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Il narratore nei primi capitoli del romanzo è onnisciente e riesce a darci una visione completa di ciò che
pensa il personaggio.
Il libro inizia con un’intertestualità e con un’incertezza, abbiamo un primo verso tratto dal romancero.
L’azione non è specificata dove sia collocata ma ne conosciamo solo la regione, ovvero La Mancha (situata
nella Castilla Nueva) Un paesaggio che è tutto il contrario dei paesaggi bucolici presenti nella narrativa
del suo tempo. In questo luogo vive un uomo di 50 anni, da qui inizia la prima di una serie di critiche che
Cervantes muoverà nei confronti dei libri di cavalleria dato che è l’esatto opposto del giovane che era
presente in quei libri. Inoltre, si basa tutto su una sorta di teoria medica, in cui la persona abbondante di carne
(Sancho Panza) è un personaggio generalmente tranquillo e non particolarmente attivo, mentre quello molto
magro si inquadrava in un gruppo umano dove aveva molta prevalenza l’abile nera (ovvero una malinconia
che porta alla pazzia).
La storia di questo personaggio prende avvio dalla sua follia Il protagonista è un piccolo proprietario
terriero, un cavaliere con molti averi, chiamati Alonso Quijada o Quesada Incertezza da parte degli
AUTORES che hanno scritto di lui, qui egli si rifà ai libri di cavalleria (criticati da Valdés poiché portatori di
menzogne) e promette di non allontanarsi mai dal vero, tanto che presenterà Don Quijote come un
personaggio storico. La storia del nome si risolverà quando egli sceglierà il nuovo appellativo da usare,
ovvero DON QUIJOTE DE LA MANCHA: La scelta ricadrà su QUIJADA con l’aggiunta finale di -OTE,
questo perché nella tradizione cavalleresca spagnola un’importante autore del ciclo di Bretagna chiamò il suo
personaggio Lancillotto che in spagnolo diventa LANZAROTE Inoltre, nel secondo capitolo, quando
Quijote entra nell’osteria pensando che fosse un castello, si rivolge alle prostitute, credute da lui principesse
usando versi ottosillabi del romance viejo che è un romanzo su Lanzarote, in più in questi versi si auto
menziona al posto dell’eroe (eco di celebrazione e accezione comica). Scelse di aggiungere anche la
provenienza, DE LA MANCHA, prendendo spunto da AMADÍS DE GAULA, di conseguenza egli non
vuole disconoscere la sua terra ma elogiarla e dargli fama.
Inoltre, sempre a inizio romanzo egli vuole far comprendere la classe sociale del personaggio, che non si
classifica né in quella alta né tanto meno in quella bassa, egli è un hidalgo (ripresa del Lazarillo), ovvero un
uomo impoverito che cerca di mascherare la sua assoluta mancanza di sostenimento, sono persone che per
via della loro storia familiare possiedono questo titolo che non gli permette di pagare le imposte ma che sono
noti per essere poveri e di basse classe sociale, il cui cibo consumava ¾ della rendita.
La presa in giro che Cervantes fa di questi libri la vediamo sottolineata dall’uso dell’IRONIA.
La storia prende avvio dalla follia del personaggio Nel momento in cui Don Quijote si è appassionato
ai libri di cavalleria è come se avesse perso tutte le sue capacità e di conseguenza la ragione, facendolo
disinteressare del tutto ai suoi beni. Qui, Cervantes fa una critica al nobile ozioso che viene mostrato nella
figura del protagonista, che avendo letto troppo impazzisce a causa del manco lavoro Si sviluppa l’idea
che se si è nobile non si debba lavorare (DESHEREDADA). Vedremo i primi segni di pazzia quando
paragonerà EL CID con un caballero andante, mettendo così un personaggio storico vs uno di finzione.
Nella presentazione della follia del protagonista egli concretizza tutte le critiche che, già Valdés aveva fatto
ai libri di cavalleria e c’è una critica della VEROSIMIGLIANZA. Fin dal principio egli cambierà la realtà, e
il compito del narratore sarà quello di sottolineare l’incongruenza dei suoi comportamenti e lo farà attraverso
l’uso della PARODIA (imitazione in chiave burlesca e l’azione originale viene capovolta) La fantasia del
DQ è sistematica nell’associare a entità reali, entità fittizie, la cui giustificazione risiede nella presenza di
potenti incantatori che lo ingannavano sistematicamente.
Quando egli decide di farsi cavaliere errante si comincia a introdurre un elemento che farà passare il
protagonista da personaggio comico (primi 22 capitoli) a simbolo di generosità ingenua (idealismo che si
scontra con la realtà).
Il nucleo centrale gira attorno alla costante aspirazione di Quijote di divenire famoso, egli già si inizia a
immaginare come eroe di azioni famoso e per questo vuole essere ricordato in futuro, sogna un cronista che
racconti la sua storia (mago saggio).
Ancora prima di avere un nome, inizia a ricercare delle armi che ricaverà dai suoi avi (bisnonni) che saranno
rovinate e vecchie (piene di ruggine e muffa). Successivamente per quanto riguarda l’elmo, Cervantes,
utilizza l’ironia poiché dice che esso era privo della protezione per la bocca e che per rimediare DQ inserì
una protezione di cartone (una settimana), ma quando la prova con la spada distruggerà tutto il suo lavoro
Successivamente, ci inserì all’interno, oltre che al cartone, delle sbarre di ferro che non provò poiché pensava
andassero bene così (avrà una ripercussione comica nel secondo capitolo).
Nella sua prima uscita, il Quijote è solo e arriva a un’osteria, dove vorrebbe mangiare (pessimo baccalà e
pane nero) Scena piena di risa poiché non può togliersi l’elmo e di conseguenza ha bisogno di qualcuno
che lo imbocchi, ovvero dalle prostitute lì presenti che egli scambierà per delle fanciulle. Egli si fa fare di
tutto da queste ragazze, che per farlo bere gli daranno una cannuccia.
Malgrado ciò, dopo le armi aveva bisogno di un cavallo, la sua scelta ricadde su un ROCIN, un cavallo
magrissimo (pelle e ossa), che per lui risultava essere il migliore di tutti (anche meglio del cavallo di
Alessandro Magno e il CID). La sua preoccupazione più grande era quella di trovargli un nome, nel cercarlo
egli non nega che sia un ROCIN, ma il solo fatto di essere stato scelto per essere cavalcato da lui lo rendeva
il più forte, quindi scelse ROCINANTE.
Inoltre, come in ogni romanzo cavalleresco non esiste un cavaliere senza una dama, così egli si mise in cerca
di una dama di cui innamorarsi dato che senza di essa sarebbe come un corpo senz’anima (NIEBLA), ha
bisogno di una dama anche per poterle inviare come dono tutte le cose che riesce a conquistare in battaglia.
La sua scelta ricadrà su una giovane contadinella di bell’aspetto, Aldoza Lorenzo, che diverrà DULCINEA
DEL TOMBOSO.
I capitoli II e III vedono Don Quijote recarsi in quest’osteria che egli scambierà per un castello e che metterà
in scena una sequenza di equivoci nei confronti dei personaggi animati.
Nel secondo capitolo, in cui Don Quijote parte per la sua prima avventura in groppa a Rocinante troviamo
un linguaggio molto arcaico che si ricollega all’amor cortese, dove troviamo anche una sorta di
sottomissione da parte del Quijote nei confronti della sua dama.
L’oste ci si presenta come una sorta di PICARO (persona che vive di espedienti Lo notiamo dal carattere),
vedendo la figura ridicola incarnata dal DQ, l’oste non si riusciva a trattenere dal ridere ma alla fine, anche
temendo le armi decise di parlargli in modo cortese, offrendogli anche un alloggio (non avrà un letto). Don
Quijote, si rivolgerà al “castellano” citando un pezzo del romance viejo, al quale l’oste risponderà con il suo
proseguimento creando così, un codice tra i due. Inoltre, quando DQ chiederà all’oste di armarlo cavaliere,
anche se fra tante risate, egli saprà perfettamente come fare e persino la prostituta saprà cosa fare,
reggendogli lo sperone e sapendo pronunciare la frase corretta quando sarà eletto tale Questo significa che
malgrado essi siano alfabeti abbiano delle conoscenze riguardo quei libri, che in quell’epoca, venivano letti
ad alta voce (ritorno alla seconda locanda).
Quando egli chiede all’oste di farlo cavaliere errante dice che quello che desidera è di andare in giro per il
mondo in cerca di avventure in favore delle persone bisognose (compito dei cavalieri erranti). L’oste, che era
un burlone, e aveva già compreso che al suo ospite mancasse qualche rotella, si convinse che fosse del tutto
pazzo e decise di dargli retta solo per poter ridere di lui. Qui, DQ diventa l’oggetto del riso di tutti quelli che
erano accanto a lui.
Ma sarà dal capitolo 4, che troveremo le prime avventure del nostro HIDALGO, la struttura dietro questo
capitolo gira intorno a due nuclei: il primo intorno all’avventura in cui sono presenti Don Quijote, il mozo e
il contadino All’alba DQ esce dall’osteria e una volta ricordatosi delle parole dell’oste, decise di fare una
sosta nel villaggio per procurarsi tutto l’essenziale, ma giunto nel bosco vide un ragazzo nudo legato a un
albero mentre un contadino lo percuoteva, poiché aveva perduto una pecora. Così il cavaliere ordinò al
contadino di fermarsi a meno che non volesse affrontarsi con lui ma quando egli se ne andò, vittorioso, il
contadino non fece altro che raddoppiare la dose. Successivamente, vi è il secondo nucleo in cui DQ, si trovò
in mezzo a dei mercanti, e in preda alla follia, cominciò a parlare loro di DULCINEA, ordinando a chiunque
passasse di onorare la superiorità della dama I mercanti si presero gioco di lui chiedendogli di mostrare
loro una sua foto ma quando egli, da bravo cavaliere, affermò che il merito sta proprio nel lodare questa
bellezza senza averla mai vista. I mercanti insistettero e allora, l’hidalgo in preda all’eroismo abbassò la
lancia per colpire uno di loro, ma il caso volle che in quella stessa lancia inciampasse Rocinante e che DQ
rotolasse in mezzo alla campagna (uno dei mercanti lo colpì lasciandolo a terra) Il narratore ironizza
sull’accaduto dicendo che Dulcinea è una donna molto fortunata ad avere un cavaliere come lui che in un
solo giorno era riuscito sia a prendere l’investitura che a salvare un “principe”. Grazie al narratore capiamo
quando sia ironico il discorso fatto da DQ per Dulcinea, dato che non c’è stata nessuna salvezza.
Il nucleo centrale lo incontriamo nel capitolo 5, dove abbiamo il primo ritorno a casa e dove vediamo, per la
prima volta, quei personaggi che l’autore ci aveva citato nel primo capitolo, Pedro Alonso (prefigurazione di
Sancho poiché è un semplice contadino), il cura, la governante e la nipote. Nel capitolo 6, il barbiere e il
parroco decidono di buttare i libri di cavalleria dell’uomo, poiché pensavano che fossero la causa di questa
instabilità e di conseguenza l’unica cosa da fare per poterlo salvare, ma tra questi decidono di salvarne
alcuni, poiché ritenuti essenziali Vengono lodati tre poemi epici spagnoli (AMADIS DE GAULA), poiché
sono opere che parlano di cose realmente accadute (malgrado siano scritte in versi) poiché sono STORIA.
Don Quijote si sposta nello spazio e lo fa lasciando il suo villaggio e mettendosi in cammino Nel capitolo
7 egli troverà in Sancho, un fedele scudiero in cambio di divenire il governatore di un’isola, che lo seguirà
con un asino (LO HA MAI LETTO NEI LIBRI?).
Nel capitolo 9, troviamo un secondo narratore, che si può definire uno degli AUTORES, incontrati nel primo
capitolo. È una storia legata al capitolo 8 (Battaglia contro i mulini a vento scambiati per dei giganti e
l’episodio dei frati che marciavano con la donna, che lui credeva essere una principessa rapita da alcuni
incantatori), che si rifa’ al secondo capitolo, la narrazione del capitolo precedente viene interrotta a causa del
secondo narratore che si scusa perché nei manoscritti precedenti non aveva trovato la parte mancante.
