rendere ragione delle circostanze.

La descrizione analitica del formarsi delle opere d'arte, e delle opere stesse, permette di
affrontare tematiche di vasta portata (e di argomenti propri di altre scienze, oltre che -
spesso - delle storie di altre arti), per le quali risulta opportuno disporre di una pre-
conoscenza interdisciplinare: le opere d'arte possono essere studiate e descritte
approfondendo aspetti oggettuali, iconologici, culturologici, possono essere esse stesse
d'altra parte finestra aperta su altre attività del pensiero. Lo studio delle opere del
passato (soprattutto se appartenenti a culture differenti) in particolar modo presuppone
la conoscenza dei codici ideologici ai quali le opere sempre fanno riferimento e dalla
conoscenza dei quali non è possibile prescindere.

Si configura in tal modo la centralità dell'insegnamento di tale disciplina, impartito nelle scuole
secondarie di primo grado e nei licei.

Indice
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1 Storia della disciplina
2 Le critiche alla critica

3 Temi prevalenti

4 Le origini dell'Arte

5 L'arte delle prime civiltà

o 5.1 L'arte nella Mesopotamia

o 5.2 L'arte in Egitto

6 L'arte greca

o 6.1 L'acropoli, orgoglio e vanto di Atene

o 6.2 Il tempio

o 6.3 Ordini architettonici e regole di armonia

 6.3.1 L'ordine dorico

 6.3.2 L'ordine ionico

 6.3.3 L'ordine corinzio

o 6.4 La scultura dell'età arcaica e classica

o 6.5 L'arte ellenistica

7 L'arte etrusca

8 L'arte romana
9 L'arte paleocristiana

10 L'arte bizantina

11 Campi dello studio

12 Cronologia della storia dell'arte

13 Arte per area geografica/culturale

14 Note

15 Bibliografia

16 Collegamenti esterni

17 Altri progetti

Storia della disciplina [modifica]


Nel 1842 apparve il primo manuale di storia dell'arte ad opera di Franz Theodor Kugler
al quale si deve la partizione della storia dell'arte in quattro momenti (pre-ellenico o dei
popoli primitivi, classico o dell'antichità greca e romana, "romantico" o dell'arte
medievale e islamica, moderno dal rinascimento al XIX secolo), seguito nel 1855 dal
diffusissimo manuale di Anton Heinrich Springer.[1]

Le critiche alla critica [modifica]


Sempre labile si è rivelata la linea di confine fra il relato storico ed il commento critico,
e ben più che per la storia, si segnala per questa disciplina invece un costante conflitto
fra l'esigenza di una narrazione oggettiva e neutrale, come nel metodo scientifico
tradizionale, e la difficoltà di rendere l'elaborazione e l'analisi senza far trapelare un
convincimento dello studioso (artistico, filosofico, religioso, etico) che inevitabilmente
finisce col costituire interpretazione e dunque si pone a rischio di partigianeria,
comunque motivata.

Nel tempo, quindi, la critica ha assunto un ruolo di cospicua infiltrazione (con la relativa
influenza) nella narrazione storica, determinando, a detta di alcuni, i successi o l'oblio di
talune opere e di taluni artisti; la circostanza ha una sua rilevanza non irrisoria dato il
necessario riferimento materiale al finanziamento dell'arte, che abbisogna infatti quasi
sempre (con poche eccezioni) di una disponibilità finanziaria di terzi (anche
successivamente alla realizzazione dell'opera, in stretti termini di "vendibilità
commerciale" della stessa) per potersi alimentare. La determinazione delle provvidenze
per l'arte (mecenatismo) è infatti spesso storicamente dipesa dalle analisi degli storici
dell'arte, assunti (taluno dice, assoldati) dai munifici "sponsor" che desiderano
finanziare l'arte (ed investire in arte), pur non disponendo di capacità critiche personali.

Temi prevalenti [modifica]


Per ragioni probabilmente da ricondursi ad un più antico e profondo sviluppo dello
stesso concetto di arte, oltre che ad una numericamente più copiosa produzione, la storia
dell'arte sino a tempi recenti si è occupata in prevalenza delle aree culturali del bacino
del Mediterraneo, sul quale si affacciano le regioni dell'arte classica e rinascimentale.

Con il sorgere del secondo millennio, allo studio dell'arte greca e di quella romana, di
quella bizantina e di quella prodotta nell'area italiana e provenzale, si è estesa la
considerazione alle produzioni delle aree dei Franchi e dei Sassoni, includendo quindi
progressivamente porzioni sempre più estese di fonti del Vecchio Continente, di pari
passo con lo sviluppo delle comunicazioni culturali fra gli stati europei, che
consentivano di prendere scambievole nozione, ad esempio del contributo romanico e di
quello gotico.

Il succedersi dell'Umanesimo e del Rinascimento italiano seguito dalla renaissance


francese, riportò sulla penisola italiana e sul paese confinante il fuoco dell'attenzione. È
questo, del resto, il periodo in cui la produzione artistica esplose di rigogliosa fioritura
particolarmente nei campi della pittura, della scultura e dell'architettura, ed è dunque la
fase in cui divenne parimenti necessario uno sviluppo organico dello studio, anche in
ragione, non va nascosto, del crescente valore economico delle opere di quei campi.

In più, mutate condizioni culturali favorirono lo sviluppo di una sorta di ceto artistico,
forse non organizzato in corporazione, ma comunque di sempre più solida importanza
sociale, caratterizzato da un verso dalla pluralità di modi espressivi di ciascun autore
(spesso capace, cioè, di dipingere come di scolpire, o di usare altre forme artistiche) e da
un altro verso da una sempre più intensa comunicazione fra gli autori che, nella sfida
competitiva come nella prova istrionica, davano prova costante di conoscenza tecnica e
logica delle opere dei colleghi (e quindi compivano un vero e proprio studio dell'arte
altrui). Il più noto fra coloro che si posero con consapevolezza scientifica dinanzi alla
produzione dei colleghi fu certamente Giorgio Vasari, che con la sua opera "Vite degli
Artisti", malgrado l'assenza del mero tentativo di evitare giudizi personalistici, introduce
peraltro un canone (si potrebbe forse dire un canone artistico) nello studio storico che si
riflette tuttora nello svolgimento dei temi di questa disciplina.

Se nel Seicento entrarono a far parte dello studio le "barocche forme del barocco"
(intendendosi con questa nota locuzione l'innumerevole e ridondante quantità di
differenziazioni produttive nei sempre più numerosi paesi in cui fu sviluppata, e mentre
si consolidava l'importanza della produzione dei paesi dell'Europa settentrionale, con il
riconoscimento dell'importanza dell'area fiamminga, il lussuoso Settecento aprì a nuove
aree di studio, incrementate peraltro dallo sviluppo della musica e delle arti letterarie e
teatrali.

Lo studio Ottocentesco si giovò dei progressi tecnici (anche delle altre scienze, ad
esempio dell'archeologia) per approfondire l'indagine e di un diffuso crescente sentore
di "necessità d'arte" per imporre l'importanza delle proprie elaborazioni, nel secolo che
avrebbe celebrato la consacrazione delle "Belle Arti".

Il Novecento, con gli straordinari sviluppi delle modalità di comunicazione, ma anche (e


forse per effetto di quelli) con la sua crescente progressione di approfondimento
culturale, di pari passo seguita dall'espansione fra le classi sociali della frequentazione
dell'arte (e con la diffusione dell'arte popolare), creò le condizioni per una venuta a
maturità della storia dell'arte, che oggi ricerca con indirizzo più strettamente scientifico
di ristrutturare le proprie metodologie.