L’inizio del capitolo serve per spiegare come finisce la storia e successivamente ci verrà spiegato come ha
fatto a trovare il resto del racconto Un giorno, a Toledo incontrò un giovanotto che vendeva delle carte
vecchie a un mercante di seta scritte in arabo, non sapendo leggerle si imbatté in un MORO che leggendone
un pezzo si mise a ridere per le frasi che leggeva su DULCINEA (storia del Quijote scritta da CID HAMET).
Al prezzo di 50 libbre ottenne la traduzione e trovò la storia della battaglia di DQ con l’uomo del cocchio
(che cadde a terra) NEL DON QUIJOTE CI SONO SEMPRE DEGLI INCONTRI CHE DIVENTANO
SCONTRI.
Nel capitolo 10, abbiamo il confronto tra DQ e Sancho. Inoltre, alla fine del capitolo, DQ domanda a Sancho
se avesse qualcosa da mangiare (cipolla), e rifacendosi al Lazarillo gli disse che non avrebbe mangiato niente
(cosa non vera), ma è una cosa aggiuntiva ai valori del cavaliere (sacrificarsi). Ci sono molti fraintendimenti
e picchi di ironia Scopriamo che Sancho non ha mai letto un libro di cavalleria.
Dal capitolo 11 in poi, iniziano una serie di storie che non vedranno protagonista DQ, NOVELAS
INTERCALADAS (che non hanno a che vedere con il DQ, ma che egli ascolta nel suo percorso). Nel
capitolo 12, DQ corregge continuamente Pedro riguardo alla storia da lui raccontata tra Grisostomo e
Marcela, il quale finirà per innervosirsi. Abbiamo delle forme di espressioni abbastanza poetiche, Antonio
utilizza il rabél, una chitarra, mentre canta una canzone d’amore per la sua amata, mentre più avanti quando
DON QUIJOTE e i caprai andranno al funerale di Grisostomo leggeranno una poesia d’amore scritta proprio
da quest’ultimo Marcela è una ragazza bellissima che ha un sacco di pretendenti, è orfana e viene
cresciuta dallo zio, ella amava vestirsi da pastorella e andare nei campi, così per piacerle, i suoi pretendenti si
vestivano anche loro da pastori per andarla a corteggiare ma quando andò Grisostomo e venne rifiutato si
suicidò per la disperazione. I versi sono definiti VERSOS DESESPERADOS che rappresentano la morte
davanti all’infelicità amorosa. LEI NON AMA NESSUNO. Infatti nel capitolo 14, farà un discorso
rivoluzionario in cui dichiara di non essere obbligata a ricambiare il sentimento di qualcuno per il quale, lei,
non prova nulla e, di conseguenza, non può essere considerata la causa della loro sofferenza, tanto che, al
funerale farà un appello: chi vuole la può seguire ma se, qualcuno decidesse di farlo e dovesse fare la stessa
fine del ragazzo, non sarà colpa sua Critica della visione d’amore che circolava all’epoca (PAOLO E
FRANCESCA).
Nel capitolo 16, troviamo l’osteria di MARITORNES, una descrizione diversa da quella che vedremo nel
capitolo 28 di Dorotea, poiché partirà dal viso con una descrizione di una donna non molto bella, ma
nell’immaginazione del DQ vedremo che la considererà una bellissima ragazza, una principessa. Questa
porta a un principio di realtà fantastica, che è antitetica poiché rappresenta l’esatto opposto di quella bellezza
fantastica che il cavaliere immagina. A inizio capitolo, la moglie dell’oste e la figlia curano DQ e Sancho,
che erano stati picchiati nel capitolo precedente; le donne aiutate da una ragazza che lavorava lì, Maritornes
sistemarono il malato su un letto arrangiato per l’occasione e iniziarono a curarlo con degli unguenti. Le
donne ascoltavano con attenzione e ammirazione i discorsi di Sancho. Sarà durante la notte, che si
svolgeranno una serie di equivoci. Episodio che gira intorno a un pestaggio generale in cui tutti le prendono
senza sapere bene chi sia l’avversario. DQ afferra Maritornes per il braccio credendo che fosse la
principessa che lo era andato a trovare per ricompensarlo ma lui le rispose che non avrebbe potuto per via di
Dulcinea. Il mulattiere, che doveva vedersi con la ragazza poiché volevano scappare per sposarsi ma il
padrone era contrario a queste nozze, sferra un colpo a DQ lasciandolo a terra sanguinante, l’arturiana
infilatasi nel letto di Sancho inizia a incassare dei colpi poiché egli pensava fosse protagonista di un incubo.
Arriva un poliziotto che vedendo il Quijote a terra pensava che fosse morte e intima a tutti di non lasciare la
stanza e successivamente ci sarà l’episodio del BALSAMO (capitolo 17) introduzione di un altro
elemento fantastico, ovvero il BALSAMO che viene sottoposto a un fenomeno di abbassamento, la
SCATOLOGIA, l’insistenza sugli aspetti più deteriori della nostra vita e che dovrebbero essere
innominabili in questi libri. La funzione di Sancho, nel corso di tutta l’opera, serve a DQ per fargli rendere
conto quale sia la realtà (ma lui è anche molto credulone).
Nel capitolo 17, quando se ne devono andare dall’osteria c’è un problema, ovvero l’oste vuole che i due
paghino per le notte passate lì, ma DQ sostiene che non è usanza dei cavalieri erranti pagare nei luoghi in cui
sostano, l’oste non ne vuole sentire, e DQ scappa in groppa a Rocinante lasciando dietro Sancho che ne
pagherà le conseguenze Sancho rivendicherà il suo diritto di scudiero di non pagare ma quando se ne
stava per andare incrocerà nell’osteria dei VICAROS che si prenderanno gioco di lui (lanciandolo in aria
con delle lenzuola). DQ assisterà alla scena da lontano, torna indietro ma non riesce a scavalcare un muro,
userà come scusa per non esserlo andato a salvare Stile che riprende la commedia dell’arte e i LAZZI.
Dal capitolo 23, ci ritroviamo immersi nella Sierra Morena, un luogo antitetico con l’osteria, poiché il
secondo è un luogo abitato mentre il primo è un posto antropizzato non abitato dagli uomini ma da
SELVAGGI Luogo in cui si rifugia chi ha violato la legge. I nostri protagonisti si trovano lì perché, nel
capitolo 22, avevano liberato i galeotti, commettendo un’azione illegale, ed erano sottoposti a un richiamo di
cattura e decidono di rifugiarsi in questo luogo dove è impossibile essere trovati (grazie a Sancho).
In questo capitolo, mentre sono nei boschi, gli compare davanti una visione di uomo, che sembra un
selvaggio, a cui apparteneva gli oggetti trovati pocanzi dai due in una borsa. Cardenio, per lui quel luogo
diviene il rifugio dell’innamorato (presente nella novela sentimental) infelice che per vivere il suo dolore
sceglie di rifugiarsi in un posto lontano inabitato Don Quijote nel capitolo 25/26 farà la stessa cosa per
imitare AMADIS.
Ci troviamo nel capitolo 28, quando Dorotea farà la sua prima apparizione, vestita da uomo, agli occhi di
Sancho, curato e barbiere che mentre camminano la incontrano. Il narratore la descrive a partire dai piedi
utilizzando la metafora del cristallo per la carnagione che ha, mettendo in mostra le parti seducenti della
donna dell’epoca (piedi, viso e capelli) Riprende LA VIDA ES SUENO (costretta a travestirsi per salvare
il proprio onore Stessa sorta della ragazza), ella si travestì poiché disonorata da Fernando. Da questo
momento in poi, la Sierra Morena diviene un luogo simbolico dove le persone emarginate si incontrano per
raccontare le proprie storie. Nel capitolo 29, troviamo l’incontro tra Cardenio e Dorotea, nel quale i due
capiranno di conoscersi poiché il primo era l’innamorato della donna, per la quale Fernando aveva lasciato
Dorotea. Questo quadrilatero si andrà a sistemare negli ultimi capitoli attraverso il CASO. In questo stesso
capitolo, el cura, il barbero e Sancho si incontrano nell’osteria per pensare a un piano per far rinsavire DQ, e
così si decise che el cura si sarebbe travestito da PRINCIPESSA (parodia), ma alla fine dopo l’incontro con
Dorotea sarà lei a travestirsi nella principessa MICOMICONA, bisognosa di aiuto, poiché come DQ
conosceva alla perfezione i libri di cavalleria.
Nel capitolo 32, nel momento in cui il curato afferma che DQ è impazzito a causa dei libri di cavalleria,
l’oste si domanda come sia possibile dato che a lui questi libri allegrano le giornate (tempo di mietitura),
tanto che il piacere di questi libri li fa dimenticare le preoccupazioni Da qui, la ventera, la figlia e
Maritornes prendono parola e ognuna di loro annuncia la motivazione del loro amore nei confronti dei libri
di cavalleria: L’ostessa è contenta che il marito li ascolti poiché così facendo si dimentica di discutere con
lei, a Maritornes piace il racconto d’amore che vi è dietro e alla figlia piace ascoltarli per via dei lamenti dei
cavalieri quando si trovano lontani dall’amata.
Successivamente, il curato, mentre DQ dorme, racconta la storia del curioso impertinente, grazie a un
manoscritto trovato nel cestino, la storia occuperà gli spazi dal capitolo 33 al 35 ed è quella del CURIOSO
IMPERTINENTE una novella di ambientazione fiorentina che ricorda le novelle di Boccaccio, dove
emergono alcune preoccupazioni cervantine come il problema del matrimonio con il ruolo dei coniugi e il
rapporto di amicizia. Anselmo e Lotario erano molto amici, due giovani ricchi e scapoli, un giorno il primo,
più incline alle storie d’amore, confessò si essersi innamorato di una giovane nobile bellissima, Camilla. Per
lui, l’onestà di una moglie era proporzionata all’insistenza della corte che le veniva fatta, quindi una donna
non poteva essere ritenuta “onesta” se nessuno la induceva in tentazione, così chiese a Lotario di
corteggiarla. Anselmo così iniziò così a lasciarli da soli, ma insospettivo dai continui elogi della moglie da
parte dell’amico lo insospettirono così tanto che un giorno decise di spiarli, notando che si ignoravano
prettamente per tutto il tempo. Lotario, messo alle strette, gli comunicò che avrebbe fatto di tutto per
rispettare la sua parola, cos’ iniziò a corteggiarla, che gli fece accorgere di essersi perdutamente innamorata
di lei, da non poter fare a meno di guardarla. Così egli iniziò a corteggiarla talmente tanto che la giovane
dovette fare un enorme sforzo per impedire agli occhi di mostrare la compassione e l’affetto che le aveva
risvegliato; ma i regali e le parole la fecero cedere. Nel frattempo, Anselmo aveva pensato di trovare una
sorta di “donna-schermo” per far sì che la moglie mostrasse la sua gelosia nei confronti dell’amico. La
domestica, di conseguenza, approfittò della situazione per portare il suo amante, ma qui si scaturì un
equivoco, poiché Lotario lo scambiò per l’ennesimo amante dell’amata, e per vendetta andò a confessare il
misfatto all’amico. Successivamente, Lotario scoprì la verità grazie proprio a Camilla, e iniziarono a
escogitare un piano: sapendo che Anselmo era nascosto, Camilla si lamentò con Leonetto della disonestà di
Lotario, facendo anche finta di pugnalarsi, poiché egli le aveva sporcato l’onore e lo sposo non poté far altro
che crederle e perdonarla, ma la notte successiva, dopo aver scoperto l’amante della domestica, scoprì tutta la
verità. Cammilla e Lotario fuggirono (lei in monastero), il marito si uccise non trovando più nessuno dei due,
Lotario morì in guerra e la donna prese i voti.
Nei capitoli 39-41, troviamo altre storie in cui il protagonista non è DQ, il capitan cautivo e la sua
compagna (Zoraida) che lo ha seguito per amore e che in realtà non dirà mai nulla Sarà il capitano a
raccontare tutta la storia, che si può ricollegare alla prigionia di Cervantes a causa dei pirati algerini. Un altro
personaggio sarà Clara (figlia di un OIDOR faceva parte del sistema giudiziario), che racconta alle altre
donne della sua storia d’amore con un altro ragazzo che è arrivato all’osteria vestito da mulattiere che in
realtà è un nobile, e di come sia stata ostacolata. La narrazione si trasforma quando all’interno dell’osteria
entra la coppia formata da Luscinda e Fernando.
Nel capitolo 46, decidono di non tornare a casa per accompagnare la principessa a casa, così facendo
decidono di costruire una gabbia Il cura e il barbiere insieme ad altri catturano DQ, recitando una profezia
che nel capitolo successivo lo convincerà a tornare a casa per stare con Dulcinea.
Nei capitoli 47/48, il dialogo che avviene fra il curato e il canonico di Toledo riguarda la rappresentazione
teatrale con dei riferimenti anche a Lope de Vega (la produzione di Cervantes non è stata fortunata come la
sua), si ripete spesso un aspetto da lui enunciato ovvero quello di rispettare il gusto del pubblico per piacere.
Oltre a questo dialogo, tra due personaggi che sostengono la stessa idea, ne abbiamo un altro tra il Canonico
de Toledo e Il don quijote, che in realtà è una disputa Riguarda proprio i libri di cavalleria, tra i due
riecheggia una polemica quadi letterale della discussione avvenuta nel capitolo 32 tra l’oste e il curato, che
verte proprio sullo stesso argomento, ovvero quanto ci sia di vero in questi libri. Inoltre, alla fine del capitolo
46 e all’inizio del 47, c’è un altro elemento nel cuore dei romanzi di Cervantes, ovvero la lite tra DQ e
Sancho Il servo inizia a mandare all’aria il piano del cura e del barbiere per far tornare il nostro hidalgo a
casa; il tutto inizia perché Sancho accusa Dorotea di essersi scambiata delle effusioni con Don Fernando,
togliendo così ogni possibilità a DQ di avere in eredità qualche terra. Questo fa andare DQ su tutte le furie
poiché il suo scudiero sta insultando una donna di alto rango, ma Dorotea interviene sotto forma di difesa di
Sancho, dicendo che è vittima di un incantesimo (DQ si arrabbia perché viene messo in ballo l’onore /
Infranto il DECORO).
Scena analoga con quella avvenuta con Cardenio, quando stavano discutendo se la regina avesse avuto o
meno dei rapporti extra-coniugali con un mago. Questo serve per mettere in cortocircuito la finzione
organizzata dal curato e dal barbiere con Dorotea rompendo così il legame con il reale. DON QUIJOTE SI
RIFÀ ALLA PRESENZA DEGLI INCANTATORI PER SPIEGARE DEI FATTI CE NON SONO MAGICI
(equivoco notturno, battaglia contro i mulini e la biblioteca).
Nel capitolo 48, Sancho cercherà di convincere DQ che non è sotto un incantesimo e lo farà attraverso la
scatologia: gli chiederà come farà quando dovrà andare in bagno. Inoltre, afferma che se i personaggi che lo
hanno imprigionato fossero dei diavoli profumerebbero di ZOLFO non di AMBRA (profumo prezioso), ma
malgrado quest’affermazione egli aveva sempre una scusa pronta per evitare la conoscenza del reale. Infine,
anche il canonico ci informa di star scrivendo un libro di cavalleria però ha smesso poiché da un alto pensava
che non fosse consono per il suo ruolo e dall’altra per paura di non aver successo.
Le storie intercalate servono per presentare un ampio programma dei generi narrativi da lui utilizzati, infatti
nella storia di Marcela e Grisóstomo utilizza la novela pastoril, utilizza la novella italiana nella storia del
cautivo.
Genere epidittico, sono discorsi che non fanno avanzare l’azione, sono dei momenti statici (capitolo 11-
13-37-38);
Genere deliberativo, convincere lo spettatore suscitando commozione (capitolo 36);
Genere del giudizio (discorso di Marcela cap.14);
Dialogo e dibattiti, modo per portare avanti la narrazione.
VEROSIMILE: Simile al vero, un racconto che imita ciò che succede nella realtà senza l’inserimento di
elementi che noi nell’esperienza quotidiana non vediamo/sperimentiamo, quindi non necessariamente legato
alla realtà dei fatti.
DECORO: Si tratta della corrispondenza tra classi sociali d’appartenenza di un individuo e il
comportamento e il linguaggio di cui fa uso, rispetta i codici e le regole di comportamento dettati dalla
propria epoca in relazione alla classe sociale di appartenenza e allo stile di vita condotto. Le persone che
appartengono a una classe sociale bassa non abbiamo ceti vincoli e codici di comportamento, che invece ci si
aspetta dai nobili --> Concetto letterario ma anche moralistico.
POESIA/STORIA: Secondo Aristotele, la poesia è un genere letterario che imita la realtà, essa, tuttavia,
non deve raccontare ciò che è realmente accaduto, compito questo spettante alla storia, bensì ciò che sarebbe
potuto accadere in modo probabile e possibile, mentre la Storia al contrario, narra il vero e descrive gli
avvenimenti così come si sono verificati. La poesia, proprio perché racconta ciò che sarebbe potuto
succedere, è più filosofica, più importante e più alta della storia, perché il poeta inventa delle storie
universali, mentre lo storico racconta soltanto fatti individuali, che hanno avuto rilievo solo per determinati
protagonisti di un preciso momento --> Poesia significare fare/creare, i generi che comprende sono il teatro,
l’epica e la narrativa.
DIFETTI DEI LIBRI DI CAVALLERIA: Stile disomogeneo, sciatto oppure complesso e contorto,
l’inverosimiglianza e la violazione delle norme del decoro.
LA PROSA POST-ROMANTICA = La crisi del periodo romantico inizia con la morte di Larra ed
Espronceda (1842), i più grandi esponenti di quel movimento. 1840-41 compaiono componimenti lirici di
diversi esponenti quali Díaz, Espronceda, Gutiérrez, Zorrilla e Rivas. La crisi del romanticismo lascia spazio
a quel movimento denominato da Allison Peers come eclettismo (Atteggiamento di pensiero che sceglie e
accetta dai vari sistemi filosofici alcune dottrine, e le coordina armonicamente;). Importante è l’introduzione
che scrive Díaz alla collezione di poemi di Zorrilla, nella quale esprime il suo concetto di romanticismo
come un movimento sorto dalla mancanza di credenze accettate dalla collettività. La poesia infatti è una
poesia triste, solitaria e disperata; una poesia senza unità che rispecchia la disunità della società.
Si consolida una duplice visione del romanticismo:
1. Negativa (1835) —> il romanticismo favorisce l’immoralità e l’empietà (Comportamento che prescinde
consapevolmente da quanto è ritenuto sacro o morale, suscitando una profonda e generale reazione di
orrore o ribellione.) questa visione era accolta dai seguenti poeti: Salas, Quiroga, Mesonero Romanos,
Gil, Ventura de la Vega e Mora.
2. Positiva (1837) —> il romanticismo è una sorgente du consolidazione e purezza. Visione accolta da
Pastor Díaz, Ochoa, Espronceda, Zorrilla, Castro.
Sono tre le figure che con i loro scritti hanno decretato che il romanticismo mancasse di valori morali e
minato il cattolicesimo: Jaime Balmes, Donoso Cortés e Fernan Caballero; il primo assume una posizione
fortemente anti-romantica e mirava a un ritorno dei principi più ortodossi e morali. La sua opera più
conosciuta è El Criterio (1845); il secondo era il portavoce del conservatorismo tradizionale per cui ne
difendeva i valori nel saggio Ensayo sobre el catolicismo, el liberalismo y el socialismo (1851); il terzo
infine vuole riprendere il genere del romanzo (fino a quel momento abbandonato) per poter infondere
nuovamente valori più sani e cattolici ai giovani intellettuali spagnoli.
In tutto ciò, mentre il panorama poetico subiva una crisi, quello del romanzo si trovava in condizioni ancor
peggiori poiché era stato soppresso e censurato come genere sin dal 1799; la svolta avviene solo nel 1823
quando si pubblica il primo romanzo storico romantico che genera una vera e propria nuova corrente
letteraria (Ramiro, Conde de Lucena). Si ripropongono in questo modo due tipologie di romanzi: quelli
morali e quelli “libertini”.
1829-1832: dalle traduzioni di Walter Scott si prepara il terreno al romanzo storico che sfocerà
definitivamente con El señor de Bembibre (1844), di Enrique Gil e Carrasco. Gil si trovò sotto la protezione
di Espronceda, i cui insegnamenti si risentirono nelle sue opere. Le sue opere di prosa abbracciavano diverse
tematiche: critiche di poesia contemporanea; quadri costumisti; conflitti tra religione e destino.
Successivamente alla fine degli anni Quaranta si assiste a un cambio verso i romanzi d’avventura puramente
immaginari. Nel mentre l’influenza di Sue introduce un nuovo elemento: l’attenzione per le classi popolari e
l’introduzione di personaggi appartenenti ad essa. Difatti non risultò strano che la censura ritornò nel 1852 e
durò fino al 1868 (l’anno della rivoluzione).
IL COSTUMBRISMO = Il romanzo di costumi (novella de costumbre) rimase poco conosciuto fino alla
metà del secolo in cui invece prende piede. Le tematiche erano molteplici: le abitudini o i vestiti di
determinate classe sociali, fino ai tratti più pittoreschi della politica, della vita dei cittadini e
dell’amministrazione. Javier Herrero in un importante articolo, analizza le diverse concezioni di
costumbrismo, in primo luogo è quel genere che propone una descrizione della vita collettiva, di riti e abiti
sociali. Successivamente, si focalizzerà con el ensayo. È un genere letterario che riflette due importanti
correnti dell’epoca: la profondità del sentimento nazionalista e la commozione spirituale prodotta dalle
guerre napoleoniche. Come Larra, i costumbristi erano coscienti che la società spagnola stesse affrontando
un periodo di transizione, ma al contrario di Larra, una parte di questo contrasto era causato dall’idea di
progresso, l’incapacità del progresso e la società borghese.
Il casticismo era una caratteristica principale del costumbrismo, per questo Mesonero Romano fu uno dei
letterati che reazionò contro la sopposta immoralità romantica (MIS RATOS PERDIDOS). Le sue opere
sono per lo più descrittive, la moralità e il casticismo gli portarono una visione selettiva della realtà. Fu lui
che aprì le pagine della vita quotidiana nel romanzo, scoprendo processi e temi che vanno a crescere e
cambiare nel corso del tempo. Fernán Caballero, godeva di una grandissima reputazione, soprattutto nel
circolo del marito. La sua teoria di romanzo non era facile da spiegare. Difendeva cinque principi: natura,
verità, patriottismo, moralità e poesia. Ella intendeva come naturale la esclusione dell’immaginario. Voleva
basarsi sui fatti e sui dettagli da lei osservati, nei suoi romanzi insiste nella sparizione dell’inventiva e
dell’immaginazione. Il realismo, secondo lei, non dipende solamente dalla costruzione fedele della realtà ma
anche dagli aspetti che essa produce.
PEDRO ANTONIO DE ALARCÓN = A 17 anni pubblica tre commedie e un dramma storico a partire
dalle quali mostra il suo talento. Di spirito conservatore partecipò anche alla guerra d’Africa durante la quale
ebbe modo di raccontare la sua esperienza “Diario de un testigo de la guerra de África”. Da non
sottovalutare i quadri di costumi del 1871: Cosas que fueron. Influenzato da figure come Balzac, Dumas e
Caballero. Nelle sue opere introduce principalmente due principi: arte e realtà quotidiana in antitesi e l'arte
come strumento socialmente utile che doveva influenzare la morale. La sua opera maestra del 1847 e El
sombrero de tres picos e poi nel 1850 El final de normas. In entrambe si vedono suspense ed elementi di
terrore e mistero la capacità dello scrittore di organizzare l'intrigo in un modo così efficace è spicca in lui sin
da giovane. La sua capacità organizzativa della narrazione si vede nelle seguenti tre opere di fine 1800: El
escándalo (1875) El niño de la bola (1880) e La pródiga (1882). La rivoluzione del 1868 lo porta a
schierarsi con Canovas e a diventare definitivamente conservatore e neocattolico.