La storia dell'arte, contrariamente ad una tradizione peraltro più avvertita presso le


culture anglosassoni che non presso quelle latine, non si limita (o forse non si limita
più) all'indagine sulle arti figurative (e visive in genere), nonostante soprattutto in
relazione ai secoli passati tale specialità costituisca una porzione ben rilevante
dell'intera sua analisi.

Le origini dell'Arte [modifica]

Serra da Capivara - Brasile

È complicato tracciare un preciso quadro storico sulle origini dell'arte: essa risale,
infatti, alle primitive figurazioni delle popolazioni che iniziarono a riporre nella
rappresentazione simbolica una concettualità artistica probabilmente, all'inizio, con
intenti didascalico-narrativi o, più verosimilmente, unicamente propiziatori.

Nel Paleolitico superiore si sviluppò l'usanza di ritrarre, tramite graffiti o dipinti,


immagini legate alla vita quotidiana, prevalentemente scene di caccia ma anche
momenti legati all'agricoltura ed alla religione. Il supporto era costituito dalle rocce
degli interni delle grotte: grazie alla protezione dagli agenti atmosferici, molte di queste
pitture (dette per l'appunto rupestri) sono giunte fino a noi.

In caso di esecuzione di graffiti, si utilizzavano rudimentali strumenti (prevalentemente


in pietra), mentre per le pitture si mescolavano terre utilizzando come leganti sangue,
grasso ed altre sostanze, successivamente stese con l'ausilio delle mani, di bastoni o di
peli di animali.

L'arte preistorica, per la sua figurazione essenziale ed incisiva è stata fonte di


ispirazione per molti artisti moderni, fra i quali Pablo Picasso.

L'arte delle prime civiltà [modifica]


L'arte nella Mesopotamia [modifica]

Per approfondire, vedi Arte mesopotamica e Arte sumera.


Le prime civiltà del mondo sorsero in una regione dell'Asia Minore chiamata
Mesopotamia, un territorio compreso tra i fiumi Tigri ed Eufrate, corrispondente
all'odierno Iraq. Circa 5000 anni fa, i primi agricoltori colonizzarono questa terra
imparando a governare le piene dei fiumi e a sfruttare la fertilità del suolo. Lo sviluppo
economico che ne seguì permise la formazione delle più antiche città della storia. Il
popolo dei Sumeri fu il primo a insediarsi in Mesopotamia attorno al 4500 a.C.; è a loro
che dobbiamo progressi tecnologici quali l'uso della ruota e l'invenzione della scrittura.
Successivamente altre popolazioni si stabilirono in quest'area: nel 2000 a.C. gli Assiri,
un popolo guerriero e molto combattivo e nel 1800 a.C. i Babilonesi, così chiamati dal
nome della mitica città di Babilonia. Le città, anche se costruite in epoche diverse,
avevano caratteristiche comuni: erano circondate da mura o fossati e possedevano
all'interno un grande tempio, detto ziqqurat, realizzato con mattoni di argilla essiccati al
sole. Sulla sommità di questi imponenti edifici si riteneva abitassero le divinità, a cui i
sacerdoti e fedeli si rivolgevano con preghiere e offerte.

L'arte in Egitto [modifica]

Per approfondire, vedi Arte egizia.

Busto di Nefertiti

Nell'antico Egitto l'arte era uno strumento al servizio della politica e della religione.
Essa rifletteva l'immutabilità del potere del faraone, il suo essere divinità vivente che
continua a esistere nell'immagine dipinta o scolpita anche dopo la morte. Nella statuaria
gli dèi, il faraone, i dignitari di corte furono rappresentati sempre in pose stilizzate, con
lineamenti idealizzati che non conoscono i segni della vecchiaia o della malattia. Nella
postura in piedi, hanno le braccia lungo i fianchi e muovono un passo in avanti come se
camminassero lentamente; se vengono ritratti seduti appoggiano le mani sulle
ginocchia. Tutto era previsto dal rigido cerimoniale di corte e agli artisti non rimaneva
che seguire delle precise regole di rappresentazione. L'unica eccezione riguardò il regno
di Amenofi IV: questo faraone promosse la massima rivoluzione religiosa della storia
d'Egitto e durante il suo regno agli artisti venne concessa una maggiore libertà
interpretativa, come testimonia il bellissimo busto-ritratto della regina Nefertiti, sua
moglie.

L'arte greca [modifica]


Per approfondire, vedi Arte greca.

L'acropoli, orgoglio e vanto di Atene [modifica]

La loggia delle Cariatidi

Le prime póleis greche nacquero a partire dall'VIII secolo a.C. La rapida crescita della
popolazione e la scarsità delle risorse spinsero i Greci a esportare questo modello di
organizzazione anche nelle colonie, che fondarono un po' in tutto il Mediterraneo. Al
centro della pólis, circondate da case e botteghe, si trovava l'agorà, la piazza del mercato
e delle pubbliche assemblee; la parte più alta della città costituiva l'acropoli. La più
celebre acropoli della Grecia è quella di Atene. L'acropoli era l'area sacra, dove
sorgevano i templi in onore delle divinità e si celebravano le feste Panatenee, con
solenni processioni religiose e manifestazioni sportive. Con il governo di Pericle,
l'artefice della democrazia ateniese, e sotto la supervisione dello scultore Fidia, la rocca
di Atene si trasformò in un frenetico cantiere dove affluivano gli ingegni e gli artisti
migliori del tempo. Si costruirono il Partenone, tempio così chiamato da Athena
Parthénos, la dea protettrice della città; i Propilei, cioè l'ingresso monumentale all'area
sacra; il Tempio di Atena Nike, di piccole dimensioni ma di squisita eleganza; l'Eretteo,
un tempio costituito da diversi ambienti tra qui la celebre Loggia delle Cariatidi, dove le
colonne sono sostituite da eleganti figure femminili.

Il tempio [modifica]

Per i Greci il tempio doveva esprimere un'idea di bellezza e armonia tra le parti, per
questo alla sua costruzione partecipavano i più abili architetti del tempo. Presso il
cantiere, le maestranze prima sbozzavano i blocchi facendo assumere loro la forma
desiderata, poi servendosi di funi e carrucole, li collocavano nel punto stabilito
dall'architetto. L'esterno del tempio veniva successivamente decorato da rilievi e da
sculture, a volte dipinte con colori vivaci; i rilievi ornavano sia il frontone sia il fregio.
Il tempio più ammirato dell'acropoli di Atene fu sicuramente il Partenone. Ciò che
rendeva questo edificio il caposaldo dell'arte greca era soprattutto la ricchezza delle sue
decorazioni, superiori a qualsiasi edificio mai costruito. L'artista chiamato a dirigere
questo immenso cantiere fu lo scultore Fidia, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Ordini architettonici e regole di armonia [modifica]

Il tempio rappresentava per i Greci la costruzione più perfetta e armoniosa. Per


raggiungere questa perfezione gli architetti si servivano di regole geometriche e
matematiche con cui legare ogni dettaglio dell'edificio. Questi diversi modi di concepire
la costruzione di un tempio sono stati chiamati «ordini». Gli ordini utilizzati dai Greci
sono tre:

 Dorico (dal nome del popolo dei Dori)


 Ionico (dal nome del popolo degli Ioni)
 Corinzio (dal nome della città di Corinto)

L'ordine dorico [modifica]

Capitello dorico

Si caratterizza per l'essenzialità e la solennità delle sue forme. La colonna dorica non ha
una base, poggia direttamente sullo stilòbate (il pavimento del tempio), si restringe
verso l'alto ed è solcata da scanalature tagliate a spigolo vivo. Il capitello ha una forma
semplice che serve a sostenere i blocchi di pietra rettangolare che formano l'architrave.
La decorazione del fregio è costituita da lastre scolpite dette mètope alternate da
pannelli solcate da tre scanalature detti triglìfi.