PEREDA = Fu un romanziere che rimase profondamente influenzato dalla rivoluzione del 68. Iniziò la sua
carriera con una serie di quadri di costumi che scrisse fino al 90: Escenas montañeras (1864) fu il primo. Poi
tra il 68-69 scrive violenti articoli politici, egli era un carlista e pubblicò tali articoli brutali nei confronti dei
liberali i quali secondo lui erano i colpevoli di tutti i mali della Spagna. Egli era un conservatore e un
tradizionalista per cui la religione era un punto fondamentale tradizionalista e anche un nucleo tematico dei
suoi scritti. Negli anni 70 pubblica un ciclo di quattro romanzi che ha come nucleo narrativo il matrimonio,
base della società tradizionalista. Questa convinzione comportò un giudizio negativo nei confronti dell'essere
single che per lui significava: sporca incomodità, una sessualità superficiale, spese e infelicità. Pereda si
autodefinisce uno scrittore realista però lo scrittore realista dovrebbe descrivere la realtà oggettiva senza dare
pregiudizi. In questo Pereda fallisce perché riporta tematiche politiche e morali dal suo punto di vista
teologico e poi a fare una visione della realtà sempre dallo stesso punto di vista che è quello della classe
media. Sotileza e Peñas arriba sono i titoli maggiori dell’età matura dello scrittore. In generale è stato un
romanziere che si è sforzato nell’intento di resistere alle forze moderniste con un insistete sguardo alla
società arcaica spagnola.
VALERA = Ambasciatore straniero che collabora con i giornali più importanti riguardo temi politici e
intellettuali. Inoltre, pubblica delle antologie critiche che sono fonti attendibilissime che affrontano le
personalità più incidenti e le correnti letterarie di quel periodo a tal punto che a lui si deve la scoperta di
Ruben Darío. Il suo primo romanzo è stato pubblicato ai 50 anni quando le sue idee si erano già
concretizzate. Valera era un’esteta (un D’annunzio italiano), rifiutava le due correnti dell’Ottocento, ovvero,
realismo e romanticismo, e basava le sue opere in tre principi-chiave: l’arte deve essere considerata fuori
dall’uso di verità e di utilità; bisogna escludere dall’arte il brutto e il triste; il fine unico dell’arte dovrebbe
essere quello di divertire il lettore e rappresentare il bello e il piacevole. Tutte le sue opere si possono
dividere in due cicli: nel primo il romanzo d’eccellenza è Pepita Jimenez (1874), romanzo breve e ben fatto
in cui si nota la capacità dello scrittore di presentare il personaggio da più prospettive narrative; nel secondo
ciclo spicca Juanita la larga (1895).
PALACIO VALDÉS = Asturiano d’origini, inizia la sua carriera come Valera, ossia come critico letterario.
Tuttavia, nelle sue opere di critica non vengono presentati autori importanti come Galdós o Balzan e questa
mancanza dà l’idea del tipo di panorama culturale della Spagna, mediocre, durante il periodo della
restaurazione. 1881: El señorito Octavio dà l’avvio alla sua prima opera lunga di finzione; nel 1883 con
Marta y María consolida la sua personalità letteraria. La espuma, degli anni 90, è un romanzo di contrasto
perché allo stesso tempo si attacca l’alta società e si presenta la classe operaia devastata dalla fame,
lavorando in una miniera assieme a i figli per procurarsi da vivere. Palacio tra il 1881 e il 1936 pubblica 24
romanzi insieme a 4 collezioni di racconti e ad opere occasionali come il caso del trattato storico
antifemminista intitolato El gobierno de Las mujeres (1931).
CLARÍN = Quando apparve la DESHEREDADA, considerato come romanzo naturalista, uno dei maggior
critici fu lui. Egli apparve come il difensore della coscienza liberale nella finzione e come l’esponente più
aperto e avanguardista della moda realista con tendenza naturalista dei romanzi spagnoli. Come romanziere
gli manca la creatività spontanea, aveva uno spirito sintetico e riflessivo. Scrisse La regente, opera maestra
della finzione spagnola -> É la storia di una giovane ragazza di provincia, Ana Ozores, sposata con un uomo
più grande di lei e viene sedotta intensamente da un certo Álvaro. Quello che interessa all’autore è la lotta tra
Fermin (altro spasimante della ragazza) e Álvaro per la possessione fisica della ragazza come
rappresentazione simbolica delle forze dominante nella sua città. Scrisse anche Su único hijo, qui la
comprensiva umanità mista all’intellettualismo e al sentimento per la morale, appare nel personaggio.
BAZÁN = Emilia Pardo Bazán (La Coruña 1851 - Madrid 1921) è autrice di un'opera enorme per quantità e
portata, composta da romanzi (tra cui quelli tradotti in italiano Signorotti di Galizia e Madre Natura, Rizzoli
1961 e 1967), saggi letterari, scritti femministi, articoli di cronaca e d'opinione, libri di viaggio, teatro e
poesia. Il vertice della sua narrativa è costituito dalle molte centinaia di racconti, genere di cui fu maestra. In
questo volume, prefato da Danilo Manera, docente di Letteratura spagnola contemporanea presso l'Università
di Milano, sono raccolti quelli legati alla Galizia del passato, avvincente capolavoro del suo peculiare
naturalismo. Sono storie che vanno ben oltre gli schizzi di costume, presentando un panorama umanissimo e
drammatico, crudele e penetrante, pieno insieme di durezza e di vitalità, dove anche il degrado e la
superstizione emanano un torbido fascino. La scrittrice - una delle massime figure intellettuali europee tra il
XIX e il XX secolo - amò intensamente la sua terra, che percorse a piedi e a cavallo, con il sole e con la
pioggia. Mentre le intricate e maestose coste galeghe portano ancora i segni deturpanti di un recente disastro
ecologico, il lettore troverà qui storie indimenticabili di quell'antico regno atlantico nordoccidentale.
Galdós iniziò a scrivere le sue prime opere nel 1870, sicuramente il DQ è un modello ma tra loro ci sono
altri scrittori, uno di questi è LARRA Nei suoi articoli affronta le tematiche della politica spagnola, degli
eccessi del liberalismo e della restaurazione paragonandolo alla tela di Penelope. Gli elementi in comune
sono l’elemento critico ma anche l’attenzione alla contemporaneità. Il costumbrismo si divide
essenzialmente in tre parti: Il narratore, io chiamato FIGARO, che è una sorta di controfigura dell’autore,
testimone di vicende e situazione di vario titolo criticabili della società del tempo; la narrazione, mostrare le
conseguenze negative di determinai atteggiamenti o comportamenti, i protagonisti sono dei tipi, personaggi
statici che indicano VIZI e DIFETTI; le descrizioni, ubbidiscono alla finalità critica, sottolineano gli aspetti
più negativi di personaggi e situazioni.
Quando parliamo di NOVELA DE COSTUMBRES moderna, Galdós sostiene che lo scrittore si deve
applicare a presentare la CLASSE MEDIA, in tutti i suoi aspetti. Il Naturalismo francese è l’analisi della
realtà osservata con metodo scientifico, la rappresentazione di spaccati della vita contemporanea,
l’imparzialità del narratore e la sua scomparsa: ZOLA, indagine sui rapporti di causa-effetto che muovono le
azioni umane, determinismo biologico e ambientale, riproduzione oggettiva della realtà governata dalle leggi
della natura; Goncourt, e il romanzo vero che parla delle vicende del popolo; Flaubert, invisibilità del
narratore o narrazione impersonale; Taine, uomo come animale di specie superiore che produce filosofia e
poemi.
In un articolo EMILIA PARDO BAZÁN chiamato La cuestion palpitante (1882), da un lato cerca di spiegare
alla società bigotta spagnola cosa sia il naturalismo mentre dall’altra la critica portando in alto il realismo. Il
naturalismo riporta alla natura tutto ciò che accade e che gli atti dell’uomo siano determinati dalle forze
naturali del corpo e dell’ambiente. In sostanza afferma che se le azioni dell’uomo sono determinate dalle
azioni e dall’ambiente non rimane nulla della volontà di scegliere, senza essere predeterminati Secondo
lei, la rappresentazione del naturalismo non è fedele ma limitata, affermando che sia meglio il realismo del
naturalismo poiché rappresenta la natura così com’è. Anche Galdós farà un discorso simile e affermerà che ci
deve essere un equilibrio perfetto tra la funzione di specchio della realtà del romanzo e la bellezza della sua
riproduzione.
Galdós nella sua observación sobre la novela contemporánea en Espana, afferma che il popolo di
Madrid sia poco conosciuto e che avrebbe bisogno di uno studio diretto e al naturale, di conseguenza il
narratore deve indagare la realtà. Successivamente, proseguirà con un vero programma narrativo, ovvero il
fatto che la classe media è la FUENTE INAGOTABLE Classe sociale molto ampia, un ventaglio sociale
che troviamo spiegati nella desheredada. A lui non interessano le teorie letterarie ma vuole dare un quadro
della società che comprende sia il bene che il male, ma sempre utilizzando l’ARTE Specchio eterno della
nostra fedeltà.
DESHEREDADA:
Ha un naturalismo MITIGADO, che ha la rappresentazione del degrado urbano e dello sfruttamento
minorile (Dickens), la rappresentazione dei difetti e dei vizi sociali (Larra, Balzac) e il multiprospettivismo
(Cervantes).
La dedica che appare nella prima edizione del romanzo è firmata da B.P.G. con l’utilizzo di una terminologia
medica poiché parla della malattia della società che affiora nel romanzo. Malattie che provengono da un
lato da un motivo fisico, che in questo caso è la mancanza di cibo ma anche nate dal poco uso delle capacità
aritmetiche (impedire a Isidora di spendere i pochi soldi che ha), logica (improbabilità che lei sia figlia di un
nobile), morale e sentito comune. Visto che nel romanzo si trattano delle problematiche sociali, decide di
dedicare il libro a coloro che insegnano di conseguenza, questa terminologia, viene utilizzata per sottolineare
che esiste una cura che sia strettamente educativa che viene impartita dai maestri di scuola La Institución
Libre de Ensenanza (1876), è un’istituzione che è alle spalle di quella che è stata la Residencia de
Estudiante dove si incontrano alcuni autori della Generazione del 27. Quella dedica ai maestros è in diretto
rapporto con la familiarità che ha Galdós con l’istituzione, infatti, nel momento in cui viene fondata
quest’istituzione l’insegnamento in Spagna era gestito dalla chiesa, e la sola idea di fondare un’istituzione
educativa i cui principi ispiratori erano LAICI era una grande novità. Le idee filosofiche sono state portate
dal tedesco KRAUSE, per poi essere trasmesse in spagna da Julián Sanz del Río, una filosofia a base
kantiana, ovvero che ha al suo centro il richiamo della responsabilità etica dell’individuo, in cui ciascuno di
noi si deve basare su un principio di onestà con gli altri. Gli avamposti sono proprio i MAESTRI Dedica
che è il riflesso di questa filosofia, riflettendo su coloro che sono in grado di curare quelle dolencias di
carattere intellettuale, che dovevano essere curati con metodi educativi.
Le vicende di Isidora sono strettamente intrecciate con quelle della storia spagnola: Nel 1868, dopo la fine
del regno di Fernando VII e l’abolizione della figlia Isabel II, poiché non riesce a piacere alla porzione
liberale di chi l’aveva scelta liberalmente, si crea un gruppo di politici che volevano disfarsi della regina, e
faranno scoppiare la Gloriosa. Nei primi capitoli de la Desheredada, vedremo Isidora che passeggia nel parco
mentre sta sfilando Amadeo I (re eletto dal Parlamento), tuttavia, anche questo regno non fu efficace e nel
1873 venne proclamata la prima Repubblica. La prima parte del romanzo si chiude in una giornata in cui tutti
commentano l’abdicazione del re e la proclamazione della Repubblica, vista come sinonimo di uguaglianza
sociale. Quando si riaprirà la seconda parte, si riassumeranno tutti gli eventi dei due anni passati che non
sono stati raccontati.
Inoltre, ci sono molteplici episodi teatrali, come il DRAMATIS PERSONAE (elenco dei personaggi) e il
lettore viene anche definito dal narratore, spettatore come se stesse assistendo a una vera e propria opera
teatrale.
È un romanzo ricco di analisi psicologiche e di elementi tipici del realismo e del naturalismo francese (uomo
pari all’uomo, in cui le azioni sono stabilite da un rapporto causa-effetto) I temi affrontati sono: La
miseria, la denutrizione, la malattia e la devianza sociale dovuta alle privazioni sofferte in età infantile.
L’elemento innovatore si trova nella forza della rappresentazione dell’irrazionale, egli vuole rappresentare
quelle illusioni che pervadono la coscienza umana. La sua modernità consiste nella concezione dell’uomo e
della società in cui viveva, egli riuscì a codificare la realtà.
Sferra una critica alla Spagna a lui contemporanea, criticandone la cattiva educazione, la povertà, la ricerca
della gloria e l’illusione di fronte alla stessa realtà Con l’intento di denunciare il malcostume spagnolo,
dove Isidora diviene il simbolo di una classe che cerca in tutti i modi di salire la scala sociale pur non
avendone i requisiti. Di conseguenza, Isidora può essere vista sotto 3 punti di vista:
1) Vista da se stessa, prodotta da un sogno chisciottesco di essere nobile e la sradicalità della realtà;
2) Vista dagli altri, rappresentata come vittima;
3) Vista dall’autore, che la descrive com’è realmente.
L’opera riflette le vite delle classi medie di Madrid e narrerà la vita di Isidora Rufete, figlia di un
funzionario, Pedro.
Il narratore nel capitolo 1 è molto presente, troviamo moltissimi commenti, facendo anche molteplici
domande come se fosse un super personaggio che vuole coinvolgere il lettore. Egli ci informa, attraverso
altri personaggi, della storia di Isidora Inizialmente, quando Isidora aspetta nell’ufficio del manicomio per
sapere che fine abbia fatto suo padre, vuole far intendere allo scrivano che egli non è veramente suo padre
poiché i suoi natali sono stati più nobili. Ecco qui, l’embrione di una possibile agnizione, dato che lei per
tutta l’opera sarà convinta di essere la figlia di una nobile, ma ella non avrà mai questo riconoscimento.
Nel capitolo 3, i temi fondamnetali sono il lavoro infantile, la descrizione del SUBURDIO, ovvero la parte
della città che non è abitata in modo regolare, dove vive Incarnación che è sporco e mal messo. Egli nelle sue
descrizioni, parlava continuamente di novela de costumbres, realismo misto a naturalismo, dove protagonista
è la classe media e del loro voler essere più di quelli che sono, e per questo decadono per via delle loro idee e
ispirazioni.
L’intero capitolo 6, si sofferma su svariati elementi, più di tutti sulla condizione di Mariano. Ci troviamo
per le strade di Madrid dove incontriamo un gruppo di ragazzi che giocano a fare gli uomini, di cui Mariano
sembra essere il capo branco che finirà per fare un gesto estremo e violento contro un’altra persona: pugnala
un altro ragazzo per poi scappare (ha 13 anni). Quest’episodio accade dopo che Mariano ha finito il suo
lavoro in fabbrica. Inoltre, fa una parodia dei libri di cavalleria Mojito indossa abiti militari, egli vuole
fare ironia sulla situazione spagnola del momento, in cui i ragazzi volevano diventare militari combattere gli
uni con gli altri (Spinta alla Guerra civile e prima guerra napoleonica 1805). I due ragazzi si scontrano con il
Majito a cui è stato tolto il cappello da lui tolto a Mariano.
Inizialmente, l’autore vuole farci notare quanto Mariano fosse felice dell’atto da lui appena commesso, ma
successivamente grazie ad alcuni ricordi, egli torna di nuovo bambino, iniziando così ad aver paura di ciò
che gli potrebbe succedere. Dopo quest’evento, ci sarà un commento del narratore, attraverso il quale
criticherà il sistema scolastico: invece di pensare alla creazione di nuove piazze per la corrida, dovrebbero
istituire un sistema scolastico per questi ragazzi Il narratore in questo momento, prenderà il sopravvento
attraverso la sua personalità, ci presenta il personaggio di Mariano attraverso i pensieri del bambino,
attraverso i suoi sentimenti sforzandosi nel mostrarci la sua interiorità (uso del plurilinguismo) L’autore
studia gli atteggiamenti.
Vi sono riferimenti alla novela picaresca Cervantina con la narrazione autobiografica dove il protagonista
di umili origini, racconta le sue avventure. Tutti i picari per vivere, malgrado abbiano un buon cuore devono
ricorrere a furti e a malefatte di ogni genere, che alla fine riusciranno a trovare la fortuna e divenire ricchi. In
Spagna, i protagonisti furono sempre legati alla morale cattolica che poneva dei limiti alla loro furberia.
Nel capitolo 8, il narratore mette in evidenza i meccanismi della descrizione dei suoi personaggi e lo fa
rivolgendosi al lettore. Inizia, partenendo da una descrizione fisica molto dettagliata di José. Nel presentarlo
egli non rinuncia a una serie di pennellate che descrivono una serie di vizi sociali che conducono tutta la
famiglia a vivere molto meno bene di quanto avrebbero voluto vivere. Inizialmente aveva un ottimo lavoro
(militare che abbandonò le armi perché non gli piacevano), per poi ottenere una serie di licenziamenti che lo
porteranno a vivere dipendendo dalle figlie Qui, Galdós fa una critica all’inefficienza
dell’amministrazione spagnola. Ricollegandolo a Rufete che la perdita del lavoro, per divenire qualcosa in
più, lo fece divenire pazzo. Quando Isidora parla, il narratore ironizza molto, poiché lei, come il padre,
pensa di meritare molto di più di quanto la vita le abbia offerto.
I capitoli 9-10, si chiamano col nome di Beethoven, poiché si fa riferimento al “nieto” della marchesa che
accompagna il piano; Il polo centrale è peculiare tra le donne, ovvero la stanza della figlia morta della
marchesa. Nel capitolo 9 vi è la descrizione del palazzo del Aransis, qui si sofferma molto sulla stanza della
figlia morta, in cui possiamo notare il pentimento della marchesa. Lei, aveva rinnegato la figlia poiché aveva
avuto due figlie illegittimi e per punirla l’aveva rilegata in casa fino alla sua morte SALVARE L’ONORE
DELLA FAMIGLIA. Nel capitolo 10, c’è la visita di Isidora a casa della marchesa mentre lei si trovava in
viaggio per Córdoba; come nel capitolo precedente vi è l’accompagnamento musicale da parte di Miquis che
prova a suonare il piano senza riuscirci. Qui,, l’accompagnamento musicale vuol sottolineare l’emozioni di
cui Isidora si ritrova sopraffatta a causa di quei FALSI ricordi che sta vivendo Musica deformata a causa
di quelle emozioni che non hanno senso di essere provate, serve per smentire Isidora.
Qui, è presente il TEMA DELLO SPECCHIO, Isidora e Don José de Relimpio, modo in cui si sottolinea
come questi personaggi vanitosi, che tendono a guardarsi allo specchio, saranno gli stessi che alla fine
avranno una traiettoria infelice.
Nel capitolo 11, abbiamo il monologo interiore Scontro con la realtà, in cui non si impazzisce per una
questione ereditaria ma per via di un’incapacità nell’accettare la propria situazione economica nella società.
Nel capitolo 12, il narratore inizia il racconto rivolgendosi al lettore come AMADOS HERMANOS MÍOS,
vi è molta ironia poiché parla di questo Manuél José Ramón del Pez che viene indicato come un uomo da
valorare anche se egli è tutto il contrario, qui il narratore utilizza l’ironia incarnando il TIPO (contrasto
elogio-critica). Egli è un funzionario, colui che manda avanti tutto (metafora del mungere) Pez: ironia dei
pesci che nuotano nel mare del commercio, che sono felici ma incoscienti.
Nel capitolo 16, vi è un’agnizione ironica in cui Isidora spera di divenire qualcosa di più di quello che
realmente è; è un capitolo caratterizzato da Isidora che crede che la Marchesa de Aransis, sia sua zia. La
marchesa, a differenza dei capitoli precedenti, utilizza un linguaggio ricercato e pieno di sfumature lessicali.
Nella replica di Isidora, molto melodrammatica si getta ai piedi della zia, insistendo sul legame di sangue
Quell’idea che quando ci si trova vicino a una persona che ha vincoli di sangue con noi ci arrivano dei
segnali emotivi che ne rappresentano la prova.
Nella DESHEREDADA, il narratore si vede moltissimo, nel capitolo 1 la voce inziale è quella di Rufete.
Il narratore si nasconde dietro al NOSOSTROS, poiché tratta di un discorso riferito al genere umano in
generale, facendolo come se fosse una scena teatrale. Iniziando anche rivolgersi al letto facendo delle
domande.
La prima parte del romanzo è una sorta di affresco spaziale, di quella città, Madrid, in cui Isidora si
trasferisce dal Tomelloso, cittadina de la Mancha. Inoltre, quando andiamo a leggere la lettera dello zio,
mandata a Isidora sul letto di morte, scopriamo il cognome Quejada o Quesada Ritorno alla pazzia del
Quijote, lui come Isidora impazzisce a causa della troppa lettura. Entrambi vengono proiettati in una realtà
immaginaria e impossibile.
Nella Seconda parte, Isidora dopo essere andata via nel capitolo 17 con Joaquín, lui le ha messo su casa così
da poter compiere la loro relazione clandestina. Qui, vediamo Isidora che sta lasciando la casa dove ha
vissuto per ben due anni e da cui è nato il loro primo figlio. Lei rimarrà sempre legata a lui da un sentimento
DANNOSO. Questa sarà la prima di una serie di abitazioni dove lei andrà a stare, ma mai come padrona ma
sempre come ospite Un’altra sarà quella del Signor Boatín, dove vivrà reclusa, una vita alienante in cui
non mancheranno atti di brutalità e da cui sarà cacciata dopo una festa.
Nel capitolo 13, Isidora verrà arrestata a causa delle false testimonianze, da questo momento in poi inizierà
la discesa continua della protagonista.
In questa seconda parte, la traiettoria del personaggio di Mariano è parallela a quella della sorella, anch’essa
in direzione completamente discendente. Nel secondo apartado del capitolo 14, il narratore ci esorta ad
ascoltarlo. Mariano, nel frattempo, si è ammalato, abbiamo l’ingresso e il ritorno della malattia: febbre
fortissima che lo conduce ad avere degli attacchi di epilessia, che si rifà alla follia paterna. Inoltre, troviamo
un monologo interiore, molto vicino al flusso di coscienza, poiché cerca di seguire l’andamento caotico dei
pensieri di Mariano Ricollegamento con la prima parte poiché egli si trova in mezzo a una sfilata reale,
qui, si fa molteplici domande e si immagina quello che le persone intorno a lui pensino. Successivamente,
troviamo la sua ossessione per i pensieri socialisti a causa di un tipografico per cui aveva lavorato Juan Bou
(personaggio anarchico), fa della sfilata il filtro del risentimento e della critica sociale anarchica/socialista
per la disparità tra la sua povertà e la ricchezza di quei personaggi non così meritevoli.
Nel capitolo 15, vi è l’allusione al monologo di Amleto, il notaio della marchesa le racconta l’antefatto di
questa falsificazione, nel momento in cui capisce che il suo racconto è verosimile, lei perderà quella
convinzione di essere nobile. Infine, andrà a vivere con un delinquente e da qui, cambierà il suo stile di vita.
IL 900 LETTERARIO = Tra ottocento e novecento si possono vedere delle nuove sperimentazioni anche
nel campo della narrativa che vedono come protagonisti due figure molto importanti come Pio Baroja e
Miguel de Unamuno. Si cercano forme nuove di narrativa meno legate al realismo. La modernità sta nel fatto
che le nuove opere, essendo più innovative, percepiscono la realtà in maniera diversa contrapponendosi (e in
parte polemizzando) la corrente realista e con essa i suoi rappresentati (Galdós, Clarín, Bazan, Valera).
Le caratteristiche del realismo sono: esistenza di un progetto narrativo, fiducia nel principio di causalità e
consequenzialità (relazioni di causa-effetto ben spiegate), narratore onnisciente, descrizioni dettagliate e
ambientate (il luogo è essenziale), più narrazione che dialogo.