L'ordine ionico [modifica]

Capitello ionico
Si caratterizza per una maggiore eleganza e leggerezza rispetto a quello dorico. La
colonna non poggia direttamente sullo stilòbate, ma ha una propria base (o plinto)
costituita da rientranze e sporgenze. Le scalanature sono più numerose e meno
profonde. Il capitello è decorato da òvoli (così chiamati per la forma che ricorda delle
mezze uova) e da due eleganti volute che si piegano lateralmente.

L'ordine corinzio [modifica]

Ordine corinzio

L'ordine corinzio fu impiegato soprattutto per l'interno dei templi. Il fusto della colonna
corinzia (simile a quella ionica) è sollevato da una pedana di marmo posta sotto la base.
Il capitello è la parte che caratterizza maggiormente l'ordine corinzio; le sue forme
ricordano un cesto di vimini da cui fuoriescono delle foglie stilizzate di acànto.

La scultura dell'età arcaica e classica [modifica]

Gli artisti della Grecia antica cercarono di produrre delle opere ideali, in grado di non
sfigurare al cospetto delle divinità. Questo risultato fu raggiunto, specialmente nella
scultura a tutto tondo, attraverso un lungo e ininterrotto processo di perfezionamento
formale. Le prime testimonianze appartengono all'età arcaica, tra il VII e il VI secolo
a.C.: si tratta di giovani nudi o di fanciulle vestite caratterizzati dalla fissità
dell'espressione.

Durante l'età classica (V-IV secolo a.C.), uno studio più attento del movimento e
dell'anatomia umana permise agli scultori di raggiungere traguardi di sorprendente
bellezza e armonia. I Greci idealizzavano la bellezza fisica, a cui doveva sempre
rispondere la bellezza interiore: l'una doveva essere lo specchio dell'altra. Le opere di
Policleto, di Mirone e di Prassitele testimoniano lo straordinario livello raggiunto nella
ricerca delle proporzioni. Bisogna tuttavia ricordare che nessuna di queste statue è da
intendersi come il ritratto di persone realmente esistite: sono piuttosto la
rappresentazione delle qualità fisiche e morali del genere umano e, proprio perché
distaccate dalla realtà terrena, si collocano in una sfera di ideale perfezione.

L'arte ellenistica [modifica]

Durante questa stagione Greci e non Greci furono protagonisti di una storia e di una
cultura universali capace di mettere in contatto tra loro mondi e tradizioni diverse. Con
l'Ellenismo la Grecia non rappresentò più l'unico centro d'influenza del mondo antico: la
Macedonia, le città di Pergamo in Asia Minore, di Antiochia in Medio Oriente e di
Alessandria d'Egitto divennero centri politici, culturali e artistici altrettanto importanti.
Questi cambiamenti portarono molte novità nelle arti. Nella costruzione degli edifici, gli
architetti cercarono di esaltare la spettacolarità, la monumentalità e la scenografia. Le
città ellenistiche, racchiuse da solide mura, divennero simili ad immensi teatri. Colossali
sculture, poderosi colonnati e scalinate imponenti avevano lo scopo di intimorire i
sudditi e di glorificare la potenza dei tiranni, che in epoca ellenistica avevano sostituito i
regimi democratici. Gli artisti al loro servizio, abbandonati gli ideali astratti della
bellezza, presero in considerazione aspetti prima trascurati. Le ricerche dei pittori e
degli scultori mutarono e si diversificarono: essi rappresentarono con realismo
espressioni di dolore, crudeltà e sofferenza fisica; si presero gioco dei difetti umani
raffigurando persone afflitte dalla vecchiaia o dalla deformità; impararono a interpretare
in modo più esplicito la seducente bellezza del corpo femminile.

L'arte etrusca [modifica]


Per approfondire, vedi Arte etrusca.

La Porta dell'Arco presso Volterra

L'arte etrusca si espresse ad alto livello nella lavorazione dei metalli, nella ceramica e
nella pittura, raggiungendo risultati di rilievo; poiché la pittura greca è andata perduta,
quella etrusca rappresenta la più importante testimonianza di epoca pre-romana. Gli
Etruschi rivelarono la loro abilità soprattutto nella costruzione di edifici civili e
religiosi, adottando l'arco a volta semicircolare. A loro si deve la costruzione di città
fortificate con possenti mura in pietra e dotate di porte, quali Perugia, Arezzo, Volterra.
Purtroppo la deperibilità dei materiali e il fatto che le città etrusche siano state
espugnate, riedificate nei secoli successivi e abitate fino ai nostri giorni, hanno causato
la perdita pressoché totale delle realizzazioni di quella civiltà.
L'arte romana [modifica]
Per approfondire, vedi Arte romana.

L'evoluzione dell'arte romana avvenne gradualmente, sotto l'influenza della pittura


greca ed etrusca. In genere si trattava di una pittura veloce, stesa con rapidi tocchi di
colore, e tuttavia capace di sorprendenti effetti tridimensionali. Andata perduta quasi
del tutto la pittura su tavola, si è salvato un consistente numero di affreschi, notevole
soprattutto a Pompei e a Ercolano, destinati a ornare grandi edifici pubblici e lussuosi
ambienti domestici. Si è anche conservato un notevole numero di mosaici, spesso
utilizzati in alternativa alla pittura per decorare pareti e pavimenti. I maestri mosaicisti,
impiegando tessere molto piccole, riuscivano infatti a produrre effetti cromatici simili
alla pittura. I temi variano da motivi geometrici a soggetti tratti dalla natura a riprodu
zioni di giochi, battaglie o scene di caccia.

Impero romano
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Impero romano

Dati amministrativi

Nome Impero romano


completo

Lingue latino: ufficiale, di cultura


parlate e, in Occidente, d'uso;
greco: di cultura e, in
Oriente, d'uso

Capitale Roma

Altre capitali Augusta Treverorum,


Mediolanum, Nicomedia,
Sirmio, Ravenna,
Antiochia e
Costantinopoli

Politica

Forma di de jure Repubblica


governo oligarchica de facto
Principato (27 a.C. - 235)
Dominato (235 - 395)

Imperatore Elenco
(Cesare e
Augusto)

Organi Senato romano


deliberativi

Nascita 16 gennaio 27 a.C. con


Augusto

Causa Guerre civili

Fine 17 gennaio 395 con


Teodosio I

Causa Divisione tra gli eredi al


trono Onorio e Arcadio

Territorio e popolazione

Bacino Europa e bacino del


geografico Mediterraneo

Territorio Italia
originale

Massima 2,3 milioni di miglia


estensione quadrate (circa 5.957.000
km²) nel II secolo

Popolazione tra 55 milioni e 120


milioni nel IV secolo

Suddivisione Province

Economia

Valuta monetazione romana


imperiale

Risorse oro, argento, ferro,


stagno, ambra, cereali,
pesca, ulivo, vite, marmi
Produzioni vasellame, oreficeria,
armi

Commerci con Parti, Africa


subsahariana, India,
Arabia, Ceylon, Cina

Esportazioni oro

Importazioni schiavi, animali, seta,


spezie

Religione e società

Religioni religione romana,


preminenti religione greca, religione
egiziana, mitraismo,
cristianesimo (dal IV
secolo).

Religione di religione romana sino al


Stato 27 febbraio 380, quindi
religione cristiana

Religioni religione ebraica, culti


minoritarie tradizionali vari dei
popoli barbari.

Classi sociali cittadini romani (nobilitas


e populus; senatores,
equites (cavalieri) e resto
del populus; dal III secolo
d.C. in poi: honestiores e
humiliores), peregrini
(sudditi dell'impero senza
cittadinanza, solo fino al
212), stranieri, liberti,
schiavi

Evoluzione storica

Preceduto da Repubblica Romana

Succeduto da Impero romano


d'Occidente
Impero romano d'Oriente

L'Impero romano (in latino Imperium Romanum) è lo Stato romano consolidatosi


nell'area euro-mediterranea tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C..