La nova narrativa ci porta su un campo molto più illogico, arbitrario e a volte così assurdo da sembrare
grottesco. Baroja nel Prólogo casi doctrinal sobrie la novela, a differenza di Ortega, afferma che non
esistono caratteristiche definite del romanzo perché non esiste un solo tipo di romanzo, inoltre esso deve
essere rappresentazione totale della realtà e permeabile. Baroja adotta “la retórica del tono menor” ossia
uno stile semplice e sincero fatto di un linguaggio quotidiano, frasi brevi e lessico semplice. Non abbandona
del tutto la realtà ma la considera più multiforme e ampia rispetto a quella rappresentata dai naturalisti o
realisti, e decide di coglierne aspetti diversi. Ridà al romanzo la casualità che è tipica della vita di tutti i
giorni; non inserisce né le spiegazioni da parte del narratore né quelle date dall’introspezione psicologica, ma
semplicemente decide di far emergere la personalità dei suoi personaggi dal loro modo di comportarsi, di
muoversi e di interagire con gli altri (dialogo è fondamentale); dà al romanzo una struttura episodica dando
vita a storie parallele che non per forza sono collegate tra loro. Così facendo conferisce un ruolo più attivo
anche al lettore che deve saper interpretare il romanzo e i personaggi.
Nonostante Baroja e Unamuno puntassero a un superamento del realismo, nelle loro opere si possono
esaminare due punti che li differenziano: 1) se Baroja ambisce a una rappresentazione totale della realtà che
riflette la caotici della vita, Unamuno chiude totalmente il romanzo alle descrizioni e lo rende impermeabile
da qualsiasi realismo. 2) in Niebla ci sono molti monologhi e monodialoghi che mirano a svelare l’interiorità
psicologica dei personaggi, contrariamente alla scelta narrativa “comportamentista” in El árbol de la ciencia
di Baroja.
UNAMUNO:
Scrittore che rompe con la tradizione, di cui contenuto si avvicina ai temi esistenzialisti. Si concentra
sull’ideale del CASTICISMO, che viene da tutto quello che è puro e non contaminato, facendo una critica
alla chiusura della Spagna nei confronti dell’influenze straniere, considerate pericolose, avvenuta dopo la
crisi del 1898, ovvero dopo la perdita delle colonie di Cuba, Filippine e Portorico. Egli insiste sulla necessità
della Spagna di aprirsi all’Europa, di conseguenza egli affronta il discorso sulla TRADIZIONE, per lui
bisogna tornare al concetto di INTRAHISTORIA, ovvero bisogna trattare di quei personaggi che sono stati
dimenticati, della vita di tutti i giorni, delle persone comuni Bisogna smettere di pensare che la strada sia
fatta solo dei grandi nomi poiché afferma che gli umili sono importanti. L’essenza dell’essere è lo specchio
di una irrequietezza spirituale, l’agonia è intesa come un combattimento per la sopravvivenza.
NIEBLA:
Nel 1914, egli decide di pubblicare un romanzo peculiare, un romanzo che decide di etichettare sotto il
genere della NIVOLA, così evitando in tal modo che la critica potesse paragonarlo ad altre opere Creato
da Unamuno, per svincolarsi dalle regole del romanzo realista, la sua struttura sarà spiegata nel corso
dell’opera da Victor Goti (alter-ego dell’autore), romanzo nel quale i dialoghi fanno da padrone, il carattere
dei personaggi si manifesta man mano che essi parlano e, gli interventi del narratore sono ridotti al minimo; è
un genere che serve per comprendere qualsiasi romanzo che esiste, solo, quando viene pensato per poi essere
attivato.
La grandezza del romanzo risiede nella capacità di dialogare con la realtà del lettore. Per lui, i personaggi
hanno una vita propria ed è il lettore a farli vivere; tutto ciò conserva una stretta relazione con la questione
dell’immortalità: se siamo ciò che sogniamo e diamo forma al sogno non possiamo sapere se esso sia reale o
meno Non riusciva a spiegare l’esistenza di Dio: Dio non esiste e la realtà non è altro che il sogno che
tutti facciamo oppure Dio esiste e non siamo altro che il sogno di Dio. Se siamo un sogno di Dio, preghiamo
per far sì che egli non si svegli. Nei capitoli ci sono svariati riferimenti all’idea di Dio, che portano il
protagonista a esprimere delle riflessioni sull’essenza della realtà, tutti si affidano a un’entità superiore che
dall’alto muove i fili Gli uomini si rivolgono a egli solo quando ne hanno bisogno, lo usano per i loro
scopi (si collega alla questione del nome: uno terreno e uno spirituale. L’autore viene proclamato a un Dio
nei confronti dei suoi personaggi, poiché decide il loro destino.
Unamuno condensa tutta questa complessità in Niebla, designando varie direzioni: quella della finzione, in
cui troviamo i personaggi; a incorniciare la finzione troviamo la realtà della finzione, che è il luogo in cui si
trova l’autore fittizio, infine, ragione più esterna troviamo la realtà dell’autore Unamuno descrive diversi
piani che si intrecciano tra loro.
Augusto lotta per la propria vita, la sua vita malgrado sia finzione è comunque la sua, nella sua disperazione,
il personaggio annuncia ai lettori che anche loro moriranno e che l’opera è una metafora dell’esistenza
umana Niebla, che rimanda alla visione annebbiata della vita, gli eventi saranno descritte come un
insieme di gioie e dolori che ci giungono avvolti in un’immensa nebbia di piccoli eventi.
Racconta la storia della vita di Augusto, avvolta in una sorta di nebbia spirituale che non gli consente di
vivere appieno, di accorgersi di quanto accade attorno a lui. La storia inizia il giorno in cui, Augusto, uscito
di casa per la sua consueta passeggiata senza meta (PASEANTE), incontra CASUALMENTE una ragazza,
Eugenia (pianista orfana che vive con gli zii) che inizierà a seguire riuscendo a trovare finalmente uno
SCOPO spinto ad avere, finalmente, uno scopo prende la decisione di corteggiarla e porta avanti il suo
proposito con la benedizione di Ermelinda, la quale si augura di veder risolti i loro problemi finanziari.
Eugenia non ci verrà mai descritta, di lei, Augusto ricorda solo gli occhi che diventano ESTRELLAS
GEMELAS, coloro che sono visti da Augusti come una guida nella nebbia della sua vita. Il narratore per
buona parte dell’opera è onnisciente, racconta gli antefatti della vita di Augusto e conosce già ciò che accade
agli altri personaggi della storia. Solo nel capitolo 31 diventerà un personaggio, che confonderà la distinzione
tra finzione e realtà Il protagonista viene presentato attraverso l’uso del flusso di coscienza con delle
libere associazioni di immagini e parole (con l’utilizzo di oggetti stravaganti).
Nel romanzo si inseriscono tutta una serie di ricorsi narrativi che l’autore usa per rendere meno tradizionale
la trama Augusto si fa molteplici domande riguardo l’esistenza stessa della vita.
La figura della madre sarà molto presente nel romanzo, non solo nel capitolo 13 con la visione del
matrimonio o della moglie come seconda madre, ma vi è già nel capitolo 5, la prima e unica analessi del
romanzo, un ritorno indietro in cui si ripercorre tutta la vita di Augusto, in cui abbiamo anche la spiegazione
di alcuni elementi che vengono buttati nel testo prima che noi possiamo capirne il significato. Inoltre, viene
sottolineato il rapporto fra uomo-donna come cartina di quella che è l’identità dell’individuo e la sua maniera
di rapportarsi con il mondo e con questo demiurgo che non si sa se sia presente o meno Per Augusto sarà
Unamuno, che a sua volta sarà Dio. Lo porterà a afre delle domande con disposizione al DUBBIO.
Vi è una grande presenza del protagonista attraverso monologhi e dialoghi, nel capitolo 5 incontrerà Orfeo,
un cagnolino abbandonato con il quale avrà dei monodialoghi e che parlerà nell’epilogo.
La straordinarietà del personaggio di Augusto è evidente anche nella sua costante indecisione e la sua
incapacità nel decidere quale strada amorosa portare avanti tra Eugenia e Rosario.
Nel capitolo 6, Augusto riesce a entrare per la prima volta in casa degli zii di Eugenia, tutto viene scaturito
da un evento casuale (canarino e gabbia caduti). È il capitolo dove conosciamo la zia, che voleva approfittare
dei soldi di Augusto per la casa, e lo zio che si presenta con un anarchismo non violento.
Nelle ultime pagine del capitolo 17, abbiamo un passaggio meta-narrativo perché salta fuori che Victor Goti
stia scrivendo una novela, o egli una nivola. Iniziano a parlare di quest’opera a parte da un chiaro riferimento
al Quijote (che viene anche citato). Qui, si fa riferimento alla storia di Don Eloíno, in cui Victor ci informa
che sta continuando a cercare informazioni da poter aggiungere (novela intercalada). La storia, tragi-comica,
tra Don Eloíno e la sua donna ci viene riferita da Victor, egli vuole comporre un saneite (breve
componimento comico composto da un solo atto), qui, diventa una sorta di narratore, inoltro è evidente il suo
essere l’alter-ego di Unamuno poiché mostra come egli stia scrivendo la sua nivola Victor diviene
narratore intradiegetico poiché racconta la sua storia intercalata. Vi è un evidente rifiuto nel sottomettersi alle
regole di genere (MACHADO). Il rifiuto delle regole è riconducibile al momento in cui egli scrive che è
peculiare al periodo avanguardista.
Qui, inoltre, vi è anche il desiderio di compiacere il lettore nella parlata viva, con l’attenzione che il dialogo
ripeti l’andamento quotidiano, egli vuole andare incontro al lettore.
Nei capitoli 21-22-23, si affrontano tematiche simili, ovvero le donne, il matrimonio e la paternità. Nel
capitolo 21, la storia che racconta Don Antonio è una variazione al tema dell’amore ed è anche peculiare alla
storia tra Eugenia e Augusto. Il racconto qui non va avanti; c’è un parallelismo tra la moglie ed Eugenia,
poiché si parla di extrana realdad, vale a dire che hanno un carattere discostante. Inoltre, il parallelismo tra i
due uomini è accomunato dall’idea del suicidio a causa della sofferenza Augusto: ripagare l’ipoteca di
Eugenia, Antonio: Aiuto per riprendersi dall’abbandono (SCOPO). Nel capitolo 22, Augusto racconta a
Victor la storia della leggenda portoghese dell’amore cieco, dicendo che la donna malgrado fosse cambiata
fisicamente e tutti la iniziavano a vedere in modo diverso, agli occhi del marito invece rimaneva sempre
uguale, poiché a causa della sua cecità non riusciva a vedere questo cambiamento, rendendola nella testa
sempre più bella Durante la gravidanza a Victor successe la stessa cosa, poiché vedeva la moglie sempre
più bella, contraddizione con quanto aveva affermato nel capitolo 14. Viene anche introdotto il tema dello
specchio, i personaggi, o meglio Augusto, si guarda per avere un’immagine di sé, per comprendere se esiste
veramente. Nel capitolo 23 abbiamo un’ironia nei confronti dei filosofi (Schopenhauer), dicendo che se egli
avesse bevuto del vino rosso al posto della birra non avrebbe scritto tutti quei pensieri. In sostanza, si rifà al
nazionalismo dicendo che il pessimismo si cura con il vino L’ironia serve per sottolineare un
atteggiamento di disaccordo intellettuale.
Inoltre, vi è un chiaro riferimento a Larra con il suo castellano viejo, ossia che qualsiasi cosa provenga dal
castellano sia migliore rispetto alle altre. Contraddizione con quello che ha sempre detto Victor, vi è un
binomio tra esperienza e finzione (passaggio segnato dall’ironia). Gli esperimenti non funzionano,
soprattutto se vengono ricollegate alle riflessioni sull’esistenza: se è vero che la coscienza di sé si può avere
solo con l’amore, essendo Augusto un personaggio di finzione è normale che falliscano (CRISI DI
IDENTITÀ E VOLONTÀ) Studio della donna.
Nel capitolo 25, è importante soprattutto per come si chiude, poiché parla direttamente il narratore, lo stesso
che si nasconde dietro ai dialoghi stessi. Il lettore non si aspetta di interfacciarsi con lui e qui si scopre in
maniera esplicita. Ci sono molteplici cose che vengono riprese nel prologo All’inizio, Victor e Augusto
parlano dell’intenzione del primo di scrivere la nivola, egli vuole smentire la critica che facevano a Unamno
sul fatto che si pensasse che inserisse degli elementi pornografici all’interno delle sue opere (allusione alla
storia mai consumata con Rosario). Inoltre, vi è la teoria del relativismo, non esiste niente di assoluto poiché
tutto dipende dall’individuo, stessa cosa accade nell’elogio al dubbio rappresentato dallo stesso Victor che
afferma che tutto nasce dal dubbio stesso. Inoltre, Victor lo stimola a sposarsi il prima possibile.