Le due date che generalmente identificano l'inizio e la fine di un'entità statuale unica
sono il 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di
Augusto, e il 395, allorquando, alla morte di Teodosio I, l'impero viene suddiviso in una
pars occidentalis e in una orientalis. L'Impero romano d'Occidente si fa terminare per
convenzione nel 476, anno in cui Odoacre depone l'ultimo imperatore legittimo,
Romolo Augusto. La vita dell'Impero romano d'Oriente si protrarrà invece fino al
momento della conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453.

Nella sua massima espansione, l'Impero si estendeva, in tutto o in parte sui territori
degli odierni stati di: Portogallo, Spagna, Andorra, Francia, Monaco, Belgio, Paesi
Bassi (regioni meridionali), Regno Unito (Inghilterra, Galles, parte della Scozia),
Lussemburgo, Germania (regioni meridionali e occidentali), Svizzera, Austria,
Liechtenstein, Ungheria, Italia, San Marino, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina,
Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia, Grecia, Bulgaria, Romania, Ucraina
(Crimea), Turchia, Cipro, Siria, Libano, Iraq, Iran, Armenia, Georgia, Azerbaigian,
Israele, Giordania, Palestina, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco.

Pur non essendo il più vasto impero mai esistito, spettando tale primato innanzitutto
all'Impero Britannico e per continuità territoriale all'Impero Mongolo, quello di Roma è
considerato il più grande per gestione e qualità del territorio, organizzazione socio-
politica, e per l'importante segno lasciato nella storia dell'umanità. È certamente il più
longevo. In tutti i territori sui quali estesero i propri confini i romani costruirono città,
strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e
al contempo assimilando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così
profondo che per secoli ancora dopo la fine dell'impero queste genti continuarono a
definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta e diffusasi in epoca
repubblicana ed infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è alla base dell'attuale
civiltà occidentale.

Oltre all'Impero romano d'Oriente, unico Stato successore a pieno titolo dell'Impero
romano, le altre entità statuali che si rifecero ad esso, in Occidente (il Regno franco e il
Sacro Romano Impero) ed in Oriente (l'Impero bulgaro prima, e successivamente la
Russia degli Zar) continuarono ad usare i titoli adottati dall'Impero romano, sino
all'epoca delle rivoluzioni e ancora oggi le istituzioni politiche, sociali e giuridiche delle
democrazie occidentali si ispirano a Roma ed alla sua storia millenaria.

Indice
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1 Definizione e concetto di Impero romano
2 Cronologia dei principali eventi politici (27/23 a.C. - 476 d.C.)

o 2.1 Alto Impero (27/23 a.C. - 284 d.C.)

 2.1.1 Augusto

 2.1.2 La dinastia giulio-claudia (27 a.C. - 68 d.C.)

 2.1.3 I Flavi (69-96)

 2.1.4 Imperatori adottivi, gli Antonini e l'inizio del secolo d'oro (96-
193)
 2.1.5 I Severi e la crisi del III secolo d.C. (193-235)

 2.1.6 La crisi del III secolo e l'anarchia militare (235-284)

 2.1.7 Gli imperatori illirici (268-284)

o 2.2 Tardo impero (284-476)

 2.2.1 La tetrarchia (284-305)

 2.2.2 Le guerre civili (306-324)

 2.2.3 Costantino e i Costantinidi (324-363)

 2.2.4 I Valentiniani e Teodosio (364-395)

 2.2.5 Due imperi (395-476)

 2.2.5.1 Declino e caduta dell'Impero d'Occidente (395-476)

 2.2.5.2 Sopravvivenza dell'Oriente: la trasformazione


nell'Impero bizantino (395-1453)

 2.2.6 Cause della crisi e caduta dell'Impero romano d'Occidente

 2.2.6.1 Cause interne

 2.2.6.2 Cause esterne

3 Eredità di Roma

o 3.1 Bisanzio

o 3.2 Il Sacro Romano Impero

o 3.3 Altri eredi

4 Note

5 Bibliografia

o 5.1 Fonti primarie

o 5.2 Fonti epigrafiche

o 5.3 Storiografia moderna

6 Voci correlate

7 Altri progetti

8 Collegamenti esterni

Definizione e concetto di Impero romano [modifica]


Per approfondire, vedi Civiltà romana e Storia romana.
Le due date indicate come inizio (27 a.C.) e fine (395 d.C.) convenzionali di un Impero
romano unitario, come spesso accade nelle definizioni dei periodi storici, sono
puramente arbitrarie. In particolare per tre ragioni: sia perché non vi fu mai una vera e
propria fine formale della Res publica Romana, le cui istituzioni non furono mai abolite,
ma semplicemente persero il potere effettivo a vantaggio dell'imperatore;[1] sia perché
nei 422 anni tra esse compresi si alternarono due fasi caratterizzate da forme di
organizzazione e legittimazione del potere imperiale profondamente diverse, il
Principato e il Dominato; sia perché anche dopo la divisione dell'impero le due parti
continuarono a sopravvivere, l'una sino alla deposizione dell'ultimo Cesare d'Occidente
Romolo Augusto nel 476 (o più precisamente fino alla morte del suo predecessore,
Giulio Nepote, che si considerava ancora imperatore), l'altra perpetuandosi per ancora
un millennio in quell'entità nota come Impero bizantino. L'anno 476 è stato inoltre
convenzionalmente considerato come data di passaggio tra età antica e Medioevo.

Se per alcuni - e in parte per gli stessi antichi - già l'assunzione nel 49 a.C. della
dittatura da parte di Gaio Giulio Cesare può segnare la fine della Repubblica e l'inizio di
una nuova forma di governo (tanto che il nome stesso di caesar divenne titolo e
sinonimo di imperatore), è anche vero che per essi l'impero di Roma esisteva già da
tempo, da quando cioè la città repubblicana aveva iniziato a legare a sé i territori
conquistati sotto forma di province, estendendo su di esse il proprio imperium, cioè
l'autorità politico-militare dei propri magistrati (ciò accadde a partire dalla Sicilia, nel
241 a.C.).

Il 31 a.C. invece (anno in cui la flotta romana comandata dal generale Marco Vipsanio
Agrippa sconfisse quella egiziana guidata da Marco Antonio e Cleopatra presso Azio, in
Grecia, segnando la fine del secondo triumvirato e la definitiva sconfitta dell'unico vero
avversario di Ottaviano per il predominio a Roma) rappresenta l'inizio effettivo del
potere di Augusto, ponendo infatti fine a quella lunga serie di guerre civili che avevano
segnato nell'ultimo secolo la crisi della Repubblica. In breve tempo, Ottaviano divenne
arbitro e padrone dello Stato: inaugurò nel 27 a.C. la definitiva forma del suo principato
e governò pur senza detenere nessuna carica, con una formula di primus inter pares,
pater patriae, princeps e, soprattutto, augustus, titolo onorifico conferitogli in
quell'anno dal Senato, per indicare il carattere sacrale e propiziatorio della sua persona.
È vero anche che Augusto ebbe pieni poteri solo nel 12 a.C., quando divenne Pontefice
Massimo. Durante l'anarchia militare infatti, quando alla guida di Roma c'erano due
imperatori, quello che aveva più potere era quello che ricopriva anche la carica di
Pontefice Massimo.