Nel capitolo 29, il matrimonio tra Eugenia e Augusto è praticamente pronto ma ella decide di scappare con
Mauricio, mettendo in pratica il loro piano. Lei lo scaricherà attraverso una lettera in cui troveremo la
freddezza della ragazza.
Nel capitolo 30, Si sfoga con Victor, il quale non farà altro che burlarsi dell’amico, poiché, malgrado la
sofferenza che egli prova c’è sempre un modo per poter ridire, un qualcosa che lo faccia sentire vivo
Abbandono come sinonimo di offesa, agisce come se non avesse un cuore: le sue incertezze e la sua
cerebralità tolgono la tragedia dando spazio al tema della beffa (rimando alla mezcla tragi-comico). Qui,
inoltre vi è anche la conferma che Victor sia l’alter-ego di Unamuno, per via delle idee della politica
narrativa. Augusto da questo dolore si sente rinascere, contraddizione con quanto detto nel capitolo 7,
quando egli pensa a Eugenia come a una meta per la sua esistenza, dove solo attraverso i sentimenti l’uomo
poteva sentirsi vivo.
Nel capitolo 31, vi è un ritorno sull’insistenza che tramite il dolore, Augusti si è fatto padre di se stesso.
Tutto ruota intorno al rapporto creatura-creatore in cui si unisce la vicenda reale di Unamuno con l’ente
fittizio di Augusto. Il narratore, qui, si fa personaggio diventando un narratore intradiegetico, in cui si fa
confusione tra ciò che è reale e ciò che è fittizio Dialogo in cui le posizioni di forza cambiano
completamente.
Secondo Augusto, è molto difficile riuscire a conoscere se stessi, ma ancora di più per un romanziere
conoscere i suoi personaggi. Inoltre, egli accusa al suo autore di essere troppo spagnolo (crearsi delle
prospettive che in realtà non può realizzare), ma egli risponde indignato, rivendicando il suo animo
fortemente spagnolo e affermando che la Spagna in cui crede è celestiale ed eterna. Malgrado tutto, se si
osservasse la storia dal punto di vista del lettore non sarebbe importante capire chi dei due esisti veramente
poiché entrambi resteranno in vita fin quando ci sarà un letto le che li leggerà Capitolo legato dall’ansia
del sapere.
Nel capitolo 33, il narratore afferma di essersi pentito di aver ucciso Augusto e vorrebbe resuscitarlo, ma
egli gli apparirà in sogno dicendogli che ormai la sua scelta era compiuta e che non poteva tornare indietro
(paragone con il Quijote). Infatti, i personaggi vivono oltre al proprio narratore nella mente, dei lettori. Il
sogno diviene la metafora della vita e dell’incertezza/dubbio esistenziale sulla qualità della nostra vita e della
verità in cui viviamo. Il capitolo, infine, si chiude con un lunghissimo monologo di Orfeo, in cui crea tutto un
discorso sull’essere umano e si interroga su come l’uomo sia cambiato nel corso dei secoli. Inoltre, ci
informa che quando Augusto si cimentava nei suoi discorsi filosofici, egli riusciva a comprenderli,
aiutandolo anche attraverso i suoi silenzi e lamenti. Alla fine, si lascerà morire come ultimo atto, estremo, di
amore nei confronti del suo padrone.
Nel prologo, scritto da Victor Goti ci viene detto che all’interno dell’opera si parlerà della misteriosa morte
del suo amico Augusto Perez. Egli non è altro che il porta-voce degli ideali estetico-letterari di Unamuno,
tanto da poterlo definire il suo alter-ego. Ci troviamo, però, già all’interno di una finzione poiché l’autore
chiede proprio a un personaggio fittizio di scrivere il suo prologo Victor, qui, rivendica la paternità del
genere della NIVOLA, accusandolo di averla utilizzata senza permesso: il personaggio, qui si sta ribellando
al proprio autore, in questo modo Unamuno prende le distanze da ciò che lui stesso ha scritto, creando
un’autocritica. Inoltre, lo accusa di essere un bugiardo poiché nell’opera fornisce una visione diversa della
morte del suo amico rispetto a quella reale (si suicidò non si abbuffò) Questo sarà il motivo che spingerà
il lettore a leggere tutta l’opera.
Unamuno fa una sorta di specchio, affermando che allo scrittore piace provocare il lettore e si prende gioco
di lui, attraverso la burla Vuole evidenziare le problematiche della realtà e dei sentimenti.
Nel post-prologo, ci troviamo all’interno di una relazione fittizia tra l’autore e un suo personaggio;
Unamuno specifica immediatamente che Goti non è a conoscenza del fatto che egli esista solo grazie a lui,
poiché anche lui essendo frutto della sua fantasia è un ente di finzione. Inoltre, non si considera un bugiardo,
poiché indipendentemente dall’opinione di Goti, egli è al di sopra di tutto. Il lettore, qui, gioca un ruolo
fondamentale in quanto, senza di lui non esisterebbero senza un pubblico che li legge. Ma lo rimprovera per
aver reso pubblici dei giudizi privati dell’autore, ricordandogli che se volesse potrebbe ucciderlo come ha
fatto con Augusto.
NOVELA INTERCALADAS = 1. La prima è quando si introduce il protagonista di un altro romanzo di
Unamuno (Amor y pedagogia), Avito Carrascal, in cui l’unica maestra di vita è la vita stessa, egli gli
consiglia di agire e di sposarsi (capitolo 13) e racconta la storia del suicidio di suo figlio e di come la moglie
abbia preso il posto della madre, deve sposarsi con qualcuno che lo ami. 2. La storia di Victor si sviluppa in
diretto rapporto con l’azione principale guida e confidente, che serve per esporre le proprie idee (capitolo
14) 3. La storia di Don Antonio (capitolo 21), somiglianze con la vita di Augusto, vicenda di tardimento e
abbandono che preannuncia l’inganno di Eugenia e Mauricio. 4. Storia del fogueteiro (capitolo 22), arrivo
del bambino di Victor e cambio della prospettiva: il cieco guarda con gli occhi dell’anima che sono più
penetranti di quelli veri 5. Storia di Don Eloíno, complementare a quella di Don Antonio (capitolo 17), il
tema di entrambe è il tradimento ma nella prima si nega l’amore, mentre nell’altra diviene l’origine di un
nuovo amore: si sposò con la padrona di un albergo poiché lo potesse curare nei suoi ultimi giorni di vita.
JAVIER CERCAS:
Quando si parla di transizione (1976-82) si tratta del periodo che è servito per passare dal regime dittatoriale
alla democrazia rappresentativa, che ha comportato il pacto del olvido, un accordo implicito che comportava
che al rientro della Spagna nella casa comune delle nazioni democratiche, le vittime (del franchismo) non
dovevano richiedere un risarcimento ai responsabili del regime per quello che gli avevano causato. Nel 200,
però ci fu un cambiamento: si inizia a far valere la memoria, dando ciò che aspetta a queste vittime.
Dal 1969 al 1975 vi è una crisi del regime, che inizia con delle mobilitazioni operaie e studentesche con
l’allontanamento della chiesa. Nel 1973, L’ETA uccide Carrero Blanco; dal 1973 al 1975 vi è
un’alterazione ambigua fra timidi segnali di apertura e reazioni repressive smisurate che finiranno di
disgregare il regime e infine, la morte di Francisco Franco nel 1975.
Nel 1976, Juan Carlos re di Spagna, Suarez promuove la Ley para la Reforma poética; Nel 1977 vi è la
legalizzazione dei partiti di opposizione e DESENCANTO; Nel 1978 viene proclamata la nuova
costituzione democratica e il patto dell’oblio; Nel 1978 ci fu la crisi economica.
SOLDADOS DE SALAMINA:
Presenta una dettagliata ricostruzione storica unita alla scoperta di un eroe dimenticata. Racconta una
vicenda ambientata alla fine della Guerra Civile, dove al suo centro vi è il tema del MEMORIALE, del
ricordo e di come esso debba e possa essere mantenuto in vita La situazione parla della Guerra Civile ma
la narrazione si situa nel presente. IL PASSATO DIVIENE UNA DIMENSIONE DEL PRESENTE. Egli fa una
sorta di riflessione sui comportamenti umani.
Vuole riattivare il dibattito sopra la memoria storia e sulle vittime dimenticate della Guerra Civile:
narrazione che serve sia per investigare il passato sia rievocare ricordi. Il libro è ambientato nel 1999, quando
l’autore, un giornalista disilluso in piena crisi professionale, scrive un articolo in occasione dei 60 anni della
fine della Guerra Civile spagnola, ricordando due episodi del febbraio 1939: La morte del poeta Antonio
Machado in territorio francese durante la rotta rovinosa delle forze repubblicane incalzate dalle truppe
della falange; l’altro è la fucilazione al Santuario di Santa Maria di Collel, vicino Barcellona, di un gruppo
di franchisti prigionieri da parte dei miliziani repubblicani in ritirata.
Sul finire della Guerra Civile spagnola le truppe repubblicane si dirigono verso la frontiera francese. Alo loro
interno matura la decisione di fucilare un gruppo di franchisti e questa si consumerà nel bosco. Tra i
prigionieri c’è Rafael Sánchez Mazas, fondatore della falange ( Formazione che ripudiava il liberalismo e
il capitalismo, propagando l’instaurazione di uno stato che eliminasse le speculazioni economiche del
sistema), uno dei responsabili diretti del conflitto che riesce a scappare e salvarsi. In seguito, viene scoperto e
riconosciuto da un milizianoche alla fine, deciderà di risparmiarlo Racconta le indagini di un giornalista,
che è l’alter-ego dell’autore.
CAPITOLO 1 (LOS AMIGOS DEL BOSQUE): Pedro Figueras Bohí, Joaquín Figueras Bohí, Daniel
Angelats Dilmé. Il giornalista si imbatte nel fatto storico della fucilazione di Sánchez Mazas, la sua fuga
dal platone di esecuzione e il gesto del miliziano repubblicano, che lo trova nascosto nel bosco, ma dopo
un drammatico scambio di sguardi, nega ai compagni di averlo scovato di fatto salvandogli la vita. Di
seguito, l’incontro con dei ragazzi abitanti del luogo, che lo sfamano e lo curano senza chiedersi da che
parte venga, consentendogli di mettersi in contatto con le truppe franchiste in avanzata. Abbiamo una
narrazione in prima persona, omodiegetica che ci informa che ha sentito parlare, per la prima volta, della
fucilazione di Rafael Sánchez Mazas nel 1994. Inoltre, invita il lettore a credere che tutti i fatti che egli
racconta sono veri, quando in realtà sono fittizi Insiste sul fatto che stia scrivendo un RELATO
REAL.
Narrazione auto diegetica, poiché il nome dell’autore coincide con quello dell’autore. Inoltre, la storia
viene raccontata da Sánchez Ferlosio, in occasione di un ciclo di conferenza che andava a svolgere
nell’università in cui l’autore lavorava, serve per comprendere cosa è successo al padre. Questa sarà una
costante, poiché saranno i figli a raccontare ciò che gli è stato riferito, trasmissione del vissuto storico-
esperienza vissuta dai singoli individui. Saranno narrazioni intradiegetica poiché la storia non coincide
col narratore principale.
L’articolo determina un’azione a catena che popola di eventi tutta la prima parte: prova la reazione di tre
lettori, la lettera che provoca l’attenzione è quella di Aguirre (segretario di un sindaco) che lo informa
che u:n altro prigioniero franchista, Jesús Aguilar lasciò una testimonianza scritta dei fatti FOTO
(rendere la testimonianza più viva).
Vi è un contrasto generazionale dove nessuno vuole ascoltare ciò che hanno da dire gli anziani
(argomento che torna nella terza parte), vi è un’ossessione da parte dell’autore della ricerca della storia
di Sánchez e della sua veridicità La fucilazione viene sempre messa in dubbio.
CAPITOLO 2 (SOLDADOS DE SALAMINA): Si trova l’abilità di Javier Cercas, attraverso la
descrizione della vita di Rafael Sánchez Mazas, della gioventù, degli studi in una famiglia conservatrice
di origini nobili, il periodo come corrispondente in Italia dove si sposò e dove aderì all’ideale fascista, il
rientro in Spagna, l’amicizia con José Primo de Rivera e la fondazione della Falange. Poi il colpo di stato
contro il governo democratico, la Guerra e l’avventura della prigionia in mano ai repubblicani.
Il narratore non inizia il capitolo raccontando subito l’evento che ci ha presentato nel primo capitolo, ma
inizia in medias-res. In apertura, ci troviamo nel 1939 (presa di Barcellona), veniamo informati che
Sánchez Mazas è conosciuto perché, attraverso le sue conoscenze riusciva a liberare le persone che si
trovavano in prigione Dal segretario gli viene data una lista con i nomi dei prigionieri, qui sentirà il
nome di Joaquín Figueras, padre dei due fratelli che rappresentavano Los amigos del bosque, con questa
scena parte la storia che inizia con la nascita di Sánchez per poi proseguire con delle informazioni sulla
sua istruzione e formazione. È una persona che legge molto, una lettura che influirà nelle sue azioni
(riferimenti a Cervantes). Tutto il racconto viene introdotto con la premessa di essere un ricordo di
Daniel Angelats: il narratore crede che non sia tutto frutto della sua immaginazione dato che una delle
sue caratteristiche è quella di non avere immaginazione (si configura come una scena teatrale).
Successivamente, racconta la mancata fucilazione e la sua permanenza nel bosco, vicino alla masseria,
l’incontro con Los amigos e infine, gli ultimi anni della sua vita.
La gestione del tempo è complessa, uno dei pilastri più importanti del Relato Real è la costruzione del
personaggio di Mazas, egli tende a darci un’immagine falsa, ossia è un personaggio che inizialmente
crede nelle idee che divulga, ma successivamente, andando avanti non crederà più in queste ideologie.
Qui, notiamo la differenza tra l’ideologia della Falange spagnola (primo fascismo italiano) e quella più
propriamente franchiste DQ: Restaurazione dei deboli, Cercas: Difendere i privilegi borghesi.
Utilizzo del multiprospettivismo, l’autore ci presenta il punto di vista dei vari personaggi, ricostruendone
anche i discorsi. Una volta finito il Relato real, il narratore comprende che manca qualcosa al libro che
sta scrivendo (scelta che si promulgherà per tutto il 3 capitolo).
CAPITOLO 3 (CITA EN STOCKTON): FAT CITY (L’UNICA OPPORTUNITÀ CHE SI HA È IL
FRACASSO). Cercas risulta insoddisfatta nonostante abbia tutti gli elementi per scrivere il libro, che
potrà dargli finalmente quel successo professionale che insegue da tanto. Il giornalista non riesce a
chiarire tutti i fatti, ha intuito che dietro c’è qualcosa di più della semplice notizia o della ricostruzione
storica di quei giorni Non riuscendo, ricadrà nella depressione e nella sfiducia.
Sarà di nuovo il caso, nei panni dell’amico scrittore cileno Roberto Bolano, a riportarlo sulla giusta,
rivelandogli di aver conosciuto anni prima in un campeggio un reduce di guerra repubblicano che fu
testimone oculare dei fatti di Collel, un tale Miralles.
Il giornalista si mette alla ricerca del soldato, e dopo una serie di telefonate con l’aiuto di Conchi (che
diviene un personaggio essenziale), lo trova in un ospizio a Digione, in Francia -- > Egli gli dà come
appuntamento Stockton, una città protagonista di un film, che rappresentava un posto atroce dove non ci
sono opportunità ma in cui si può trovare solo il fracasso (ossimoro poiché viene descritta come una città
fantastica, ricca di opportunità. Diviene una sorta di immagine/foto di quello che accadrà agli uomini di
quel tempo, ricordi del tempo, o algo parecido.
Cerca un contatto per indurlo a raccontargli di quei giorni, ma il vecchio soldato è ancora convinto che le
guerre si fanno, non si narrano, non è facile comunicare con lui Egli lo lascerà con il dubbio.
Vi è lo stesso ritmo presente nel primo capitolo con lo stesso tipo di investigazione. Conchi, in questo
capitolo è fondamentale: ha sia la funzione di aiutante sia una spinta motivazionale nei confronti di
Cercas, poiché è colei che lo stimola a continuare a scrivere il libro. Continua a essere ripreso il concetto
di verosimiglianza; vi è anche il contrasto tra il narratore, che vuole scrivere cose realmente accadute e
Bolano, che gli consiglia di utilizzare un po’ di immaginazione (ritorno a Conchi nel capitolo 2)
Ripresa con Miralles che dice che per essere un buon novellista bisogna essere un mentiroso
(contrapposizione con Aguirre).
Vi è un ritorno alla critica dei giovani, nessuno ha ringraziato gli avi. Inoltre, Miralles mostra un senso di
colpa dato che è l’unico rimasto in vita, ripresa del tema dell’eroismo: Secondo lui, gli eroi sono quegli
uomini che sono andati in guerra e che, in essa, sono morti. Vi è un ricollegamento con il PATTO
DELL’OBLIO.
Infine, Miralles nega di essere il miliziano che salvò Sánchez Mazas per sostenere l’attenzione nei
confronti degli amici morti. Ciò che importa non è tanto l’identità di quel soldato ma sono quei ragazzi
rimasti uccisi in guerra, i loro sogni, la loro gioventù perduta. Ciò che l’autore comprende di dover fare
è raccontare di Miralles e della sua storia, degli amici del bosco che ancora attendono il libro che parla di
loro, descrivere le sensazioni e le emozioni che attraversarono quelle vite 60 anni fa e che rischiano di
perdersi nell’oblio.
LA VISIONE GENERALE È CIÒ CHE REALMENTE CONTA: IMMERGERSI IN QUELLE
VICENDE STRAORDINARIE E SENTIRE CIÒ CHE CI COMUNICANO E SIGNIFICANO.
POESIA = La poesia a differenza delle altre forme di scrittura è stata la protagonista degli anni della post-
guerra e la caratteristica essenziale mira a riconsiderare la figura del poeta: non è più una persona che svela
verità occulte ed esoteriche perché è un visionario privilegiato, ma un uomo o donna normale che fa valere la
sua parola in un contesto tragico dandogli una riumanizzazione (Rehumanización). Sebbene questa
generazione di poeti fosse improntata verso una poesia di realismo sociale, protesta politica e affermazione
religiosa, non rifiutò la lettura di poeti a loro precedenti come Lorca o Hernández. Altri nomi altisonanti
furono Pablo Neruda (cileno) e César Vallejo (peruviano) Vicente Aleixandre e Gerardo Diego (vietano in
Spagna).
Un poeta da ricordare è senz’altro Dámaso Alonso (faceva parte della generazione di Lorca) con la sua
raccolta poetica del 44, Hijos de la ira, nella quale le tematiche principali sono furore, rabbia e disperazione
che traspaiono nell’utilizzo del verso libero, disordinato e nel vocabolario forte e violento. Da questa raccolta
la poesia spagnola si divise in Poesia arraigada e Poesia Desarraigada. I poeti tratteranno in maniera
diversa il tema della disperazione, dell’angoscia, e dell’esistenza di Dio (chi crede ancora che si
misericordioso chi invece gli fa domande senza ricevere risposta abbattuti a cause della sua assenza). Alcuni
poeti riprendono come spunto la poesia del XVI secolo e intorno a José García Nieto si sviluppa il
Garcilasismo. Successivamente l’approccio si volge alle cose della quotidianità (esempio: Rafael Morales
dedica un intero sonetto al secchio della spazzatura). Questo intento è segno di rassegnazione nei confronti di
una realtà misera e grigia e la modestia con cui le idee vengono esplicitate nel sonetto sono dovute a capacità
straordinarie. Machado invece era più interessato al fluire del tempo cercando di mantenere coesi Passato
Presente e Futuro. Infine Rosales e Panero prediligono la poesia come il frutto di esperienze reali e personali.
Celaya, Otero e Hierro, tuttavia, non compongono poemi solo di tematica sociale, anzi in Tranquilamente
hablando (Celaya-1947), nonostante lo stile nudo e colloquiale, si identificano anche passione e forza lirica;
Otero diventa uno dei poeti più vigorosi e attraenti della Spagna contemporanea grazie a immaginazione
creativa e il gusto per la metafora. Questi tre poeti, negli anni 60, ritornano ad una poesia fatta di esperienza
personale che non ha solo l’obbiettivo di rappresentare una realtà storico-sociale.
José Ángel Valente = afferma con frequenza che per lui la poesia non è altro che l’ultimo gradino di una
complessa comprensione della propria esperienza. —> questo concetto coinvolge anche gli autori
contemporanei di Gerald G. Brown dell’epoca, ossia circa il 1971. Le antologie-manifesto di quel periodo
riportano un ulteriore passo avanti: il predominio di valori più formali che richiamano il romanticismo; due
esempi sono Antología de la nueva poesía española (1968) de José Batlló y la selección Nueve novísimos
(1970) de José María Castellet.
TEATRO = Negli anni 30 si soccombe a una povertà inimmaginabile di opere teatrali. Morti Lorca,
Hernández, Alberti e Casona le opere che si pubblicarono erano di veramente bassa qualità. Fine 1940-inizio
1950 = Edgar Neville, J. López Rubio y V. Ruiz Iriarte optarono per un teatro che soddisfacesse i gusti
del pubblico riflettendo sullo scenario la realtà esterna che però non doveva essere troppo tragica (come
effettivamente era), ma regalasse un pò di divertimento.
Miguel Mihura invece opta per una commedia ricca di scherzi che rappresentava la vita quotidiana facendo
ridere il pubblico. Un’altra linea di teatro riguardava quei drammaturghi che consideravano il teatro come
una questione di coscienza sociale o personale. Joaquin Calvo Sotelo con La muralla (1954) e Buero Vallejo
con Historia de una escalera (1949) ne sono un esempio. Vallejo proponeva come tematica nelle sue opere
la ricerca della felicità da parte dell’uomo che non avendo un lieto fine finisce per frustarlo (l’uomo). Inoltre
adotta una prospettiva realista sia nell’ambientazione che nel linguaggio.
Alfonso Sastre si dedicava esclusivamente al teatro di testimonianza e protesta e per questo ebbe a che fare
con le restrizioni della censura dell’epoca. Il tema principe era l’oppressione e la speranza in una rivoluzione
sociale. Ricordiamo le seguenti opere: Escuadra hacia la muerte (1953) e Muerte en el barrio (1956), la
quale fu censurata. Sastre ha scritto molte opere e nonostante la differenza degli stili i temi sono ridondanti.
«Pero Sastre y Buero Vallejo son sin discusión los dos dramaturgos mejores del período de la posguerra.»
Lauro Olmo con La camisa (1961) si guadagna parecchio terreno: tratta la vita miserabile dei bassi fondi
madrileni; la prospettiva è realista e vuol far uscire alla luce l’estrema povertà e le dure condizioni di vita di
quella gente.
FLUSSO DI COSCIENZA: Un pensiero, uno stimolo, un incontro, un caso fanno nascere legami spontanei
di idee, magari diversissime tra loro. Queste idee sono collegate o da punti oppure, come avviene in alcune
pagine del libro Ulisse di James Joyce (pubblicato nel 1922, uno dei più importanti e sperimentali della
letteratura del Novecento), non sono collegate da nulla, parole e pensieri in piena libertà. Il risultato pratico è
sempre lo stesso: non c’è alcuna tenuta logica, nessuna necessità argomentativa. Deve essere utilizzato per
riferirsi a un tipo di romanzo che utilizza 4 tecniche principali:
1. Monologo interiore diretto, la trascrizione in prima persona dei pensieri del protagonista senza
nessun intervento del narratore, né di un interlocutore o di un pubblico.
2. Monologo interiore indiretto, il narratore onnisciente riferisce i pensieri dei personaggi, come
dovrebbero susseguirsi nella loro mente, anche se interviene commentalo e interpretandoli.
3. Soliloquio, che presuppone un pubblico a cui rivolgersi, ha la funzione di presentare il personaggio e
la classe sociale a cui appartiene grazie al linguaggio utilizzato e quella di rendere il lettore partecipe
delle loro preoccupazioni.