In realtà, però, la denominazione di imperium ha un senso più generale di quello a noi


oggi familiare: è Tito Flavio Vespasiano il primo ad assumere la carica formale di
Imperator. Prima di Vespasiano, il titolo di Imperator era attribuito semplicemente al
comandante in capo dell'esercito romano, che doveva essere acclamato come tale dalle
sue truppe sul campo, solo in quel caso era imperator e deteneva il diritto ad inoltrare
richiesta di trionfo al Senato che era libero di accordargliela o rifiutargliela. Ottaviano,
del resto, rispettò formalmente le istituzioni repubblicane, ricoprendo diverse cariche
negli anni che lo portarono comunque ad ottenere un potere tale, che nessun altro uomo
prima di lui a Roma aveva mai ottenuto.

La vita politica, economica e sociale durante i primi secoli dell'Impero gravitava attorno
all'Urbe. Roma era la sede dell'autorità imperiale e dell'amministrazione, principale
luogo di scambio commerciale tra Oriente ed Occidente oltre ad essere di gran lunga la
più popolata città del mondo antico con circa un milione di abitanti; per questo migliaia
di persone affluivano quotidianamente nella capitale via mare e via terra, arricchendola
di artisti e letterati provenienti da tutte le regioni dell'Impero.

Esisteva una netta differenza tra il vivere a Roma o nelle province: gli abitanti della
capitale godevano di privilegi ed elargizioni, mentre il peso fiscale si riversava più
pesantemente sulle province. Anche tra città e campagna, ovviamente tenendo conto del
ceto sociale, la qualità di vita era migliore e più agiata per i cittadini, che usufruivano di
servizi pubblici come terme, acquedotti, teatri e circhi.

Dall'epoca di Diocleziano, Roma perse il suo ruolo di sede imperiale a favore di altre
città (Milano, Treviri, Nicomedia e Sirmio), restando, però, capitale dell'Impero, fino a
quando, nel corso del V secolo, si andò sempre più imponendo Costantinopoli (la Nova
Roma voluta da Costantino), anche grazie ai mutati rapporti di forza tra un Oriente
ancora prospero e un Occidente in balia delle orde barbariche e sempre più prostrato
dalla crisi economica, politica e demografica.

Dopo la crisi che paralizzò l'Impero nei decenni centrali del III secolo, le frontiere si
fecero più sicure a partire dal regno di Diocleziano (284-305), il quale introdusse
profonde riforme nell'amministrazione e nell'esercito. L'Impero poté così vivere ancora
un periodo di relativa stabilità fino almeno alla battaglia di Adrianopoli (378) e, in
Occidente, fino ai primi anni del V secolo, quando si produsse una prima, pericolosa
incursione da parte dei Visigoti di Alarico (401-402) cui seguirono altre che
culminarono nel celebre sacco di Roma del 410, avvertito dai contemporanei (san
Girolamo, sant'Agostino d'Ippona) come un avvenimento epocale e, da alcuni, perfino
come la fine del mondo. Gli ultimi decenni di vita dell'Impero romano d'Occidente
(quello d'Oriente sopravviverà, come si è detto, per un altro millennio) furono vissuti in
un clima apocalittico di morte e di miseria dalla popolazione di molte regioni
dell'Impero, falcidiata da guerre, carestie ed epidemie. La conseguenza finale fu la
caduta della stessa struttura imperiale.
Cronologia dei principali eventi politici (27/23 a.C. -
476 d.C.) [modifica]

Architettura romana
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Storia dell'architettura
occidentale

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Architettura dell'Ottocento
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Categoria:Architettura
Storia dell'arte

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I Romani adottarono il linguaggio esteriore dell'architettura greca, adattandolo ai propri


scopi. La loro visione dello spazio era tuttavia radicalmente diversa da quella propria
dei Greci e le forme architettoniche riflettono appieno queste differenze. La differenza
principale è di carattere politico-sociale: la struttura greca era formata da una
moltitudine di città-stato, spesso in conflitto tra loro; i Romani, invece, conquistavano i
territori e li soggiogavano con il loro potere, per questo necessitavano di una serie di
strutture pubbliche e di controllo (come le efficientissime strade romane o gli
acquedotti).

Indice
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1 Dalle origini alla
repubblica
2 Età imperiale

3 Voci correlate

4 Altri progetti

Dalle origini alla repubblica [modifica]


L'originalità artistica nell'architettura romana si sviluppò abbastanza tardivamente: per
l'intero periodo repubblicano le forme architettoniche in uso dipendono fortemente dalle
precedenti tradizioni italiche, a loro volta fortemente influenzate dall'arte greca, ma già
portatrici di importanti innovazioni (per esempio l'uso dell'arco). Nel II secolo a.C. lo
sviluppo della tecnica costruttiva del cementizio viene prontamente sfruttato per le
forme dello spazio interno degli edifici, a cui i Romani sono maggiormente interessati
sia per ragioni pratiche, sia dal punto di vista artistico.Una caratteristica dell'espansione
romana è l'intensa opera di urbanizzazione del territorio, che porterà alla fondazione di
moltissime città, oltre all'ingrandimento di quelle già esistenti. Le città romane di
fondazione si basavano sullo schema dell'accampamento romano (il castrum, o castro in
italiano, era l'accampamento o meglio, la fortificazione, nel quale risiedeva in forma
stabile o provvisoria un'unità dell'esercito romano come per esempio una legione) e
ospitavano al loro interno varie tipologie di edifici pubblici (teatri, anfiteatri e mercati) e
privati (domus e insulae).

Età imperiale [modifica]

Un architetto alle prese con la costruzione di un edificio romano, da un dipinto di


Lawrence Alma-Tadema (1877).

In età imperiale si sviluppano edifici con vasti ambienti coperti da volte e archi sorretti
da pilastri che rimpiazzano le dense linee di sostegni sorreggenti architravi rettilinei.

Gli ordini colonnati dell'architettura greca non svolgono più un'effettiva funzione di
sostegno, ma divengono sempre più semplici involucri decorativi delle parti portanti in
muratura. L'adozione del cementizio comporta inoltre una grande libertà anche
nell'articolazione planimetrica degli spazi, non più rigidamente quadrangolari, ma
fluidamente dipendenti gli uni dagli altri e adattati agli utilizzi e al contesto circostante.
La conquista dei vasti territori che fecero parte dell'impero poneva un problema di
uniformazione delle diverse tradizioni e culture: un importante indice di romanizzazione
fu rappresentato dalla realizzazione di edifici che rispecchiavano i modi applicati a
Roma, sia dal punto di vista planimetrico e strutturale sia dal punto di vista decorativo. I
modelli delle piazze forensi, con i loro porticati e le basiliche civili, dei templi, delle
terme, dei luoghi per spettacolo come teatri, circhi e anfiteatri, si diffondono in tutte le
città dell'Impero. Tra i più celebri anfiteatri naturalmente c'è l'Anfiteatro Flavio di
Roma, noto con il nome di Colosseo, ma sono da ricordare anche le arene di Verona e di
Pola.

Tra gli edifici termali si ricordino almeno le Terme di Caracalla e quelle di Diocleziano
a Roma. La potenza di Roma si manifesta sia con le grandi opere pubbliche di carattere
utilitario (anche acquedotti, ponti e strade), sia con lo splendore dei monumenti,
riccamente rivestiti di marmo e decorati con sculture e opere d'arte che celebrano la
grandezza dei costruttori. Monumenti particolarmente caratteristici dell'architettura
romana sono gli archi di trionfo; tra quelli più celebri e meglio conservati sono da
ricordare l'arco di Settimio Severo, di Tito e di Costantino a Roma, e i due archi dedicati
a Traiano ad Ancona e a Benevento.

L'arte paleocristiana [modifica]


Per approfondire, vedi Arte paleocristiana.

Il Buon pastore, Catacombe di Priscilla, Roma

Nel III secolo, nonostante le persecuzioni, il Cristianesimo era già diventato la religione
più diffusa. Gli esempi di arte paleocristiana risalenti a questo periodo sono piuttosto
scarsi e di quantità modesta. Per le tombe i primi cristiani sceglievano dei cimiteri
comunitari assai semplici, detti catacombe (gallerie sotterranee). Ma quando il
cristianesimo diventò la religione ufficiale dell'impero, la chiesa, organizzata con una
propria gerarchia, fece costruire appositi edifici per il culto, come la basilica e il
battistero, in grado di accogliere l'intera comunità dei fedeli. Innalzati di solito dove era
stato martirizzato o sepolto un santo (come la Basilica di San Pietro), questi edifici
vennero spesso eretti con marmi recuperati dalle costruzioni romane in rovina. Lo scopo
non era solo quello di risparmiare ma anche di sottolineare il carattere romano di queste
costruzioni.
L'arte bizantina [modifica]
Per approfondire, vedi Arte bizantina.

Arte bizantina
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Storia dell'arte
occidentale

Storia dell'architettura

Storia della pittura

Storia della scultura

Arte antica

Vedi voci di arte antica

Arte medievale

Arte paleocristiana

Arte barbarica

Arte altomedievale

Arte bizantina

Arte longobarda

Arte carolingia

Arte vichinga

Arte ottoniana

Arte romanica

Arte gotica
Arte tardogotica

Arte moderna

Vedi voci di arte moderna

Arte contemporanea

Vedi voci di arte contemporanea

Categoria:Storia dell'arte

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L'arte bizantina si è sviluppata nell'arco di un Hagia Sophia ad Istanbul


millennio, tra il IV ed il XV secolo, prima
nell'ambito dell'Impero romano, poi di quello
bizantino, che ne raccolse l'eredità e di cui
Costantinopoli fu capitale. Le caratteristiche
più evidenti dei canoni dell'arte bizantina sono
la religiosità, l'anti-plasticità e l'anti-
naturalismo, intese come appiattimento e
stilizzazione delle figure, volte a rendere una
maggiore monumentalità ed un'astrazione
soprannaturale. Infatti il gusto principale
dell'arte bizantina è stato quello di descrivere le
aspirazioni dell'uomo verso il divino. L'arte
bizantina ha comunque avuto espressioni stilistiche
molto diverse fra di loro nei suoi oltre mille anni di
vita, ma nell'Impero d'Oriente l'arte rimase quasi
invariata.
Cristo, Hagia Sophia
Indice
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1 Cenni storici e periodi
2 Costantinopoli

3 Ravenna

4 Roma
5 Arte musiva

6 Pittura

o 6.1 Miniatura

7 Le arti plastiche: scultura e arti


suntuarie

8 Note

9 Bibliografia

10 Voci correlate

11 Altri progetti

Cenni storici e periodi [modifica]


La storia dell'arte bizantina potrebbe essere divisa in:

1. un primo periodo paleobizantino, dalla fondazione di Costantinopoli al VI


secolo, nel quale inizialmente assorbe la produzione artistica di Roma,
Alessandria d'Egitto, Efeso e Antiochia, ossia il linguaggio artistico
dell'antichità, per elaborarlo e trasformarlo in un genere adatto soprattutto al suo
mondo spirituale ma anche a quello imperiale.[1]
2. Al primo periodo di formazione segue un secondo periodo denominato "prima
età d'oro" (VI secolo), nel quale l'espressione artistica raggiunge alti livelli di
qualità e produce capolavori.
3. La terza fase è rappresentata da un periodo di involuzione che parte dal VII
secolo e prosegue durante l'intera lotta iconoclastica (726-843)
4. segue il periodo della cosiddetta Rinascenza macedone (IX-XI secolo), nel quale
si recuperano modi espressivi dell'arte ellenistica oltre ad una certa vivacità e
floridezza complessiva che si protrae e si innalza ulteriormente nel seguente
periodo
5. comneno (XII secolo), con un'arte di tipo linearistico, di notevole fioritura
artistica da imporsi, per la sua eleganza e raffinatezza, su tutta l'arte europea
dando vita ad una "seconda età dell'oro", che arriva fino alla caduta di
Costantinopoli sotto i Latini (1204).
6. Con la ripresa bizantina della capitale (1261) si ha l'ultimo periodo di fioritura
con l'arte paleologa (detta anche Rinascenza paleologa, per il nuovo recupero
dell'arte ellenistica), fino alla definitiva caduta della capitale sotto Maometto II
nel 1453.

L'arte bizantina, con la sua ieraticità e il suo carattere a-spaziale, si richiama


evidentemente al misticismo del cristianesimo nell'Impero Bizantino (Origene) ed è
"coerente con il pensiero del tempo, in gran parte caratterizzato dal neoplatonismo di
Plotino: la tecnica musiva è propriamente il processo del riscatto dalla condizione di
opacità a quella, spirituale, della trasparenza, della luce, dello spazio".[2]

Regno longobardo
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(Reindirizzamento da Regno dei Longobardi)

Regno longobardo

(dettagli)
Dati amministrativi

Nome completo Regno longobardo


Regno dei Longobardi
Regno d'Italia

Nome ufficiale Regnum


Langobardorum
Regnum totius Italiae

Lingue ufficiali Latino

Lingue parlate Latino, longobardo,


volgare italiano

Capitale Pavia

Altre capitali Monza, Milano

Politica

Forma di Monarchia elettiva


governo

Rex Elenco
Langobardorum
Rex totius Italiae

Organi Gairethinx (Assemblea


deliberativi del popolo in armi)

Nascita 568 con Alboino

Causa Invasione longobarda


dell'Italia
Fine 774 con Desiderio
(Adelchi associato al trono)

Causa Invasione franca


dell'Italia

Territorio e popolazione

Bacino Italia
geografico

Massima Italia continentale


estensione eccetto Venezia,
Ducato romano,
Napoli, Salento,
Calabria nel 753
(conquiste di Astolfo)

Economia

Valuta Tremisse

Religione e società

Religioni Cattolicesimo
preminenti

Religione di Arianesimo fino al VII


Stato secolo, poi
cattolicesimo

Religioni Arianesimo,
minoritarie paganesimo, Scisma
tricapitolino

Classi sociali Arimanni, aldi,


Romanici

Evoluzione storica

Preceduto da Impero bizantino

Succeduto da Impero carolingio

Principato di
Benevento

Stato pontificio

Il Regno longobardo o Regno dei Longobardi (Regnum Langobardorum in latino,


Langbardland in antico germanico) fu l'entità statale costituita in Italia dai Longobardi
tra il 568-569 (invasione dell'Italia) e il 774 (caduta del regno a opera dei Franchi di
Carlo Magno), con capitale Pavia. L'effettivo controllo dei sovrani sulle due grandi aree
La Corona Ferrea, inizio VII secolo, 22,50 x 15 cm. Monza, Duomo
che costituivano il regno, la Langobardia Maior nel centro-nord (a sua volta ripartita in
un'area occidentale, o Neustria, e in una orientale, o Austria) e la Langobardia Minor nel
centro-sud, non fu costante nel corso dei due secoli di durata del regno; da un'iniziale
fase di forte autonomia dei numerosi ducati che lo componevano, si sviluppò con il
tempo una sempre maggior autorità del sovrano, anche se le pulsioni autonomiste dei
duchi non furono mai del tutto imbrigliate.

Indice

 [nascondi] 
1 Il VI secolo
o 1.1 La fondazione del regno

o 1.2 Clefi e il periodo dei Duchi

o 1.3 L'insediamento definitivo: Autari, Agilulfo e Teodolinda

2 Il VII secolo
o 2.1 La ripresa degli ariani: Arioaldo, Rotari

o 2.2 La dinastia bavarese

3 L'VIII secolo
o 3.1 La crisi dinastica

o 3.2 Liutprando: l'apogeo del regno

o 3.3 Gli ultimi re

o 3.4 La caduta del regno

4 Giudizi storiografici
5 Il regno longobardo nelle arti
o 5.1 Letteratura

 5.1.1 Bertoldo
 5.1.2 Adelchi
o 5.2 Cinema

6 Note
7 Bibliografia
o 7.1 Fonti primarie

o 7.2 Letteratura storiografica

8 Voci correlate
o 8.1 Singoli aspetti dell'età longobarda

o 8.2 Il contesto storico europeo

9 Collegamenti esterni

Il VI secolo I LONGOBARDI[modifica]

Arte longobarda
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Arte medievale
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Arte barbarica
Arte altomedievale
Arte bizantina
Arte longobarda
Arte carolingia
Arte vichinga
Arte ottoniana
Arte romanica
Arte gotica
Arte tardogotica
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Arte contemporanea
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Categoria:Storia dell'arte

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L'arte longobarda comprende le manifestazioni artistiche realizzate in Italia durante il


Regno dei Longobardi (568-774), con residuale permanenza nell'Italia meridionale fino
al X-XI secolo (Langobardia Minor).

Al loro ingresso in Italia, il popolo germanico orientale dei Longobardi portò con sé la
propria tradizione artistica di matrice germanica, anche se già influenzata da elementi
bizantini durante il lungo soggiorno del popolo in Pannonia (VI secolo); tale matrice
rimase a lungo visibile soprattutto negli elementi ornamentali dell'arte (simbolismo,
decori fitomorfi o zoomorfi). In seguito al radicarsi dello stanziamento in Italia, ebbe
inizio un vasto processo di fusione tra l'elemento germanico e quello romanico (latino-
bizantino), che diede vita a una società sempre più indistinta (quella che, da lì a breve,
sarebbe emersa come sic et simpliciter "italiana"). In un simile contesto, per "arte
longobarda" si intende genericamente l'intera produzione artistica prodotta in Italia
durante gli anni del dominio longobardo, soprattutto durante il VII-VIII secolo ma
anche più avanti, fino al IX secolo e oltre (soprattutto al sud): indipendentemente,
quindi, dall'origine etnica dei vari artefici, tra l'altro spesso impossibile da definire.

Un insieme di sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree


dell'arte longobarda, compreso nel sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere,

Pluteo di Teodote con grifoni, inizio VIII secolo, 177 x 66 cm. Pavia, Musei civici
è stato inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco nel giugno 2011.

Indice
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1 Oreficeria
o 1.1 Armi

2 Architettura

3 Scultura

4 Pittura

5 Miniatura

6 Note

7 Bibliografia

8 Voci correlate

9 Altri progetti

La fondazione del regno [modifica]

Per approfondire, vedi Langobardia Maior e Langobardia Minor.

L'irruzione dei Longobardi pose fine all'effimera riconquista bizantina di Giustiniano e,


per la prima volta dai tempi della conquista romana (III-II secolo a.C.), ruppe l'unità
politica della penisola italiana che si trovò infatti divisa tra i Longobardi e i Bizantini,
secondo confini soggetti a variabilità nel corso del tempo date le caratteristiche
dell'insediamento longobardo e le oscillazioni dei rapporti di forza.

I nuovi venuti si ripartirono tra Langobardia Maior (l'Italia settentrionale gravitante


intorno alla capitale del regno, Ticinum - oggi Pavia -; da qui il nome dell'odierna
regione Lombardia) e Langobardia Minor (i ducati di Spoleto e Benevento), mentre i
territori rimasti sotto controllo bizantino erano chiamati "Romània" (da qui il nome
dell'odierna regione Romagna) e avevano come fulcro l'Esarcato di Ravenna.
I domini longobardi alla morte di Alboino (572)

All'ingresso in Italia, Alboino affidò il controllo delle Alpi orientali a uno dei suoi più
fidi luogotenenti, Gisulfo, che divenne il primo duca del Friuli. Il ducato, con sede a
Cividale del Friuli (allora Forum Iulii), sempre in lotta con le popolazioni straniere che
si affacciavano dalla Soglia di Gorizia,[1] avrebbe mantenuto fino al regno di Liutprando
una maggiore autonomia nei confronti degli altri ducati della Langobardia Maior,
giustificata dai suoi eccezionali bisogni militari.

In seguito altri ducati furono creati nelle principali città del regno: la soluzione fu
dettata da esigenze in primo luogo militari (i duchi erano prima di tutto comandanti, con
il compito di completare il controllo del territorio e tutelarlo da possibili contrattacchi),
ma gettò il seme della strutturale debolezza del potere regio longobardo.[2]

Nel 572, dopo la capitolazione di Pavia e la sua elevazione a capitale del regno, Alboino
cadde vittima di una congiura ordita a Verona dalla moglie Rosmunda, in combutta con
alcuni guerrieri gepidi e longobardi. L'aristocrazia longobarda, comunque, non avallò il
regicidio e costrinse Rosmunda alla fuga presso i Bizantini, a Ravenna.

Clefi e il periodo dei Duchi [modifica]

Per approfondire, vedi Periodo dei Duchi e Società longobarda.

Più tardi, in quello stesso 572, i trentacinque duchi riuniti in assemblea a Pavia
acclamarono re Clefi. Il nuovo sovrano estese i confini del regno, completando la
conquista della Tuscia e cingendo d'assedio Ravenna. Clefi tentò di portare avanti
coerentemente la politica di Alboino, che mirava a spezzare istituti giuridico-
amministrativi ormai consolidati durante il dominio ostrogoto e bizantino, eliminando
buona parte dell’aristocrazia latina, occupandone le terre e acquisendone i patrimoni.
Anch'egli, però, nel 574 cadde vittima di un regicidio, sgozzato da un uomo del suo
seguito forse istigato dai Bizantini.
Cavaliere, lastrina dello scudo di Stabio, bronzo dorato

In seguito a questo fatto non venne nominato un altro re, e per un decennio[3] i duchi
regnarono da sovrani assoluti nei rispettivi ducati, non senza lotte intestine (Periodo dei
Duchi o dell'anarchia). A questo stadio dell'occupazione i duchi erano semplicemente i
capi delle diverse fare del popolo longobardo; non ancora stabilmente associati alle
città, agivano semplicemente in modo indipendente, anche perché subivano le pressioni
dei guerrieri nominalmente sotto la loro autorità per approfittare delle ancora larghe
possibilità di bottino. Questa situazione instabile, protrattasi nel tempo, portò al
definitivo crollo dell’assetto politico-amministrativo romano-italico, che fino
all'invasione era stato pressoché mantenuto, tanto che la stessa aristocrazia romano-
italica aveva conservato la responsabilità dell’amministrazione civile (basti pensare a
Cassiodoro).

In Italia i Longobardi si imposero quindi in un primo momento come casta dominante al


posto di quella preesistente, soppressa o scacciata. I prodotti della terra venivano
ripartiti con i sudditi romanici che la lavoravano, riservando ai Longobardi un terzo
(tertia) dei raccolti. I proventi non andavano a singoli individui, ma alle fare, che li
amministravano nelle sale (termine che ricorre tuttora nella toponomastica italiana). Il
sistema economico della tarda antichità, imperniato su grandi latifondi lavorati da
contadini in condizione semi-servile, non fu rivoluzionato, ma solo modificato affinché
avvantaggiasse i nuovi dominatori[4].

Arte romanica
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occidentale

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Arte tardogotica
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Arte contemporanea
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Categoria:Storia dell'arte

modifica

Il romanico è quella fase dell'arte medievale europea sviluppatasi a partire dalla fine del
X secolo all'affermazione dell'arte gotica, cioè fin verso la metà del XIII secolo in
Francia e nel primo decennio successivo negli altri paesi europei (Italia, Inghilterra,
Germania, Spagna). Il termine art roman venne impiegato per la prima volta
dall'archeologo francese Charles de Gerville in una missiva del 1818 al collega ed
amico Arcisse de Caumont, con l'intento di contrapporre l'architettura romanza dei
secoli X-XII a quella gotica, allora definita germanica. Con il termine si voleva
evidenziare il contemporaneo sviluppo delle lingue romanze e richiamare un
collegamento con la monumentalità dell'architettura romana antica.

Arte romanica
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Il romanico è quella fase dell'arte medievale europea sviluppatasi a partire dalla fine del
X secolo all'affermazione dell'arte gotica, cioè fin verso la metà del XIII secolo in
Francia e nel primo decennio successivo negli altri paesi europei (Italia, Inghilterra,
Germania, Spagna). Il termine art roman venne impiegato per la prima volta
dall'archeologo francese Charles de Gerville in una missiva del 1818 al collega ed
amico Arcisse de Caumont, con l'intento di contrapporre l'architettura romanza dei
secoli X-XII a quella gotica, allora definita germanica. Con il termine si voleva
evidenziare il contemporaneo sviluppo delle lingue romanze e richiamare un
collegamento con la monumentalità dell'architettura romana antica.

Indice
 [nascondi] 
1 Contesto storico
2 Origini e sviluppo

3 Architettura romanica

o 3.1 Caratteristiche strutturali


4 Scultura romanica

5 Pittura romanica

6 La raffigurazione di Dio

7 Note

8 Bibliografia

9 Voci correlate

10 Altri progetti

Contesto storico [modifica]

Le mura di Avila, iniziate nel 1090, con un perimetro di più di tre chilometri, 86 torri
semicilindriche e 9 porte d'accesso

Dall'XI secolo alla prima metà del XII secolo l'Europa visse un periodo di grande
modernizzazione: l'affinamento delle tecniche agricole (l'invenzione del giogo,
dell'aratro con parti metalliche, chiamato "carruca", della triennale, l'uso dei mulini ad
acqua ed a vento, ecc.) permise di aumentare la produzione di generi alimentari,
sollevando la popolazione dall'endemica scarsità di cibo e permettendo un incremento
demografico; ripresero i commerci e si svilupparono i villaggi e le città quali sedi di
mercati; crebbero le zone urbane e gradualmente fu possibile l'affermazione di un nuovo
ceto sociale, quello "borghese" dedito alle attività manifatturiere e commerciali,
intermedio tra la massa dei contadini e gli aristocratici o gli ecclesiastici.

Si assistette anche ad una ripresa dell'attività edilizia, della domanda di cultura e di


investimenti artistici, soprattutto in zone più avanzate quali la pianura Padana, il Regno
di Sicilia, la Toscana ha i Paesi Bassi. Il declino dell'autorità imperiale, ormai viva solo
in Germania, veniva eclissato gradualmente dal feudalesimo, soprattutto in Francia, e
dallo sviluppo delle autonomie cittadine, soprattutto in Italia. In queste zone non è più
l'Imperatore o il vescovo a commissionare nuove opere edilizie, ma i signori locali,
tramite cospicue donazioni che avevano una funzione di prestigio ma anche "espiatorie"
del senso di colpa che veniva riscattato tramite "omaggo" in denaro o in opere d'arte
verso istituzioni religiose a testimonianza della propria devozione e pentimento
religioso.
Grande importanza rivestirono alcune abbazie come quella di Cluny, che fece da
esempio anche per altre, quale baluardo della Santa Sede che non accettava nessuna
ingerenza da parte dei feudatari locali. Dalla diatriba tra i poteri si arrivò infatti alla lotta
per le investiture e al concordato di Worms (1122). Dopo la riforma e la liberazione
dalle ingerenze locali i grandi monasteri trovarono una rinnovata spinta a manifestare il
proprio prestigio tramite la glorificazione dell'Onnipotente in grandi edifici religiosi ed
opere d'arte sacra. A Cluny per esempio nel giro di meno di un secolo si arrivò a
costruire tre chiese abbaziali, una più magnifica dell'altra (la terza e ultima venne
iniziata nel 1088 e consacrata nel 1130).

Origini e sviluppo [modifica]


Il romanico rinnovò principalmente l'architettura e la scultura monumentale,
quest'ultima applicata all'architettura stessa (come decorazione di portali, capitelli,
lunette, chiostri...). Il nuovo stile in realtà non nacque in Francia come molti pensano,
ma sorse contemporaneamente in quasi tutta l'Europa, con caratteristiche comuni, che
fanno dire che si tratta della medesima arte, pur con alcune differenze specifiche per
ogni regione/nazione. In particolare, secondo lo studioso francese Henri Focillon, si
tratta di uno sviluppo dell'arte bizantina ravennate, come dimostrerebbero le più antiche
pievi della campagna fra Ravenna e Forlì, nelle quali già si ritrovano, in pieno Alto
Medioevo, tutti gli elementi che saranno tipici del Romanico posteriore. Le differenze
regionali sono una conseguenza della necessità di adattamento locale, mentre le linee di
fondo possono essere ricondotte all'omogeneità culturale dell'Europa, alla veloce
diffusione delle idee tramite la maggiore mobilità di merci e persone, siano esse
mercanti, eserciti in marcia o pellegrini, senza dimenticare l'elemento unificatore della
religione cristiana.

In base, dunque, agli studi di Focillon, il romanico precedette ed influenzò la nascita


dell'arte ottoniana, che già possedeva, soprattutto in architettura, alcuni elementi
comuni, come la spessa muratura, il trattamento delle pareti come materia plastica sulle
quali creare particolari effetti, la schematizzazione in campate tramite l'alternanza tra
colonne e pilastri. In ogni caso, lo stile romanico successivo al Mille risentì, a sua volta,
dell'arte ottoniana stessa.

Ci furono uno studio e una riscoperta delle tecniche costruttive su scala monumentale
dell'architettura romana (un altro collegamento evocato dal nome "romanico"), che
permisero un recupero sostanziale di modelli antichi, a differenza dei precedenti
recuperi "aulici" delle scuole di corte fiorite nelle epoche precedenti. In architettura
vennero ripresi dall'arte antica il senso della monumentalità e della spazialità, ed usati
estensivamente alcuni elementi particolari come l'arco a tutto sesto, il pilastro, la
colonna e la volta.

Mosaici di San Vitale, Ravenna

Campi dello studio [modifica]


La storia dell'arte comprende tradizionalemente il campo delle arti visuali:
 Storia della pittura
 Storia della scultura
 Storia dell'architettura

In un concetto più ampio può arrivare a comprendere tutte le "sette arti", comprendendo
le arti performative, la letteratura e la musica.

 Storia della musica


 Storia del teatro
 Storia della letteratura
 Storia del cinema
 Storia della danza

Cronologia della storia dell'arte [modifica]


 Arte occidentale

 Arte preistorica
 Arte egizia
 Arte minoico-micenea o egea.
 Arte greca
o Arte greca dedalica

o Arte greca arcaica

o Arte greca severa

o Arte greca classica

 Arte ellenistica
 Arte etrusca
 Arte dei popoli italici
 Arte romana
o Arte romana repubblicana

o Arte romana imperiale ufficiale

o Arte plebea e provinciale

 Arte tardo-antica
 Arte paleocristiana
 Arte bizantina
 Arte longobarda
 Arte romanica
 Arte gotica
 Arte rinascimentale
 Arte manierista
 Arte della Controriforma
 Arte barocca
 Arte rococò
 Arte neoclassica
 Arte contemporanea

Arte per area geografica/culturale [modifica]


 Arte africana
 Arte cinese
 Arte giapponese
 Arte indiana
 Arte islamica
 Arte mesopotamica
 Arte persiana
 Arte precolombiana

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